Legislatura 13º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 997 del 11/01/2001

SENATO DELLA REPUBBLICA
—————— XIII LEGISLATURA ——————

997a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 11 GENNAIO 2001

(Antimeridiana)

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Presidenza del vice presidente CONTESTABILE,

indi del vice presidente ROGNONI



RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del vice presidente CONTESTABILE

La seduta inizia alle ore 9,33.

Il Senato approva il processo verbale della seduta antimeridiana di ieri.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 9,37 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Seguito della discussione dei disegni di legge:

(4408) Istituzione del servizio civile nazionale

(329) COVIELLO. – Istituzione del servizio civile alternativo nel settore agricolo, in sostituzione del servizio militare di leva

(1015) BEDIN. – Istituzione del servizio civile nazionale

(1165) NAVA ed altri. – Norme per l'istituzione del servizio civile nazionale

(1382) AGOSTINI ed altri. – Istituzione del Servizio civile nazionale

(2118) Istituzione del servizio civile nazionale

(4244) RESCAGLIO e VERALDI. – Istituzione del Servizio civile volontario per donne e uomini

(4286) SEMENZATO. – Aumento della dotazione finanziaria del Fondo nazionale per il servizio civile degli obiettori di coscienza

(4388) SEMENZATO ed altri. – Istituzione del servizio civile volontario di ragazze e ragazzi

(Relazione orale)

PRESIDENTE. Ricorda che nella seduta del 6 dicembre 2000 ha avuto inizio la discussione generale.

SEMENZATO (Verdi). L'istituzione del servizio civile su base volontaria, punto del programma originario della centrosinistra, creerà un momento fondamentale di partecipazione democratica dei giovani alla vita sociale, consentendo loro di rispondere al dettato costituzionale e di concorrere al progresso civile e morale della Nazione attraverso il proprio impegno solidale. I principi cardine del nuovo istituto dovranno essere la chiarezza sulle finalità e sugli obiettivi del coinvolgimento dei giovani; la valorizzazione degli scopi di promozione della pace; la scelta volontaria, come stimolo alle motivazioni ideali dei giovani e garanzia di conseguimento dei fini formativi del servizio. L'istituzione del servizio civile sarà pienamente operativa in concomitanza con l'entrata in vigore del nuovo esercito professionale, precisando e meglio definendo il quadro degli adempimenti civici cui i giovani saranno chiamati in ambiti diversi, ma non per questo suscettibili di disparità. Per tale ragione sono da escludere le proposte di differenziazione di trattamento economico che tendono ad alimentare strumentalmente il contrasto tra servizio militare e solidarietà sociale. (Applausi dal Gruppo Verdi. Commenti dai Gruppi CCD e FI).

PIREDDA (CCD). L'istituzione del servizio civile è necessaria al fine di offrire un inquadramento generale all'obiezione di coscienza, attraverso la definizione dei principi e degli obiettivi da perseguire, rendendo quindi più consapevole la scelta da parte dei giovani. La Casa delle libertà e, in particolare, il mondo cattolico non si sono mai espressi contro il servizio civile: ciò non toglie che alcuni punti del provvedimento in esame siano criticabili. Pur valutando nobili le finalità indicate nell'articolo 1, la promozione di azioni a livello internazionale, nonché educative, dovrebbe spettare piuttosto alla politica posta in essere dallo Stato. Inoltre, il servizio civile non va considerato alternativo a quello militare, essendo stato recentemente abolito l'obbligo di leva. Perplessità suscita anche l'affidamento al servizio sanitario nazionale del giudizio di idoneità al servizio civile accogliendo anche i cittadini riformati per inabilità al servizio militare. E' dunque auspicabile che il Governo, nell'esercizio della delega, provveda ad operare i necessari chiarimenti. (Applausi dal Gruppo CCD e del senatore Pellicini).

ANDREOLLI (PPI). I senatori popolari condividono il disegno di legge di istituzione del servizio civile, che assume un'importanza strategica alla luce dell'abolizione dell'obbligo di leva, nonché della sentenza della Corte costituzionale che ha offerto una interpretazione più dinamica dell'articolo 52 della Costituzione. Il disegno di legge rappresenta una grande sfida per il Governo che, sulla base della delega, è chiamato a definire l'organizzazione del servizio civile. Qualificante è la presentazione di progetti, cui assegnare i giovani in base alle loro attitudini, anche da parte di enti privati. Ciò rappresenta una sfida anche per le organizzazioni del volontariato nell'esplicare progetti di grande impegno civile rivolti, in particolare, alle aree del mondo meno sviluppate, dimostrando così la concreta solidarietà dei Paesi occidentali. Appare tuttavia insufficiente la copertura finanziaria, la cui adeguatezza rappresenta invece la premessa per una buona organizzazione. (Applausi dal Gruppo PPI).

PELLICINI (AN). La contrarietà inizialmente manifestata da Alleanza Nazionale alla legge sull'obiezione di coscienza era motivata dal fatto che si interveniva prima della riforma del servizio militare; resta peraltro la preoccupazione dei vertici militari rispetto all'aumento delle domande per l'obiezione di coscienza, a causa delle possibili ripercussioni tra sette anni per le adesioni al servizio militare professionale. L'opposizione ha contribuito in maniera determinante all'approvazione di varie riforme nel settore, tra cui l'ingresso delle donne nell'esercito, l'abolizione della leva e la costituzione del servizio militare su base volontaria, nonché per la partecipazione italiana alle missioni internazionali di pace. Malgrado talune componenti della maggioranza abbiano abbandonato trite posizioni antimilitariste, residuano ancora atteggiamenti preconcetti contro le Forze armate, tanto che persino un Ministro in carica partecipò alla manifestazione che fece seguito al tragico incidente occorso mesi fa tra una nave albanese e un'unità della marina militare italiana. È contrario infine alla richiesta del senatore Semenzato di equiparare il servizio civile al servizio militare, richiamando l'impegno del ministro Mattarella a considerare le particolari condizioni che devono connotare i militari nell'ambito del pubblico impiego, anche sotto il profilo del trattamento economico. (Applausi dal Gruppo AN e della senatrice Fiorillo. Congratulazioni).

PASTORE (FI). Il provvedimento, che presenta taluni difetti per i quali il suo Gruppo ha presentato degli emendamenti, è necessario in considerazione dell'avvenuta approvazione della riforma del servizio militare volontario e l'abolizione della leva. Restano le perplessità evidenziate dalla Commissione bilancio in ordine alla copertura finanziaria, a causa dell'aumento per l'erario pubblico degli oneri connessi all'istituzione del servizio civile volontario. Inoltre, la semplicistica equiparazione tra servizio militare e servizio civile non è accettabile anche per ragioni di ordine costituzionale e la definizione della retribuzione da conferire a coloro che scelgono una modalità diversa per assolvere all'obbligo di prestare il servizio per la patria potrà essere più utilmente rinviata alla prossima legislatura. Dichiara comunque la disponibilità a contribuire al miglioramento della riforma ed eventualmente anche alla sua approvazione. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

Per comunicazioni del Governo sull'indagine della magistratura nei riguardi dei firmatari dell'interpellanza 2-00822

PERUZZOTTI (LFNP). Chiede che il Presidente del Senato sia informato sulle indagini che la procura della Repubblica di Perugia sta effettuando nei confronti dei firmatari di un'interpellanza, sottoscritta da vari Gruppi e relativa ai motivi per cui era stata precedentemente eliminata la scorta a taluni magistrati impegnati nella lotta antimafia. Chiede inoltre che il Ministro della giustizia venga a riferire in Aula sull'episodio. (Applausi dai Gruppi LFNP e FI).

PRESIDENTE. Assicura che il Presidente del Senato verrà informato.

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn. 4408, 329, 1015, 1165, 1382, 2118, 4244, 4286 e 4388

PETRUCCI (DS). Auspica l'approvazione, con la convinta adesione del suo Gruppo, di un provvedimento atteso dal terzo settore e in genere dal mondo giovanile, che potrebbe affiancarsi alla riforma dei servizi sociali e alla legge sull'associazionismo. Se l'obiezione di coscienza è nata come opposizione all'uso delle armi, nel tempo si sono affermati i valori della solidarietà, della tutela dell'ambiente e della difesa dei soggetti deboli che ha portato, nel 1999, all'adesione al servizio civile di un giovane su due, con differenti motivazioni, analogamente a quanto avviene in altri Paesi europei; inoltre è cresciuto nel tempo il numero degli enti convenzionati, anche pubblici, e sono sempre più numerosi gli obiettori che prestano servizio presso i ministeri, le università o le unità sanitarie locali. E' pertanto anacronistico continuare, come fanno taluni esponenti dell'opposizione, a voler privilegiare il servizio militare rispetto a quello civile, che anzi devono godere di pari dignità, anche dal punto di vista del trattamento economico. (Applausi dai Gruppi DS e PPI).

PERUZZOTTI (LFNP). I senatori della Lega si riservano di decidere il proprio atteggiamento di voto all'esito dell'esame degli emendamenti giudicando inaccettabili alcuni aspetti del testo attualmente in esame. In particolare, non si comprende per quale motivo debba gravare sul contribuente l'attività di associazioni volontarie, in molti casi non neutrali dal punto di vista politico. Il provvedimento, poi, non appare idoneo ad assicurare un gettito di giovani tale da coprire i compiti attualmente affidati agli obiettori di coscienza e rischia nel complesso di creare, sotto mentite spoglie, nuove forme di lavoro precario. Infine, la previsione di un trattamento economico identico a quello dei volontari militari renderà il reclutamento di questi ultimi più difficile, così allontanando la fine della coscrizione obbligatoria. Per tali ragioni il testo proposto dalla Commissione non potrà avere il voto favorevole del Gruppo LFNP. (Applausi dal Gruppo LFNP e del senatore Maggi)

PRESIDENTE. Dichiara chiusa la discussione generale.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice Non si può che prendere atto con soddisfazione del sostanziale consenso maturato dalle forze politiche sull'istituzione del servizio civile volontario e dell'evoluzione di orientamenti che ha portato a condividere una più moderna interpretazione dell'obbligo costituzionale di servizio della Patria. Il retaggio delle divisioni determinatesi sull'obiezione di coscienza è stato superato dalla creazione di due diverse forme di servizio volontario, entrambi in grado di valorizzare l'impegno civile e sociale e di formazione etica per i giovani di ambo i sessi. L'esame in Commissione ha consentito l'introduzione di elementi di maggiore garanzia, quali il controllo delle Commissioni parlamentari sui decreti delegati previsti all'articolo 1 e l'individuazione dei requisiti richiesti alle associazioni che organizzeranno il servizio civile. (Applausi dal Gruppo DS e dei senatori Pinggera e Di Benedetto).

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo sollecita una rapida approvazione del provvedimento in esame per la sua grande importanza connessa al significato civile, morale ed etico della forma di impegno sociale offerta ai giovani e per accelerare nella fase transitoria la soluzione dei problemi organizzativi e la messa a disposizione di risorse economiche idonee a garantire concretezza ed efficienza all'istituendo servizio civile. Ricordando come il disegno di legge inserisca in un contesto normativo le esperienze già acquisite dalle donne nel campo del volontariato e la rilevanza del contributo che i corpi civili di pace potranno offrire alla sicurezza internazionale ed agli interventi a tutela del rispetto dei diritti umani, assicura che il Governo farà quanto possibile per giungere all'approvazione definitiva del disegno di legge prima della conclusione della legislatura. (Applausi dai Gruppi PPI, DS, Verdi e Misto-DU e del senatore Pinggera).

Presidenza del vice presidente ROGNONI

PRESIDENTE. Dà lettura del parere della Commissione bilancio sul disegno di legge n.4408 e sui relativi emendamenti. (v. Resoconto stenografico).

Passa all'esame dell'articolo 1 del disegno di legge n. 4408, nel testo proposto dalla Commissione, e degli emendamenti e degli ordini del giorno ad esso riferiti.

GUBERT (Misto-Centro). Illustra l'emendamento 1.100, che inserisce tra i compiti affidati al servizio civile la tutela della famiglia e del diritto alla vita.

PRESIDENTE. I restanti emendamenti ed ordini del giorno si intendono illustrati.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Esprime parere contrario all'emendamento 1.100 e favorevole all'1.500, la cui eventuale approvazione assorbirebbe gli ordini del giorno nn. 500 e 501.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprime parere conforme a quello della relatrice.

NOVI (FI). Chiede la verifica del numero legale sulla votazione dell'emendamento 1.500.

PELLICINI (AN). Dichiara il voto favorevole del Gruppo all'emendamento.

SEMENZATO (Verdi). Annuncia voto favorevole, chiedendo ai senatori di Forza Italia di non ostacolare l'esame dell'articolato.

PRESIDENTE. Dispone la verifica. Avverte che il Senato non è in numero legale e sospende la seduta per venti minuti.

La seduta, sospesa alle ore 11,40, è ripresa alle ore 12,01.

PRESIDENTE. Riprende i lavori.

Il Senato approva l’emendamento 1.500.

PRESIDENTE. Risultano pertanto assorbiti gli ordini del giorno nn. 500 e 501.

GUBERT (Misto-Centro). Sottolinea l'ipocrisia del centrosinistra nell'affrontare il tema della famiglia oggetto dell'emendamento 1.100.

PELLICINI (AN). Alleanza Nazionale, voterà a favore dell'emendamento 1.100. Pur essendo una forza politica di ispirazione laica, condivide e rispetta le istanze che vengono dal mondo cattolico.

JACCHIA (FI). Dichiara il voto contrario sull'emendamento.

GIARETTA (PPI). La tutela dei diritti sociali e i servizi alla persona rientrano già tra le finalità del disegno di legge. Inoltre, gli obiettori di coscienza sono già impegnati in organizzazioni a favore della vita; l'emendamento è pertanto superfluo (Applausi dal Gruppo PPI. Congratulazioni).

ZANOLETTI (CCD). Il Gruppo del CCD voterà a favore dell'emendamento. (Applausi dal Gruppo CCD e del senatore Gubert).

DE GUIDI (DS). Respinge l'accusa di ipocrisia rivolta al centrosinistra sottolineando che la promozione di valori come la vita e la famiglia passa attraverso strumenti diversi da quelli legislativi (Applausi dal Gruppo DS).

Il Senato respinge l’emendamento 1.100. E' poi approvato l'articolo 1, nel testo emendato.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 2 e degli emendamenti ad esso riferiti.

PELLICINI (AN). Alla luce della presentazione da parte della relatrice dell'emendamento 2.200 (testo 2), ritira gli emendamenti 2.50, 2.101 e 2.102.

JACCHIA (FI). Ritira l'emendamento 2.100.

PINGGERA (Misto-SVP). Illustra l'emendamento 2.103.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. L'emendamento 2.200 (testo 2) tiene conto delle osservazioni della Commissione bilancio. Esprime parere favorevole sull'emendamento 2.103, pur ritenendolo superfluo.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprime parere favorevole sull'emendamento 2.200 (testo 2) e conforme alla relatrice sull'emendamento 2.103.

CO' (Misto-RCP). I senatori di Rifondazione Comunista voteranno contro l'emendamento 2.200 (testo 2) perchè introduce elementi di discriminazione rispetto al trattamento economico dei militari.

PIREDDA (CCD). Dichiara il voto contrario del Gruppo CCD sull'emendamento della relatrice. Elemento cardine del provvedimento è infatti l'equiparazione tra servizio civile e servizio militare.

GUBERT (Misto-Centro). Preoccupa l'estensione dell'emendamento della relatrice ai requisiti e ai tempi relativi al differimento, alla sospensione o all'esenzione dal servizio civile.

Il Senato approva l’emendamento 2.200 (testo 2).

PELLICINI (AN). Dichiara il voto contrario sull'emendamento 2.103. La disposizione infatti andrebbe ad aumentare le sacche di privilegio di cui già godono i cittadini appartenenti alle minoranze linguistiche (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni).

PASTORE (FI). La preoccupazione a fondamento dell'emendamento 2.103 è eccessiva, considerato che il servizio militare e quello civile non saranno in concorrenza tra loro.

PIREDDA (CCD). Dichiara il voto favorevole del suo Gruppo al 2.103, auspicando l'approvazione di un'analoga disposizione per la regione Sardegna.

GUBERT (Misto-Centro). Pur condividendo lo spirito dell'emendamento, riterrebbe preferibile un ordine del giorno per chiarire le minoranze linguistiche cui ci si riferisce e le modalità di accoglimento delle relative domande.

MANFREDI (FI). In dissenso dal Gruppo, è contrario ad un emendamento il cui contenuto è già recepito in altra parte dell'articolato.

TURINI (AN). In dissenso dal Gruppo, si asterrà.

Il Senato approva il 2.103 e l'articolo 2, nel testo emendato.

PRESIDENTE. Avverte che l'emendamento 3.100 è stato ritirato.

Il Senato approva gli articoli 3 e 4.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 5 e degli emendamenti ad esso riferiti.

STIFFONI (LFNP). Non ritiene di illustrare il nuovo testo del 5.100. (v. Allegato A).

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. per illustrato il 5.200 ed è favorevole al 5.100 (Nuovo testo).

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. E' favorevole ad entrambi.

Il Senato approva il 5.100 (Nuovo testo) e il 5.200, nonché l'articolo 5, nel testo emendato. È quindi approvato l'articolo 6.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 7 e dell'emendamento ad esso riferito.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Il 7.200 risponde alle osservazioni contenute nel parere della Commissione bilancio.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprime parere favorevole.

Il Senato approva il 7.200 e l’articolo 7, nel testo emendato.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 8 e dell'emendamento ad esso riferito.

MANFREDI (FI). L'8.100 stabilisce la necessità di valutare le esigenze nella ripartizione dei finanziamenti prescindendo dalla presentazione dei progetti.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Esprime parere favorevole, purché la specificazione aggiuntiva sia invece spostata all'interno dell'articolo.

MANFREDI (FI). Concorda e presenta il nuovo testo dell'8.100. (v. Allegato A).

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. E' favorevole.

PELLICINI (AN). Dichiara il voto favorevole.

Il Senato approva l’8.100 (Nuovo testo) e l'articolo 8, nel testo emendato. E' quindi approvato l'articolo 9.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 10 e degli emendamenti ad esso riferiti.

GUBERT (Misto-Centro). Il 10.100 e il 10.101 tendono a restituire autonomia alle università nel riconoscimento dei crediti formativi per il conseguimento di una laurea o di un diploma.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. È contraria al 10.100 e chiede una breve pausa di riflessione per potersi pronunciare sul secondo emendamento.

PRESIDENTE. Sospende la seduta.

La seduta, sospesa alle ore 12,48, è ripresa alle ore 12,53.

PRESIDENTE. Riprende i lavori.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Presenta il 10.200 e propone una modifica del 10.101, per distinguere i crediti formativi scolastici da quelli universitari. (v. Allegato A).

GUBERT (Misto-Centro). Ritira il 10.100 e accetta la riformulazione del 10.101. (v. Allegato A).

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. E' favorevole ad entrambi.

Il Senato approva il 10.200 e il 10.101 (Nuovo testo), nonché l'articolo 10, nel testo emendato.

PRESIDENTE. Passa all’esame dell’articolo 11 e dell'emendamento della relatrice ad esso riferito, che si intende illustrato.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprime parere favorevole.

Il Senato approva l’11.200 e l'articolo 11, nel testo emendato. È quindi approvato l'articolo 12.

PRESIDENTE. Passa alla votazione finale.

STIFFONI (LFNP). Nel richiamare le motivazioni espresse dal senatore Peruzzotti per la contrarietà della Lega al provvedimento, sottolinea in particolare l'impostazione centralista dell'articolo 2 che non prevede una collaborazione con le regioni e gli enti locali.

LORENZI (Misto-APE). Annuncia il voto favorevole dei senatori autonomisti per l'Europa, anche se questo non comporta una totale condivisione del provvedimento.

PRESIDENTE. Rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. Avverte che in apertura della seduta pomeridiana si darà comunicazione se e a quale ora potranno essere svolte le interrogazioni sui recenti episodi di criminalità, originariamente previste per la seduta di domani.

TABLADINI, segretario. Dà annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza. (v. Allegato B).

PRESIDENTE. Toglie la seduta.

La seduta termina alle ore 13,02.

 



RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente CONTESTABILE

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,33).

Si dia lettura del processo verbale.

TABLADINI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta antimeridiana del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Agnelli, Angius, Ayala, Barbieri, Bedin, Bo, Bobbio, Borroni, Bruno Ganeri, Brutti, Debenedetti, De Martino Francesco, Donise, Fumagalli Carulli, Lauria Michele, Leone, Lubrano di Ricco, Manconi, Occhipinti, Pagano, Papini, Passigli, Piloni, Rocchi, Salvato, Thaler Ausserhofer, Taviani, Villone.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Di Orio e Monteleone, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema sanitario; Centaro, Cirami, Curto, Diana Lorenzo, Figurelli, Greco, Lombardi Satriani, Marini, Mungari, Novi, Pettinato e Veraldi, per attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno della mafia e delle altre associazioni criminali similari; Asciutti, per attività della Commissione parlamentare d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. Le comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 9,37).

