Legislatura 13º - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 829 del 03/05/2000

SENATO DELLA REPUBBLICA
—————— XIII LEGISLATURA ——————

829a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO

SOMMARIO E STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 3 MAGGIO 2000

(Pomeridiana)

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Presidenza del presidente MANCINO

 



RESOCONTO SOMMARIO

Presidenza del presidente MANCINO

La seduta inizia alle ore 15.

Il Senato approva il processo verbale della seduta del 27 aprile.

Comunicazioni all'Assemblea

PRESIDENTE. Dà comunicazione dei senatori che risultano in congedo o assenti per incarico avuto dal Senato. (v. Resoconto stenografico).

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverte che dalle ore 15,02 decorre il termine regolamentare di preavviso per eventuali votazioni mediante procedimento elettronico.

Seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri
Approvazione di mozione di fiducia

PRESIDENTE Dà la parola per la replica al Presidente del Consiglio dei ministri.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. I toni pacati del dibattito svoltosi in Senato danno il segno di una legittimazione reciproca, essenziale per il rafforzamento della democrazia e premessa necessaria per tentare forme di collaborazione in materia istituzionale dopo lo svolgimento dei referendum. Il Governo ha dinanzi a ristretti limiti di azione dal punto di vista temporale ma può contare su quanto di positivo hanno fatto i Governi precedenti per favorire lo sviluppo economico e la modernizzazione del Paese, nella consapevolezza di poter perseguire alcuni obiettivi di grande rilievo in tema di crescita dell'occupazione, di tutela della sicurezza dei cittadini e di lotta all'esclusione sociale. La coalizione potrà ritrovare ragioni di unità nello sforzo teso a conciliare le libertà con l'uguaglianza ed il Governo chiede a tutti coloro che sono sensibili a queste tematiche di giudicarne l'azione senza pregiudizi. Sarà cura del nuovo Esecutivo incentivare l'ordinamento federalista, anche attraverso l'adeguamento degli statuti regionali e nel rispetto delle minoranze. In materia economica, dovrà essere assecondato ed irrobustito il processo di ripresa, favorendo la riduzione dei costi fiscali e burocratici, riformando il diritto societario per rafforzare la competitività internazionale delle piccole imprese ed infine assicurando concorrenza a tutti i livelli, quindi anche nei servizi e nelle libere professioni. Una particolare attenzione verrà posta alle specificità del Mezzogiorno e del settore agricolo; la sempre crescente consapevolezza dell'intreccio tra ecologia ed economia comporterà un'espansione dell'area di intervento della politica ambientale e il tema dell'utilizzo delle biotecnologie verrà affrontato con grande cautela anche per evitare sconvolgenti ripercussioni sulle economie agricole dei Paesi più poveri. Nei comparti della sanità e dell'istruzione e formazione saranno portate avanti con coerenza le riforme avviate dai Governi precedenti, con un maggiore coinvolgimento del personale medico e dei docenti. Sui temi della sicurezza, il Governo si sforzerà di perseguire l'obiettivo di un migliore coordinamento tra le forze dell'ordine e di una maggiore presenza sul territorio. In parte connesso a questo tema è il controllo dell'immigrazione clandestina, che passa anche attraverso un miglioramento delle condizioni di vita nei Paesi d'origine; a tale fine l'Italia è fortemente impegnata a favore della cancellazione del debito e della conversione delle risorse così liberate in programmi di riduzione della povertà e delle malattie. (Vivi applausi dai Gruppi DS, PPI, Misto-Com, Verdi, Misto-RI, UDEUR, Misto-SDI, Misto-DU, Misto-APE, Misto-PSd'Az e Misto. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Passa alla votazione della mozione di fiducia 1-00545.

THALER AUSSERHOFER (Misto). La SVP apprezza e condivide molti punti del programma di Governo, che peraltro non sarà facile tradurre in atti concreti. Appaiono particolarmente urgenti una riforma di stampo europeo degli ordini professionali, da attuarsi attraverso la concertazione, e l'adozione dello statuto dei diritti del contribuente. I senatori della SVP nutrono forti aspettative per il riconoscimento delle specificità delle minoranze linguistiche sia nell'ambito della nuova legge elettorale sia attraverso l'approvazione, senza modifiche nella parte relativa al Trentino Alto Adige, del disegno di legge costituzionale di modifica degli statuti speciali. Essi voteranno la fiducia ed assicurano leale collaborazione al Governo, riservandosi però di verificarne nel concreto l'operato. (Applausi dai Gruppi Misto, Misto-APE e Misto-PSd'Az. Congratulazioni).

DENTAMARO (Misto). La trasformazione delle recenti consultazioni regionali in una sorta di referendum sul Governo in carica ne ha falsato lo spirito ed ha dimostrato come il Paese sia al bivio tra il compimento della trasformazione verso un sistema effettivamente federale e bipolare ed il ritorno ad un sistema di potere centralistico e partitocratico. Per queste considerazioni e nell'auspicio che i mesi che dividono dalla fine della legislatura possano essere utilizzati per approvare una legge elettorale che assecondi l'orientamento bipolare emergente nel Paese e per raccogliere i frutti della ripresa economica in atto, dichiara il voto a favore della mozione di fiducia, assicurando uno specifico contributo per il mantenimento di una costante attenzione ai problemi del Mezzogiorno. (Applausi dai Gruppi Misto, PPI, Misto-SDI e Misto-DU. Congratulazioni).

CARUSO Luigi (Misto-MS-Fiamma). Il Governo è sorretto da una maggioranza fantasma, che non sarà in grado di governare, a causa delle molteplici componenti che la formano, e non saprà fronteggiare i problemi della disoccupazione, della giustizia, dell'immigrazione clandestina e della pressione fiscale. Voterà pertanto contro la fiducia. (Applausi dal Gruppo AN. Congratulazioni).

DONDEYNAZ (Misto). Era sicuramente necessario evitare le elezioni anticipate, per consentire lo svolgimento dei referendum e la predisposizione dei documenti finanziari. Desta però preoccupazione la litigiosità della maggioranza e la mancanza di un progetto politico. Per la prossima modifica degli statuti speciali, è fondamentale che il rapporto tra lo Stato e le regioni si fondi sullo strumento dell'intesa, riservando alla regione la decisione sulla forma di governo. Sono poi propositi interessanti quelli tracciati in materia di lavoro e di energia, nonché su alcune opere pubbliche da realizzare; voterà pertanto la fiducia al Governo Amato. (Applausi dal Gruppo Misto-APE e del senatore Pinggera).

MELONI (Misto-PSd'Az). Segnalando in premessa al nuovo Ministro della giustizia l'arresto dei responsabili del carcere di Sassari, fatto che evidenzia la carenza di alcune strutture carcerarie, in particolare in Sardegna, ritiene che la replica del Presidente del Consiglio meriti un voto di fiducia, nell'auspicio che possa gradualmente realizzarsi l'abbattimento degli ostacoli allo sviluppo della sua regione. (Applausi dai Gruppi Misto-APE e dei senatori Dondeynaz e Pinggera).

GUBERT (Misto-Centro). Non è stato possibile recuperare l'originario spirito dell'Ulivo, neanche attraverso la manipolazione dell'informazione realizzata dal centro-sinistra. Nella complessiva non funzionalità generale della società italiana, e nella compressione della libertà individuale, una volta esaurita la fase post-comunista, il Governo Amato rappresenta soltanto la perdita di un altro anno di tempo. Voterà pertanto contro la fiducia. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

MILIO (Misto-LP). Alle scelte a favore del mercato e della concorrenza occorre affiancare la difesa di altre libertà da garantire nella società italiana; poca rilevanza viene invece data nel programma del Governo al discorso sulla flessibilità e non viene fatto alcun accenno alla possibilità di ricorrere ad un decreto-legge per la "ripulitura" delle liste elettorali in vista dei prossimi referendum. (Applausi dai Gruppi FI, CCD e AN).

SERENA (Misto-Liga). Il Governo D'Alema si è dimostrato incapace di reggere il timone del Paese ed ha fornito all'estero una pessima immagine dell'Italia. La legislatura in corso è sembrata essere quella della mancata semplificazione amministrativa, del falso federalismo, dell'aumento della pressione fiscale e della mancanza di incentivazione alle imprese. In particolare, i cittadini sono delusi per la situazione della sicurezza, dato l'aumento della criminalità derivante dall'immigrazione. Sicuramente le prossime elezioni penalizzeranno ulteriormente il centro-sinistra, mentre le aree più intraprendenti del Paese si svilupperanno in maniera autonoma. Il Governo presieduto dall'onorevole Amato, già a suo tempo distintosi come il Ministro della spesa, non avrà il voto favorevole della Liga Veneta.

RUSSO SPENA (Misto-RCP). Verso Rifondazione Comunista sono state fatte in questi giorni numerose aperture formali, ma mai sostanziali. In realtà, il Governo rappresenta una somma di scelte antisociali, spostando la maggioranza sempre più verso il centro. L'elettorato di sinistra è deluso dall'attuazione di politiche di destra, laddove non si realizza una politica sociale a tutela dei lavoratori e in difesa del posto di lavoro. Rifondazione Comunista intende invece riproporre un confronto concreto sulle varie questioni per favorire un'impostazione antiliberista ed alternativa al Governo Amato, così come alla realizzazione dei referendum. (Applausi dal Gruppo Misto-RCP. Molte congratulazioni)

MARINI (Misto-SDI). Il programma del Governo sembra individuare correttamente i problemi del Mezzogiorno, che i patti territoriali non sembrano sufficienti a risolvere. Occorre individuare il possibile intervento pubblico nel Sud, considerando il livello di disoccupazione e la mancanza di infrastrutture; è allora forse necessario prevedere in tali aree principi di detassazione degli utili e di defiscalizzazione per garantire un maggiore equilibrio nel Paese e dare valore al concetto di cittadinanza su tutto il territorio italiano, anche contrastando alcune intollerabili prese di posizione sull'immigrazione. Il Governo Amato saprà dare in tal senso motivazioni ai cittadini italiani. In conclusione, rispondendo alla crociata antisocialista del senatore Di Pietro, ritiene necessario evitare l'individualismo sfrenato da parte dei rappresentanti del potere giurisdizionale, che dovrebbero piuttosto rifarsi ai principi di equità e di giustizia. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI, DS e PPI. Congratulazioni).

FOLLONI (Misto-CR). La crisi governativa ha avuto uno svolgimento costituzionalmente ineccepibile, in piena sintonia con la natura parlamentare della Repubblica. Esistendo una maggioranza parlamentare, il Governo è legittimo, ma ad esso il Centro Riformatore non darà la fiducia, pur apprezzando molte parti delle dichiarazioni programmatiche, preferendo fornire di volta in volta il proprio contributo; non risulta infatti ben definito il rapporto con la componente liberal-moderata-popolare. Il primo Governo D'Alema ha lavorato bene, nella dualità culturale delle anime che lo componevano, mentre il suo secondo Governo ha rappresentato un cambiamento che ha rinnegato il proposito iniziale. Primo obiettivo dell'attuale Governo, ed interesse di tutte le forze politiche, sarà comunque quello di realizzare una riforma elettorale che possa garantire chiarezza e stabilità al sistema politico italiano.

SCOGNAMIGLIO PASINI (Misto-CR). In dissenso dalla componente di appartenenza, pur condividendo l'analisi del senatore Folloni e l'opportunità di varare la riforma elettorale, ma intendendo tuttavia sospendere il giudizio sull'attività del Governo Amato, preannuncia la propria astensione.

D'URSO (Misto-RI). Richiamando l'intervento del senatore Vertone Grimaldi in discussione generale, onde garantire una guida efficiente al Paese, rafforzare il ruolo dell'Italia sul piano internazionale e frenare il fenomeno dell'astensionismo, dichiara la piena fiducia dei senatori di Rinnovamento italiano al Governo Amato. (Applausi dal Gruppo Misto-RI e del senatore Marini. Congratulazioni).

MARINO (Misto-Com). In coerenza con l'appoggio dato ai precedenti Governi del centro-sinistra, i Comunisti italiani intendono sostenere il nuovo Esecutivo nell'azione di contrasto nei confronti della destra al fine di scongiurare, in caso di loro vittoria alle prossime elezioni, involuzioni sul piano istituzionale e lo smantellamento dello Stato sociale. (Applausi dai Gruppi Misto-Com, DS, PPI, Misto-SDI e UDEUR. Applausi ironici dai Gruppi FI e AN).

GNUTTI (Misto-APE). I senatori Autonomisti per l'Europa del Gruppo Misto non parteciperanno al voto, ad eccezione del senatore Lorenzi che voterà a favore. Dopo lo svolgimento dei referendum, per rafforzare la democrazia e rasserenare i toni del confronto, bisognerà affrontare la questione del conflitto di interessi e dare attuazione ai precetti costituzionali in tema di organizzazione dei partiti e dei sindacati. (Applausi dai Gruppi Misto-APE e PPI).

MAZZUCA POGGIOLINI (Misto-DU). Dichiara la fiducia dei Democratici al Governo Amato, auspicando che possa operare nello spirito dell'Ulivo sui temi della famiglia, della scuola, del risanamento economico e in generale per il benessere dei cittadini. Occorrerà inoltre, entro il termine della legislatura, individuare il leader dello schieramento, che ne possa rappresentare tutte le componenti politiche e nel contempo catalizzarne lo spirito unitario; per tale obiettivo e per favorire una maggiore coesione, la sua parte politica voterà a favore dell'abolizione della quota proporzionale e del finanziamento dei partiti in occasione dei prossimi referendum. (Applausi dai Gruppi Misto-DU, DS e PPI).

DI PIETRO (Misto-DU). In dissenso dalla componente di appartenenza, preannuncia il proprio voto contrario, pur intendendo continuare a contribuire al rafforzamento dello schieramento riformista, in contrapposizione a quello guidato dall'onorevole Berlusconi. Affidare ad Amato la guida dell'Esecutivo produrrà confusione nell'elettorato ed un aumento delle astensioni, in quanto egli non potrà esprimere una posizione chiara sul conflitto di interessi avendo con il Governo Craxi contribuito alla posizione di vantaggio del leader di Forza Italia; inoltre, all'epoca partecipò alla riunione per definire la strategia di delegittimazione del pool Mani pulite, avallando il controllo delle conversazioni telefoniche di un suo componente ed esprimendo un giudizio di pericolosità della sua azione. Peraltro, questo Governo non sarà in grado di esprimere una posizione chiara neanche sui temi della giustizia, della legalità, della tutela dell'azionariato diffuso o dell'istituzione della Commissione d'inchiesta su Tangentopoli, che solo pochi mesi fa aveva condizionato l'appoggio dei socialisti al secondo Governo D'Alema.

NAPOLI Roberto (UDEUR). Le elezioni del 16 e del 30 aprile hanno segnato una sconfitta del centro-sinistra, pur lasciando intravedere margini per il recupero di consensi nell'area moderata da parte della coalizione, a causa della mobilità dell'elettorato. Le ragioni dell'insuccesso risiedono nella conflittualità tra le forze del centro-sinistra, nell'accordo tra il Polo e la Lega e nella sproporzione dei mezzi propagandistici a favore del centro-destra; ma traggono origine innanzi tutto dall'accettazione da parte degli elettori del modello di liberismo senza regole proposto dal Polo. Sarà pertanto necessario lavorare per evidenziare la positività dell'azione di Governo svolta fino a questo momento e per sottolineare le incongruenze programmatiche del centro-destra e i rischi per l'equilibrio politico e sociale del Paese connessi all'accordo per la devolution sancito con la Lega. L'UDEUR assicura l'appoggio al nuovo Governo, auspicando che un maggior coordinamento tra le forze della coalizione possa condurre ad una proposta politica coerente e condivisa, fondata su idee nuove e vincenti in vista delle elezioni del 2001. (Applausi dai Gruppi UDEUR, PPI e DS. Congratulazioni).

D'ONOFRIO (CCD). La rottura dell'equilibrio politico che ha governato l'Italia dal 1948 fino alla fine degli anni '80 dovrà sfociare non nel Parlamento nato dalla distruzione della classe di governo precedente operata da Mani pulite, ma nella trasformazione dello Stato italiano in senso federale. È alla luce di questa considerazione che emerge tutta l'illegittimità democratica ed istituzionale del nuovo Governo, che viola il nuovo rapporto democratico instauratosi tra gli elettori e gli eletti a seguito delle consultazioni del 1994. Lo stesso Presidente del Consiglio non è espressione della volontà del corpo elettorale ed hanno violato il patto sancito con gli elettori le rilevanti componenti della maggioranza che hanno attuato scelte trasformistiche. Questa carenza di legittimità democratica del nuovo Governo si tradurrà in una pericolosa debolezza istituzionale allorquando esso dovrà confrontarsi con i presidenti delle regioni che, democraticamente eletti, avanzeranno la richiesta di una nuova fase costituente. Tanto più che l'azione dell'Esecutivo sarà frenata da componenti interne alla maggioranza e dai vincoli già posti dalle confederazioni sindacali. Il CCD voterà contro la fiducia al Governo e baserà la sua ferma opposizione su argomenti di programma. (Applausi dai Gruppi CCD, FI, AN e del senatore Gubert. Molte congratulazioni).

RONCHI (Verdi). La questione ambientale ha assunto straordinaria rilevanza per i cittadini europei, che ne considerano la tutela elemento indispensabile per la valutazione della qualità della vita ed un vincolo non eludibile per la definizione di un modello di sviluppo moderno. L'Italia deve inserirsi nella globalizzazione del concetto di sviluppo sostenibile favorendo un progetto europeo che riesca a coniugare ambiente e mercato in vista della crescita economica e sociale planetaria. Anche a livello interno il centro-sinistra può rilanciare la coalizione proponendo agli elettori un modello avanzato di sviluppo basato sul riformismo ambientale. In questo contesto i Verdi, pur giudicando negativamente la scelta di indebolire il polo ambientale all'interno della coalizione, guardano con interesse agli impegni assunti dal presidente Amato in tema di integrazione tra ecologia ed economia e voteranno la fiducia al Governo, anticipando sin d'ora una particolare attenzione ai temi della manutenzione del territorio, degli organismi geneticamente modificati, del rapporto tra salute e ambiente e del completamento del programma di riforme ambientali avviato dai precedenti Governi. (Applausi dai Gruppi Verdi, DS e PPI. Congratulazioni).

CASTELLI (LFNP). Il Governo non è legittimato da un mandato popolare e se questo non costituisse un elemento più che rilevante sarebbero del tutto incomprensibili le dimissioni dell'onorevole D'Alema. È chiaro che la pervicacia con cui si è voluto giungere alla naturale scadenza della legislatura dipende non dalla prospettiva di attuare riforme che appaiono impossibili, se non altro per mancanza di tempo, quanto piuttosto dall'intenzione di utilizzare i prossimi mesi per curare gli interessi elettorali nell'attuale maggioranza parlamentare. In questo contesto, una particolare vigilanza dovrà essere posta sul corposo affare relativo al nuovo sistema UMTS di telefonia cellulare, affinché gli introiti vengano utilizzati per ridurre il debito pubblico e non per fini clientelari. A nome della maggioranza dei cittadini italiani, la Lega voterà contro il nuovo Governo, il quale, anche per la sua composizione, fa fare al Paese un salto all'indietro di dieci anni. Sarebbe inoltre opportuno che il professor Amato fornisse chiarimenti sulle accuse contenute in documenti ufficiali di un suo coinvolgimento personale nel sistema di finanziamenti illeciti dei partiti all'epoca di Tangentopoli. (Applausi dai Gruppi LFNP, FI, CCD e AN. Congratulazioni).

ELIA (PPI). Il presunto abusivismo del Governo Amato è smentito dalla circostanza che la maggioranza di centro-sinistra, anche nei cambi di guida dei Governi che si sono succeduti in questa legislatura, è rimasta strutturalmente immutata. Peraltro, episodi di trasformismo si verificarono anche nel 1994, all'epoca della costituzione del Governo del Polo. Utilizzando argomentazioni improprie, l'opposizione sembra pertanto delegittimare soprattutto se stessa, né può valere la sua richiesta di abrogare la legge sulla par condicio, che nemmeno ha scalfito la sproporzione di mezzi dispiegati in campagna elettorale. Al di là dell'evidente necessità di una nuova legge elettorale che contemperi le esigenze di stabilità e di rappresentatività, è soddisfacente l'individuazione di temi e progetti operata dal Presidente del Consiglio. Nell'attuazione del programma di Governo sarà necessario ragionare sul difficile collegamento tra il riformismo di sinistra e le forze economiche e produttive del Paese, nonché affrontare prioritariamente alcuni aspetti, come quelli della sicurezza del territorio, dei rapporti tra amministrazione centrale ed amministrazioni decentrate eventualmente inadempienti, di una legge di parità che garantisca il ruolo regionale nell'istruzione. Il centro-sinistra non deve infatti sconfessare i propri disegni di riforma, sono accettabili le guerre annunciate da parte di alcuni esponenti del Polo sui fronti della sanità e dell'immigrazione. Il Gruppo del PPI darà quindi la propria fiducia al Governo Amato. (Applausi dai Gruppi PPI, UDEUR e DS. Congratulazioni).

MACERATINI (AN). Coglie l'occasione per congratularsi con il senatore Campus, neoeletto sindaco della città di Sassari (Applausi dai Gruppi AN, CCD e FI). Il Gruppo AN voterà contro, anche considerando la facilità nel dimenticare il passato da parte dell'onorevole Amato. Se è formalmente corretto l'operato del Capo dello Stato, le dimissioni dell'onorevole D'Alema mal si conciliano politicamente con il successivo Governo Amato, peraltro incomprensibile agli italiani. Per il nuovo Presidente del Consiglio sarà peraltro più facile raggiungere i grandi obiettivi enunciati che non tenere insieme la sua maggioranza, come dimostrano le variegate e contraddittorie dichiarazioni dei rappresentanti di tutte le singole componenti, cui si aggiungono gli odierni intimidatori inviti di Cofferati a limitarsi a "galleggiare". Ci si accinge quindi ad un anno di campagna elettorale, alla fine della quale gli italiani sapranno votare contro questo centro-sinistra, come oggi fa Alleanza Nazionale. (Applausi dai Gruppi AN, CCD e FI. Molte congratulazioni).

LA LOGGIA (FI). Dando atto al Presidente del Consiglio di capacità ed esperienza, occorre considerare le poche simpatie di cui egli gode nell'ambito della sua stessa maggioranza, di cui sembra essere ostaggio. Forza Italia si limiterà nell'anno a venire semplicemente a fare opposizione. Le esagerate giustificazioni sulla legittimità formale del Governo nascondono una mancanza di legittimità politica, laddove si vuole dimenticare come la Costituzione materiale del Paese sia stata modificata dalla riforma elettorale in senso maggioritario approvata nel 1993. Agli italiani viene di fatto negata la possibilità di pronunciarsi sul Governo, mentre al modello liberaldemocratico proposto dal Polo il centro-sinistra sembra voler contrapporre soltanto la volontà di conservare il potere. (Vivi applausi dal Gruppo FI). Oggi il ricorso ad esperti quali Ministri della sanità e dell'istruzione sembra dimostrare la volontà di rinnegare l'operato dei precedenti responsabili in quei comparti. Si spera almeno che il Governo voglia dare concreta applicazione all'articolo 13 della Costituzione, in materia di garanzia delle persone soggette a carcerazione preventiva, e che voglia rimuovere gli ostacoli che attualmente impediscono un reale confronto sulla riforma della legge elettorale. Forza Italia negherà la propria fiducia al Governo Amato, nella convinzione che esso contribuirà a garantire la sconfitta del centro-sinistra nelle prossime consultazioni elettorali. (Applausi dai Gruppi FI, CCD, AN e LFNP e del senatore Gubert. Molte congratulazioni).

ANGIUS (DS). Annuncia la fiducia del Gruppo DS al Governo Amato, che permetterà di portare a compimento entro il termine della legislatura il programma del centro-sinistra, ispirato ai principi del riformismo, della solidarietà e della giustizia sociale. Viene scongiurato il tentativo della destra di accomunare nel giudizio politico diversi livelli di governo, in contrasto con lo spirito federalista, mentre è chiaramente immotivata sotto il profilo costituzionale l'accusa di illegittimità dell'Esecutivo, che coinvolgerebbe la responsabilità del Capo dello Stato. Pur nella consapevolezza della durezza dello scontro che vedrà opposti i due schieramenti, sarebbe opportuno, a prescindere dai risultati della consultazione referendaria, varare norme che garantiscano una maggiore stabilità di governo, rispondenti all'interesse generale e tendenti a contrastare l'astensionismo. Invita il senatore Di Pietro a non evocare i fantasmi del passato per rafforzare la propria esistenza politica, giacché l'aver militato nel PSI non può di per sé costituire motivo di identificazione con le responsabilità emerse grazie alle indagini di Mani pulite. Occorre guardare avanti verso l'obiettivo di un'unione reale dei riformisti.(Applausi dai Gruppi DS, Verdi, PPI, UDEUR, Misto-Com, Misto-SDI, Misto-DU, Misto-RI e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Invita il senatore segretario a procedere alla chiama per la votazione della mozione di fiducia.

Seguono le operazioni di voto.

Il Senato, con votazione nominale con appello, ai sensi dell'articolo 94, comma 2, della Costituzione e dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, approva la mozione di fiducia 1-00545. (Applausi dai Gruppi DS, Misto-SDI, Misto- Com., PPI, UDEUR e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni al Presidente del Consiglio).

Discussione del disegno di legge:

(4551) Disposizioni in materia di anagrafe degli italiani residenti all'estero e sulla revisione delle liste elettorali (Relazione orale)

PRESIDENTE. Autorizza il senatore Besostri a svolgere la relazione orale.

BESOSTRI, relatore. Il disegno di legge estende i criteri sanciti dalla lettera d) dell'articolo 4, comma 1, della legge 27 ottobre 1988, n. 470 per determinare l'irreperibilità presunta ai fini della cancellazione dalle liste elettorali. L'urgente approvazione del provvedimento si rende necessaria per procedere alla revisione delle liste al fine di consentire il regolare svolgimento delle prossime consultazioni referendarie. (Applausi dai Gruppi DS e PPI).

ROTELLI (FI). Solleva una questione pregiudiziale, chiedendo che essa venga posta ai voti previa verifica del numero legale. Anche se il provvedimento si inserisce nella deprecabile tradizione italiana di manomissioni delle liste elettorali e di approvazione di nuovi meccanismi in prossimità di scadenze elettorali al solo scopo di far prevalere le maggioranze uscenti, appare indegno costringere il Parlamento ad approvare una legge sulla materia a distanza di pochi giorni dal voto sui referendum. (Applausi dai Gruppi FI e LFNP e del senatore Gubert).

CASTELLI (LFNP). Ricorda che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari aveva stabilito che la seduta pomeridiana si concludesse alle ore 20.

PRESIDENTE. La seduta verrà tolta dopo il voto sulla questione pregiudiziale.

STIFFONI (LFNP). Appoggia la richiesta del senatore Rotelli, segnalando che una circolare della Direzione generale dell'Amministrazione civile del Ministero dell'interno ha invitato tutti i prefetti a sensibilizzare i comuni affinché siano pronti ad adempiere alle disposizioni della legge in esame e che a seguito di questa circolare alcune amministrazioni comunali hanno già provveduto a depennare dalle liste elettorali centinaia di nominativi, applicando quindi una legge il cui iter non è stato neppure avviato dal Parlamento. (Applausi dai Gruppi LFNP e FI. Congratulazioni).

GUBERT (Misto-Centro). La pregiudiziale del senatore Rotelli è degna di considerazione, anche perché non sono state previste forme di immediato reintegro per i soggetti dichiarati presunti irreperibili nel caso in cui essi vogliano, al contrario, esercitare il diritto di voto. (Applausi del senatore Travaglia).

SCHIFANI (FI). Forza Italia non si oppone a provvedimenti di modernizzazione del sistema elettorale, ma chiede che venga fatta chiarezza sulle reali ragioni dell'urgenza con cui si vuole approvare il provvedimento per la pulizia delle liste elettorali, nella considerazione che le motivazioni addotte nella relazione di accompagnamento sono venute meno. Per questi motivi il Gruppo voterà a favore della proposta del senatore Rotelli. (Applausi dai Gruppi FI e LFNP e del senatore Gubert).

BASINI (AN). Sembrano assurde le argomentazioni utilizzate dal senatore Rotelli, in quanto il disegno di legge persegue l'obiettivo di evitare che cittadini inesistenti finiscano per incidere sul quorum elettorale, il che è necessario per ripristinare un clima di credibilità democratica. (Applausi dai Gruppi PPI, Misto-RI, DS e Verdi).

BESOSTRI, relatore. E' contrario alla pregiudiziale.

BIANCO, ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. Il disegno di legge aveva già ricevuto l'unanimità di tutti i Gruppi parlamentari, data l'assurdità di conteggiare come elettori cittadini deceduti o del tutto irreperibili. Gli uffici, in piena correttezza, hanno provveduto a scegliere dei criteri per procedere alla "pulitura" delle liste elettorali.

Con votazione preceduta dalla verifica del numero legale, il Senato respinge la questione pregiudiziale proposta dal senatore Rotelli.

PRESIDENTE. Dichiara aperta la discussione generale e rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

Comunica che la Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari è convocata per domani alle ore 8,45.

THALER AUSSERHOFER, segretario. Dà annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza. (v. Allegato B).

PRESIDENTE. Comunica l'ordine del giorno delle sedute del 4 maggio. (v. Resoconto stenografico).

La seduta termina alle ore 20,27.

 



RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente MANCINO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15).

Si dia lettura del processo verbale.

THALER AUSSERHOFER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 27 aprile.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Congedi e missioni

PRESIDENTE. Sono in congedo i senatori: Agnelli, Bertoni, Bo, Bobbio, Fumagalli Carulli, Lauricella, Leone, Manconi.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Provera, Turini e Volcic, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Andreotti e Visentin, per partecipare alla 103a Conferenza Interparlamentare.

 

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. Le comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Preannunzio di votazioni mediante procedimento elettronico

PRESIDENTE. Avverto che nel corso della seduta odierna potranno essere effettuate votazioni qualificate mediante il procedimento elettronico.

Pertanto decorre da questo momento il termine di venti minuti dal preavviso previsto dall'articolo 119, comma 1, del Regolamento (ore 15,02).

Seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente
del Consiglio dei ministri
Approvazione di mozione di fiducia

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.

Ricordo che nel corso della seduta antimeridiana si è conclusa la discussione.

Ha facoltà di intervenire il presidente del Consiglio dei ministri, onorevole Amato.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatori, vi ringrazio tutti del dibattito svolto sino a pochi minuti fa, che è stato molto ricco, talora aspro nei contenuti ma sempre molto corretto e, a volte, garbatissimo nei toni anche da parte dei senatori dell'opposizione.

Voglio sottolineare l'importanza di questo fatto al di là del protocollo perché è, di per sé, un segno di quella legittimazione reciproca, di cui è stata lamentata forse l'attuale insufficienza, che comunque si va formando e che è essenziale per il rafforzamento della nostra democrazia oltreché essere la premessa necessaria delle collaborazioni che potranno essere utili quando si dovranno affrontare materie istituzionali delicate che esigeranno, da tutti, una posizione di responsabilità al servizio del Paese dopo lo svolgimento dei prossimi referendum.

Non potrò raccogliere tutti gli spunti che questo dibattito, appunto ricchissimo, ha sollevato perché, per farlo, ripeterei la troppo lunga performance dell'iniziale presentazione. "Eravate in molti a parlare, io sono solo a rispondere", avrebbe detto Massimo Troisi. Tuttavia, posso assicurare tutti che ne terrò comunque conto, avendo annotato tutte le osservazione emerse.

