Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-02655

Atto n. 3-02655 (in Commissione)

Pubblicato il 24 giugno 2021, nella seduta n. 341

LANNUTTI - Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dell'economia e delle finanze. -

Premesso che:

l'Istituto nazionale per la previdenza dei giornalisti italiani (INPGI) si trova in lenta, graduale ed inesorabile agonia, anche a causa dello svuotamento dalle redazioni di giornalisti di quotidiani, periodici e agenzie di stampa, per effetto di prepensionamenti, susseguitisi a catena soprattutto dal 2009 in poi, con conseguente drastica riduzione dei lavoratori subordinati, assunti a tempo indeterminato, che da tempo sono stati sostituiti da giornalisti lavoratori autonomi con versamento di contributi nelle casse dell'INPGI 2. Ente che registra, invece, un boom di iscritti e con casse piene;

il 2020 si è chiuso "in rosso" per il quarto anno di fila a meno 242,2 milioni di euro. La gestione previdenziale, cioè le entrate contributive meno le uscite per pagare le pensioni, è invece negativa da 10 anni e l'anno scorso è arrivata a meno 188 milioni. La riserva tecnica di 1,144 miliardi di euro basta appena a coprire due annualità delle attuali pensioni;

quindi, nonostante, la cassa di previdenza dei giornalisti ha evitato finora il commissariamento. E ora che, a fine giugno 2021, viene a scadere il termine dell'ultimo rinvio per procedere alla nomina di un commissario dell'ente, con un chiaro mandato per la messa in sicurezza dell'Istituto, che è sottoposto alla vigilanza del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e di quello dell'economia e delle finanze, è spuntato un emendamento al decreto "sostegni bis" che chiede un'altra proroga di sei mesi, fino al 31 dicembre 2021;

a giudizio degli interroganti è evidente che, se la norma dovesse passare, avrà l'effetto di dare altro tempo ai vertici della cassa di previdenza giornalistica, ma anche agli editori. Questi ultimi, infatti, non vedono certo di buon occhio un commissariamento che potrebbe frenare i prepensionamenti che si vanno preparando ora che il beneficio della "cassa COVID" è esaurito;

considerato che:

solo pochi mesi il consiglio generale della Federazione italiana editori giornali (FIEG) aveva ribadito l'assoluta insufficienza degli interventi previsti nella legge di bilancio per il 2021 a fronte di una crisi dell'editoria aggravata dalla pandemia. È bene ricordare che con la legge di bilancio erano stati stanziati 370 milioni di euro fino al 2027 per i prepensionamenti di giornalisti e poligrafici e complessivamente 109 milioni per il 2020 per la filiera editoriale. A questi si sono aggiunti 125 milioni di euro nei vari decreti emergenziali che si sono succeduti, sotto forma di crediti di imposta per gli investimenti pubblicitari, per i servizi digitali, la tax credit per le edicole oltre che una serie di misure che hanno garantito l'accesso alla cassa COVID coperta dallo Stato. La legge di bilancio per il 2021 ha consolidato questi impegni per l'ammontare di 100 milioni di euro, di cui 25 milioni per sostenere gli abbonamenti cartacei e digitali sotto forma di voucher alle famiglie con basso reddito;

il commissariamento è visto da molti come "fumo negli occhi". Tanto che sono molte le proposte avanzate finora per evitarlo. Tra queste, vi è quella che prevede l'arrivo anticipato nell'INPGI 1 di tutti i lavoratori della filiera dell'editoria, oltre ai "comunicatori", che tra privati e pubblici, raggiungono circa 14.500 addetti. Un trasferimento che è previsto dall'art. 16-quinquies della legge n. 58 del 2019, ma a partire dal 2023. Quest'ipotesi però trova indisponibili tanto gli interessati quanto i loro rappresentanti sindacali, a fronte di un problema non solo di frammentarietà delle posizioni contrattuali e quindi previdenziali dei lavoratori dell'editoria, che anzi andrebbe affrontato, ma anche e soprattutto di garanzia pubblica delle pensioni. L'ampliamento della platea degli iscritti porterebbe comunque pochi benefici alle magre casse dell'Istituto, visto che si tradurrebbe in nemmeno 20 milioni di euro di benefici all'anno per un quinquennio;

altra proposta sul tavolo messa a punto per incassare quella liquidità necessaria alla sopravvivenza dell'ente consisterebbe nel trasferire gli immobili del fondo immobiliare in una SICAF (società di investimento a capitale fisso) al 51 per cento della gestione separata (INPGI 2) e al 49 per cento della gestione principale (INPGI 1). In pratica, i soldi dei giornalisti collaboratori andrebbero a "finanziare" le esigenze di cassa della gestione dei giornalisti dipendenti,

si chiede di sapere:

quali interventi urgenti si intenda intraprendere per evitare il crac finanziario dell'INPGI 1;

se si intenda intervenire per evitare che vi sia una nuova proroga al 31 dicembre 2021 della situazione attuale, che finirebbe per rappresentare un ulteriore motivo di depauperamento delle già provate casse dell'INPGI 1, visto che per gli editori sarebbe l'occasione per procedere con altri prepensionamenti;

se si intenda trovare una soluzione che salvaguardi l'INPGI 1 e quindi se si ritenga inevitabile e doveroso, come imposto dal decreto legislativo n. 509 del 1994, il commissariamento dell'Istituto e il relativo passaggio alla gestione pubblica, sotto l'egida dell'INPS.