Seguito della discussione dei disegni di legge:

(4408) Istituzione del servizio civile nazionale

(329) COVIELLO. – Istituzione del servizio civile alternativo nel settore agricolo, in sostituzione del servizio militare di leva

(1015) BEDIN. – Istituzione del servizio civile nazionale

(1165) NAVA ed altri. – Norme per l'istituzione del servizio civile nazionale

(1382) AGOSTINI ed altri. – Istituzione del Servizio civile nazionale

(2118) Istituzione del Servizio civile nazionale

(4244) RESCAGLIO e VERALDI. – Istituzione del Servizio civile volontario per donne e uomini

(4286) SEMENZATO. – Aumento della dotazione finanziaria del Fondo nazionale per il servizio civile degli obiettori di coscienza

(4388) SEMENZATO ed altri. – Istituzione del Servizio civile volontario di ragazze e ragazzi

(Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione dei disegni di legge nn. 4408, 329, 1015, 1165, 1382, 2118, 4244, 4286 e 4388.

Ricordo che nel corso della seduta del 6 dicembre 2000 ha avuto inizio la discussione generale. Proseguiamo pertanto con gli interventi.

È iscritto a parlare il senatore Semenzato. Ne ha facoltà.

SEMENZATO. Signor Presidente, l’approvazione della legge sul servizio civile rappresenta un momento importante dell’attuazione del programma originario del centro-sinistra.

In questi ultimi mesi è forse sembrato che l’approvazione della legge sul servizio civile fosse una sorta di impuntatura dei Verdi e che i mille emendamenti da me presentati al disegno di legge sulla leva non fossero altro che l’espressione di una cultura antimilitarista. Certo, al contrario di molti colleghi io rivendico e do importanza alle culture antimilitariste, ritenendole rappresentazioni di modelli di società basati sulla solidarietà e il rispetto della persona umana e, contemporaneamente, uno dei migliori antidoti a tentazioni e, talvolta, degenerazioni ad utilizzare lo strumento militare come soluzione delle controversie internazionali, cioè a porsi al di fuori del senso e della lettera della nostra Costituzione.

Vorrei invece dire che l’insistenza per l’approvazione di questa legge nasce da un obiettivo di ben più alto respiro, un respiro ribadito proprio in questi giorni da Romano Prodi nella prefazione alla ricerca sul servizio civile nell’ambito della Federsolidarietà/Confcooperative. Dice Prodi: "Non credo sia frequente che al servizio civile sia dato un ruolo prioritario in un programma politico di governo. Se questo si è verificato nel 1996 è perché per l’allora ministro della difesa Nino Andreatta, con cui le discussioni in materia erano quasi quotidiane, il servizio civile doveva divenire uno dei fondamentali momenti di rapporto fra il nuovo cittadino e lo Stato. Esso non poteva e non doveva mai (anche questa era quasi un’ossessione)" - continua Prodi - "divenire un modo per evadere dalle proprie responsabilità, ma doveva essere lo strumento principe per favorire la partecipazione democratica dei giovani cittadini. Forse anche di più: doveva essere il momento fondamentale che lega ogni cittadino e ogni cittadina alla propria comunità. Il nostro problema" - continua Prodi - "era quello di farlo bene perché nulla spaventava più il professor Andreatta del rischio di quella che egli chiamava una potenziale cialtroneria, cioè di un ruolo non eticamente serio di impegno e di organizzazione nell’esercizio del servizio civile. Come si vede, il problema andava ben oltre la pur evidente utilità di questo servizio. Esso doveva essere un contributo doveroso e obbligatorio alla propria comunità, da svolgere anche attraverso associazioni, cooperative, strutture volontarie e altre organizzazioni da costruire al servizio dei cittadini. Per l'Ulivo il servizio civile doveva divenire il grande strumento di solidarietà democratica di un Paese in cui vi era sempre più bisogno di momenti di solidarietà costruttiva e generale".

Questo era il programma enunciato e ribadito proprio recentemente da Prodi rispetto al servizio civile. Si tratta oggi, nelle diverse condizioni, di portare a compimento il progetto in questa legislatura.

La mia convinzione è che la riforma della leva rappresenti una grande occasione per rilanciare e reimpostare il servizio civile. Si tratta di uscire da una situazione che ha sempre visto il servizio civile come sottoprodotto del servizio militare e rispondere invece alla domanda principale che si può così formulare: l'Italia ha bisogno di un servizio civile?

La risposta a questa domanda è un sì convinto, basato sul fatto che un Paese ricco e industrializzato come il nostro ha il dovere di mettere in atto meccanismi di solidarietà a sostegno dei settori e delle persone più disagiate della società e di intervenire sulle grandi questioni di carattere culturale e ambientale necessarie alla crescita del nostro Paese.

Per questo i grandi riferimenti del servizio civile sono non tanto o non solo nell'articolo della Costituzione che parla di servizio alla Patria, ma anche nell'applicazione della Costituzione in tema di doveri di solidarietà sociale dei cittadini, di dovere della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana, di dovere dei cittadini di svolgere un'attività e una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società.

Proprio per questo carattere il servizio civile ha la necessità di vedere d'ora in poi partecipazione e coinvolgimento, non solo dei ragazzi ma anche delle ragazze. I punti cardine di un nuovo servizio civile possono, a giudizio dei Verdi, essere riassunti in tre criteri.

Il primo è avere chiarezza sulle finalità e sugli obiettivi da realizzare, anche perché ciò innalza sia l'efficacia del servizio civile sia la sua dimensione formativa. Una ricerca condotta dal Centro sociale ambrosiano di Milano ci dice che i progetti basati sulla certezza degli obiettivi e il coinvolgimento del giovane producono anche un salto qualitativo, oggi nella formazione dell'obiettore, domani nella formazione del volontario per il servizio civile.

Si cita in quel rapporto il caso di due giovani, ambedue chiamati ad inviare fax e a fare un lavoro di archiviazione dei dati. Il primo, lavorando in un comune, dava un giudizio negativo della propria esperienza; il secondo, inserito e coinvolto in un progetto di valorizzazione del commercio equo e solidale, ne dava un giudizio fortemente positivo per la formazione della sua personalità.

Una seconda modalità che deve essere messa in particolare rilievo è quella legata al servizio civile per la pace. Sviluppando un punto già presente nella legge n. 230 del 1998, credo vada individuato in maniera organica una ambito di servizio civile con caratteristiche specifiche, che articoli il tema dei caschi bianchi dell'ONU, ormai sempre più presente nel dibattito politico internazionale. Si tratta di un aspetto rilevante del progetto di legge in discussione.

Il terzo punto è legato al fatto che il giovane o la giovane facciano il servizio civile come scelta volontaria. Credo sia giusto e necessario fare una scommessa sui giovani, sulle loro motivazioni ideali, sulla loro sensibilità ai temi della solidarietà e dell'impegno civile, anche perché sono convinto che la scelta della solidarietà ha come carattere intrinseco una componente formativa per il giovane; qualità formativa che va riconosciuta e valorizzata.

Uno dei punti di questa discussione è il raffronto tra servizio militare e servizio civile. Io credo che i due servizi siano profondamente diversi, ma ritengo che questa diversità non possa significare mai disparità. Non sono d'accordo sulla richiesta del Polo che ritiene debba esserci, pur nella volontarietà di entrambi i servizi, un disincentivo a livello di retribuzione per coloro che svolgono il servizio civile. Tale proposta lascia soprattutto perplessi per la scarsa fiducia nella riforma delle Forze armate, da parte di coloro che non solo l'hanno votata ma sostengono di averla voluta per primi.

Allora, o quella riforma è valida e perciò non c'è niente da temere quanto all'attrattiva del nuovo esercito per i giovani, oppure s'impone una riflessione non solo sulla riorganizzazione ma anche sul senso dello strumento militare.

Mi rivolgo ai colleghi del Polo, ricordando che per molti anni hanno sostenuto che il servizio civile era una scelta di giovani lavativi, imboscati, deresponsabilizzati; insomma un pezzo di società che rifuggiva dai doveri costituzionali. Si è capito che la realtà era l'esatto contrario di questa tesi.

E' stata l'inutilità della leva, l'incapacità delle gerarchie militari di dare un senso e una motivazione al dovere di servire la Patria che ha portato alla necessità di abolire la leva obbligatoria e che vede in questa fase transitoria l'esplodere di domande per il servizio civile.

Non si capisce però perché, nel momento in cui diventa una libera scelta, una libera opzione, e quindi non c'è più quel meccanismo che faceva sì che il servizio civile e il servizio di leva fossero vasi comunicanti (per cui se aumentava uno, diminuiva l'altro), da oggi si stabilisce una procedura punitiva verso chi vuole scegliere il servizio civile.

E' del tutto evidente che questo è un ragionamento privo di senso e persino paradossale. L'idea di punire la scelta di servizio civile per avere più afflusso di giovani su quella militare non ha senso. Sarebbe come chiedere un alto tasso di disoccupazione perché così un maggior numero di giovani verrebbe spinto per bisogno a fare il servizio militare.

Studiamo invece - e questo può essere un contenuto della delega al Governo - diverse modalità con cui lo Stato possa supportare la scelta del servizio civile; ma credo che in questo dibattito ci sia in gioco qualcosa di più.

Cari colleghi del Polo, voi volete continuare a perseguire uno scontro tra due culture, quella militare e quella della solidarietà.

ZANOLETTI. Ma se votiamo a favore!

PIREDDA. Ti stai inventando i nemici.

SEMENZATO. Questi sono i temi che sono stati posti. Vi chiedo di uscire da questo schema perché non funziona, non è adatto alle esigenze di una nazione civile, impegnata in opzioni di pace. (Forte brusio in Aula. Richiami del Presidente). La volta precedente ho ascoltato gli interventi fatti in discussione generale dai rappresentati del Polo…

ASCIUTTI. Senza nemici, non andate avanti. Noi votiamo a favore!

SEMENZATO. Mi fa piacere.

PIREDDA. Cosa ti fa piacere?

SEMENZATO. Mi fa piacere che votiate a favore e che vi sia un'ampia omogeneità, perché questo significherà che sulle conclusioni potremo essere d'accordo.

Come ha affermato più volte la Corte Costituzionale, ci sono vari modi di servire la Patria e credo che dobbiamo dare credito a tutti i percorsi possibili. Nelle tante visite fatte in Bosnia, Kosovo, Albania insieme ai colleghi della Commissione difesa, è apparsa evidente l'utilità di un'integrazione tra corpi militari e corpi civili disarmati, cioè quelli che comunemente vengono chiamati caschi bianchi.

Ho più volte ricordato come nell'agenda per la pace del Segretario generale dell'ONU, Boutros Ghali, venisse sottolineato proprio il ruolo che i civili sono chiamati a svolgere nel contesto internazionale. Egli diceva che in modo crescente il mantenimento della pace richiede che il personale civile, gli specialisti politici, gli osservatori con funzioni di vigilanza sul rispetto dei diritti dell'uomo, il personale incaricato per le elezioni, gli specialisti per i rifugiati e per l'aiuto umanitario, giochino tutti un ruolo altrettanto centrale rispetto a quello giocato dal personale militare.

L'Italia è piena di esperienze in questa direzione. Numerose organizzazioni non governative e associazioni hanno maturato una vasta e profonda esperienza attraverso la messa in atto di azioni volte alla mediazione e alla promozione della fiducia tra i belligeranti, all'assistenza umanitaria, alla reintegrazione, alla riabilitazione, alla ricostruzione, al controllo e al miglioramento della situazione dei diritti umani.

In questa prospettiva, diversi obiettori di coscienza hanno potuto svolgere il servizio civile all'estero nelle aree di crisi e di conflitto; un'esperienza che questa legge può rafforzare e istituzionalizzare in maniera positiva. (Applausi dal Gruppo Verdi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Piredda. Ne ha facoltà.

PIREDDA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, ho interrotto, e me ne scuso, il collega Semenzato solo per quanto riguarda l'invenzione che il Polo avrebbe chissà quali pretese sul servizio civile. Ho detto che stava inventando degli avversari. Per un fatto dialettico è poco male se questa invenzione avviene in Aula, il problema è che magari andrà a dirlo anche in giro, ma questo non ci dispiace perché dimostreremo che così non è.

Credo che del servizio civile ci fosse necessità non da ora ma da molto tempo, direi dal momento in cui è stata prevista l'opzione dell'obiezione di coscienza. Finora, infatti, gli obiettori di coscienza sono stati sostanzialmente abbandonati a se stessi o affidati agli enti presso i quali svolgevano l'obiezione. Mi pare invece assolutamente elementare che non si possano lasciare senza un inquadramento generale, sia riguardo alla filosofia dell'agire che agli obiettivi da perseguire, i giovani che hanno scelto l'obiezione di coscienza. Non ho mai pensato che potessero essere dei lavativi quelli che sceglievano l'obiezione di coscienza, anche perché il più giovane dei miei figli ha scelto di fare l'obiettore e dei tre figli è il più impegnato anche nel volontariato.

E' dunque arbitrario inventare che il Polo è contro l'obiezione di coscienza. Il mondo cattolico non è mai stato contro il servizio civile e neppure contro l'obiezione di coscienza. Analizzando la storia del nostro Paese, rispetto a chi ha sollevato il problema del possibile non ricorso alle armi per la difesa della Patria, il collega Semenzato scoprirebbe che il mondo cattolico è avanti al mondo laico.

SEMENZATO. Ma l'Ulivo è avanti al Polo. Il Polo la pensa diversamente.

PIREDDA. Io credo che i colleghi che interverranno dimostreranno per la loro parte che così non è, e anche se parte del Polo avesse qualche perplessità, credo che ciò non influisca affatto sul giudizio che il Centro Cristiano Democratico chiede dall'opinione pubblica.

Intendiamoci, io sono favorevole al servizio civile, tuttavia non mi esimo dal fare alcune critiche al provvedimento, a come si intende realizzare il servizio civile.

Cominciamo dall'articolo 1. Credo che il provvedimento, pur perseguendo nobilissimi obiettivi, scelga strumenti pessimi, sia piuttosto abborracciato. Cercherò di dimostrare quali sono i punti sui quali secondo me il Governo dovrebbe riflettere meglio, prima di far diventare definitiva una legge che ha una serie di contraddizioni al suo interno. L'articolo 1 afferma che è istituito il servizio civile nazionale finalizzato a concorrere in alternativa al servizio militare obbligatorio.

Intanto è un concetto superato perché il servizio militare obbligatorio è abolito, o no, senatore Semenzato? Se muovo una critica di questo genere è perché il Parlamento ha abolito il servizio militare obbligatorio a partire dalla leva del 1985 e finalmente, essendo stato istituito l'esercito professionale, come in tutti i Paesi europei, il servizio civile non è alternativo al servizio militare obbligatorio.

Tra le altre cose, la senescenza di questa norma deriva anche dall'inciso successivo della lettera a) in cui si afferma che il servizio civile nazionale è finalizzato a concorrere alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari. Anche questa previsione mi sembra un di più sulle logiche.

Condivido assolutamente il contenuto della lettera b) sul quale non è necessario esprimere alcuna osservazione perché "favorire la realizzazione dei princìpi costituzionali di solidarietà sociale" è nella logica del servizio civile.

Mi sembra poi che quanto stabilito dalla lettera c), in cui si dichiara che il servizio civile nazionale è volto a "promuovere la solidarietà e la cooperazione a livello nazionale ed internazionale", non sia proprio del servizio civile ma della politica del Governo, della politica estera del nostro Paese. La cosa che però in un certo senso meraviglia è che il servizio civile si ponga come obiettivo l'educazione alla pace fra i popoli. Educhiamo il popolo italiano alla pace tra i popoli e questo è fuori discussione ma non è solo il servizio civile a farlo; oppure pretendiamo di andare all'estero per educare alla pace fra i popoli la popolazione del Paese in cui inviamo i nostri giovani. Mi sembra qualcosa di spropositato, fuori misura.

Condividiamo poi quanto stabilito nella lettera d) e non solleviamo obiezioni in merito, mentre consideriamo un sovrappiù quanto previsto con la lettera e) la quale stabilisce che il servizio civile nazionale è finalizzato a "contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all'estero". Siamo d'accordo sul fatto che il servizio civile non rappresenti una perdita di tempo per i ragazzi e le ragazze che lo svolgono e approviamo quindi il fatto di prevedere elementi di preparazione professionale o preprofessionale per il loro inserimento come lavoratori nella società, ma perché fare riferimento anche alle attività svolte in enti e amministrazioni operanti all'estero? Questo inciso mi sembra esagerato.

La delega al Governo prevista all'articolo 2 è ovviamente fuori discussione dal momento che questo disegno di legge è già troppo dettagliato, figuriamoci se avessimo dovuto non inserire la delega al Governo per l'attuazione dei princìpi di base del servizio civile.

Accogliamo poi la correzione proposta dalla Commissione in merito alla emanazione di più decreti legislativi da parte del Governo che devono quindi essere varati entro dodici mesi e non più entro diciotto dalla data di entrata in vigore della legge. Tali decreti legislativi sono emanati, in base a quanto stabilito nel comma 3 dell'articolo 2 del provvedimento, nel rispetto dei princìpi di cui all'articolo 1 e secondo i criteri successivamente citati, tra i quali è previsto quello dell'ammissione al servizio civile volontario di uomini e donne sulla base di requisiti oggettivi e non discriminatori. Vorrei sapere cosa significa la specificazione "non discriminatori" dal momento che uomini e donne, ragazzi e ragazze sono equiparati.

Inoltre, successivamente si stabilisce che persino i riformati nel cosiddetto esame di leva o nell'ammissione all'esercito professionale possono chiedere di far parte del servizio civile.

La seconda parte riguarda il periodo nel quale viene attivato il servizio civile contemporaneamente al servizio di leva: le due parti della legge regolamentano da un lato il servizio civile quando è in atto l'esercito professionale; dall'altro, in attesa che l'esercito professionale sia attivato, fa sì che valgono le norme contenute dall'articolo 3 in poi.

Successivamente all'articolo 2, comma 3, nel testo proposto dalla Commissione di cui stavamo dicendo, è introdotta la lettera i) laddove è detto: "garanzia di analoghe condizioni tra il servizio civile e quello militare in riferimento alla scelta vocazionale, ... agli orari di servizio e per il tempo libero, agli emolumenti e ai requisiti e ai tempi relativi al differimento, alla sospensione o all'esenzione del servizio". Cosa vuol dire tutto questo?

Siamo d'accordo che vi sia una equiparazione tra servizio civile e servizio militare. Una norma di questo genere, però, introduce confusione. Quindi sarebbe opportuno che questa introduzione, realizzata in sede di Commissione, fosse rivista.

All'articolo 2, comma 5, nel testo proposto dalla Commissione, vi è un'altra perla: "Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato con le modalità di cui all'articolo 6, sono stabiliti i requisiti di ammissione al servizio civile in relazione alle differenti tipologie di impiego". Se si prevedono differenti tipologie di impiego allora l'equiparazione in senso assoluto sembrerebbe un po' esagerata.

All'articolo 5, lettera b), rimasta identica nel testo proposto dalla Commissione, è detto che debbono essere ritenuti idonei anche i cittadini riformati per inabilità al servizio militare, i quali debbono essere giudicati dal Servizio sanitario nazionale. Che cosa vuol dire? Che si può verificare sia il caso di un giovane che in sede di esame di idoneità alla leva è stato riformato e chiede poi di effettuare il servizio civile sia quello di chi chiederà, quando esisterà l'esercito professionale, di essere arruolato nello stesso, e viene giudicato inidoneo. In entrambe le fattispecie si dice che il giudizio per il servizio civile deve essere dato dal Servizio sanitario nazionale. Vi sarebbero dunque due autorità sanitarie: l'autorità sanitaria militare - e tutti coloro che hanno prestato servizio di leva sanno che esistono i medici dell'ospedale militare che giudicano sull'adeguatezza fisica dell'aspirante o del coscritto - e il Servizio sanitario nazionale che qui si introduce, il quale però ha il vincolo di accogliere senza discriminazione i cittadini riformati per inabilità al servizio militare.

Credo che un po' di confusione ci sia. Sarebbe quindi opportuno che si chiarissero questi aspetti perché, tra l'altro, all'articolo 8, nel testo proposto dalla Commissione, è detto che il Governo detta i criteri in base ai quali il Servizio sanitario nazionale valuta l'idoneità alla prestazione del servizio civile dei giovani, di cui all'articolo 5 comma 3. Non è il Servizio sanitario nazionale che oggettivamente dichiara se l'aspirante al servizio civile eventualmente riformato, se è in periodo di leva o respinto dall'esercito professionale, è idoneo, capace o rende pericoloso il suo servizio o ha insufficienza cardiaca tale per cui rischia di "lasciarci le penne" durante il servizio. In tal caso avremmo cause di servizio a non finire. Il Governo stabilisce i criteri in base ai quali il Servizio sanitario nazionale valuta l'idoneità alla prestazione del servizio.

Credo che chiunque analizzi questi passaggi, che io ho sommariamente indicato, possa scoprire che il legislatore era piuttosto distratto, comunque non aveva sufficiente attenzione alle norme che scriveva.

Queste sono, caro collega Semenzato, osservazioni su come questa maggioranza ha attuato un principio giustissimo come la creazione di un servizio civile nazionale che può essere utilizzato per l'adempimento dei giusti obiettivi indicati nell'articolo 1.