Lo so che il tempo che ha a disposizione il nostro Governo, se avrà la vostra fiducia, è poco, ma due considerazioni si impongono e vanno tenute presenti rispetto a situazioni diverse nelle quali ci siamo trovati in passato.

La prima è che questo Governo non parte da zero. Parte dall'azione svolta, dalle riforme compiute o avviate dai due Governi precedenti, che hanno fatto molto e positivamente per lo sviluppo economico e la crescita civile del Paese. So per esperienza che a volte occorrono anni prima che l'azione di Governi che hanno lavorato positivamente venga riconosciuta. Penso che per i Governi di questa legislatura forse il tempo potrà essere ancor più breve e tanto più lo sarà se il lavoro, che questo Esecutivo saprà fare, porterà a maturazione i frutti che stanno maturando e darà concretezza ad azioni che già sono state impostate.

La seconda considerazione è che io so bene - lo sa il Governo e lo sa la maggioranza - che le azioni, che in un anno potremo svolgere, devono ricondursi tutte a limitate ma forti ed essenziali finalità: più occupazione; più sicurezza per tutti i cittadini, famiglie ed imprese; più libertà dal bisogno, dall'incertezza di vita e dall'esclusione sociale. E' qui il filo che ricongiunge - come giustamente è stato chiesto che si faccia - realismo e riformismo. E' qui che il centro-sinistra trova le ragioni della sua complessiva e non parcellizzata identità.

Ci sono difficoltà a tenere insieme attorno a questi fili le cose che vanno fatte, ma - lo dico ai colleghi e amici del centro-destra - non sono contraddizioni. Se fossero contraddizioni, infatti, sarebbe stato per primo contraddittorio, oltre un secolo fa, quel grande uomo che era Tocqueville, quando si accorse e prese atto - come tanti del suo secolo - che, accanto ad un principio che era entrato ineludibile nella storia, che era il principio di libertà, un altro principio stava entrando e avrebbe sconvolto la storia stessa, ossia il principio di uguaglianza. Consapevole, lui certo, a differenza di altri del suo secolo e di quello successivo, che libertà ed eguaglianza non possono andare l'una a scapito dell'altra, lavorò per quell'idea di libertà eguale che è il cuore del riformismo del nostro tempo. Il che significa che libertà c'è quando libertà c'è per tutti. Il che significa - come 2.000 anni fa fu detto da qualcuno che tutti conoscono nella storia - che non posso riconoscere la libertà in me se non ne riconosco nella stessa misura in altri.

Questo è il cuore del riformismo. Questa è la preoccupazione costante di chi crede a ciò che unisce in questa fase storica il centro-sinistra in tutte le sue componenti; che unisce chi è di matrice socialista a chi anche è di matrice liberal-democratica; che si può ritrovare nella stessa area politica e culturale se ed in quanto è disposto ad affrontare le difficoltà di questa apparente contraddizione; se ed in quanto sa che il mercato può funzionare se non c'è potere, fino a quando la libertà non traligna in potere; che la sicurezza va alimentata e garantita per i cittadini, ma mai a scapito della libertà di nessuno; che non è consentita la prevaricazione di alcuni sugli altri; che la libertà c'è se non è di pochi ma se è di tutti, anche dei tanti che oggi non ne possono godere. (Applausi dai Gruppi DS e PPI).

Questo lo dico anche agli amici di Rifondazione Comunista che lamentano, forse con pregiudizio, di trovarsi accanto un'altra sinistra, che è "altra" perché accetta il potere dei forti e le diseguaglianze. Non è così. L'altra sinistra combatte il potere dei forti sul mercato con l'antitrust e non con lo statalismo; lavora per l'eguaglianza in modo che l'economia funzioni; vuole che il mercato finanziario non sia demonizzato bensì utilizzato a beneficio anche di chi non ha. (Applausi dal Gruppo DS e del senatore Vertone Grimaldi). Allora, se si chiede questo confronto, lo si faccia: lo si faccia perché il centro-sinistra ha molte carte da giocare sullo stesso arco di valori che ci viene richiamato.

Della materia istituzionale abbiamo già sufficientemente parlato. Permettetemi solo di ribadire che è un ordinamento che tende al federalismo e che faremo il possibile perché fra un anno possa risultare già modificato in tal senso. Del resto, la proposta riforma costituzionale per un ordinamento federale ha già fatto molti passi avanti. Ebbene, intanto si deve procedere all'adeguamento degli statuti speciali e le norme in corso di approvazione a tutela delle minoranze devono essere approvate. Non è compatibile con una cultura che parla di federalismo, e che quindi accetta in un contesto nazionale unitario le diversità che una collettività nazionale offre, che si rilanci in lungo sul federalismo e non si tenga conto delle specialità e delle diversità che abbiamo davanti.

Naturalmente, mi sia consentito dire che gli strumenti devono essere ben valutati. Valuteremo insieme – la 1a Commissione e il Governo – se, per favorire la rapida approvazione di ciò che è bene che venga approvato, è preferibile che tutto stia insieme in un unico disegno di legge, oppure sia meglio separare i destini di alcune disposizioni relative a statuti speciali diversi. Ma questa è materia sulla quale potremo soffermarci dopo la fiducia, se fiducia ci sarà. (Commenti dal Gruppo LFNP).

In materia economica, so bene - e ha dimostrato di saperlo bene anche quest'Aula - quanti versanti debbano essere toccati per assecondare e irrobustire il processo di crescita in corso. Ci sono costi fiscali da ridurre e c'è un'azione, che ho già annunciato nelle dichiarazioni finali, che troverà il suo naturale svolgimento nel Documento di programmazione economico-finanziaria e poi nella finanziaria e nei provvedimenti ad essa connessi, sui quali ora è inutile – vi farei perdere tempo – che entri in dettaglio.

Ci sono costi burocratici che dobbiamo ridurre e che in più casi hanno non minore importanza, come mi è stato detto. Chi mi parlò del freno a mano (espressione che ho reso celebre in quest'Aula e alla Camera, ma non è mia) mi sottolineò che il vero problema oggi – parlava un uomo di impresa – non è tanto il fisco, quanto i costi burocratici. Questo mi è stato detto poche settimane fa. Noi baderemo ad entrambi gli aspetti, ma consapevoli dell'importanza che l'uno ha rispetto all'altro.

Dobbiamo tener presenti anche i costi che le imprese italiane pagano per le loro ridotte dimensioni. Ho molto apprezzato, per simpatia di mestieri legati all'economia, l'intervento del senatore Cabras; occorre cogliere il senso della riforma del diritto societario, che a molti può sembrare una cosa astratta, mentre è importante per consentire a queste piccole imprese italiane di attingere a quella dimensione, di aprirsi a quelle aggregazioni che sono loro necessarie per avvalersi di nuove tecnologie, che oggi sono spesso al di sopra dei costi che possono affrontare e in ragione di dimensioni loro che sono al di sotto di quelle raggiungibili dal capitale di rischio.

C'è molto denaro in giro per l'Europa che può raggiungere le nostre imprese, basta che le mettiamo in condizioni, anche in termini dimensionali, di esserne raggiunte e di potersene avvalere. Occorre quindi far crescere la dimensione delle imprese e aumentare la concorrenza, la concorrenzialità dei mercati, sia di quelli da cui dipendono i servizi (che ancora oggi costano troppo per le piccole imprese, oltre che per le famiglie) sia negli stessi settori in cui le nostre imprese operano.

Mi ha fatto piacere sentir lamentare il fatto che tra Sud e Nord le tariffe Alitalia sono troppo alte. Certo, non c'è concorrenza! Lo dico a chi non crede alla concorrenza. Non è il decreto di alcun Governo che può far scendere le tariffe, ma è la concorrenza che arriva sulle rotte. State tranquilli che le tariffe scenderanno, quando ci sarà un concorrente; o meglio più di uno, perché quando ce n'è uno solo, a volte, come si dice in Toscana, il mercato si abbiocca, se mi permettere questo termine non aulico. Invece, quando c'è più di un concorrente, la concorrenza diventa vivace. Quindi, più concorrenza, ancora più concorrenza!

SCIVOLETTO. Come nelle televisioni!

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Nelle televisioni ce n'è davvero poca e state pur sicuri che se c'è uno a cui non piace questa poca concorrenza è proprio il sottoscritto. (Applausi dai Gruppi DS, PPI, UDEUR e Misto-RI).

Questo vale anche per gli ordini professionali. So benissimo che quando qualcuno, che sa che dovrebbe essere liberista di impostazione, vuole difendere un interesse costituito definisce "paraliberista" la misura che tocca quell’interesse costituito. In questo caso però non c’è né para né gomma; qui c’è un principio essenziale: quello della concorrenza, al quale nessuno può sottrarsi se svolge un’attività economica, pur nel rispetto delle peculiarità di talune attività economiche.

Sono anni che, in vesti diverse, mi occupo di questo. Da anni mi guardo bene dal proporre l’abolizione degli ordini professionali; da anni, prima come presidente dell’Antitrust e poi come uomo di Governo, chiedo una maggiore apertura degli accessi alla concorrenza, tariffe non vincolate da minimi obbligatori, possibilità di pubblicità per chi opera in questi settori. Infatti, non è vero che la pubblicità favorisce i grandi: la pubblicità favorisce i giovani che non hanno ancora avuto modo di affermarsi rispetto ai grandi studi. (Applausi dai Gruppi DS, PPI, Misto-SDI e Misto-RI).

Ogni volta che propongo queste tesi mi si accusa di paraliberismo e di voler abolire gli ordini professionali. (Commenti dal Gruppo FI). Chi dice questo difende solo un ordine costituito che il semplice ingresso dell’Italia nell’ordinamento comunitario è destinato a cancellare.

Quando dico queste cose parlo nell’interesse di chi svolge le professioni; infatti, uno può costruire tutti gli argini e tutti i ponti levatoi che vuole, ma non può fermare il diritto di stabilimento che proviene dal diritto comunitario.

Abbiamo fatto capire alle aziende municipalizzate che devono essere in grado di mettersi in condizioni di fronteggiare la concorrenza perché in ogni caso questa dall’Europa arriverà. E’ bene che lo comprendano anche i nostri professionisti.

Non è vero che ho dimenticato il settore dell’agricoltura. Ne ho già parlato alla Camera rivolgendomi agli amici Verdi.

MACERATINI. Ne ha parlato con la Francescato.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Non è vero.

Io e il senatore Maceratini siamo vecchi amici e ci conosciamo da anni. Egli è un parlamentare professionista e di sicuro ha letto il mio intervento alla Camera dei deputati; sa, quindi, che quel discorso conteneva un passaggio significativo relativo a questo tema.

Do comunque ragione al senatore Maceratini (siamo entrambi persone corrette): ne ho parlato in connessione a quanto dicevo ai Verdi. Ho detto – il senatore Maceratini mi permetterà di ribadire questo concetto perché è utile – che la scelta di due esponenti dei Verdi per due Ministeri economici, quello delle politiche agricole e forestali e quello delle politiche comunitarie, nell’aspettativa - che auspico fondata - di poterli coprire rapidamente entrambi, significa credere all’intreccio tra ecologia ed economia, non voler sottovalutare ma vedere espansa la prospettiva delle politiche ambientaliste. Del resto, interventi come quello del senatore Athos De Luca pronunciato stamane in Aula dimostrano che questa mia convinzione non è estranea ma trova altri disposti a condividerla.

Al di là di questo, per quanto riguarda il settore dell’agricoltura in modo specifico, state pur tranquilli che il Ministro delle politiche agricole e forestali… (Commenti del senatore Asciutti)… lavorerà per promuovere la prima legge di orientamento per l’agricoltura e per la pesca e, soprattutto, in chiave di azioni cercherà (e cercheremo) di portare nelle medie europee i costi di produzione e quelli burocratici del settore, difendendo con forza i prodotti mediterranei nell’ambito dell’Unione europea.

Di fronte a quest'Assemblea, non ho bisogno di tornare sul tema delle biotecnologie; so che proprio qui, nel corso di una discussione recente, è stato condiviso ed approvato un documento che incontra il mio totale assenso. Il Governo è d'accordo sull'importanza del futuro di queste tecnologie, che vanno dunque studiate, coltivate, ricercate, ma il principio della precauzione è ineludibile al fine della loro applicazione su base produttiva. Vi sono questioni delicate che riguardano effetti non ancora conosciuti; vi sono effetti di cui mi è capitato di parlare ieri con il primo Ministro giapponese che è venuto a trovarmi. Quali effetti possiamo provocare sul mondo e sulle agricolture fragili dei Paesi deboli, il giorno che scaraventassimo sul mondo intero tonnellate di prodotti da biotecnologie a prezzo bassissimo, che distruggono, da un giorno all'altro, le agricolture fragili dei Paesi poveri e trasformano centinaia di migliaia di agricoltori in sottoproletariato urbano delle megalopoli dei Paesi sottosviluppati, sprovvisti di lavoro e destinati soltanto all'assistenza pubblica o privata! Il mondo ha degli equilibri; prima di sconvolgerli occorre avere la certezza di quello che si fa.

Un capitolo a sé – quest'Assemblea me lo ha chiesto e io ne sono consapevole – è il Mezzogiorno. Nel Mezzogiorno vale la concorrenza – ho ricordato la questione dell'Alitalia –, vale il rafforzamento delle imprese, il fenomeno del lavoro conto terzi, che è un fattore prevalentemente meridionale di presenza sul territorio di un'impresa strutturalmente debole.

TURINI. L'abbiamo detto noi.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Ha ragione, senatore Turini, le chiedo scusa; questa mattina lo aveva detto il senatore Cabras e subito dopo lo aveva sottolineato lei. Nel Mezzogiorno valgono anche gli interventi specifici che sono necessari; valgono le infrastrutture, le grandi opportunità – come ho detto alla Camera – che ci offrono le risorse comunitarie del quadro 2000-2006, valgono perciò gli investimenti che avremo l'occasione di effettuare; valgono le nuove tecnologie che nel Mezzogiorno hanno opportunità di insediamento superiori alle tecnologie dell'industria manifatturiera per ragioni a tutti note. Non è casuale che sia la Sardegna una delle regioni nelle quali le nuove tecnologie stanno prendendo piede; se alcuni processi in corso raggiungeranno il loro grado di maturazione mi auguro che la Sardegna potrà essere destinataria di altri investimenti, non soltanto quelli delle nuove tecnologie.

CAMPUS. Grazie!

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Rispetto alla sicurezza – al Sud come al Nord – il Governo assume un impegno molto semplice ma anche molto importante, se riusciremo a mantenerlo. Al di là delle tante parole, se riusciremo nelle due cose che ho enunciato, la presenza visibile sulle strade di più uomini e donne poliziotti, pronti davanti ai fatti e prima che essi accadano, a far percepire le ragioni della sicurezza ai cittadini, e la realizzazione di un vero coordinamento, che potrà permettere, ad un Paese che ha un numero di addetti all'ordine superiore alla media di tanti altri Paesi europei,…

MORO. A Roma!

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. …di destinare in modo corretto il personale, senza sovrapposizioni e sbagliate forme di competitività reciproca, sarà conseguito un risultato importante. Qualcuno lo giudica poco, io lo giudico molto.

E' stato posto giustamente l'accento sulla formazione, autentico snodo, in una fase di profonda trasformazione tecnologica, tra le politiche economiche e le politiche sociali. Formazione dovrà voler dire maggiore attenzione ai processi formativi, anche fuori dalla scuola; con risorse pubbliche e private dovremo far sorgere centri di formazione nelle città italiane, offrendoli come servizi a chi ha bisogno di accrescere la propria formazione e di arrivare ai posti di lavoro che il nuovo mondo offre ma che non vengono coperti perché manca il personale formato; formazione dovrà significare, infine, attuazione piena delle riforme apportate alla scuola.

Dobbiamo dare attuazione ai cicli che sono stati riformati, dobbiamo far vivere l'autonomia che è stata finalmente messa a punto, dobbiamo profittare di tutto ciò per avviare progetti. Giustamente ne sono stati indicati alcuni: la dispersione scolastica è da considerare il primo. È il più grave dei delitti, quello che commettiamo non seguendo a sufficienza ragazzi e ragazze che si disperdono prima del compimento del ciclo scolastico e che vengono condannati all'esclusione, e se non all'esclusione ad una vita di serie B, proprio perché non sono arrivati ai risultati formativi ai quali avrebbero potuto arrivare.

Scuola-lavoro e scuola-formazione, perché è bene che i due cicli abbiano punti di contatto (Commenti del senatore Monteleone). Ora tocca a me parlare.

È vero e giusto - questo è stato detto - che occorre pacificare, motivare e rendere forte nella convinzione di questa nuova missione il mondo degli insegnanti. Questa sarà una cura particolare del Governo. Sappiamo che il miglioramento della scuola non dipende soltanto dal miglioramento degli insegnanti - troppe volte è stato inteso così -, ma sappiamo anche che non c'è miglioramento della scuola senza una condizione motivata e serena degli insegnanti. Ora siamo in condizione di realizzare entrambi questi presupposti di una scuola migliore.

Lo stesso vale per la sanità che è chiaro che vive dell'impegno e della motivazione dei suoi operatori; ne ha bisogno perché, al di là delle idee diverse che si possono avere sull'organizzazione di un sistema sanitario, resta fondamentalmente vero - e di questo io sono sempre stato convinto, lo ero anche nel 1992 - che la sanità non può essere lasciata interamente al mercato. Non esiste alcuna teoria della concorrenza che ritenga per il settore sanitario autosufficiente il mercato, non è possibile. Ci sono troppe - come direbbero i tecnici - asimmetrie informative tra l'erogatore del servizio e il paziente. C'è uno stato, quello del paziente, che non tollera, non può tollerare il rischio di un mercato che cambia il fornitore nel caso in cui il primo fornitore abbia servito male. Nella materia sanitaria molte volte la seconda volta non c'è. Per questo in tale settore ha senso una particolare disciplina e regolazione, ha senso ricercare più concorrenzialità interna rispetto ad un sistema a regolazione pubblica, piuttosto che concorrenzialità e basta e ha senso cercare una confluenza di risorse pubbliche e private per la costruzione e gestione delle infrastrutture che sono necessarie.

Ho avuto piacere nell'ascoltare questa mattina gli interventi dei rappresentanti della Lega, interventi brevi, precisi nei loro contenuti, un esempio di qualità parlamentare che voglio sottolineare perché sette anni fa, con i vostri predecessori, avevo vissuto esperienze diverse. Ho apprezzato il cambiamento.

CASTELLI. Eravamo gli stessi, professore.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Mi ha fatto piacere sentir dire dai banchi della Lega che il controllo dell'immigrazione passa in primo luogo attraverso un maggiore impegno per lo sviluppo nei Paesi di provenienza. Posso assicurare loro che di questo impegno il Governo è attivamente partecipe nel mondo.

Il Governo italiano è stato tra i primi a consentire al Trust Fund della Banca mondiale di accrescere le risorse per la riduzione e cancellazione del debito ed è stato tra i primi a presentare un disegno di legge, che non è stato ancora approvato, per la cancellazione di un debito che naturalmente comprende debiti difficilmente esigibili. L'argomento, che ho visto tornare in quest'Aula, è davvero singolare. Se questi crediti fossero esigibili non staremmo parlando di Paesi poveri, di Paesi che non sono in condizione di pagarli.

Il vero dramma è che questi crediti da una parte sono largamente inesigibili, dall'altra generano interessi che uccidono annualmente le economie di questi Paesi: questo è il tipo di problema. Noi cerchiamo di lavorare in chiave di conversione, cerchiamo di lavorare spingendo questi Paesi a destinare le risorse che hanno a disposizione per programmi specifici di riduzione della povertà e anche della malattia: nei Paesi subsahariani il dramma dell'AIDS è uguale, intrecciato e non peggiore, a quello della povertà e sta mettendo a repentaglio addirittura la vitalità futura di queste popolazioni. E' una nostra responsabilità intervenire perché questo non accada.

MONTELEONE. C'era anche prima l'AIDS.

PETRUCCIOLI. Quando queste cose le dice il Papa, applaudite.

AMATO, presidente del Consiglio dei ministri. Per il resto, so che la gente del Nord ha in generale un atteggiamento fondamentalmente corretto nei confronti dell'immigrazione. Mi è capitato di spiegarlo alcune settimane fa, in un incontro dell'Ecofin, ad un Ministro del partito di Haider, che ascoltava con interesse e curiosità; era interessato al fatto, assai frequente nel Nord, che, al di là delle ideologie e delle estremizzazioni che spesso la politica costruisce sulla base di sentimenti collettivi, imprenditori assumano immigrati e si preoccupino addirittura di far trovare loro una casa per metterli in condizioni di lavorare con maggiore serenità. (Commenti dal Gruppo LFNP). Allo stesso tempo non tollerano i fenomeni di criminalità. Ebbene, questo è giusto, è giusto che sia così e non ho nulla da obiettarvi. (Cenni di approvazione dai senatori del Gruppo LFNP).

Onorevoli senatori, giustamente ha affermato ieri il senatore Petruccioli che i mesi che abbiamo davanti sono e debbono essere mesi di lavoro. Il presidente D'Alema, che ha dimostrato il suo senso dello Stato prima nel governare, – e ha governato bene, personalmente mi è dispiaciuto che abbia smesso di farlo (Applausi dai Gruppi DS, PPI, UDEUR, Verdi, Misto-SDI, Misto-APE, Misto-DU e Misto-Com.) – e che ha dimostrato non minore senso dello Stato nel momento delle sue dimissioni, ha lasciato il Governo non perché la legislatura finisse ma perché continuasse e la maggioranza trovasse la coesione necessaria a farla proseguire per esercitare le sue responsabilità, attuare le riforme già avviate, dare al Paese una nuova legge elettorale.

E' giusto, e ha fatto bene il senatore Petruccioli a sottolinearlo: ci vogliono nuovi schemi politici, occorre rafforzare la nostra democrazia. Chiedere oggi elezioni anticipate e mandare il Paese a votare nelle condizioni attuali, con la legge elettorale attuale, prescindendo dai miglioramenti che tutti hanno ritenuto necessari significa sovrapporre un interesse elettorale a quello che è l'interesse del Paese, che insieme potremmo servire migliorando questa legge elettorale. (Commenti dai Gruppi FI e AN. Applausi dai Gruppi DS, PPI, UDEUR, Verdi, Misto-SDI, Misto-APE, Misto-DU e Misto-Com.). Naturalmente nessuno può mai sapere prima ciò che ancora non è accaduto. E' per questo che considero le previsioni economiche come quelle meteorologiche, lo stesso vale, perché no, per i Governi, ma abbiamo diritto di essere giudicati alla scadenza costituzionale e confidiamo per quella scadenza di avere bene operato nell'interesse del Paese. (Vivi applausi dai Gruppi DS, PPI, UDEUR, Verdi, Misto-SDI, Misto-APE, Misto-PS d'Az., Misto-RI, Misto-DU, Misto-Com e Misto. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ringrazio il Presidente del Consiglio per la sua replica.

Passiamo adesso alle dichiarazioni di voto.

E' iscritta a parlare per dichiarazione di voto la senatrice Thaler Ausserhofer. Ne ha facoltà per tre minuti.

THALER AUSSERHOFER. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come lei sa, signor Presidente del Consiglio, la Südtiroler Volkspartei è un partito di centro moderato, con forte ispirazione autonomista-federalista, con il compito primario di rappresentare le minoranze linguistiche e di tutelare e aggiornare l'autonomia speciale della nostra provincia, non trascurando, naturalmente, i problemi generali riguardanti tutto il Paese, come la crescita economica, la famiglia, le donne, la riduzione della pressione fiscale e la semplificazione degli iter burocratici, che restano insopportabili. (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente).

PRESIDENTE. Prego i colleghi che intendono uscire dall'Aula di farlo in silenzio, in modo da consentire contemporaneamente alla senatrice Thaler Ausserhofer di sviluppare le sue dichiarazioni di voto.

La prego di riprendere il suo intervento, senatrice.

THALER AUSSERHOFER. Apprezziamo e condividiamo molti dei punti del suo programma, che ci auguriamo di veder realizzati, così come ci auguriamo che gli impegni assunti siano poi tradotti in fatti concreti, il che non sarà molto facile, sia per i modesti mezzi, sia per il breve tempo a sua disposizione.

Nel suo discorso, signor Presidente del Consiglio, è affrontato anche il tema della riforma delle professioni: è un tema che va risolto assieme alle categorie interessate tramite la concertazione prevista nel Documento di programmazione economico-finanziaria 2000-2003; su tale questione è assolutamente necessario trovare al più presto una soluzione europea che garantisca la professionalità e tuteli i cittadini. (Brusìo in Aula. Richiami del Presidente).

PRESIDENTE. Essere primi è sempre difficile, senatrice Thaler Ausserhofer, anche se fa piacere.

THALER AUSSERHOFER. E' vero, signor Presidente.

Uno strumento che da troppo tempo attende di essere approvato, e sul quale richiamo la sua attenzione, è lo statuto del diritto del contribuente. Anche in questo caso si tratta di un provvedimento pensato a tutela dei diritti dei cittadini. Su tutti questi temi potrà contare sulla nostra costruttiva e leale collaborazione per trovare soluzioni equilibrate nell'interesse della collettività.

Naturalmente sono forti le nostre aspettative per il riconoscimento delle specificità delle minoranze linguistiche nell'ambito della nuova legge elettorale e penso, signor Presidente del Consiglio, dopo aver sentito la sua replica, di non dover ribadire l'essenzialità dell'approvazione della legge costituzionale relativa alla modifica degli statuti speciali, ferma da tempo in 1a Commissione, entro il mese di maggio qui in Senato e senza l'apporto di alcuna modifica al testo attuale per la parte riguardante la nostra regione.

Signor Presidente del Consiglio, le vicende che hanno portato alla crisi di Governo e al suo incarico, le difficoltà che ha incontrato per la formazione del Governo e le scelte che è stato costretto a fare, con un faticoso lavoro di equilibrismo per accontentare tutti coloro che fanno parte della sua maggioranza, destano in noi non poca preoccupazione, che giustifica il nostro atteggiamento di cautela nei confronti di questa compagine. Tuttavia lei, nel suo intervento, ha dimostrato rispetto e sensibilità per le minoranze linguistiche e per l'autonomia speciale della nostra provincia. Il mio partito vuole crederle, e per questo le accordiamo la fiducia assicurandole l'appoggio esterno, ma con l'avvertimento che ci aspettiamo dei fatti concreti, e perciò giudicheremo molto attentamente, di volta in volta, l'operato del suo Governo. (Applausi dal Gruppo Misto, Misto-APE e Misto-PS d'Az. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Vorrei pregare i colleghi che hanno interesse a parlare tra di loro di utilizzare altri idonei spazi del Senato.

PRESIDENTE. E' iscritta a parlare per dichiarazione di voto la senatrice Dentamaro. Ne ha facoltà per tre minuti.

DENTAMARO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, desidero svolgere poche considerazioni forzatamente brevissime sulla campagna elettorale, sul voto regionale e sulle reazioni al dopo voto per saldarvi la scelta odierna rispetto al Governo.

La trasformazione delle elezioni regionali in un referendum sul Governo in carica ne ha tradito completamente il significato istituzionale: una competizione nella quale ogni regione avrebbe dovuto marcare la propria autonomia di sistema politico, oltre che istituzionale, è stata, più che politicizzata, centralizzata da parte del centro-destra con l'omologazione di tutti i candidati sulla persona del leader, persino negli slogan, nei manifesti, nelle forme di comunicazione, da parte del centro-sinistra, in cui i tanti nemici dell'onorevole D'Alema hanno colto al volo l'occasione di mettere in discussione la figura del premier, fino a farne un capro espiatorio.

Si è verificata, quindi, una vera e propria deviazione del giudizio politico, sfociata nella richiesta di elezioni politiche anticipate. Tutto ciò lascia in soffitta ogni traccia di istanze federalistiche o autonomistiche che dir si voglia, nonché dei princìpi cardine della democrazia competitiva: stabilità e alternanza. Un passo indietro, quindi, rispetto a risultati che sembravano acquisiti sul piano della cultura istituzionale e politica.

Come un passo indietro - voglio qui denunciarlo con forza e con preoccupazione - si è verificato in molte regioni nei metodi di selezione delle candidature e di ricerca del consenso. Nel contempo, si è vista una chiara indicazione dell'elettorato riguardo all'acquisizione di una mentalità bipolare che ha penalizzato fortemente liste e candidati non coalizzati.

La situazione odierna, dunque, è tale da rendere concreto il rischio di un'inversione di rotta del faticoso processo di innovazione della politica e delle istituzioni. Siamo davvero al bivio tra il portare a compimento un sistema di democrazia federale bipolare matura, o il rimanere tutti - nessuno escluso - ostaggio di un ritorno centralistico e partitocratico che penalizzerebbe drammaticamente la crescita democratica e lo sviluppo stesso del Paese.

Ecco perché un ulteriore anno di Governo non solo è legittimo, in forza di quella Costituzione che ancora è vigente, per una volontà politica che è stata anzitutto del leader dell'opposizione, non solo è utile per raccogliere tutti i risultati possibili, soprattutto sul piano dell'occupazione e in particolare, nel Mezzogiorno, di una ripresa economica in qualche modo avviata, e mi dispiace che il tempo imponga il sacrificio di tante riflessioni su questo punto. Ma è necessario perché - ne sono convinta - gli esiti diretti e indiretti delle elezioni regionali rappresentano per entrambi gli schieramenti, per ogni singola componente, un monito che nessuno potrà permettersi di non raccogliere: il monito ad un migliore autentico assestamento bipolare del sistema politico, all'approvazione di una legge elettorale che assecondi l'orientamento nei fatti già espresso dagli elettori e che assicuri per il futuro una maggioranza parlamentare in grado di approvare quelle riforme istituzionali necessarie a garantire la stabilità dei Governi e l'ammodernamento delle istituzioni, premessa necessaria per la realizzazione di qualsiasi programma, specie per l'ambizioso programma di costruire una società di liberi ed eguali.

Un anno di Governo, insomma, serve al sistema politico, non solo ad una parte, serve quindi al Paese. Di qui il voto di fiducia che esprimerò. In questa direzione il contributo che intendo dare in questo scorcio di legislatura, unitamente ad un controllo e ad una sollecitazione quotidiana nei confronti del Governo affinché mantenga alta, nel suo operato, quell'attenzione al Mezzogiorno che il Presidente del Consiglio non ha mancato di sottolineare. (Applausi dai Gruppi PPI, Misto, Misto-SDI e Misto-DU. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Caruso Luigi. Ne ha facoltà per tre minuti.

CARUSO Luigi. Signor Presidente, onorevoli colleghi, e per quanto distratto, signor Presidente del Consiglio, ho letto l'intervento del collega Bornacin in discussione generale, il quale chiudeva con le parole scritte su "Il Borghese" da Vittorio Feltri il quale, riferendosi al Governo Amato, ha dichiarato: "Ditemi che è un brutto sogno".

No, collega Bornacin, non è un brutto sogno: è un incubo; è un incubo che plasticamente si potrebbe rappresentare così. Vi è una vittima, il popolo italiano, sottoposto per quattro anni a torture e sevizie; finalmente il 16 aprile riesce a decapitare il mostro, che sarebbe questa maggioranza di centro-sinistra, e mentre si allontana tranquillo vede che il mostro decapitato, barcollando, si alza assetato di sangue e si dirige verso la vittima.

Questa è la manifestazione plastica dell'attuale Governo sorretto da una maggioranza - per restare in tema - fantasma. Se fosse un film lo potremmo intitolare "Il Governo dei morti viventi", ovviamente in senso soltanto metaforico perché, se fosse altrimenti, presidente Amato e Ministri del Governo, avremmo già chiamato l'esorcista.

