Il Presidente: Discorsi

Cerimonia per lo scambio degli auguri di Natale e Capodanno con le alte cariche dello Stato

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani al Quirinale

20 Dicembre 2011

Signor Presidente della Repubblica,
sono onorato di esprimerLe in occasione delle feste del Santo Natale e di fine anno, gli auguri più sinceri anche a nome del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio dei Ministri, del Presidente della Corte Costituzionale, delle Autorità civili e militari della Repubblica e di tutti i presenti.
Si chiude un anno nel quale la nostra Italia ha celebrato i 150 anni della sua Unità; un appuntamento al quale i nostri cittadini e le Istituzioni hanno partecipato con un impegno e una diffusione che ci riempie di orgoglio.
E' stata veramente l'occasione per "quell'esame di coscienza" collettivo come Lei ci aveva invitato a fare.
Grazie al Suo impulso, al Suo instancabile impegno, al Suo indirizzo costituzionale e civile, l'Italia è consapevole del momento di difficoltà ed emergenza, ma soprattutto è riuscita a ritrovare in modo corale la sua capacità di reazione.
In questo momento è dovere di tutti contribuire senza incertezze, con determinazione e coraggio al bene comune.
In quest'anno e in questi ultimi mesi, infatti, con più durezza abbiamo avvertito gli effetti della crisi economica; ed ogni giorno vediamo e viviamo con preoccupazione le turbolenze dei mercati e le ricadute che queste hanno sulla condizione sociale del Paese.
Signor Presidente, come rappresentante dell'Unità nazionale, ha saputo infonderci quella fiducia che, come Lei ha ben detto di fronte al Parlamento italiano il 17 marzo scorso, "deve guidarci di fronte alle sfide di oggi e del futuro".
L'Italia 150 anni fa ha conquistato la sua autonomia, ha realizzato la sua sovranità, grazie alla visione e al coraggio dei suoi cittadini e dopo il secondo conflitto mondiale ha saputo rimettersi in piedi con un vero miracolo, superando conflitti ideologici, divaricazioni politiche e sociali.
La nostra Nazione riuscì a divenire uno dei Paesi più industrializzati e progrediti contribuendo in modo decisivo a quello straordinario progetto di integrazione europea di cui Lei, Signor Presidente, nel corso della Sua lunga attività politica intellettuale e istituzionale è un riconosciuto sostenitore.
Oggi non dobbiamo lasciare, come Lei ci ha ricordato, che l'euro, l'architrave della nostra Unione, ceda agli attacchi della speculazione. Lo stiamo facendo e lo faremo insieme agli altri Paesi europei ponendo le basi di una vera unione fiscale, nel segno di quel salto di qualità, di quel balzo in avanti sulla via dell'integrazione, che Lei va da tempo auspicando.
Anche oggi l'Italia ha di fronte a sé la sfida di un nuovo e sano protagonismo. Protagonismo maturo, aperto all'Europa e costruttore di un'Europa rinnovata, coesa, solidale, non chiusa in se stessa, ma capace di innovarsi e migliorarsi.
Ogni Stato deve fare la sua parte e l'Italia, da Paese fondatore della nostra Unione, è chiamata ad un ruolo attivo e partecipe.
La scommessa sull'Europa è la scommessa del nostro futuro, delle nuove generazioni, dell'Italia del domani.
Noi, Presidenti del Parlamento - sono sicuro di interpretare anche il pensiero del mio collega Presidente della Camera - le assicuriamo che Camera e Senato sono consapevoli di queste sfide e hanno fatto e faranno in futuro quanto necessario.
Lo faremo con senso di responsabilità e di rigore, a cominciare dall'esemplare e trasparente gestione delle nostre Istituzioni, ma anche con spirito di equità, di solidarietà sociale e di apertura al cambiamento, superando quelle contrapposizioni di cui pure si nutre la competizione politica, ma che oggi devono temperarsi nel segno del comune sforzo di coesione nazionale.
Un rinnovato senso dello Stato che significa gestione trasparente, confronto costruttivo, apertura alle riforme, coerenza di comportamenti perché la coesione nazionale sia da tutte le Istituzioni riconosciuta come valore essenziale per la stessa convivenza civile.
Quella coesione che con Lei - Signor Presidente - è da tutti vissuta come unità di intenti, progetti e programmi concreti per i bisogni delle persone e che Lei ha saputo interpretare accompagnando ad uno sbocco costruttivo l'evoluzione del quadro politico soprattutto negli ultimi mesi.
Quella coesione nazionale realizzata nei voti parlamentari, sulla partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace.
Ai militari e ai civili impegnati all'estero in queste missioni, lontani dalle loro famiglie, per gli obiettivi di giustizia e pacifica convivenza scolpiti nella nostra Carta Costituzionale, attraverso Lei, Signor Presidente, Comandante delle Forze armate, rivolgo il saluto augurale e unanime del Parlamento italiano.
Signor Presidente, il prossimo anno - come Lei ci ha autorevolmente ricordato - dovrà essere l'occasione per un esame autentico del percorso da realizzare; che a fianco delle conquiste non nasconda i problemi reali ancora da portare a soluzione. Lo dovremo fare, lo faremo, con autentico spirito nazionale, con realismo, ma anche con quella forza ideale che permise ai Padri fondatori di costruire l'edificio italiano.
Sapremo farlo con coraggio e determinazione e ci impegneremo con forza a dare una risposta ai grandi squilibri economici e sociali che con rapidità stanno cambiando le coordinate della convivenza mondiale, a partire dalla questione meridionale, come anche dalla difficile condizione dei nostri giovani, la cui soluzione è e deve essere per noi tutti un imperativo categorico.
Dobbiamo essere coscienti delle sfide che si impongono a tutti i rappresentanti delle Istituzioni, agli amministratori, agli enti locali, alle classi dirigenti: la necessaria solidarietà nazionale non può non accompagnarsi ad una profonda e convinta assunzione di piena responsabilità.
Incalzanti e sempre più temibili sono le sfide della criminalità, di quelle organizzazioni che tanto condizionano in particolare lo sviluppo delle regioni del nostro Mezzogiorno. Ma qui ci danno fiducia la crescente coscienza civile e la risposta dello Stato che, anche nei giorni scorsi, ha mostrato di potere contare sull'azione tempestiva, efficace e congiunta della Magistratura e delle Forze dell'Ordine.
Signor Presidente, si apre un anno cruciale che, ci auguriamo, potrà marcare una svolta dopo anni segnati da bassa crescita.
Sono consapevole che molte regioni del Mezzogiorno hanno la responsabilità di essere, come Lei ha ben detto, il "motore della ripresa dell'economia della società italiana".
E sono i tanti talenti oggi sottoutilizzati, a cominciare dalle donne e dai giovani, che devono essere valorizzati in un percorso di sviluppo, nel quadro di un'Europa sempre più integrata e consapevole delle proprie responsabilità sulla scena internazionale.
Insieme sapremo vivere il riscatto e la rinascita dell'Italia e dell'Europa. Né l'una, né l'altra possono vivere lontane, ma pienamente attuarsi nella comune prospettiva di un benessere duraturo, stabile, umano.
Con questi sentimenti, signor Presidente, Le rinnovo gli auguri di noi tutti.


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