Non si fa alcun riferimento alle spese. Non sosteniamo che lo Stato non debba spendere per istituire il servizio civile, ma solo che questa maggioranza, che ha dimostrato di non essere sufficientemente attenta alle spese, si è guardata bene, in tutti i settori, dal pensare di tagliare le spese per diminuire le tasse.

Non vorremmo che ci fosse una straordinaria "infornata". Semmai occorrerebbe adottare il principio per cui, se al servizio civile accedono 50 persone, queste devono essere tolte dall'esercito professionale; sarebbe giusto mettere un tetto all'interno del quale il Governo possa stabilire chi entra con funzione militare nell'esercito professionale e chi nel servizio civile, dal momento che quest'ultimo ha lo stesso trattamento dell'esercito professionale. Mi sembrerebbe opportuno mettere anche al Governo un limite.

Fatte queste osservazioni, credo che il disegno di legge debba essere approvato. Sarà poi il Governo a rivedere le questioni. Spero che ad attuare i decreti di cui all'articolo 2 non sia un Esecutivo pasticcione come quello attuale, ma uno un po’ più attento. (Applausi dal Gruppo CCD e del senatore Pellicini).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Andreolli. Ne ha facoltà.

ANDREOLLI. Signor Presidente, signori del Governo, parlo brevemente a nome del Gruppo del Partito popolare per dichiarare convintamente il nostro favore a questo provvedimento, con buona pace del collega Piredda, che ha testé concluso il suo intervento. Mi pare che egli si sia sforzato di inventare un microscopio per cercare peli nell'uovo, ma siccome non ce ne sono, se li è inventati, come donna Prassede di manzoniana memoria che scambiava la propria volontà per la volontà del cielo. Poi dirò anche perché.

Altri hanno sottolineato giustamente l'importanza strategica di questo disegno di legge, che è la conseguenza diretta della recente legge sul servizio militare volontario, quindi non più obbligatorio, a seguito della ben nota sentenza della Corte costituzionale che ha fornito un'interpretazione nuova e più dinamica dell'articolo 52 della nostra Costituzione, che stabilisce che la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino. Credo che sia l'unico punto della nostra Carta fondamentale dove si parla di un sacro dovere, quindi di una sacralità civile per quanto riguarda il dovere dei cittadini nei confronti della Patria. Recita ancora la Costituzione che il servizio militare è obbligatorio nei limiti e nei modi stabiliti dalla legge.

La legge, cui facevo riferimento, sul volontariato nel servizio militare non ha abolito, collega Piredda, il servizio militare obbligatorio ma lo ha semplicemente sospeso, tant'è vero che la legge stessa prevede che, in caso di guerra, si ritorni a combattere. E questa è stata una decisione saggia perché consente alle nostre Forze armate di essere modernizzate e alla pari con le altre Forze armate, quanto meno, dell'Europa.

Come abbiamo avuto modo di ascoltare negli interventi svolti ieri in quest'Aula, per fortuna le nostre Forze armate più che alla difesa interna della Patria sono ormai al servizio del processo di pacificazione e di democratizzazione di molti Stati dell'Europa dell'Est e di molte aree in crisi del mondo.

Basta qui ricordare cosa ha rappresentato per l'Europa questo salto di qualità. Il '900 è stato il secolo delle guerre fratricide. Abbiamo studiato sui libri di storia la famosa guerra dei Trent'anni: ma tra il 1915 e il 1945, in questo breve lasso di tempo, siamo stati capaci di scatenare ben due guerre mondiali, che oggi, per fortuna, sono acqua passata.

Due sono i punti fondanti della legge al nostro esame. Innanzi tutto vi è l'articolo 1 che stabilisce le finalità. Al collega Piredda testè intervenuto, voglio dire, invece, che condivido in toto questo articolo che fissa i cardini fondamentali del provvedimento, in quanto fa riferimento ai princìpi di solidarietà sociale, alla solidarietà e alla cooperazione sia nazionale che internazionale, punto quest'ultimo sul quale insisto dal momento che ormai il servizio civile è proiettato dalla legge non solo all'interno del nostro Stato nazionale ma, con enormi potenzialità, anche verso le aree in crisi del mondo; è rivolto alla valorizzazione del patrimonio della nazione per la tutela dell'ambiente e dei beni storici artistici, per la protezione civile e per la formazione civica.

Da questo punto di vista sono abbandonati i timori, che qualcuno aveva, in merito al fatto che, abolendo il servizio militare obbligatorio, si creasse lo sfascio. Dobbiamo prendere atto che oggi la maggior parte dei giovani italiani non sceglie tendenzialmente il servizio militare ma preferisce optare per l'obiezione di coscienza.

Questa legge supera le contraddizioni dell'obiezione di coscienza che - pur essendo stata condannata ma avendo comunque rappresentato una grande conquista civile - ha però mostrato i propri limiti. Molti, infatti, hanno optato per questo servizio non per convinzione ma per evitare il servizio militare obbligatorio.

Questa è la situazione in cui ci troviamo oggi. Certo, il secondo passaggio è la grande sfida al Governo, al quale è stata concessa una delega, da esercitare in dodici mesi, per stabilire l'organizzazione del servizio su base volontaria. Questa è la sfida e mi auguro, collega Piredda, che sia questo Governo ad esercitare tale delega in quanto sono convinto che, essendo quest'ultimo il proponente di tale legge, sia più in grado di un futuro Esecutivo di esercitare concretamente la delega concessagli dettando le basi perché questo servizio sia efficace ed efficiente.

Si tratta di un problema enorme in quanto tale normativa diventerà uno strumento fondamentale nel processo educativo dei nostri giovani, uomini e donne, come abbiamo precisato. Certamente, bisogna stabilire le modalità di accesso e non vi è contraddizione dal momento che sappiamo benissimo che questa legge prevede che si operi su progetti.

Colleghi, non è la stessa cosa stabilire in un progetto l'attitudine ad andare a lavorare in Africa, alla protezione dell'ambiente o alla tutela del patrimonio storico artistico. E' indubbio che, a seconda delle attitudini e degli interessi, le persone vanno canalizzate nei singoli progetti: questa è la finalità dell'esercizio della delega.

Il disegno di legge, per quanto riguarda la delega, parla anche della durata dei progetti e certamente anche questo è importante. L'articolo 3 del disegno di legge, che parla di enti e organizzazioni privati, prevede chiaramente che questi progetti possano essere presentati sia da enti pubblici, territoriali e non, sia da soggetti privati e dice in sostanza che i soggetti privati devono presentare progetti con finalità di almeno tre anni: ed è giusto che sia così, in quanto, se un gruppo di persone va a lavorare ad un progetto con una previsione di almeno tre anni, si ha il tempo per preparare queste persone alle finalità del progetto e per poterlo attuare, mentre se il tempo fosse molto più breve questo diventerebbe impossibile.

È importante anche l'altro criterio stabilito all'articolo 2, riguardante i trattamenti giuridici ed economici, perché è chiaro che il timore che questo servizio civile faccia cilecca, che nessuno vi acceda, è legato anche alle possibilità che questi giovani, probabilmente molto spesso anche disoccupati, avranno di valorizzare la propria personalità in questo periodo di tempo. La norma quindi stabilisce una comparazione fra il trattamento economico dei militari e quello di questi servizi civili. Io insisto anche sull'opportunità di una copertura idonea ai fini assicurativi e previdenziali, ai fini della pensione: almeno, i giovani che lavoreranno in questi servizi per tre-quattro anni potranno vedere in futuro riconosciuto questo periodo anche ai fini della pensione.

La delega va esercitata anche in ragione delle disponibilità finanziarie del Fondo nazionale per il servizio civile, e questo è un altro punto dolente, perché indubbiamente il Governo dovrà dimostrare una grossa capacità progettuale, una necessità di investire molto nella formazione e nella preparazione dei giovani per poter poi attuare questi progetti. Si tratta quindi di abbandonare singoli servizi individuali che, come spesso oggi accade con l'obiezione di coscienza, vedono dei ragazzi abbandonati a se stessi, in piccole unità, che magari soddisfano loro personalmente perché sono vicini a casa e tirano a campare, ma non soddisfano la finalità della legge.

Occorre quindi un forte sforzo per l'organizzazione della preparazione dei giovani per attuare i progetti e comunque per dare loro un'occasione straordinaria di sviluppo formativo e professionale e della preparazione all'ingresso nel mondo del lavoro.

Qui ci soccorre la legge, appena approvata dal Parlamento, n. 383 del 7 dicembre 2000, sulla disciplina delle associazioni di promozione sociale, perché, come prevede l'articolo 3 di questo disegno di legge, i soggetti interessati a presentare progetti possono essere sia delle strutture pubbliche, come ho detto prima, sia enti e organizzazioni privati. Questa proposta è quindi una grande sfida anche per il volontariato sociale, che può avere uno strumento di utilizzazione di giovani, uomini e donne (questo è importante: si parla anche delle donne, messe così su un piano di parità), che possono partecipare, all'inizio della loro vita lavorativa o di formazione, ad un progetto di grande impegno civile, rivolto - insisto - soprattutto sui Paesi delle aree di crisi del Terzo mondo dove i giovani possono dare il meglio di sè e possono far verificare che la loro nazione di origine è in grado di esportare non solo le armi ma segni concreti di umanità e di disponibilità verso il Terzo mondo che soffre o che non è in grado di risollevarsi dalle sue crisi economiche e morali.

In conclusione, le finalità sono buone, i princìpi per la delega ci sono tutti e sono coerenti fra di loro; è necessario fare uno sforzo perché questo impianto organizzativo sia efficiente ed efficace. Vi è un unico neo, ed è che si prevede una copertura finanziaria che io oso dire essere appena sufficiente: 220 miliardi per il 2000, 230 per il 2001 e 250 per il 2002. È appena sufficiente per iniziare; ci vogliono molti più soldi perché questa sfida sia vincente. Certo, il denaro non è sufficiente, però è la premessa per una buona organizzazione, perché la preparazione di base avvenga, perché i ragazzi non siano lasciati soli, affinché si sentano partecipi di un processo di crescita civile che intendono condividere perché scelgono il progetto più adatto per loro. È una sfida anche per il volontariato, che dopo la recente legge ha un'occasione straordinaria di dimostrare la possibilità per la società civile, a prescindere dall'ente pubblico, anche se con il finanziamento del medesimo, di organizzare un lavoro di innovazione nei confronti dei giovani e metterli in condizione di avere più speranza nel futuro. La ringrazio, signor Presidente. (Applausi dal Gruppo PPI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pellicini. Ne ha facoltà.

PELLICINI. Signor Presidente, onorevoli senatori, ero venuto stamattina in quest'Aula con l'intenzione di fare un discorso essenzialmente tecnico, cercando di non finire in schieramenti ideologici, e intendo continuare sulla base di questa mia premessa. Devo però esordire esternando un certo stupore per la crociata che il senatore Semenzato - che mi dispiace non sia presente - sta facendo contro gli avversari, contro coloro che, come diceva Tartarin di Tarascona, sarebbero visceralmente contro questo provvedimento - e saremmo noi quelli - perché non era proprio il caso.

Dobbiamo dire con tutta serenità che in questa legislatura, che per un verso, amici senatori, è la legislatura delle riforme mancate, per altro verso, per quanto concerne i problemi della difesa, abbiamo in comune fatto un grande lavoro. Abbiamo approvato la legge sull'obiezione di coscienza, con il voto contrario della sola Alleanza Nazionale (successivamente tornerò su questo punto); Abbiamo approvato la riforma della leva, abolendola; abbiamo approvato l'introduzione dell'esercito femminile. Ed ora, alla trilogia, veniamo ad aggiungere l'approvazione del disegno di legge sul servizio civile.

Vorrei ricordare, e credo di potermi rivolgere serenamente ai colleghi, che tutto quello che ha riguardato il comparto difesa è passato con i voti e con la collaborazione determinante dell'opposizione. Abbiamo reso possibile andare in Albania, in Bosnia, in Kosovo, perché senza i voti del centro-destra il Governo non avrebbe avuto i numeri per farlo, data l'opposizione dei Verdi, di Rifondazione Comunista e dei Comunisti Italiani; quindi, rivendico al centro-destra, alla minoranza, di aver fatto puntualmente quello che deve fare un'opposizione responsabile allorquando ci sono di mezzo gli interessi nazionali e, come sempre, ci sono interessi nazionali nel campo della difesa e della politica estera.

Quindi non c’era motivo di attaccare il Polo in questo modo, come ha fatto il senatore Semenzato.

Mi viene in mente – mi sia consentito un breve cenno – quel famoso proverbio che dice: "I figli dei gatti acchiappano i topi". Non è di derivazione maoista (il colore del gatto che mangia il topo non ha importanza), è semplicemente un proverbio messo in bocca a Geppetto, il babbo di Pinocchio. Quando ho sentito il senatore Semenzato fare quelle affermazioni mi è venuto in mente, purtroppo, e non ricordo volentieri quei tempi, quando vi erano altri motti (ecco il gatto che mangia davvero il topo), quando si diceva: "vernicia di rosso il tuo poliziotto", "camerata basco nero il tuo posto è al cimitero" e così via. Sono antichi retaggi di quella cultura che stenta ancora a morire. Questo è il punto.

Vedete, signori, il discorso sul servizio civile non va affrontato in termini militaristi o antimilitaristi, va affrontato in termini seri. Siamo tutti d’accordo, amici, senatori, che sarebbe bello un mondo dove non ci fossero i militari. Che bello! Potremmo andare a perdere il nostro tempo in barca a vela, in tante piacevoli occupazioni a seconda delle tendenze, anche sessuali, di ciascuno. Purtroppo però l’esercito è necessario perché non si va con le vergini salmodianti a dividere i kosovari dai serbi, ci si va con l’esercito. L’esercito, signori, è una dura necessità ed è anche un duro mestiere. Allora, gli appelli al pacifismo a senso unico, quasi che il servizio civile sia un’alternativa morale al servizio militare, lasciano il tempo che trovano. Ecco perché – chiudo l’argomento e la pur modesta polemica – voglio tornare al vero concetto dei disegni di legge che andiamo discutendo.

Dicevo che abbiamo approvato tre leggi importantissime. Alleanza Nazionale fu contraria all’obiezione di coscienza non perché insensibile alle culture altrui; lo dico agli amici cattolici, agli amici della sinistra: noi rispettiamo coloro i quali, per ragioni profonde, non intendono portare le armi. Ne prendiamo atto. Anche se non abbiamo la medesima opinione, rispettiamo queste culture. Noi fummo contrari all’obiezione di coscienza perché fu la prima legge a passare rispetto ad una trilogia e passava in un momento in cui non si era ancora riformato l’esercito, non si avevano ancora le idee chiare su dove andare a parare; la riforma del servizio di leva è successiva e temevamo che, seguita dall’obiezione di coscienza, avrebbe sostanzialmente messo in ginocchio l’esercito attuale.

Ebbene, questo si è verificato. Sono state presentate più di 120.000 domande di obiezione di coscienza. I nostri comandi – è bene che si sappia – sono preoccupatissimi perché la seconda legge della trilogia, e cioè la riforma del servizio militare in senso volontario, presuppone sette anni di termine – nelle tribune sono presenti parecchi ragazzi ed è bene che sentano – per passare dalla leva all’esercito volontario; in questi sette anni è previsto che il contingente di leva diminuisca e che mano a mano salgano i volontari. Abbiamo bisogno di 190.000 volontari nelle tre armi: l’inflazione dell’obiezione di coscienza per motivi – fatemelo dire – che spesso e volentieri non sono sentiti ma sono un comodo mezzo per non andare a fare il soldato (mi darete infatti atto che è impossibile che il problema, con più di 120.000 domande, sia scoppiato dall’approvazione della legge in poi, evidentemente alcuni sono obiettori veri altri sono obiettori di comodo; per carità, scelte per scelte) sta mettendo in crisi proprio il passaggio dalla leva all’esercito volontario. Ecco perché noi di Alleanza Nazionale eravamo contro.

Intendiamoci bene: noi siamo convinti che chi non vuol fare il soldato è meglio che stia a casa. Non volevamo convincere tutti con la forza a fare il militare: meglio un militare convinto che cinque militari demotivati. Tuttavia temevamo - e purtroppo, ahimè, siamo stati cattivi profeti (anzi, buoni o cattivi profeti a seconda dei punti di vista) - che ciò capitasse, come è poi capitato.

Affrontando oggi l’istituzione del servizio civile devo fare tuttavia un’ammissione. In questi cinque anni di Senato ho modificato parzialmente le mie opinioni di principio, con ciò dimostrando forse che la destra è pragmatica e non si trincera dietro principi immutabili.

In Kosovo, in Albania, in Bosnia ho visto il dolore delle popolazioni e ho visto, con orgoglio, l'impegno del volontariato italiano. Accanto ai nostri soldati, i nostri volontari hanno fatto tanto e oggi, purtroppo, ne pagano le conseguenze, con morti misteriose e situazioni difficilissime.

Mi sono convinto del fatto che un volontariato serio non deve essere necessariamente antimilitarista. La dicotomia per cui chi non fa il soldato deve per forza essere antimilitarista è assurda e sfocia purtroppo in episodi inaccettabili. Ecco che "i figli dei gatti acchiappano i topi": la nostra Marina ad esempio, fu coperta di uova marce nel corso di una manifestazione guidata addirittura da un Ministro in carica, dopo che una nave albanese che caricava i profughi fu accidentalmente speronata. Questa mentalità deve essere, se non estirpata, superata e devo dare atto a formazioni diverse della sinistra, ai DS per esempio, di non far più pratica di quel trito antimilitarismo, che ha indotto spesso la gente a passare a destra. Permettetemi un piccolo ricordo personale: se non fossi stato preso a sputi in piazza, nel 1968, quando ero ufficiale dell'Arma di complemento dei carabinieri, probabilmente non mi sarei iscritto l'anno seguente al MSI. Tali situazioni comportano reazioni di questo tipo.

Chiusa la parentesi personale, riconosco che il servizio volontario è importante. Siamo quindi propensi, in base all'esito della discussione di questa mattina, ad esprimere un voto favorevole, ad alcune condizioni.

Premesso che concordiamo sull'importanza del servizio civile e sull'equiparazione costituzionale del servizio militare al servizio civile; premesso che rispettiamo e apprezziamo i volontari e che ci hanno riempito d'orgoglio i ragazzi e le ragazze operanti in situazioni di pericolo (il pericolo non è solo quello militare ma è anche quello della malattia e della miseria), dichiariamo chiaramente e fortemente che non si può equiparare in tutto e per tutto il servizio civile al servizio militare.

Cari amici, le mappe si possono usare all'ufficio del catasto o in Kosovo per sminare le bombe all'uranio impoverito. In entrambi i casi si tratta sempre dell'uso di mappe, ma sussistono delle differenze.

Occorre, in primo luogo, che il ministro Mattarella mantenga fede all'impegno assunto quando dichiarammo chiaramente che il servizio militare non è equiparabile sic et simpliciter ad un pubblico impiego. È vero che siamo nell'ambito dello Stato, del pubblico impiego, ma vi è uno status particolare che va riconosciuto, preservato e accentuato. È anche vero che, se il trattamento giuridico ed economico fosse uguale in tutto e per tutto, se il servizio civile o militare offrissero indifferentemente i medesimi benefici, i medesimi ritorni, le medesime prospettive, se i due servizi fossero completamente equiparati, rischieremmo un secondo vulnus rispetto alla leva obbligatoria e all'obiezione di coscienza: il rischio è di non avere i volontari.

Non è possibile un'uguaglianza completa perché le funzioni e gli scopi dei due tipi di servizio sono diversi, anche se il servizio civile potrebbe concorrere con il servizio militare, nel senso che reparti di volontariato civile potrebbero ben operare a contatto e in modo coordinato con i reparti militari.

Non possiamo pretendere, con un tratto di penna, in base ad un antico retaggio di antimilitarismo che alcuni si portano addosso come la peste, di decretare il principio della totale uguaglianza, che per noi è inaccettabile.

Gli stati maggiori stanno facendo un grande sforzo per modernizzare il nostro esercito, che non poteva essere più di leva. Quando si tratta di svolgere missioni di pace, occorrono volontari bravi, preparati e occorrono fior di truppe, come i soldati operanti in Bosnia e in Albania.

Non si poteva pretendere che un ragazzo di leva, in soli dieci mesi, potesse essere in grado di usare, se necessario, armi estremamente tecniche e sofisticate. Di fronte a un mondo che muta non si poteva andare avanti con una leva che veniva dalla Rivoluzione francese e dall'esercito napoleonico. Non si poteva più.

Se commettessimo il grave errore di equiparare completamente i volontari, senza riconoscere uno status specifico ai militari, rischieremmo di trovare difficoltà ulteriori nella ricerca dei soldati volontari: ne abbiamo 40.000 e dobbiamo arrivare a 190.000. Non si può pensare che tra qualche anno, ove non dovessimo farcela, si possa tornare alla leva. Questa palingenesi di retromarcia non è pensabile, perché quando l'esercito viene distrutto a livello di concezione della leva non è più possibile tornare indietro. Si dice che ciò potrebbe avvenire in caso di guerra. Speriamo di no! Certo, in caso di guerra tutto è possibile. Nella prima guerra mondiale richiamarono gli ufficiali fino ai 70 anni! E' chiaro che tutto questo potrebbe capitare, ma non ce lo auguriamo.

