Il Presidente: Discorsi

Presentazione del libro "La Nostra Repubblica"

26 Gennaio 2010

Autorità, Signore, Signori
Intervengo oggi alla presentazione del libro " La nostra Repubblica", di Luciana Sbarbati e Iperide Ippoliti, che ripercorre momenti salienti della storia del repubblicanesimo in Italia da Giuseppe Mazzini ai nostri tempi e mi soffermerò sul percorso storico che gli autori delineano nella parte terza del libro.
Oggi, a un anno dalle celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell'Unità Nazionale, è importante ricordare quelli che sono stati tra i personaggi e i movimenti che hanno portato all'Italia Unita, e che hanno costruito l'identità della Nazione.
La grande tradizione repubblicana è stata, non v'è dubbio alcuno, protagonista della storia risorgimentale e elemento essenziale per giungere all'Unità.

Giuseppe Mazzini, uno dei Padri Fondatori della nostra Italia, ha dato un contributo in termini di impegno, sacrificio, coraggio e dedizione che ancor oggi lo rende caro al ricordo di noi tutti.
In virtù della sua autorevole guida prima, e grazie agli esponenti del partito che si sono succeduti nel tempo poi, i repubblicani hanno rappresentato una delle coscienze democratiche del Paese.
Gran parte delle sue idee, sia sull'Italia che sull'Europa, hanno dato un' impronta definitiva a quello che sarà il progetto politico dell'avvenire.
Mazzini seppe, fra l'altro, essere un iniziatore e un referente delle associazioni fra lavoratori italiani e cercò di affermare non solo una decisa visione associazionista ma anche un reale collegamento con il movimento operaio, rifiutando però qualsivoglia soluzione socialista- collettivista, la lotta di classe e le derive anarchiche.

Nel periodo che va dal Patto di fratellanza del 1871 alla Fondazione del Partito repubblicano del 1895 si sono poste dunque le basi per costruire l'identità del repubblicanesimo italiano, serbatoio prezioso di uomini e idee.
Successivamente, sotto la guida morale e culturale di Arcangelo Ghisleri, la storia del movimento repubblicano ha preso una strada più consapevole, con una chiara impostazione programmatica, e, pur restando nel solco della tradizione risorgimentale, si è strutturata in modo più concreto e realista.
Ghisleri esprimeva infatti la ferma convinzione che la forma di governo repubblicana fosse la più idonea a assicurare il progresso di tutti i ceti, e che il Partito Repubblicano fosse "non il partito di una classe, ma il vero partito del bene pubblico, degli interessi di tutti e ciascuno".
Furono poi Giovanni Conti e Oliviero Zuccarini, membri dell'Assemblea Costituente, a dare forma ulteriore al programma repubblicano grazie a una costante operosità costruttiva e costruttrice. Proprio la loro instancabile azione assicurò la sopravvivenza prima e la crescita poi di quel nucleo politico che tanto farà per il Paese in quegli anni politicamente difficili.

Essi diedero, inoltre, un contributo fondamentale per alcune parti della nostra Costituzione.
La decisa intransigenza di Conti nei confronti del fascismo, infatti, e la convinzione di ineluttabilità del connubio fra fascismo e monarchia, condussero successivamente le forze di un più vasto schieramento democratico, esterno al partito repubblicano, a immaginare e auspicare un cambiamento istituzionale.
Vanno poi ricordati i due eminenti statisti degli ultimi decenni del secolo scorso, Ugo La Malfa che indicò sempre l'Europa come approdo di democrazia per l'Italia e Giovanni Spadolini, grande storico che contribuì alla rilettura del pensiero laico e alla sua collocazione nei tempi moderni.
In questo contesto, Giovanni Spadolini scriveva: "Al cambio istituzionale comincerà a guardare Giovanni Amendola... E' la generazione di Ugo La Malfa, di Luigi Salvatorelli, di Adolfo Omodeo, di Ferrucci Parri, di Adolfo Tino : degli uomini che costituiranno una componente essenziale del Partito d'Azione, destinata a confluire nel Partito Repubblicano dopo la diaspora azionista del 1946".

La cultura laica e progressista repubblicana ha costituito nella storia del Paese uno dei capisaldi nella formazione di quella coscienza civile che consentì a tanti intellettuali e giovani di non cadere nella spirale delle suggestioni totalitarie.
I repubblicani ebbero sempre idee molto chiare nell'opporsi al fascismo, inteso come rivoluzione piccolo borghese e al comunismo che riproponeva quell'antagonismo di classe che negava la democrazia rappresentativa.
All'interno delle coalizioni di governo che dal 1948 in poi si susseguirono, il Partito Repubblicano ha rappresentato una coscienza critica laica ma non laicista, modernizzatrice, tesa al recupero di quelle forze della sinistra che volevano liberarsi dell'ipoteca frontista.
Con Ugo La Malfa, in modo particolare, il Partito Repubblicano ha costituito una intelligenza politica minoritaria all'interno della coalizione ma capace di sviluppare una progettualità e una critica che contribuirono notevolmente ai cambiamenti degli anni '60.
La Malfa è stato anche uomo che, dopo il recupero del socialismo riformista, ha compreso che la sinistra italiana doveva rompere con ogni forma di radicalismo e quindi difendere l'ordine repubblicano contro il partito armato e il terrorismo.

Fu invece Giovanni Spadolini l'uomo a portare il Partito Repubblicano a Palazzo Chigi, in anni difficili e in una fase storica che segnò la fuoriuscita dalla drammatica conflittualità degli anni 70. Era la prima volta nel dopoguerra che il Presidente del Consiglio non era democristiano.
A lui, a cui è stata giustamente dedicata la Biblioteca, voglio rendere un particolare omaggio sia come mio predecessore al Senato che come statista e grande uomo di cultura.
In politica estera, il Partito Repubblicano è stato sempre attestato su posizioni di fedeltà atlantica e di strenua difesa della democrazia occidentale. L'antifascismo laico e progressista si era infatti temprato durante i venti anni della dittatura fascista e aveva partecipato in Spagna all'impegno, anche militare, in difesa della democrazia.
Le complesse vicende politiche dell'inizio degli anni '90 hanno portato alla diaspora della militanza del Partito Repubblicano. Gli esponenti del repubblicanesimo italiano, però, pur percorrendo strade diverse e alternative dell'impegno politico quotidiano, sono rimasti uniti sui valori, in nome di una visione lucida laica e riformista.

Credo si possa oggi auspicare che tale prezioso patrimonio non vada perduto ma si riunisca in un unicum, inserendosi in un ampio e moderno contesto, coerente con i tempi attuali e capace ancora una volta di essere di insegnamento per l'intero Paese.
Giuseppe Mazzini affermava: "Due scuole si contendono oggi in Italia: la scuola dei principi e del vero e la scuola degli interessi e delle menzogne".
Noi siamo per la scuola dei principi.



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