Perché allora questo Governo non potrà governare? Perché questo Governo non potrà non dico risolvere, ma neppure affrontare i problemi che interessano la gente, che non sono certamente quelli del referendum? Perché è un Governo appoggiato da una maggioranza le cui componenti sono fin troppo numerose, grazie ad una legge elettorale che avrebbe dovuto ridurre il numero dei partiti, ed ha fatto invece la moltiplicazione dei pani e delle pene per gli elettori; una maggioranza che nel momento in cui si dovranno affrontare i problemi vedrà le sue componenti sparpagliarsi, ed alcune tirare in direzione perfettamente opposta rispetto alle altre. Avremo cioè un Governo che se vorrà avere una maggioranza dovrà necessariamente non affrontare i problemi. E' un Governo, presidente Amato, che, nonostante le sbandierate vittorie in campo economico, dovrà risolvere il problema dei pensionati e dei lavoratori per i quali la dignitosa retribuzione prevista dal dettato costituzionale è semplicemente utopia. Dovrà risolvere il problema di una disoccupazione che, nonostante le vostre vanterie, è arrivata a vertici inimmaginabili; dovrà affrontare non con i braccialetti del ministro Bianco, ma con le catene - credo - i problemi dell'ordine pubblico. E' un Governo che dovrà affrontare i problemi di un'immigrazione che tutto travolge, e che né l'attuale Esecutivo né quelli precedenti hanno saputo contrastare e contenere.

È un Governo che dovrà operare una riforma radicale nel campo della sanità, che in questo momento rappresenta una fonte di ricchezza per pochi e di sofferenza per tutti gli altri; è un Governo che dovrà affrontare gli altri problemi che sono sotto gli occhi di tutti, compresi quelli relativi alla pubblica istruzione, assolutamente distrutta dai quattro precedenti Governi, con il ministro Berlinguer il quale, per fortuna, è tornato a casa.

E' un Governo che - ripeto - non potrà mai affrontare questi problemi, perchè nel momento in cui si deve votare la fiducia, e ciò significa mantenere la poltrona per un altro anno, fino alla scadenza naturale della legislatura, tutti i componenti della maggioranza saranno d'accordo ma quando bisognerà affrontare i problemi concreti e seri che interessano il Paese, questa stessa maggioranza si scioglierà come neve al sole.

Ecco perché, e concludo il mio intervento, signor Presidente del Senato, le annuncio senza alcuna lacerazione - perché per fortuna sono solo - il voto contrario del Movimento sociale-Fiamma tricolore. (Applausi del Gruppo AN. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Dondeynaz.

Ne ha facoltà per tre minuti.

DONDEYNAZ. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio incaricato, colleghi, durante le consultazioni per il superamento della crisi di Governo avevo espresso la mia contrarietà, seppure in presenza di fatti rilevanti sul piano politico, al ricorso alle elezioni anticipate in quanto ritengo che tendere alla stabilità dipenda anche dal rispettare, quando è possibile, le scadenze prestabilite consentendo che il giudizio popolare avvenga sull'attività dell'intero mandato. Non nascondo che il breve periodo che il suo Governo avrà a disposizione non consentirà di affrontare tutti i problemi che ci sono di fronte ma sicuramente permetterà di svolgere i referendum, di mettere a punto le modifiche alla legge elettorale, da tutti ritenute necessarie per affrontare la prossima tornata elettorale, ed approvare la legge finanziaria per l'anno venturo.

Devo dire, signor Presidente del Consiglio, che ciò che più mi preoccupa è il rapporto sempre più sfilacciato con i cittadini, favorito anche da questo intollerabile, continuo litigio all'interno della maggioranza e con l'opposizione, che danno una rappresentazione della politica ripiegata sugli interessi individuali e non protesa alla ricerca delle soluzioni di crescita complessiva del Paese.

La mancanza di un progetto politico e i pochi valori condivisi tra i partiti fanno prevalere i problemi individuali e il senso di precarietà.

Voglio anche menzionarle sinteticamente alcuni dei principali problemi che sono all'attenzione sia del consiglio regionale della Valle D'Aosta, sia dell'intera comunità valdostana.

Sulle questioni istituzionali riteniamo risolutivo ed essenziale, per un rapporto fiduciario con il Governo, l'introduzione, nel provvedimento riguardante l'elezione diretta dei presidenti delle giunte regionali per le regioni a statuto speciale, del concetto di intesa per la modifica degli statuti speciali, assieme alla piena disponibilità, senza vincoli ai princìpi dell'ordinamento giuridico della Repubblica, del consiglio regionale di determinare la forma di governo per la regione.

Le dichiarazioni che lei ha testé reso su tale argomento mi confortano. Sottolineo, inoltre, l'opportunità di recuperare il grande ritardo che ha impedito sinora la definizione delle norme di attuazione richieste. Le principali riguardano il conferimento delle funzioni in materia di lavoro e di energia.

Vanno quindi sottolineate le questioni della viabilità internazionale pertinenti alla riapertura in sicurezza e con la previsione di una riduzione significativa del traffico pesante del traforo del Monte Bianco, con l'avvio dello studio di fattibilità per il traforo ferroviario Aosta-Martigny.

Richiamo, infine, l'impegno di sostenere a livello nazionale ed europeo le proposte normative che affrontano i problemi della montagna.

Cosciente dell'arduo compito che la attende, ma proprio per questo più stimolante, le auguro buon lavoro e, pur non facendo organicamente parte della maggioranza, e nella massima autonomia di giudizio sui singoli provvedimenti, le annuncio il mio voto di fiducia. (Applausi dal Gruppo Misto-APE e del senatore Pinggera).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Meloni. Ne ha facoltà per tre minuti.

MELONI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, sono appena venuto a conoscenza di un intervento dell'autorità giudiziaria di Sassari che ha portato all'arresto del direttore del carcere, del sovrintendente regionale, del comandante delle guardie e di diversi agenti di custodia, a seguito di un'azione dei Gruppi armati mobili - se non sbaglio - inviati in quel carcere ai primi di aprile per fare delle traduzioni.

Si tratta di un episodio del quale io e il collega Campus, attuale sindaco di Sassari - al quale mi si consenta di rivolgere gli auguri per la nuova nomina, sia pure da avversario (Applausi del senatore Terracini) -, c'eravamo occupati, sollecitando un intervento del Ministro, visto il clima di tensione che aveva investito la città, le famiglie dei detenuti ma anche quelle delle guardie di custodia.

Mi auguro che tale episodio - che dimostra, ancora una volta, che esistono strutture carcerarie incivili, prive degli standard minimi di vivibilità - sia seguito dal nuovo Ministro e dal Governo con particolare attenzione, ricordando che, se esistono infrastrutture carcerarie che non funzionano da noi, ve ne sono anche tante altre, come lei ben sottolineava nella sua replica.

Poiché rappresento il Partito sardo di azione, in questa sede il mio voto può essere un optional, in quanto non è determinante ai fini né della maggioranza né dell'opposizione: è un optional analogo ad un portacenere per un non fumatore.

Questa mattina avevo dubbi e perplessità circa l'espressione di un voto favorevole, successivamente la sua replica, e l'attenzione da lei rivolta ai problemi che la mia isola sta vivendo, mi inducono a votare la fiducia.

Io credo che non le mancherà e non mancherà a questo Governo l'occasione per portare avanti i discorsi sulla continuità territoriale, sull'energia, sull'abbattimento di quelle diseconomie che impediscono realmente la crescita di quest'isola, la quale ha voglia di crescere, ne ha le possibilità ma è dimenticata. A mio parere, dev'essere portata e deve essa stessa portare i suoi cittadini a quelle condizioni di eguaglianza alle quali lei ha fatto prima riferimento. Infatti, rispetto ad altri, da noi ci sono condizioni di diseguaglianza che non possiamo da soli recuperare.

Se in questo breve lasso di tempo si rileverà l'impegno del suo Governo e del suo operato, il mio voto e quello del mio partito, che è un voto di incoraggiamento, di affetto e di amore per la propria terra, non le mancherà. Se così però non fosse, non mancheranno i prossimi appuntamenti elettorali per esprimere ugualmente tutto il nostro dissenso e la nostra insoddisfazione.

Auguri, Presidente. (Applausi dal Gruppo Misto-APE e dei senatori Dondeynaz e Pinggera).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Gubert. Ne ha facoltà per tre minuti.

*

GUBERT. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole Presidente del Consiglio dei ministri, la maggioranza di centro-sinistra ha privilegiato il presunto interesse di parte rispetto all'interesse del Paese di avere un Parlamento ed un Governo pienamente legittimati politicamente.

Al nuovo Governo, la cui guida non è più affidata ad un post-comunista, il centro-sinistra affida il compito di recuperare credibilità presso i cittadini, non accorgendosi che tale compito è arduo per la perdita ormai irreversibile dello spirito dell'Ulivo, che nel 1995-1996 portò il centro-sinistra al Governo.

D'Alema e la sua maggioranza hanno cercato, nelle recenti elezioni regionali, di recuperare consensi, limitando la libertà di comunicazione politica dell'opposizione; abusando del servizio pubblico dell'informazione; considerando pericolose per la democrazia posizioni politiche come quelle della Lega Nord, volte a non subire passivamente i processi di omologazione culturale, di dipendenza economica e di centralizzazione politica, conseguenti ai processi di globalizzazione.

Dopo il fallimento dell'operazione elettorale, dopo che alcuni partiti del centro-sinistra - anche il suo - l'hanno chiesto, D'Alema si è dimesso per essere sostituito da un Presidente non post-comunista. Si rafforza con ciò la convinzione che il problema del centro-sinistra sia stata proprio la sua guida post-comunista. La presidenza Amato delegittima il ruolo di guida del Governo della sinistra diessina, nonostante i propositi emancipatori di Cossiga di un anno e mezzo fa, e sottrae ai popolari centralità ora, e ruolo domani.

L'operazione sembra sostanzialmente miope. La perdita di consensi del centro-sinistra è soprattutto da ricondurre alla sua incapacità di affrontare i principali problemi del Paese. La sanità pubblica funziona sempre peggio; la riforma della scuola gioca sui contenitori, senza innovare nei contenuti, nella professionalità e nella distribuzione delle responsabilità gestionali; il controllo dei flussi migratori risulta del tutto inefficiente; dilaga la criminalità piccola e grande; la giustizia rimane incivilmente troppo lenta e diminuisce il grado di sicurezza garantito dallo Stato.

Continuano gli alti tassi di disoccupazione sussidiata e nello stesso tempo si lamenta carenza di manodopera da colmare con l'immigrazione. Si propongono incentivi fiscali per le imprese che hanno usato e usano del lavoro nero, mentre si accresce il carico fiscale sulle imprese che sono state e sono in regola. Si fa una riforma dell'IRPEF che perpetua il privilegio fiscale dei singoli e delle famiglie con un unico figlio, e si potrebbe continuare.

Le libertà vengono limitate, il clientelismo viene alimentato, i costi degli apparati pubblici rimangono alti, il centralismo continua. La legittimazione popolare dell'Unione europea viene compromessa da uno sconsiderato uso delle sanzioni contro un Paese democratico ed amico come l'Austria.

No, non basta cambiare il timoniere, signor Presidente. Il centro-sinistra non riguadagnerà i consensi sperati e alla fine avrà fatto solo perdere un anno al Paese.

Per questo, per quanto esposto già nel corso del dibattito generale, per l'insoddisfacente risposta generica data alle due questioni da me sollevate in merito alla revisione dello statuto della regione Trentino-Alto Adige (è di ieri un inizio di crisi della giunta regionale) e dei rapporti con l'Austria, a nome del Centro-Unione Popolare Democratica annuncio, signor Presidente, il voto contrario alla mozione di fiducia al suo Governo. (Applausi dai Gruppi AN e FI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Milio. Ne ha facoltà per tre minuti.

MILIO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, ho ascoltato con interesse le sue parole sulla necessità di affermare mercato e concorrenza nell'economia italiana, tanto nelle professioni quanto nei servizi pubblici gestiti dalle municipalizzate.

La libertà economica non può essere disgiunta dalle altre libertà. Le auguro e auguro all'economia italiana, agli imprenditori e ai consumatori utenti che, nonostante una maggioranza tutt'altro che coesa su questo punto, nei pochi mesi che il suo Governo ha davanti, si possa vedere qualche risultato.

Quando ha parlato di politiche per il rilancio degli investimenti e di recupero di fiducia degli imprenditori ha citato il fisco e la burocrazia. Parole sacrosante! Perché, però, signor Presidente, ha tralasciato di parlare di flessibilità nel mercato del lavoro? Lei sa quanto sia essenziale anche questa riforma per rilanciare l'occupazione ed offrire possibilità ai troppi disoccupati e ai lavoratori in nero. La difesa, operata dal sindacato, delle posizioni esistenti a scapito degli esclusi non è compatibile con la necessità non già di licenziare, ma di assumere centinaia di migliaia, milioni di nuovi lavoratori. La sua marcia indietro nei confronti di una pur pacata polemica con il sindacato, aperta qualche giorno fa, non lascia ben sperare.

C'è un punto, però, che più di altri mi premeva affrontare: la necessità di arrivare ad un decreto-legge per la "ripulitura" delle liste elettorali in vista del referendum. Non ha risposto al riguardo. Ritengo che ella non abbia potuto rispondere, pur avendo la piena consapevolezza che il rispetto della Costituzione lo imporrebbe. Non ha potuto perché glielo ha impedito una parte della sua maggioranza, quella che preferisce tutelare il proprio presunto interesse antireferendario piuttosto che il diritto costituzionale ai referendum di tutti i cittadini.

Per questo, signor Presidente, anche a nome dei radicali dichiaro di non concederle la mia fiducia. (Applausi dai Gruppi FI, AN e CCD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Serena. Ne ha facoltà per cinque minuti.

SERENA. Signor Presidente del Consiglio, a noi sembra che la coalizione che sta per accordare la fiducia al suo Governo non sia ancora riuscita a capire le ragioni della sconfitta elettorale del 16 aprile. Certamente, una di esse sta nella delusione della speranza di cambiamento. Sale dai cittadini la voglia di avere un Paese più moderno, più occidentale.

Dopo il siluramento di Prodi, uomo solo apparentemente nuovo, ma che almeno aveva vinto le elezioni, abbiamo avuto il Governo del leader dei postcomunisti, eletto per stare al Governo ma non per governare. D'Alema non solo ha governato male nel senso letterale del termine, cioè non ha saputo tenere il timone del Paese per disporre al meglio delle risorse nazionali, ma il suo governare male ci ha portato a generali peggiori condizioni di vita in casa nostra e ad una pessima immagine del nostro Paese all'estero.

Questa è stata la legislatura della mancata semplificazione amministrativa: basta andare in un ufficio pubblico per vedere come sia difficile trovare chi accetti, ad esempio, un'autocertificazione. Questa è stata la legislatura del falso federalismo: le imposte addizionali non sono, signor Presidente, sinonimo di autonomia. Questa è stata la legislatura dell'aumento della pressione fiscale: basta leggere una busta paga per avere ciò evidente. Questa è stata la legislatura della diminuzione di buona parte dei diritti dei lavoratori e – ricordiamolo – dell'aumento del numero dei disoccupati. Questa è stata la legislatura delle mancate agevolazioni alle imprese.

Lei, signor Presidente, si è vantato di aver partecipato alla riforma sanitaria che decentra competenze dallo Stato centrale. Nella mia regione, il Veneto, ad esempio, quella riforma scellerata sta portando allo smantellamento e alla chiusura di importanti strutture ospedaliere e sanitarie, nate in gran parte con i lasciti della gente e quindi doppiamente di proprietà della gente. Queste strutture dovrebbero rimanere aperte, se solo gli importi per la spesa sanitaria del Veneto fossero rapportati alle imposte pagate dai veneti, anziché ai trasferimenti che sono ancora decisi dal Governo centrale.

Ma soprattutto la gente (che tutto sommato riesce ad inventare, a lavorare, a disporre comunque di un qualche benessere, creato dalle generazioni passate ed ora mantenuto a stento) è stata delusa su un punto molto sentito, quello della sicurezza.

La nostra gente – lo sanno tutti e lo ha affermato anche lei nel suo intervento – non è più sicura come lo era un tempo e non è libera di uscire in strada, di muoversi, ma può soltanto rimanersene tranquilla a casa propria.

La criminalità italiana c’è sempre stata; a questa si è aggiunta quella straniera che commette delitti quotidiani, i più odiosi perché ci riguardano più da vicino e riguardano direttamente il cittadino medio. Tutto questo soprattutto a causa del numero degli immigrati, non solo quelli regolari che lavorano ma anche quelli "sanati" con false regolarizzazioni.

Le sanatorie dei vostri Governi hanno permesso al numero di extracomunitari con permesso di soggiorno di salire di 500.000 unità; ora, al di là delle cifre che artatamente sbandierate, dalle statistiche ufficiali risulta che vi è oltre un milione e mezzo di immigrati regolarmente residenti ma solo un terzo di questi lavora.

Questi sono i dati reali, a prescindere dai vostri vuoti proclami smentiti ogni volta da nuovi arrivi di clandestini e da nuove sanatorie. Un esame della geografia del voto di aprile dovrebbe esservi sufficiente per capire che le regioni che vi hanno bocciato sono quelle che maggiormente subiscono e patiscono il fenomeno di una immigrazione incontrollata e sconsiderata ed il conseguente aumento della criminalità.

Con i nuovi poveri extracomunitari pensavate di crearvi un serbatoio di voti; si trattava della famosa "risorsa" che per voi doveva essere solo elettorale. Gli italiani però vi hanno punito sonoramente e lo faranno ancora.

Come avrà notato, signor Presidente, i grandi cambiamenti sono attuati dalle zone più dinamiche del Paese e anche in politica come in economia esistono zone dell’Italia che si muovono a una velocità maggiore delle altre.

Lei, presidente Amato, come già rilevato da molti, non è solo colui che gli italiani ricordano essere andato a razzolare sui loro conti correnti; non è solo un abusivo che guida un Governo privo della legittimazione del voto popolare; non è solo l’emblema di un passato che purtroppo non è mai morto e del quale le persone perbene non vogliono più sentire parlare.

PRESIDENTE. Concluda il suo intervento, senatore Serena.

SERENA. Lei è stato Ministro del tesoro nel precedente Esecutivo – lo si evince dalle sue dichiarazioni programmatiche – e quindi non potrà che proseguire per quella strada fallimentare e sbagliata perché freno alla dinamicità del Paese.

È questo il motivo per cui noi veneti, di fronte a questa evidenza, non possiamo che pronunciare un chiaro voto contrario al suo Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Russo Spena. Ne ha facoltà per cinque minuti.

RUSSO SPENA. Signor Presidente, "Mi sembrate proprio matti" ha sostenuto l’onorevole Bertinotti cinque giorni fa alla Camera rivolgendosi alle forze del centro-sinistra e i fatti gli hanno dato subito ragione. Se ne sono in parte accorti anche Sergio Cofferati e il ministro Salvi che di certo non sono due pericolosi bolscevichi.

Mai come in questo dibattito ho udito da parte di un Presidente del Consiglio tante aperture formali a Rifondazione comunista; si è trattato però di aperture formali che non hanno mai preso in considerazione uno solo dei contenuti sociali e dei programmi su cui noi vorremmo si aprisse un confronto per il Paese e non soltanto fra le forze politiche.

Il fatto è che nell’identità stessa di questo Governo vi sono le madri di tutte le più aspre ed antisociali svolte liberiste, i punti di rottura sociale: dal 1980, con la Fiat, al 1984 con le misure contro la scala mobile e contro Berlinguer, fino al 1992 quando si è avuta la grave sconfitta del sindacato.

Questo - ci chiediamo - è l’approdo della transizione del sistema politico italiano? Il 2000 è uguale agli anni ’80 delle politiche di Bettino Craxi? In realtà, un nuovo centro egemonizza la stessa sinistra moderata di Governo. Il Governo si sposta sempre più al centro mentre l’analisi del voto regionale pretenderebbe un movimento programmatico a sinistra. D’Alema non ha certamente perso le elezioni perché troppo estremista ma perché le sue politiche liberiste hanno disarticolato la classe e demotivato il popolo di sinistra. Facendo una politica di destra, si è ovviamente aperta la strada alla vittoria delle destre; le sinistre di Governo hanno finito con l'estenuare se stesse. Che cosa si risponde agli 11 milioni e mezzo di elettori astenuti?

Rifondazione Comunista aveva chiesto provvedimenti sociali qualificati, sui quali costruiremo comunque una diffusa vertenzialità sociale: aumento delle pensioni sociali, introduzione del salario sociale per i giovani disoccupati, aumento dei salari e delle retribuzioni, intervento pubblico qualificato per l'occupazione e per lo sviluppo autopropulsivo del Mezzogiorno.

E invece questo Governo lancia un messaggio disperante: il lavoro non è più un diritto – ci dice – è al massimo un'opportunità, è un non luogo frantumato in mille posti precari, rinnegato di fronte alle divinità del mercato, della competitività e del profitto. Ma è proprio così che si spiana la strada alla vittoria delle destre.

Rifondazione Comunista propone una svolta, un progetto alternativo; noi riproponiamo le ragioni della politica di sinistra, di una politica che faccia avanzare innanzitutto una nuova politica economica contro l'attuale economia politica che tutto mercifica. Di fronte alla deriva del centro-sinistra lavoreremo alla costruzione di una sinistra plurale, ad un confronto alto tra sinistre alternative, riformiste, ecologiste; costruiremo un polo politico innovativo, fondato su contenuti e progetti di una sinistra antiliberista, di cultura europea e insieme mediterranea. La situazione ci carica di nuove responsabilità: ne siamo consapevoli, così come siamo consapevoli dei nostri limiti; ma siamo anche convinti che si apriranno contraddizioni e possibilità di lavoro comune.

Vogliamo insomma fare del terreno dell'opposizione al governo Amato la pratica concreta della costituzione dell'alternativa. Il primo immediato terreno d'impegno sarà ovviamente la mobilitazione contro l'impianto liberista e autoritario dei referendum radicali e confindustriali, per sconfiggerli non andando a votare. Questi referendum sono un monumento alla ipocrisia, alla menzogna e propongono una regressione colossale nei diritti del lavoro e nella formazione della rappresentanza democratica; sono inoltre un segnale disastroso per lo stesso modello sociale europeo. Siamo sicuri che con un impegno serio, determinato e di informazione reale rispetto alle bugie che vengono dette dai promotori, sconfiggeremo questi referendum; è possibile, è necessario, per questo ci impegneremo. (Applausi dal Gruppo Misto-RCP. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Marini. Ne ha facoltà per sei minuti.

MARINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, delle dichiarazioni programmatiche rese in quest'Aula dal Presidente del Consiglio, riprenderò due punti che riguardano l'irrisolta questione del dualismo economico del Paese e lo spirito con il quale un Governo della Repubblica – quindi anche il suo, signor Presidente – si sintonizza con la Nazione, per dirlo in una parola: la missione dell'Esecutivo.

Sul primo punto, Presidente, lei ha dimostrato di avere consapevolezza del problema come evidenzia l'elencazione che ha fatto degli elementi di debolezza del Mezzogiorno. Lei ha parlato di interventi specifici nelle aree a ritardo di sviluppo e ha giustamente ricordato l'importanza che ha avuto la revisione del sistema degli incentivi e i buoni risultati conseguiti dai patti territoriali. Questi ultimi, però, signor Presidente e onorevoli colleghi, non sono sufficienti, anche perché non sono strumento di riequilibrio territoriale tra le due aree del Paese.

Ricordo che i patti sono stati utilizzati in tutto il territorio nazionale; quelli approvati con le nuove procedure – l'ultima generazione di patti – sono stati 39 e, tra questi, 19 hanno riguardato il Centro-Nord e 20 il Mezzogiorno. Inoltre, è particolarmente rilevante l'aumento degli investimenti nel Centro-Nord avvenuto con i patti: 3.900 miliardi, pari al 63,8 per cento del totale della spesa, a fronte dei 2.209 miliardi che hanno riguardato il Mezzogiorno. L'onere dello Stato - come lei sa meglio di me, signor Presidente - è stato di 1.053 miliardi, pari al 42,4 per cento del totale nazionale per i patti del Centro-Nord.

È pur vero che vi è una gradazione del contributo in conto capitale tra le diverse aree del Paese; però, lei converrà che l'efficacia di questi patti nel Mezzogiorno ha avuto risultati limitati e che questi strumenti non sono sufficienti a ridurre la forbice esistente tra Nord e Sud. Signor Presidente, dobbiamo allora immaginare altre politiche di riequilibrio e di sviluppo. Quando si parla di sviluppo la dottrina insiste molto sulla flessibilità del lavoro, anche se bisogna tener conto che la flessibilità che riguarda la normativa del rapporto di lavoro è efficace nelle aree economiche forti mentre lo è molto meno nelle aree deboli. Questo mi sembra ormai un dato risaputo. Allora dobbiamo approfondire quale possa essere una più incisiva azione pubblica nel Mezzogiorno. Lei ha giustamente individuato nelle infrastrutture un elemento qualificante; io aggiungerei l'altra questione, che viene poco affrontata, della defiscalizzazione.

Gli ultimi dati dell'Istat, relativi al 1999, sono allarmanti. Vi è una disoccupazione eccessiva, pari al 23,7 per cento nel Mezzogiorno, che per i giovani arriva al 56,6 per cento, a fronte del 19 per cento dell'Europa e del Centro-Nord. La disoccupazione femminile è pari al 31,3 per cento, mentre in Europa è pari all'11,5 per cento e al Centro-Nord al 9,7 per cento. Bisogna intervenire rapidamente e con decisione. Io credo, e lei me lo consentirà, di nutrire qualche perplessità sulla sua teoria delle aree dismesse. Credo che nel Mezzogiorno di aree dismesse ne esistano poche. Senza dubbio sarà utile recuperarle ad una politica industriale, ma ritengo eccessivo pensare di fare di queste aree un volano di sviluppo. Bisogna invece pensare alle infrastrutture che mancano e che determinano aumenti dei costi nella produzione. È necessario quindi un programma di infrastrutture con procedure molto accelerate, rapidissime. È necessario immaginare politiche nuove con riferimento alla defiscalizzazione, non solo per ciò che attiene agli oneri sociali ma anche per la detassazione degli utili di impresa.

In tale direzione ho presentato due anni fa un disegno di legge volto ad introdurre nelle aree attrezzate del Mezzogiorno la detassazione degli utili proprio come richiamo per nuove imprese. Inoltre, credo che la polemica portata avanti dalla Commissione europea sull'utilizzazione dello strumento della defiscalizzazione sia ingiusta; secondo quest'ultima essa costituirebbe un vulnus alla libertà del mercato, quando in realtà le cose non stanno così. Si tratta anzi di ricreare attraverso la detassazione degli utili condizioni concorrenziali paritarie tra le diverse aree del Paese. Sono la carenza di infrastrutture, l'assenza di sicurezza, il costo del denaro più alto rispetto ad altre aree del Paese e il costo dei trasporti a determinare - questi sì - un vulnus nella concorrenza. I prodotti del Mezzogiorno subiscono costi maggiori e quindi le imprese del Mezzogiorno non sono concorrenziali sul mercato. Ecco perché dobbiamo trovare il modo di riequilibrare una libertà di concorrenza che allo stato attuale mi pare non ci sia.

In secondo luogo, signor Presidente, lei ha parlato dell'anima del centro-sinistra e ha fatto riferimento ad una particolare tensione che il Governo, la maggioranza e le forze politiche nel loro insieme devono esprimere per una società che sia più dinamica, più giusta. Si tratta di una direttrice di marcia che dà valore alla nostra azione politica, che dà valore al suo Governo; mi riferisco, in particolare, ad una funzione democratica e riformista del Governo. In questo modo si promuove una cultura dei diritti e dei doveri che mi pare non sia diffusa nel nostro Paese; bisogna trovare il modo per far sì che il vincolo che ci unisce sia quello di cittadinanza, un vincolo che comporta condizioni di reciprocità tra i cittadini. Tutti sogniamo l'estensione di un sentimento che unisca tutti i cittadini dalla Sicilia alla Valle d'Aosta; abbiamo bisogno di una religione civile, me lo consenta, che nel rispetto dell'identità e della particolarità storica di ognuno, sappia coniugare libertà, dignità e solidarietà. Quello che avviene nel dibattito in atto nel Paese sull'immigrazione, mi pare sia intollerabile. Lei giustamente ha posto bene la questione degli immigrati e ho apprezzato molto le sue parole ferme, altamente precise e chiare che si inseriscono nel solco di una linea socialista e riformista.

Il suo Governo, nell'affrontare le questioni presenti nel Paese, dovrà dare motivazioni più forti a tutti i cittadini. Sono convinto, e non ho dubbio alcuno in questo senso, che saprà lavorare unitamente al suo Governo per dare ai cittadini il senso di un cammino giusto proponendo obiettivi alti e valori condivisi.

Signor Presidente del Senato, spero me lo consentirà, chiedo il permesso di prolungare soltanto di mezzo minuto il mio intervento, altrimenti termino.

PRESIDENTE. Va bene, ma trenta secondi.

MARINI. Volevo aggiungere qualcosa alla crociata antisocialista del senatore Di Pietro. Penso che egli non abbia esattamente in mente la storia politica del Paese, quale sia stata la storia di un'idea, la storia di una forza politica; ma il fatto che soprattutto mi preoccupa è un altro: l'individualismo sfrenato, la necessità di affermare se stessi ad ogni costo da parte di chi svolgeva un'azione giurisdizionale.

Ebbene, ciò mi pone un problema che sottopongo a tutti i cittadini: è questa la giurisdizione, con quest'animo si fa giurisdizione in Italia, con questi atteggiamenti? La giurisdizione è un'altra cosa, è una terzietà che richiede comportamenti equi e giusti. Pongo questo interrogativo ai colleghi, a lei, signor Presidente, allo stesso collega Di Pietro, che pure rispetto in questo suo modo scomposto di porre le questioni politiche.

Signor Presidente del Consiglio, preannuncio il voto socialista in suo favore espresso con grande sentimento di solidarietà, che credo serva anche a lei per il suo viatico. (Applausi dai Gruppi Misto-SDI, DS e PPI. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Folloni. Ne ha facoltà per sette minuti.

FOLLONI. Signor Presidente del Senato, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, con il giuramento suo e dei Ministri del suo Governo davanti al Capo dello Stato pochi giorni fa si è conclusa una crisi politica che ha avuto uno svolgimento costituzionalmente ineccepibile, pienamente in sintonia con la natura parlamentare della nostra Repubblica.

Il suo Governo, che già ha ricevuto il voto favorevole dell'altro ramo del Parlamento e chiede oggi il voto di fiducia al Senato, è dunque un Esecutivo legittimo non solo giuridicamente, come maliziosamente da taluno si insinua, ma costituzionalmente e politicamente ed è davvero singolare dover constatare che, mentre va crescendo la convinzione da tutti proclamata della necessità di assicurare una stabilità ai Governi che consenta il compiersi delle legislature nei tempi ordinamentalmente previsti, ci sia poi chi, assieme a questa esigenza, si appella ai numeri di consultazioni elettorali regionali per affermare una sorta di perenne instabilità o addirittura di illegittimità del Parlamento perché in corso di legislatura vanno maturando, come è giusto che sia, convinzioni che l'elettorato va acquisendo, sulla base dell'azione del Governo e delle forze dell'opposizione parlamentare, per un giudizio che si esprimerà al termine della legislatura.

La possibilità che esista uno scarto crescente tra l'opinione del Paese e la maggioranza parlamentare è fisiologica in democrazia: è la molla dell'alternarsi di maggioranze ed opposizioni, ma nessuno può auspicare nell'interesse del Paese che esso diventi il principio dell'instabilità. Se c'è, come ha detto con attenta considerazione il Capo dello Stato, una maggioranza in Parlamento secondo i modi di formazione che la Costituzione e le leggi elettorali prevedono, il Governo è legittimo giuridicamente e politicamente ed è nell'interesse del Paese che si formi.

