Il Presidente: Discorsi

Convegno in ricordo di Marco Biagi

Il Presidente Schifani interviene in Sala Zuccari al convegno "Le relazioni industriali e di lavoro dopo Mirafiori" in ricordo di Marco Biagi

16 Marzo 2011

Autorità, Signore e Signori.
Sabato 19 marzo ricorre il nono anniversario dell'omicidio del Prof. Marco Biagi.
Un giorno drammatico in cui l'Italia tutta ripiombò improvvisamente nell'atmosfera degli anni peggiori della sua storia recente. Il pensiero, l'esempio, le lezioni di Marco Biagi sono ancora vive nella memoria dei suoi amici, dei suoi studenti, dei suoi tantissimi estimatori e degli italiani che credono nei principi e nei valori democratici del nostro Stato.

Due anni fa commemorai in Aula l'illustre giuslavorista e ricordai il suo contributo alla realizzazione di quelle riforme del mercato del lavoro che Biagi, con la sua attività scientifica, considerava una esigenza indifferibile del nostro sistema produttivo e della nostra organizzazione sociale. Il testimone è stato raccolto dai suoi allievi, dai tanti amici che ora occupano posizioni di rilievo in Parlamento e al Ministero del lavoro e dal professor Tiraboschi, Presidente di Adapt, l?associazione di studi sul diritto del lavoro e sulle relazioni industriali fondata da Biagi nel 2000.

Il professor Biagi si è posto nel solco del riformismo più coraggioso con la riforma che prende il suo nome varata nel 2003. La legge n. 183 del 2010, il cosiddetto "collegato lavoro", ha poi introdotto elementi di novità sul tema della conciliazione e dell?arbitrato per le quali Biagi si era tanto speso in vita nel nome della libera scelta delle parti. L'azione del Professore continua ad offrire preziosi contributi al mondo della politica e delle Istituzioni: in primo luogo la sua fiducia nel dialogo come strumento privilegiato per la modernizzazione del Paese.
Quel dialogo può realizzarsi compiutamente soltanto con la consapevolezza di tutti i principali attori del cambiamento: perché lo sviluppo equilibrato del sistema-Paese, è il fine verso il quale tutti dobbiamo tendere.

Nel mondo del lavoro, l'obiettivo assai ambizioso di Biagi era quello di costruire un sistema in cui le ragioni della crescita economica e le esigenze della produzione potessero finalmente convivere con la qualità della vita personale e familiare dei lavoratori. Esigenza, questa, ancora presente che costituisce uno snodo essenziale del nostro apparato regolamentare. È compito di tutti noi, oggi, raccogliere il testimone che questo grande uomo ci ha lasciato. Traspare in tutti i sui contributi una solida fiducia nel ruolo insostituibile delle istituzioni democratiche, come luogo di sintesi dell'interesse generale, alimentato dal confronto con gli interessi rappresentati dalle parti sociali.

Ancora oggi, alla Legge Biagi del 2003 e al successivo decreto 276 va riconosciuto il merito di aver contribuito ad incrementare l'occupazione attraverso modalità più agevoli di accesso ai rapporti di lavoro. Le vertenze di Pomigliano, Mirafiori e Termini Imerese hanno oggettivamente indotto la necessità di una riflessione sul nostro sistema di relazioni industriali, sul rapporto tra legge e contratto, sulla gerarchia tra i diversi livelli di contrattazione, sul modo di rappresentarsi dei lavoratori e delle loro organizzazioni. Questi temi dovranno essere affrontati responsabilmente dalle parti sociali nella loro autonomia, avendo a riferimento l?utilità delle stesse relazioni industriali agli obiettivi di competitività e di crescita dell?occupazione e di più immediato collegamento tra salari e produttività.

Occorre pertanto lavorare per un sistema di relazioni di lavoro attento non solo alle esigenze della competitività, ma anche a quelle della concreta affermazione dei diritti fondamentali dei lavoratori quali la salute e la sicurezza, la giusta remunerazione, l?accesso continuo alle conoscenze per le competenze. Proprio per questo l'idea portante del Libro Bianco di Marco Biagi era quella di procedere verso l'obiettivo della società attiva: un modello sociale e produttivo radicalmente innovativo rispetto a quello sperimentato dal nostro Paese per decenni.
Biagi parlava apertamente di "diritto dei disoccupati" cioè di quella fragile trama normativa esistente per coloro che non hanno ancora un lavoro, che lo hanno perso o che sono occupati nell?economia sommersa.

In particolare guardava ai giovani. Proprio per incoraggiare una loro maggiore inclusione nel mercato del lavoro Biagi nella sua legge rinnovò profondamente lo storico istituto del contratto di apprendistato, che da allora è lo strumento privilegiato per l?accesso dei giovani al mondo del lavoro, grazie alla capacità di coniugare formazione e lavoro. In conclusione, il momento delle scelte di sistema per la crescita dell'Italia, anche nel quadro delle nuove regole di bilancio europee non è più rinviabile.

E' ancora una volta l'insegnamento di Biagi che riecheggia in queste mie considerazioni. Le sue idee e le sue speranze continuano dunque a vivere nei suoi allievi ed amici, nella sua splendida famiglia, in quei due meravigliosi ragazzi impegnati nello studio del diritto sulle orme del padre, guidati dalla moglie Marina, che ha saputo raccogliere e motivare gli studenti e i collaboratori di questo grande maestro in una Fondazione prestigiosa. A noi tutti spetta il compito di mantenere sempre vivo il pensiero e gli insegnamenti di chi, al costo anche della sua stessa vita, ha saputo dare tanto al suo Paese.

Vi ringrazio.



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