Il Presidente: Discorsi

Relazione del Garante per la privacy

2 Luglio 2009

Autorità, Signore e Signori,
ringrazio il Garante per la protezione dei dati personali che anche quest'anno, con la sua Relazione, ci offre l'opportunità di fermarci a riflettere sull'importante e delicato tema del diritto alla riservatezza, il valore più intimo e sensibile della persona.

L'Autorità ha sempre svolto interventi, tempestivi, equilibrati, mirati a contemperare il giusto bilanciamento tra la tutela della sfera individuale e privata del cittadino e gli altri diritti non meno fondamentali garantiti dalla nostra Carta Costituzionale. Un compito sempre più complesso e un equilibrio non facile in un'era in cui le tecnologie più avanzate - che pure costituiscono il progresso - hanno fatto ingresso in ogni ambito pubblico e privato, rendendo l'Autorità protagonista sempre più attenta e responsabile in decisioni ed interventi mirati a salvaguardare e tutelare il diritto alla riservatezza. L'Autorità, infatti, è chiamata ad occuparsi di situazioni che pongono al centro l'uomo e la sua dignità, valore, questo, che a nessuno è concesso mortificare.

La tutela del diritto alla riservatezza rappresenta la concreta realizzazione di una forma più matura di democrazia. I temi delicatissimi di cui si occupa il Garante riguardano spesso la vita quotidiana personale; un sistema di comunicazione non corretta o la diffusione di dati che dovrebbero rimanere riservati, crea un'onda lunga di effetti dannosi con conseguenze a volte molto negative o drammatiche.

La diffusione di internet, che ha segnato il passaggio da una società informatica ad una società telematica, ha favorito la presa di coscienza dei molteplici interessi relativi alla riservatezza, che sono il cuore del decreto legislativo 196/2003.

Sono molti i campi che richiedono tutela. Mi riferisco all'inammissibile violazione del domicilio privato mediante l'uso di tecnologie invasive che catturano momenti della vita di un individuo in un contesto, quello della sua abitazione, all'interno del quale è possibile accedere soltanto in presenza di autorizzazioni dell'Autorità giudiziaria. Episodi come questi non accadrebbero se chi li rende pubblici osservasse scrupolosamente il codice deontologico dei giornalisti e il Codice della privacy.

Ed ancora al diritto del malato a vedere tutelata la propria fisicità. Più un individuo è indifeso, più sorge la necessità di un incisivo intervento per la sua protezione. Ho condiviso e accolto con particolare interesse gli interventi diretti alla formazione del fascicolo sanitario elettronico, con le linee guida dettate dall'Autorità.

Anche la tutela da parte del Garante dell'individuo sul posto di lavoro, con il divieto di diffusione di informazioni che rivelino lo stato di salute - pur con le necessarie esclusioni - dà contezza dell'importanza del problema, perché le informazioni mediche frequentemente escono dalla dimensione individuale del paziente e possono essere utilizzate per fini non consentiti.

Ancora rilevanti gli interventi e le rigorose misure dell'Autorità per la messa in sicurezza dell'archivio dei profili genetici e campioni biologici acquisiti negli anni nel corso di indagini penali e conservati su disposizione della magistratura. Le informazioni genetiche si profilano come il nucleo più intimo e prezioso della riservatezza, poiché alla loro conoscenza o diffusione potrebbero conseguire discriminazioni in diversi ambiti, da quello lavorativo a quello sociale.

Ho apprezzato la salvaguardia dei diritti delle vittime di violenza sessuale con il divieto di pubblicazione di dettagli sugli abusi subiti, che aggiunge violenza a quella già patita. Mai come in questo caso l'informazione deve essere rispettosa e responsabile. Il divieto assoluto di diffusione delle immagini della malattia e degli ultimi momenti di vita di Eluana Englaro ha ulteriormente evidenziato il valore degli interventi del Garante.

Ma non posso non fare cenno a quanto mi sta particolarmente a cuore: l'invasività della sfera individuale di determinati sistemi informatici, in uso sempre più frequente ai giovani. Anche in questo settore il Garante ha saputo dare risposte estendendo ai genitori l'informazione alla migliore conoscenza dei pericoli e delle potenzialità lesive nella utilizzazione di questi strumenti. Dunque l'innovazione tecnologica nasconde al suo interno una minaccia alla nostra sfera privata, al nostro stile di vita, ai nostri affetti, ai nostri bisogni, perchè la rivelazione involontaria di dati "sensibili", pone in grave pericolo la stessa integrità della persona umana, di cui le relazioni e l'identità costituiscono un aspetto essenziale.

