Il Presidente: Discorsi

60 anni di Diritti Umani. Il Senato e i giovani ne parlano insieme

30 Gennaio 2009

Cari Studenti, Autorità, Colleghi parlamentari,
l'iniziativa di oggi, nell'Aula di Palazzo Madama, si inserisce nelle attività del Senato rivolte al mondo della scuola per avvicinare i giovani all'Istituzione. Oggi assume un'altissima valenza per il contenuto politico, civile, etico, economico: discutiamo della dichiarazione Universale dei diritti Umani adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948.

La partecipazione di voi giovani di regioni italiane, il vostro studio e approfondimento del valore giuridico dei trenta articoli - ancora oggi, a distanza di sessanta anni, di grande attualità perché cardine della dignità inviolabile dell'uomo - è un'esperienza che rafforza la vostra crescita culturale.
Grazie per essere oggi qui presenti e grazie ai vostri dirigenti scolastici ed agli insegnanti per la disponibilità e l'impegno manifestati all'iniziativa "Un giorno in Senato".

Il Senato promuove iniziative come questa che vi consentono di potere comprendere, attraverso dibattiti e con l'entusiasmo che traspare dalle vostre riflessioni, le ingiustizie e le disuguaglianze che continuano purtroppo ad esistere quotidianamente nel nostro pianeta e che mortificano tutti noi indistintamente.
Sono iniziative che vi consentono di apprezzare quanto sia importante vivere in un paese libero come la nostra Italia dove questi principi di libertà sono riconosciuti ed attuati.

Sessanta anni fa, il 10 dicembre 1948, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, alla fine della seconda guerra mondiale, per contribuire a porre fine al disastro morale, ancora più pesante della distruzione materiale, che il conflitto aveva cagionato.
"Mai più" erano le parole che accompagnarono la stesura degli articoli: la perdita di tante vite umane, lo sterminio degli ebrei, le violenze fisiche e morali, la capacità distruttiva degli esseri umani dovevano lasciare il posto a principi di pace e di rispetto dell'uomo, della sua libertà, della sua sopravvivenza, della libera convivenza.

Per la prima volta la comunità internazionale interveniva con forza per affermare la dignità inviolabile dell'uomo.
La Dichiarazione Universale ha ispirato trattati internazionali, ha consentito la realizzazione della Carta Internazionale dei diritti umani.
Il suo contenuto è stato progressivamente recepito in legislazioni di Paesi di tutto il mondo.
Molte Costituzioni si sono ispirate ai principi in essa contenuti.
Il tema dei diritti umani ha oggi un ruolo fondamentale nella politica tra Stati ed in campo internazionale.
Il riconoscimento dei diritti umani, racchiuso nella Dichiarazione Universale, consente all'umanità una civile sopravvivenza; l'uno e l'altra costituiscono un unicum dal quale è impensabile prescindere, perché l'uomo può vivere con dignità soltanto se può fare affidamento sull'esistenza e l'attuazione di questi diritti; uno scudo di protezione in assenza del quale non possono esistere garanzie.

Per questo gli Stati membri delle Nazioni Unite si sono impegnati ad intervenire congiuntamente o singolarmente per promuovere il rispetto universale; in nome della Dichiarazione Universale ogni Stato membro ha il diritto ed il dovere di agire affinché situazioni di conflitto e di degrado vengano rimosse.

L'universalità autentica della Dichiarazione compendia le istanze fondamentali delle culture e delle tradizioni religiose di ogni paese. Il nostro Paese le possiede; purtroppo, e lo avete evidenziato nelle vostre riflessioni, non tutti gli altri paesi detengono questo bene prezioso.
Voi stessi, quando affrontate i temi della tortura, delle discriminazioni razziali, delle lacune nell'integrazione religiosa, del diritto a vivere una esistenza dignitosa - in alcuni paesi negata dall'assenza delle forme più elementari di sostentamento - quando rappresentate che non è stata ancora raggiunta la parità tra uomo e donna, che molti individui sono mortificati nella propria dignità, perché privi di lavoro, segnalate con preoccupazione e dolore le gravissime quotidiane violazioni dei diritti umani che pure la Dichiarazione Universale chiedeva di rimuovere.

Eppure basterebbe la lettura del Preambolo della dichiarazione che richiama la riaffermazione nello Statuto della "fede dei popoli nei diritti umani fondamentali, nella dignità e nel valore della persona umana, nell'uguaglianza dei diritti dell'uomo e della donna, popoli che hanno deciso di promuovere il progresso sociale ed un migliore tenore di vita, una maggiore libertà".

Il Senato raccoglie il vostro invito affinché l'Italia possa intervenire con aiuti efficaci in Paesi dove regna la violenza e la fame, il Senato si impegna a contribuire a rimuovere ciò che voi definite "la violazione dei diritti dei ragazzi" condividendone il significato.
Mai più violenze sui bambini, mai più minori abbandonati e oggetto di tratta e di indicibili sofferenze fisiche e morali, mai più bambini privi di istruzione. Perché, come avete ben rilevato, il futuro dei giovani è quello del mondo.
Il Senato raccoglie il vostro invito ad una giustizia più efficace, più snella che affermi l'eguaglianza di tutti gli uomini, senza alcuna discriminazione dinanzi alla legge e il diritto ad una eguale tutela.
La dichiarazione Universale interviene più volte sul tema all'art. 2, quando afferma che "i diritti e le libertà spettano a tutti, senza distinzione di razza, di colore, di lingua, di religione...di origine nazionale o sociale".

