Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 2-00419
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Atto n. 2-00419
Pubblicato il 19 ottobre 2016, nella seduta n. 704
DI BIAGIO - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento e degli affari esteri e della cooperazione internazionale. -
Premesso che:
il settore delle adozioni internazionali, già fiore all'occhiello della solidarietà di cui è capace l'Italia, che infatti risulta essere tra i primi Paesi nel mondo per numero di procedure adottive (seconda solo agli Stati Uniti d'America) si trova in situazione di grave criticità. Per quanto dal 2014 al 2015 si possa registrare una timidissima tendenza al rialzo, il crollo del numero di procedure adottive ha subito infatti un calo prossimo al 50 per cento dal 2010 al 2015: un dato che meriterebbe approfondimenti mirati, per delineare opportune strategie operative di reale presa in carico;
sebbene il trend negativo riguardi il sistema a livello mondiale, non si può fare a meno di rilevare che ogni Paese ha le sue specificità da risolvere, specificità che in Italia fanno capo anche alle lacune e anomalie normative del sistema, che stentano a trovare quella revisione e armonizzazione richiesta da anni e per la quale sono depositate nei 2 rami del Parlamento numerose proposte legislative, al fine di rendere pienamente efficace un'esperienza di solidarietà, che in molti casi si rivela un percorso ad ostacoli dai costi proibitivi per le famiglie adottive;
il quadro di generale sofferenza del settore è stato reso ancor più critico da un'impasse che sembrerebbe aver interessato la Commissione per le adozioni internazionali (CAI), dal 2013 al 2016, e che si è manifestata in una mancanza di collegialità e carenza di comunicazione e più in generale una dinamica gestionale, che ha alimentato perplessità e che è stata posta all'attenzione dei parlamentari di tutti gli schieramenti, non solo dagli operatori del comparto, ma anche e soprattutto dalle famiglie adottive e dai loro coordinamenti;
le anomalie gestionali, che hanno caratterizzato la CAI e fra le quali risalta ab origine la sovrapposizione della presidenza e della vicepresidenza, dal 2013 al giugno 2016, in una sola persona (la dottoressa Silvia Della Monica), sono state oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo, focalizzati anche sulle inevitabili conseguenze di tali criticità gestionali, non ultima la mancata convocazione della commissione stessa, che si è riunita un'unica volta in 3 anni, che hanno avuto riflessi considerevoli su tutto il comparto, ma anche nel contesto dei rapporti internazionali tra l'Italia e i partner stranieri;
in sede di audizione presso la II Commissione permanente (Giustizia) della Camera dei deputati, il 12 ottobre 2016, la dottoressa Della Monica ha inteso evidenziare come la mancanza di collegialità e la gestione, di fatto, monocratica della commissione negli ultimi anni fosse da ascrivere alla presenza di un conflitto di interessi interno alla commissione, per cui uno dei 22 commissari, il Forum delle associazioni familiari, avendo nel suo direttivo il rappresentante di un ente di adozione, avrebbe mancato nel requisito di terzietà, rispetto alle decisioni eventualmente prese;
fermi restando i dubbi circa l'efficacia della normativa, che non consente di superare una simile banale circostanza, bloccando per 3 anni un organismo di 22 elementi per le criticità di uno solo di loro, tale anomalia, che peraltro non sarebbe un unicum all'interno di un organo in cui presidente e vicepresidente sono la stessa persona, avrebbe di fatto nuociuto al principio di collegialità alla base della commissione, rendendone impossibile l'esercizio di quella "pienezza di funzioni" che la stessa vice presidente Della Monica ha avuto modo di evidenziare quale "presidio pubblico a tutela dei diritti dei minori" nella sede citata;
in sede di audizione sono state altresì riferiti fatti e circostanze molto gravi, che avrebbero interessato le adozioni nella Repubblica democratica del Congo, che meriterebbero un ulteriore approfondimento nelle sedi competenti e che destano numerose perplessità, laddove si è riferito di un supposto "traffico di bambini", richiamando esplicitamente un'inchiesta condotta da "l'Espresso", attraverso una serie di articoli usciti prima dell'estate e sposandone le tesi, con l'affermazione esplicita: "l'inchiesta pubblicata da Fabrizio Gatti su L'Espresso riporta fatti gravissimi di cui la Commissione è pienamente consapevole";