A nome dei senatori del Centro Riformatore desidero innanzitutto respingere la tentazione, che si può comprendere nella foga della dialettica ma che non ha fondamento, di confutare la legittimità del Governo che lei presiede. Dirò peraltro subito che il Centro Riformatore non le darà la fiducia che lei chiede a questa Camera e ciò a prescindere dai positivi apprezzamenti che possono essere fatti sulle dichiarazioni che lei ha reso in sede di presentazione alle Camere, anzi, a ragione di alcune di esse sarei personalmente propenso a dichiarare, a titolo personale, il mio pieno favore e appoggio.

Mi riferisco per esempio all'attenzione che lei ha rivolto alla politica per le famiglie, per la prima volta, con una chiarezza esemplare, considerate degne di essere oggetto di cura da parte dello Stato non in quanto famiglie bisognose ma come famiglie, come luogo da cui dipende il futuro delle nuove generazioni, dei cittadini di domani che nella famiglia sono generati e trovano il contesto formativo e di crescita umana; un'attenzione senza invadenza, secondo il principio di sussidiarietà. Basterebbe l'avvio di una seria politica al riguardo per giustificare l'utilità di un Governo in questo Paese.

Cito ancora l'impostazione corretta da lei data allo sviluppo del Mezzogiorno, chiamato a crescere con l'Italia e non con politiche da apartheid, alla sicurezza e all'immigrazione, alla dimensione europea e internazionale di tutti i problemi.

Su queste azioni che lei vorrà intraprendere il suo Governo, come lo sarebbe qualunque altro, sarà da me - e credo anche dagli altri colleghi del Centro riformatore - valutato sul merito. Altri, quando non sono partecipi della coalizione di Governo praticano la cultura del "tanto peggio, tanto meglio": non è mai stata la mia e non lo sarà.

Signor Presidente del Consiglio, credo sia necessario dare all'onorevole D'Alema il riconoscimento che gli è dovuto, seppure brevemente: credo anzi che i suoi avversari interni avrebbero dovuto rendergli l'onore delle armi. Quando la fisiologica separazione del partito di Rifondazione Comunista dal Governo Prodi, che puntava in direzione europea e si accingeva ad un importante impegno in seno all'Alleanza atlantica, ha reso minoritario quell'Esecutivo, noi abbiamo concorso alla nascita del Governo D'Alema; un Governo nato in Parlamento, come il suo oggi, con due obiettivi primari: mantenere gli impegni connessi al patto di stabilità, e conseguire in tal modo l'entrata nella moneta unica, ed affrontare con gli alleati l'ormai aperta crisi del Kosovo. Quel Governo ha ben operato ed è sorprendente, lo voglio dire ai colleghi del Polo, sentire menar vanto per l'atteggiamento di collaborazione offerto per il buon nome dell'Italia in materia di politica estera, particolarmente durante la missione in Kosovo quando, se si fosse dato loro retta, quel Governo non avrebbe dovuto nascere, avremmo perduto l'euro, la credibilità internazionale ed oggi, essi per primi, non avrebbero ragione di dirsi orgogliosi di ciò che, anche con il loro concorso, l'Italia ha fatto.

Il primo Governo D'Alema, è sorto dalla leale collaborazione parlamentare tra due componenti storiche ed attuali della cultura politica del nostro Paese: quella socialista e quella liberal-cristiano-democratica e popolare. Una collaborazione la cui natura è venuta meno chiara con il passare dei mesi per la puntigliosa insistenza di alcune componenti interne alla maggioranza, nonché per l'udienza che queste hanno trovato all'interno dello stesso partito di cui D'Alema era stato segretario. Negare quella collaborazione, quella dualità culturale e politica, ha significato negare la natura di quel Governo. A nulla è valso il tentativo dell'onorevole D'Alema di cambiare pelle all'alleanza, passando dal primo Governo D'Alema al secondo: un vero e proprio cambio di Governo.

D'Alema ha cambiato meno Ministri di quanti ne abbia cambiati lei, onorevole Presidente del Consiglio, ma è stato più profondo il cambiamento tra il primo e il secondo Governo D'Alema di quello che ha portato la maggioranza a cambiare la premiership. Lei, signor Presidente del Consiglio, eredita tutta l'ambiguità e l'incertezza interne alla maggioranza; più attenta alle ragioni del centro (come ha dimostrato con le sue dichiarazioni programmatiche) la sua premiership, quella di un'alta professionalità che ha storia nel socialismo riformatore italiano, orienta tuttavia la coalizione verso la "Cosa 2" o, cosa che ritengo meno probabile, verso una nuova, ambigua riedizione dell'Ulivo, mentre resta irrisolta la natura della collaborazione con le componenti popolari e liberaldemocratiche, verso le quali pare anzi proseguire, nei fatti, la marginalizzazione. Non è certo un caso che nel dialogo con l'intero Parlamento che lei auspica per assicurare una maggioranza lei si sia rivolto fin qui alle componenti del secondo Governo D'Alema.

Il compito primario che le ha affidato il Capo dello Stato, oltre a garantire con imparzialità la celebrazione del referendum, è quello che con il suo Esecutivo sia consentito al Parlamento il varo della conseguente legge elettorale. È, e lei lo sa bene, un punto limite e cruciale per il chiarimento della natura delle forze del centro-sinistra, ma è anche un punto cruciale per l'evoluzione dell'intero sistema politico italiano. Se sarà offerta a questo Parlamento la possibilità di varare una legge che assicuri più autentica rappresentanza alle tradizioni politiche di questo Paese, un'indicazione certa del premier chiamato a guidarlo, un meccanismo di stabilità nel rispetto delle prerogative e delle garanzie di indipendenza del Parlamento, credo sarebbe dovere di tutti collaborare al raggiungimento di questi obiettivi. Ed in questa direzione, almeno personalmente, voglio che lei sappia che troverà collaborazione.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto in dissenso dalla propria componente il senatore Scognamiglio Pasini. Ne ha facoltà.

SCOGNAMIGLIO PASINI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, signori senatori, le considerazioni testé svolte dal collega Folloni mi paiono perfettamente condivisibili in punto di analisi.

Tuttavia ritengo, a titolo personale, che esse debbano portare ad una conclusione marginalmente diversa da quella ascoltata, e cioè non all'espressione di un voto contrario, ma di astensione nei confronti di questo Governo.

FLORINO. In Senato l'astensione equivale ad un voto contrario!

SCOGNAMIGLIO PASINI. Da quando i cittadini italiani furono chiamati, sette anni fa, ad indicare attraverso lo strumento referendario un orientamento circa i temi della trasparenza, della stabilità e dell'alternanza politica - ossia i temi fondamentali che si riflettono nella legge elettorale del Parlamento - i Parlamenti che si sono succeduti nel corso delle varie legislature sono stati chiamati ad esprimere la fiducia nei confronti di ben nove diversi Governi, guidati da sette differenti Presidenti del Consiglio, tre dei quali scelti al di fuori dei membri del Parlamento. Credo che non si possa immaginare una dimostrazione più clamorosa ed esauriente del fallimento della più importante riforma politica tentata nel nostro Paese nel corso degli anni '90.

Da questo punto di vista il ricorso ad elezioni anticipate in tale circostanza sarebbe stato un gesto d'azzardo ed è bene che si sia formato un Governo con la maggioranza che si poteva trovare in Parlamento, e che si possa conseguentemente svolgere il referendum in materia di riforma elettorale; altrettanto positivo è l'impegno prioritario del Governo - espresso dal Presidente del Consiglio - di proporre e guidare il lavoro parlamentare per la riforma elettorale, immediatamente dopo la conclusione e gli esiti del referendum.

FLORINO. È più facile arrampicarsi sugli specchi!

SCOGNAMIGLIO PASINI. Dal punto di vista politico, considerando che questo Governo - anche per la personalità e la storia del Presidente che lo guida - non suscita perplessità sul piano degli impegni internazionali dell'Italia, rimangono comunque da valutare i temi della politica interna, dell'economia e della società.

Credo che a questo punto le dichiarazioni del Presidente del Consiglio siano impegni da verificare e dunque la conclusione è che il giudizio nei confronti del Governo debba essere l'astensione, cioè la dichiarazione di non appartenenza e di sospensione del giudizio conclusivo sulla fiducia al Governo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore D'Urso. Ne ha facoltà per sette minuti.

*

D'URSO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, tenterò, come al solito, di essere breve, considerato che i colleghi intervenuti prima di me hanno già detto tutto e anche meglio di quanto potrei fare io.

Condividiamo totalmente le considerazioni espresse ieri dall'amico Vertone Grimaldi di Rinnovamento Italiano, il quale ha disegnato un chiaro quadro della situazione politica, fornendo anche qualche indicazione sui rimedi da porre. Egli ha parlato molto di efficienza e giustamente il presidente Amato ha poc'anzi ricordato quelli che sono gli alti costi burocratici del Paese, costi che impediscono di attrarre dall'interno e dall'estero quei capitali di cui il Paese ha bisogno, soprattutto nell'area del Mezzogiorno.

Si può garantire efficienza in tutto il Paese. Tra i primi a dare un esempio di efficienza potremmo essere noi stessi qui in Parlamento. Vi sono una serie di provvedimenti nell'interesse del Paese che giacciono in Parlamento e che potrebbero essere adottati nel corso dei prossimi mesi. Mi auguro che l'opposizione del Polo in questo senso sarà costruttiva e non solo di ostruzionismo. Gli elettori diventano sempre più sofisticati; quindi, vedremo nei prossimi mesi se ci saremo comportati bene e da ambo le parti saremo più premiati. Sono certo che sarà una delle possibilità per frenare l'assenteismo che ha pervaso queste ultime elezioni.

Mi auguro che il presidente Amato vada avanti con forte energia. Egli ci ha parlato di alcuni importanti provvedimenti da attuare nei prossimi mesi. La sua presunta debolezza deve diventare la sua forza. Con i miei colleghi di Rinnovamento Italiano daremo oggi piena fiducia al presidente Amato.

Aggiungo qualche brevissima considerazione personale: come parlamentare diniano sono felicissimo delle dichiarazioni programmatiche rese alla Camera e delle dichiarazioni fatte oggi dal presidente Amato per quanto riguarda la nostra politica estera. I Governi Amato e Prodi hanno fatto compiere grandi passi avanti al ruolo dell'Italia in politica estera, sia nei Balcani, sia nel Mediterraneo. La nostra azione di apripista in Paesi difficili come l'Iran, la Corea del Nord, la Libia ci hanno dato una grande visibilità e un grande prestigio internazionale.

Sono certo che quei Paesi non si dimenticheranno della nostra azione e potremo, anche dal punto di vista del commercio, utilizzare un canale privilegiato, soprattutto nei Paesi del Mediterraneo.

Come coordinatore del Comitato internazionale dei parlamentari del Giubileo applaudo il fatto che di nuovo anche oggi il presidente Amato ci ha parlato del problema dei cosiddetti HIPC, i Paesi poveri con un alto tasso di indebitamento, ed è andato più avanti. Non solo ha chiesto la riduzione e la cancellazione dei debiti ma anche delle azioni volte a ridurre i livelli di povertà in quei Paesi. La sola riduzione del debito non basta. Giustamente il Papa domenica parlava di valori: "l'uomo vale per quello che è e non per quello che ha". Nel mese di novembre saranno presenti a Roma 5.000 parlamentari ed avremo dei contatti, nell'ambito del Giubileo, anche in Vaticano. Con questi parlamentari stiamo svolgendo un'opera di coordinamento per fare approvare nei vari Parlamenti lo stesso tipo di disegni di legge e di mozioni all'ordine del giorno al Senato; vi sono parlamentari sia del Polo sia della maggioranza attivi in questo settore; il senatore Giaretta è il principale esperto e la nostra guida nel settore della riduzione del debito. Quindi, apprezziamo molto quello che lei ha detto nelle varie sedi sul problema del debito dei Paesi poveri.

Devo anche aggiungere che sono un parlamentare della Campania; quindi, concordo con l'amico Marini su tutto quello che le ha detto, in particolare quanto alla serie di provvedimenti a favore del Mezzogiorno. Lei li conosce meglio di noi come ex Ministro del tesoro. Quindi, ci auguriamo che ciò che è bene per l'Italia è bene anche per il Mezzogiorno. Spero che lei darà quindi grande priorità al Mezzogiorno già da domani mattina.

Sono anche un parlamentare dell'area moderata, di centro; quindi, auspico che al più presto, caro collega Napoli, anche prima del referendum, potremo iniziare l'indispensabile opera di aggregazione. Mi dispiacerà forse non essere con lei in futuro tra coloro che saliranno al Quirinale; non credo d'altronde che il Presidente della Repubblica avrà bisogno di consultare anche me. Ciò di cui sono certo è che tutti dobbiamo fare dei sacrifici. Questa sarà forse la mia ultima dichiarazione di voto. In ogni caso, Presidente, non volendo farle più perdere tempo, le auguro buon lavoro. (Applausi dal Gruppo Misto-RI e del senatore Marini. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Marino. Ne ha facoltà per sette minuti.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Marino. Ne ha facoltà per sette minuti.

MARINO. I senatori del Partito dei Comunisti Italiani, in coerenza con quanto finora fatto, dando il sostegno ai Governi di centro-sinistra che si sono succeduti, le daranno, onorevole presidente Amato, in questo suo difficile compito, lo stesso appoggio con lealtà e senso di responsabilità per l'attuazione di un programma di fine legislatura a cui offriremo il nostro contributo.

C'è uno spirito di rivincita della destra in tutti i campi - soprattutto dopo i risultati elettorali regionali - che incute tanta preoccupazione e timore. Di qui l'esigenza di una maggiore coesione, in uno sforzo comune, per battere una destra che è pericolosa sul piano economico-sociale, su quello istituzionale e su quello della legalità. (Commenti dai Gruppi FI, AN e CCD).

E' pericolosa sul piano economico-sociale perché il suo programma tende a ridurre al minimo, se non ad azzerare, quello Stato sociale che è frutto di lotte decennali ed è il risultato della convergenza delle varie forze democratiche e progressiste che si ispirano ai valori della solidarietà e dell'eguaglianza dettati dalla Costituzione repubblicana. (Proteste del senatore Asciutti. Commenti dai Gruppi FI, AN e CCD. Ilarità. Richiami del Presidente).

Una ricetta economica, quella della destra, fatta di demagogia sul fisco e sui conseguenti inevitabili tagli alle spese per i servizi pubblici essenziali, a cominciare da sanità e scuola. (Applausi ironici dal Gruppo FI).

ASCIUTTI. Però, bravo!

MARINO. Ecco perché noi Comunisti Italiani abbiamo apprezzato... (Proteste dai Gruppi FI, AN e CCD).

PRESIDENTE. Abbiate pazienza, scusatemi!

MARINO. ... nelle sue dichiarazioni programmatiche l'aver voluto sottolineare quanta esclusione sociale il mercato, inteso come valore assoluto, determini e quanto sia forte l'esigenza di una tutela sociale adeguata.

ASCIUTTI. Bravi!

MARINO. Abbiamo accolto positivamente le affermazioni di tutela della dignità umana, perché è qui, nella cura degli esclusi, che il centro-sinistra deve più incisivamente dimostrare in concreto la sua sensibilità, perché è sui temi dell'esclusione sociale che la politica del centro-sinistra è riconoscibile e può ritrovare un più forte consenso.

BEVILACQUA. Sembra che avete fatto un miracolo!

MARINO. La destra è pericolosa sul piano istituzionale.

FLORINO. Ma non siamo al Governo, noi!

MARINO. Cosa sono altrimenti le affermazioni dell'onorevole Berlusconi sul fatto che il Paese sarebbe "commissariato" se non un segno di dispregio dei princìpi costituzionali del Parlamento? (Proteste dai Gruppi FI, AN e CCD).

ASCIUTTI. Bravo!

MARINO. In una Repubblica parlamentare un Governo è legittimato dall'esistenza di una maggioranza parlamentare. Queste sono le norme costituzionali che vanno da tutti osservate!

E inoltre, cosa rappresenta in concreto se non un vulnus, se non una rottura del quadro istituzionale ed un attentato alla coesione nazionale, quella "secessione fiscale" del Nord su cui si è realizzato l'accordo tra Polo e Lega? (Proteste dal Gruppo LFNP).

PRESIDENTE. Per favore, ascoltiamo l'intervento del senatore Marino, poi ognuno avrà modo di dire la sua!

MARINO. Come può accettare questa secessione fiscale del Nord quella parte dell'opposizione che pur si dichiara sensibile alla questione meridionale? (Vive proteste del senatore Asciutti).

VOCE DAL GRUPPO DS. Stia zitto!

PRESIDENTE. Senatore Asciutti, lei è particolarmente vivace!

MARINO. Quanto tutto questo, ove malauguratamente l'accordo tra Polo e Lega dovesse realizzarsi, inciderà sulla scuola e sulla sanità? Quante dolorose conseguenze inevitabili saranno prodotte dalla privatizzazione reale (non quella gridata e mai avvenuta) della scuola e della sanità, se dovesse essere imposta a questo Paese la ricetta economica della destra? (Proteste dai Gruppi FI, AN, LFNP e CCD). Sono state capaci le forze del centro-sinistra di fare intendere tutta la portata del programma che la destra demagogicamente persegue e agita?

VOCE DAL GRUPPO AN. Ma abbiamo vinto!

MARINO. Sul piano della legalità, infine, questa destra è pericolosa per l'attacco alla magistratura, per non parlare dell'equazione che di fatto tende a stabilire tra immigrazione e criminalità, assolutamente inaccettabile dalla coscienza civile e democratica del Paese.

Occorre quindi compiere ogni sforzo per sconfiggere questo pericolo proseguendo nell'azione già intrapresa in tanti campi, a cominciare dalla scuola - come ha ricordato il senatore Bergonzi - e dalla sanità, e valorizzando tutto quanto è stato fatto di positivo in questi anni dai Governi Prodi e D'Alema in un programma di rinnovamento che sappia, però, coniugare la trasformazione con l'equità sociale.

I Comunisti Italiani, per la loro parte, incalzeranno questo Governo perché in questo scorcio di legislatura dia risposte sempre più adeguate ai temi concreti che hanno posto, e precisamente quello della condizione degli anziani con la proposta di un aumento congruo delle pensioni più basse; quello della condizione dei giovani con la previsione di "borse per il futuro" e con l'estensione dei benefici agli studenti e, infine, quello della sicurezza in senso lato (del posto di lavoro, sul posto di lavoro, come vivere civile ma anche sicurezza delle garanzie democratiche, a cominciare dall'approvazione della legge sulle rappresentanze sindacali che ormai è da tempo in itinere). (Commenti del senatore Asciutti). Abbiamo ottenuto l'impegno a non introdurre nessuna modifica al sistema pensionistico prima della verifica prevista per il 2001 e a non adottare misure per la scuola privata che possano contravvenire al precetto costituzionale.

Oltre all'attenzione ai temi dello Stato sociale, occorre che il Governo presti un'attenzione costante all'inflazione e, quindi, alle tariffe e ai prezzi.

Il mondo del lavoro ed il Mezzogiorno in particolare sono quelli che hanno fatto i sacrifici maggiori per conseguire i risultati che sono stati ottenuti nel risanamento finanziario del Paese e nel raggiungimento della moneta unica europea.

Più che al mondo del lavoro ed al sindacato, appelli vanno rivolti soprattutto al sistema delle imprese, le quali, nonostante i sacrifici sopportati dal Paese, hanno pur tuttavia beneficiato di tutte le possibili agevolazioni (fiscali, contributive, in materia di assunzioni e via dicendo) al fine di contribuire allo sviluppo e alla occupazione. Da cinque mesi a questa parte le retribuzioni, invece, crescono meno dell'aumento del costo della vita e, quindi, meno del tasso di inflazione programmata. Pertanto, è dovere di questo Governo, anzitutto, intervenire per tutelare il potere di acquisto di salari, stipendi e pensioni, anziché spronare in questo contesto il sindacato ad una nuova politica dei redditi. E' stato già dato e molto, soprattutto dal sindacato, negli interessi generali del Paese e non solo in questi ultimi anni.

Noi Comunisti Italiani, nel dare la fiducia, incalzeremo quindi il Governo perché dia attuazione agli impegni già assunti in precedenza, anche per quanto concerne il rilancio degli investimenti pubblici e privati soprattutto al Sud, a partire dalle infrastrutture. In tal senso dovranno essere redatti il Documento di programmazione economico-finanziaria e la legge finanziaria, proseguendo nell'azione di recupero della base imponibile svolta in questi ultimi anni per ridurre anzitutto il peso fiscale a carico delle famiglie - come ha sottolineato il senatore Albertini - e per aiutare la crescita delle imprese.

Siamo convinti che lungo queste direttrici (anziani, giovani, sicurezza e diritti) sia possibile assicurare un'azione di Governo che, forte dei risultati già acquisiti in termini di risanamento, sia più vicina alla sensibilità del mondo del lavoro e possa puntare più decisamente allo sviluppo e all'occupazione, per presentarsi alla scadenza naturale della legislatura al giudizio sereno degli elettori sullo sforzo compiuto insieme - dalle forze del centro e della sinistra - per creare le condizioni e quindi assicurare una prospettiva di lavoro e di progresso ai tanti esclusi e soprattutto alle nuove generazioni. (Applausi dai Gruppi Misto-Com, DS, Misto-SDI, PPI e UDEUR. Applausi ironici dai Gruppi AN e FI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Gnutti. Ne ha facoltà per sei minuti.

GNUTTI. Signor Presidente del Consiglio, come Gruppo APE (Autonomisti per l'Europa), in coerenza con il comportamento tenuto dai colleghi della Camera dei deputati, le preannuncio il nostro voto di astensione che, a causa del Regolamento del Senato, significherà che non parteciperemo al voto, salvo la libera scelta del collega Lorenzi il quale voterà a favore del suo Governo. (Commenti ironici del Gruppo LFNP).

Il nostro è un voto preannunciato al presidente Ciampi e mantenuto senza tentennamenti. E' un contributo serio, non contrattato, non asservito, non comprato, libero e a favore del rafforzamento della nostra democrazia, che deve trovare nel passaggio referendario – qualunque sarà il risultato – uno snodo fondamentale ed indispensabile. Il risultato di fare il referendum, di chiamare i cittadini ad esprimerci la loro volontà è stato ottenuto, e non è stato facile. Chiunque andrà la prossima volta a governare, sia esso di centro-destra o di centro-sinistra, deve poterlo fare a pieno titolo, assumendosene la responsabilità, avendo il diritto-dovere di governare.

Questo richiede che, cadute le barriere ideologiche e la relativa dialettica politica, non si cada nella falsa dialettica delle barriere lessicali, dell'alzare la voce per nascondere l'assenza di proposte. Si deve tornare al reciproco rispetto, quale precondizione della nascita di un nuovo modo decente di fare politica. L'alzata dei toni serve solo ai falsi profeti, agli antipapi dispensatori di antistoriche scomuniche effettuate a sproposito, dimenticando il sano principio evangelico secondo cui le pietre può lanciarle solo chi è senza peccato. E alla fine qui – non se ne abbia a male nessuno – non vedo molti autorizzati a farlo.

Ma il raggiungimento del risultato della reciproca accettazione richiede un ulteriore passo (che non deve essere opera del Governo, ma compito nostro, delle Assemblee parlamentari), cioè quello di porre rimedio al problema dell'antitrust e del blind trust, che non debbono essere tenuti nel cassetto quale riserva per esercitare futuri ricatti o pressioni.

Allo stesso modo, si dovrà dare risposta alla completa attuazione delle norme costituzionali relative all'organizzazione dei partiti e dei sindacati. Tuttavia questo problema non può essere risolto nel tempo restante di questa legislatura, ma sarà compito della prossima.

Signor Presidente, lei ha richiamato la dialettica fra i grandi princìpi di libertà e di uguaglianza ed ha ricordato che oggi dalla società giungono diffuse richieste di più occupazione e più sicurezza. Sicurezza non solo dei propri averi, ma del proprio essere uomo, individuo, cittadino, lavoratore.

Bene, noi la attendiamo all'opera, per vedere quali risposte saprà dare a questi temi. Infatti, non basta dichiararsi contrari al lavoro minorile e chiedere interventi legislativi contro l'importazione di prodotti contenenti lavoro minorile, se poi si accetta passivamente che ad ogni nostro semaforo si sviluppi alla luce del sole lo sfruttamento del lavoro minorile di piccoli lavavetri sottratti all'obbligo scolastico.

Se parliamo del problema della prostituzione, è proprio indispensabile sfruttare l'arguzia ed il lavoro delle nostre forze dell'ordine e della giustizia, perché - spulciando le offerte contenute negli annunci a tre A dei giornali - facciano irruzioni moralizzatrici in case chiuse, con pubblicazione di nomi e cognomi di frequentatori e prestatrici d'opera, casalinghe e studentesse (sia chiaro, non parlo pro domo mea, non ho avuto di questi problemi), quando poi su ogni strada delle nostre città si deve vedere il medesimo commercio, accettato ed eseguito alla luce dei lampioni?

Se parliamo dell'immigrazione e dei diritti di cittadinanza, è proprio così illecito ricordare che tali diritti li hanno anche gli stanziali, cioè noi, e che difendere i propri princìpi etici, morali, filosofici, storici e religiosi (cioè il patrimonio della nostra cultura occidentale, che ha generato anche il concetto di diritto di cittadinanza) è forse, oltre che un diritto, un qualcosa che dobbiamo sentire come dovere, non contro gli altri, ma solo a favore di un nostro modo laico di considerarrci dalla parte giusta?

La attendiamo all'opera per vedere se, invece di parlare di rapporto di contrasto o di affiancamento dei sindacati, si potrà dire una cosa semplice. Oggi un lavoratore, un operaio nell'impresa costa a quest'ultima 55 milioni; il lavoratore percepisce, al netto di tasse dirette e contributi, 23 milioni e mezzo e paga ancora tasse indirette per almeno altri 5 o 6 milioni, ricevendo quindi, al netto di tasse dirette e indirette e di contributi, 18 milioni, cioè un terzo del costo del lavoro per l'impresa.

Allora, è lecito domandarsi: cosa difendono i sindacati? È lecito dire che ormai non difendono quelli fuori dal recinto delle garanzie ma non hanno più nemmeno la capacità di difendere il reddito di quelli dentro il recinto? È grave dire questo? È concorrenza illecita o semplicemente buon senso affermare che questa forbice tra costo del lavoro e percepito dal lavoratore genera di per se stessa il lavoro nero?

Possiamo ricordare al Governo che dieci anni fa venne introdotta una legge che, bloccando il turn over dell’impiego pubblico, avrebbe dovuto consentire un alleggerimento dello stesso di circa il 3 per cento all’anno, pari a circa 100.000 dipendenti, e invece, dieci anni dopo, i livelli di impiego pubblico sono ancora gli stessi, poiché vi sono circa tre milioni di dipendenti.

Signor Presidente del Consiglio, deve avere il coraggio di continuare a sostenere una cosa semplice: il lavoro produttivo genera lavoro e progresso, il lavoro improduttivo genera disoccupazione e arretratezza, l’assistenzialismo genera ingiustizie che impoveriscono i veri bisognosi a favore dei furbi.

Allora, convinti che qualcosa si possa fare e che lei voglia fare qualcosa in questa direzione, confermiamo il nostro voto di attesa. (Applausi dai Gruppi Misto-APE e PPI).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare per dichiarazione di voto la senatrice Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà, per sette minuti.

MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio dei ministri, onorevoli colleghe e colleghi, il Governo che oggi si presenta qui in Senato, in piena legittimità costituzionale, continua di fatto l’azione politica della maggioranza che ha vinto le elezioni del 1996 e rappresenta l’intento di proseguire negli obiettivi riformistici che erano nel programma dell’Ulivo. A ciò i Democratici per l’Ulivo guardano con speranza conoscendo la capacità tecnica e la competenza del presidente del Consiglio Giuliano Amato.

Con i Governi Prodi e D’Alema si è intrapresa una lunga e coerente azione di Governo che ha migliorato la condizione generale del Paese; si sono realizzate riforme istituzionali e sociali di grande valore come l’avvio del federalismo e quel risanamento economico - che deve proseguire - che ci ha portato tra coloro che possono avvalersi delle opportunità collegate alla moneta unica europea. Voglio inoltre ricordare la lotta alla disoccupazione, il decentramento e la semplificazione amministrativa, l’avvio di politiche sociali efficaci per la famiglia e per l’infanzia, le riforme per la scuola e per la sanità e molto altro ancora, sempre in funzione del benessere dei cittadini.

In tale quadro, va il nostro grato riconoscimento ai ministri Berlinguer e Bindi e, in particolare, al ministro Paolo De Castro che ha onorato il mondo agricolo italiano con autorità e riconosciuta competenza anche a livello internazionale.

Prendiamo atto, anche se non ci entusiasma, di come il presidente Amato abbia dovuto, gioco forza, dimostrare disponibilità verso esigenze di visibilità e di rappresentanza provenienti da alcuni partiti della coalizione suscitando in non poche persone, anche tra gli aderenti ai Democratici, comprensibili perplessità.

Voglio però ribadire in questa sede innanzitutto che i Democratici appoggiano questo Governo per lealtà alla coalizione di centro-sinistra. Questo Governo – e non è poca cosa – ci consente di celebrare i referendum e cioè di prendere atto e di agire in base alla volontà espressa dai cittadini in modo diretto su importantissime questioni.

Noi chiediamo di votare "sì" per l’abolizione della quota proporzionale e per l’abolizione della pessima legge sul finanziamento dei partiti che noi non abbiamo votato, quest’ultima contraddittoria con lo stesso sistema elettorale maggioritario.

Come è stato già espresso nell’intervento dell’onorevole Parisi alla Camera dei deputati, noi pronunceremo un voto favorevole a questo Governo anche con l’obiettivo di poter ritrovare una forte coesione di maggioranza su un progetto politico condiviso che possa rilanciare sul piano della qualità e dell’immagine il centro-sinistra in vista delle prossime elezioni politiche. Tale e necessaria coesione è per ora un progetto e una grande speranza.

Essa necessita di un lungo lavoro di ricomposizione che è appena iniziato, ieri, nella riunione dei segretari della maggioranza; una ricomposizione che deve però vedere protagonisti innanzitutto i cittadini e le numerosissime forze sociali che hanno costituito la vera forza dell'Ulivo nel 1996. La scelta di dar vita a questo Governo, infine, ci offre l'opportunità di lavorare, in questo termine di legislatura, per individuare il leader vincente del centro-sinistra, che possa rappresentare in modo adeguato tutti i settori di consenso della maggioranza, preservando nel contempo quell'aspetto di coerente innovazione che può portare la coalizione alla vittoria politica.

Tra i punti che i Democratici ritengono particolarmente qualificanti fra quelli che lei, Presidente del Consiglio, ci ha comunicato, collochiamo – e non siamo i soli – i problemi del lavoro, ed apprezziamo la volontà di proseguire nell'azione di concertazione tra le diverse forze sociali allo scopo di muovere opportunamente le leve dell'economia nazionale e, in particolare, quelle del Mezzogiorno, innovando, certamente, in sintonia con l'indispensabile competitività internazionale, ma anche rispettando la dignità personale dei molti giovani che approdano, e devono approdare sempre più numerosi, al mondo del lavoro, a ognuno dei quali abbiamo il dovere di assicurare il diritto a realizzare il proprio progetto di vita.

