Il Presidente: Discorsi

Questione femminile, questione Italia

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani, in Sala Zuccari

26 Gennaio 2012

Autorità, Signore e Signori
Un benvenuto e un saluto a tutti i presenti, al Ministro Elsa Fornero, al vice Direttore Generale della Banca d'Italia Anna Maria Tarantola, alle senatrici Emma Bonino, Cinzia Bonfrisco, Maria Ida Germontani, Rita Ghedini, alla presidente di Pari o Dispare Cristina Molinari, e tutti i relatori presenti.
Ho sempre considerato la questione femminile un fattore determinante per la stabilità e la competitività dell'Italia di domani.
Una vera ed effettiva partecipazione delle donne alla vita economica, politica, sociale è premessa necessaria e imprescindibile per il progresso di tutto il Paese.
E questo vale sia a livello nazionale sia globale: è provato che l'accesso femminile al mondo dell'istruzione e a quello del lavoro ha una valenza determinante per lo sviluppo economico.
La presenza della donne ad ogni livello decisionale è essenziale per attuare politiche di crescita e competitività, come hanno evidenziato le Nazioni Unite nel rapporto sugli obiettivi mondiali al 2015.
Queste considerazioni assumono oggi maggiore rilievo in conseguenza della crisi economica che stiamo attraversando.
Una crisi che porta con sé un radicale, inevitabile mutamento dello scenario geo-politico italiano, europeo, mondiale.
Anche all'interno dell'Unione Europea la situazione economico - finanziaria, gli interessi delle banche, i pur legittimi parametri di bilancio da rispettare finiscono per incidere sullo stato di difficoltà generale e per influenzare in termini non vantaggiosi il grande progetto politico.
In Italia, il Governo Monti ha varato una complessa e severa manovra finanziaria alla quale è seguito un programma sul tema delle liberalizzazioni.
Nel panorama appena delineato, le donne rivestono un ruolo chiave in quanto rappresentano il vero motore dell'economia.
Il settimanale The Economist ha scritto: "Dimenticate la Cina, l'India e Internet: la crescita economica è trainata dalle donne".
Se fino a qualche tempo fa si insisteva quasi solamente sui principi di equità ed uguaglianza e sul concetto pari opportunità, oggi è chiaro a tutti che dobbiamo guardare oltre, nel pieno convincimento che l'integrazione femminile è il volano per una maggior efficienza economica.
L'attenzione al ruolo femminile va rivolta anche al di fuori della famiglia, per creare benessere e incidere positivamente anche sulla situazione demografica.
Inoltre, i Paesi trarrebbero un grande vantaggio, a livello di PIL, da una maggiore partecipazione lavorativa delle donne.
Già da tempo l'Unione Europea ne ha piena consapevolezza e ha posto tra le priorità l'obiettivo di raggiungere un forte innalzamento dell'occupazione femminile. Uno dei traguardi più importanti stabiliti dalla Strategia di Lisbona era infatti quello di portare la presenza delle donne nel mondo del lavoro al 60% entro il 2010. Ancora, la Direttiva 54 sancisce che merito, capacità e impegno delle lavoratrici debbano essere riconosciuti e tutelati.
Le donne ancora oggi incontrano maggiori difficoltà degli uomini a trovare occupazione e a raggiungere ruoli "di vertice". I loro salari sono mediamente pari ai tre quarti di un collega uomo, e molte giovani donne sono costrette a lasciare il lavoro dopo il primo o dopo il secondo figlio perché non riescono a conciliare maternità e impiego.
L'universo femminile sembrerebbe una forza in parte inutilizzata: nel 2009 il tasso di occupazione femminile era del 47% contro il 71% maschile.
Nell'ambito dell'Europa, l'Italia si trova agli ultimi posti quanto a presenza delle donne nel lavoro, anche se questo dato subisce modificazioni in relazione alle diverse aree territoriali del nostro Paese.
Ampia è la discrepanza fra gli ottimi risultati raggiunti nel mondo dell'istruzione dalle ragazze, e lo scarso utilizzo delle loro competenze e dei loro talenti nel lavoro.
E non basta rimediare a questa disparità assumendo più donne: occorre aiutarle a continuare a lavorare quando avranno formato una famiglia, per consentir loro di accedere progressivamente alle posizioni di maggiore prestigio e rilievo.
Nel nostro Paese possediamo un tessuto sociale ricco di talenti e abbiamo a disposizione una fascia di mercato importante che dobbiamo far fruttare al meglio; in questo scenario le donne rappresentano più della metà del mercato stesso.
Per assicurare al mondo del lavoro femminile le doverose tutele già iscritte nella nostra Carta Costituzionale, così da renderle reali, concrete ed effettive, il punto chiave è riuscire a fare conciliare lavoro e famiglia.
Un equilibrio che va raggiunto anche guardando alle Nazioni che appaiono più avanzate di noi in questo settore.
In Francia e nei Paesi scandinavi, ad esempio, lo Stato ha dato ampio sostegno alle coppie che lavorano e il risultato è stato un notevole incremento della natalità insieme ad una ampia partecipazione femminile nel mondo del lavoro.

Bisogna favorire l'occupazione garantendo al contempo un welfare adeguato, e rafforzare gli strumenti che offrono flessibilità e sicurezza nel mondo del lavoro.
Occorre assicurare servizi efficienti per l'infanzia, per gli anziani, per i portatori di handicap; dare alle donne i congedi parentali; rafforzare la flessibilità sull'orario di lavoro; ridurre i gravami fiscali eccessivi sull'offerta di lavoro di donne sposate.
Bisogna anche sostenere le iniziative imprenditoriali femminili con strumenti appositi, garantire politiche fiscali per incentivare l'occupazione a livello di imprese delle lavoratrici.
Sono in effetti immense le potenzialità di sviluppo dell'economia globale, se riusciremo a ridurre e poi ad annullare le disparità tra uomini e donne nei tassi di occupazione e di retribuzione.

Il lavoro femminile porta inoltre maggiore ricchezza alla famiglie e dà impulso alle economie dei servizi.
L'OCSE ha affermato che "l'uguaglianza di genere rafforza lo sviluppo economico di lungo termine".
In questo panorama di ombre e di luci, l'approvazione del disegno di legge sulle quote di genere delle società quotate in borsa e negli organi di governo delle partecipate, fortemente voluta da tutte le parlamentari, senza distinzione di colore politico, apre uno spiraglio che incrina il "soffitto di cristallo"; e che può contribuire a sopprimerlo.
Una legge che permetterà ai talenti nascosti femminili di emergere, che introdurrà grandi cambiamenti verso la meritocrazia, che darà forza e vigore al nostro sistema Paese e che condurrà all'autentico rispetto del principio delle pari opportunità.
Una innovazione legislativa che, sono certo, favorirà lo sviluppo e la crescita delle aziende in cui la componente femminile saprà contribuire con ruoli apicali a quel salto di qualità utile a recuperare produttività e crescita.

Proseguire su questo percorso, arricchendolo di ulteriori interventi pubblici a sostegno della cultura e dell'attuazione delle pari opportunità nel lavoro, ci aiuterà non solo ad allontanare la crisi ma soprattutto ad affermare con forza un rinnovato ruolo femminile nella nostra società.
Vi ringrazio


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