Restiamo al tema della pace, che questa legge vuole ampliare e potenziare. Dobbiamo portare la pace nel Corno d'Africa, dove vi sono situazioni pericolosissime (le nostre vecchie colonie che in gran parte parlano ancora italiano vedono lo scontro armato, violento, tra gli etiopi e gli eritrei), nel Kosovo e in Albania. Qui dobbiamo intervenire per riportare la pace, per rimettere a posto queste terre anche nel nostro interesse, al fine di evitare quell'ondata d'immigrazione spinta nel nostro Paese dalla delinquenza o dalla fame.

Per fare questo, amici senatori, non dobbiamo fare discorsi ideologici, non dobbiamo dire se siamo militaristi o meno, dobbiamo fare discorsi seri, stabilire di quanti volontari abbiamo bisogno e di che tipo, decidere quali debbono essere i reparti di volontari militari. Questo è un discorso a carattere nazionale.

Il presidente della Repubblica Ciampi ha detto di essere, prima di tutto, di Livorno, poi toscano e quindi italiano. Io vi dico che noi siamo di destra, di centro e di sinistra, ma vivaddio! cerchiamo di fare un discorso da italiani e da persone serie, al di là delle divisioni di un tempo che per fortuna in parte non ci dividono più.

Chiudo questo mio per certi versi dispiaciuto appello dicendo che ci comporteremo a seconda di come si svolgerà il dibattito in quest'Aula. Infatti, se noteremo, da parte della maggioranza, un segno volto a recepire il discorso della preservazione dello status dei militari e della preoccupazione per la formazione del nuovo esercito volontario, esprimeremo un voto favorevole, diversamente non potremo accettare un principio che rischia di scardinare ulteriormente un esercito del quale non possiamo fare a meno.

Amici, è finita la vacanza, la libertà comporta degli oneri. Quando vi erano i blocchi contrapposti altri pensavano alla nostra difesa. Per anni, in Italia, abbiamo eliminato il problema della difesa perché tanto c'erano gli americani (c'era chi ce l'aveva con gli americani e chi, viceversa, gli batteva le mani). Oggi il presidente Bush ha affermato che gli americani vogliono andare via dal Kosovo. Oggi gli americani tendono a ritirarsi. Oggi, per fortuna, non ci sono più i blocchi, ma ciò vuol dire che l'Europa, l'Italia insieme agli alleati europei, deve provvedere ad un suo esercito.

Vogliamo essere europei e liberi, e per fare questo, signori, abbiamo bisogno di un esercito serio. Quindi, non facciamo provvedimenti che mettono in crisi questa possibilità, perché ci potremmo trovare veramente in una situazione assurda e non concepibile. (Applausi dal Gruppo AN e della senatrice Fiorillo. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pastore. Ne ha facoltà.

PASTORE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, credo che i colleghi che mi hanno preceduto abbiano svolto compiutamente gli argomenti più importanti relativi a questo provvedimento, che tecnicamente presenta lacune e difetti che speriamo possano essere corretti nel corso dei lavori d'Aula e che, tuttavia, sono giustificati dal fatto che il provvedimento ha avuto, in Commissione affari costituzionali della quale faccio parte, un andamento scaglionato nel tempo.

Per questo motivo si è persa quell'omogeneità di visione che adesso si va riacquisendo attraverso la discussione generale e la relazione e ancor più si acquisirà in sede di esame e votazione degli emendamenti.

Credo che il provvedimento sia necessario soprattutto da un punto di vista politico, perché una volta divenuta definitiva la riforma del servizio militare, da obbligatorio a volontario, è obbligo del Parlamento provvedere in tempi ragionevoli alla disciplina del servizio civile, di un settore che nell'ambito della leva obbligatoria ha rappresentato una specie di contraltare al servizio militare e che oggi, naturalmente nell'ambito del servizio militare volontario, in qualche modo si sgancia dal servizio militare, anche se ne mantiene determinate caratteristiche.

Il nostro intervento è necessario proprio per le ragioni evidenziate dai colleghi che mi hanno preceduto, in particolare dal senatore Pellicini quando ha sottolineato l'impegno che i volontari e tra questi molti obiettori di coscienza, che avrebbero altrimenti dovuto servire il Paese con le armi, hanno profuso in vicende note a tutti, sotto gli occhi di tutti, nelle quali hanno corso dei rischi, hanno sopportato fatiche superiori a quelle che altri colleghi, magari in divisa, hanno dovuto sopportare nell'ambito dei servizi ordinari istituzionali.

Il servizio civile va dunque assolutamente disciplinato. Ovviamente i termini della disciplina a regime devono essere impostati sul sistema del volontariato militare, ma è comunque opportuno farci carico di disciplinare anche il servizio civile volontario.

Restano le perplessità di attuazione di un simile istituto, perché - come già ha rilevato la Commissione bilancio rispetto a questo provvedimento che ha svolto alcune osservazioni doverose di carattere economico-finanziario, ex articolo 81 della Costituzione - il servizio civile volontario avrà per l'erario pubblico dei costi molto superiori rispetto ad oggi, naturalmente se vogliamo che decolli verso dimensioni accettabili.

Il secondo aspetto rilevante del provvedimento in esame riguarda la disciplina del periodo transitorio e nel caso in cui si dovesse tornare (speriamo ciò non avvenga mai, perché significherebbe essere in stato di guerra o di fronte a emergenze particolari) al servizio obbligatorio. Credo occorra ribadire con forza che l'equiparazione semplicistica tra servizio militare e servizio civile non sia accettabile per ragioni già dette, ma anche per ragioni di ordine costituzionale.

È vero che la Corte costituzionale, in presenza di un sistema di leva obbligatoria, ha ritenuto legittimo il ricorso all'obiezione di coscienza e quindi ad un tipo di attività al servizio dello Stato diversa da quella militare, ma lo ha fatto proprio sul presupposto che altrimenti si sarebbe creata una situazione di disparità di trattamento tra chi non obiettava e avrebbe dovuto servire il Paese in armi e chi invece obiettava e non avrebbe dovuto svolgere alcun servizio per la propria Patria.

Si è ritenuta quindi compatibile con i princìpi costituzionali questa previsione per gli obiettori di coscienza che - diciamolo chiaramente - è una forma di lavoro subordinato a costi estremamente ridotti e rappresenta una situazione che certamente sarebbe intollerabile nell'ambito di un sistema di servizio civile basato invece sul volontariato.

Pertanto, per quanto riguarda l'attuale fase transitoria, non accediamo all'interpretazione largheggiante dell'alternatività tra servizio civile e servizio militare, conveniamo tuttavia sulla necessità di un intervento del Parlamento che comunque non necessariamente deve definirsi entro questa legislatura. Ritengo comunque che l'avere gettato un seme in quest'Aula possa essere utile per una ripresa successiva dell'argomento che potrà concludersi con esiti ugualmente soddisfacenti.

Sosteniamo quindi questa necessità di intervento, soprattutto in una visione di completezza del sistema che, anche se avrà bisogno di alcuni anni per entrare pienamente a regime, tra regolamenti attuativi e provvedimenti legislativi richiederà un ampio margine per poter essere avviato insieme al servizio militare volontario.

Per questa ragione noi ci impegniamo, come lo siamo stati in Commissione, a migliorare il provvedimento e a seguito della votazione degli emendamenti e delle successive dichiarazioni di voto finali esprimeremo il nostro voto che non è pregiudizialmente contrario (come dovrebbe essere contraria, tra l'altro, qualunque posizione dell'opposizione, se non altro in ragione del suo stesso essere e del suo stesso ubi consistam). In questo caso siamo ben disposti ad approvare il provvedimento al termine dei lavori di quest'Aula. (Applausi dal Gruppo FI. Congratulazioni).

Per comunicazioni del Governo sull'indagine della magistratura

nei riguardi dei firmatari dell'interpellanza 2-00822

PERUZZOTTI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERUZZOTTI. Signor Presidente, la mia richiesta è un po' inusuale ma quanto sto per riferire è avvenuto poco fa e, quindi, è opportuno che la Presidenza del Senato ne sia informata e ne siano informati anche i colleghi presenti e mi auguro che i senatori non presenti possano comunque accedere a queste notizie che ritengo di estrema gravità.

Nel 1999 il sottoscritto, in qualità di senatore, unitamente ad altri colleghi di tutti i Gruppi parlamentari, tra cui posso citare i senatori Cirami, Centaro, Novi, Russo Spena, Veraldi, Wilde, Curto e Bertoni, ha firmato un'interpellanza dettagliatissima e documentata nei fatti, con la quale si chiedevano le motivazioni in base alle quali una serie di magistrati della procura di Roma che operavano sul fronte della criminalità organizzata erano stati privati della scorta e del servizio di protezione presso la loro abitazione.

È notizia di oggi il fatto che la procura della Repubblica di Perugia sta indagando in merito e sta contattando, uno ad uno, i parlamentari firmatari di tale interpellanza per conoscere le motivazioni per le quali hanno aderito a quel documento sottoscrivendolo.

Questo è un episodio di estrema gravità. Ritengo quindi che il Presidente del Senato debba procedere agli accertamenti del caso e chiedere come mai si indaga su parlamentari che hanno sottoscritto un'interpellanza riguardante, tra l'altro, l'incolumità di alcuni magistrati in prima linea nella lotta contro la mafia.

Chiedo che il Ministro della giustizia o un suo Sottosegretario venga in quest'Aula a rispondere dettagliatamente sul perché, in un clima tra l'altro preelettorale, in un Paese che si dice democratico, non è più nemmeno permesso ai parlamentari presentare interpellanze per chiedere i motivi per cui alcuni magistrati che dovrebbero essere protetti dallo Stato sono stati invece abbandonati e anzi si finisce per indagare sui parlamentari stessi.

Questo è veramente vergognoso ed ignobile. A lei, senatore Contestabile, quale Presidente di turno, spetta il compito di informare il presidente Mancino. Chiedo inoltre che un rappresentante del Ministero di grazia e giustizia, possibilmente ad orari decenti e non certamente nel corso della seduta riservata alle interrogazioni ed interpellanze, ma con una presenza significativa dell'Assemblea visto che sono coinvolti nella vicenda rappresentanti di tutti i Gruppi, risponda in quest'Aula dettagliatamente, e non come è in uso fare, su questo grave episodio che limita il potere di indagine e l'esercizio del sindacato ispettivo da parte dei parlamentari. (Applausi dai Gruppi LFNP e FI).

PRESIDENTE. Senatore Peruzzotti, il Presidente del Senato sarà regolarmente informato di quanto da lei riferito.

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn.
4408, 329, 1015, 1165, 1382, 2118, 4244, 4286 e 4388

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare il senatore Petrucci. Ne ha facoltà.

PETRUCCI. Signor Presidente, esprimo innanzitutto soddisfazione perché il provvedimento giunge al nostro esame dando una risposta positiva alle numerose attese che provengono sia dal terzo settore, dalle istituzioni ma più in genere dal mondo giovanile.

Abbiamo più volte affermato che avremmo preferito chiudere contestualmente la riforma del servizio militare su base volontaria con la riforma del servizio civile e se questo non è avvenuto non è per disattenzione o sottovalutazione. Tuttavia alcuni eventi, anche drammatici, hanno certamente accelerato l'esigenza di una crescente professionalità delle nostre forze armate e, paradossalmente, anche la costante crescita del numero di giovani che optano per l'obiezione di coscienza ha reso più evidente l'urgenza di una riforma della leva.

Oggi abbiamo comunque l'occasione per dare una prima positiva risposta e se i colleghi della Camera tenessero lo stesso atteggiamento avuto dal Senato in occasione di importanti provvedimenti quali, ad esempio la riforma dei servizi sociali o la legge sull'associazionismo, potremmo pensare ad una conclusione dell'iter legislativo prima della fine della legislatura, visto anche il consenso di massima dell'Assemblea sul testo in esame.

Nell'esaminare il provvedimento non possiamo non partire dall'esperienza sviluppata nel nostro Paese dall'obiezione di coscienza, nata dall'opposizione all'uso delle armi e - ricordo - contro ogni tipo d'esercito (professionale o volontario che esso sia); non a caso l'obiezione di coscienza rimane uno strumento costituzionalmente riconosciuto anche in presenza di un esercito professionale.

È una scelta cresciuta negli anni non solo come rifiuto dell'uso delle armi ma anche come risposta più aderente a valori quali la solidarietà, l'ambiente, la difesa dei soggetti deboli, maturata nel mondo giovanile.

Questa scelta si è sviluppata sino a raggiungere nel 1999 il numero di 120.000 giovani che hanno optato per il servizio civile: ciò significa che un giovane su due non entra in caserma. In tal modo l'Italia si avvicina alla Germania e alla Spagna in cui il sorpasso numerico degli obiettori sui militari è già avvenuto. Il riferimento a questi due Paesi basterebbe per rispondere all'analisi che ci siamo sentiti continuamente ripetere sulle presunte responsabilità politiche della sinistra in ordine alla disaffezione dei giovani nei confronti dello strumento militare.

Di pari passo al numero degli obiettori è cresciuto il numero degli enti convenzionati, anche pubblici, per cui si dichiara una parziale verità quando si crea una correlazione esclusiva tra obiettori ed impegno del mondo del volontariato o del terzo settore in genere.

Per dare alcune cifre basti pensare che oggi esistono 3.391 convenzioni stipulate con comuni con un impiego di 24.640 obiettori soprattutto nel Nord Italia; 3.351 sono presso i Ministeri, 4.191 presso le ASL, 1.004 presso le Università.

Sappiamo certamente che all'interno del mondo giovanile che opta per il servizio civile esistono differenti sensibilità e motivazioni: c'è chi crede in un impegno contro l'uso delle armi e si adopera per una crescita della cultura della non violenza; c'è chi preferisce un impegno nelle associazioni, ritenuto più motivante rispetto a quello militare; c'è chi si avvicina casualmente a questa opportunità, anche per motivi non etici ma personali e poi rimane nell'ambito associativo in cui ha operato; c'è chi utilizza strumentalmente le opportunità offerte dalla legislazione vigente per rimanere vicino casa e possibilmente non svolgere né servizio civile né militare.

Sarebbe comunque miope non riconoscere l'impatto sociale di una realtà così diffusa in numerosi settori in cui si crea la qualità della vita dei cittadini - dai servizi alla persona, all'assistenza, all'ambiente, alla protezione civile, ai beni culturali - nonché i mutamenti positivi che essa crea sul terreno dell'esperienza personale e sullo sviluppo delle relazioni sociali.

Ancora più anacronistico è continuare a confrontare (giacché le tematiche sono differenti), come hanno fatto alcuni colleghi anche in occasione di questo dibattito, il servizio civile con quello militare; nel mentre si afferma l'importanza del servizio civile, si continua a privilegiare quello militare, valorizzando evidentemente quest'ultimo modo di servire la patria. Credo che la continua ricerca di un primato a tale proposito sia inutile, in quanto ormai superata dall'esperienza e dalle stesse leggi che sono state adottate.

In questo periodo ci si è seriamente chiesto se, proprio per non disperdere il patrimonio umano e di cultura creatosi in anni di lavoro, non fosse necessario un servizio civile obbligatorio, magari per un periodo ridotto. Il dibattito che si è sviluppato ha chiarito, anche alle associazioni più impegnate sul fronte del pacifismo e su quello del servizio alla persona, sia le difficoltà di ordine costituzionale che sarebbero emerse sia l'inopportunità di creare per legge un obbligo a prestare solidarietà stimolando così non più la libera scelta e la vocazione, ma creando inevitabilmente, con l'obbligo, una disaffezione uguale a quella che si è creata nei confronti del servizio militare.

La soluzione cui si è giunti consente, da un lato, di non disperdere l'esperienza accumulata e, dall'altro, di dare dignità a questo modo di servire la patria così come indicato dall'articolo 1 del disegno di legge al nostro esame. Stiamo quindi vivendo non solo temporalmente ma soprattutto culturalmente una fase di passaggio felicemente sintetizzata nello slogan: "Dalla scelta di obiettare alla scelta di servire".

Abbiamo l'esigenza di creare un servizio civile non elitario o scelto da pochi giovani ma, anche se non si potranno raggiungere le attuali dimensioni di impegno, di ipotizzare l'adesione convinta di decine di migliaia di donne e di uomini adeguatamente retribuiti.

Se non vogliamo che l'affermazione di concorrere alla difesa della patria con mezzi ed attività non militari e la pari dignità con il servizio militare non resti una dichiarazione importante ma vuota sul piano dei contenuti occorre che ad essa seguano azioni consequenziali.

Certamente è quindi importante un'adeguata copertura finanziaria non solo nella fase transitoria, per evitare, come ho detto, che un elevato numero di giovani riesca ad evitare sia il servizio militare sia quello civile puntando, appunto, sulla carenza di risorse, ma anche quando la riforma andrà a regime, con la convinzione che il nuovo servizio civile, così come lo stiamo costruendo, permetterà di non allontanare i giovani da un lavoro sempre difficile da trovare, ma anzi sarà un'occasione formativa anche per nuove professioni.

Quindi, puntare a motivare i giovani verso il servizio civile significa non solo introdurre percorsi di formazione e lavoro, ma soprattutto contribuire a creare nelle nuove generazioni un'educazione alla tolleranza, alla socialità, alla solidarietà, all'attenzione nei confronti dei soggetti più deboli e al rispetto verso l'altro, chiunque esso sia.

Di questo abbiamo bisogno in un periodo storico in cui, con le dovute eccezioni, i comportamenti sembrano più essere contraddistinti da un individualismo fortemente competitivo, da forme di intolleranza, dalla caduta di fiducia nei confronti delle istituzioni e, conseguentemente, della democrazia.

Se elenchiamo velocemente i principali settori di impegno che già oggi caratterizzano il servizio civile - dalla sanità all'assistenza, alla difesa dell'ambiente, alla protezione civile, alla cultura, all'impegno nella cooperazione internazionale, al ruolo, richiamato anche nel corso di questo dibattito, della pacificazione nelle aree di crisi del pianeta - credo risulti chiaro a tutti noi l'enorme potenzialità presente in questo disegno di legge per un reale progresso civile del Paese.

Per tali motivi, annuncio sin da ora il convinto voto favorevole del Gruppo dei Democratici di Sinistra. (Applausi dai Gruppi DS e PPI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Peruzzotti. Ne ha facoltà.

PERUZZOTTI. Signor Presidente, la storia del servizio civile in Italia si collega intimamente a quella della coscrizione e dell'obiezione di coscienza. Si creò, infatti, un servizio civile sostitutivo per dare una collocazione agli obiettori riconosciuti e ammessi ad offrire una prestazione alternativa a quella militare.

Esistevano inizialmente norme che imponevano una differenziazione nella durata delle due tipologie di servizio, con l'idea di scoraggiare la scelta dell'obiezione, ma alcune sentenze della Corte costituzionale le hanno successivamente dichiarate illegittime, sancendo la completa parificazione e omologazione del servizio civile prestato dagli obiettori a quello dei loro coetanei in grigio-verde.

Con il tempo, e soprattutto con l'affermarsi di normative sempre più liberali sotto il profilo del riconoscimento del diritto soggettivo all'obiezione, si è posto il problema di come gestire il flusso, sempre più imponente, dei coscritti che optavano per il servizio civile. Questo problema, come è noto, è stato risolto trasformando gli obiettori in uno strumento di sostegno pubblico al funzionamento di una grande quantità di enti pubblici e privati di rilevante interesse sociale.

Essi sono oggi oltre 5.000, compresi anche il Ministero dei beni culturali e numerosi comuni, e gestiscono un ammontare complessivo di obiettori che, nell'anno in corso - stando a quanto si apprende dal sito Internet curato dall'Ufficio nazionale per il servizio civile istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - dovrebbe raggiungere la somma di 80.000 persone. Alcune organizzazioni, come la Caritas e l'Arci, hanno finora usufruito insieme dell'assegnazione di quasi 7.000 giovani all'anno.

Proprio l'esigenza di assicurare un gettito sostitutivo di giovani sembra essere alle spalle di questa iniziativa legislativa, il cui iter al Senato avrebbe dovuto essere accelerato, ma stiamo riscontrando che in realtà non è così; ricordiamo tutti la presentazione dei 1.000 emendamenti ostruzionistici da parte dei senatori Verdi per fare poi approvare immediatamente il disegno di legge sulla leva.

Ci sono però alcune ragioni politiche e tecniche che dovrebbero indurre un atteggiamento critico che ci permettiamo di sottoporre all'Aula. A nostro avviso, così come è formulato, il provvedimento è in effetti indifendibile e censurabile sotto diversi punti di vista.

Procediamo con ordine. Non comprendiamo per quali motivi organismi che dovrebbero poggiare sullo spontaneismo e sull'adesione volontaria dei cittadini dovrebbero invece continuare a gravare sulle spalle dello Stato, cioè del contribuente, incluse associazioni come l'Arci che certo non possono considerarsi politicamente neutrali.

Non capiamo altresì perché un istituto che era stato concepito, in via straordinaria, come strumento di impiego degli obiettori di coscienza debba invece essere perpetuato in un sistema dove la coscrizione tramonta.