E' importante, a nostro parere, dare subito un forte segnale alle piccole e medie imprese, intervenendo sul piano fiscale. E se ciò in parte si può oggi prevedere concretamente – così come ha fatto l'attuale Ministro delle finanze – è perché si sta raggiungendo l'obiettivo di far pagare le tasse a tutti, perché tutti possano pagare meno tasse. Questo è stato il fine dell'azione del Ministro delle finanze del Governo D'Alema, che ha assicurato alle casse dello Stato nuove e maggiori entrate, attraverso una vittoriosa lotta all'evasione e all'elusione fiscale. Oggi il ministro Visco passa, per così dire, dall'ufficio cassa all'ufficio spesa, dove ci auguriamo possa proseguire con lo stesso successo una rigorosa azione di risanamento, adottando tutte le opportune iniziative per la riduzione degli sperperi di spesa pubblica, che ancora esistono, e rendendo produttiva ogni singola lira che lo Stato investe per i servizi (soldi che appartengono a tutti e che sono versati all'Erario con il sacrificio di ogni contribuente), proseguendo tutto ciò alla luce della legalità e dell'equità. Voglio ricordare che il risanamento, la solidarietà e l'eticità permangono i termini qualificanti dell'azione di ogni Governo di centro-sinistra.

E' importante per I Democratici proseguire con politiche efficaci per l'ordine e la sicurezza pubblica, per le quali il ministro Bianco ha avviato iniziative e assunto importanti impegni. In rapporto a ciò chiediamo che nella prossima legge finanziaria si realizzi il riconoscimento, finalmente e in modo adeguato, della professionalità degli addetti del comparto della sicurezza.

Rimangono aperti ancora molti problemi; tra questi la riforma del nostro sistema televisivo e delle comunicazioni a partire dalla RAI. Rimane ancora aperto il grave problema della giustizia civile, per cui l'Italia è costantemente condannata dalla Corte europea di Strasburgo. A tal proposito, è estremamente importante che si realizzi in Italia, al più presto, un sistema elettorale che non consenta più alcuna forma di trattativa e di compromesso, perseguendo finalmente l'obiettivo primario di realizzare una giustizia equa e in tempi accettabili per ogni cittadino.

In base a poche certezze ma a queste speranze, con la massima lealtà verso la coalizione di maggioranza, I Democratici per l'Ulivo del Senato attribuiscono la propria fiducia a questo Governo (Applausi dai Gruppi Misto-DU, PPI e DS).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto in dissenso dalla propria componente il senatore Di Pietro. Ne ha facoltà.

VOCE DAI BANCHI DELLA DESTRA. Facci sognare!

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DI PIETRO. Signor Presidente del Consiglio, a mio avviso il centro-sinistra, checché se ne dica, scegliendo lei come capo del Governo, commette un errore di parallasse madornale (Commenti ironici dai Gruppi PPI e FI) perché manderà completamente in confusione, anzi totalmente in tilt, il proprio elettorato.

L'elettorato non capirà più, dopo l'esperienza governativa a lei affidata ed indipendentemente dal fatto che lei poi sarà indicato come candidato alle prossime elezioni politiche, da che parte sta il centro-sinistra e da che parte il centro-destra. Non ci credete, signori colleghi? Allora, riflettiamo.

Qual è il programma del presidente Amato per risolvere il problema del conflitto di interessi che affligge la democrazia di questo Paese? Il presidente Amato non l'ha detto e non lo può dire perché insieme a Craxi contribuì dall'anno 1984 e negli anni successivi ad avvantaggiare illegittimamente proprio Berlusconi.

Qual è il programma tracciato dal presidente Amato in materia di giustizia, di legalità e di funzionalità della macchina processuale? Quali le garanzie di indipendenza e di rispetto della magistratura? Il presidente Amato non l'ha detto e non lo può dire perché nel 1993, quando era Presidente del Consiglio, si fece promotore di un decreto di depenalizzazione dell'illecito finanziamento, poi abortito.

Quali sono le attività che il presidente Amato intende porre in essere per tutelare il nascente azionariato diffuso, anche quello che si vuole dare alla classe dei lavoratori in cambio di pace sindacale dallo strapotere oligarchico di alcuni gruppi imprenditoriali - sempre quelli purtroppo! - che si sono appropriati o che si stanno appropriando ed impadronendo del mercato a seguito delle privatizzazioni? Quali sono le azioni di contrasto al fiorente fenomeno dell'insider trading? Quali sono le azioni che il presidente Amato intende adottare per contrastare il fenomeno delle società off-shore, fonte di una diffusa non trasparenza nella gestione dei conti aziendali e di una cospicua evasione fiscale? Che fine ha fatto, a proposito, la condicio sine qua non della Commissione parlamentare su Tangentopoli cui la componente socialista aveva sottoposto la propria partecipazione al Governo?

Signor Presidente del Consiglio, non vi è nulla di personale da parte mia nei suoi confronti; anzi, le riconosco un'indubbia bravura tecnica, ma il problema sta proprio in questo. Di chi e di quali interessi lei ha messo a disposizione la sua bravura tecnica nel passato e oggi?

Faccio alcuni esempi sui quali possiamo in futuro tornare nuovamente. Perché il 7 gennaio del 1992, inviato dall'onorevole Craxi a Milano per fare il commissario del PSI, a seguito delle inchieste giudiziarie allora in corso definì l'operazione Mani pulite "il classico scandalo montato sul nulla"? Non risponda che in quel periodo non sapeva nulla di come andassero le cose nel suo partito. Più volte ci ha pensato in questi anni lo stesso Craxi a ricordarle il suo ruolo. Ad esempio, il 7 febbraio del 1997, quando egli ricordò agli italiani che lei "in quanto vicesegretario del PSI non poteva non sapere giacché" - sono le parole di Craxi - "con le cattive abitudini del PSI, compreso il finanziamento illegale, è stato a contatto quotidiano e" - continuava Craxi nelle sue esternazioni - "se ne è avvalso (giacché) i suoi rapporti con l'amministratore Balzamo erano diretti ed eccellenti". Craxi ci informava anche che "di questi dettagli si sarebbe tornato a parlare". Egli non può più farlo e lei è tornato a Palazzo Chigi. Come nel 1992. E tutti oggi hanno voglia di dimenticare in fretta.

CIRAMI. Perché non hai detto prima queste cose?

DI PIETRO. Perché ancora sin dal 1983 e soprattutto nel periodo 1992-1993 lei, presidente Amato, si è rapportato con la giustizia - ed è questo il problema vero - sempre in comportamenti omertosi e in omissioni concludenti? (Commenti dai banchi del centro-destra).

Perché nel 1983, quando lei venne mandato da Craxi a Torino per fare il commissario del partito decapitato anche in quel caso dagli arresti per lo scandalo Zampini, lei se la prese così tanto con l'allora sindaco Diego Novelli per essersi rivolto alla magistratura e "non aver risolto politicamente" - sono le sue parole - "la faccenda"? Perché il 27 agosto del 1992 partecipò, nonostante fosse Presidente del Consiglio, alla riunione indetta da Craxi per studiare la strategia di delegittimazione dei magistrati di Mani pulite nonostante ciò fosse, come ha di recente ricordato l'allora ministro di grazia e giustizia Martelli, contrario ai doveri istituzionali? Perché, come ha avuto modo di riferire Craxi nel dicembre del 1992, dopo il primo avviso di garanzia da lui ricevuto, l'allora capo della polizia Parisi prima di andarlo a trovare per consegnargli dei tabulati telefonici illegittimamente acquisiti si recò proprio da lei, signor presidente Amato, per informarlo? E perché lei, che pure era pubblico ufficiale in quanto Presidente del Consiglio, ha taciuto sul fatto che erano state disposte ed effettuate attività di illecite interferenze in violazione della legge?

Non dica, la prego, che non ne sapeva nulla, altrimenti come si spiegherebbe la ragione per cui nell'estate del 1992 lei, nella sua qualità di Presidente del Consiglio convocò a Roma il suo Ministro dell'ambiente e letteralmente lo aggredì per avere egli espresso parole di solidarietà ai magistrati di Milano con le seguenti testuali parole: "Ma che hai fatto, dovevi prima telefonare a Bettino, dovevi prima consultarti con me, come ti permetti, cosa ti è saltato in mente?".

Soprattutto, come spiegherebbe perché, in particolare il 24 agosto 1992, lei così si espresse con il suo predetto Ministro: "Bettino ha ragione, io ho i rapporti di Parisi e di tutti i Servizi che dicono che bisogna fermare questo pool, che dicono che questi stanno mettendo in pericolo le istituzioni… Questo è il parere unanime della Polizia e dei Servizi… è un disegno eversivo di un settore della magistratura"?

Vedete, cari colleghi della maggioranza che "confusione" avete creato con la candidatura Amato! Fino a ieri potevamo dire che questi discorsi, questi insulti, queste calunnie, queste falsità erano solo il repertorio di Berlusconi e dei seguaci di Craxi che volevano così esorcizzare le condanne e le inchieste a loro carico. Ora non possiamo più dirlo perché è il capo del Governo da voi designato ad averlo detto. Ora l'elettorato entrerà in confusione, non ci riconoscerà più e conseguentemente, ben che vada, non andrà più a votare. Sicuramente non andrà più a votare il centro-sinistra come prima.

Ad alimentare questa confusione – perché di confusione si tratta – statene certi, signori colleghi della maggioranza, ci penserà l'apparato mass mediale berlusconiano, il quale - lo avete già sentito - sta etichettando il presidente Amato come l'aedo della prima Repubblica, come se lui non ne sapesse niente. Grazie al presidente Amato ed alla contemporanea presenza nel suo Governo dei suoi amici craxiani (di un tempo, d'ora e di sempre) il centro-sinistra sarà etichettato – paradosso della storia – proprio da Berlusconi come una coalizione che vuole il ritorno al passato. Ciò avrà una valenza simbolica (Commenti del senatore Novi) devastante per il centro-sinistra e creerà una frattura insanabile di fiducia nel proprio elettorato.

A causa di tale scelta, i rappresentanti della prima Repubblica saranno quelli del centro-sinistra e Berlusconi rappresenterà il nuovo. Bel risultato davvero! Soprattutto bella metamorfosi per voi della sinistra storica che il 4 luglio 1992 per bocca dell'allora vostro segretario politico nel negare la fiducia all'altro Governo Amato (sempre la stessa persona, però) così vi esprimevate: "Noi abbiamo fondato questo partito nuovo per dare al Paese… la speranza di un'alternativa al Governo… di un ricambio di classe dirigente".

Alla faccia dello sbandierato ricambio! Buona parte della classe dirigente socialista craxiana, che allora si voleva cambiare e per cui è stata chiesta ed ottenuta la fiducia degli elettori, ora la ritroviamo al Governo ad amministrare le finanze pur non sapendo compilare nemmeno la propria dichiarazione dei redditi oppure a rappresentarci all'estero pur avendo fatto solo esperienze in terra tunisina. Complimenti a lei, signor Presidente del Consiglio per essere riuscito in un'operazione del genere e soprattutto complimenti al centro-sinistra che per un piatto di lenticchie – tale è questo scampolo di legislatura che ci resta – sta oggi smentendo la propria identità e le proprie idealità.

Da parte mia – e concludo – non vorrei vivere sotto la dittatura dell'imbonitore Berlusconi e allora non mi resta che negarle oggi il mio voto di fiducia e contemporaneamente appoggiare il tentativo di ricostruzione della casa comune dei riformisti nella speranza che finalmente si passi dalle parole ai fatti, soprattutto nella speranza che al prossimo appuntamento elettorale il centro-sinistra abbia la forza di indicare un candidato premier più accettabile. A meno che il centro-sinistra non ritenga di addivenire alle conclusioni del neo autonominatosi portavoce della coalizione, Parisi, per il quale "…il titolo per sedersi attorno al tavolo è votare a favore del Governo Amato.." in quest'ultimo deprecato caso, poiché io non intendo votare la fiducia a lei, a me non resterà altro che unirmi a coloro che la memoria non vogliono perdere, la storia non vogliono cancellare e il cervello non se lo vogliono bere (Commenti del senatore Cirami).

TABLADINI. Vogliamo anche Martelli!

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Napoli Roberto. Ne ha facoltà.

NAPOLI Roberto. Signor Presidente, solo una piccola battuta all'amico Di Pietro: mi hanno telefonato in questo momento per chiedermi se eravamo ancora nel Senato o in un'aula di tribunale, perché hanno visto esattamente lo stesso tono inquisitorio del pubblico ministero. Mi auguro, nel mio intervento, di tornare a parlare di politica in quest'Aula. (Commenti del senatore Di Pietro e del Gruppo DS).

Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, prima di esprimere il voto del mio Gruppo al suo Governo vorrei rivolgere un forte e convinto ringraziamento all'onorevole Massimo D'Alema per il lavoro che ha svolto in questi 18 mesi in cui ha avuto la responsabilità del Governo del nostro Paese. Egli ha dimostrato di essere un vero statista per aver condotto con encomiabile fermezza e determinazione le sorti del nostro Paese in momenti molto delicati e complessi. Vorrei ricordarne uno per tutti: il conflitto in Kosovo.

Signor Presidente del Consiglio, le elezioni regionali del 16 aprile scorso sono state vinte dal centro-destra che oggi governa nel 60 per cento delle regioni. Ma le elezioni del 30 aprile, come è stato scritto in questi giorni sui giornali, hanno confermato la vittoria del centro-sinistra nel 55 per cento delle province e nel 62 per cento dei comuni. (Commenti ironici dal Gruppo AN. Applausi dai Gruppi UDEUR e PPI).

PRESIDENTE. Abbiate pazienza, colleghi. Senatore Roberto Napoli, la prego di continuare il suo intervento.

NAPOLI Roberto. La coalizione ha vinto in comuni importanti come Venezia, Mantova, Macerata e Lodi. (Commenti ironici dal Gruppo AN. Applausi dai Gruppi UDEUR e PPI).

PRESIDENTE. Abbiate pazienza, colleghi: se volete che intervenga, sospendendo la seduta, continuate pure in questo modo. La tolleranza è di casa in quest'Aula del Senato. (Applausi dai Gruppi UDEUR, PPI e DS. Applausi ironici dal Gruppo AN).

La prego di continuare il suo intervento, senatore Roberto Napoli.

NAPOLI Roberto. Mi rendo conto che la verità fa male, probabilmente.

Ciò dimostra che l'elettorato è ancora molto mobile e che ci sono ampi spazi di recupero e di consenso, specie nell'area moderata e anche in quelle regioni ove ha vinto il centro-destra: lo riconosciamo con assoluta chiarezza.

La vittoria del Polo al Nord pone alla coalizione una grande questione: quella settentrionale; la necessità, cioè, di capire le ragioni per cui quei cittadini che hanno dato il proprio consenso al Polo e i motivi per cui la nostra coalizione non è riuscita ad intercettare problemi, domande e bisogni di quei territori.

La stessa analisi dobbiamo fare per quelle regioni del Sud nelle quali vi è un'alternanza di Governi regionali e di enti locali su cui insieme dobbiamo riflettere per recuperare un programma che dia risposta alle richieste dei cittadini.

Ci siamo chiesti in questi giorni, signor Presidente del Consiglio, le ragioni della sconfitta del centro-sinistra. Le ragioni sono più d'una: la conflittualità all'interno del centro-sinistra, l'accordo Polo-Lega, ma anche la sproporzione dei mezzi propagandistici impiegati. Riteniamo, però, che la vera ragione sia un'altra e lei in replica l'ha individuata con grande chiarezza: la maggioranza degli elettori e dei cittadini vuole un liberismo senza regole o per lo meno con il minor numero di regole possibile e Berlusconi ha dato agli elettori questa immagine; il centro-sinistra sostiene, invece, un liberismo fornito di regole e questo ai cittadini non piace.

Facciamo un esempio. Il Polo sostiene da sempre la necessità di ridurre la pressione fiscale sui redditi, tanto è vero che questo è stato uno dei temi fondamentali della sua campagna elettorale. Il Governo D'Alema, nella sua azione, ha certamente condiviso l'obiettivo di ridurre le tasse sui redditi, ma nel quadro e nel rispetto di quanto è previsto dal patto di stabilità dell'Unione europea, che lascia margini limitati ad una forte detassazione. Questa è la regola europea e noi l'abbiamo rispettata. Ora, i casi sono due: o il Polo infrangerà la regola europea, con tutte le conseguenze che ne derivano, oppure dovrà rimangiarsi le promesse fatte in campagna elettorale. Probabilmente molti elettori non hanno posto molta attenzione a questo problema e noi abbiamo il dovere di sollevarlo.

Ma torniamo alle ragioni sopra elencate. La conflittualità all'interno del centro-sinistra non ha certamente contribuito ad offrire un'immagine unitaria ed in alcune regioni la sua assenza avrebbe potuto evitare la sconfitta. L'incontro dei segretari politici e il documento finale, ma soprattutto l'utile coordinamento dei Gruppi parlamentari, per cui noi abbiamo sempre lavorato, sono segnali positivi che dobbiamo raccogliere e non possiamo più trascurare. (Brusìo in Aula).

Signor Presidente, parlare in queste condizioni è impossibile, vorrà dire che terremo lo stesso comportamento quando interverranno i colleghi del Polo, perché mi sembra che sia dovuto un minimo di rispetto nei confronti di chi interviene in Aula; è una questione di tolleranza! (Applausi dai Gruppi UDEUR, PPI e DS. Commenti e proteste dal Gruppo LFNP).

Relativamente all'accordo Polo-Lega in più occasioni dopo il 16 aprile esso è stato esplicitato sia da Tremonti che da Bossi. Il nucleo centrale dell'accordo consiste nel progetto di devolution che le regioni del Nord intendono attuare e soprattutto nel lancio dei referendum propositivi e confermativi delle decisioni votate nelle regioni.

Vorremmo far notare che il referendum propositivo è un istituto sconosciuto alla nostra Costituzione e non potrebbe quindi essere indetto e non avrebbe comunque alcun valore giuridico.

Il patto è comunque chiaro: spogliare lo Stato di ogni sua competenza tranne la difesa, la politica estera, la sicurezza interna nazionale. (Commenti e proteste del Gruppo LFNP). Tutto il resto: fisco, istruzione, sanità, sicurezza regionale ed economia passerebbero alle regioni. Le regioni del Nord dovrebbero creare un organo di coordinamento unitario e agire nelle scelte unitariamente tra loro (Proteste del Gruppo LFNP). Noi riteniamo questo progetto un'insidia e un rischio molto forte per l'equilibrio politico del Paese.

Tutto questo lo capiremo nei prossimi mesi, appena andrà a regime l'accordo Polo-Lega nelle regioni del Nord, e siamo convinti che molti cittadini ed elettori a quel punto rivedranno la loro scelta a favore di un'alleanza che mette in discussione l'unità del Paese.

Dovremo essere molto vigili sull'evoluzione di questo patto, ma anche renderlo sempre più esplicito, specie nelle regioni del Sud che sono quelle destinate a pagare il maggior prezzo di un'accentuata divisione tra aree ricche e aree deboli.

È venuto il momento di superare la fase della mestizia e lanciare una sfida politica all'altra parte senza alcun timore. Noi riteniamo che la partita politica del 2001 sia ancora tutta da giocare e che il risultato finale non sia affatto scontato come Berlusconi e i suoi pensano.

Ci sono, infatti, in mezzo a noi energie, intelligenze, capacità, passioni e determinazioni che dovranno essere meglio utilizzate e coordinate per passare dall'immagine di una coalizione scoordinata ad una proposta politica vincente che cammini sulle gambe di uomini seri e competenti, idonea ad attrarre consenso, ma soprattutto a recuperare quei voti moderati e di centro che in queste elezioni regionali hanno guardato al Polo.

Non basta più una formula e un leader al centro-sinistra, ma servono idee nuove per un programma comune della coalizione che determini la fine della frammentazione tra e nei partiti che la compongono, rilanciando un nuovo patto tra il centro-sinistra e gli italiani per poter vincere le elezioni nel 2001.

Noi crediamo che soltanto nel momento in cui si verificheranno queste condizioni si potrà individuare il leader che rappresenti con forza l'intera coalizione. Intendiamo contribuire alla ricerca della soluzione senza pregiudizi e preconcetti. Siamo anche certi però che il risultato del referendum elettorale avrà una notevole incidenza sullo scenario politico futuro. Sarà necessaria una nuova legge elettorale per assicurare al Paese un bene prezioso per la maggioranza e l'opposizione: la stabilità dei Governi.

Riteniamo i mesi futuri necessari non solo per il consolidamento economico, ma anche per completare il cammino delle riforme avviato dal Governo D'Alema. Infatti - come è stato ricordato dal Presidente del Consiglio alla Camera dei deputati - è stato facile per l'opposizione raccogliere il dissenso di quei cittadini che, come in tutte le iniziative assunte dai Governi riformisti, non sono state subito percepite, perché spesso strumentalizzate.

Siamo convinti, presidente Amato, che le grandi riforme vanno fatte all'inizio di una legislatura, perché si ha così il tempo di spiegare, trasformare e soprattutto far partecipare gli operatori e i cittadini.

Il Governo D'Alema ha avviato due grandi riforme: quella della scuola e quella della sanità che riteniamo siano state poco comprese ma anche poco esplicitate. E allora, dobbiamo utilizzare questi mesi per intervenire dove è necessario, ma siamo convinti che tutti gli insegnanti vadano meglio retribuiti e qualificati e che la riforma della sanità non possa essere fatta senza il consenso degli operatori.

Per gli stessi motivi abbiamo detto no alla riforma delle pensioni, che va fatta, invece, alla scadenza naturale, nel 2001.

Per questi motivi, signor Presidente del Consiglio, affinché non si interrompa il processo di risanamento economico e il circolo virtuoso dell'economia, che ormai è ben avviato nelle regioni del Nord ma che è necessario stimolare ulteriormente nelle regioni del Sud, poiché è ancora troppo lento il processo di avvio al lavoro dei disoccupati, per dare voce ai milioni di elettori che hanno sottoscritto i referendum del 21 maggio 2000, abbiamo sostenuto questo Governo e le voteremo la fiducia, convinti che questo anno di lavoro sarà certamente positivo per il rilancio della coalizione di centro-sinistra e per affrontare i problemi del nostro Paese.

Buon lavoro signor Presidente del Consiglio! (Applausi dai Gruppi UDEUR, PPI e DS. Congratulazioni).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore D'onofrio.

Ne ha facoltà.

D'ONOFRIO. Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, a nome del CCD e ricordando gli interventi dei colleghi Brienza, Biasco e Zanoletti che hanno indicato le ragioni per le quali il CCD vota contro il Governo da lei presieduto, vorrei esordire dicendo che commetteremmo un errore grave noi del Polo e i colleghi del centro-sinistra se ritenessimo le parole pronunciate poco fa dal collega Di Pietro come da non ascoltare o alle quali non occorre dare una risposta. Non siamo in un Paese che si può permettere l'indifferenza nei confronti delle cose dette dal senatore Di Pietro, perché si tratta di una questione politica di fronte alla quale il Governo Amato cerca di dare un'altra risposta.

Noi crediamo che le questioni debbano essere affrontate in altro modo: per esempio, dando vita a quella fase costituente del federalismo italiano che è a sua volta un'altra risposta rispetto alle questioni indicate dal senatore Di Pietro. Perché di questo si tratta.

Noi ci stiamo chiedendo in che cosa consista il fatto della rottura dell'equilibrio politico che ha governato l'Italia dal 1948 alla fine degli anni '80, se questa rottura è dovuta alla caduta del muro di Berlino, e quindi al fatto che le culture politiche vincenti nel XX secolo - quella repubblicano-socialista, da un lato, e quella popolare dall'altro - abbiano conseguito il diritto a governare il Paese contro le culture sconfitte del XX secolo - e credo che il Governo Amato sostanzialmente sia questo tentativo -, o se invece il secondo tempo della prima Repubblica o la seconda Repubblica nasca da Mani pulite, e quindi la supplenza che Mani pulite ha esercitato distruggendo la classe di Governo della prima Repubblica debba essere esercitata dal Parlamento che nasce da Mani pulite, perché di questo si tratta.

Il Parlamento in carica, signor Presidente del Consiglio, come il Parlamento del 1994 è nato da Mani pulite, o almeno è stato percorso dalla convinzione che Mani pulite fosse la ragione di origine della seconda Repubblica. Ciò consente al senatore Di Pietro di dire ciò che ha detto, non il carattere stravagante del personaggio che qualche volta noi assumiamo per non rispondere alle questioni politiche. O invece, come la Lega Nord ha indicato negli ultimi dieci anni e come noi riteniamo, nell'alleanza tra Polo e Lega realizzata nel corso delle ultime settimane, che costituisce il fatto nuovo, il tempo della seconda Repubblica nasce con la trasformazione dello Stato italiano in Stato di tipo federale. Di questo si tratta.

Questa è la ragione, signor Presidente del Consiglio, per la quale il Polo ha ritenuto democraticamente e istituzionalmente illegittimo il Governo da lei presieduto. Sono argomentazioni che abbiamo indicato al Capo dello Stato e che devono riemergere nel dibattito in questo momento al Senato della Repubblica, perché si tratta di questioni democratiche e istituzionali con le quali occorre fare i conti.

Signor Presidente del Consiglio, lei ricordava che è stato eletto l'ultima volta nel 1992, non si è più candidato nel 1994 e nel 1996. Voglio dire, signor Presidente del Consiglio, avendo avuto la fortuna di essere candidato ed eletto nel 1994 e nel 1996, che vi è una discontinuità profonda tra i sistemi elettorali e i modi di elezione che hanno caratterizzato l'Italia tra il 1948 e il 1992 e ciò che è avvenuto dal 1994 in poi. La questione di fondo è che dal 1994 vi è la convinzione, che abbiamo a piene mani diffuso tra gli italiani, che si è instaurato un sistema democratico nuovo di rapporto tra gli elettori e gli eletti. La questione democratica nuova, che riteniamo sia l'origine di questa seconda Repubblica, è il rapporto nuovo del sistema elettorale maggioritario ad un turno con il recupero proporzionale del 25 per cento, che ha rappresentato il motivo di elezione di Camera e Senato nel 1994 e nel 1996.

Ciò significa che ciascuno di noi vince o perde le elezioni parlando anche al cuore della gente. Lei, signor Presidente, non ha potuto (non ritengo che non abbia saputo) parlare al cuore della gente e questa è la ragione della debolezza politico-democratica e politico-istituzionale del Governo da lei presieduto.

Il rispetto della volontà degli elettori non è un rispetto qualsiasi, non è una regola formale della democrazia: è la sostanza della nuova democrazia italiana. (Applausi dai Gruppi CCD, FI e AN).

Quelli di noi che hanno avuto il coraggio di resistere a tutte le tentazioni di scavalcare il fosso e di andare a sostegno di un'altra parte politica, tradendo il mandato elettorale ricevuto; quelli di noi che hanno avuto questo coraggio nel 1998, nel 1999 e oggi rivendicano con orgoglio questa ragione democratica, per la quale neghiamo legittimità democratica al Governo da lei presieduto. E' questa la questione di fondo della seconda Repubblica, e non ha nulla a che vedere con Giuliano Amato o Massimo D'Alema.

La ragione democratica, signor Presidente, vuole che si parli al cuore degli italiani, perché gli elettori parlano con il cuore ai loro deputati e senatori e quando si tradisce il mandato elettorale, non si esercita un generico diritto costituzionale di non vivere nella logica del mandato imperativo: non è così!

La differenza tra il 1994 e il 1992 è tutta qui, e il fatto che lei non sia stato candidato nelle elezioni del 1994 e del 1996 mi fa ritenere che lei non abbia percepito la radicale novità del sistema democratico italiano rispetto al 1992.

Ma vi è anche una novità istituzionale: le elezioni regionali, che si sono svolte, non sono state un voto amministrativo regionale qualunque, per il quale si possa affermare che, come avviene in altre parti del mondo, quando, ad esempio, si vota nei Laender in Germania, negli enti locali in Inghilterra o negli Stati degli USA, non si pone in questione il Governo del Paese. Nel nostro caso si tratta di una situazione nuova, e un costituzionalista come lei non solo ne coglie la novità ma, nel farlo, comprende anche le ragioni della debolezza istituzionale del suo Governo.

Al senatore Di Pietro noi diamo una risposta politica e non giudiziaria: la sua rabbia è quella di chi vede svanire la ragione di fondo in base alla quale Mani pulite aveva operato. E' questa la ragione della rabbia di Di Pietro, ma non può essere la ragione del nostro silenzio rispetto agli argomenti che egli ha sollevato. Noi oggi riteniamo, invece, che la seconda Repubblica nasca con la sua trasformazione in modello federale.

Tale fatto imponeva la legittimità democratica dei presidenti delle regioni a statuto ordinario; inoltre la larga parte dei sardi hanno votato alle elezioni provinciali, conferendo al Polo un significativo successo, e ancora i siciliani a Catania hanno indicato che il ribaltamento in Sicilia è avvenuto nella più importante città in cui si votava, completando così il risultato delle regioni a statuto ordinario.

Ebbene la legittimità democratica del voto popolare diretto era e per noi rimane la ragione per la quale il Governo nazionale non è legittimato democraticamente a reggere la domanda di fase costituente che nascerà dalle regioni a partire da domani, signor Presidente.

Lei uscirà dalla Camera e dal Senato con la fiducia che i parlamentari eletti sulla base del sistema elettorale democratico nuovo le danno, ma comincerà anche a confrontarsi con i presidenti delle regioni eletti democraticamente, e il fatto che lei non possa parlare a nome dello stesso mandato elettorale democratico diretto indebolisce il Governo della Repubblica e, così facendo, fa correre al nostro Paese il rischio grave che il federalismo partirà senza l'omogeneità democratica di regioni e Governo centrale (non ho mai parlato di omogeneità politica).

L'Italia sconterà questa debolezza del Governo centrale: altro che comodità di un anno di vita democratica garantita da questo Governo! Diciamo le cose come stanno: questo Governo può garantire alcuni mesi di mandato parlamentare che possono far comodo a tutti quanti, colleghi della maggioranza e dell'opposizione (Applausi dai Gruppi CCD e FI), ma non garantisce certo i poteri costituzionali che il Governo dovrebbe avere nei confronti delle nuove regioni forti.

Ecco perché abbiamo detto al Capo dello Stato che lui non era, ovviamente, tenuto a scegliere un altro Governo. Ma se la maggioranza che esprime questo Governo non ha la sensibilità democratica di dire al Capo dello Stato che non è stato sconfitto solo D'Alema, ma l'intero arco del centro-sinistra, e di farsi da parte, lasciando al Presidente della Repubblica la responsabilità di dar vita ad un Governo capace di reggere, nell'unità nazionale, il confronto con le regioni democraticamente espresse, ebbene questa è la questione istituzionale. Una questione, bene inteso, che non è trattata nei manuali di diritto costituzionale perché è una questione nuova.

A meno che, signor Presidente del Consiglio, non volessimo accedere a quella tesi di diritto costituzionale, che lei conosce molto bene, in base alla quale, se nel Parlamento repubblicano a dare la fiducia ad un Governo partecipa un partito che non ha preso parte alle elezioni, e che è presente soltanto nei Gruppi parlamentari e che, in quanto presente nei Gruppi parlamentari, è decisivo per la fiducia al Governo, allora, come dicono i manuali, si devono sciogliere le Camere, perché un tale partito, a cui fanno riferimento Gruppi parlamentari decisivi per la fiducia al Governo, non può permettersi di essere il parametro della legalità costituzionale, avendo esso per primo tradito la legalità democratica sulla quale ci siamo mossi. (Applausi dai Gruppi CCD, FI e AN e del senatore Gubert).