l'avvaloramento dell'indagine de "l'Espresso" in una sede istituzionale, quale la Commissione Giustizia della Camera dei deputati e da parte di una figura di rilievo, quale la vice presidente, già presidente, della CAI, rappresenta un passaggio a parere dell'interpellante quantomeno incauto e carico di significato, che rischia di suscitare un inutile quanto dannoso caso diplomatico, poiché la sedicente inchiesta giornalistica condotta da "l'Espresso" avrebbe coinvolto, con gravose e ingiustificate insinuazioni relative a un presunto comportamento criminale, lo stesso presidente del Tribunale dei minori di Goma, il magistrato Charles Wilfred Sumaili Kanyongolo;
a tali insinuazioni avrebbero fatto seguito 2 note dello scorso agosto, l'una dello stesso presidente del Tribunale per i minorenni di Goma, l'altra del procuratore generale di Goma, Daniel Saleh Katamea, nelle quali, oltre a deprecare, come false, le ipotesi elaborate dalla testata, parlando altresì di "fatti mai esistiti", si farebbe viceversa esplicita sanzione di "agitazioni provocate" dal presidente pro tempore della CAI, attraverso referenti della commissione stessa in territorio congolese, stigmatizzando un comportamento negativo da parte di tali referenti fatto di "assalti ai Centri ed orfanatrofi" posti sotto la tutela del presidente del Tribunale dei minori di Goma, in aperta violazione della sovranità e della legge congolese;
la nota del presidente del Tribunale dei minori di Goma, nel menzionare comportamenti apertamente illeciti adottati dalla commissione in territorio congolese, evidenzierebbe il fatto che in un secondo momento, "a partire dal maggio 2016", la commissione avrebbe deciso di "ritornare alla legalità", intraprendendo i percorsi previsti dalla normativa vigente e in particolare il confronto con le autorità competenti sul territorio, nello spirito di collaborazione tipico del partenariato vigente, che ha consentito al tribunale di procedere con l'ordinanza n. 1669/2016 del 20 maggio 2016 sbloccando alcune pratiche adottive e consentendo ai minori adottati di venire in Italia: un positivo risultato che attende di essere completato attraverso l'invio al Tribunale medesimo dei rapporti trimestrali post adozione per ciascun bambino;
è opportuno evidenziare che tra i destinatari della nota di chiarimento da parte del presidente del Tribunale dei minorenni di Goma, datata 13 agosto 2016 e tesa a sconfessare, punto per punto, le presunte evidenze fornite da "l'Espresso", qualificate come "accuse infamanti", e la stessa dinamica degli eventi citati, figurerebbero, tra gli altri, la stessa commissione, oltre al primo presidente della Corte d'appello del Nord-Kivu a Goma, all'ambasciatore d'Italia a Kinshasa e agli enti coinvolti nei racconti de "l'Espresso";
lascia ulteriormente perplessi, dunque, il comportamento tenuto in sede di audizione dalla presidente della CAI che, pur essendo evidentemente a conoscenza dei fatti nella loro completezza, inclusa l'autorevole smentita da parte del presidente del Tribunale dei minori di Goma, avrebbe inteso avvalorare discutibili elucubrazioni giornalistiche, piuttosto che attenersi alla realtà dei fatti o comunque ad un atteggiamento di maggiore e prudenziale cautela, che sarebbe stato sicuramente più apprezzabile;
è opportuno evidenziare che le medesime tesi sono state esplicitamente categorizzate come "dichiarazioni false e menzognere" caratterizzate da "deficit di informazione e malafede", anche dal procuratore del Tribunale di grande istanza di Goma, nella nota inviata il 30 agosto 2016 all'ambasciatore d'Italia a Kinshasa, all'articolista de "l'Espresso", nonché al direttore del medesimo giornale;
è opportuno ricordare che la vicenda delle adozioni in Repubblica democratica del Congo, già oggetto di numerosi atti di sindacato ispettivo da parte dell'interpellante e di numerosi altri parlamentari, ha suscitato numerose perplessità, proprio in relazione alla gestione delle numerose problematiche che hanno caratterizzato la crisi congolese dove, a partire dal 25 settembre 2013, erano in vigore norme di sospensione di tutte le operazioni legate all'adozione internazionale e alle autorizzazioni di uscita dei minori adottati, di cui alla lettera n. 06/DG/DGM/1330/DCPF/155/013 della Direzione generale della migrazione;
