Il Presidente: Discorsi

Consegna dei Master in "Esperti in politica" dell'Università Lumsa

22 Aprile 2010

Eminenza Reverendissima, Magnifico Rettore, Chiarissimi Professori, Cari Giovani.
Ho accolto con vivo piacere l'invito a partecipare all'iniziativa odierna che conclude il percorso di studio di alcuni studenti iscritti al Master in II livello in "Esperti in Politica e Relazioni Internazionali".
Nel mondo globalizzato nessun settore della vita pubblica è sottratto alla dinamica di sviluppo delle relazioni internazionali e la stessa politica non può vivere distaccata dal contesto generale, allargato ai diversi sistemi economici, sensibilità culturali, proiezioni ideali che appartengono al patrimonio di ciascuna realtà e dell'intera umanità.
La globalizzazione offre alla politica la possibilità di maturare una piena consapevolezza delle sue finalità, delle sue potenzialità, delle sue concrete ed oggettive possibilità.

La politica è infatti il luogo naturale della composizione delle aspettative, delle istanze, dei valori all'interno di un percorso di concretezza, capace di tradurre nella vita quotidiana le idee che sorreggono l'azione dei singoli partiti e movimenti, dei programmi di governo.
Una politica astratta, chiusa nelle dinamiche e nelle logiche autoreferenziali di un passato a tutti noi ampiamente noto, non sarebbe più in grado oggi di sostenere l'azione pubblica, né di soddisfare i bisogni dei cittadini.
In altri termini, una politica autoreferenziale ed astratta non sarebbe a servizio del bene comune, ma lo renderebbe un mezzo per fini estranei alla propria missione originaria.

Non è facile individuare i giusti punti di equilibrio e ragionevolezza tra elaborazione ideale e concretezza dell'azione quotidiana. Eppure siete proprio Voi, cari giovani, a darci l'esempio più autentico da seguire.
I valori della lealtà, della correttezza, dell'amicizia sono fondanti per Voi e lo sono anche per la politica.
Lealtà significa riconoscere come fattore di legittimazione del proprio ruolo il patto che lega eletto ed elettore come vincolo della rappresentanza.
Se il patto con gli elettori è reso marginale e pertanto se si dimentica quale è stata la "promessa" elettorale - costruita attorno a programmi, idee, alleanze - si rischia di appannare la fiducia che è stata riposta in chi è stato eletto.

Voglio essere ancora più chiaro.
Sarebbe sbagliato utilizzare differenze di opinioni, anche se politicamente comprensibili, per mettere a rischio la compattezza di una coalizione, confondendo così gli elettori e prefigurando eventuali nuovi scenari.
Si determinerebbe, infatti, il venir meno di quel rapporto fiduciario tra eletti ed elettori, liberamente suggellato al momento del voto, che costituisce il pilastro fondamentale della nostra democrazia.
Quando una maggioranza appare litigiosa al suo interno, perde credibilità e mette a repentaglio la sua azione di governo e di attuazione del programma. Rischia inevitabilmente di venire meno al patto d'onore con i cittadini che l'hanno votata.
Il venir meno della fiducia nella politica è la premessa di un rischio da scongiurare in via del tutto prioritaria: la sfiducia verso le istituzioni che sono l'architrave della nostra democrazia e la garanzia delle libertà costituzionali.

La disaffezione verso la politica, la graduale ma costante riduzione della partecipazione dei cittadini nelle consultazioni elettorali, il disimpegno sono rischi gravi per la tenuta delle relazioni sociali, della stabilità e della coesione nazionale.
Sono rischi ancora più gravi se il distacco dalla politica, una sorta di diffuso disinteresse, coinvolge i giovani, perché una politica senza i giovani, veri protagonisti della vita democratica, è una politica già "vecchia", che non ha futuro e può compromettere lo stesso destino delle nuove generazioni.
Fiducia e rinnovamento della classe dirigente richiedono il coraggio dei giovani a una partecipazione attiva e generosa per il destino del proprio Paese.

Se è vero che, come è stato detto, non si può chiedere coraggio a chi non ce l'ha, è altrettanto fondato però rilevare che si può chiedere ai giovani un impegno personale e diretto solo offrendo loro una prospettiva ideale.
Ritornare al tema dei valori non significa volgere lo sguardo ad un passato dal sapore nostalgico, tutt'altro.
Significa invece guardare avanti, significa essere capaci di andare oltre le siepi degli interessi più contingenti e dei personalismi, significa ritrovare il filo rosso che lega le storie dei padri a quelle dei figli, il proprio destino individuale allo sviluppo dell'intera nazione, la tradizione più nobile dell'Italia, le sue radici culturali e spirituali ad una innovazione in grado di costruire senza demolire.