Ecco la questione che costituisce il vulnus alla democrazia, che rappresenta il vizio di origine di questo Governo come di quelli che l'hanno preceduto. Infatti, questo Esecutivo può scegliere legittimamente la strada, che da ex democristiano ritengo preferibile, di ritenere che il passaggio dalla prima alla seconda Repubblica sia rappresentato dalla caduta del muro di Berlino e dalla fine dell'illusione del comunismo sovietico. Anche io ritengo che questo sia il motivo per il quale il nuovo Governo si presenta per chiedere una fiducia, cioè in nome di quei fatti, non in nome di Mani pulite, non in nome del federalismo. Capisco che lei non risponda su Mani pulite a Di Pietro, ma non capisco e mi preoccupo che lei non risponda alle questioni del federalismo, che si impongono con una regolare forza democratica.

Mi fa piacere che lei riproponga il primato della caduta del muro di Berlino, e allora diciamo che noi ci opporremo anche con gli argomenti nuovi al Governo da lei presieduto, perché pensiamo che la paralisi che ha impedito a Prodi e a D'Alema di fare di più, impedirà a lei di compiere ciò che astrattamente vorrebbe fare. Infatti, quella paralisi, che con Prodi ha visto in Rifondazione Comunista il freno al movimento del Governo da lui presieduto, fino alla crisi del Governo stesso, che poi ha visto nell'Asinello il freno al Governo D'Alema, impedendo a quest'ultimo di fare ciò che D'Alema voleva, oggi trova in Cofferati - e lei lo capisce perfettamente, signor Presidente del Consiglio - il freno che le impedirà di compiere un solo passo verso qualunque direzione e questo perché nel Governo Amato non sarà consentito alla sua leadership (che si chiami anche soltanto primato del primo Ministro e non leadership politica), di farlo. Questo meccanismo lo possiamo capire come un gioco intellettuale di qualche giorno, ma quando si affermerà nella realtà delle cose che il primato del capo del Governo di fatto coincide con il primato politico del Paese, allora le faranno vedere i sorci verdi, signor Presidente del Consiglio, perchè la sinistra non socialista nenniana, non socialista autonomista, la sinistra che viene dalla tradizione comunista non potrà consentire che la sinistra di Governo possa battere la sinistra di lotta che prima era nello stesso Partito Comunista, il quale pretendeva di essere partito di lotta e di Governo, e che oggi si distingue, invece, in Rifondazione di lotta e in DS di Governo. Ebbene, queste due sinistre storiche, che hanno visto non in Mani pulite, ma nel Partito Socialista Italiano il loro nemico politico, non potranno consentire a lei ciò che non hanno consentito a D'Alema.

Questa sarà la paralisi che le impedirà di passare dal primato di Governo al primato politico.

L'opposizione che il CCD farà dovrà completarsi di una cultura, di un elemento che noi riteniamo importante, e che i colleghi del Polo hanno considerato e considerano importante nel momento in cui, approdando Forza Italia al Partito Popolare Europeo e approdando Alleanza Nazionale al Gruppo europeo di natura gollista, hanno posto una questione di fondo che è la seguente. Noi siamo il Polo del lavoro nel suo insieme, non solo il Polo del lavoro autonomo, ma anche il Polo che riconosce al lavoro dipendente organizzato la sua autonomia (Applausi dai Gruppi CCD, FI e AN e del senatore Gubert) e che, nell'autonomia del sindacato, non pretende di avere la CISL con sé, ma dimostra che siamo arrivati alla fine del sindacato come cinghia di trasmissione, come è stata la CGIL, e dà alla CISL oggi, così come alla CONFSAL e alla CISAL, l'indicazione di una volontà che siano loro a decidere liberamente rispetto al Governo giorno per giorno, perchè la loro autonomia è la nostra libertà.

Da questo punto di vista la nostra opposizione al suo Governo sarà fondata su argomenti di programma, ma la nostra opposizione democratica non cede neanche nei confronti dell'autorevolezza della sua persona, mi permetto di dirglielo, signor Presidente del Consiglio. Lei conosce certamente meglio di me ciò che Max Weber disse: il suo potrà essere un Governo che esprime il potere di Governo formalmente ineccepibile, ma non certo l'autorità. Quest'ultima è dalla parte del popolo e il popolo, che ha mandato via il Governo che precedeva il suo, manderà via anche il suo Governo. (Vivi applausi dai Gruppi CCD, FI e AN e del senatore Gubert. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Ronchi. Ne ha facoltà.

RONCHI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, questa riflessione sull'origine dei Governi riformatori di centro-sinistra in Italia, ma non solo, è interessante. Ognuno ha la sua chiave di lettura; come Verdi, ne proponiamo una, che è quella che ha visto proprio in questi ultimi quattro anni – e, credo, non a caso – la partecipazione dei movimenti verdi e ambientalisti ai primi Governi dei Paesi industriali dell'Occidente e, in particolare, in successione ai Governi democratici europei, prima in Italia, poi in Germania e in Francia, quindi in Belgio e in Olanda.

Penso che ci sia una chiave di lettura di questo rapporto delle forze riformatrici con i Verdi a livello europeo, che segna un passaggio di grande rilievo storico e politico, che raccoglie tre ragioni di fondo.

Innanzitutto, i cittadini dell'Europa civile e moderna vedono la necessità della tutela ambientale come prioritaria. I cittadini dell'Europa civile e moderna non vogliono più città invivibili, chiedono che la maggiore ricchezza si tramuti in benessere reale, a partire da ciò che si mangia. Chiedono, cioè, che il tipo di civiltà dell'Europa si misuri anche sulla qualità ambientale. Non c'è più in Europa la disponibilità a chiudere un occhio sulla questione ambientale in cambio di qualcos'altro. Questo lo si è proprio visto ed è il frutto di una maturazione recente di una coscienza ambientale europea.

I cittadini europei, inoltre, hanno compreso che l'ambiente è un vincolo non eludibile, che non tener conto della compatibilità ambientale significa tagliare le basi stesse dello sviluppo futuro. Quindi, l'ambiente è entrato come elemento di riqualificazione dello sviluppo industriale moderno. Per questo si può dire che nessuna cultura riformatrice moderna oggi ha la capacità di parlare al cambiamento reale in Europa se non fa i conti con la cultura e con la proposta ecologista, sapendo trasformare e cogliere l'ambiente anche come grande opportunità. Lo sviluppo sostenibile può essere una fase di un progetto di nuovo sviluppo.

Noi soffriamo ancora molto di carenza dell'innovazione tecnologica. Bene, oggi quello ambientale è uno dei principali stimoli ad introdurre fortemente l'innovazione tecnologica. I riformismi tradizionali europei hanno difficoltà di progetto sui modelli di sviluppo, rischiano di dividersi tra un moderatismo che accetta sostanzialmente non tanto e non solo l'economia di mercato, ma anche la società di mercato, ed un estremismo che punta alla somma delle rivendicazioni immediate.

Il progetto ecologista è un progetto sociale di sviluppo sostenibile. Ciò significa la possibilità di introdurre maggiore innovazione con maggiore occupazione, per fare di più e meglio con meno. In questo anno che manca alla conclusione della legislatura si può fare di più e meglio. Questo ci sembra il punto essenziale.

Sono state presentate due letture delle difficoltà del centro-sinistra: una più di centro e una più di sinistra. Nella lettura più di centro, si è ipotizzato che il centro-sinistra abbia deluso i settori più moderati. Nella lettura più di sinistra, si è avanzata l'ipotesi che l'aumento dell'astensionismo sia dovuto alle delusioni delle aspettative di alcuni settori popolari. Possiamo aggiungere una terza lettura giustizialista, che ci ha proposto oggi Di Pietro.

Noi Verdi pensiamo che queste letture comprendano, come ogni tesi, qualche elemento di verità, ma che siano sbagliate. Il problema è quello di una lettura più avanzata (non solo e non tanto contrapposta alla destra) del modello economico, sociale e culturale che le destre stanno proponendo con forza, soprattutto nel Nord del Paese. Non è solo un problema di campagne e di mezzi d’informazione; è un problema di progetto, di modello sociale, di modello economico. Il riformismo ambientale può essere l’anima fondamentale della riqualificazione di tale progetto e quindi promuovere il rilancio di un vero progetto di coalizione riformatrice di centro-sinistra.

Serve un progetto di dimensione globale e planetaria. I cambiamenti climatici, la crisi idrica, la deforestazione, la crisi della biodiversità, le manipolazioni genetiche: la vera globalizzazione è di questa dimensione delle problematiche ambientali del 2000. Non c’è sede internazionale in cui tali problematiche non abbiano un ruolo determinante. Dal 1950 al 2000 la popolazione mondiale è passata da due miliardi e mezzo a sei miliardi. Nei prossimi cinquant’anni è destinata a crescere di altri tre miliardi, con un modello di sviluppo chiaramente insostenibile.

L’Italia deve collocarsi in questa dimensione della globalizzazione con un proprio progetto europeo di sviluppo, che sia in grado di rispondere a questo livello di problematiche della crisi e delle difficoltà mondiali. Ecco perché un progetto nostro, italiano ed europeo, di sviluppo sostenibile è anche un progetto internazionale. È il modo per inserirsi in questa dimensione della globalizzazione con una competitività positiva, con una capacità di orientare, di intervenire nella globalizzazione in direzione della sostenibilità.

Non è semplice coniugare ambiente e mercato, lo abbiamo constatato a Seattle; non è semplice, ma è la via dell’Europa, in tutte le sedi internazionali, dall’OCSE alle Nazioni Unite. L’Unione europea, con gli attuali Governi a maggioranza di centro-sinistra, si qualifica come l’aggregato di Paesi, come la regione che porta avanti le politiche ambientali più avanzate. Così è stato in tutte le conferenze internazionali. Come mai? Io credo perché, alle spalle di questa riflessione europea, c’è un modello, una storia di cultura e di civiltà, che non a caso si intreccia con la grande rilevanza globale e planetaria della questione ambientale. Noi, come cittadini europei, possiamo fare di questa sfida la grande occasione di una nuova fase di sviluppo per l’Italia e per l’Europa.

Abbiamo ascoltato con interesse le sue osservazioni, signor Presidente del Consiglio, sull’integrazione dell’economia con l’ecologia. Purtroppo, temiamo che per i fatti che sono a lei noti questo non sia tanto il risultato di un dibattito elevato, sul quale sarebbe interessante confrontarci, ma forse di ben altro e di minor livello anche politico e culturale. Mi permetta però di osservare, signor Presidente, che è difficile immaginare che si possa fare una migliore politica ambientale senza il Ministero dell’ambiente e che la migliore integrazione di politica economica ed ecologica si realizzi indebolendo il polo ecologico. Certamente bisogna trovare un equilibrio; certamente quella dello sviluppo sostenibile è una strategia di integrazione, ma la nostra preoccupazione, che abbiamo manifestato nel dibattito alla Camera, è che tale integrazione possa venir meno per l’indebolimento del polo ecologico.

Abbiamo ascoltato con interesse le sue assicurazioni e intendiamo darle la fiducia e accordarle fiducia. Intervenendo nel corso del dibattito, il senatore Sarto ha messo l'accento sull'attenzione che dobbiamo prestare al tema delle grandi opere utili, le grandi infrastrutture ambientali, in primis quelle di manutenzione del territorio, delle quali il nostro Paese è molto carente. Il senatore Athos De Luca ha richiamato la necessità di un ruolo attivo e incisivo in tema di controllo sugli organismi geneticamente modificati, tema che lei ha ripreso anche nella replica. Il senatore Carella ha sottolineato l'importanza del rapporto tra la salute e l'ambiente, e del principio di prevenzione e di precauzione.

Le ragioni delle nostre preoccupazioni e delle nostre sollecitazioni sono state ben evidenziate nel dibattito parlamentare. A ciò desidero aggiungere un richiamo a sei importanti riforme giacenti in Parlamento, presentate in particolare dal Governo D'Alema, ma alcune risalenti al Governo Prodi. Si tratta, al Senato, del disegno di legge quadro sull'inquinamento elettromagnetico, degli interventi in campo ambientale e dell'inserimento nel nostro codice penale dei delitti contro l'ambiente; alla Camera, della riforma della valutazione di impatto ambientale, della riforma della contabilità ambientale e del completamento delle riforme concernenti i rifiuti.

Questo pacchetto di riforme basterebbe a motivare la conclusione naturale di una legislatura, nella quale deve proseguire un lavoro positivamente avviato per realizzare i risultati che i cittadini ci chiedono; la parola passerà quindi agli elettori.

In conclusione, nel rinnovare il voto di fiducia già annunciato alla Camera dai Verdi, chiediamo che non si verifichi un arretramento delle politiche ambientali ma che vi sia una comune volontà di rilancio dello schieramento riformatore di centro-sinistra. Siamo certi che in questa volontà di rilancio la questione ambientale, l'approccio ecologista dello sviluppo sostenibile non può che essere una ragione fondante e fondamentale (Applausi dai Gruppi Verdi, DS e PPI. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Castelli. Ne ha facoltà.

CASTELLI. Signor Presidente, mi consenta di avvisare i telespettatori italiani che parlerò a futura memoria: il Presidente del Consiglio se n'è andato, non ritenendo evidentemente opportuno ascoltare ciò che la Lega ha da dire. Vorrei aggiungere che il presidente Amato ha trinciato ex cathedra giudizi su di noi, con la solita spocchia che lo contraddistingue.

Occorre ricordare al Presidente, e soprattutto agli italiani, che egli non ha alcun diritto né alcuna legittimazione a trinciare giudizi su di noi: noi siamo qui, nel bene e nel male, su mandato del popolo; lui siede là, sui banchi del Governo, senza alcun mandato (Applausi dai gruppi LFNP e FI). Non ripeterò le ragioni per le quali questo Governo, che pure è indubbiamente legittimo dal punto di vista costituzionale, è, secondo noi, illegittimo sul piano che veramente conta: il mandato popolare. Sia alla Camera sia in quest'Aula sono state esaurientemente illustrate e sviscerate le ragioni a sostegno della nostra tesi, che appare a nostro avviso incontrovertibile; non vorrei pertanto soffermarmi a lungo su questo argomento.

Amato la pensa diversamente, avendo affermato ieri testualmente: "Lavoreremo nella convinzione della piena legittimità del Governo, che sarebbe un errore grave per tutti mettere in discussione in ragione degli andamenti rispettivi del centro-sinistra e del centro-destra alle recenti elezioni regionali". Non esprimo giudizi sull'italiano zoppicante con cui il Presidente si è espresso (Commenti ironici dal gruppo DS).

Traducendo, mi pare che il Presidente sostenga che il Governo presente in Parlamento non ha nulla a che fare con il voto del 16 aprile. Ma allora dovrebbe spiegarci perché il suo predecessore D'Alema si è dimesso: è improvvisamente impazzito o doveva preparare la barca per le regate prossime venture? Bisognerà pur sapere come mai è successo tutto questo; ma non mi intratterrò su tale questione che stiamo dibattendo da due giorni.

Ci sono degli aspetti, però, sui quali vorrei soffermarmi. Il primo è che lei ci ha intrattenuti in questi giorni anche con argomenti interessanti riguardanti i massimi sistemi e ha parlato di riforme sapendo benissimo, signor Presidente, che con il tempo che ha a disposizione e con la maggioranza sulla quale può contare, non farà alcuna riforma; questo è evidente a tutti. Signor Presidente, che cosa farà oltre a guadagnare tempo? Evidentemente si occuperà di cose più concrete, che contano di più sul piano del consenso o della concretezza, considerati dal vostro punto di vista.

A tal proposito, desidero riferirmi ad un passaggio del suo discorso programmatico tenuto alla Camera dei deputati, citandolo testualmente. Parlando del nuovo sistema UMTS per i telefoni cellulari, lei ha dichiarato: "In tale ambito, il Governo si accinge ad avviare in fase operativa la gara per il cosiddetto UMTS, il telefono mobile di ulteriore generazione, che potrà servire a conseguire risorse utili ad altre azioni importanti per il miglioramento della nostra economia e per il rafforzamento della nostra politica occupazionale". Sottolineo in particolare quest'ultima affermazione.

Signor Presidente, poiché secondo le sue previsioni questo affare varrà circa 25.000 miliardi di lire, la invito e la diffido dal fare pastrocchi con i soldi degli italiani - perché di questo si tratta - anche perché lei ha già fatto pastrocchi in passato: ci ricordiamo tutti il furto con destrezza che commise nottetempo sul conto corrente bancario di tutti gli italiani, il mio compreso. Noi non sapevamo quello che avrebbe fatto, mentre lei sì, e teoricamente in questo Paese l'insider trading non è consentito.

Signor Presidente, non faccia pastrocchi, perché andrebbe contro le norme: la legge Ciampi è chiara, quei soldi dovranno servire eventualmente soltanto a contribuire a diminuire il debito pubblico; quindi, per favore, non pensi di usarli per finanziare ennesime politiche clientelari o interventi che permettano di accaparrare voti per la sua moribonda coalizione. In tal caso sappia che troverà in noi la più ferma opposizione.

Signor Presidente del Consiglio, riteniamo che lei sia un tecnocrate messo al posto che occupa dal blocco assistenzialista e statalista del Paese, per preparare un'improbabile rivincita contro il blocco che fa capo alle forze produttive e liberali, che non ne può più dei parassiti e degli assistiti e che oggi è ancora minoranza in Parlamento, ma è maggioranza nel Paese, come hanno dimostrato le ultime elezioni del 16 aprile.

Vi è un'altra questione che vorrei riprendere, già introdotta dal senatore Di Pietro. Lei ha voluto nel suo Governo dei personaggi un tempo molto vicini all'onorevole Craxi, facendo riaprire di colpo scenari che molti speravano (forse illudendosi) definitivamente chiusi. Come ho detto, su tale questione è intervenuto anche il senatore Di Pietro, fingendo di scandalizzarsi e cercando in realtà di tornare a cavalcare quei temi che tanta popolarità gli hanno dato in passato.

Presidente Amato, bisogna essere chiari: non dico che il Presidente del Consiglio debba essere come la moglie di Cesare, neanche toccata dal sospetto, ma dai sospetti dovrebbe almeno essere lontano. Ho con me un verbale di una seduta del tribunale dei Ministri tenuta a Genova il 12 ottobre 1993, in cui l'ex ministro Giovanni Prandini parla di imprese - cito testualmente - "che venivano segnalate dalla segreteria dei partiti" al fine di partecipare agli appalti. Sappiamo tutti cosa questo significasse nel linguaggio di allora.

Prandini afferma che ciascun partito aveva dei referenti che segnalavano tali imprese e cita i referenti politici delle varie segreterie. Per quanto riguarda il PSI cita i nomi di Balzamo, di Martelli, di Ruffolo e poi aggiunge un altro nome, signor Presidente: il suo!

Lei deve spiegare agli italiani questo fatto. (Il Presidente del Consiglio si mostra sorpreso). Sì, il suo nome, signor Presidente del Consiglio, se vuole ho qui il verbale, dopo glielo porto.

Allora spieghi come mai l'ex ministro Prandini fa il suo nome come referente del PSI per tali questioni. Se non lo sapeva, sono contento di poterle dare una mano affinché lei possa cominciare ad affrontare questo problema.

Ripeto, lei deve spiegare non a noi, ma agli italiani che ci stanno ascoltando, cosa ci fa il suo nome lì dentro ed anche il senatore Di Pietro, che oggi ha fatto finta in quest'Aula di scandalizzarsi, deve spiegare non a noi ma agli italiani per quale motivo non ha mai avviato un'inchiesta su di lei e su tale questione. Noi abbiamo le testimonianze che questo incartamento venne inviato anche a Milano al senatore Di Pietro, che però non fece nulla. Come mai?

Io credo che un Presidente del Consiglio non possa avviare il suo lavoro sulla base di questi presupposti. Credo che lei debba fare grande chiarezza su tale questione, signor Presidente.

Mi scusi, ma io non ritengo possibile che lei potesse non sapere dell'esistenza di questo verbale. Lei ha citato i nostri predecessori alla Camera quando era Presidente del Consiglio: le voglio ricordare che noi siamo i predecessori di noi stessi perché sempre noi c'eravamo in quei tempi. Ricordo benissimo che lei disse in Aula che non sapeva. Oggi non può più dire che non sapeva ed allora ci spieghi, per favore, queste cose, credo che sia nell'interesse di tutti i cittadini italiani essere tranquilli su tali questioni.

Professor Amato, noi abbiamo la sensazione che a suo sostegno, a suo vantaggio e a suo favore si siano mosse in passato - salvandola appunto da tali inchieste - e si muovano ancora oggi, delle forze oscure o comunque poco chiare. Cito l'ultima dichiarazione dell'onorevole Cossiga che ricorda che lei è stato un esimio professore di una certa università da cui sono usciti – ripeto, è una citazione del senatore Cossiga – i migliori cervelli della CIA. Anche su questo, per favore, ci tranquillizzi, professor Amato.

Nel 1992 lei scippò il portafoglio agli italiani, oggi ne scippa la politica. Lei, eletto da nessuno, sta lì sostenuto da un'accozzaglia di parlamentari che in buona parte non rappresentano più nessuno.

Mi permetta allora di sfoggiare un po' di cultura: come diceva Hegel, non si può tornare indietro. Lei ha fatto un Governo che ci fa tornare indietro di dieci anni.

PELELLA. L'accozzaglia è lui.

MORO. Stai zitto!

PELELLA. Il tono è insopportabile.

PRESIDENTE. Fate silenzio colleghi, concluda senatore Castelli.

CASTELLI. Lei, dicevo, è lì con modi e con rappresentanti del Governo che ci fanno fare un passo indietro di dieci anni nella storia di questo Paese. Ma, come diceva Hegel, indietro non si torna.

Signor Presidente del Consiglio, le annuncio che noi votiamo contro il suo Governo non solo a nome della Lega Nord ma a nome della maggioranza dei cittadini italiani. (Applausi dai Gruppi LFNP, FI, AN e CCD. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Elia. Ne ha facoltà.

ELIA. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi senatori, la formazione del Governo Amato, più ancora di quella dei due Governi D'Alema, ha provocato una contestazione di legittimità che si è espressa ora in termini di presunto abusivismo, di democrazia commissariata, di esproprio, di usurpazione e di regole violate (a cominciare da quella della sovranità popolare) ora in termini di cosiddetta delegittimazione politica, non meno pericolosa dell'altra, in quanto contrappone democrazia formale e democrazia sostanziale, Costituzione parlamentare della prima Repubblica e Costituzione a democrazia diretta o semidiretta della seconda.

Né manca chi fuori di qui ha ritenuto che dalla contrapposizione delle due Costituzioni derivasse l'assenza di una vera Costituzione oggi in Italia, sicché si vivrebbe in una sorta di anomia o anarchia costituzionale.

Alla ripetizione incessante di queste contestazioni, che tendono a convincere con la loro apodittica assertività un'opinione pubblica frastornata o indifferente, va contrapposta, senza stancarsi, l'affermazione della piena legittimità e legalità formale e sostanziale di questo Governo, nonché l'autentica correttezza delle scelte del Capo dello Stato.

Infatti, la coalizione governante, sia pure con alcune significative varianti, come accade del resto ad una squadra durante un intero campionato, è rimasta immutata nella sua struttura di centro-sinistra.

I mutamenti della Presidenza del Consiglio, certamente sintomatici di una perdurante instabilità, non toccano quel dato fondamentale di persistenza che risale alle elezioni dell'aprile 1996. D'altra parte, l'evocazione del trasformismo parlamentare è tutt'altro che convincente quando è avanzata da chi si è giovato per primo di alcune metamorfosi o trasmigrazioni, proprio qui, nella primavera del 1994, allorché si passò, a favore del Governo Berlusconi, da una maggioranza del Senato che non c'era ad una maggioranza che certo non era stata espressa dal corpo elettorale.

Ma anche secondo il diritto costituzionale dei maggiori paesi d'Europa gli esiti di elezioni locali o regionali non compromettono il diritto di una maggioranza, investita a suo tempo dal consenso popolare (diritto che rivendichiamo con tranquilla coscienza) a compiere l'intero ciclo della legislatura, per avere il tempo necessario a verificare se l'opera riformatrice già realizzata o in via di completamento è in grado di essere riconosciuta e confortata dal giudizio favorevole del maggior numero degli elettori. Del resto, se l'opposizione delegittima il Governo con contestazioni improprie, delegittima anzitutto se stessa come potenziale forza di Governo e trascina il Paese, anche con il ricorso alla favola del sopravvissuto "comunismo mannaro", ad una reciprocità di delegittimazioni che allontana sempre più l'Italia dalla normalità europea e rende particolarmente difficile la fine positiva della transizione istituzionale.

Né si può motivare l'indisponibilità a completare le riforme, già dimostrata con il rovesciamento del tavolo della Bicamerale, richiedendo il ribaltamento del cosiddetto macigno della par condicio: una legge che non ha nemmeno scalfito l'enorme sproporzione di mezzi dispiegata in campagne elettorali che si svolgono senza alcun controllo sui limiti di spesa dei candidati e dei partiti, a differenza di ciò che avviene, ad esempio, in Francia e in Gran Bretagna.

Non insisto sulla necessità di una legge elettorale che contemperi esigenze di rafforzamento e stabilità dell'Esecutivo dotato di investitura popolare ed esigenze di rappresentatività; una legge che, tra l'altro, eviti la duplicità di maggioranze nella Camera e nel Senato.

Saggiamente il presidente Amato commisura le iniziative del Governo al tempo residuo della legislatura, circoscrivendo al minimo quelle legislative. La sua ricognizione di temi e problemi aperti ci ha lasciato soddisfatti, specie per il rilievo attribuito alle esigenze delle famiglie e delle imprese (tra parentesi, meglio non spaventare a vuoto le famiglie con i BOT nell'imposta di successione).

Sulla riduzione degli oneri tributari e contributivi a carico di questi soggetti si è trattenuto, con capacità propositiva, il collega senatore Pierluigi Castellani.

Io mi permetto con qualche flash di aggiungere alcuni suggerimenti. Gli imprenditori ci possono obiettare di aver portato l'Italia nel sistema della moneta unica, ma di non aver creato appieno le condizioni per cui le imprese possano competere alla pari con le analoghe strutture europee.

In tal senso, malgrado i passi già compiuti in questa direzione, è necessario che l'IVA sia restituita agli imprenditori nei tempi medi raggiunti negli altri Stati europei. È questo un punto fondamentale della questione settentrionale e l'averlo trascurato fin dai primi anni '90 ha avuto riflessi negativi per la vita sociale e politica del Paese.

Su un altro piano non bisogna lasciar cadere nessuna iniziativa, anche modesta, per promuovere la piena utilizzazione da parte delle regioni dei fondi dell'Unione europea; perciò si deve prendere in considerazione anche una "surroga progettuale" dal centro, quando non bastino i progetti regionali.

Sul tema del diritto alla sicurezza, credo si debba garantire soprattutto la libertà dalla paura. A questo fine si dovrà tener conto della dimensione temporale: è nella notte che molti crimini vengono compiuti o tentati. Nelle ore notturne il cittadino non può essere rassicurato dall'ascolto della voce anonima di una segreteria telefonica: bisogna che nel coordinamento tra le forze di polizia si tenga conto non solo della dimensione spaziale, ma si assicuri mediante turni diversificati di notte il contatto personalizzato con chi ha la responsabilità in zona dell'ordine pubblico.

Circa le riforme varate nella scuola e nell'università e in quelle del servizio sanitario è evidente la necessità di portarle ad attuazione: tra l'altro, questo è l'unico modo per dimostrare che la sostituzione di alcuni Ministri riformatori, dovuta alle peripezie di una crisi seguita alla sconfitta del 16 aprile, non comporta la sconfessione dei disegni di riforma.

Tuttavia, mentre ci rassicurano le dichiarazioni del ministro, professor Veronesi, ci preoccupano molto le clausole del recente accordo Formigoni-Storace. (Commenti del Gruppo AN). Comprendo l'ebbrezza del successo dei due presidenti regionali; tuttavia, essi avrebbero dovuto astenersi dal dichiarare una guerra punica contro la riforma sanitaria del centro-sinistra fino a prospettare, oltre ai ricorsi ai TAR e alla Corte costituzionale, la disapplicazione in sede amministrativa delle nuove regole.

Questa iniziativa bilaterale e l'altra del coordinamento "pesante" fra le regioni del Nord - Haider la benedice - (Commenti dei Gruppi LFNP e AN) possono condurre ad una disarticolazione della nostra Repubblica che diventerà pure federale, ma proprio perciò, abbandonando l'accentramento, deve rimanere unitaria.

Non mi stancherò di richiamare l'insistenza dell'ultimo Dossetti sull'articolo 72 della Legge fondamentale tedesca. Questa disposizione - come è noto - prevede che la Federazione può intervenire anche nell'ambito della legislazione concorrente nel caso sussista la necessità di una regolazione legislativa federale, se lo richiedono la tutela dell'unità giuridica o dell'unità economica e, in particolar modo, la tutela dell'uniformità delle condizioni di vita, prescindendo dai confini territoriali di ogni singola regione.

Considero questo precetto implicito, quando non sia esplicitato, in ogni ordinamento federale; altrimenti, ci si avvia ad una secessione di fatto più pericolosa di quella già gridata nelle proclamazioni di ieri l'altro dell'onorevole Bossi, una secessione che contrasta con il principio supremo dell'unità e indivisibilità dell'Italia, sancito nell'articolo 5 della Costituzione.

Perciò si applichi, insieme alle altre riforme, la legge di parità voluta da tutto il centro-sinistra ed elaborata da Luigi Berlinguer. Questa legge non mortifica, ma anzi esalta, il ruolo insostituibile delle regioni e delle realtà sociali in un settore così delicato come la formazione, l'istruzione e il diritto allo studio. Perciò si applichino le riforme che dobbiamo a Rosy Bindi, non ultima quella che ha risolto un intollerabile conflitto di interessi, eliminando uno sdoppiamento di personalità, invero poco pirandelliano, tra medico ospedaliero che promette interventi differiti nel tempo all'interno della sede pubblica e la stessa persona che garantisce pronti e costosi rimedi nella sede privata.

Diritto alla salute, diritto all'istruzione: noi non siamo disposti ad ammainare le nostre bandiere di riformisti impegnati fin dal 1946 per i diritti sociali. Ci sono beni fondamentali che si sottraggono all'intero dominio del mercato, anche se si devono fare i conti con i limiti della spesa pubblica. Anzi, vogliamo che il nuovo centro-sinistra per il 2001 pensi in grande. Immagino un servizio sociale o civile aperto a tutti, nel cui ambito si faccia attività di assistenza altruistica e di istruzione e di formazione, o di apprendistato professionale per i giovani, un binomio quantomeno da sperimentare in centri territorialmente ben distribuiti.

Certo dobbiamo meditare talune lezioni della storia del XX secolo, rileggendo le pagine che Renzo De Felice dedicò all'incapacità del riformismo di centro-sinistra di mantenere in un'altra stagione il collegamento con le forze economiche più dinamiche e innovative. Sappiamo anche, da Dahrendorf, quanto sia difficile la quadratura del cerchio e il mantenimento della coesione sociale. Cominciamo dalla coesione delle forze di centro-sinistra impegnate a proporre agli italiani un nuovo patto del 2201.

Frattanto, il Gruppo dei senatori Popolari darà la fiducia al Governo Amato e ne sosterrà coerentemente l'opera. (Applausi dai Gruppi PPI, UDEUR e DS. Congratulazioni).

PRESIDENTE. E' iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Maceratini. Ne ha facoltà.

MACERATINI. Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, colleghi, comincio con l'esprimere un sincero ringraziamento ai senatori di Alleanza Nazionale Meduri, Bornacin, Servello, Curto, Pedrizzi, Bucciero, Valentino, Pasquali, Magnalbò, Turini e Bevilacqua che, intervenendo in questo dibattito sulla fiducia, hanno detto cose che condivido in pieno e che hanno segnato la forza e la determinazione con la quale ci opporremo a questo esperimento di Governo che porta il nome del presidente Amato.