Ciascuno di noi lascia tracce nel ricorso abituale agli strumenti più banali di cui dispone (si pensi ad esempio alle carte di credito e ai telefoni cellulari). Così qualsiasi organizzazione, che disponga di risorse e mezzi tecnologici adeguati, ha l'opportunità di venire in possesso dei nostri dati.

E', poi, di stretta attualità il dibattito in ordine alla conciliabilità tra diritto alla riservatezza e diritto di cronaca. I mass-media, attraverso la trasmissione di notizie, di immagini, di messaggi, da un lato svolgono la funzione, fondamentale in una democrazia completa e matura, di informare l'opinione pubblica, di vigilare sulla vita democratica. Dall'altro lato, l'amplificazione, l'esasperazione e la distorsione dei messaggi sono gli aspetti maggiormente suscettibili di ledere il diritto fondamentale alla riservatezza dei soggetti che ne sono coinvolti. I termini essenziali di questo conflitto sono radicati nella tradizionale contrapposizione tra i valori della persona (riservatezza, onore, decoro, reputazione, identità) e l'esercizio del diritto di cronaca: due valori di rango costituzionale e quindi di difficile conciliazione.

Una informazione responsabile deve porre al primo posto il rispetto delle persone, in particolare della loro dignità e autonomia, e deve saper costruire un nuovo rapporto di fiducia e di credibilità con l'opinione pubblica. Non si tratta di rinunciare al compito di informare, di esprimere opinioni e, se necessario, di criticare, ma di difendere e valorizzare ancora di più questa funzione, mettendola, però, al servizio dei lettori. In questo complesso panorama l'Autorità ha il compito di garantirci nella nostra essenza di cittadini liberi, e prima ancora di persone che, operando con correttezza e nella legalità, pretendono però di essere rispettate nei loro diritti, nella loro dignità e nella loro sfera personale.

I suggerimenti e le informazioni del Garante sono per la società e per il Parlamento una risorsa preziosa. E' lo spirito che ricordo nell'appello accorato lanciato dal Garante e rivolto soprattutto agli uomini dei media, alla presentazione - un anno fa - della Relazione 2007: "fermatevi e riflettete". Certo, definire il punto di bilanciamento tra concorrenti valori costituzionalmente tutti egualmente tutelati è un compito istituzionale del Parlamento.

Difficile l'equilibrio, arduo il compito. Il Parlamento ha capacità professionali, risorse intellettuali, strumenti giuridici e poteri istituzionali per esercitarlo al meglio. Alcuni interventi sono prossimi a divenire legge. Mi riferisco al diritto di una persona estranea al processo, sia essa personaggio pubblico o privato, cittadino a non vedersi sbattuto in prima pagina: in questo senso il disegno di legge sulle intercettazioni che a breve sarà in discussione al Senato, ha finalmente posto un argine vietando espressamente la trascrizione di parti di conversazione riguardanti fatti, circostanze e persone estranee alle indagini.

E a proposito ritengo che un Governo debba essere giudicato per come governa, non per vicende estranee alla politica o all'interesse comune del Paese. Certe campagne scandalistiche applicate impropriamente alla politica rischiano di danneggiare l'immagine dell'Italia. Penso che l'informazione debba essere veritiera, corretta, equilibrata, rispettosa del diritto alla riservatezza della vita di ogni persona. Con le polemiche strumentali non si costruisce una sana democrazia.

Anche per questo ho apprezzato l'appello del Capo dello Stato che chiede di abbassare i toni. E, aggiungo, non solo in occasione del G 8. Il confronto, anche aspro ma corretto, il dialogo positivo tra le forze politiche sono la giusta ricetta per il bene della nostra Nazione.

In conclusione intendo rivolgere un sentito apprezzamento per l'impegno e la perizia con cui il Garante si è adoperato e si adopera per fronteggiare le sfide che la modernità pone alla tutela del diritto alla riservatezza. Impegno e apprezzamento riconosciuti non soltanto in ambito nazionale, come attesta la recente conferma del Presidente Francesco Pizzetti a capo del Gruppo di lavoro europeo in materia di cooperazione giudiziaria e di polizia. Per questo ascolterò con vivo interesse il bilancio della sua attività svolta nel 2008.



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