Riteniamo il provvedimento una risposta insufficiente anche rispetto alle stesse esigenze che dovrebbe soddisfare giacché, nella migliore delle ipotesi, permetterà di reclutare 10.000 o 15.000 volontari civili in luogo degli attuali 80.000 obiettori. Ci chiediamo chi verrebbe privilegiato nella spartizione di questa "torta" così striminzita.

Temiamo inoltre che la creazione, sotto mentite spoglie, di nuove forme di lavoro precario possa determinare ulteriori distorsioni nel mercato del lavoro civile, giacché lo Stato creerebbe posti di lavoro fasulli, come è già accaduto con i famigerati "lavori socialmente utili".

L'atto Senato n. 4408, infine, potrebbe essere la fonte di seri problemi per le Forze armate, introducendo una vera opportunità di lavoro concorrenziale rispetto agli impieghi offerti dalla Difesa. All'articolo 2, in effetti, una norma stabilisce che ai volontari civili andrà assicurato lo stesso trattamento economico riservato ai soldati in ferma annuale volontaria (più o meno 12 milioni): questi ultimi, però, a differenza dei primi, rischiano il rischieramento coatto in Kosovo, in Bosnia o nel Corno d'Africa, e sono comunque soggetti ai rigori della disciplina militare e della vita di caserma.

L'affermarsi di questa soluzione quindi complicherebbe di sicuro fortemente l'attività di reclutamento dei soldati volontari, allontanando la prospettiva della soppressione totale della leva. Come si ricorderà, infatti, stando alla legge appena approvata, la reintroduzione della coscrizione obbligatoria è un'eventualità che non può essere esclusa, non solo in caso di gravi crisi internazionali, ma altresì ogni qualvolta si verifichino gravi lacune negli organici alle armi.

Dunque, se il gettito dei volontari si rivelasse non all'altezza delle aspettative e dei traguardi numerici prefissati, il rischio di perpetuare la leva sarebbe realistico (e mi pare che le cifre fornite dal Ministero della difesa, tra l'altro proprio in questi giorni, facciano propendere per quest'ultima considerazione); lo sarebbe soprattutto al termine dei primi sette anni di transizione della riforma: alla Difesa già adesso sono preoccupati, poiché non è certo con gli attuali meccanismi di incentivazione che le domande funzionano, figurarsi in presenza di un'alternativa così interessante come sarebbe la prospettiva del nuovo servizio civile retribuito.

Potrebbe essere, in definitiva, vanificato lo stesso voto, tra l'altro sofferto, dato dalla Lega Nord per esprimere il disagio dei giovani settentrionali verso la leva intesa come imposizione.

Per tutto questo complesso di motivazioni, signor Presidente, noi attendiamo comunque lo sviluppo del dibattito ed in particolare, naturalmente, lo sviluppo dell'esame degli emendamenti e degli eventuali ordini del giorno, dopo di che ci riserviamo di decidere in merito, anche se, allo stato attuale, se le cose non cambieranno, il nostro non potrà certamente essere un voto favorevole. (Applausi dal Gruppo LFNP e del senatore Maggi).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare la relatrice.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, in primo luogo voglio ringraziare tutti i colleghi che sono intervenuti per un sostanziale - a me sembra - sostegno ai contenuti di questo disegno di legge, in particolare all'obiettivo dell'istituzione del servizio civile; voglio poi ringraziare i colleghi delle osservazioni critiche avanzate, le quali - lo anticipo - se tradotte in emendamenti, in una certa misura, non tutte, potranno essere accolte.

Inoltre, se mi è consentito esprimere dei giudizi, voglio sottolineare come, nel corso del dibattito su questo disegno di legge, a partire dalla discussione che si è svolta utilmente, sia pure in tempi abbastanza ristretti, nella Commissione affari costituzionali, si sia verificata quella che a me sembra di poter definire un'evoluzione negli orientamenti di una gran parte di quei colleghi che avevano una qualche preclusione non tanto verso il testo del provvedimento, quanto verso l'istituzione stessa di un servizio civile.

Si tratta peraltro di un'evoluzione che, come mi viene confermato dagli interventi dei colleghi, che ho ascoltato con particolare attenzione, viene riconosciuta in alcuni casi dai colleghi stessi. La comprensione della tendenza a svolgere un servizio civile piuttosto che un servizio militare a sostegno dell'interesse generale, quindi in un'interpretazione più moderna e adeguata ai tempi dell'obbligo di difesa della patria, ha permeato anche, ripeto, quei punti di vista che sembravano inizialmente di opposizione totale.

Ritengo - mi permetto di avanzare quest'ipotesi, che spiega anche certe resistenze - che per una certa parte della discussione ci sia un retaggio, chiamiamolo così, relativo a tutto ciò che ci ha diviso nell'affrontare il provvedimento sull'obiezione di coscienza. Ebbene, credo, e lo dico molto brevemente e nettamente, che una diversità di punti di vista, quindi una divisione tra noi che probabilmente corrisponde anche ad una divisione presente nell'opinione pubblica, permarrà.

C'è una parte di noi e una parte dell'opinione pubblica che considera un valore l'obiezione di coscienza, cioè la scelta di non mettere le proprie energie a disposizione di attività armate; ci sono taluni che, viceversa, considerano questo un disvalore. Dobbiamo assumerlo come un dato della realtà, come una manifestazione del fatto che in questo Paese, per fortuna liberamente, si possono avere opinioni diverse.

Ciò detto, però, ritengo che quella divisione e quei dibattiti che abbiamo avuto negli anni passati in Commissione difesa, ai quali pure ho partecipato direttamente, non possano e non è giusto che intervengano nel rapporto con il provvedimento al nostro esame. È proprio quest'ultimo, infatti, dobbiamo mettercelo in mente, che rende evidente la differenziazione tra il servizio militare e il servizio civile, ambedue volontari.

Quindi le similitudini, le parentele possiamo comprenderle, perché hanno quella derivazione, ma oggi siamo in una situazione diversa, o meglio, stiamo costruendo una situazione diversa attraverso una serie di provvedimenti legislativi, primo fra tutti quello sull'abolizione della leva obbligatoria.

Questa conseguenza logica non porta a mantenere sotto altre formulazioni la stessa connessione con il servizio militare obbligatorio: porta all'istituzione nel nostro Paese del servizio civile, che non serve a dare uno sbocco lavorativo a coloro che hanno cercato di averlo attraverso l'obiezione di coscienza, bensì a dare regole, norme, a garanzia dei cittadini, per tutti coloro i quali, ragazze e ragazzi, vogliano dedicare una parte del proprio tempo ad una esperienza di vita, più che di lavoro, e di formazione non solo culturale ma, lasciatemelo dire, etica.

È un'opportunità importante che, senza paura di cadere nella retorica, dobbiamo offrire alle nuove generazioni, alle quali (l'ho già detto nella relazione, ma voglio ripeterlo) si porgono con grande energia, da tutti i canali possibili ed immaginabili, non solo televisivi ma anche politici, modelli che sono l'esatto opposto della solidarietà e dell'impegno civile verso gli altri.

E' un punto che dobbiamo sottolineare, proprio partendo da questa non obbligatorietà. Non c'era infatti un obbligo, per il Governo che lo ha proposto e per il Parlamento che lo sta decidendo, di istituire un servizio civile volontario; non c'era un obbligo di legge o di logica legislativa. C'è soltanto una scelta ed una volontà che noi offriamo ai cittadini.

Vorrei quindi rivolgere un invito a tutti i colleghi: facciamo un percorso nostro, politico e culturale, allontaniamoci dalla logica militarista-antimilitarista. Io sono veramente dell'opinione che in questa occasione non si sia svolto un dibattito nel quale ci sia stato qualcuno che ha prevalso su altri e non credo che dobbiamo considerarci oggi in quest'Aula in una situazione nella quale qualcuno ha vinto perché ha superato le resistenze altrui sconfiggendo a suon di voti le opinioni opposte di altri.

La soddisfazione che provo e che voglio esprimere ai colleghi è che stiamo facendo un lavoro importante nel quale abbiamo accolto i contributi - naturalmente quelli possibili, accettabili - che sono venuti da qualunque parte e in cui ciascuno di noi ha superato la contrapposizione tra chi è militarista e chi è antimilitarista. Dobbiamo darne atto, tutti insieme, a quei colleghi che erano proprio i più restii, anche per formazione - perché ognuno di noi ha la propria formazione che va ovviamente rispettata -, a dare valore alle operazioni che effettuano i civili nei luoghi dei quali stiamo parlando, quali il Kosovo e la Bosnia.

Voglio dare un riconoscimento a quei colleghi che hanno avuto il coraggio di dire: "ho cambiato opinione e do valore anche alle operazioni che vengono compiute dai civili in zone pericolose". Mi sia consentita a tale proposito una battuta brevissima. Se - spero di no - i nostri soldati e quelli degli altri Paesi europei hanno contratto gravi malattie, chi ci garantisce che non le abbiano contratte anche i volontari civili, visto e considerato che stavano in quei luoghi? Chiudo la parentesi per non riaprire un discorso che, almeno per una fase, abbiamo concluso ieri.

Proprio perché stiamo costruendo due modalità diverse, per ragazzi e ragazze, sottolineo per l’ennesima volta la profonda innovazione di aver introdotto un terreno di parificazione anche per le ragazze che vogliono scegliere il servizio militare; molte di noi, anche se nell’età adatta, se avessero avuto questa chance forse non l’avrebbero utilizzata, ma ciò non significa che non sia giusto e che chi vuole sceglierla non lo possa fare.

Con altrettanta chiarezza vorrei dire, in particolare al collega Pellicini, che lo status dei militari non si evince dalla formulazione della legge sul servizio civile, proprio per il ragionamento che ho cercato di fare. Non c’è una specularità tra i due servizi: sono - lo ripeto ancora - due modalità per dare un contributo al Paese. Lo status di militare non è stabilito, né espresso, né rafforzato, né attenuato da questa legge e quindi non credo ci possano esser preoccupazioni. O meglio, se ci sono delle preoccupazioni - ed è probabilmente ragionevole e comunque rispettabile che ci siano - si devono produrre atti su altri terreni, magari con provvedimenti che siano il risultato di una autonoma proposta legislativa. Rispetto a questo provvedimento, però, credo che non si debbano avere preoccupazioni, né si debba spingere perché sia introdotta una conferma del valore del servizio militare in una legge che, appunto, riguarda il servizio civile.

Nella Commissione affari costituzionali abbiamo lavorato tentando e riuscendo ad introdurre alcuni miglioramenti di precisazione, di chiarificazione e anche di maggiore garanzia. Sottolineo soltanto due elementi. Innanzi tutto, è stato introdotto il controllo delle Commissioni parlamentari sui decreti per i quali è prevista la delega all’articolo 2. E’ una disposizione quasi di routine ed era singolare che non fosse contenuta nella proposta di legge originale. In secondo luogo, nell’interesse di tutti, sono state introdotte norme che per gli enti privati che si propongono come organizzatori del servizio civile prevedono l’obbligo del possesso di determinati requisiti.

In Commissione, nella discussione che si sta svolgendo in questa sede e negli emendamenti che sono stati proposti mi sembra abbiamo avuto molta attenzione per un problema serio, quello cioè di approvare una legge che sia applicabile. Ritengo che questo sia il principio che sempre debba condurci per mano. Tuttavia, in questo caso in modo particolare, noi e i livelli di governo che saranno tenuti ad applicare le norme dobbiamo avere coscienza del fatto che stiamo organizzando un servizio nuovo per il quale non si può ricorrere alla meravigliosa tecnica della ricerca dei precedenti, una tecnica che dà sicurezza agli uffici dello Stato; né si può andare, nemmeno da parte degli uffici di Governo che dovranno applicare la legge in esame, alla riproposizione di modalità e tecniche poste alla base dell’applicazione della legge sull’obiezione di coscienza. Penso che esse in modo abbastanza chiaro possano essere individuate nel testo di legge che ci apprestiamo a votare e rispetto al quale ringrazio i colleghi del contributo che hanno apportato. (Applausi dal Gruppo DS e dei senatori Pinggera e Di Benedetto).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la signora Ministro.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, voglio esprimere anch'io, come hanno fatto molti colleghi, una parola di soddisfazione, anche in ragione della trepidazione con cui è stato seguito, nel corso dei mesi, l'iter del disegno di legge, prima in Commissione affari costituzionali e poi in Assemblea.

La trepidazione raccoglie la preoccupazione di quanti ritengono che non ci si possa sottrarre, in questa legislatura, al compito importante di dare un assetto normativo al servizio civile. Tale inquadramento normativo corona le modifiche apportate al servizio di leva e offre una risposta attesa da una parte consistente del mondo giovanile. Oggi sono infatti 120.000 le domande di obiezione di coscienza. Il provvedimento di istituzione del servizio civile si rivolge altresì a quella parte del mondo giovanile che non lo attende, con la proposizione di un'esperienza di impegno civico e di solidarietà che ha un forte valore formativo.

Desidero ringraziare la relatrice D'Alessandro Prisco che ha guidato l'esame del provvedimento che - devo riconoscerlo - ha conosciuto anche momenti di disattenzione da parte dell'Assemblea del Senato. La relatrice si è adoperata per superare tale stato di disattenzione e per creare una condizione di comprensione, di cui sentiamo oggi gli effetti positivi: non si parla di contrapposizione tra una concezione militarista e una concezione antimilitarista, ma si ragiona in termini più concreti, senza privare la concretezza dell'afflato ideale che accompagna giustamente la discussione. Stiamo parlando, infatti, di un'esperienza forte di educazione alla convivenza nella comunità.

Merita dunque davvero un plauso la senatrice D'Alessandro Prisco per il modo in cui ha guidato questa fase e per come, nei lavori frammentati in Commissione e in Assemblea, sta ricostruendo una condizione di attenzione e di tensione alla ricerca delle soluzioni più opportune.

Dobbiamo essere consapevoli che il provvedimento realizza una delle nostre politiche giovanili; è una prospettiva che indichiamo ai giovani, accanto agli interventi che abbiamo predisposto per il mondo della scuola, della ricerca e dell'innovazione.

Stiamo dicendo ai giovani che, anche se non c'è l'obbligatorietà che qualcuno di noi avrebbe considerato possibile o positiva, vi è una possibilità e spero che, soprattutto nella fase applicativa della legge, vi sia anche una capacità di proporre e rendere questa esperienza avvincente ed interessante, attraverso i crediti formativi e l'informazione nelle scuole. Stiamo dicendo ai giovani che una fase della propria vita dedicata all'impegno civico rappresenta un'esperienza di convivenza e di appartenenza alla propria comunità, nazionale e locale, una forma di educazione all'essere cittadini di uno Stato, di un comune e di una più vasta realtà sovranazionale.

Dunque non si tratta soltanto di un completamento, pur doveroso, della riforma della leva, ma anche dell'indicazione ai giovani di un'esperienza che deve essere possibile, non eroica e da praticarsi in condizioni di estremo sacrificio, ma corredata dei necessari riconoscimenti, che tuttavia non privano il servizio civile del suo carattere di esperienza di vita e di impegno, più che di esperienza di lavoro.

Occorre sottolineare l'apertura di questa esperienza alle donne non come un dato formale, di astratta uguaglianza tra uomini e donne, bensì come adeguamento ad una realtà che è andata già oltre le leggi esistenti. Vi sono donne che dedicano un anno al volontariato, alla solidarietà, a scapito della professione e della propria vita affettiva, sebbene non sia intervenuta una legge capace di recepire tale disponibilità, offrendo alcune sicurezze. La realtà è andata avanti e in questo caso la legge consentirebbe semplicemente e opportunamente un inserimento di tali esperienze in un contesto legislativo.

Sottolineo un aspetto che, anche nella fase transitoria dell'attuazione della legge, diventerebbe già esperienza: l'apertura internazionale del servizio civile. Non ci sfugge l'importanza né il valore della partecipazione ad esperienze internazionali, e nemmeno ci sfuggono i rischi assunti dal mondo del volontariato che, per fortuna, è stato evocato ieri in Aula come destinatario delle attenzioni che vogliamo riservare a chi si è recato in contesti complessi e potenzialmente pericolosi.

Mettersi in questa direzione significa dare un contributo alla sicurezza attraverso i corpi di pace, che anche l'Europa oggi in qualche modo vuole predisporre, siano essi i caschi bianchi o comunque esperienze più vicine alla sua capacità di "fare sicurezza" attraverso le istituzioni, il volontariato, la prevenzione e la formazione civile; anche quella è sicurezza nel contesto europeo, intendendo l'Europa come una realtà più vasta di quella attualmente in essere dal punto di vista istituzionale.

Per chi è attento alla sicurezza sul piano internazionale, dare questa prospettiva futura ai corpi di pace, attraverso l'esperienza del servizio civile internazionale, significa dare un contributo volto a creare contesti istituzionalmente e socialmente sicuri grazie a tale presenza.

Sappiamo come in certi contesti proprio il mondo del volontariato e quindi la figura del volontario - lo dicono gli stessi militari, ai quali non vogliamo togliere nulla - sia più capace di operare, per certe esperienze, per certa presenza nella società e nelle comunità locali, rispetto a quella del corpo militare di pace. Anche questa è una grande possibilità offerta dalla normativa oggi al nostro esame.

Mi piace anche richiamare - anch'io voglio superare la contrapposizione schematica - la stessa Corte costituzionale che nel sostenere il sacro dovere di difesa della Patria stabilisce che esso possa essere assolto nei diversi modi in cui la Patria ha bisogno di essere difesa, servita, sostenuta e vissuta; pertanto, non solo attraverso l'obbligo militare, pur significativo, ma anche attraverso le altre forme definite dalla legge: l'obiezione di coscienza, per il suo significato, per il suo valore, sul quale si può essere o non essere d'accordo, e per l'esperienza che pure rappresenta, e queste forme che oggi con il servizio civile non diventano precarie, subalterne o marginali rispetto allo sbocco principale, perché vivono di una propria configurazione.

Presidenza del vice presidente ROGNONI

(Segue TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento). Per tutte queste ragioni, quella che stiamo ponendo in essere non è una piccola legge, anche se è sembrata, in certe fasi, qualcosa da riproporre quasi nei ritagli di tempo rispetto ai grandi provvedimenti. Si tratta di un grande provvedimento per il suo significato civile, sociale, educativo ed etico, poiché l'etica è la regola per la quale si vive insieme sulla base di certi valori e princìpi condivisi che hanno una finalità forte.

Esiste un problema di attuazione. Tale legge, quindi, deve essere approvata al più presto - anche se il servizio di leva obbligatorio e poi professionale cambierà tra molti anni -, perché ha bisogno di essere ben impiantata con strumenti adeguati e con una sufficiente dotazione di risorse, anche per superare alcuni problemi tuttora esistenti.

Il collega Lauro, a margine di questa discussione, ha sollevato un problema concreto che riguarda i giovani oggi divisi tra obiezione e servizio. Dobbiamo evitare che il mondo giovanile viva le nostre leggi come disagio, come disguidi, come vincoli che pongono ostacoli alla loro vita di studio e di lavoro. Dobbiamo stabilire percorsi semplici, chiari e di responsabilità, non di difficoltà.

Incidentalmente, quindi, voglio dire al collega Lauro – che, peraltro, forse non mi sta ascoltando - che il problema che ci ha posto l'abbiamo esaminato proprio ieri insieme al collega Mattarella e lo riesamineremo nei prossimi giorni per dare una risposta concreta a quei 40.000 giovani che oggi si trovano nel bel mezzo della transizione, tra provvedimenti diversi e nei tempi diversi da essi stabiliti. Qui c'è una legge chiara, complessiva, che norma la fase transitoria e fornisce gli strumenti per la fase a regime.

Signor Presidente, colleghi, voglio dire che il Governo è lieto di questa conclusione e si adopererà affinché nell'autonomia dell'altra Camera l'attuale legislatura raggiunga questo risultato di cui possiamo andare fieri.

Mi piace ricordare anche il collega Andreatta - ho già rivolto il mio ringraziamento alla relatrice e a tutte le forze che oggi si sforzano di andare in questa direzione portando i loro valori e le loro riflessioni all'interno di questa proposta per i giovani - , al quale si deve uno dei primi e dei più completi disegni di legge che il Governo ha predisposto in questa materia quando, proprio appassionandosi e studiando il problema della difesa e di tutta la grande rivoluzione positiva che ha portato nel mondo della Difesa, pose anche grandissima attenzione, sensibilità e contatti con tutto il mondo associativo nella direzione di impiantare in Italia un servizio civile degno del nostro Paese e dei nostri tempi. (Applausi dai Gruppi PPI, DS, Verdi e Misto-DU e del senatore Pinggera).