Aggiungo un saluto cordialissimo al senatore Campus, appena eletto sindaco di Sassari (Applausi dai Gruppi AN, FI e CCD), a dimostrazione che, nonostante la nascita del Governo Amato, l'onda lunga di simpatia verso il centro-destra è arrivata fino a quella lontana città, alla quale mando un cordialissimo saluto.

Abbiamo ascoltato nelle quattro versioni del presidente Amato - perché ha parlato quattro volte nel Parlamento unitariamente inteso: due volte alla Camera e due volte al Senato - quattro personaggi diversi. L'Amato del primo giorno era sicuramente molto nervoso, molto teso, ha evitato una serie di argomenti che pure sgorgavano dall'interrogativo popolare: "perché arriva questo signore?".

L'Amato della replica è stato un po' più tranquillo, ma si è assicurato alcune frange esitanti della Camera dei deputati che hanno contribuito a costituire i famosi 319 voti. L'Amato del Senato è sicuramente più sicuro del risultato, ben conoscendosi la conformazione di questo ramo del Parlamento a lui certamente più favorevole.

Colgo l'occasione per rubare l'affermazione che un collega ha fatto dopo le prime dichiarazioni di Amato alla Camera dei deputati che trattavano di tutto, come se prima di lui non fosse successo nulla. Questo collega, parafrasando la nota frase di Luigi XIV "dopo di me il diluvio", ha detto: a sentire Amato sembra che prima di lui vi è stato il diluvio, perché non ci siamo accorti di quello che era capitato prima. (Applausi dai Gruppi AN e CCD).

A questo punto viene il dubbio che forse bisognerebbe prescrivere al presidente Amato una cura di ricordi e di memoria: per carità, non quella tipica del personaggio a cui si è dedicato il senatore Di Pietro, al quale verrebbe voglia di rivolgere tante domande; ma non è questo l'oggetto del nostro dibattito odierno.

Ciò nonostante, al senatore Di Pietro vorrei rivolgere quest'unica domanda: visto che Amato è stato Ministro del tesoro quasi per un anno e mezzo nel Governo D'Alema, mentre lei faceva parte di quella maggioranza, perché ha taciuto fino ad ora? Per un anno e mezzo le è stato bene il professor Amato come Ministro del tesoro e non certo come usciere del Senato o della Camera. (Applausi dai Gruppi AN, FI e CCD). Solo ora che diventa Presidente del Consiglio emergono tutte le novità che, evidentemente, il senatore Di Pietro teneva in corpo e che forse (anzi probabilmente) soltanto oggi ha sentito il dovere di comunicare all'Aula di Palazzo Madama.

Al presidente Amato dobbiamo illustrare l'analisi della vicenda che lo ha portato alla Presidenza del Consiglio. A nome di Alleanza Nazionale non ho alcuna esitazione a dire che consideriamo ineccepibile dal punto di vista formale, e quindi costituzionale, la via imboccata dal Presidente della Repubblica. Non a caso - pochi lo hanno osservato - se non fosse stata raggiunta la fiducia la sera del 28 aprile, il Capo dello Stato avrebbe avuto ancora i tempi per sciogliere il Parlamento e fissare per il 15 giugno le elezioni politiche. E' stato il Presidente dalla Repubblica ad imporre consultazioni rapidissime il venerdì e addirittura il sabato santo perché voleva assolutamente che la verifica dell'esistenza o meno di una maggioranza parlamentare avvenisse in tempo, affinché ove questa non si fosse manifestata il Parlamento potesse essere sciolto, quindi assunto l'inevitabile provvedimento.

Il problema è però un altro e vogliamo sottolinearlo perché questa è l'occasione, vista la eco mediologica, mass mediale, che hanno queste dichiarazioni che servono per far capire ai cittadini italiani perché, nonostante la sconfitta politica del 16 aprile, si è giunti al Governo Amato.

Il problema non è costituzionale ma squisitamente politico e sono stati male invocati gli esempi, come va di moda adesso, della Francia, dell'Inghilterra e della Germania, visto che Blair o Schroeder non si sono dimessi - come ha invece fatto D'Alema - da Presidente del Consiglio, da Primo ministro o da Cancelliere.

In Italia D'Alema si è dimesso ed il marziano catapultato in Parlamento - perché così è apparso Amato - ha taciuto completamente le ragioni per le quali con le dimissioni clamorose del Governo di centro-sinistra si poteva tranquillamente sostituire il vertice dell'Esecutivo e andare avanti come se non fosse accaduto nulla. Questo è il punto politico che nessuno, a mio giudizio, ha potuto superare in questa vicenda. (Applausi dai Gruppi AN, FI e CCD).

Dobbiamo comprendere tutto questo perché gli italiani che si sono espressi il 16 aprile e che hanno mandato a casa D'Alema, come veniva chiesto da tutte le parti, vedono ora spuntare da qualche parte questo Eta Beta della politica - sia detto con il massimo di rispetto -, il presidente Amato, che dice: va bene, D'Alema se ne va, penso io a mandare avanti gli italiani! Questo è quello che gli italiani non hanno capito.

Gli italiani vogliono capire perchè la sinistra, che da cento anni ci grida "Avanti popolo" nella sua canzone adesso del popolo ha paura, lo caccia e dice che non deve votare! (Applausi dai Gruppi AN, CCD e FI e del senatore Gubert). Questo è inammissibile perchè la sinistra ha invocato sempre il popolo, che invece, in questo caso, deve restare silenzioso. E su questo punto non credo che si possano fare troppi discorsi.

Ci si può attaccare, certamente, alle tesi costituzionali che, come ha splendidamente dimostrato l'amico D'Onofrio, sono opinabili, poiché le si può vedere in un modo o nell'altro; noi crediamo che da questo punto di vista era un fatto politico che imponeva alla sinistra e al centro-sinistra di non dare seguito al Governo D'Alema con un'altra edizione di quella formula governativa, ma si dovesse per forza ricorrere alla verifica popolare che in quel momento proprio le dimissioni di D'Alema rendevano indifferibile.

Ma il problema è questo. Lei, onorevole Amato, ha messo insieme una maggioranza e vorrei dire, concludendo il ragionamento che farò fra un attimo, che lei, nelle sue dichiarazioni ha parlato di cose molto difficili: ha parlato della fame nel mondo, della remissione del debito dei Paesi poveri, del posto per l'Italia nel Consiglio di sicurezza dell'ONU; mi creda, presidente Amato: sarà più facile raggiungere questi obiettivi che tenere unita la sua maggioranza. (Applausi dai Gruppi AN e FI). Vuole la prova? Faccio un rapido excursus di quello che le hanno detto, perchè nel darle la fiducia i vari partiti e partitini, cespugli e siepi che compongono la sua maggioranza hanno dato ognuno la sua ricetta, contraddittoria con quella dei colleghi: votavano tutti per lei, ma per un motivo diverso.

Facciamo una breve disamina. I Verdi hanno fatto i capricci per le questioni che sappiamo ma, nonostante il suo invito alla bicicletta, sono palesemente contrari per Venezia al progetto Mo.S.E. e per lo Stretto di Messina al ponte che altre forze della sua maggioranza vogliono. I Popolari non hanno seguìto una linea, se non temere lo scioglimento anticipato delle Camere, e va bene; Veltroni appare impegnato a cercare di limitare il ricordo di un concorrente prestigioso e pericoloso.

E Mastella, che fa l'elogio di Fazio in tutto il suo intervento e poi si accontenta, con il suo tono elegante e raffinato, tipico dell'uomo di Ceppaloni, del presidente Amato: beh, ognuno ha i propri gusti, ma insomma...!

L'ineffabile Parisi, che intanto perde pezzi del suo partito ma poi parla nei suoi confronti, onorevole Amato, di vigilanza militante: che scontro di titani, fra lei e Parisi! Vigilanza militante di Parisi: con pochi deputati alla Camera, con pochi senatori in quest'Aula dice a lei che faranno la vigilanza militante! Gli italiani hanno diritto di mettersi quanto meno a sorridere di fronte al suo tentativo di fare questo Governo.

Questo dunque è il quadro di un autentico guazzabuglio politico che dovrebbe assicurare la navigazione al suo Governo. Ma attenzione: stamattina le è arrivata la scudisciata da Cofferati che ha detto che, al massimo, dovete "galleggiare". Lei dunque ha il permesso di galleggiare, glielo dà la sinistra di Cofferati e ne tenga conto perché in questa sua navigazione si troverà in difficoltà.

Mi avvio a concludere perché so che il tempo a mia disposizione sta terminando. Il referendum del 21 maggio è stato per lei un gigantesco pretesto, lo vedremo fra poco perchè lei - mi consenta questa mia valutazione personalissima - teme più di tutto l'esito positivo di questi referendum; se questo accadrà - come noi di Alleanza Nazionale ci auguriamo - la sua maggioranza si scioglierà come neve al sole per le contraddizioni che in quei referendum sono contenute.

In ogni caso, l'Italia aveva bisogno di tutto tranne che di un anno di campagna elettorale. Avete voluto così, noi siamo pronti.

Ma a proposito del suo Governo e delle sue intenzioni, onorevole Amato, si è parlato di una sindrome napoleonica. Ci sono delle somiglianze: innanzi tutto la statura, magari ci accontentiamo di quella fisica, lasciando ai posteri l'ardua sentenza - mo' ci vuole! - sulla statura politica, vedremo; e poi il ritorno al potere dopo l'esilio di Tangentopoli, chiamiamolo così. Ma attento, presidente Amato: lei mi pare essere nella fase della fuga dall'isola d'Elba e davanti ha solo 100 giorni; poi, se il paragone resisterà, nella storia del grande corso ci fu Waterloo, forse per lei ci sarà Mastella o Veltroni, non lo so, vedremo.

Ma una cosa è certa: l'aspettano gli italiani che non hanno votato per il suo schieramento il 16 aprile e che quindi voteranno, come noi ci auguriamo, in un altro modo prossimamente, anzi, il prima possibile. Ecco perché mi sento onorato, a nome dei milioni di italiani che hanno votato contro la formula politica del centro-sinistra che lei rappresenta, di annunciare il voto contrario di Alleanza Nazionale. (Applausi dai Gruppi AN, CCD e FI e del senatore Gubert. Molte congratulazioni).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore La Loggia. Ne ha facoltà.

LA LOGGIA. Signor Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, colleghe e colleghi, è stato detto di tutto da amici, alleati e avversari, però vorrei fare qualche considerazione, così come la sento, come l'ho vissuta in questi ultimi giorni. L'abilità del professore (non vorrei fare una distinzione qualche volta antipatica, ma questa volta ci vuole) non riesce a mascherare ciò che questo Governo rappresenta e che cosa rappresenta il Presidente del Consiglio per questo Governo e per questa maggioranza. Le do atto volentieri, signor Presidente del Consiglio, di una straordinaria abilità e di una grande capacità ed esperienza, non potrei fare diversamente. Ma lei fa parte di una maggioranza che non la ama. Lo ha rilevato poc'anzi il senatore Maceratini molto efficacemente e si è visto sia alla Camera sia al Senato quanto poco lei sia amato da questa maggioranza.

Non credo che lei potrà vivere serenamente e tranquillamente questa esperienza; ritengo che questo non faccia parte neanche del suo progetto, sa bene che non sarà così. Lei, signor Presidente del Consiglio, è sostanzialmente – mi scusi l'espressione forse un po' forte – ostaggio della sua stessa maggioranza e dei nemici che sono all'interno della sua maggioranza. Noi siamo avversari politici, ma lei ha nemici all'interno della sua maggioranza e se ne deve guardare, perché da quelli le verranno le maggiori difficoltà. Noi faremo ciò che è normale e giusto, annunciato e dichiarato, cioè una forte e leale opposizione, colpo su colpo, punto su punto, voto su voto. Ma lei deve guardarsi dai suoi alleati e dai suoi amici.

E' stato detto tutto sulla legittimazione formale di questo Governo, con tentativi anche di giustificazione giurisprudenziale, e questo la dice lunga sulla debolezza di argomentazioni che talvolta sono state poste. Avete insistito troppo, hanno insistito troppo (ma anche lei, signor Presidente del Consiglio) nel tentare questa giustificazione della legittimazione formale.

Le pongo due domande. La legittimazione politica ha qualche valore nel sistema democratico di questo Paese? Perché quella non ce l'avete, dal momento che gli italiani hanno dimostrato di non volere questa maggioranza e questo Governo. La legittimazione politica non l'avete, puramente e semplicemente.

Formulerò ora un secondo quesito, che rivolgerò proprio a lei, perché è esperto di queste cose; d'altronde, ad altri e in particolare al suo predecessore non avrei potuto fare questa domanda perché, tra le tante cose, ci dividono anche gli studi che abbiamo fatto.

E' stato approvato nel 1993 un referendum per la trasformazione del nostro sistema elettorale; di conseguenza, è stata varata una legge, applicata per la prima volta nel 1994 e ancora nel 1996. L'approvazione di quella legge (nel contesto della modificazione continua, perenne del nostro sistema di regole, che i giuristi hanno definito Costituzione materiale, spesso in contrapposizione a quella formale, non sempre accanto e non sempre a rafforzamento di quella) non ha modificato proprio nulla nella Costituzione materiale che regola la democrazia nel nostro Paese? Ignorare semplicemente questo fatto credo sia grave e significhi voler nascondere una parte della verità.

In proposito si tentano varie giustificazioni, ricordando il mandato popolare del 1996 o il fatto che è possibile trovare maggioranze all'interno del Parlamento. Ma sono tutte regole formali, che vengono normalmente superate, sia nell'accezione comune sia nella coscienza della gente, dalla constatazione di un fatto concreto, materiale: la maggioranza degli italiani non si riconosce più nella maggioranza che ha dato vita al Governo Prodi nel 1996, ancora meno in quella che ha dato vita al primo e al secondo Governo D’Alema, meno ancora in quella che ha dato vita al Governo Amato, rimettendo insieme cocci e pezzi sì di Parlamento, sì di parlamentari, ma senza un progetto, senza un programma, senza degli obiettivi comuni che giustifichino lo stare assieme.

La concezione del bipolarismo, così come noi la intendiamo e ci crediamo sinceramente, è nella contrapposizione tra due modelli di società prima ancora che tra due schieramenti. Il nostro modello lo hanno capito tutti: vogliamo una società fondata sui princìpi della liberaldemocrazia. Voi che cosa volete, se non siete capaci di mettervi d’accordo su quasi nessun punto del programma? Che cosa volete? Cosa proponete agli italiani in contrapposizione al nostro modello, se non "teniamo il potere perché abbiamo paura di andare a votare"? (Applausi dai Gruppi FI, CCD e AN e del senatore Gubert). Bastava affermarlo, bastava dirlo. Poi, dopo questa affermazione, ci si poteva ammantare delle regole formali e di tutto il resto.

Ma, signor Presidente del Consiglio, D’Alema ha politicizzato questo scontro. Non so se ha fatto bene o male; ha perso, si è dimesso, ha avuto da parte nostra anche il riconoscimento di questo gesto di coraggio e di dignità. Lei ha detto, invece, al contrario, di non sentirsi e di non essere solo, rispondendo ad un collega che le aveva fatto questa osservazione. Signor Presidente del Consiglio, si può essere soli (non faccio filosofia su questo argomento) pure all’interno di una grande folla e si può essere in compagnia se si è quantomeno in pace con se stessi.

Non tanti anni fa (non avrò il cattivo gusto di ricordare fatti lontani ed evito di replicare al dottor Di Pietro quando fa delle osservazioni che forse avrebbe dovuto fare in altra sede; molti hanno ritenuto di vedere improvvisamente manifestarsi di nuovo l’immagine del pubblico ministero, non di una persona che volesse soltanto esprimere un’opinione politica), lei, signor Presidente del Consiglio, sul "Corriere della Sera" del 3 novembre 1998 (l’altro ieri lei era Ministro del tesoro), parlando dei comunisti ha affermato: "Siamo di fronte ad un partito che dovrebbe dire di aver aspettato tre anni per arrivare al potere, invece tende a dire di aver aspettato cinquant’anni, ma così facendo si appropria del passato comunista con cui dice di non avere niente a che fare".

Se questa frase fosse stata pronunciata da uno di noi sarebbe addirittura banale; detta da lei, signor Presidente del Consiglio, la dice lunga sul fatto - non voglio dire altro - che lei non si sente in pace con se stesso. Questa non è una cosa grave e va ben oltre - mi consenta - il fatto di essere o di sentirsi soli. Si può essere soli - ripeto - anche all’interno di una grande folla; si può essere in compagnia se si è in pace con se stessi.

Lei ha fatto alcune citazioni devo dire un po’ a "volo d’uccello". Proprio parlando di Costituzione materiale, ad un certo punto qui diversi colleghi hanno avuto la sensazione che lei stesse per considerare il Senato quasi come una fastidiosa formalità da espletare. Nel suo intervento di ieri, ben diverso da quello che ha fatto alla Camera, stava per dire: "Purtroppo bisogna fare anche questo passaggio in Senato". Non ci siamo rimasti bene, come istituzione; lasci perdere il rapporto tra maggioranza e opposizione!

Peraltro, nel programma ha fatto alcuni riferimenti che forse avrebbe fatto meglio a non menzionare (ma non voglio insegnare il mestiere a nessuno), in particolare sulla sanità e sulla scuola. Era quasi come dire: "Abbiamo combinato talmente tanti disastri che ora per rimediare abbiamo chiamato due esperti". È questa la sensazione che tutti noi abbiamo ricavato. (Applausi dai Gruppi FI, CCD e AN e del senatore Gubert). Peraltro, ci ha arrecato un danno, quello sì, signor Presidente del Consiglio: ci ha tolto la Bindi e Berlinguer, che ci avevano portato un enorme consenso tra tutti i cittadini italiani, non solo tra quelli più specificamente interessati. (Applausi dai Gruppi FI, CCD e AN).

Vorrei fare un altro riferimento, poi mi avvierò alla conclusione. Lei ha appena sfiorato l’argomento giustizia.

In particolare, sulla carcerazione preventiva, non devo ricordarle – ma lo faccio per me stesso e per i colleghi che non avessero la stessa memoria – l'articolo 13 della Costituzione; mi sarei aspettato che lei dicesse qualcosa sull'argomento. Il penultimo comma di detto articolo prevede che è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone comunque sottoposte a restrizioni di libertà. Sarebbe un bel salto in avanti di civiltà se il Governo della Repubblica si facesse carico di applicare pienamente, anche con norme attuative, questo principio sacrosanto della Costituzione. Così non è avvenuto e a D'Alema non lo avevo neanche detto, non potevo dirglielo; a lei mi sento nelle condizioni di ricordarlo.

Signor Presidente del Consiglio, prima di concludere vorrei fare una considerazione. Lei ha affermato che non c'è libertà se la libertà non è di tutti. Qualcuno, alcuni giorni fa, ha inteso una nostra constatazione come il tentativo di proporre uno scambio. Preciso subito che non è così; non ci permetteremmo neanche di pensarlo, non è nelle nostre abitudini. Lei ha detto però che vuole fare un percorso insieme alle opposizioni, quanto meno sulla legge elettorale. Voglio offrirle un'opportunità, signor Presidente del Consiglio. Lei sa come la pensiamo, qual è l'ostacolo che si frappone tra noi e voi rispetto alla possibilità di dialogo sulla legge elettorale. Rimuova questo ostacolo, signor Presidente del Consiglio, e poi vediamo. Non è uno scambio, è ristabilire qualcosa che è stata fatta con violenza in Parlamento e che è stata sofferta dal Paese. Anche per queste ragioni il Paese ha bocciato l'alleanza di centro-sinistra. Signor Presidente del Consiglio, rispondendo ad una affermazione del collega Angius, il quale ha dichiarato che il Governo Amato è una buona premessa perché il centro-sinistra possa vincere le prossime elezioni politiche, noi diciamo che il Governo Amato è una buona premessa perché il centro-sinistra perda rovinosamente le prossime elezioni politiche.

I cittadini hanno già scelto e premiato la nostra "casa per le libertà" e per queste ragioni, non condividendo nulla nella formazione del suo Governo, figlio dell'ennesima congiura di Palazzo, il Gruppo che mi onoro di presiedere le dichiara che negherà la fiducia al suo Governo (Applausi dai Gruppi FI, CCD, AN e LFNP e del senatore Gubert. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare per dichiarazione di voto il senatore Angius. Ne ha facoltà.

*

ANGIUS. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli senatori, venerdì sera la Camera dei deputati, con 319 voti, ha accordato la fiducia al Governo; ieri, le forze politiche del centro-sinistra hanno deciso di rilanciare la coalizione; credo che oggi il Governo avrà la fiducia anche del Senato.

E' un nuovo inizio: così lo interpretiamo e così lo vogliamo. Pensavano che non ce l'avremmo fatta; invece, l'assalto della destra è fallito e noi abbiamo fatto ciò che era giusto nell'interesse del Paese. Voteremo a favore del suo Governo; lei ha presentato un programma serio e realistico e la legislatura può concludersi positivamente.

La richiesta della destra di sciogliere le Camere dopo il voto alle elezioni regionali era immotivata sotto il profilo costituzionale e sotto il profilo politico. Ancora più lo era, e lo è, la definizione di illegittimità, che è stata data anche ora, per il Governo che nasce, e ciò per almeno tre ragioni.

La prima: se fosse fondata l'affermazione della destra, significherebbe che il Capo dello Stato si sarebbe prestato a qualcosa di molto grave, compiendo egli stesso atti illegittimi, e ciò non solo non è avvenuto, ma è accaduto esattamente l'opposto.

La seconda ragione la rubo ad un bell'articolo del professor Tommaso Padoa Schioppa pubblicato sul "Corriere della Sera" di domenica scorsa, dove si dice che tra i diversi livelli di Governo deve esserci indipendenza politica.

È un'idea giusta. Essa rischia di contraddire, se non applicata, il principio stesso di federalismo.

Negli Stati Uniti la distinzione tra organi centrali dello Stato, Stati, contee e federazioni è garantita dalla simultaneità delle elezioni; altrove, come in Germania, all'opposto, dal fatto che le elezioni nei Länder (si chiamano così gli Stati regionali) avvengono indipendentemente dalle elezioni politiche. La verità è che la ricerca della massima omogeneità politica possibile tra centro e periferia da un punto di vista politico contraddice esattamente l'idea di federalismo che la destra dice di voler abbracciare.

C'è una terza ragione: i diversi livelli di Governo, Stato e regioni, sono parti complementari e non alternative di un unico Stato, cioè in un ordinamento federale la garanzia dell'unità è comunque iscritta nelle Costituzioni federali.

So che nei prossimi mesi ci attende, anche qui in Senato, un duro scontro con l'opposizione, praticamente su tutto. Mi chiedo tuttavia - e chiedo - se su un punto non possa essere tentata una convergenza: riguarda la legge elettorale, al fine di evitare ciò che tutti diciamo di voler evitare, ossia l'instabilità che è, come sappiamo, la premessa dell'ingovernabilità. Per il centro-sinistra, come per la destra, questo dovrebbe costituire un obiettivo comune.

Ci attende un referendum importante: noi ci andremo dicendo "sì" al maggioritario e "no" ai licenziamenti; altri avranno le loro opinioni, tuttavia ciò che considero sbagliato e grave è lisciare il pelo all'astensionismo e incoraggiarlo. L'astensione è il nemico più subdolo e perverso di ogni democrazia e da essa nascono gli autoritarismi e persino le dittature.

Avere una legge elettorale che garantisca stabilità, anche attraverso l'indicazione del premier, è interesse del centro-sinistra così come della destra: una legge elettorale che le elettrici e gli elettori possono scegliere maggioritaria o proporzionale, ma che comunque, a nostro giudizio, va segnata da questo principio di stabilità. Mi riferisco a norme che, a prescindere dall'esito del referendum sulla legge elettorale, garantiscano la stabilità per chiunque vinca le prossime elezioni politiche, stabilità che è comunque - a mio giudizio - interesse di tutti perseguire. Questa è una nostra precisa proposta, che formulo in quest'Aula.

Onorevoli senatori, il Governo non parte da zero, lo ha detto il presidente Amato. Un anno non è molto, ma a nostro giudizio è sufficiente per portare a compimento non solo il programma del Governo che nasce, ma anche quello che le forze del centro-sinistra si diedero all'inizio della legislatura.

I colleghi del Gruppo intervenuti in quest'Aula, che ringrazio per i loro contributi di riflessione e di proposta, hanno già illustrato le nostre opinioni: vogliamo guardare, più di quanto abbiamo fatto in passato, ai problemi del Paese e al ruolo dell'Italia in Europa e nel mondo in termini di pace, stabilità e giustizia. Il nostro sostegno al Governo per l'impegno volto alla riduzione del debito dei Paesi poveri sarà pieno, totale e convinto.

Ci ispira l'idea di un moderno riformismo, quello di una grande forza democratica di sinistra e di Governo. Innovazione, nuovo lavoro e formazione sono per noi obiettivi strategici e pensiamo che il riformismo si debba affermare in un rapporto diretto, continuo e costante con le grandi organizzazioni dei lavoratori, che a loro volta sono chiamate a cogliere gli elementi di cambiamento nel mondo del lavoro con i quali si devono misurare.

Come lei ha detto, aprire gli ordini professionali, dare regole e garanzie per i nuovi lavori, impostare nuove norme per le rappresentanze sindacali, insomma costruire uno Stato sociale nuovo e inclusivo sono per noi fini ed obiettivi perseguibili e raggiungibili.

Si sono avviate grandi riforme e tra queste cito e rivendico quelle della scuola e della sanità, pensate soprattutto per i nostri ragazzi e per i malati, per chi comunque si deve rivolgere alla sanità innanzitutto pubblica.

ASCIUTTI. Viva la Bindi!

ANGIUS. Vogliamo ed insistiamo, signor Presidente, affinché nell'impegno del suo Governo siano visibili e percepibili dai cittadini – mi scuserà se lo dico con due sole parole – più sicurezza e meno fisco. Dovremo fare di più e meglio ma io e anche lei, mi consenta, dobbiamo avere, come centro-sinistra, l'orgoglio e la fierezza in questi anni per aver contribuito a rendere il nostro Paese più giusto di quanto non lo fosse nel 1996. (Applausi dal Gruppo DS).

Il riformismo mette alla prova tutti: i Governi, le forze politiche e i sindacati ma anche, come ha giustamente detto il collega Cabras (e lo cito anch'io), le imprese e il capitalismo italiano che nel suo nocciolo duro resta invece conservatore.

Nel momento in cui l'Italia si avvia ad una fase di forte crescita economica, compito delle forze riformiste è quello di sostenere e di accompagnare questa fase ma è anche quello di non sminuire la sua funzione, realizzare cioè riforme sociali ed economiche nel segno della solidarietà e della giustizia, innanzitutto per i più deboli. Questi impegni sono per noi di grande rilievo.

Il Pontefice l'altro giorno, il 1° maggio, ha elevato un altissimo monito, ha detto testualmente che mai realtà quali la globalizzazione della finanza, dei commerci e del lavoro devono violare la dignità e la centralità della persona. Cambia il lavoro, dunque, ma non i valori e questa non è conservazione, questa è l'innovazione di più alto profilo politico, culturale ed etico. Un lavoro per tutti e per tutte in una società che cresce, che accumula grandi ricchezze, una politica che non rinuncia ad un progetto per una sua più equa distribuzione sulla base di valori, di solidarietà e di giustizia.

L'Ulivo e il centro-sinistra sono nati dall'unità di forze riformiste di ispirazione cattolica, laica, di centro e di sinistra. Costituiscono l'unione dei riformisti.

Il nostro è un progetto che ha al centro la valorizzazione della risorsa umana, la costruzione di una democrazia compiuta, l'edificazione di uno Stato efficiente, l'affermazione di una società più giusta e solidale.

E' un progetto che ha la sua forza nei valori e non nelle convenienze, nel disinteresse personale dei protagonisti e non nei loro calcoli, nella partecipazione e non nell'astensione, nel sapere e non nell'ignoranza.

Questo progetto è vivo ed è atteso e la nostra colpa maggiore sta nell'averlo in parte disatteso o allentato; invece, lo dobbiamo riaffermare, lo possiamo riabbracciare.

Il senso di questo progetto sta nel guardare all'ampia proiezione del futuro, ai suoi protagonisti, nel trasmettere una pratica umile e modesta della politica, una politica che ascolta e non solo parla, che raccoglie le forze migliori e le unisce in una fatica comune che guarda avanti e non indietro.

Questo voglio dire con schiettezza al senatore Di Pietro e lo dico con rispetto delle sue opinioni politiche ma con fermezza e determinazione. Quella politica, quella di Craxi, coloro che siedono in questi banchi, l'hanno combattuta apertamente e lealmente. Ma quella politica non c'è più. Non faccia Di Pietro come il leader del Polo che per esistere politicamente deve far vivere i morti, i fantasmi e il passato. (Applausi dai Gruppi DS e PPI e del senatore Manis).

Noi abbiamo fatto nel corso di questi anni del rispetto dell'autonomia e delle decisioni della magistratura, compresa quella di Mani Pulite, il caposaldo del nostro impegno civile e politico. (Commenti del senatore Asciutti). Nessuna decisione della magistratura, neppure gli avvisi di garanzia di cui pure lei, senatore Di Pietro, ha lungamente disposto, la autorizzano a sollevare una sola ombra sul Presidente del Consiglio, come sul Ministro delle finanze di questo Governo. (Applausi dai Gruppi DS e PPI). Non si metta a fare oggi quello che non ha dovuto o potuto fare ieri. Noi non consideriamo tra i reati previsti dal codice quello di essere stati militanti e dirigenti del Partito Socialista Italiano. (Applausi dai Gruppi DS e PPI e del ministro Bassanini).

Noi pensiamo che nella costruzione del nuovo Ulivo ci dobbiamo rivolgere alle forze della sinistra come a quelle del centro: è l'unione dei riformisti quella a cui noi stiamo lavorando e il profilo dell'Ulivo, quello che può affermarsi nel Paese, esige aperture e innovazioni, capacità di mobilitazione di energie, di volontà e di intelligenze. Siamo chiamati a guardare avanti, non al passato, ad affidare a ciascuno e a tutti le responsabilità del fare: questa è la politica nuova.

Io dico ai colleghi, non solo qui della maggioranza, ma anche della minoranza: basta con questa visione retrospettiva che si riproduce nel presente. Prima Prodi era accusato di essere un ex democristiano, poi D'Alema un ex comunista, ora Amato un ex socialista. Dico basta, perché così si rischia di salvare soltanto, lo dico ai colleghi del centro-sinistra, l'ex piduista. (Applausi dal Gruppo DS).

In conclusione, esprimo il ringraziamento più sentito a Massimo D'Alema e ai Ministri del suo Governo per l'impegno profuso e a lei, presidente Amato, daremo il nostro sostegno, con l'impegno di cui saremo capaci e con la lealtà che può esserci riconosciuta. Buon lavoro, signor Presidente del Consiglio, buon lavoro al suo Governo. (Applausi dai Gruppi DS, Misto-Com., Verdi, Misto-SDI, Misto-DU, PPI, Misto-RI e UDEUR e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni).

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione nominale con appello sulla mozione di fiducia presentata dal senatore Angius e da altri senatori.

Votazione nominale con appello

PRESIDENTE. Indìco, ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, primo comma, del Regolamento, la votazione nominale con appello sulla mozione di fiducia al Governo, presentata dal senatore Angius e da altri senatori.

I senatori favorevoli alla mozione di fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi risponderanno di conseguenza.

Informo che per ragioni connesse al loro mandato parlamentare i senatori Bruno Ganeri, Centaro, Diana Lino, D'Onofrio, Manzella, Palombo, Pettinato e Tabladini hanno chiesto di votare per primi; non farò altre eccezioni; procederemo poi in ordine alfabetico.

Invito la senatrice segretario a procedere all'appello, iniziando dai senatori a vita.

