Il Presidente: Discorsi

La Costituzione: quali valori per i giovani d'oggi

25 Marzo 2010

Autorità, cari ragazzi, Signore e Signori.
E' merito della Fondazione Rui aver realizzato l'importante iniziativa di oggi, che premia gli studenti che hanno inviato i loro video, saggi e poster su un tema fondamentale per la vita democratica del Paese: l'importanza e l'attualità dei valori costituzionali per i nostri giovani. Proprio nel Palazzo dove ci troviamo, Palazzo Giustiniani, è stata firmata la Costituzione repubblicana e sarebbe significativo che proprio il Senato potesse intraprendere e avviare una nuova strada di riforme.

Le riforme di oggi possono nascere solo dalla memoria di quello straordinario percorso di confronto ed incontro che è stato il dibattito costituente. Il significato profondo delle scelte costituzionali di allora e di quelle di domani resta la consapevolezza di una comune appartenenza ad una cultura di valori e regole, dove le singole storie personali si intrecciano alla grande storia dell'intera Nazione. Solo riconoscendosi nella tradizione del proprio Paese è possibile sentirsi parte e protagonisti del suo destino.

Il destino, il futuro dell'Italia siete Voi, giovani, capaci di ascoltare e di dialogare per costruire insieme una nuova storia di speranza per l'avvenire.

Quando si discute di riforme si pensa prevalentemente alla seconda Parte della Costituzione. Indubbiamente più di sessant'anni di vita repubblicana dimostrano che è tempo di superare vecchie contrapposizioni e antiche barriere dal sapore quasi ideologico e nostalgico. L'attuale contesto istituzionale e il confronto con le esperienze di altri Stati portano e riscoprire alcune parole chiave: parlamentarismo, presidenzialismo, premierato. Il parlamentarismo avanzato non significa disciplinare ogni materia, fin nel dettaglio, attraverso la legge ordinaria. Né si può confondere la centralità del Parlamento, che resta un valore da preservare, esclusivamente con il potere deliberativo.

Va riscoperta una più forte e autorevole centralità del Parlamento che comprende, ma non si esaurisce nell'approvazione di testi, e valorizza anche i poteri di indagine, il potere ispettivo, la verifica delle nomine ad Autorità Indipendenti, Enti, strutture che finora sono stati poco incisivi e hanno sortito un effetto del tutto secondario.

Centralità del Parlamento significa innanzitutto "sapere" e non solo "deliberare". Riformare il Parlamento secondo l'intuizione del "conoscere per deliberare" mi sembra un punto di partenza dove si possono incontrare le diverse sensibilità e le diverse provenienze politiche.

Una nuova centralità del Parlamento consente di non fare del presidenzialismo e dello stesso premierato un sinonimo di autoritarismo, ma un corollario del principio di responsabilità.

Non vi è una forma astratta di presidenzialismo, né di premierato. Potremmo dire che in sé e per sé non c'è il presidenzialismo e non c'è il premierato, ma tanti presidenzialismi e altrettanti modelli di premierato, che possono a seconda dei momenti storici e delle singole realtà meglio realizzare il loro autentico principio ispiratore, che resta quello dell'unità. Il presidenzialismo ed il premierato si reggono esclusivamente sugli assi portanti dell'unità, della responsabilità, dell'equilibrio tra poteri.

A fronte delle necessarie ed auspicabili riforme dello Stato in senso federale - criterio di verifica dell'efficienza, dell'efficacia, della correttezza dell'azione pubblica - il valore dell'unità nazionale è la rete contro ogni tentazione o rischio di caduta, di deriva verso i particolarismi territoriali. La coesione nazionale, il patto di solidarietà che tutti ci lega, cittadini e istituzioni, è la garanzia della stabilità, della pace, del benessere e della crescita di ogni realtà individuale e comunitaria. La coesione sociale è il fondamento della convivenza civile e non conflittuale che permette un esercizio delle libertà costituzionali al riparo da ogni forma di condizionamento o costrizione. L'unità è un valore costituzionale. Tutte le Istituzioni devono avere a cuore l'unità nazionale perchè il bene comune e l'immagine del Paese, all'interno come all'estero, siano preservati al di sopra di tutto. Il rispetto della Costituzione e delle Istituzioni è fondamentale, direi decisivo. Si tratta di un imperativo categorico che certamente è d'aiuto alla coesione sociale e territoriale del Paese.

Se è senz'altro fondato e opportuno incentrare il tema delle riforme sulla seconda parte della Costituzione, è altrettanto ingannevole pensare di riformare l'architettura costituzionale dello Stato senza una piena comprensione dei valori e degli ideali ispiratori della prima parte. Riformare la seconda parte della Costituzione senza valorizzare i principi contenuti nella prima, significa in realtà fare della Carta una Costituzione incompiuta.

