Il Presidente: Discorsi

Novantesimo compleanno del senatore Andreotti

14 Gennaio 2009

Onorevoli Senatori,
ricorre oggi, come certamente sapete, il novantesimo compleanno del collega Giulio Andreotti. Nel felicitarci con lui per questo lieto anniversario, non possiamo non ricordare come ad esso corrispondano quasi sessantaquattro anni di ininterrotta appartenenza alle Assemblee parlamentari, dalla Consulta Nazionale all'attuale XVI Legislatura repubblicana. Buona parte di questi anni sono stati vissuti ricoprendo rilevanti incarichi di governo: salvo alcune eccezioni, infatti, tutti i Governi della Repubblica, fino al 1992, hanno visto il Presidente Andreotti fra i loro membri, per ben sette volte con il ruolo di Presidente del Consiglio.

Meno noti, ma altrettanto importanti, gli incarichi di responsabilità ricoperti dal nostro collega all'interno del Parlamento. Nel corso della V Legislatura, venne eletto Presidente del Gruppo parlamentare della Democrazia Cristiana alla Camera dei deputati, nel momento in cui i nuovi Regolamenti parlamentari, approvati nel 1971, cominciavano ad attribuire ai Gruppi, ed in particolare ai loro Presidenti, un ruolo fondamentale nella vita delle Assemblee. Per l'intera durata dell'VIII Legislatura, è stato poi Presidente della Commissione affari esteri, sempre presso la Camera dei deputati, in un periodo assai delicato sul piano delle relazioni europee e mediterranee, nel quale iniziava a muovere i primi passi lo strumento della cosiddetta "diplomazia parlamentare", al cui sviluppo ha certamente contribuito poi nel ruolo di Presidente della Commissione Affari Politici e Disarmo dell'Unione Interparlamentare.

A tal punto egli è stato un protagonista della vita pubblica del nostro Paese, che numerosi tratti della sua lunga ed intensa biografia si sovrappongono, quasi confondendosi, ad altrettanti fondamentali momenti e periodi della nostra storia nazionale.

La passione politica non esaurisce affatto, però, la complessità e la ricchezza della sua personalità. A questa si affianca, ad esempio, una tenace passione per la scrittura. Avviatosi giovanissimo all'attività giornalistica, ha diretto il periodico della federazione degli Universitari Cattolici Italiani, "Azione Fucina", e successivamente ha continuato ad alternare ai suoi incarichi pubblici una intensa e curatissima attività editoriale. Hanno visto così la luce veri e propri gioielli di analisi storica, trattati con stile lucido e serrato ma sempre aperto alla comprensione dei non professionisti, insieme ad una ineguagliata produzione di memorie e commenti, che ci offrono la preziosa testimonianza di un protagonista dei principali avvenimenti della vita del nostro Paese.

Questa sua duplice natura, di uomo politico e di uomo di lettere, ha ricevuto la sua più importante sanzione nel 1991, quando il Presidente della Repubblica Cossiga lo ha nominato senatore a vita per altissimi meriti in campo sociale e letterario: lasciò quindi l'Aula di Montecitorio, dove sedeva sin dai tempi della Consulta Nazionale, per entrare a far parte della nostra Assemblea.

La sua azione, nei diversi ruoli ricoperti fino ad oggi, è sempre stata animata da una ferma convinzione della centralità dell'Istituzione parlamentare nella vita pubblica. Questa impronta si è sempre manifestata in tutti i suoi atti, sia come parlamentare che come uomo di governo. Il suo profondo rispetto nei confronti del Parlamento si manifesta, inoltre, con l'assidua presenza ed attenzione con la quale egli partecipa - ancora oggi - ai lavori dell'Assemblea e delle Commissioni permanenti. I suoi interventi, sempre sagaci nello spirito quanto misurati nei toni e ricchi di saggezza ed esperienza, costituiscono di frequente una pausa di approfondimento e riflessione che cattura l'attenzione dell'intera Assemblea.

La matrice profondamente cristiana della sua coscienza di uomo e di cittadino, sempre apertamente rivendicata come tratto essenziale della sua identità politica, traspare anche nella grande sensibilità ed attenzione manifestate nei confronti degli strumenti pubblici di attenuazione delle disuguaglianze sociali nonché nell'intensa ed efficace attività svolta negli anni dalle diverse istituzioni private da lui dirette od animate. È il caso, ad esempio, delle associazioni rivolte a sostenere, mediante sovvenzioni di varia natura, il progresso negli studi di ragazzi "capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi" (secondo la formula della nostra Costituzione), che sono riuscite a portare molti di questi giovani ai più elevati traguardi di studio e di lavoro.

Questa è - io credo - una delle caratteristiche più importanti dell'azione politica di Giulio Andreotti, che non può che costituire per tutti noi un monito ed un insegnamento prezioso: la sua continua ricerca di un rapporto con i cittadini, anche al di là di quello che è comprensibile e naturale per qualsiasi uomo politico. Una relazione assidua, in grado di esprimere interesse ed attenzione nei confronti della vita, dei bisogni, delle aspirazioni delle persone, e di farsi strumento di una convinta, costante ricerca di autenticità nell'esercizio della rappresentanza politica, e di concretezza nei risultati della sua azione. Il tutto con una serenità ed una comprensione profonda delle cose umane - accompagnata da una fede radicata e da una visione fortissima dei rapporti familiari - che non lo hanno abbandonato mai, anche nei momenti più difficili.

Sono certo perciò di interpretare l'animo di tutta l'Assemblea nel rivolgerLe, Presidente Andreotti, i più affettuosi auguri, assieme ad un sincero ringraziamento per lo straordinario bagaglio di esperienze che Lei continua a mettere a disposizione della nostra Istituzione e di tutto il Paese.



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