THALER AUSSERHOFER, segretario, fa l'appello.

Rispondono sì i senatori:

Agostini, Albertini, Andreolli, Angius, Ayala,

Barbieri, Barrile, Bassanini, Battafarano, Bedin, Bergonzi, Bernasconi, Besostri, Besso Cordero, Bettoni Brandani, Biscardi, Boco, Bonavita, Bonfietti, Borroni, Bortolotto, Bruno Ganeri, Brutti, Bucciarelli,

Cabras, Caddeo, Calvi, Camerini, Camo, Capaldi, Caponi, Carcarino, Carella, Carpi, Carpinelli, Castellani Pierluigi, Cazzaro, Cecchi Gori, Cimmino, Cioni, Cirami, Conte, Corrao, Cortelloni, Cortiana, Coviello, Crescenzio,

D'Alessandro Prisco, Daniele Galdi, Debenedetti, De Carolis, De Guidi, Del Turco, De Luca Athos, De Luca Michele, De Martino Guido, Dentamaro, De Zulueta Owtram, Diana Lino, Diana Lorenzo, Di Benedetto, Di Orio, Dondeynaz, Donise, D'Urso, Duva,

Elia, Erroi,

Falomi, Fassone, Ferrante, Figurelli, Fiorillo, Follieri, Forcieri, Fumagalli Carulli, Fusillo,

Gambini, Giaretta, Giorgianni, Giovanelli, Gruosso, Guerzoni,

Iuliano,

Larizza, Lauria Baldassare, Lauria Michele, Lavagnini, Lo Curzio, Loiero, Lombardi Satriani, Lorenzi, Loreto, Lubrano di Ricco,

Maconi, Manconi, Manieri, Manis, Manzella, Manzi, Marchetti, Marini, Marino, Maritati, Mascioni, Masullo, Mazzuca-Poggiolini, Mele, Meloni, Meluzzi, Micele, Mignone, Migone, Montagna, Montagnino, Monticone, Morando, Mundi, Murineddu,

Napoli Roberto, Nava, Nieddu,

Occhipinti, Ossicini,

Pagano, Palumbo, Papini, Pappalardo, Pardini, Parola, Pasquini, Passigli, Pelella, Pellegrino, Petrucci, Petruccioli, Pettinato, Piatti, Pieroni, Piloni, Pinggera, Pinto, Pizzinato, Polidoro, Preda,

Rescaglio, Ripamonti, Robol, Rocchi, Rognoni, Ronchi, Russo,

Salvato, Salvi, Saracco, Sarto, Sartori, Scalfaro, Scivoletto, Semenzato, Senese, Smuraglia, Squarcialupi, Staniscia,

Tapparo, Taviani, Thaler Ausserhofer, Toia,

Vedovato, Veltri, Veraldi, Vertone Grimaldi, Vigevani, Villone, Viserta Costantini, Viviani, Volcic,

Zecchino, Zilio.

Rispondono no i senatori:

Asciutti, Azzollini,

Baldini, Basini, Battaglia, Bettamio, Bevilacqua, Biasco, Bonatesta, Bornacin, Bosello, Bosi, Brienza, Brignone, Bruni, Bucci, Bucciero,

Callegaro, Camber, Campus, Caruso Antonino, Castellani Carla, Castelli, Centaro, Cò, Colla, Collino, Contestabile, Costa, Cozzolino, Crippa, Curto, Cusimano,

D’Alì, Danieli, De Anna, De Corato, Demasi, De Santis, Di Pietro, Dolazza, D’Onofrio,

Fausti, Firrarello, Fisichella, Florino,

Gasperini, Germanà, Greco, Grillo, Gubert,

La Loggia, Lasagna, Lauro, Leoni,

Maceratini, Maggi, Maggiore, Magliocchetti, Magnalbò, Manara, Manca, Manfredi, Mantica, Marri, Martelli, Meduri, Milio, Minardo, Monteleone, Moro, Mungari,

Novi,

Pace, Palombo, Pasquali, Pastore, Pedrizzi, Pellicini, Pera, Peruzzotti, Pianetta, Piccioni, Pontone, Porcari, Preioni, Provera,

Ragno, Reccia, Rizzi, Ronconi, Rossi, Rotelli, Russo Spena,

Schifani, Scopelliti, Sella di Monteluce, Servello, Specchia, Stiffoni,

Tabladini, Terracini, Tirelli, Tomassini, Toniolli, Travaglia, Turini,

Valentino, Vegas, Ventucci,

Wilde,

Zanoletti.

Si astengono i senatori:

Jacchia,

Scognamiglio Pasini

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

Invito i senatori segretari a procedere alla numerazione dei voti.

(I senatori segretari procedono alla numerazione dei voti).

Proclamo il risultato della votazione nominale con appello sulla mozione di fiducia presentata dal senatore Angius e da altri senatori:

Senatori presenti ......... 294

Senatori votanti ........ 293

Maggioranza ......... 147

Favorevoli ......... 179

Contrari ......... 112

Astenuti ......... 2

Il Senato approva. (Applausi dai Gruppi DS, Misto-Com., Misto-SDI, PPI e UDEUR e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni al Presidente del Consiglio).

Esprimo al Governo auguri di buon lavoro.

Discussione del disegno di legge:

(4551) Disposizioni in materia di anagrafe degli italiani residenti all'estero e sulla revisione delle liste elettorali (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento) (Relazione orale)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: "Disposizioni in materia di anagrafe degli italiani residenti all’estero e sulla revisione delle liste elettorali".

Il relatore, senatore Besostri, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Ne ha facoltà.

BESOSTRI, relatore. Signor Presidente, abbiamo all'esame un provvedimento con cui si rivedono i criteri per la determinazione delle irreperibilità presunte (è sempre possibile fornire la prova contraria), con cui si estendono le previsioni già contenute nell'articolo 4, comma 1, lettera d), della legge 27 ottobre 1988, n. 470.

I criteri proposti sono i seguenti. Che siano trascorsi 100 anni dalla nascita; l'assenza dopo due rilevazioni censuarie, che si specifica devono essere consecutive; quando sia inesistente l'indirizzo, tanto nel comune di provenienza quanto nell'anagrafe degli italiani residenti all'estero; soprattutto, la mancata partecipazione alle due ultime consultazioni elettorali, esclusa - in questo caso - "quella per l'elezione del Parlamento europeo limitatamente ai cittadini residenti nei Paesi dell'Unione europea", che hanno la possibilità di optare per votare per il nostro Parlamento o per le liste nei Paesi di residenza.

La Commissione affari costituzionali ha apportato una piccola modifica soltanto per quanto attiene la specificazione contenuta al comma 2 della lettera d) dell'articolo 1. Si è rinunciato a ulteriori emendamenti, in quanto il Ministero dell'interno ha fatto conoscere l'opinione secondo cui l'anagrafe degli italiani residenti all'estero è un registro anagrafico del tutto equiparato a quello relativo alla popolazione residente.

Sarebbe inoltre opportuno che si tenesse conto di questa piena equiparazione, ad esempio in sede di interpretazione dell'articolo 132 del testo unico delle imposte sul reddito.

È necessario effettuare questa revisione nei tempi previsti onde consentire un regolare svolgimento della votazione referendaria programmata per il prossimo 21 maggio. (Applausi dai Gruppi DS e PPI).

ROTELLI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

*ROTELLI. Signor Presidente, intervengo per sollevare una questione pregiudiziale sulla cui votazione chiediamo fin da adesso la verifica del numero legale. (Brusìo in Aula).

Nella copia emessa dalla prefettura di Treviso e firmata dallo stesso prefetto - istituto che notoriamente non soltanto io vorrei vedere soppresso - è contenuta la trascrizione di una circolare del Ministero dell'interno inviata ai sindaci dei comuni e delle province e ai commissari straordinari dei comuni commissariati. Vi è motivo di ritenere che la stessa circolare sia stata inviata da tutti i prefetti della Repubblica - come indegnamente vengono chiamati, dal momento che la Repubblica nella sua Costituzione non prevede l'istituto dei prefetti -. Essa si riferisce ad un provvedimento che è stato presentato al Senato della Repubblica: quello illustrato in qualità di relatore dal senatore Besostri.

Siamo di fronte quindi ad una circolare del Ministero dell'interno relativa all'applicazione di un provvedimento che il Parlamento della Repubblica non ha adottato.

Come mai tanta fretta? E poi questa fretta ha una giustificazione? Una giustificazione no, ma una sua spiegazione sì: la cosiddetta pulizia delle liste elettorali, che si vuole funzionale ai prossimi referendum che avranno luogo il 21 maggio prossimo.

Mi pare che questo tipo di iniziativa si inserisca nel peggior metodo non solo della Repubblica, ma anche della monarchia che l'ha preceduta. Nell'epoca in cui c'era il collegio uninominale a doppio turno avveniva addirittura che gli iscritti alle liste elettorali fossero modificati tra un turno e l'altro. All'epoca di Giolitti, ma anche prima, all'epoca di De Pretis, accadeva che, quando si trattava del ballottaggio in un collegio uninominale, a decine - allora bastavano le decine - gli elettori venissero trasferiti con un provvedimento del prefetto da un collegio uninominale all'altro, allo scopo di determinare il risultato elettorale del ballottaggio in una maniera tale che il candidato alla Camera governativo prevalesse su quello antigovernativo. Era una pessima procedura dal punto di vista morale, giuridico, in via di principio e di fatto della prima Repubblica.

Ma voglio dire di più, per dare sostanza a questa pregiudiziale. Tutte le leggi elettorali, senatore Petruccioli… (Il senatore Petruccioli parla con un collega)… tutte le leggi elettorali, senatore Petruccioli… pregherei il Presidente di far tacere il senatore Petruccioli (Richiami del Presidente. Applausi dal Gruppo LFNP). Tutte le leggi elettorali sono state effettuate alla fine della legislatura in funzione della conservazione del potere da parte di chi era al potere. Ciò può essere detto per la cosiddetta "legge truffa", quella che una volta i comunisti chiamavano "legge truffa" - non so se tuttora la chiamino in questo modo -, cioè quella legge che nel 1953 il presidente del Consiglio De Gasperi volle per garantirsi. Fu lo stesso procedimento della legge Acerbo del 1924. Anche l'allargamento del suffragio universale da parte di Giolitti, all'epoca in cui fu introdotto - nel 1912, applicazione nel 1913 - fu in funzione della previsione di un determinato risultato elettorale. Lo stesso allargamento del diritto di voto alle donne, introdotto in Italia nel 1946, avvenne per la previsione di De Gasperi e della Democrazia Cristiana che, in questo modo, il comportamento elettorale sarebbe stato favorevole a quel partito.

Costituisce, quindi, una pessima abitudine della Repubblica, ma prima della monarchia, introdurre modificazioni, e addirittura nelle liste elettorali, nella imminenza di un voto. Tuttavia, mai mi sarei aspettato - si fa per dire, naturalmente - che si arrivasse al punto di decidere il 3 maggio una modificazione delle liste elettorali per una votazione che deve avvenire il 21 maggio. Fra tutti i tipi di regime abbiamo superato indubbiamente ogni record precedente. Quello che si verifica in questa circostanza non si era mai verificato.

È assolutamente indegno di questo Parlamento, della sua maggioranza e, se fosse, della sua opposizione, approvare una modifica normativa della legislazione elettorale in prossimità delle elezioni.

Dirò di più: la regola generale dovrebbe essere che, quando si modifica qualcosa che attiene alla materia elettorale, la sua vigenza dovrebbe valere non per le elezioni immediatamente successive, ma per quelle ancora successive. Solo questo avrebbe senso, in via di principio.

Vi sono, dunque, molte buone ragioni perché il provvedimento non sia preso in considerazione dall'Aula del Senato: ovvi motivi di semplice decenza. (Applausi dai Gruppi FI e LFNP e del senatore Gubert).

PARDINI. Bravo!

PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 4, del Regolamento nella discussione sulla questione pregiudiziale può prendere la parola non più di un rappresentante per ogni Gruppo parlamentare e ciascun intervento non può superare dieci minuti.

CASTELLI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CASTELLI. Signor Presidente, la Conferenza dei Capigruppo ha stabilito che la seduta si sarebbe conclusa alle ore 20. Pertanto, invito al rispetto delle decisioni assunte.

PRESIDENTE. Senatore Castelli, proseguiremo nei nostri lavori fino alla risoluzione della questione pregiudiziale, avanzata dal senatore Rotelli.

CASTELLI. Quindi, signor Presidente, le decisioni della Conferenza dei Capigruppo non sono rispettate.

PRESIDENTE. Naturalmente, potranno essere successivamente avanzate eventuali richieste di verifica del numero legale; nel frattempo, procediamo nella discussione della questione pregiudiziale.

STIFFONI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STIFFONI. Signor Presidente, signor Ministro dell'interno, conosce il prefetto Claudio Gelati, direttore generale dell'amministrazione civile? Io spero di sì. Comunque, questo signore si è permesso di diramare una circolare (il cui testo leggerò integralmente) a tutti i prefetti della Repubblica avente il seguente tono:

"Il Consiglio dei ministri in data 22 marzo u. s. ha approvato il disegno di legge recante "Disposizioni in materia di anagrafe degli italiani residenti all'estero e sulla revisione delle liste elettorali". Il provvedimento è stato presentato al Senato della Repubblica con il n. 4551 per il successivo esame ed approvazione. Il disegno di legge amplia et esplicita ulteriormente il concetto di irreperibilità di cui alla lettera d) dell'articolo 4 della legge 27 ottobre 1988, n. 470 prevedendo, all'articolo 1, la cancellazione dall'AIRE oltre che nel caso siano trascorsi 100 anni dalla nascita o dopo l'effettuazione di due successive rilevazioni. Quando manchi l'indirizzo o..." - non riesco a leggere in questo punto il testo perché il foglio è macchiato - "... del ritorno senza recapito della cartolina avviso spedita in occasione delle ultime due consultazioni esclusa quella europea limitatamente ai cittadini residenti nei paesi dell'Unione. Con il successivo articolo 2 sono stati disciplinati i termini per apportare alle liste elettorali le conseguenti variazioni che debbono avvenire in sede di revisione dinamica ed in occasione di consultazioni non oltre il quindicesimo giorno anteriore alla data della votazione.

Tanto premesso, in attesa" - sottolineo "in attesa" - "della conclusione dell'iter legislativo del testo normativo in esame, le signorìe loro" - cioè i prefetti - "vorranno cortesemente sensibilizzare i comuni affinché predispongano per tempo tutte le procedure e gli adempimenti necessari alla piena ed immediata operatività delle disposizioni di cui sopra". (Scambio di apostrofi tra i senatori Moro e Morando. Richiami del Presidente).

PRESIDENTE. Possiamo avere un po' di tranquillità in Aula?

STIFFONI. "Nel contempo, si prega di voler richiamare l'attenzione delle amministrazioni comunali affinché, in sede di revisione straordinaria delle liste elettorali, disposta con circolare n. 64/2000 del 24 marzo ultimo scorso" - e qui mi riallaccio a quello che ha detto poc'anzi il collega Rotelli: c'erano dei ballottaggi in mezzo, il giorno 24 era in mezzo ai ballottaggi; prima si è votato con una lista elettorale, mentre al ballottaggio avremmo dovuto votare con un'altra, tanto per esplicitare il discorso al signor Ministro -...

OCCHIPINTI, sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Era il lunedì di Pasquetta.

STIFFONI. ..."venga posta la massima cura nell'aggiornamento delle stesse, con particolare riferimento alla cancellazione degli elettori residenti all'estero che siano stati depennati dall'AIRE per uno dei motivi indicati all'articolo 4 della legge n. 470 del 1988. Si prega di assicurare".

Firmato: prefetto Claudio Gelati, direttore generale dell'amministrazione civile.

MORO. Vergogna! Vergogna!

STIFFONI. Signor Ministro, è a mia conoscenza che molte amministrazioni comunali hanno già provveduto a depennare, in capo a una legge che non esiste ancora, centinaia e centinaia, per non dire migliaia...

OCCHIPINTI, sottosegretario di Stato per i trasporti e la navigazione. Sono stati depennati i morti.

STIFFONI. Caro signor Ministro, lei può anche sorridere, ma io poteri citarle le amministrazioni in questione.

Dicevo che sono stati depennati centinaia di elettori in base ad una legge che non è stata ancora approvata né dal Senato né dalla Camera dei deputati.

Interpellati, i dirigenti del servizio elettorale di queste amministrazioni comunali mi hanno detto che, nell'interpretazione di questa legge loro hanno letto appunto la possibilità di andare a cancellare dalle liste elettorali gli emigrati all'estero che non rispondevano ai requisiti dell'articolo 4 che ho citato. Mi sembra che vi sia un abuso d'ufficio da parte di questi dirigenti delle amministrazioni comunali e, ancor di più, un abuso di ufficio da parte di questo suo dipendente, tal Gelati, che si è permesso di emanare una circolare del genere.

Va forse bene una circolare del genere? La legge deve ancora essere votata, anzi, non è neanche partito l'iter di questa legge e già l'amministrazione civile, pertanto il Ministero dell'interno, si permette il lusso di emanare una circolare invitando intanto a depennare tutti questi elettori, nella convinzione che tanto la legge sarà comunque approvata perché i numeri il Governo li ha; e poi si vedrà.

Tutti gli emendamenti che abbiamo presentato, signor Ministro (insieme al collega Tirelli ne ho presentati una trentina), vanno senz'altro - non so se lei ha avuto la compiacenza di leggerli - nel senso di restringere ancor più il campo di applicazione della legge sulla pulizia delle liste elettorali, ma non a cavallo tra una consultazione e l'altra o così proditoriamente prima di una consultazione referendaria.

Capisco tutto ma, come ho detto in sede di discussione sulla fiducia al Governo, se il primo Ministro desidera cancellare tutti gli italiani residenti all'estero, lo dica chiaramente. (Applausi dai Gruppi LFNP e FI. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ricordo che ciascun senatore per Gruppo non ha a disposizione più di dieci minuti.

GUBERT. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUBERT. Signor Presidente, mi sembra che la questione sollevata sia degna di considerazione. Il problema sarebbe facilmente risolvibile se fosse facile ridare il diritto di voto nel caso in cui si verifichi che l'irreperibilità era solo presunta, cioè che non vi è irreperibilità.

Invece, in questo disegno di legge, al comma 3 dell'articolo 2, si prevedono delle procedure tali per cui il cittadino italiano presunto irreperibile che si presenti non trovi immediato accoglimento… (Commenti dal Gruppo DS).

MORANDO. Ma lo fanno votare! Basta leggere il testo!

GUBERT. Lo fanno votare, però previa presentazione di apposita domanda.

Non si capisce perché un signore che ha 101 anni e che viene dall'Argentina per votare debba fare domanda. E' una cosa indegna! Queste persone non possono essere private del diritto di voto, non si può costringerle a presentare domanda solo perché hanno più di 100 anni, o perché gli uffici postali non hanno funzionato adeguatamente. (Commenti del senatore Petruccioli).

Quindi, signor Presidente, credo che questo disegno di legge sia veramente un attentato al fondamentale diritto di voto, a meno che non subisca modificazioni tali da rendere in ogni caso facile, per la persona giudicata presunta irreperibile, partecipare alla votazione. (Applausi del senatore Travaglia).

SCHIFANI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SCHIFANI. Signor Presidente, cercherò di essere breve, perché non intendo affatto dare alcuna impressione in ordine ad atteggiamenti preconcetti o dilatori da parte del mio Gruppo. Tuttavia, ritengo doveroso puntualizzare alcuni aspetti di carattere politico e legislativo sul tema alla nostra attenzione.

Il disegno di legge in esame somiglia molto alla famosa legge sulla par condicio, approvata da questo Parlamento alla vigilia di un appuntamento elettorale. Anche questo provvedimento, diciamolo pure, è stato politicamente voluto da un settore del nostro Paese proprio alla vigilia di un referendum, al quale saremo chiamati tutti. Quindi, è stata questa la spinta politica e non altro. Siccome però siamo legislatori, signor Presidente, e di questa spinta non vi è traccia nel testo (né poteva esservi, ritengo, signor Ministro), devo rifarmi – correttamente, credo – alla relazione introduttiva al disegno di legge.

Il disegno di legge d'iniziativa del ministro Bianco nasce da un'esigenza (è scritto in maniera chiara ed esaustiva nella relazione introduttiva all'articolato), che non è quella di fare in modo che l'imminente referendum possa avvalersi di questa pulizia di liste elettorali per abbassare il quorum (né si può dirlo ed è giusto che non lo si dica, anche perché non avrebbe senso politico affermarlo in un disegno di legge). Questa motivazione non avrebbe ragion d'essere e non sarebbe istituzionalmente corretta. Il disegno di legge muove le fila, secondo il ministro Bianco, da un'altra esigenza. La legislazione attuale prevede che, venti giorni prima di ogni consultazione elettorale, i comuni inviino agli italiani residenti all'estero una cartolina per invitarli a prendere atto del fatto che in Italia vi è una consultazione elettorale, a venire a ritirare il certificato elettorale e quindi ad esercitare il loro diritto di voto. Questa è la legislazione attuale, che non si chiede di modificare con il suo disegno di legge, signor Ministro.

Ebbene, al fine di evitare tale adempimento, si vogliono introdurre a regime delle norme estremamente delicate. Non dimentichiamo, onorevoli colleghi, che abbiamo approvato una legge che estende il diritto di voto agli italiani residenti all'estero. Dobbiamo stare molto attenti e vigilare su norme innovative che introducono dei sistemi ablativi del diritto di elettorato attivo solo perché tornano indietro due volte consecutivamente queste cartoline, rispedite al mittente.

Dobbiamo stare attenti alla soppressione di questi diritti costituzionali; quindi, occorre un'attenta riflessione. Tuttavia, riscontro un dato oggettivo, lapalissiano: la motivazione di questo disegno di legge era quella di evitare un inutile dispendio di risorse finanziarie. Infatti, spesso questo adempimento - cui si provvede venti giorni prima - è inutiliter dato, come si suol dire, in quanto moltissimi di questi soggetti risultano deceduti o irreperibili e quindi non sono titolari del diritto di elettorato attivo.

Però vi è un dato: nella fattispecie, quello che si vuole evitare con il disegno di legge in esame si è già consumato, signor ministro Bianco. La ratio della sua iniziativa non esiste più, in quanto, dal momento che siamo già al di là dei venti giorni antecedenti la consultazione referendaria, non si può evitare l’adempimento come lei vorrebbe, perché esso è stato eseguito, a meno che, violando la norma regolamentare, l’adempimento non si sia verificato.

Allora il Governo ci venga a dire: "Signori miei, violando la norma regolamentare, non ho eseguito quello che per legge era un mio compito, quello cioè di inviare venti giorni prima del 21 maggio, quindi entro il 1° maggio, le cartoline a tutti gli italiani residenti all’estero aventi diritto all’invio delle stesse, secondo la legislazione vigente". Il Governo ci deve dire che non lo ha fatto. Se così non è (credo, voglio sperare che lo abbia fatto), ormai l’argomento che muove le fila da questo disegno di legge non ha più ragion d’essere, perché non si può più evitare quello che si voleva evitare.

Allora, se vogliamo riformare, facciamolo correttamente, ma non bendiamoci gli occhi. Il 1° maggio è passato, l’adempimento è stato eseguito, le cartoline sono partite: torneranno o meno, oggi, ad adempimenti eseguiti, a spese sostenute, una volta che si è verificato l’evento che si voleva evitare, viene meno la condicio sine qua non, a mio avviso, secondo quanto previsto dalla relazione introduttiva al disegno di legge; non esiste più il fattore negativo, il fattore inquinante.

Allora, o si dà a questa iniziativa legislativa un’altra motivazione (ma non credo che se ne possa trovare una in pochi minuti), oppure si ha il coraggio di dire che la legislazione, signor ministro Bianco, deve essere a regime, in particolar modo allorquando tocca i diritti costituzionalmente garantiti dell’elettorato attivo.

Quindi, si doveva avere il buon senso istituzionale di intervenire per tempo, cioè all’indomani dell’esito referendario dell’anno scorso, che non aveva dato luogo al raggiungimento del quorum, - probabilmente anche per l’assenza di una legislazione moderna sull’argomento - per ragionare meglio su un tema che ha visto invece procedure talmente veloci, dal punto di vista dell’iter parlamentare, da destare in me preoccupazione.

Non c’è nessuna volontà da parte del Gruppo di Forza Italia di impedire una legislazione che modernizzi il sistema, ma dobbiamo essere chiari e corretti, partendo dai presupposti giusti. Il presupposto dal quale muoveva questo disegno di legge si è consumato, non esiste più. Allora, dobbiamo dirci chiaramente come stanno le cose.

Ecco il motivo per cui il collega Rotelli correttamente muove la sua eccezione: non perché siamo contrari ad una modernizzazione del sistema legislativo o al fatto che il referendum si svolga nella piena legalità delle regole, ma siamo contrari alle legislazioni di emergenza alla vigilia dei momenti elettorali. (Applausi dai Gruppi FI e LFNP e del senatore Gubert).

BASINI. Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BASINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, devo dire, con la stima che gli ho sempre portato, che il senatore Rotelli ha dato una delle più eleganti dimostrazioni di come si possa difendere l’assurdo sul piano storico: egli ha infatti equiparato una semplicissima norma, volta a ricreare le condizioni di agibilità democratica per il referendum, a quelli che furono - e lo furono davvero - dei tentativi dei Governi dell’"Italietta" di forzare e, in una certa misura, predeterminare un risultato elettorale.

All’amico Rotelli voglio dire che i Ministri dell’interno di allora, che effettivamente facevano e vincevano le elezioni utilizzando le prefetture - cosa che valse a Giolitti il famoso epiteto di "Ministro della malavita" -, oggi sarebbero contro questo disegno di legge, perché esso ristabilisce una semplice verità: che non è corretto, non è elegante, non è gentile - mettiamola così, senatore Rotelli - far votare i morti e gli scomparsi. Le liste elettorali riportano, ad esempio, "Mario Rossi, America": non penso che lei, senatore Rotelli, vorrebbe che queste persone votassero. Ci sono ottimi motivi a favore del referendum e ottimi motivi contro, ma quello di considerare e conteggiare nel quorum coloro che non esistono non è un buon motivo, come non lo è la sua pregiudiziale.

Noi stiamo semplicemente cercando, in pendenza di una consultazione elettorale, di ristabilire condizioni di decente credibilità democratica (Applausi dai Gruppi DS, PPI, Verdi e Misto-RI ).

PRESIDENTE. Invito il relatore ed il rappresentante del Governo a pronunziarsi sulla questione pregiudiziale, avanzata dal senatore Rotelli.

BESOSTRI, relatore. Signor Presidente, essendo la pregiudiziale di decenza a me sconosciuta, sono contrario al suo accoglimento.

BIANCO, ministro dell'interno e per il coordinamento della protezione civile. Signor Presidente, onorevoli senatori, come è stato ricordato nell'ultimo intervento esistono molte buone ragioni per assumere una posizione favorevole o contraria rispetto al referendum del 21 maggio. E' pienamente legittimo che questa decisione sia assunta dal corpo elettorale.

Il Governo ha sottoposto tempestivamente all'esame del Senato questo disegno di legge, che è stato attentamente vagliato dalla Commissione affari costituzionali, dove ha ottenuto il voto favorevole di tutti i Gruppi parlamentari presenti, compreso quello di Forza Italia, e dove sono stati proposti due soli emendamenti da parte del relatore.

Il provvedimento era stato già iscritto all'ordine del giorno dell'Assemblea il 18 aprile scorso, ma non è stato possibile procedere all'esame in ragione dell'apertura della crisi di Governo. Il disegno di legge ha un solo obiettivo: consentire che non vengano computate ai fini del raggiungimento del quorum le persone iscritte nell'AIRE che non hanno alcun indirizzo (per esempio: Giuseppe Bianchi, Stati Uniti d'America; Ettore Neri, Argentina) o persone alle quali è stata spedita ben due volte la cartolina e non l'hanno ricevuta.

La ragione esclusiva che ispira il provvedimento è quella di procedere a una "pulitura" delle liste relativamente a persone che possono recarsi a votare nell'ipotesi in cui, per una qualunque ragione, contrariamente alla presunta irreperibilità, fossero in condizione di tornare immediatamente in Italia.

L'atteggiamento da parte degli uffici è stato di grande correttezza. Nessuno ha operato alcuna cancellazione ma, in osservanza di un principio di buona efficienza, ci si è adoperati affinché fossero impartite per tempo istruzioni che, qualora il Senato e la Camera dei deputati dovessero adottare le decisioni conseguenti, potrebbero consentirci di procedere a una revisione delle liste. Nel merito – lo ripeto – sarà il corpo elettorale a decidere; voglio ricordare soltanto una cifra: nella scorsa consultazione referendaria erano circa 2.500.000 gli elettori iscritti nell'AIRE, ma hanno votato solo in 13.000.

Si tratta a questo punto di un atto dovuto di rispetto nei confronti delle scelte del corpo elettorale. (Commenti del senatore Cirami e dal Gruppo LFNP).

 

Verifica del numero legale

PRESIDENTE. Invito il senatore segretario a verificare se la richiesta, precedentemente avanzata dal senatore Rotelli, risulta appoggiata dal prescritto numero di senatori, mediante procedimento elettronico.

(La richiesta risulta appoggiata).

Invito pertanto i senatori a far constatare la loro presenza mediante procedimento elettronico.

(Segue la verifica del numero legale).

Il Senato è in numero legale.

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 4551

PRESIDENTE. Metto ai voti la questione pregiudiziale, proposta dal senatore Rotelli.

Non è approvata.

Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Pastore. Ne ha facoltà.

PASTORE. Signor Presidente, data l'ora, se fosse possibile, preferirei intervenire domani mattina.

PRESIDENTE. D'accordo, senatore Pastore.

Rinvio dunque il seguito dell'esame del disegno di legge in titolo ad altra seduta.

Comunico agli onorevoli senatori che ho convocato per domani mattina alle ore 8,45 la Conferenza dei Capigruppo.

Interrogazioni, annunzio

PRESIDENTE. Invito la senatrice segretario a dare annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza.

THALER AUSSERHOFER, segretario, dà annunzio delle interrogazioni pervenute alla Presidenza, che sono pubblicate nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per le sedute di giovedì 4 maggio 2000

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi domani, giovedì 4 maggio, in due sedute pubbliche, la prima alle ore 9,30 e la seconda alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

Seguito della discussione del disegno di legge:

Disposizioni in materia di anagrafe degli italiani residenti all'estero e sulla revisione delle liste elettorali (4551) (Voto finale con la presenza del numero legale).

Discussione dei disegni di legge:

1. Ratifica ed esecuzione dei seguenti Atti internazionali elaborati in base all'articolo K. 3 del Trattato sull'Unione europea: Convenzione sulla tutela degli interessi finanziari delle Comunità europee, fatta a Bruxelles il 26 luglio 1995, del suo primo Protocollo fatto a Dublino il 27 settembre 1996, del Protocollo concernente l'interpretazione in via pregiudiziale, da parte della Corte di Giustizia delle Comunità europee, di detta Convenzione, con annessa dichiarazione, fatto a Bruxelles il 29 novembre 1996, nonchè della Convenzione relativa alla lotta contro la corruzione nella quale sono coinvolti funzionari delle Comunità europee o degli Stati membri dell'Unione europea, fatta a Bruxelles il 26 maggio 1997 e della Convenzione OCSE sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali, con annesso, fatta a Parigi il 17 dicembre 1997 (3915) (Approvato dalla Camera dei deputati).

2. Conversione in legge del decreto-legge 7 aprile 2000, n. 82, recante modificazioni alla disciplina dei termini di custodia cautelare nella fase del giudizio abbreviato (4575).

La seduta è tolta (ore 20,27).