Il Presidente: Discorsi

Congresso Ordinario dell'Unione Camere Penali Italiane sul tema: "Un Giudice Garante, un Avvocato Forte contro la deriva delle garanzie"

Intervento del Presidente Schifani al Teatro Politeama di Palermo in occasione del XIII Congresso Ordinario dell'Unione Camere Penali Italiane sul tema: "Un Giudice Garante, un Avvocato Forte contro la deriva delle garanzie"

1 Ottobre 2010

Cari colleghi e amici,
sono lieto che l'assise nazionale delle Camere Penali Italiane si svolga nella mia Palermo, in questa prestigiosa cornice del Teatro Politeama con una partecipazione così rilevante di professionisti, e su un tema, di grande attualità e impegno. Un convegno che anticipa nel settore penale i temi che tratterete più diffusamente fra un mese al congresso di Genova.
Saluto, in particolare, il Presidente Professore Oreste Dominioni e l'Avvocato Roberto Tricoli, Presidente della Camera Penale Girolamo Bellavista di Palermo.

Il Paese ha bisogno di una giustizia, che risolva i problemi nel più breve tempo possibile, quella che dà certezza di una decisione rapida. E' questo il vero nodo da sciogliere.
Occorre allora andare avanti e non disperdere i risultati finora ottenuti, lavorando tutti assieme per ottenere questo grande obiettivo.
Il principio della certezza della pena deve costituire la stella polare della nostra giustizia; troppi reati e troppi fascicoli continuano ad essere pendenti e la direzione verso la quale bisogna lavorare tutti insieme è quella di velocizzare e snellire le procedure. Per questo faccio appello al senso di responsabilità di quanti hanno a cuore il vero interesse dell'Italia: dobbiamo sapere ritrovare un'unità di intenti per raggiungere insieme questo difficile traguardo.

Da un lato occorrono riforme auspicabilmente condivise, dall'altro lato si deve prendere atto della circostanza che non si può fare a meno di dotare il sistema della giustizia di maggiore risorse finanziarie, indispensabili per il suo miglior funzionamento.
Occorre allora ricercare un punto di equilibrio che riesca a contemperare in modo ottimale esigenze egualmente degne di tutela e che la nostra Costituzione ha chiaramente individuato.
Negli ultimi venti anni il numero degli avvocati è aumentato notevolmente.
Il disegno di legge sul riordinamento della professione forense e i progetti di riforma della giustizia hanno riportato di attualità il dibattito sullo stato e i problemi dell'organizzazione della giustizia anche per il ruolo del difensore.
I dati statistici forniti dal Consiglio Nazionale Forense evidenziano un numero di avvocati iscritti a fine 2008 agli ordini italiani di 198.041; oggi sono circa 230mila.

Un numero certamente elevato se si considera che nel 2008 i magistrati giudicanti erano 4503 con il più alto rapporto avvocato-giudice(circa 44) in tutta Europa. In Italia esercitano 290 avvocati ogni 100.000 abitanti. In Francia sono 76 e in Gran Bretagna 22.
La durata di un processo civile in Italia è di 507 giorni; in Francia 262; la sproporzione numerica è così evidente.
Sono pienamente consapevole che è imprescindibile riconoscere il collegamento stretto tra l'attuazione del giusto processo e la riforma dell'ordinamento professionale. Il "processo giusto" passa non soltanto dal sistema delle regole processuali e da un ordinamento giudiziario che garantisca un giudice terzo e imparziale, ma anche dalla "qualità di tutti i protagonisti del processo". In questo contesto assume un significato decisivo il tema della "qualità professionale degli avvocati".

Infatti il giusto processo non può che essere garantito sia da un giudice terzo e imparziale, che da un difensore che sappia assicurare effettività e concretezza al diritto di difesa costituzionalmente garantito.
Dunque, per attuare il diritto fondamentale al giusto processo, nel senso più volte precisato dalla Corte di Strasburgo e dalla Corte Costituzionale, diviene necessaria ed assume eguale importanza anche la riforma della legge professionale forense, nella direzione della qualificazione e specializzazione professionale degli avvocati.
E' allora fondamentale che nel corso dell'iter parlamentare sulla, consentitemi di dire "nostra riforma" dell'ordinamento professionale, si punti su meccanismi rigorosi in ordine alla specializzazione, all'accesso, alla formazione, all'aggiornamento, alle modalità di iscrizione all'albo per l'esercizio nelle magistrature superiori.