Il linguaggio della prima parte della Costituzione è particolarmente ricco e denso di significato: libertà, diritti inviolabili, solidarietà, salute, unità, autonomia, decentramento, pace e giustizia fra le Nazioni. Ma anche lavoro, iniziativa economica, scuola, arte, scienza, difesa della Patria. Ed è attuale più che mai anche la parola famiglia.

Mi chiedo se sia ben chiara ancora oggi la consapevolezza che quando i costituenti parlavano di famiglia non avevano dubbi sul significato profondo di una realtà che in se stessa è un bene per l'intera società. Il valore costituzionale della famiglia è il giusto e doveroso riconoscimento di una tradizione preziosa, profondamente radicata nel popolo italiano. La famiglia fondata sul matrimonio non può essere intesa soltanto come un contratto, ma come una risorsa per la crescita dell'intera comunità nazionale.

Cari giovani, abbiate il coraggio di usare parole forti che talvolta le generazioni adulte sembrano quasi dimenticare. La Costituzione, nata dalle macerie di una guerra che ha significato per tante famiglie tragedia e morte, sia da voi vissuta come un inno alla vita. La vita è un valore fondamentale che segna il grado di civiltà di una Nazione. Tutelare la persona e la vita, senza ambiguità e in tutte le sue manifestazioni, preservarne sempre l'intrinseca dignità, è il compito essenziale di ogni cittadino e di ciascuna Istituzione. Anzi è il loro fine ultimo che li fa essere al servizio autentico del bene comune.

I valori costituzionali sono i segni di un patriottismo aperto alle sfide del futuro. I valori costituzionali non sono il bagliore di una storia passata, ma la meta di una storia che inizia nel presente. Ammodernare lo Stato, innovare, riformare significa in primo luogo ricordare, riconoscere, andare oltre la contingenza. Qualsiasi riforma costituzionale richiede capacità prospettica, pensiero propositivo, fiducia. Occorre passare dalle parole, dai buoni propositi, ai fatti. Il tempo ormai è scaduto. Non ci possono e non ci devono essere più altri rinvii.

Ci auguriamo che il percorso delle riforme possa essere condiviso tra gli schieramenti e all'interno di ciascuno di essi. Il problema vero è fare le riforme, farle davvero, farle subito. Non ripetiamo gli errori del passato. Le promesse fatte agli elettori vanno rispettate per il bene dell'Italia.

Sarebbe un errore fatale verso le nuove generazioni far calare il velo della sfiducia su quanto è stato finora costruito e si dovrà ancora realizzare. Un sentimento generalizzato di sfiducia reciproca, degli uni contro gli altri, porta ad affievolire ogni valore, anche il più alto, rendendolo semplice mito e come tale soggetto al cambiamento e al relativismo. Una dialettica tutta concentrata sullo scandalo, sull'intrigo, sulla continua delegittimazione delle persone tende a mettere in ombra una parte di verità essenziale per la vita degli individui: la verità delle tante buone azioni che portano a progetti, esperienze e realizzazioni meritevoli del nostro convinto apprezzamento. Se ci sono errori vanno corretti, ma devono essere riconosciuti e valorizzati anche i risultati positivi conseguiti.

E' inaccettabile il tentativo di offuscare un patrimonio morale, di tradizioni, di cultura e di azioni meritorie - come quello della Chiesa - con lo strumento della delegittimazione che non distingue quello che c'è di buono e giusto dalle singole condotte, anche le più odiose che infatti sono state condannate con fermezza e con la massima autorevolezza.

Anche nella vita pubblica, sono valori costituzionali tanto la disciplina e l'onore, come afferma l'art. 54 della Costituzione, quanto il rispetto. Verso le generazioni più giovani disciplina, onore e rispetto significano innanzitutto lotta al privilegio e ricerca del merito. Avere fiducia nel merito porta a riscoprire le risorse umane del Paese, che ci sono e possono portare a quel salto di qualità in grado di imprimere una svolta nella vita di ciascuno di noi.

Sostenere i capaci e i meritevoli è un dovere costituzionale e allo stesso tempo un principio di moralità pubblica che va sempre preservato. Il merito è per i giovani il riconoscimento del loro impegno, della loro passione civica, della loro forza, che è innanzitutto una forza morale, la capacità di pensare in grande. Una comunità ripiegata su stessa, incapace di alzare lo sguardo e valorizzare le forze giovani e vitali è una comunità che si spegne. Un patto tra generazioni richiede a tutti lo sforzo e il coraggio di sentirsi parte di un destino comune dove chi oggi ha deve garantire chi domani sarà.

Sarete Voi giovani a scrivere una storia nuova per il nostro Paese. Sarete Voi giovani a riempire le pagine ancora non scritte di un codice morale capace di essere sintesi degli ideali più alti e nobili della nostra comunità. La Costituzione, punto di arrivo delle generazioni che vi hanno preceduto, è il Vostro punto di partenza. Sarà la Costituzione la leva per la svolta che il Paese si attende da Voi.



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