Ritornare ai valori è oggi un compito urgente di tutta la politica e fondare sui valori l'azione dei rappresentanti eletti è l'unica strada da percorrere per dare e chiedere fiducia ai cittadini.
Non c'è speranza senza fiducia e non c'è fiducia senza coerenza.
La coerenza è per il politico l'asse portante di tutta la sua esperienza personale.
La coerenza non significa chiusura al contributo di chi rappresenta una storia e una sensibilità diversa dalla propria, ma capacità di rendere ragione delle intenzioni che animano le scelte e l'impegno personali.
Non è pertanto estraneo al valore della coerenza il principio di responsabilità, anzi è proprio la capacità a saper coniugare un'etica dell'intenzione con un'etica della responsabilità a garantire una vera coerenza.
Una vera coerenza infatti non cede all'ideologia, ma considera l'idealità, i valori, la chiave di volta e la cartina di tornasole della pratica politica. Per il politico la dignità e la coscienza rappresentano un bene irrinunciabile.

Se non ci può più essere nostalgia per il passato delle ideologie contrapposte, dobbiamo insieme gettare le fondamenta per un tempo nuovo che sia davvero il tempo delle idee e delle azioni conseguenti.
Da uomo del sud credo fortemente nella necessità che la classe politica meridionale, anche quella del mio partito (non ho paura a dirlo) colga in pieno il senso di quanto ora detto.
Una cosa ci ha insegnato, a mio avviso, il successo di liste con forte radicamento territoriale nelle ultime elezioni: l'importanza di un rapporto quotidiano, attento, anche faticoso con i cittadini e le loro esigenze.
E' questo che la classe politica del Sud deve fare: tornare con costanza, umiltà e spirito profondo di comprensione tra le persone, tra i giovani, tra coloro che vedono oggi la politica e le istituzioni come una cosa lontana da sé.

Il Mezzogiorno, a cominciare da noi politici meridionali, deve smettere di piangersi addosso.
Non deve chiedere soldi, sempre più soldi, per alimentare clientele improduttive, fasce di precariato, iniziative che illudono e non sono a loro volta moltiplicatore di lavoro e di ricchezza.
La classe politica e i cittadini del Sud debbono puntare sulla qualità e su modelli di efficienza amministrativa, mettendosi in gioco anche in prima persona.
Un'ultima osservazione. In Italia non si è finora realizzato un meccanismo consolidato di osmosi fra l'alta formazione delle classi dirigenti e la carriera politica.
Penso, ad esempio, a quanto accade invece in Francia con l'esperienza delle Grandi Scuole, che costituiscono, in qualche misura, una sorta di vivaio, tanto per i ranghi di vertice della Pubblica Amministrazione, quanto per le nuove leve della classe politica.

Una scuola della politica è un tema che merita un serio approfondimento perché riguarda direttamente il modo con il quale si può coniugare continuità e rinnovamento.
Una scuola della politica è necessaria perché tutti si possano sentire protagonisti del dibattito pubblico sulle questioni centrali che riguardano la comunità nazionale.
Non è ovviamente un problema di formazione tecnica e preparazione culturale: un vero primato della politica si fonda infatti non soltanto su una generazione di politici competenti, ma anche su politici capaci di interpretare il proprio tempo e offrire chiavi di lettura credibili alla società civile.
La vera sfida è allora porre le competenze più avanzate all'interno di una rete di relazioni che valorizzi e promuova una cultura dei valori, ponte verso le generazioni future.

La Vostra Università e le istituzioni accademiche che liberamente promuovono il vero sapere, quello che Benedetto XVI ha con grande lungimiranza definito lo sviluppo integrale della persona, sono una risorsa preziosa per l'intero Paese.
Rappresentano una punta avanzata del merito - e quindi della competenza, della professionalità, della ricerca - e della consapevolezza del vincolo di responsabilità che lega ogni dimensione e prospettiva di realizzazione personale al bene comune.
La libertà di insegnamento è un elemento decisivo della sfida educativa, un bene irrinunciabile che troppe volte, anche attraverso pretesti evidenti, si è cercato di comprimere.
Voi siete i testimoni più autorevoli che si può costruire insieme una casa comune anche esprimendo sensibilità politiche diverse e tutto è possibile se l'impegno e la dedizione per la comunità si coniugano al riconoscimento dei valori di un'umanità vera.



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