PRESIDENTE. Do lettura del parere della 5a Commissione permanente:

"La Commissione programmazione economica, bilancio, per quanto di propria competenza esprime parere di nulla osta sul disegno di legge in titolo a condizione, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, che l'articolo 2, comma 3, lettera i), siano soppresse le parole "agli emolumenti"; all'articolo 5, comma 3, siano inserite dopo le parole "settore di impiego" le altre "e comunque nei limiti del contingente definito ai sensi dell'articolo 6"; che all'articolo 7, comma 3, siano soppresse le parole "per il primo triennio" e che il comma 4 dell'articolo 11 sia sostituito dal seguente: "4. All'onore di cui alla lettere a) del comma 1 determinato in lire 235 miliardi per l'anno 2001, lire 215 miliardi a decorrere dall'anno 2002, si provvede quanto a lire 210 miliardi per l'anno 2001, lire 190 miliardi per l'anno 2002 e lire 190 miliardi per l'anno 2003, mediante utilizzo delle disponibilità iscritte per gli anni medesime nell'unità previsionale di base 16.1.2.1 - "Obiezione di coscienza" del centro di responsabilità 16 dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l'anno 2001, intendendosi corrispondentemente ridotta l'autorizzazione di spesa di cui alla legge 8 luglio 1998, n. 230, e quanto a lire 25 miliardi per l'anno 2001, 25 miliardi per l'anno 2002 e 25 miliardi per l'anno 2003 mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto ai fini del bilancio triennale 2001-2003 nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente 7.1.1.3 - "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l'anno finanziario 2001, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero medesimo".

In relazione agli emendamenti trasmessi, esprime parere di nulla osta ad eccezione che sul secondo periodo dell'emendamento 5.100, per il quale il parere è contrario ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione".

Procediamo all'esame degli articoli del disegno di legge n. 4408, nel testo proposto dalla Commissione.

Passiamo all'esame dell'articolo 1, sul quale sono stati presentati emendamenti e ordini del giorno che invito i presentatori ad illustrare.

PINGGERA. Do per illustrato l'emendamento e l'ordine del giorno da me presentati: interverrò successivamente in sede di dichiarazione di voto.

GUBERT. Signor Presidente, nel condividere le finalità di questa legge, ritengo opportuno all'articolo 1 richiamare alcuni degli obiettivi che spesso vengono nascosti e considerati di seconda categoria, nonostante nella nostra Costituzione vi sia un impegno volto alla salvaguardia e alla tutela della famiglia e sul diritto alla vita, sia all'inizio che alla fine, vi siano tutele di natura costituzionale.

Indicare soltanto la tutela dei diritti sociali o solo i servizi alla persona, senza richiamare questi aspetti, a me sembra poco utile, nel senso che, se guardiamo da dove nascono alcuni dei gravi problemi che affliggono la nostra società, ci accorgiamo che alla loro fonte c'è spesso un'incapacità delle famiglie di svolgere pienamente il loro ruolo. Questo crea disagio e rappresenta una delle radici del disagio e delle varie forme di devianza giovanile.

L'altro problema è la mancanza di una cultura della vita che porta la nostra società a procreare meno della metà degli individui necessari per mantenere meno instabile la popolazione. Se fosse sviluppata una cultura della vita e venissero aiutate le persone a riflettere sul valore della vita, sul valore del dare e del mantenere la vita, credo che daremmo un contributo utile a risolvere alcuni dei grandi problemi del nostro Paese.

Mi auguro che tali considerazioni vengano accolte dal Governo e dalla maggioranza.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Do per illustrato l'ordine del giorno n. 500. Voglio solo chiarire che la Commissione ha votato questo ordine del giorno per accogliere i contenuti che il collega Pinggera e altri senatori hanno dato al proprio emendamento.

PRESIDENTE. Senatrice D'Alessandro Prisco, la invito ad esprimere il parere sugli emendamenti e sull'ordine del giorno n. 501.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Esprimo parere favorevole all'emendamento 1.500.

Sull'emendamento 1.100 il parere non può che essere contrario, perché è chiaro che diamo delle indicazioni di intervento che sono fuori luogo rispetto alle funzioni complessive assegnate al servizio civile. O si intendono le finalità in senso generico, oppure non sono applicabili. Mi dispiace per questo, ma non posso esprimere un parere favorevole.

Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 501, se l'emendamento 1.500 sarà approvato, immagino che gli ordini del giorno risulteranno assorbiti.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli emendamenti e sugli ordini del giorno in esame.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Il Governo esprime parere conforme al quello della relatrice.

Per quanto riguarda l'emendamento 1.100, effettivamente c'è una specificità, una caratterizzazione che non può essere ricompresa nel provvedimento al nostro esame.

Voglio sottolineare che laddove alla lettera c) si dice che l'attività degli obiettori è nell'ambito dei servizi alla persona, è chiaro che viene considerata anche la famiglia, come viene ribadito anche dalla recente legge quadro sull'assistenza.

Quindi, in quella direzione è già ricompresa la finalizzazione, mentre nello specifico questa indicazione non può essere contenuta nel provvedimento che stiamo esaminando. Ribadisco, dunque, il mio parere negativo sull'emendamento 1.100.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500.

NOVI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NOVI. Signor Presidente, chiaramente non abbiamo nulla in contrario circa l'approvazione del disegno di legge relativo all'istituzione del servizio civile nazionale, ma riteniamo che quest'Aula semivuota non risponda all'importanza del provvedimento.

Pertanto, chiediamo la verifica del numero legale, proprio per fare in modo che i colleghi siano massicciamente presenti in Aula.

PELLICINI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLICINI. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole di Alleanza Nazionale sull'emendamento in esame. In effetti, quanto sollevato e richiesto dai colleghi Pinggera, Thaler Ausserhofer e Pieroni è importante, perché tutto ciò che concerne la sistemazione dell'agricoltura in zona di montagna e il suo sviluppo, calcolando inoltre l'estensione del territorio montano nel nostro Paese, merita assoluto rispetto e salvaguardia.

SEMENZATO. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SEMENZATO. Signor Presidente, esprimo anch'io il mio voto favorevole sull'emendamento in discussione.

Inoltre, chiedo ai colleghi del Polo, e di Forza Italia in particolare, di recedere dalla loro posizione. Comprendo la loro esigenza che il disegno di legge venga approvato da un'Aula al completo, ma ritengo sia utile avanzare una richiesta di verifica del numero legale al momento del voto finale. Oltretutto, sono stati presentati dal Polo vari emendamenti che ritengo possano influenzare il voto finale di ciascuno di noi. Pertanto, credo che quella sarebbe la sede più opportuna per richiedere la presenza in Aula di tutti i senatori.

Chiedo quindi ai colleghi di Forza Italia di ritirare la richiesta di verifica del numero legale sui singoli emendamenti, per riservarla eventualmente alla votazione finale.

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta precedentemente avanzata dal senatore Novi risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

Il Senato non è in numero legale.

Sospendo la seduta per venti minuti.

(La seduta, sospesa alle ore 11,40, è ripresa alle ore 12,01).

Ripresa della discussione dei disegni di legge nn.
4408, 329, 1015, 1165, 1382, 2118, 4244, 4286 e 4388

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.

Metto ai voti l'emendamento 1.500, presentato dal senatore Pinggera e da altri senatori.

È approvato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.100.

GUBERT. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUBERT. Signor Presidente, mi sembra abbastanza riduttivo ritenere che i compiti che qui si segnalano siano riassumibili nel concetto di "servizi alla persona". Credo che la famiglia sia un'unità che va oltre la persona. Esistono delle associazioni legate al Forum delle associazioni familiari, specificamente il Movimento per la vita, che da anni si prodigano per prevenire rotture familiari o aborti o violazioni del diritto alla vita.

Non capisco perché attraverso il servizio civile si possa dare un sostegno ad associazioni che sensibilizzano in merito alla tutela dell'ambiente, dell'agricoltura di montagna e di tanti altri settori, mentre poi il centro-sinistra sia contrario a sostenere, attraverso il servizio civile stesso, attività che invece sensibilizzano verso altri valori. Mi viene proprio in mente l'ipocrisia con la quale spesso il centro-sinistra dice di voler tutelare e di impegnarsi a favore della famiglia. Non riesco a capire a quale famiglia si riferisca!

Signor Presidente, non credo sia un valore particolarmente di parte quello dell'unità della famiglia, lo stabilisce la Costituzione; la stessa legge sull'interruzione della gravidanza afferma che occorre favorire la prevenzione dell'aborto.

Allora, perché le associazioni che si preoccupano di questi aspetti non possono avvalersi di quei giovani che spontaneamente, per scelta vocazionale, ritengono di impiegare un po’ di tempo della loro vita a questo servizio? Mi sembra una chiusura non comprensibile.

Avevo anche chiesto, signor Presidente, se il Governo fosse disponibile ad accettare questo emendamento sotto forma di ordine del giorno, cioè che in fase interpretativa si comprendesse questo tipo di attività. Il Governo mi ha risposto negativamente, ma non so se abbia cambiato idea; se così fosse trasformerei l'emendamento in un ordine del giorno, altrimenti insisto afinchè venga posto in votazione.

Non chiederò la votazione elettronica, perché non voglio contribuire a ritardare l'approvazione del provvedimento; però, mi dispiaccio per una chiusura che sinceramente non mi aspettavo, anche su un ordine del giorno, da parte della maggioranza e del Governo.

PELLICINI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLICINI. Signor Presidente, in questi venti minuti di sospensione, che sono stati in parte utili, ho ascoltato l'opinione anche di altri colleghi. Più che una contrarietà di fondo nei confronti dell'emendamento presentato dal senatore Gubert, che tra l'altro penso non possa essere contestato da parte di tutti i gruppi cattolici, ho avvertito delle perplessità sistematiche.

In altre parole, tale proposta modificativa introdurrebbe una sorta di principio morale in una legge che peraltro ha delle finalità sicuramente morali, dato che quando si vuole costituire un trampolino per i princìpi di solidarietà nazionale, di pace internazionale e di formazione dei giovani, evidentemente si deve anche pensare in qualche modo all'aspetto più strettamente individuale, che praticamente è quello religioso, di credenza.

Allora, aggiungo la seguente considerazione. L'aborto volontario - scusatemi se mi dilungo, ma credo si tratti di un argomento importante - può essere interpretato anche come diritto alla vita, che è il primo diritto riconosciuto dalla nostra Costituzione.

Per quanto concerne l'unità e la stabilità della famiglia, vivaddio! Sfido chiunque a dire che non siamo d'accordo. Dall'estrema sinistra all'estrema destra (anche se non ve ne sono) tutti concordiamo sul fatto che l'unità e la stabilità della famiglia sono princìpi costituzionali, oserei dire di diritto naturale.

Anche l'eutanasia - che apre le porte ad un altro discorso - rappresenta un principio che può essere ampiamente condiviso. Essere liberali non significa imporre la propria opinione, bensì rispettare l'opinione degli altri difendendo saldamente la propria; in caso contrario non si è liberali ma fessi, e scusate l'espressione.

L'emendamento 1.100, presentato dal senatore Gubert, merita, a mio giudizio, di essere approvato, perché accanto alle aree laiche (che indubbiamente sussisteranno nell'ambito del volontariato) ve ne sono altre (cattoliche, religiose, eccetera).

Alleanza Nazionale, pur essendo un movimento certamente laico, è comunque fondatamente e sentitamente rispettoso dei valori del cattolicesimo e, pertanto, ritiene che l'emendamento 1.100 debba trovare il nostro consenso.

JACCHIA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

JACCHIA. Signor Presidente, vorrei intervenire brevemente; peraltro, il collega Pellicini ha già lungamente esplicitato quanto avrei espresso con molte meno parole.

Non trasformiamo il servizio civile in quello che gli inglesi hanno fatto con l'Armata della salvezza. Il servizio civile non può far tutto; esso ci fa onore a condizione che sia uno strumento serio. Poiché, estendendolo a tutto, ivi inclusa l'eutanasia, rischieremmo di trasformarlo in un'Armata della salvezza, dichiaro il mio voto contrario sull'emendamento 1.100.

GIARETTA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIARETTA. Signor Presidente, vorrei precisare soltanto il motivo per cui il Gruppo del Partito Popolare invita il senatore Gubert a ritirare l'emendamento 1.100, ritenendolo superfluo. Infatti, tra i princìpi e le finalità della legge, la lettera c) fa esplicitamente riferimento alle iniziative volte a "promuovere la solidarietà e la cooperazione, … con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed alla educazione alla pace fra i popoli". Si tratta, dunque, di un'attività già inclusa nei princìpi contenuti nel provvedimento.

Del resto, il Movimento per la vita - che è, a nostro avviso, una delle istituzioni di volontariato benemerite e importanti perché agisce in un settore di frontiera - già oggi usufruisce del lavoro degli obiettori di coscienza. Quindi, a maggior ragione, sulla base del testo della legge al nostro esame, potrà usufruire di persone che vorranno dedicarsi al servizio civile. (Applausi dal Gruppo PPI. Congratulazioni).

ZANOLETTI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ZANOLETTI. Signor Presidente, può essere vero che l'emendamento 1.100, presentato dal senatore Gubert, non si ascrive in una corretta stesura di un disegno di legge che trovo specifico.

Tuttavia, anche se questa critica può essere vera, riteniamo che la validità dell'enunciato dei princìpi che qui si richiamano sia maggiore dell'eventuale incoerenza testé richiamata.

Pertanto, il Gruppo del Centro Cristiano Democratico voterà a favore dell'emendamento 1.100. (Applausi dal Gruppo CCD e del senatore Gubert).

DE GUIDI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE GUIDI. Signor Presidente, prendo la parola dai banchi del Gruppo dei Democratici di Sinistra: parlo come parlamentare di sinistra, come credente e quindi come uno che intende difendere i valori della famiglia e della vita; in questa veste, mi sento di rinviare al mittente l'accusa di ipocrisia lanciata dal senatore Gubert nei confronti di una Sinistra che ipocritamente non sarebbe a sostegno dei valori della vita e della famiglia.

Se questo è l'emendamento che intende sostenere i valori della vita e della famiglia, mi dichiaro allora un non credente; infatti, come si può pensare che attraverso una norma si possano invitare dei giovani a promuovere valori morali, etici quasi con un obbligo, appunto, di legge? (Commenti del senatore Gubert). Certo, queste attività di promozione non sarebbero obbligatorie, sarebbero volontarie, ma io credo che questi valori vadano difesi in modo completamente diverso.

Mi sembra talmente fuor di luogo, assurdo e inconcepibile che si voglia inserire nella legge un principio di questo genere che mi ribello all'idea, e voterò contro quest'emendamento; penso che si esprimerà nello stesso senso tutto il Gruppo dei Democratici di sinistra. (Applausi dal Gruppo DS).

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 1.100, presentato dal senatore Gubert.

Non è approvato.

Essendo stato approvato l'emendamento 1.500, gli ordini del giorno nn. 500 e 501 risultano assorbiti.

Metto ai voti l'articolo 1, nel testo emendato.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 2, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

PELLICINI. Signor Presidente, intervengo per avanzare una proposta con riferimento ai nostri emendamenti 2.50, 2.101 e 2.102. È emerso dal dibattito in Aula che la maggioranza e il Governo hanno recepito - chiaramente nei termini recepibili, cioè senza forzature - la nostra preoccupazione che questo provvedimento, per alcuni versi più che giusto, diventi una sorta di peso per il volontariato militare. Devo dare atto alla relatrice di aver presentato un emendamento soppressivo delle parole: "agli emolumenti", che, signor Presidente, in gran parte rappresentano la difficoltà e il nocciolo del problema.

Signor Presidente, poiché il collega del Partito popolare intervenuto poco fa ha dichiarato che occorrono più soldi per il volontariato e che questi miliardi sono pochi, devo ricordare che un capitano dei carabinieri percepisce, dopo aver frequentato l'accademia militare, 2.600.000 lire al mese, così come tutti i colleghi delle altre armi. Con questo reddito, se è uno scapolo ci campa, ma se ha moglie e due figli, come penso che giustamente un ragazzo di trent'anni aspiri ad avere, si trova alle soglie dell'indigenza.

Bisogna dunque che sia ben chiaro a tutti che noi - lo ripeto per l'ennesima volta - che non siamo contro questo provvedimento, ma chiediamo, signor Ministro, un provvedimento bilanciato.

Noi siamo disposti, signor Presidente, visto l'emendamento della relatrice, a ritirare le nostre proposte di modifica, raccomandando al Governo di recepirne il contenuto; se il Governo si dichiarerà disposto a tenere conto di questa nostra indicazione, voteremo a favore del provvedimento.

Quindi la proposta che io avanzo coram populi all'Aula, tenuto conto dell'atteggiamento realistico della relatrice, è di recepire la nostra istanza che credo coinvolga tutti perché, se ho ben capito, tutti i Gruppi, anche quelli della Sinistra, hanno capito qual è il problema. Fra l'altro, saremmo assolutamente incoerenti se non tenessimo conto del fatto che poco tempo fa abbiamo votato la riforma dell'esercito volontario, quindi bisognerà pur creare questo esercito.

In questi termini, Alleanza nazionale è pronta a ritirare gli emendamenti, tramutandoli in una raccomandazione rivolta verbalmente al Governo.

JACCHIA. Signor Presidente, credo che il mio emendamento 2.100, che va nel senso già molte volte spiegato e su cui non vale la pena di trattenere quest'Aula, sia stato già recepito dalla proposta di modifica della relatrice. Pertanto, lo ritiro.

PINGGERA. Signor Presidente, l'emendamento 2.103 tratta di una problematica particolare. Con esso, infatti, propongo che i giovani appartenenti alle minoranze linguistiche possano svolgere il servizio civile nel territorio di insediamento della rispettiva minoranza. E' un emendamento che ha una certa importanza, in quanto i giovani spesso hanno a che fare, ad esempio, con persone portatrici di handicap o con anziani, cioè con soggetti che hanno bisogno non solo del loro aiuto, ma anche di essere aiutati da persone che conoscono la loro lingua madre.

Sotto questo profilo è un emendamento importante, perché spesso in passato abbiamo constatato che questa esigenza non ha potuto essere rispettata per il fatto che gli invii sono stati effettuati con eccessiva ristrettezza di tempi e non si poteva più ovviare per i casi in cui la conoscenza delle lingue non era adeguata.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, illustrerò il mio emendamento 2.200 e successivamente, se me lo consente, formulerò il mio parere sugli altri emendamenti.

L'emendamento 2.200 (testo 2) da me presentato tiene conto delle indicazioni della Commissione bilancio, la quale aveva appunto posto questa condizione, ed estende quindi la soppressione dalle parole "agli emolumenti" fino alla fine della lettera i), perché naturalmente non essendovi un'equiparazione tra gli emolumenti non può esservi nemmeno equiparazione sui doveri che scaturiscono dalla questione stessa.

Ritengo quindi che detto emendamento ricomprenda anche emendamenti che sono stati presentati da altri senatori, come i colleghi Pellicini e Jacchia hanno già rilevato.

Per quanto riguarda l'emendamento 2.103, si potrebbe considerarlo in qualche misura superfluo, nel senso che già tutta l'impostazione del disegno di legge prevede progetti delle regioni e degli enti locali, quindi c'è un forte collegamento. Tuttavia, se si ritiene di avere una maggiore garanzia trattandosi di minoranze linguistiche, non ho alcuna obiezione ed esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo a pronunciarsi sugli emendamenti in esame.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, alcuni emendamenti sono stati ritirati anche a fronte di un'assunzione di responsabilità del Governo nel recepire l'indicazione che da quelle proposte deriva; non credo che ci sia difficoltà a dichiarare che il significato della raccomandazione rivoltaci dal senatore Pellicini viene accolto.

Per quanto riguarda l'emendamento 2.200, presentato dalla relatrice, - che ricomprende anche i due emendamenti successivi - il parere del Governo è favorevole.

Infine, per quanto concerne l'emendamento 2.103, sottolineo a mia volta, come ha già fatto la relatrice, che non c'è difficoltà ad accoglierlo, anche se a mio avviso era già ricompreso nella scelta dei progetti locali. Se però una garanzia più forte viene alle minoranze da questa precisazione, il parere del Governo è favorevole.

PRESIDENTE. Gli emendamenti 2.50, 2.100, 2.101 e 2.102 sono pertanto ritirati, in quanto ricompresi nell'emendamento 2.200 (testo 2) della relatrice e perché i presentatori hanno avuto soddisfazione dalle dichiarazioni del Governo che accoglie il senso di quegli stessi emendamenti.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.200 (testo 2).

CO'. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CO’. Signor Presidente, Rifondazione Comunista vuole attirare brevemente l’attenzione su questo emendamento.

Dico subito che siamo d’accordo con il testo licenziato dalla Commissione e ci paiono inaccettabili le giustificazioni poste dalla relatrice a sostegno di questo emendamento. Comprendo il fatto che la Commissione bilancio abbia sollevato una questione di copertura finanziaria, ma vorrei ricordare che tutta la storia dell’obiezione di coscienza nel nostro Paese è costellata di pronunce della Corte costituzionale che hanno sempre teso ad equiparare, sotto ogni aspetto, il servizio civile al servizio militare obbligatorio.

Ora, è del tutto evidente che qui ci troviamo di fronte ad un contesto diverso: abbiamo un servizio militare su base volontaria e anche un servizio civile su base volontaria. Non si comprende perché, nel momento in cui istituiamo il servizio civile e lo consideriamo a tutti gli effetti equivalente al servizio militare volontario, introduciamo un elemento di discriminazione che si riferisce al trattamento economico di questi soggetti. Mi sembra si tratti di un elemento estremamente negativo perché se vogliamo far decollare effettivamente il servizio civile su base volontaria, dobbiamo dare ad esso la stessa dignità del servizio militare, pure su base volontaria.

Per queste ragioni voteremo contro l’emendamento 2.200 (testo 2).