Tra gli elementi qualificanti che dovranno caratterizzare la riforma, ritengo prioritaria l'esigenza di un elevato grado di professionalità; l'obiettivo dovrà essere quello di operare un innalzamento qualitativo della classe forense.
Lo stesso relatore del disegno di legge ha affermato che ancora oggi la classe forense è formata da persone spesso scarsamente qualificate per un serio ed efficace lavoro professionale.
Il disegno di legge all'esame del Senato tiene conto proprio di questa esigenza; anche se, a mio avviso, e l'ho già detto al convegno nazionale dell'OUA (Organismo Unitario Avvocatura Italiana), l'innalzamento qualitativo della professione forense deve rispettare e garantire l'accesso alla specializzazione dei giovani meno abbienti e più in generale evitare nel modo più assoluto che i giovani siano penalizzati da logiche di cooptazione.

La meritocrazia non è un concetto di classe ma di valore.
Siamo tutti consapevoli che la legge non debba creare una nuova casta; questo sarebbe la negazione dell'essenza stessa dell'avvocato, ma rilanciare ruolo prestigio ed autorevolezza di quanti operano nel settore giustizia.
Ho esaminato il testo di legge, ritengo certamente utili i corsi di specializzazione ai quali i giovani dovranno partecipare per affinare le loro conoscenze e per potere essere all'altezza del ruolo che ricopriranno.
Sommessamente faccio rilevare che se sarà possibile per un giovane meritevole raggiungere il traguardo di avvocato a non meno di 32 anni, la stessa classe forense dovrà approntare tutte le misure necessarie a sostenere economicamente coloro che intendono intraprendere questa strada e che non siano in possesso dei necessari strumenti economici. Non vorrei che i giovani preparati e meritevoli, di fronte a difficoltà economiche, preferissero scegliere altre strade, perché questo costituirebbe un depauperamento per la stessa classe forense e per l'intero Paese.

Sono quindi certo che al complesso processo di formazione con le scuole forensi, con le scuole di specializzazione e con la pratica professionale culminante in un severo esame, vaglio dell'acquisizione di capacità pratiche del candidato di esercitare la professione, si affiancherà l'attenzione perché il fattore economico non scoraggi quanti possono rispondere al meglio alle aspettative di realizzazione personale e professionale.
Questo è un impegno che ciascuno di noi deve assumere verso le nuove generazioni.
Sono molte le esigenze che il nuovo ordinamento dovrà realizzare: coordinare le norme con la disciplina comunitaria; imporre una elevata professionalità a tutti gli iscritti della quale siano garanti i Consigli dell'Ordine, con l'obbligo del costante aggiornamento per il quale saranno previsti appositi istituti; inserire la nuova disciplina nel quadro complessivo della riforma della giustizia.

In tema di norme deontologiche è poi avvertita l'esigenza che venga affermata la competenza del Consiglio nazionale forense ad approvare il codice deontologico tenendo presente la necessità di coordinamento tra codici di condotta a livello comunitario e codici di condotta a livello nazionale. La strada per un nuovo avvocato passa anche da qui.
Da parte mia posso assicurare fin da ora che l'iter della legge in Senato proseguirà speditamente.
Nell'ambito delle mie prerogative ho già sollecitato la più celere ripresa dell'esame del provvedimento, a ciò anche invitato dal Ministro della Giustizia, e vi posso preannunciare che porrò formalmente il suo ritorno in Aula alla prossima conferenza dei capigruppo convocata martedì prossimo.
Mi auguro davvero che all'appuntamento di Genova l'iter legislativo possa essere avviato verso la sua conclusione almeno per quanto riguarda l'assemblea del Senato.

Riformare la giustizia è una priorità che deve trovare unanimità di intenti e di consenso, accantonando schieramenti e contrapposizioni; soltanto così agendo possiamo contribuire a fare crescere il nostro Paese e a renderlo competitivo.
Nessuna riforma può realizzarsi senza il pieno coinvolgimento di chi opera concretamente nel settore giustizia.
Ogni palese o anche indiretta emarginazione dell'avvocatura impoverisce il dibattito, svilisce la ricerca delle soluzioni migliori, misconosce il ruolo dell'avvocato come difensore del cittadino.
Magistrati e avvocati rappresentano i primi operatori del diritto. Anche nella nostra terra magistrati valorosi e illuminati hanno rappresentato e a tutt'oggi rappresentano la speranza di una giustizia fondata sulla verità e il valore della legalità.

Ruolo e funzioni di magistrati e avvocati vanno rispettati pienamente. Nessuna legge, anche la migliore, potrà essere effettiva se disattende l'obiettivo fondamentale di un diritto giusto, fondato sulla verità e il rispetto di ciascuna dignità.



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