Il Presidente: Discorsi

Presentazione del volume "Sette anni di protezione dati in Italia. Un bilancio e uno sguardo al futuro"

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani, in Sala Capitolare del Palazzo della Minerva

13 Marzo 2012

Autorità, Signore e Signori,
Sono particolarmente lieto di introdurre la presentazione del volume compendio di sette anni di attività del Garante per la protezione dei dati personali, concepito per riflettere sui temi che hanno impegnato e continueranno ad impegnare.
Saluto i componenti dell'Authority il prof. Francesco Pizzetti, il Vicepresidente Giuseppe Chiaravallotti, e ancora Giuseppe Fortunato e Mauro Paissan.
All'approssimarsi della scadenza del mandato settennale, desidero ringraziarli per l'impegno profuso e la perizia di cui hanno dato prova nella tutela del diritto alla privacy, soprattutto in favore delle categorie più deboli, spesso sacrificato per interessi economicamente forti che rischiano di ledere i diritti più elementari e fondamentali.
Il volume che oggi viene presentato è il compendio di questa attività e ci offre un bilancio di quanto svolto, consentendoci una valutazione, certamente positiva dell'operato.
L'Autorità ha il compito di garantirci nella nostra essenza di cittadini liberi e, prima ancora, di persone, che operando con correttezza e nella legalità, pretendono però di essere rispettate nei loro diritti, nella loro dignità e nella riservatezza, in quella sfera non rilevante nei rapporti pubblici.
Non appena ci si discosta infatti dalla libertà intesa in senso fisico, ossia priva di restrizioni alla mobilità, il diritto alla privacy rappresenta forse il tratto più interno e delicato; è quella sfera "personalissima", che è propria di ciascun individuo.
In concreto il diritto alla riservatezza si traduce nella capacità di una persona, o di un gruppo di persone, di impedire che le informazioni personali che la riguardano diventino note ad altri, qualora il soggetto non abbia volontariamente scelto di fornirle e, comunque, in assenza di specifici interessi pubblici che impongano di renderle note. In questi sette anni, l'Autorità si è dovuta confrontare con i settori più diversi e delicati, a cominciare dall'ambito medico-sanitario, dove si pone un delicatissimo problema di tutela delle informazioni che escono dalla dimensione individuale del paziente e vengono utilizzate da soggetti terzi interessati alla loro conoscenza.
Un compito, quello del Garante, che dall'entrata in vigore della legge istitutiva dell'Autorità, è divenuto sempre più complesso, per il progredire della diffusione di internet, che ha segnato il passaggio da una società informatica ad una società telematica.
Se da un lato questa necessaria evoluzione ha consentito l'apertura diretta ed immediata al mondo e agli eventi, rendendo fruibili le notizie a tutti indistintamente con grande velocità, dall'altro le problematiche connesse sono state rilevanti e hanno richiesto un'attenzione sempre maggiore per un idoneo e obiettivo bilanciamento dei diversi interessi.
Sono questi, infatti, gli aspetti più delicati che pongono al centro la tutela della Persona e, in quanto tali, sono i più meritevoli di esame e di approfondimento.
Il ruolo del Garante si è articolato attraverso tematiche sempre più significative, con occhio attento all'evoluzione normativa europea in tema di protezione dei dati.
Proprio dalle relazioni annuali del Presidente Pizzetti contenute nella seconda parte del volume, si evidenziano il ritmo e la consistenza sempre più stringente dei provvedimenti adottati, alla luce delle istanze dei cittadini e dell'urgenza di ottenere pronunce che assicurino la protezione dei primi, senza tuttavia sacrificare lo sviluppo tecnologico e il diritto di conoscere.
La tutela dei diritti fondamentali della persona, del suo pieno sviluppo, della sua libertà, dell'inviolabilità del domicilio, della segretezza della corrispondenza, è tema centrale delle articolate diverse pronunce che hanno definito limiti ed ambiti primari.
E' la vita nella sua quotidianità che va rappresentata nella comunicazione con grande obiettività, senza indulgere in frazioni della stessa, a volte artefatte, che, estrapolate dall'insieme, possono concorrere ad offrire un quadro estremamente negativo, con gravi e a volte irreversibili ripercussioni sull'esistenza dell'individuo.
Non è chi non veda quanto sia possibile introdursi nel cuore della vita della persona oltre ogni limite consentito.
C'è il diritto dell'opinione pubblica ad essere informati, c'è il diritto della stampa alla diffusione di notizie, purchè ciò avvenga con grande senso di responsabilità; c'è il dovere del giudice di acquisire le prove al fine di adottare ogni decisione sull'eventuale esercizio dell'azione penale: sono tutte esigenze che ricevono adeguate garanzie, ma che vanno in ogni caso ad incidere sul diritto alla riservatezza.
