Legislatura 14 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-06486
Azioni disponibili
Atto n. 4-06486
Pubblicato il 30 marzo 2004
Seduta n. 574
SODANO TOMMASO, VILLONE. - Ai Ministri delle attività produttive, del lavoro e delle politiche sociali e dell'interno. -
Premesso che :
in data 6 giugno 2001 il Consiglio di amministrazione dell'ATI deliberò la cessione dell'intero pacchetto azionario dell'Aticarta spa - proprietaria della cartiera di Pompei (stabilimento con all'epoca 260 dipendenti) e di altre due unità produttive in Roma e Rovereto - alla "Reno De Medici" spa, società quotata in borsa attraverso la sua controllata Europoligrafico spa;
in data 17 febbraio 2001 l'ATI comunicò alle organizzazioni sindacali la decisione assunta, prospettando l'assoluta convenienza della transazione poiché, secondo quanto sosteneva la proprietà, era possibile prevedere per l'Aticarta un piano di investimento, nel triennio 2002-2004, con un valore oscillante da un minimo di 19 miliardi ad un massimo di 49,5 miliardi di vecchie lire;
a garanzia dei livelli occupazionali la proprietà alienante adduceva un performance bond pari a 3 milioni di euro e un contratto di fornitura con l'ETI, per la produzione nazionale, in un periodo di tre anni (1° gennaio 2002 - 31 dicembre 2004);
la "Reno De Medici" spa otteneva l'acquisto a condizioni altamente favorevoli, con l'assicurazione di commesse e, secondo quanto è dato di sapere, anche con una discutibile metodica di calcolo del valore dell'acquisto, attraverso la sopravvalutazione del debito e la sottovalutazione del patrimonio;
la "Reno De Medici" spa, al fine di corrispondere alle richieste dell'advisor, per ottenere da questi una valutazione di congruità dell'offerta, giunse a prospettare non solo il mantenimento dei livelli occupazionali, ma addirittura il loro incremento, affermando che occorreva tener conto "che dal punto di vista della produzione di cartoncino, Pompei completa la copertura geografica del gruppo Reno De Medici per il Sud Italia, che si fermava allo stabilimento di Villa S. Lucia (Frosinone)";
allo stesso fine la "Reno De Medici" prospettava investimenti per 28 miliardi di vecchie lire nel solo stabilimento di Pompei;
tali impegni si sono rivelati infondati e falsamente prospettati e comunque si mostrano disattesi, se si considera come il numero di dipendenti della cartiera di Pompei, sotto la gestione "Reno De Medici", è passato dalle 260 unità alle 190 unità attuali;
la situazione si mostra ancora più drammatica in quanto, attraverso una politica di mercato a dir poco dissennata, segnata dal trasferimento ad altri stabilimenti del gruppo di macchinari strategici e dalla vendita sottocosto del prodotto di Pompei a società dello stesso gruppo "Reno De Medici", si è giunti oggi ad una situazione di perdita, la quale appare insieme largamente artificiosa e difficilmente rimediabile se lasciata nelle mani dell'attuale proprietà;
il disimpegno della proprietà nel promuovere ed attuare efficaci iniziative commerciali, maggiormente evidenziatosi con l'ingresso nel pacchetto azionario con quota maggioritaria di "Alerion spa" (ex Fincasa 44, operante nel settore immobiliare), lascia presagire che è ormai un dato incombente l'intenzione della "Reno De Medici" di chiudere lo stabilimento di Pompei, condotto strumentalmente in uno stato di grave difficoltà, ancora prima che siano esaurite le commesse assicurate all'atto del mutamento nella compagine proprietaria; a tal proposito va registrato che, pur nell'attuale generale contingenza sfavorevole, l'altro stabilimento del gruppo che produce tipologie di cartone identiche a quelle di Pompei - lo stabilimento di Magenta - lavora con maggiore regolarità;
tale intenzione sembra legata alla volontà di liberare i suoli sui quali insiste lo stabilimento di Pompei, rendendoli disponibili per una colossale operazione speculativa; già nello scorso dicembre, infatti, è stato venduto lo stabilimento di Barcellona ad una società immobiliare - al prezzo di 80 milioni di euro - per la realizzazione di un centro residenziale, ed analogo disegno sembra esserci per lo stabilimento di Ciriè (Torino), chiuso lo scorso mese;
il timore della chiusura della cartiera in una città come Pompei, già duramente colpita nell'immagine e che vede progressivamente dissolversi il suo apparato produttivo, sta generando grave allarme sociale, con conseguenze anche sul versante del mantenimento dell'ordine pubblico,
si chiede di sapere:
quali provvedimenti si intenda adottare per impedire che la cartiera di Pompei, tanto intensamente e indissolubilmente legata alla storia cittadina, cessi l'attività, e per conservare il posto di lavoro agli attuali dipendenti;
quali provvedimenti si intenda altresì adottare per verificare la regolarità e la congruità dell'operazione commerciale che ha visto il trasferimento della cartiera di Pompei dal gruppo ATI alla "Reno De Medici" spa;
a chi si intenda commettere l'accertamento sul mancato mantenimento degli impegni assunti dalla "Reno De Medici" all'atto dell'acquisto dell'opificio di Pompei, specie sul versante della conservazione e dell'incremento dei posti di lavoro, e quali misure possano essere adottate per perseguire eventuali responsabilità e abusi;
con quali misure si ritenga di fronteggiare la rabbia dei lavoratori e delle loro famiglie di fronte alla chiara elusione degli impegni assunti da parte della "Reno De Medici" spa ed alla prospettiva della disoccupazione e dell'impoverimento;
se non si ritenga di richiamare alle proprie responsabilità le autorità locali al fine di impedire che il sito sul quale sorge la cartiera di Pompei possa essere destinato alla speculazione edilizia, rendendo così vana l'inaccettabile manovra in atto.