Gli eventi dell'ultimo decennio hanno posto l'Italia di fronte al problema dell'immigrazione: avrete certamente sentito parlare di pluralismo, di integrazione; avrete anche appreso di episodi di razzismo e sfruttamento di immigrati.
L'immigrazione è una realtà con la quale ciascuno di noi deve confrontarsi; voi innanzitutto nelle scuole dove siedono accanto a voi figli di immigrati, ragazzi ai quali non dovete lesinare quotidiani, concreti segnali di amicizia, perché la vera integrazione ha inizio dall'età scolare.
La storia insegna che l'integrazione culturale è stata sempre strumento di avanzamento dei popoli.
Mai devono avere sopravvento sentimenti di diversità e di emarginazione; ai vostri compagni immigrati dovete insegnare il rispetto delle nostre leggi che adesso appartengono anche a loro.

La nostra Carta costituzionale prevede già il rispetto dei diritti degli immigrati; oggi le plurime attività degli stranieri costituiscono preziose risorse economiche per il nostro Paese dalle quali diviene impossibile prescindere.
Per queste ragioni il lavoro degli immigrati va tutelato ed è bandita e penalizzata con adeguate sanzioni, qualsiasi forma di sfruttamento. Il nostro Stato esercita un rigoroso controllo diretto ad impedire che gli immigrati siano sottoposti a umiliazioni colpevoli; diretto ad evitare lo sfruttamento del lavoro nero che mortifica l'individuo e lo relega ad una condizione di inferiorità.
Gli stranieri che vivono in Italia devono muoversi in un territorio in cui sia facile superare i conflitti tra l'identità originaria e quella italiana.
Soltanto percorrendo questa strada, si potrà realizzare una vera integrazione tra identità diverse.
Ma la tolleranza e l'accoglienza degli stranieri deve necessariamente essere accompagnata da comportamenti coerenti: il rispetto della legalità, delle nostre tradizioni e della nostra cultura costituisce presupposto indispensabile per una civile convivenza.

Rispetto della legge significa che non devono più verificarsi gravissimi fatti, come quelli purtroppo recentemente accaduti a Guidonia, di altissimo allarme sociale, che possono ingenerare nella collettività sentimenti di paura e di insicurezza e quindi di avversione.
Occorre che chi entra nel nostro Paese vi abiti nell'assoluto rispetto della legalità; schegge di razzismo e intolleranza contro stranieri - comportamenti che condanniamo - sono, a volte, il frutto di azioni illegali di pochi immigrati.
Sono azioni che creano malessere e insofferenza. Sono gesti che rischiano di colpire indiscriminatamente anche l'immigrato che qui vive e lavora onestamente.

Lo Stato ha anche il dovere dell'accoglienza e della prima assistenza nei confronti dei clandestini in attesa di espulsione.
L'accoglienza deve fondarsi su due parametri paralleli: giusto rigore nell'applicazione delle leggi; procedure di ospitalità civili e dignitose che non sviliscano l'uomo e i suoi diritti.

Oggi voi siete "testimoni dei diritti umani"; potete arricchire il dibattito parlamentare, ma non basta; il vostro è un compito molto più complesso e impegnativo: solo il 9% dei giovani tra i 18 e i 34 anni ha letto il testo della Dichiarazione universale dei diritti umani e il 50% non ne ha mai sentito parlare. Voi adesso conoscete i trenta articoli, li avete studiati, meditati, approfonditi, li avete fatti vostri.
Spetta a voi portarli sempre nel cuore e nella mente e considerarli essenza che deve orientare le vostre scelte e i vostri comportamenti quotidiani e futuri.
Ma non solo: avete il dovere di diffonderli a chi sconosce questi principi fondamento della nostra convivenza, affinché, attraverso la diffusione e l'apprendimento, altri possano contribuire, con le loro azioni di ogni giorno, ciascuno per le proprie capacità e competenze, a garantire la pace e la giustizia.

Su questo obiettivo, sul vostro essere fattivamente Testimoni dei diritti umani, ho desiderato promuovere una nuova iniziativa, una sorta di moltiplicatore di efficacia.
Ciascuno di voi, infatti, oggi riceverà un simbolo che lo aiuterà a distinguersi quale TESTIMONE DEI DIRITTI UMANI.

Lo apporrete sulla giacca e sarà l'insegna della vostra missione. Spero che vorrete tenerlo sempre sul vostro petto o almeno spesso.
Inoltre ve ne sarà consegnato anche un secondo, perché possiate donarlo a chi riterrete meriti di far parte di questa squadra.
Vi sarà data anche una memoria elettronica, una pen drive.
Vi troverete, accanto alla Costituzione della Repubblica italiana e ai 30 articoli della Dichiarazione universale dei diritti umani, anche una scheda su cui apporrete i dati di chi riceverà da voi questa investitura.
Ce li invierete per posta elettronica e noi annoteremo il nome del nuovo testimone che, a sua volta, potrà nominarne un altro.

Vi invito anche a diffondere i testi della Costituzione e della Dichiarazione universale.
La conoscenza è la base di ogni nostro comportamento.
A noi Istituzioni il compito di proseguire il percorso segnato dal legislatore per assicurarvi un'esistenza dignitosa, serena, sicura, libera da violenze e prevaricazioni.



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