Da qui l'obbligo, che è più di una necessità, di trovare un equilibrio, prevenendo oscillazioni pericolose a favore dell'uno o dell'altro diritto.
Ad esempio, il recente pronunciamento dell'Autorità garante dei dati personali ha indicato le linee guida a tutela della privacy di chi fornisce dati sensibili per la registrazione su siti, blog, forum e social network dedicati alla salute, e a tutela di chi interagisce sui siti su blog o siti che non richiedono alcuna iscrizione.
Sono interventi di grande interesse, perché obbligano i gestori ad "avvertire" che le informazioni su eventuali patologie comportano l'esposizione in rete e quindi la diffusione dei dati sensibili personali. Contemporaneamente, "l'avviso di rischio" diviene un momento di riflessione per l'utente che in piena autonomia e consapevole dei rischi, potrà scegliere liberamente di inserire o meno dati personali che possano rivelare anche indirettamente la propria identità o quella di terzi; così come sarà libero di scegliere di pubblicare foto o video che riconducano con certezza a luoghi o persone.
Con la recente indicazione del 20 febbraio 2012, l'informazione degli utenti sugli scopi per i quali i dati sono richiesti, sulle modalità del loro trattamento, sui tempi di conservazione, sul diritto di cancellare, aggiornare, rettificare o integrare e l'introduzione di rigorose misure di sicurezza, diventa vero confine oltre il quale non è dato inoltrarsi.
Il volume riassume le più rilevanti pronunce e mi piace ricordare gli interventi del Garante a tutela dei lavoratori negli ambienti di lavoro o anche il dovere di informazione degli spettatori dell'esistenza di zone video sorvegliate in occasione di eventi e spettacoli pubblici.
Il significativo bilancio che l'Autorità offre al Parlamento, non vuole essere solo un punto di arrivo per l'operato che si conclude, ma ci invita ad una riflessione de iure condendo, proprio in relazione alle non poche difficoltà che il Garante ha affrontato, a volte in assenza di sempre più affinati e precisi strumenti legislativi.
Certamente, attraverso la legislazione molto è stato fatto.
Ma se si vuole evitare di soccombere per "danni alla riservatezza", le pronunce, le linee guida, le informazioni, le note fino ad oggi adottate, devono sempre più trovare nella "sponda" istituzionale del Parlamento il loro naturale completamento.
E' questa, infatti, la sede naturale perché esprime la sovranità popolare e perché è l'Istituzione che legittima l'operato del Garante e del Collegio.
E' il Parlamento che deve definire il punto di bilanciamento tra valori costituzionali egualmente meritevoli di tutela e individuare il giusto equilibrio.
Quell'equilibrio che ancora oggi non troviamo nella diffusione di intercettazioni ambientali o telefoniche che sistematicamente violano la sfera privata e direi intima dell'individuo.
Non deve essere più consentito di indugiare, come spesso avviene su episodi che non solo non riguardano soggetti indagati o imputati ma che non sono funzionali alle notizie che meritano di essere diffuse.
Sono particolari che possono distruggere la vita della persona senza alcun fine se non quello di soddisfare la curiosità morbosa del lettore.
Il rapporto stampa - intercettazioni va regolamentato al più presto.
Occorre contemperare due valori di rango costituzionale: quello della persona e il doveroso l'esercizio del diritto di cronaca. Una informazione responsabile deve mettere al primo posto il rispetto delle persone, in particolare della loro dignità e autonomia, e deve saper costruire un nuovo rapporto di fiducia e di credibilità con l'opinione pubblica.
Il processo mediatico che si celebra prima ancora di quello giudiziario, rischia infatti di consegnare all'opinione pubblica colpevoli che poi i fatti dimostrano non essere tali.
E danneggia oltre misura l'individuo.
Dobbiamo tutti fermarci a riflettere sul significato di una deriva così poco consona ad un Paese civile.
Credo sia ormai il tempo delle decisioni.
Abbiamo il dovere di ricondurre nel corretto alveo questi problemi, con equilibrio e sapienza. Sarà un processo all'interno del quale i suggerimenti, le azioni, le informazioni del Garante e il mantenimento costante del rapporto di significativa e stretta collaborazione con l'Autorità, produrranno risultati positivi, che, sono certo, troveranno la condivisione di tutte le parti in causa.
La storia e le competenze dell'Autorità del garante della privacy appartengono ormai alla nostra Nazione; l'attività in simbiosi con il Parlamento deve proseguire con la stessa solerzia ad oggi adottata, perché rappresenta un tesoro di grande valore del quale non possiamo più fare a meno.
Per questo sono certo che il bilancio dell'attività svolta in questi anni dall'Autorità costituirà per tutti noi un ulteriore prezioso contributo.
Vi ringrazio.


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