PIREDDA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIREDDA. Signor Presidente, ritengo che i ragionamenti introdotti dal collega Cò siano giusti, in quanto uno dei cardini fondamentali in questa legge sembra essere il principio dell’assoluta equiparazione tra servizio volontario nell’esercito e servizio civile volontario. In un articolo, che ho commentato, è scritto anche "senza discriminazioni", espressione che dice tutto e niente, ma che probabilmente si riferisce alla non differenziazione sia nel trattamento economico, sia nel tempo libero, sia negli orari di lavoro. Questo è detto testualmente in un articolo.

Non si capisce quindi il motivo dell’emendamento 2.200. Personalmente lascerei al decreto del Governo su cui il Parlamento dovrà pronunziarsi un’eventuale decisione articolata su tale argomento. Pertanto su questo emendamento il voto del Gruppo CCD sarà contrario.

GUBERT. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUBERT. Signor Presidente, ritengo di dover condividere la preoccupazione da cui nascono alcuni emendamenti, quella cioè di non agevolare troppo soluzioni più facili di altre nella scelta del giovane. Con la riforma dell’obbligo di leva, riterrei anche eliminata l’alternativa di uguale peso tra un servizio e l’altro: sono due servizi diversi, con due logiche diverse, che trovano un fondamento, forse in parte comune nella lettera a) delle finalità contenute nell’articolo 1, ma che, al di là di questo, non potrebbero non svolgersi in maniera del tutto autonoma.

Quello che mi preoccupa e che mi ha suggerito di intervenire è l’estensione proposta dalla relatrice rispetto agli altri emendamenti che intendevano sopprimere soltanto le parole "agli emolumenti". Infatti, se questo significa che viene meno l’equivalenza tra ciò che vale per il servizio militare e ciò che vale per il servizio civile e basta, va bene; ma se volesse dire, invece, che i volontari civili non sottostanno più alle stesse condizioni relativamente al differimento, alla sospensione e all’esenzione dal servizio non sono d’accordo.

Tra il momento della scelta e quello dell'effettivo svolgimento del servizio possono presentarsi casi – per esempio, la perdita di un genitore o un incidente - che impongono un ritardo, una sospensione, un'esenzione. Tutto sommato, preferirei che rimanesse almeno questo tipo di richiamo alla possibilità per il volontario, che pure non ha diritto allo stesso stipendio, di modificare, in casi imprevisti, le condizioni inizialmente pattuite per il servizio. Gradirei un chiarimento da parte del relatore e del Governo circa l'eventualità che la soppressione più estesa diminuisca tale possibilità.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 2.200 (testo 2), presentato dalla relatrice.

È approvato.

Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.103.

PELLICINI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLICINI. Signor Presidente, Alleanza Nazionale voterà contro l'emendamento 2.103 per le ragioni che illustrerò brevemente. Lo Statuto che in Alto Adige regola i rapporti con la minoranza tedesca, che in quella zona è maggioranza perché la vera minoranza sono gli italiani e i ladini, è citato in tutta Europa come un modello della massima autonomia che si poteva concedere ad una minoranza, che è oggi -ripeto- maggioranza. L'Italia, per una serie di motivi - il dialogo, l'interesse alla quiete, una concezione ultrademocratica - ha scelto di adottare questo Statuto.

Vorrei ricordare al collega Pinggera e alla Südtiroler Volkspartei che non esiste ancora il diritto all'autodeterminazione dell'Alto Adige, come chiede Haider; per ora l'Alto Adige è un pezzo d'Italia – per me resterà sempre tale –, sia pure con grandi garanzie per i parlanti di lingua tedesca.

Tenete presente che la provincia di Bolzano riceve contributi economici elevatissimi: non esiste parte del Meridione d'Italia, per quanto depressa e disagiata, che riceva aiuti come quelli del ricco Alto Adige.

La minoranza linguistica tedesca è oggi maggioranza perché, come dice la senatrice Pasquali, il bilinguismo, l'obbligo del patentino, ha prodotto in Alto Adige la fuga dall'Italia e l'abbandono dell'italiano. In tale situazione prevedere il diritto per i giovani altoatesini o sudtirolesi, come piace chiamarli al senatore Pinggera, di svolgere il servizio nella provincia di Bolzano mi sembra davvero troppo. In primo luogo, poiché a noi è stato chiesto di parlare tedesco, i tedeschi dovrebbero parlare italiano. In secondo luogo, se il servizio civile è un dovere nazionale come il servizio militare, ciò deve valere anche per la minoranza tedesca. In terzo luogo, senatore Pinggera, in una prospettiva di crescente integrazione europea, queste sacche di privilegio e di chiusura mentale, comode e calde, non sono culturalmente all'altezza dei tempi. (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni).

PASTORE. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PASTORE. Signor Presidente, per sgombrare il campo da qualche equivoco, vorrei spendere due parole sull'emendamento 2.103, che è legato all'emendamento precedentemente approvato, sul quale ero d'accordo.

Stiamo discutendo del sistema volontario a regime e dunque di una situazione nella quale un giovane non si troverà ad optare tra il servizio militare e quello civile, bensì a rispondere ad una domanda emergente dai programmi, economicamente coperti con risorse pubbliche o miste, diretti a realizzare obiettivi di natura "civile". Non vedo assolutamente concorrenza tra servizio militare e servizio volontario.

Oggi nell'ambito della leva obbligatoria vi è un problema di vasi comunicanti, per cui è opportuno disincentivare o non incentivare con mezzi impropri il passaggio dall'uno all'altro sistema. Nel futuro, però, si tratterà di due sistemi assolutamente autonomi tant'è che, come esposto poc'anzi molto correttamente dalla relatrice, noi avremmo potuto anche disinteressarci del servizio civile volontario e non disciplinare il settore, accontentandoci del servizio militare volontario. Quindi, venuti meno i presupposti della leva obbligatoria, questa potenzialità di concorrenza fra i due regimi non c'è; pertanto, le preoccupazioni manifestate, che posso condividere se riferite a un sistema di obbligatorietà, e quindi di obiezione civile, credo siano eccessive o addirittura insussistenti riguardo al nuovo sistema cui è diretta la legge in esame.

PIREDDA. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIREDDA. Signor Presidente, vorrei dichiarare il voto favorevole del nostro Gruppo all'emendamento 2.103, che ipotizza la facoltà per i volontari del servizio civile, provenienti dalla minoranza linguistica tedesca, di svolgere il servizio nel territorio in cui è prevalente la lingua tedesca.

Lo ritengo giusto, e concordo con quanto affermato dalla relatrice circa il principio di tenere il più possibile i volontari del servizio civile nelle loro zone, in rapporto ai programmi degli enti locali territoriali. Questo è un rafforzativo che condivido, pur ritenendo anch'io che l'Alto Adige sia ancora Italia.

Voglio però far presente l'esigenza che i giovani provenienti dalla regione Sardegna, che optano o chiedono di fare il servizio civile, possano godere dello stesso trattamento. Infatti, nel campo dell'aiuto alla persona e della solidarietà sociale, non sarebbe male inviare, anziché, ad esempio, un toscano, che, pur bravissimo, avrà difficoltà a capire le logiche e la lingua delle persone presso i quali presta il servizio di solidarietà, un ragazzo del luogo, per cui sarebbe opportuno che ognuno avesse la possibilità di svolgere il servizio civile nel territorio di origine.

GUBERT. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUBERT. Signor Presidente, credo che la sensibilità che ha ispirato questo emendamento possa essere per certi aspetti condivisibile, tuttavia mi sembra molto difficile applicarlo. Innanzi tutto mi chiedo cosa significhi l'espressione "diritto di svolgere". Significa che tutte le domande di servizio volontario debbono essere accolte? Se così fosse, si porrebbe un problema di ripartizione dei finanziamenti al servizio civile in relazione alle domande. Se non è così, la domanda di servizio civile può essere accolta o meno, ma essendo volontaria ed essendo considerate le rispettive vocazioni e la scelta di area, forse è ridondante stabilire questo.

Devo anche dare conto dell'ambiguità dell'espressione "minoranze linguistiche". Abbiamo approvato una legge per la tutela culturale delle minoranze linguistiche che è molto estesa. Noi diamo il diritto al piccolo gruppo albanese del Molise di svolgere il servizio civile nel suo territorio di insediamento, di due o tre comuni, oppure diamo il medesimo diritto ad altre piccolissime minoranze -ce ne sono tante: i serbi, i croati - nel Molise, in Calabria, in Sicilia; non c'è soltanto l'Alto Adige. La dizione "minoranze linguistiche" è molto ampia e a me sembra che un ordine del giorno specifico su questo punto sarebbe più congruo, oppure bisognerebbe specificare in maniera più chiara cosa vuol dire questo diritto, a quale minoranza linguistica ci si riferisce e quali sono le conseguenze sul piano dei finanziamenti.

Devo aggiungere che se facessi parte di una minoranza linguistica, chiederei alla mia gente di andare in giro per il mondo perché la propria identità si rafforza molto più nel confronto, anziché in una difesa senza confronto.

MANFREDI. Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

MANFREDI. Signor Presidente, voterò contro questo emendamento. Ritengo che la proposta di modifica sia sostanzialmente superflua perché, se interpreto bene la lettera della norma in esame, alla lettera g) del comma 3 dell'articolo 2 è scritto che tra i criteri che il Governo dovrà tenere presente nel regolare questo servizio, c'è anche il seguente: "conferma delle disposizioni della legge 8 luglio 1998, n. 230 e del decreto-legge 16 settembre 1999, n. 324, convertito dalla legge 12 novembre 1999, n. 424, in quanto compatibili con la presente legge". In quelle norme già sono contenuti i criteri che stabiliscono le modalità con cui le domande vengono accettate, dove si presta servizio e quali sono i criteri di assegnazione all'area vocazionale e quant'altro.

Ritengo dunque che lo spirito dell'emendamento proposto dal senatore Pinggera sia già ampiamente recepito nell'attuale legislazione e ricordato in questa lettera g).

Concordo inoltre sulle perplessità sollevate dal collega Gubert per quanto riguarda il gettito probabile di giovani che si trovano in aree a minoranza linguistica che, per esempio, potrebbero non avere collocazione materiale, pur essendo chiamati, nell'area di insediamento della loro minoranza.

TURINI. Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

TURINI. Signor Presidente, esprimerò un voto di astensione su questo emendamento che potrebbe anche essere giusto, ma ad una condizione. Poiché l'Alto Adige fa parte dell'Italia, tutti i cittadini italiani che saranno richiamati per questo servizio devono avere gli stessi diritti, in qualsiasi provincia si trovino. Non riesco a comprendere come la maggioranza possa fare questa distinzione. Io sostengo, e per questo mi asterrò, che questo diritto è giustificato purché si estenda a tutte le parti di Italia, e non sia limitato semplicemente all'Alto Adige o alle zone con lingua diversa da quella italiana.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 2.103, presentato dai senatori Pinggera e Thaler Ausserhofer.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 2, nel testo emendato.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 3, sul quale è stato presentato un emendamento dalla relatrice, successivamente ritirato.

Metto ai voti l'articolo 3.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 4.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 5, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

STIFFONI. Signor Presidente, do per illustrato l'emendamento 5.100 la cui nuova formulazione è stata concordata con la relatrice.

So che c'è stato anche un passaggio presso la 5a Commissione che ha quindi espresso un parere favorevole, cioè non contrario ex articolo 81 della Costituzione.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, do per illustrato l'emendamento 5.200.

PRESIDENTE. Invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, vorrei chiarire che condividevo il contenuto dell'emendamento 5.100 sul quale erano state sollevate delle obiezioni di forma che poi si rivelavano di sostanza. Il fatto però che il collega Stiffoni abbia modificato il testo sostituendo le parole "il Governo avrà cura di incrementare" con le parole "il Governo potrà incrementare" e avendo inoltre chiarito che gli obiettori di coscienza saranno destinati ai comuni su richiesta di questi stessi, mi induce ad esprimere parere favorevole.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprimo parere favorevole sugli emendamenti in esame.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 5.100 (Nuovo testo), presentato dal senatore Stiffoni.

È approvato.

Metto ai voti l'emendamento 5.200, presentato dalla relatrice.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 5, nel testo emendato.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 6.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 7, sul quale è stato presentato un emendamento che invito la presentatrice ad illustrare.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, l'emendamento 7.200 tiene conto in parte del parere della 5a Commissione che ha indicato la necessità di sopprimere dal comma 3 le parole "per il primo triennio", cioè il limite al primo triennio del finanziamento del servizio stesso.

Considerando però che sembrava eccessivo lasciare la definizione del limite massimo del cinque per cento alla determinazione dell'ufficio, ho completato il testo dell'emendamento indicando che le spese di funzionamento sono definite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 7.200, presentato dalla relatrice.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 7, nel testo emendato.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 8, sul quale è stato presentato un emendamento che invito i presentatori ad illustrare.

MANFREDI. Signor Presidente, lo spirito informatore di questo emendamento è quello di cercare di evitare nella pratica applicazione di questa legge che l'assegnazione dei volontari agli enti che ne fanno richiesta sia sostanzialmente subordinata alla presentazione dei progetti.

Infatti, la condizione di tale presentazione non sempre corrisponde alla priorità del progetto stesso. In altri termini, esistono enti ed associazioni che, soprattutto perché estesi a livello nazionale, sono maggiormente in grado rispetto alle piccole associazioni e ai piccoli enti di produrre in tempo utile progetti per l'impiego dei volontari.

È invece necessario che si tenga conto prima di tutto della priorità effettiva e dell'importanza delle esigenze e che si aiutino gli enti che hanno minori possibilità a perfezionare la progettazione.

Per questo motivo, l'emendamento si propone di inserire nella legge questo criterio.

PRESIDENTE. Invito la relatrice e la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, esprimo parere favorevole sull'emendamento 8.100 che condivido nel merito ma a condizione che venga modificata la sua collocazione. Infatti, propongo al senatore Manfredi che il periodo aggiuntivo al comma 1 segua le parole "nonché della garanzia di accesso ai finanziamenti da parte di ogni regione e provincia autonoma" e non venga quindi collocato alla fine del comma stesso dove, a mio parere, non avrebbe alcun senso.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Concordo con quanto espresso dalla relatrice.

PRESIDENTE. Senatore Manfredi, come si esprime in merito alla proposta della relatrice?

MANFREDI. La accolgo, signor Presidente.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 8.100.

PELLICINI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PELLICINI. Concordo pienamente con il senatore Manfredi perché non è sufficiente presentare un progetto; è necessario che esso abbia un senso.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 8.100 (Nuovo testo), presentato dal senatore Manfredi e da altri senatori.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 8, nel testo emendato.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 9.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 10, sul quale sono stati presentati emendamenti che invito i presentatori ad illustrare.

GUBERT. Signor Presidente, la norma contenuta nell'articolo 10 coglie un aspetto interessante della disciplina del servizio civile. Peraltro, si estende ad un campo nel quale sia a livello universitario sia di istruzione professionale le competenze non sono così chiaramente attribuibili da un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, d'intesa con i due Ministri.

A me sembra che perfino i ben più importanti curricula universitari sono deliberati dall'Università. Si vorrebbe, attraverso un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, imporre all'Università una determinata validità di un certo servizio militare o civile prestato presso una miriade di organizzazioni. Vorrei far oltretutto osservare l'ovvia difficoltà che il Presidente del Consiglio incontrerà nel decidere se uno, tra gli innumerevoli progetti di servizio civile, valga o no un credito formativo. In tal modo si dà potere al Presidente del Consiglio di decidere, in una miriade di situazioni, se per laurearsi nella tal materia o per diplomarsi quella esperienza maturata valga un tot di crediti formativi. Mi sembra una soluzione veramente contrastante sia con le prerogative dell'Università e dell'autonomia della scuola, sia con quelle delle regioni, le quali sono competenti in materia di istruzione professionale. Sopprimerei pertanto tale norma per attribuire tale compito alle Università e alle regioni nonché agli enti competenti.

PRESIDENTE. Invito la relatrice ad esprimersi sugli emendamenti in esame.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, il parere è contrario sull'emendamento 10.100.

Se mi è consentito, vorrei invece riflettere brevemente sul contenuto dell'emendamento 10.101 per verificarne l'eventuale accoglimento o per avanzare una proposta che tenga conto di quanto affermato nello stesso.

PRESIDENTE. In base alla richiesta avanzata dalla relatrice sospendo brevemente la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 12,48, è ripresa alle ore 12,53).

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori.

Chiedo alla relatrice se intende formulare una nuova proposta di emendamento.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Signor Presidente, all'articolo 10, comma 2, propongo di sostituire le parole: "i Ministri" con le altre: "il Ministro" e di sopprimere le parole: "e dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica".

L'emendamento 10.101 del senatore Gubert sarebbe aggiuntivo, perché in questo modo i crediti formativi relativi ai corsi universitari, che non possono essere determinati con decreto del Presidente del consiglio, verrebbero riconosciuti dalle università che - come è noto - sono istituzioni autonome.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento 10.200, presentato dalla relatrice.

TOIA, ministro senza portafoglio per i rapporti con il Parlamento. Esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Senatore Gubert, a questo punto lei ritira l'emendamento 10.100 e aderisce alla proposta della relatrice?

GUBERT. Senz'altro.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 10.200, presentato dalla relatrice.

È approvato.

Metto ai voti l'emendamento 10.101 (Nuovo testo), presentato dal senatore Gubert.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 10, nel testo emendato.

È approvato.

Passiamo all'esame dell'articolo 11, sul quale è stato presentato un emendamento che invito la presentatrice ad illustrare.

D'ALESSANDRO PRISCO, relatrice. Lo do per illustrato perché corrisponde alla nuova formulazione della legge finanziaria.

PRESIDENTE. Invito la rappresentante del Governo a pronunziarsi sull'emendamento in esame.

TOIA, ministro per i rapporti con il Parlamento. Esprimo parere favorevole.

PRESIDENTE. Metto ai voti l'emendamento 11.200, presentato dalla relatrice.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 11, nel testo emendato.

È approvato.

Metto ai voti l'articolo 12.

È approvato.

Passiamo alla votazione finale.

STIFFONI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STIFFONI. Signor Presidente, purtroppo la Lega Nord non esprimerà un voto favorevole sul provvedimento in esame. Vorrei ribadire alcuni concetti che, in sede di discussione generale, ha già espresso il collega Peruzzotti.

I concetti sono sostanzialmente tre.

Non si capisce per quali motivi organismi che dovrebbero poggiare sullo spontaneismo e sull'adesione volontaria dovrebbero continuare a gravare sulle spalle dello Stato, cioè del contribuente, incluse associazioni come l'Arci che, certo, non possono considerarsi politicamente neutrali.

Non si comprende perché un istituto, che era stato concepito in via straordinaria come strumento di impiego degli obiettori di coscienza, debba essere perpetuato in un sistema in cui la coscrizione ormai sta tramontando.

Da ultimo, non sono da escludersi distorsioni nel mercato del lavoro civile, giacché lo Stato creerebbe posti di lavoro fasulli.

Signor Presidente, in sostanza, con riferimento all'articolato che stiamo esaminando, non siamo d'accordo sull'articolo 2 che rivela la matrice sostanzialmente centralista del provvedimento in discussione. Il comma 2 dispone infatti una ponderosa attività di decretazione governativa che non prevede alcun tipo di collaborazione attuabile da parte delle regioni e degli enti locali.

A questo proposito vorrei ricordare che è giacente presso la Camera dei deputati l'Atto Camera n. 2726, d'iniziativa dei deputati Chiavacci, Mussi ed altri (non certamente della Lega Nord) concernente l'istituzione del servizio civile nazionale e presentato il 19 novembre 1996.

Tale Atto prevede all'articolo 6 specifici compiti per le regioni e le provincie autonome, fra i quali cito: definizione dei piani regionali per il servizio civile e indicazioni delle priorità e dei settori di intervento per la cui attuazione possono essere delegati i comuni; istituzione e gestione dell'albo degli enti e delle organizzazioni disponibili alla convenzione, operanti esclusivamente nel territorio della regione e della provincia autonoma; stipula delle convenzioni con gli enti e con le organizzazioni che operano in ambito esclusivamente regionale; attivazione delle verifiche e dei controlli degli enti e delle organizzazioni con i quali si sono stipulate le convenzioni; realizzazione dei corsi di formazione per gli operatori; realizzazione di campagne informative relative alle esistenze e alle modalità di accesso al servizio civile nazionale; da ultimo, istituzione di consulte regionali e provinciali per il servizio civile quali organismi permanenti di consultazione in riferimento e confronto per le regioni e le provincie stesse.

Il testo che sta per essere approvato dal Senato, signor Presidente, sta a dimostrare la costante irreversibile involuzione centralista dell'attuale maggioranza. Presso la Camera dei deputati giace un certo tipo di provvedimento che non è stato ritirato, in questo ramo del Parlamento, invece, è stato presentato un altro disegno di legge, d'iniziativa governativa, che non ha potuto costituire per noi neanche un punto di partenza per un'eventuale attività emendativa se non assolutamente parziale.

Signor Presidente, si sarebbero potuti sviluppare una discussione e un apporto diversi se si fosse partiti da presupposti di altro genere.

LORENZI. Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LORENZI. Signor Presidente, a nome degli Autonomisti per l'Europa, annuncio il voto favorevole sul disegno di legge in esame, aggiungendo però una brevissima considerazione: quando si vota a favore non è detto che si condivida il cento per cento ma la massima parte e lo spirito della legge.