pur apprezzando l'esito, in ultima istanza, felice della vicenda congolese, non si può fare a meno di segnalare la gravità delle dinamiche che l'hanno contraddistinta e continuano a contraddistinguerla, anche per l'atteggiamento poco chiaro della stessa commissione in merito, che, alla luce delle evidenze esposte, rischia di generare un caso diplomatico di non secondaria rilevanza, con particolare riferimento alla violazione della sovranità del Paese partner, alla totale mancanza di rispetto delle più elementari regole di diplomazia internazionale e al coinvolgimento di referenti, per la CAI, che agli occhi del presidente del Tribunale dei minori di Goma risulterebbero di dubbia affidabilità, quali ad esempio la signora Bénédicte Mujawimana, già oggetto di atti di sindacato ispettivo da parte dell'interpellante, volti a chiarire le poco trasparenti dinamiche legate all'operato della stessa;
desta peraltro forte perplessità la totale assenza, in tutti i tasselli del quadro definito, di un pur minimo riferimento ad un eventuale coordinamento con la rappresentanza diplomatica d'Italia in sede locale: un dato che deve portare a riflettere necessariamente anche sull'equilibrio delle rappresentanze e delle competenze in seno alla CAI, nonché sul coinvolgimento e coordinamento efficace in sede operativa con le rappresentanze diplomatiche dell'Italia all'estero, anche al fine di pregiudicare i rapporti di partenariato, aggravando ulteriormente situazioni potenzialmente delicate;
per quanto riguarda la configurazione normativa, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2007, n. 108, la CAI fa capo ex lege alla Presidenza del Consiglio dei ministri e al suo interno la presenza del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è coinvolta solo nel numero di uno fra i 22 membri della CAI: un dato evidentemente stridente con il fatto che, in sede locale, le competenze di gestione dei rapporti e cooperazione sono incardinate preso la rete diplomatica;
tutto il quadro delineato deve portare a riflettere in generale sull'opportunità, anche alla luce del recente avvicendamento ai vertici della CAI, ufficializzato il 21 giugno 2016, di aprire una nuova sorta di stagione fondativa dell'adozione internazionale che, nel confronto aperto e propositivo con tutti gli attori coinvolti nelle diverse dimensioni dell'adozione internazionale, famiglie, commissione, Ministero degli affari esteri ed enti accreditati, consenta di riprendere le fila di quella sinergia che deve necessariamente fare da sfondo alla solidarietà nei confronti del minore abbandonato per renderne pienamente effettivi gli obiettivi di tutela;
in sede di audizione presso la Camera dei deputati, lo scorso 20 luglio, il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento con delega in materia di adozioni internazionali e pari opportunità, Maria Elena Boschi, in qualità di nuovo presidente della Commissione per le adozioni internazionali, ha evidenziato l'intento di convocare la commissione entro il mese settembre, riprendendo altresì "un rapporto di maggior confronto, collaborazione e periodicità anche con gli enti" e tuttavia tale convocazione ancora non sembra profilarsi all'orizzonte,
si chiede di sapere:
se il Governo sia a conoscenza di quanto evidenziato in premessa;
se non ritenga opportuno riferire circa il contenuto delle citate note, del 13 e 30 agosto 2016, quantomeno ai componenti della Commissione Giustizia della Camera dei deputati, al fine di garantire loro una maggiore completezza di informazioni sulle problematiche evidenziate;
quali iniziative abbia intenzione di attivare per rettificare le spiacevoli situazioni descritte e garantire il prosieguo di positivi rapporti di collaborazione e partenariato con la Repubblica democratica del Congo, segnatamente in tema di adozioni internazionali, evitando l'aggravarsi di un caso diplomatico;
se non si ritenga opportuno convocare quanto prima la Commissione e avviare nuova stagione fondativa dell'adozione internazionale che, nel confronto aperto e propositivo con tutti gli attori coinvolti nelle diverse dimensioni dell'adozione internazionale (famiglie, Commissione, Ministero degli affari esteri ed enti accreditati) consenta di riprendere le fila di quella imprescindibile sinergia che deve fare da sfondo alla solidarietà nei confronti del minore abbandonato, per renderne pienamente effettivi gli obiettivi di tutela.