Il Presidente: Discorsi

'Dalle aule parlamentari alle aule scolastiche. Lezioni di Costituzione'

6 Giugno 2008

Care ragazze, cari ragazzi, cari professori,
innanzitutto grazie e bravi! Grazie per essere venuti e bravi per il contributo che ci avete dato.

L'esperienza di questa mattina è stata così positiva che il Presidente della Camera, onorevole Fini, il Ministro della Pubblica Istruzione Maria Stella Gelmini (che ha portato avanti il progetto avviato dal suo predecessore, il Ministro Fioroni) ed io stesso, vogliamo darvi seguito.
Siamo convinti infatti che iniziative come questa contribuiscano a stabilire un rapporto diretto tra voi e la Costituzione, ricordando a tutti che essa non è una prerogativa dei nostri padri o dei nostri nonni, di cui si legge sui libri di storia, ma uno strumento che è ancora - grazie a Dio - alla base della nostra vita di tutti i giorni.

Vogliamo quindi che il prossimo anno i vostri compagni e amici siano ospiti del Senato, a Palazzo Madama.
Vi abbiamo ascoltato con grande attenzione ed abbiamo imparato molto. Lo dico a voi, ma voglio dirlo ai vostri insegnanti e ai vostri genitori che forse vi stanno seguendo da casa, e ai quali mando un saluto cordiale ed affettuoso.

Perché ci siete stati utili? Per noi politici non sono molte le occasioni di incontro con la vostra generazione. Abbiamo certamente un rapporto con i nostri figli e questo mantiene aperto un canale di informazione, ma non sempre, e parlo da padre, questo canale ci permette di comprendere tutto.
Per cui, i vostri interventi ci danno il modo di capire oggi meglio cosa sapete della Costituzione, come la interpretate, cosa vi aspettate da queste norme fondamentali.

Cosa sentite, invece, meno vicino alla vita di tutti i giorni.
Abbiamo voluto questo incontro per contribuire a farvi capire che ciò che fate quotidianamente (e cioè: le parole che dite, i viaggi che fate, i libri che leggete, le ore che passate davanti alla televisione, quelle che dedicate alla scuola, allo sport, al gioco) vi è consentito e trova il suo solido fondamento nella Costituzione.

Senza di essa, senza i sacrifici veri che tanta gente delle generazioni precedenti ha affrontato, noi non saremmo oggi qua a discutere; voi non avreste potuto dire quello che pensate; noi non saremmo stati eletti dal popolo; molti di voi non avrebbero studiato.
Non è retorica: è solo ricordare con sobrietà che nulla si ottiene senza sforzi e sacrifici gravosi. E che per onorare gli sforzi e i sacrifici che ci hanno dato queste libertà, l'unico sistema è cominciare a conoscerle, forse dovrei meglio dire a riconoscerle tutte le volte che ne facciamo uso: tutte le volte che leggiamo un giornale, ad esempio, tutte le volte che esprimiamo e cerchiamo di portare avanti le nostre convinzioni.

So bene che l'educazione civica non è mai stata una materia popolare. Ma forse non lo è stata proprio perché spesso viene imposta con lo studio delle norme nella loro astrattezza, non facendo cogliere appieno il rapporto tra le norme e la vita di tutti i giorni.
Proprio questo rapporto è ciò che invece voi ragazzi dovreste, secondo me, saper cogliere e coltivare.

Saper cogliere, coltivare e difendere.
Non in modo astratto, ma esercitando con convinzione diritti che, riconosciuti sessanta anni fa, rimangono di una attualità impressionante, pur in un cambiamento economico e sociale forse mai eguagliato nella storia dell'umanità.
Penso soltanto ad internet, alla comunicazione telematica, alla nuova mobilità intellettuale che questa ci ha dato. Per usare questi strumenti nuovi non c'è stato bisogno di nessuna nuova normativa costituzionale.

La prima parte della Costituzione, ed in particolare le norme sulla libertà di manifestazione del pensiero, costituiscono un saldo punto di riferimento, che ha consentito a queste tecnologie di espandersi e di aumentare così l'ambito delle nostre libertà.
Certamente vi sono alcuni aspetti della Costituzione, ed in particolare quelli sull'organizzazione dello Stato e degli altri poteri pubblici, che hanno bisogno di un adeguamento e di un aggiornamento.

Ciò, in particolare, alla luce di quanto è mutato il ruolo dei governi nazionali rispetto alle organizzazioni internazionali; della diversa sensibilità nei riguardi delle autonomie locali; di processi economici che richiedono, probabilmente, una maggiore incisività e prontezza di risposta da parte dei governi.

E su questi temi, come voi sapete, il dibattito ed il confronto sono aperti.
Ma proprio per essere quei cittadini che la Costituzione vuole che voi siate, dovete conoscere le norme.
Senza questo studio e questa conoscenza, il rischio è che le norme vi vengano imposte, sia pure nelle forme dovute, senza che voi siate stati una parte consapevole.

So bene che la politica non è fra le cose più popolari nel nostro Paese, in questo periodo. So bene che i politici non sono spesso, come tali, assai popolari tra voi ragazzi.
Le ragioni sono tante, e mi piacerà organizzare da noi in Senato una discussione franca con voi sul perché di questo stato di cose: le ragioni sono tante e noi politici abbiamo forse le maggiori responsabilità.

Un invito però voglio farlo fin da oggi: non confondete i politici con le Istituzioni.
Criticate noi politici ma non ascoltate coloro che da una critica, anche comprensibile, arrivano a delegittimare le Istituzioni in cui tutti noi ci troviamo ad operare. E' una strada pericolosa, che, in altri momenti storici, ha portato a conseguenze disastrose.

Concludo con un duplice invito.
Il primo, ed è contenuto in tutto quanto ho finora detto, è quello a conoscere la Costituzione e la sua influenza sulla vita nostra di tutti i giorni.
Come ho sopra detto, rimarreste sorpresi nello scoprire quanto quelle norme vi consentono di fare la vita che voi, i vostri genitori, i vostri insegnanti, noi stessi conduciamo.

Il secondo invito (ed anche qua sento che parla un po' il padre) è che accanto ai diritti vi ricordiate dei vostri doveri, anch' essi contenuti nella Costituzione.
Non li voglio enunciare. Se guardate dentro di voi, li trovate in voi stessi, e forse vi meravigliereste nello scoprire che quanto è nella vostra coscienza come senso del dovere, è in gran parte scritto nella Costituzione.

Con questo auspicio, con il nostro ringraziamento, auguro a tutti voi di poter contribuire fin da oggi a migliorare il futuro del nostro Paese con il vostro quotidiano impegno di cittadini, consapevoli e responsabili.

Viva la Costituzione, viva l'Italia.



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