Quando non se ne condivide la maggior parte, quindi vi è un'insufficienza di consenso, si vota contro; nell'incertezza, ci si astiene.

Ecco, in questo caso il nostro voto a favore non implica la condivisione della totalità del disegno di legge, ma l'abbraccio dello spirito di esso e la condivisione della maggioranza assoluta dei suoi contenuti.

PRESIDENTE. Il seguito della discussione dei disegni di legge in titolo è rinviato alla giornata di martedì prossimo.

Sui lavori del Senato

PRESIDENTE. In relazione alla disponibilità manifestata dal Governo, lo svolgimento delle interrogazioni su recenti episodi di criminalità, previsto per la seduta di domani, potrà essere anticipato (sottolineo "potrà") alla seduta pomeridiana di oggi.

All'apertura di tale seduta, quindi alle ore 16,30, la Presidenza comunicherà l'orario in cui - anche alla luce dei concomitanti impegni del rappresentante del Governo presso l'altro ramo del Parlamento - gli atti di sindacato ispettivo potranno essere svolti.

Interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a dare annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

TABLADINI, segretario, dà annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza, che sono pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. Ricordo che il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica oggi, alle ore 16,30, con l'ordine del giorno preannunciato.

La seduta è tolta (ore 13,02).



Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Istituzione del servizio civile nazionale (4408)

ARTICOLO 1 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo I

DISPOSIZIONI RELATIVE ALLA ISTITUZIONE DEL SERVIZIO
CIVILE NAZIONALE

Art. 1.

Approvato con un emendamento

(Princìpi e finalità)

1. È istituito il servizio civile nazionale finalizzato a:

a) concorrere, in alternativa al servizio militare obbligatorio, alla difesa della Patria con mezzi ed attività non militari;

b) favorire la realizzazione dei princìpi costituzionali di solidarietà sociale;

c) promuovere la solidarietà e la cooperazione, a livello nazionale ed internazionale, con particolare riguardo alla tutela dei diritti sociali, ai servizi alla persona ed alla educazione alla pace fra i popoli;

d) partecipare alla salvaguardia e tutela del patrimonio della Nazione, con particolare riguardo ai settori ambientale, forestale, storico-artistico, culturale e della protezione civile;

e) contribuire alla formazione civica, sociale, culturale e professionale dei giovani mediante attività svolte anche in enti ed amministrazioni operanti all’estero.

EMENDAMENTI

1.500

Pinggera, Thaler Ausserhofer, Pieroni

Approvato

Al comma 1, lettera d), dopo le parole: "con particolare riguardo ai settori ambientale," inserire le seguenti: "anche sotto l’aspetto dell’agricoltura in zona di montagna".

1.100

Gubert

Respinto

Al comma 1, dopo la lettera e), aggiungere la seguente:

"e-bis) contribuire ad attività di prevenzione dell’aborto volontario, di sostegno all’unità e alla stabilità della famiglia, di prevenzione dell’eutanasia".

ORDINI DEL GIORNO

9.4408.500

La Commissione

Assorbito. V. em. 1.500

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 4408 "Istituzione del servizio civile nazionale",

impegna il Governo:

ad interpretare la lettera d) dell’articolo 1 nel senso che la formula "con particolare riguardo ai settori ambientali" comprenda anche l’agricoltura in zona di montagna.

9.4408.501

Pinggera, Thaler Ausserhofer

Assorbito. V. em. 1.500

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge n. 4408 "Istituzione del servizio civile nazionale",

impegna il Governo:

ad interpretare la lettera d) dell’articolo 1 nel senso che la formula "con particolare riguardo ai settori ambientali" comprende anche l’agricoltura in zona di montagna.

ARTICOLO 2 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 2.

Approvato con emendamenti

(Delega al Governo)

1. A decorrere dalla data della sospensione del servizio obbligatorio militare di leva, il servizio civile è prestato su base esclusivamente volontaria.

2. Il Governo è delegato ad emanare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi aventi ad oggetto: la individuazione dei soggetti ammessi a prestare volontariamente servizio civile; la definizione delle modalità di accesso a detto servizio; la durata del servizio stesso, in relazione alle differenti tipologie di progetti di impiego; i correlati trattamenti giuridici ed economici.

3. I decreti legislativi di cui al comma 2 sono emanati nel rispetto dei princìpi di cui all’articolo 1 e secondo i seguenti criteri:

a) ammissione al servizio civile volontario di uomini e donne sulla base di requisiti oggettivi e non discriminatori, nei limiti delle disponibilità finanziarie previste annualmente;

b) determinazione del trattamento giuridico ed economico dei volontari in servizio civile, tenendo conto del trattamento riservato al personale militare volontario in ferma annuale e nei limiti delle disponibilità finanziarie di cui al Fondo nazionale per il servizio civile;

c) funzionalità dei benefici riconosciuti ai volontari nel favorire lo sviluppo formativo e professionale e l’ingresso nel mondo del lavoro, tenendo conto di quanto previsto per i volontari in ferma delle Forze armate;

d) utilità sociale del servizio civile nei diversi settori di impiego, anche in enti ed amministrazioni operanti all’estero;

e) funzionalità e adeguatezza della durata del servizio civile, nei diversi settori di impiego, nel rispetto dei criteri di cui alle lettere c) e d);

f) previsione che i decreti legislativi di cui al presente articolo acquistino efficacia da data utile a consentirne il raccordo con la chiamata alle armi dell’ultimo scaglione di giovani di leva;

g) conferma delle disposizioni della legge 8 luglio 1998, n. 230, e del decreto-legge 16 settembre 1999, n. 324, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 novembre 1999, n. 424, in quanto compatibili con la presente legge;

h) previsione della disciplina da applicare in caso di reintroduzione del servizio militare obbligatorio, con particolare riferimento agli obiettori di coscienza.

i) garanzia di analoghe condizioni tra il servizio civile e quello militare in riferimento alla scelta vocazionale, alla scelta dell’area nella quale prestare servizio, agli orari di servizio e per il tempo libero, agli emolumenti e ai requisiti e ai tempi relativi al differimento, alla sospensione o all’esenzione dal servizio.

4. Gli schemi dei decreti legislativi di cui al comma 3 sono trasmessi al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati perché su di essi sia espresso, entro trenta giorni dalla ricezione, il parere delle Commissioni parlamentari competenti.

5. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, emanato con le modalità di cui all’articolo 6, sono stabiliti i requisiti di ammissione al servizio civile in relazione alle differenti tipologie di impiego.

EMENDAMENTI

2.50

Palombo, Pellicini

Ritirato

Al comma 3, sopprimere la lettera i).

2.200 (testo 2)

La Relatrice

Approvato

Al comma 3, lettera i), sopprimere le parole da: "agli emolumenti" fino alla fine della lettera.

2.100

Jacchia, Vegas

Ritirato

Al comma 3, lettera i), sopprimere le parole: "agli emolumenti e".

2.101

Palombo, Pellicini, Pasquali, Magnalbò

Ritirato

Al comma 3, lettera i), sopprimere le seguenti parole: "agli emolumenti e".

2.102

Palombo, Pellicini, Pasquali, Magnalbò

Ritirato

Al comma 3, dopo la lettera i), inserire la seguente:

"l) previsione che il trattamento economico relativo al servizio civile tenga conto dei particolari diversi adempimenti connessi allo svolgimento del servizio militare, anche mediante incentivi correlati al suddetto svolgimento".

2.103

Pinggera, Thaler Ausserhofer

Approvato

Al comma 3, dopo la lettera i), inserire la seguente:

"l) previsione del diritto per gli appartenenti alle minoranze linguistiche di svolgere il servizio nel territorio di insediamento della rispettiva minoranza".

ARTICOLO 3 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 3.

Approvato

(Enti e organizzazioni privati)

1. Gli enti e le organizzazioni privati che intendono presentare progetti per il servizio civile volontario devono possedere i seguenti requisiti:

a) assenza di scopo di lucro;

b) capacità organizzativa e possibilità d’impiego in rapporto al servizio civile volontario;

c) corrispondenza tra i propri fini istituzionali e le finalità di cui all’articolo 1;

d) svolgimento di un’attività continuativa da almeno tre anni.

EMENDAMENTO

3.100

La Relatrice

Ritirato

Al comma 1, nell’alinea, sostituire le parole: "organizzazioni private" con le altre: "associazioni di promozione sociale".

ARTICOLI 4 E 5 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo II

DISCIPLINA DEL PERIODO
TRANSITORIO

Art. 4.

Approvato

(Ambito di applicazione)

1. Le disposizioni del presente Capo disciplinano il servizio civile nazionale fino alla data di efficacia dei decreti legislativi di cui all’articolo 2.

Art. 5.

Approvato con emendamenti

(Ammissione al servizio civile)

1. Nel periodo di cui all’articolo 4, sono soggetti all’obbligo di prestare servizio civile, oltre ai cittadini di cui alla legge 8 luglio 1998, n. 230, i cittadini, abili al servizio militare di leva, che dichiarino la loro preferenza a prestare il servizio civile piuttosto che il servizio militare, purché non risultino necessari al soddisfacimento delle esigenze qualitative e quantitative delle Forze armate, ivi comprese quelle del servizio ausiliario di leva delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e comunque nei limiti del contingente definito ai sensi dell’articolo 6.

2. Nel bando di chiamata alla leva, predisposto dal Ministero della difesa, è fatta esplicita menzione della possibilità di esprimere la preferenza per il servizio militare o per il servizio civile nazionale, nonché di optare, nell’ambito di quest’ultimo, per l’obiezione di coscienza. Nel medesimo bando sono riportate in modo chiaro le condizioni di ammissione al servizio civile nazionale previste dalla presente legge.

3. Sono ammessi a prestare servizio civile su base volontaria, della durata di dodici mesi, se giudicati idonei dagli organi del Servizio sanitario nazionale con riferimento allo specifico settore di impiego:

a) le cittadine italiane che ne fanno richiesta e che al momento di presentare la domanda hanno compiuto il diciottesimo anno di età e non superato il ventiseiesimo;

b) i cittadini riformati per inabilità al servizio militare, anche successivamente alla chiamata alle armi o in posizione di congedo illimitato provvisorio, se non hanno superato il ventiseiesimo anno d’età.

EMENDAMENTI

5.100

Stiffoni

V. nuovo testo

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

"1-bis. Nel medesimo periodo di cui all’articolo 4, il Governo avrà cura di incrementare il numero degli obiettori di coscienza destinati ai comuni, anche in eccedenza rispetto a quanto stabilito dalle Convenzioni sussistenti, attingendo tra coloro che abbiano espletato il previsto periodo di prova nei comuni stessi. I comuni interessati provvedono, con le risorse del proprio bilancio, ai relativi oneri finanziari".

5.100 (Nuovo testo)

Stiffoni

Approvato

Dopo il comma 1, inserire il seguente:

"1-bis. Nel medesimo periodo di cui all’articolo 4, il Governo potrà incrementare il numero degli obiettori di coscienza destinati ai comuni, a richiesta dei comuni stessi, anche in eccedenza rispetto a quanto stabilito dalle Convenzioni sussistenti, attingendo tra coloro che abbiano espletato il previsto periodo di prova nei comuni stessi. I comuni interessati provvedono, con le risorse del proprio bilancio, ai relativi oneri finanziari".

5.200

La Relatrice

Approvato

Al comma 3, dopo le parole: "settore d’impiego" aggiungere le seguenti: "e comunque nei limiti del contingente definito ai sensi dell’articolo 6".

ARTICOLI 6 E 7 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 6.

Approvato

(Determinazione del contingente)

1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare ai sensi dell’articolo 9, comma 2-quater, della legge 8 luglio 1998, n. 230, e successive modificazioni, è stabilita, nei limiti delle disponibilità finanziarie del Fondo nazionale per il servizio civile, la consistenza del contingente dei giovani ammessi al servizio civile nel periodo previsto dall’articolo 4, includendovi prioritariamente i giovani che hanno optato per l’obiezione di coscienza ai sensi della predetta legge n. 230 del 1998.

2. Il Ministero della difesa, sulla base di intese con l’Ufficio nazionale per il servizio civile, trasmette a quest’ultimo i nominativi dei giovani di cui all’articolo 5, comma 1.

Art. 7.

Approvato con un emendamento

(Ufficio nazionale per il servizio civile)

1. L’Ufficio nazionale per il servizio civile, di cui all’articolo 8 della legge 8 luglio 1998, n. 230, cura l’organizzazione, l’attuazione e lo svolgimento del servizio civile nazionale, fino alla costituzione dell’Agenzia per il servizio civile di cui all’articolo 10, comma 7, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303.

2. Per le finalità di cui al comma 1, l’Ufficio nazionale per il servizio civile approva i progetti di impiego predisposti dalle amministrazioni statali e regionali e delle province autonome di Trento e di Bolzano, nonché dagli enti locali e dagli altri enti in possesso dei requisiti di cui all’articolo 11 della legge n. 230 del 1998, assicurando e coordinando la coerenza di progetti e convenzioni con le finalità della presente legge e la programmazione nazionale.

3. Le spese di funzionamento dell’Ufficio nazionale per il servizio civile sono definite, per il primo triennio, nel limite massimo del 5 per cento delle risorse finanziarie del Fondo nazionale per il servizio civile, di cui all’articolo 11, comma 1, lettera a).

4. Lo statuto dell’Agenzia di cui all’articolo 10, comma 7, del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 303, prevede la costituzione di sedi della stessa Agenzia nelle regioni e nelle province autonome di Trento e di Bolzano, dotate di autonomia gestionale e operativa, prevedendo anche forme di consultazione con le regioni, le province autonome e gli enti locali.

 

EMENDAMENTO

7.200

La Relatrice

Approvato

Al comma 3, dopo le parole: "sono definite" aggiungere le altre: "con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri"; sopprimere le parole: "per il primo triennio".

ARTICOLO 8 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 8.

Approvato con un emendamento

(Disposizioni integrative ed attuative)

1. Con regolamento, da adottare ai sensi dell’articolo 17, comma 1, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, sono determinati: le caratteristiche e gli standards di utilità sociale dei progetti di impiego; i criteri per la ripartizione dei finanziamenti necessari all’attuazione degli stessi, tenendo conto delle capacità finanziarie dell’ente proponente, del numero dei giovani in servizio civile impegnati nei progetti e dell’estensione dell’area geografica interessata al progetto nonché della garanzia di accesso ai finanziamenti da parte di ogni regione e provincia autonoma; le procedure e le modalità per le attività di monitoraggio, controllo e verifica della corretta gestione dei progetti approvati; i criteri in base ai quali il Servizio sanitario nazionale valuta l’idoneità alla prestazione del servizio civile dei giovani di cui all’articolo 5, comma 3.

2. Con il regolamento di cui al comma 1 sono individuati gli organismi istituzionali che, su richiesta, coadiuvano le amministrazioni o gli enti responsabili della stesura dei progetti di impiego.

32. Con il regolamento di cui al comma 1 si provvede all’abrogazione delle disposizioni incompatibili dei regolamenti previsti dall’articolo 8 della predetta legge n. 230 del 1998.

EMENDAMENTO

8.100

Manfredi, Pastore, Rizzi

V. nuovo testo

Al comma 1, aggiungere in fine, le seguenti parole: "al fine di consentire che la ripartizione dei finanziamenti sia effettuata in funzione delle esigenze oggettivamente prioritarie e non soltanto della presentazione dei progetti".

8.100 (Nuovo testo)

Manfredi, Pastore, Rizzi

Approvato

Al comma 1, dopo le parole "provincia autonoma", inserire le seguenti: "al fine di consentire che la ripartizione dei finanziamenti sia effettuata in funzione delle esigenze oggettivamente prioritarie e non soltanto della presentazione dei progetti".

ARTICOLI 9 E 10 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 9.

Approvato

(Servizio civile all’estero)

1. Il servizio civile può essere svolto all’estero presso sedi ove sono realizzati progetti di servizio civile da parte di amministrazioni ed enti, di cui all’articolo 7, comma 2, nell’ambito di iniziative assunte dall’Unione europea in materia di servizio civile, nonché in strutture per interventi di pacificazione e cooperazione fra i popoli, istituite dalla stessa Unione europea o da organismi internazionali operanti con le medesime finalità ai quali l’Italia partecipa. Resta salvo quanto previsto dalla legge 8 luglio 1998, n. 230.

2. La Presidenza del Consiglio dei ministri definisce le modalità di svolgimento del servizio civile all’estero.

Art. 10.

Approvato con emendamenti

(Benefici culturali e professionali)

1. Per il periodo di cui all’articolo 4, ai cittadini che prestano il servizio civile a qualsiasi titolo si applicano le disposizioni di cui all’articolo 6 della legge 8 luglio 1998, n. 230.

2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con i Ministri della pubblica istruzione e dell’università e della ricerca scientifica e tecnologica, sono determinati i crediti formativi, per i cittadini che prestano il servizio civile o il servizio militare di leva, rilevanti, nell’ambito dell’istruzione o della formazione professionale, ai fini del compimento di periodi obbligatori di pratica professionale o di specializzazione, previsti per l’acquisizione dei titoli necessari all’esercizio di specifiche professioni o mestieri.

EMENDAMENTI

10.100

Gubert

Ritirato

Sopprimere il comma 2.

10.101

Gubert

V. nuovo testo

Sostituire il comma 2, con il seguente:

"2. Le Università degli studi possono riconoscere crediti formativi, ai fini del conseguimento di titoli di studio da esse rilasciati, per attività formative prestate nel corso del servizio civile o militare di leva rilevanti per il curriculum degli studi".

10.200

La Relatrice

Approvato

Al comma 2,sostituire le parole: "i Ministri" con le altre: "il Ministro".e sopprimere le parole da: "e dell'Università" fino a: "tecnologica".

10.101 (Nuovo testo)

Gubert

Approvato

Dopo il comma 2, aggiungere il seguente:

"3. Le Università degli studi possono riconoscere crediti formativi, ai fini del conseguimento di titoli di studio da esse rilasciati, per attività formative prestate nel corso del servizio civile o militare di leva rilevanti per il curriculum degli studi".

ARTICOLO 11 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Capo III

NORME FINANZIARIE E FINALI

Art. 11.

Approvato con un emendamento

(Fondo nazionale per il servizio civile)

1. Il Fondo nazionale per il servizio civile è costituito:

a) dalla specifica assegnazione annuale iscritta nel bilancio dello Stato;

b) dagli stanziamenti per il servizio civile nazionale di regioni, province, enti locali, enti pubblici e fondazioni bancarie;

c) dalle donazioni di soggetti pubblici e privati.

2. Le risorse acquisite al Fondo di cui al comma 1, con le modalità di cui alle lettere b) e c) del medesimo comma possono essere vincolate, a richiesta del conferente, per lo sviluppo del servizio civile in aree e settori di impiego specifici.

3. A decorrere dalla data in cui acquista efficacia il primo dei decreti legislativi di cui all’articolo 2, comma 2, le risorse del Fondo di cui al comma 1 confluiscono nel Fondo nazionale per le politiche sociali previsto dall’articolo 59, comma 44, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni.

4. All’onere di cui alla lettera a) del comma 1, determinato in lire 220 miliardi per l’anno 2000, lire 230 miliardi per l’anno 2001 e lire 250 miliardi a decorrere dall’anno 2002, si provvede quanto a lire 120 miliardi per ciascuno degli anni 2000, 2001 e 2002 mediante utilizzo delle disponibilità iscritte per gli anni medesimi nell’ambito dell’unità previsionale di base 16.1.2.1. "Obiezione di coscienza" del centro di responsabilità 16 dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno 2000, intendendosi corrispondentemente ridotta l’autorizzazione di spesa di cui alla legge 8 luglio 1998, n. 230, e quanto a lire 100 miliardi per l’anno 2000, 110 miliardi per l’anno 2001 e 130 miliardi per l’anno 2002 mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2000-2002, nell’ambito dell’unità previsionale di base di parte corrente 7.1.3.3. "Fondo speciale" dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno 2000, allo scopo utilizzando parzialmente l’accantonamento relativo al Ministero medesimo.

5. Il Ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

EMENDAMENTO

11.200

La Relatrice

Approvato

Sostituire il comma 4, con il seguente:

"4. All’onere di cui alla lettera a) del comma 1 determinato in lire 235 miliardi per l’anno 2001, lire 240 miliardi per l’anno 2002 e lire 250 miliardi a decorrere dall’anno 2003, si provvede mediante utilizzo delle disponibilità iscritte per gli anni medesimi nell’unità previsionale di base 16.1.2.1 "Obiezione di coscienza" del centro di responsabilità 16 dello stato di previsione del Ministero del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per l’anno 2001, intendendosi corrispondentemente ridotta l’autorizzazione di spesa di cui alla legge 8 luglio 1998, n. 230".

ARTICOLO 12 NEL TESTO PROPOSTO DALLA COMMISSIONE

Art. 12.

Approvato

(Norme abrogate)

1. All’articolo 4, comma 3, della legge 8 luglio 1998, n. 230, sono abrogate le parole: "Fino al 31 dicembre 1999".

2. Dalla data di entrata in vigore della presente legge è abrogato l’articolo 46 della legge 27 dicembre 1997, n. 449, come modificato dall’articolo 13, comma 2, della legge 3 agosto 1999, n. 265.