Legislatura 16 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-08745

Atto n. 4-08745

Pubblicato il 22 novembre 2012, nella seduta n. 841

LANNUTTI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e ai Ministri della giustizia e dell'interno. -

Premesso che:

continua a far discutere, dopo 20 anni, l'inchiesta dell'ex procuratore capo Agostino Cordova;

scrive Antonio Massari per "il Fatto Quotidiano" il 19 novembre 2012: «"Ha dimestichezza con Internet? Sa che digitando su Google le parole 'Cordova', 'massoneria' e 'flop', il web sforna migliaia di documenti?". "La domanda non è ammessa!" interviene il giudice, Giuseppa Ferrucci, stoppando l'avvocato. Nel frattempo Agostino Cordova risponde comunque che no, Internet non lo usa, precisando di aver "applicato la legge sempre in modo inflessibile". Affermazione che fa sobbalzare Antonio Perfetti, gran maestro aggiunto del Goi, il Grande Oriente d'Italia, la loggia di Palazzo Giustiniani, che siede a due metri dall'ex procuratore capo di Palmi: "Da questo processo - dirà alla fine dell'udienza - dipende la dignità e l'orgoglio del Goi". A 20 anni esatti dall'inizio di questa storia - il fascicolo di Cordova sulla massoneria fu aperto il 16 ottobre 1992 - il capo massone e l'ex procuratore tornano a scontrarsi: in un'aula di giustizia. Siamo alla stretta finale. Alla salvezza dell'onore. Da entrambi i lati: Cordova rivendica il rigore del suo lavoro, Perfetti ambisce al crisma della persecuzione, subìta dal Goi, per mano giudiziaria. Tutto poggia su una denuncia per diffamazione, presentata da Cordova contro Perfetti, per via di un'intervista che il Gran Maestro ha rilasciato due anni fa accusando il procuratore d'aver sperperato denaro pubblico, d'aver privilegiato l'indagine sulla massoneria lasciando morire i fascicoli contro i delinquenti. Lamentando perquisizioni e sequestri senza alcun titolo. Così ogni domanda diventa un processo sul processo. Nel '92 tutto nacque da un'intercettazione: un mafioso pugliese chiedeva l'aiuto di Licio Gelli per aggiustare il processo di due criminali. Da lì si giunse alla super loggia coperta. Oggi l'avvocato di Perfetti insinua la totale incapacità di Cordova con una semplice domanda: "Conosce la differenza tra massoneria regolare e deviata?". Cordova sarà pure anziano ma è combattivo. L'udito è indebolito e la memoria - ammetterà più tardi - gli difetta un pò da quando gli hanno impiantato cinque bypass. "Nel Grande oriente d'Italia c'erano 7mila massoni coperti. Poi questo procedimento fu trasferito a Roma: per ragioni che tuttora ignoro. Sono trascorsi vent'anni, ho prodotto i documenti, non posso ricordare tutto con precisione", risponde l'uomo che istruì - incassando una lunghissima sfilza di archiviazioni - la più corposa inchiesta mai svolta sulla massoneria. E questa è la resa dei conti, dinanzi a un giudice che fatica a tenere i due contendenti sul tema del contendere senza riaprire il vaso di Pandora: impresa impossibile, poiché è proprio lì, in quel vaso, il corpo della diffamazione. Entra in aula un'altro teste chiamato da Cordova - che è assistito dall'avvocato Michele Miccoli - e siede per essere interrogato: "Mi chiamo Francesco Neri". Nel '92 era un sostituto di primo pelo: oggi - dopo aver istruito, tra i tanti, il fascicolo sulla strage di Ustica - è consigliere della Corte d'Appello di Roma. Negli occhi gli leggi l'affetto e la riconoscenza che si deve al vecchio maestro. "Cosa ricorda della perquisizione al Goi?". "Ad aprirmi la porta fu Giorgio de Stefano". Cala il silenzio: parliamo del fratello del Mammasantissima di Reggio Calabria, tra i capi di una guerra che costò 200 morti. L'avvocato Vigna incassa e punge sul punto più incredibile. Perfetti sostiene che siano avvenute perquisizioni senza mandato, sequestri senza deleghe, con la sparizione di oggetti sequestrati. "Sempre tutto regolare" spiega Neri. "Dalla Loggia Fratelli Bandiera - dice Perfetti dopo l'udienza - è sparito materiale da collezione". È per questo che Vigna domanda a Cordova: "Tutto ciò che fu sequestrato finì a Roma? O qualcosa fu custodito nel palazzo di giustizia di Palmi?". Un'accusa incredibile, che sarà vagliata, se qualcuno oserà pronunciarla nel prossimo scontro in aula. Che si aprirà con un colpo di scena. Cordova ha presentato il documento che certifica: Perfetti non fu mai indagato»;

considerato che:

scriveva il 9 settembre 2009 Rita Pennarola per "la Voce delle Voci": «Negli ultimi vent'anni le inchieste sulla massoneria coperta che hanno fatto maggior clamore sono due e portano rispettivamente la firma di Agostino Cordova (inizio anni '90) e di Luigi De Magistris (2007-8). Partiamo da Cordova, un protagonista del pianeta giustizia in Italia cui - secondo attenti osservatori - proprio quelle indagini sono costate assai care, dal punto di vista della carriera e anche della salute. 26 ottobre 1992, Agostino Cordova, ancora in servizio alla Procura di Palmi (la Calabria, sempre...), pone sotto sequestro il computer del Grande Oriente d'Italia, contenente l'archivio elettronico di tutte le logge massoniche italiane. Così manda i militari a piantonare l'apparecchio, dal momento che gli esperti ritengono rischioso trasferirlo da Roma a Palmi, per il possibile danneggiamento dei files. Cosa era successo? Nell'ambito di una delicata indagine sulla mafia Cordova ritiene necessario acquisire gli elenchi degli iscritti alla massoneria calabrese. A Villa Vascello, sede del Grande Oriente nella capitale, di fronte all'ordine della Procura vengono stampati e consegnati gli elenchi ufficiali. Ma un militare esperto d'informatica spedito a Roma da Cordova scopre l'esistenza, nel computer, di una memoria "coperta". "Procuratore, ci vogliono fare fessi, che faccio?", è il senso della telefonata. E Cordova, dall'altro capo del filo, dispone ad horas il primo "piantonamento informatico" della storia giudiziaria italiana. Si trattava anche della prima applicazione - dieci anni dopo la sua entrata in vigore - della legge Anselmi che vieta le società segrete e punisce fino a cinque anni di carcere chi le organizza. Gustavo Raffi, oggi gran maestro del GOI, era all'epoca avvocato della massoneria. Insieme al collega e confratello Enzo Gaito invia una secca smentita agli organi di stampa: niente elenchi coperti. Ma i nomi erano stati già acquisiti dalla Procura. Provvidenziale arrivò l'ordine di trasferire per competenza a Roma le indagini. E ancor più salvifico fu il ruolo del pm che venne delegato. Era Augusta Iannini, moglie di Bruno Vespa, che sarebbe diventata di lì a poco personalità di spicco a via Arenula nei governi (...) Berlusconi. Quell'inchiesta naufraga nel 2001 in una colossale archiviazione. "E da allora - raccontò Cordova alla Voce in un'intervista di qualche anno fa, alla vigilia del suo trasferimento forzato dalla Procura di Napoli - quei faldoni sono rimasti a marcire dentro i sotterranei di Piazzale Clodio". Quanto a lui, l'ex "minotauro" descritto da Giorgio Bocca nell'Inferno, oggi è un anonimo magistrato di Cassazione, dopo le ripetute punizioni inflittegli dal Csm. E nel cuore malandato porta due o tre bypass»;

l'ex procuratore capo Agostino Cordova fu trasferito per incompatibilità ambientale e funzionale ed espulso da quello stesso Consiglio superiore della magistratura, che prima lo aveva osannato con un elogio a giudizio dell'interrogante cerchiobottista (4-07240);

Cordova, magistrato serio, ha ottenuto numerosi successi combattendo contro la 'ndrangheta, i colletti bianchi, la borghesia mafiosa, la zona grigia, l'imprenditoria collusa e corrotta, i servizi segreti deviati e la massoneria;

considerato inoltre che a giudizio dell'interrogante:

non risultano chiari i motivi per cui Agostino Cordova, nonostante le innumerevoli lodi ricevute per il suo encomiabile lavoro, invocato come "salvatore", preferito per la superprocura addirittura a Giovanni Falcone, ritenuto per la sua integerrima carriera di magistrato, un valido, prestigioso ed imparziale baluardo di legalità, non condizionabile da fattori di natura politica, sia stato estromesso dall'ufficio e non è certo che a tale rimozione non abbiano contribuito le potenti logge massoniche coperte, le cui attività spesso eversive e illecite lo stesso Cordova ha aiutato a svelare;

non sono chiare le ragioni in base alle quali Agostino Cordova fu dichiarato incompatibile con l'ambiente e con le funzioni vista anche l'ispezione del Ministero della giustizia che riconosceva un notevole recupero di efficienza dell'attività giurisdizionale grazie al grosso sforzo organizzativo compiuto dal Procuratore della Repubblica dottor Agostino Cordova per risolvere i problemi causati dalla unificazione della Procura della Repubblica presso il Tribunale con la Procura della Repubblica presso la Pretura (4-07240),

si chiede di sapere se il Governo non ritenga opportuno attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, anche al fine di prendere in considerazione ogni eventuale sottovalutazione di significativi profili di accertamento.