Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04856

Atto n. 4-04856

Pubblicato il 19 novembre 2015, nella seduta n. 539
Risposta pubblicata

CAPPELLETTI , GIROTTO , GAETTI , BERTOROTTA , DONNO , BUCCARELLA , ENDRIZZI , SANTANGELO , MORONESE , NUGNES , MORRA , PAGLINI , PUGLIA , TAVERNA , GIARRUSSO - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. -

Premesso che:

in data 28 gennaio 2014, nella seduta n. 176 del Senato, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha presentato l'interrogazione 4-01564, in cui si chiedeva ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute di determinare limiti specifici per la presenza di PFOA (acido perfluoroottanoico) e PFOS (perfluorottano sulfonato) all'interno di reti idriche potabili;

in data 1° luglio 2014, il Ministro dell'ambiente ha risposto alla citata interrogazione, precisando che "Il gruppo tecnico di lavoro appositamente istituito nel dicembre 2013 dovrebbe provvedere entro l'estate del 2014 alla definizione, per quanto qui interessa, degli SQA per parte dei composti fluorurati";

successivamente, in data 11 marzo 2015, nella seduta n. 407, del Senato, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha presentato, senza ricevere alcuna risposta, l'interrogazione 4-03610, in cui si chiedeva ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute un aggiornamento sulla determinazione degli standard di qualità ambientale e sugli esiti conseguiti dal suddetto gruppo tecnico di lavoro;

considerato che a quanto risulta agli interroganti:

nella deliberazione della Giunta regionale del Veneto n. 1517 del 29 ottobre 2015 si legge: "I protocolli di intervento istituzionali per l'analisi e la gestione del rischio, a seguito del rilevamento in matrici ambientali di interesse sanitario di sostanze indesiderate potenzialmente pericolose per la salute, devono garantire in parallelo, il massimo rigore scientifico e metodologico per definirne la diffusione, le sorgenti e gli impatti (Risk Assessment) e contestualmente devono vedere da subito attivati tutti gli strumenti a disposizione per contenere e ridurre l'esposizione diretta ed indiretta della popolazione (Risk management). Dinnanzi al manifestarsi di un evento di contaminazione correlato a sostanze potenzialmente pericolose per la salute, l'azione delle istituzioni pubbliche deputate al controllo ambientale ed alla conseguente tutela della salute devono infatti procedere immediatamente modulando un percorso da affinare nel tempo, garantendo nel contempo misure a tutela della salute collettiva che siano orientate al principio della massima precauzione";

inoltre la deliberazione precisa: "Con riferimento alla presenza delle sostanze PFAS nelle acque destinate al consumo umano, il Ministero della salute con nota del 29 gennaio 2014, prot. n. 0002565, sulla base del parere dell'Istituto Superiore di Sanità del 16 gennaio 2014, prot. n. 0001584, ha indicato i livelli di performance (obiettivo) nei valori di seguito specificati: PFOS: ? 0,03 µg/litro; PFOA: ? 0,5 µg/litro; altri PFAS: ? 0,5 µg/litro. Tali livelli sono stati acquisiti dalla Regione del Veneto con D.G.R. n.168 del 20 febbraio 2014. Di recente, con parere dell'11 agosto 2015, prot. n. 0024565, l'Istituto Superiore di Sanità ha indicato i livelli di performance per le acque destinate al consumo umano relativamente ai composti acido perfluorobutansolfonico (PFBS) e acido perfluorobutanoico (PFBA) enucleati dalla somma "altri PFAS". Secondo quanto espresso nel parere, le concentrazioni nelle acque destinate al consumo umano di PFBA fino a 0,5 µg/L e di PFBS fino a 0,5 µg/litro, non configurano rischi per la salute umana. Mentre per quel che riguarda gli "altri PFAS" viene confermato il rispetto del valore di performance di 0,5 µg/litro e per PFOS e PFOA vengono confermati i valori di performance già indicati. Tali indicazioni vengono pertanto acquisite, sottolineando che esse vanno applicate tenendo conto dell'intero contenuto del parere dell'Istituto superiore di Sanità in quanto contesto di riferimento delle valutazioni in esso espresse";

considerato inoltre che:

si apprende da fonti di stampa che i risultati del monitoraggio dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nella catena alimentare veneta confermerebbero che anche gli alimenti di consumo quotidiano, oltre all'acqua potabile, sono contaminati. In particolare il 10 per cento circa di campioni di pesci e insalata, prelevati nell'ambito del citato monitoraggio nella catena alimentare veneta, risulterebbero pesantemente contaminati da PFAS e soprattutto da PFOS, che è stato bandito dal commercio nei primi anni 2000, a causa della sua pericolosità. La sua persistenza a distanza di tanto tempo indica che oramai le falde, la terra e la catena alimentare sono state contaminate in modo forse irreversibile;

le note rese dall'ISS - Istituto superiore Sanità (prot. 11 agosto 2015-0024565, prot. 23 giugno 2015-0018668, 7 giugno 2013-0022264) e dal Ministero della salute (prot. 0002565-P-29 gennaio 2014) evidenziano la sussistenza concreta di una situazione di danno ambientale, inteso come deterioramento misurabile di risorse naturali rispetto alle loro condizioni originarie e rispetto ai servizi attesi;

a giudizio degli interroganti i nuovi "valori" di PFBA e PFBS non avrebbero alcun fondamento scientifico; inoltre i PFAS a catena corta sembrerebbero essere altrettanto pericolosi di quelli vecchi,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo, in relazione alle criticità esposte in premessa, intendano verificare che vi sia un sistema efficace di monitoraggio;

con quali modalità intendano scongiurare la presenza sul mercato di alimenti contenenti sostanze contaminanti;

quali provvedimenti, nell'ambito delle rispettive attribuzioni, intendano assumere per l'adozione immediata delle azioni previste dalla parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006 e segnatamente di quelle disciplinate dagli artt. 301 e 305;

quali misure urgenti di competenza intendano adottare per eliminare dal mercato tutti gli alimenti che, dal monitoraggio, risultano essere pesantemente contaminati da sostanze cancerogene;

se non considerino, nell'ambito delle proprie competenze, di dover avviare con urgenza uno screening sanitario delle popolazioni coinvolte, come avvenuto negli Stati Uniti, con il caso "DuPont";

se non intendano stabilire immediatamente valori limite per tutti i PFAS, che siano compatibili con la salvaguarda della salute della popolazione esposta, superando i limiti di performance proposti finora.