Il Presidente: Discorsi

"I media siamo noi. L'inizio dell'era biomediatica"

Intervento del Presidente del Senato, Renato Schifani in Sala Zuccari, alla presentazione del X Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione

3 Ottobre 2012

Autorità, Signore e Signori,
la presentazione del decimo Rapporto Censis sulla comunicazione sociale, dedicato al tema cruciale dell'era "biomediatica", è occasione per riflettere su una delle più rilevanti questioni del nostro tempo.
Con questa edizione del rapporto prosegue il monitoraggio sull'evoluzione dei consumi dei media e vengono approfondite tre tematiche di massima rilevanza: gli effetti della rivoluzione digitale, la rinnovata concezione della privacy, i mutamenti in corso nel settore della pubblicità.
Sono temi che sollecitano l'intervento dei pubblici poteri e della politica, che è anche cultura e riflessione, valori, questi, sempre indispensabili per la ricerca dell'autentico Bene comune.
Il Paese attraversa oggi una delicata fase di transizione, in un contesto di cambiamenti che stanno sconvolgendo in profondità gli assetti economici e geopolitici mondiali.
I nuovi scenari impongono perciò politiche industriali e di settore per favorire nuove e più avanzate strategie di difesa da parte delle imprese italiane.
Per realizzarle e per favorire e rafforzare all'estero l'immagine del nostro Paese, va agevolata l'innovazione nei prodotti, nei processi e nella tecnologia.
In questo contesto, la comunicazione digitale diviene una grande opportunità di sviluppo economico e consente alle imprese di allinearsi ai nuovi mercati.
Nell'era di internet migliaia di imprese italiane hanno già risposto alla sfida tecnologica e culturale della rete, dimostrando che esistono un tessuto e una vitalità imprenditoriali che puntano sull'innovazione.
Certo, la crisi economica internazionale che stiamo vivendo incide fortemente a causa delle politiche di austerità imposte dal consolidamento fiscale.
Gli effetti di questo insieme di fattori, la trasformazione economica e l'austerità fiscale si avvertono diffusamente, sia nelle aree più sviluppate che in quelle già gravate dagli antichi problemi di ritardo economico.
E creano preoccupazioni innanzitutto per chi è chiamato ad operare nelle istituzioni, ad ogni livello di responsabilità.
Preoccupano, in particolare, le ricadute per i soggetti più deboli che sperimentano nel loro vissuto quotidiano le difficoltà e le speranze di questo delicatissimo passaggio storico.
Le istituzioni sono perciò chiamate a compiere ogni sforzo per trovare soluzioni a vecchi e nuovi problemi.
La società dell'informazione digitale, che è al tempo stesso effetto e strumento di diffusione e consolidamento della globalizzazione, ha investito la vita di tutti.
La rivoluzione digitale ha inciso profondamente sull'economia e sulla dimensione antropologica e sociale dell'uomo di oggi.
Viviamo in una società dove la personalizzazione dei mass media ha ampliato a dismisura gli spazi di comunicazione e con essi le potenzialità e le opportunità per i singoli; ma ha evidenziato anche nuove debolezze e nuovi pericoli, specie per i giovani e per gli individui più indifesi e meno consapevoli dei rischi che pure si annidano nella rete.
Mi riferisco alla involontaria comunicazione di dati sensibili e alle tecniche occulte di condizionamento della volontà.
Sono, queste, ad un primo esame, le nuove sfide che si pongono per la tutela delle persone. Dobbiamo, allora, essere sempre attenti a preservare i cittadini dai rischi di un affidamento - imprudente e inconsapevole - alla comunicazione interpersonale mediante web.
Nell'attuale momento storico l'inserimento dei contenuti nei cd. "motori" di ricerca, assume un ruolo simile a quello dell'editore tradizionale.
I gestori sono così posti nella condizione di intervenire su due elementi fondamentali della comunicazione: la selezione delle informazioni e il condizionamento dell'opinione.
Anche la diffusa condivisione telematica delle biografie personali, delinea nuovi contorni nella concezione stessa di tutela della riservatezza. Oggi, il primato del soggetto si traduce sempre più nell'esibizione del "sé" in forma digitale.
Il tema della privacy diventa, allora, non solo momento di tutela del singolo come persona, ma vera sfida ed emergenza "collettiva".
Si rende necessario assicurare che la comunicazione digitale totale e "incontrollata", in una società libera e democratica, non alteri le condizioni della normale e ordinata vivibilità del contesto sociale.
La questione coinvolge anzitutto il tema dell'Etica individuale degli operatori e degli stessi utenti della rete digitale, con gli antichi interrogativi sul giusto rapporto tra singolo e comunità; tra libertà e responsabilità verso gli altri; tra egoismo e solidarietà; anche tra anarchia e ordine.
I dati, le notizie, gli elementi di documentazione e immagini, talvolta anche sensibili, reperibili agevolmente in "rete" e in tempo reale, sono elementi informativi necessari per le relazioni tra individui e per avere una visione aggiornata e approfondita della realtà.
Principalmente sono i giovani a cercare il contatto virtuale con altre persone creando quello che viene felicemente definito il villaggio "globale" del web.
Ma in internet possono annidarsi anche insidie: mi riferisco all'errata convinzione di conoscere realmente gli interlocutori più o meno occasionali della rete ed al reale grado della Bontà e Onestà delle "amichevoli intenzioni" nei loro stessi confronti.
Questi rischi devono essere costantemente presenti in chi opera nelle istituzioni ed è chiamato alla responsabilità di tutelare l'integrità delle persone e della società.
L'abbondanza di informazioni é certamente un beneficio per la società; facilita il confronto di idee ed opinioni, l'accesso a notizie che senza la rete non sarebbero facilmente reperibili.
L'utilizzo della comunicazione digitale favorisce, poi, l'incontro tra le persone, lo scambio continuo di idee, pareri, conoscenze, racconti di fatti realmente accaduti, la descrizione di progetti futuri o di prodotti dell'immaginazione: è una ricchezza informativa che non possiamo disconoscere.
Ma occorre preservare la comunità dai nuovi pericoli ai quali si può andare incontro a salvaguardia della libertà e della dignità della persona.
E' un problema sempre più attuale che merita risposte chiare e decisioni inequivocabili.
Le istituzioni devono perciò sapere individuare le soluzioni più idonee ad assicurare che questi strumenti informatici siano sempre più un veicolo per fare avanzare la condizione umana verso una ideale perfezione materiale ed eticamente ineccepibile.
Vi ringrazio.


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