Legislatura 15ª - Relazione N. 1184-A (ALLEGATO 2-I)

SENATO DELLA REPUBBLICA

    ———– XV LEGISLATURA ———–

    

N. 1184-A
 


ALLEGATO 2-I

RELAZIONE DELLA 5ª COMMISSIONE PERMANENTE

(PROGRAMMAZIONE ECONOMICA, BILANCIO)

 


SUL

DISEGNO DI LEGGE

Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2007
e bilancio pluriennale per il triennio 2007-2009 (n. 1184)

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ALLEGATO 2-I

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ORDINI DEL GIORNO

esaminati dalle Commissioni competenti in sede consultiva, alle tabelle degli stati di previsione ed al disegno di legge finanziaria, con indicazione del relativo esito procedurale

 


ORDINI DEL GIORNO ACCOLTI DAL GOVERNO
O APPROVATI DALLE COMMISSIONI

 

 

Disegno di legge di bilancio

– Stato di previsione del Ministero della giustizia (Tabella 5)

(0/1184/1/2ª/Tab.5)

Di Lello Finuoli, Boccia Maria Luisa, Vano

Accolto dal Governo (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

            preso atto che, nell’ambito dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007, il capitolo 1081 è interessato da un aumento in termini di competenza dell’ordine di circa 2000 euro;

            rilevato che in tale capitolo sono comprese le spese per indagini, studi e ricerche;
            sottolineando l’importanza che le indagini statistiche rivestono al fine di garantire la migliore efficienza dell’amministrazione della giustizia;

        impegna il Governo:
            ad assumere i 40 vincitori del concorso pubblico per statistico, indetto con bando del 4 luglio 2003 del Ministero della giustizia, ed ingiustificatamente allo stato ancora non assunti, non essendo venute meno le esigenze di utilizzazione di tali figure professionali».

 

(0/1184/2/2ª/Tab.5)

Di Lello Finuoli, Boccia Maria Luisa, Vano

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

            preso atto che, nell’ambito dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007, il capitolo 1151 è interessato da una riduzione in termini di competenza dell’ordine di circa 72000 euro;

            rilevato che in tale capitolo sono comprese le spese per la gestione e il funzionamento del sistema informativo;
            ribadito che l’efficienza del sistema informativo rappresenta oggi una risorsa fondamentale per la piena funzionalità dell’amministrazione della giustizia,

        impegna il Governo:
            a riconsiderare i meccanismi di gestione dell’assistenza tecnica unificata per il Ministero della giustizia, assumendo sistemisti informatici mediante procedure concorsuali ad evidenza pubblica, anziché farli reclutare da società di assistenza esterne, del tutto inidonee a garantire la necessaria formazione, l’aggiornamento e la progressione in carriera dei sistemisti, in quanto tali aziende rappresentano delle mere società di intermediazione del lavoro, il cui utilizzo determina peraltro un ulteriore ed ingiustificato incremento delle spese del Ministero, tale da creare altresì una categoria di lavoratori precari, privi di garanzie come del giusto riconoscimento professionale».

 

(0/1184/3/2ª/Tab.5)

Boccia Maria Luisa, Di Lello Finuoli, Vano

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007,
            preso atto che il capitolo 1360 è interessato da una riduzione in termini di competenza dell’ordine di circa 100 milioni di euro;

            rilevato che in tale capitolo sono comprese le spese per il gratuito patrocinio;
            riaffermato che l’istituto del gratuito patrocinio rappresenta una concreta forma di tutela delle fasce deboli della società, a garanzia del diritto inviolabile alla difesa,

        impegna il Governo:
            a limitare al minimo le conseguenze derivanti dalla riduzione in parola con riferimento all’effettiva garanzia dell’erogazione del gratuito patrocinio agli aventi diritto».

 

(0/1184/4/2ª/Tab.5)

Boccia Maria Luisa, Di Lello Finuoli, Vano

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007,
            preso atto che il capitolo 1768 è interessato da una riduzione in termini di competenza dell’ordine di circa 38000 euro;

             rilevato che in tale capitolo sono comprese le spese per gli interventi relativi al trattamento sociosanitario, al recupero ed al reinserimento dei detenuti tossicodipendenti e di quelli affetti da infezione HIV;
            sottolineando come l’assistenza sanitaria e le misure volte, al recupero ed al reinserimento sociale dei detenuti rappresentano dei provvedimenti essenziali al fine di garantire diritti inviolabili della persona,

        impegna il Governo:
            a limitare al minimo le conseguenze derivanti dalla riduzione in parola con riferimento all’effettiva garanzia dei diritti alla salute ed al reinserimento sociale dei detenuti».

 

(0/1184/5/2ª/Tab.5)

Boccia Maria Luisa, Di Lello Finuoli, Vano

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007,
            preso atto che il capitolo 7020 è interessato da un incremento in termini di competenza dell’ordine di circa 100 milioni di euro;

             rilevato che tale capitolo concerne un fondo da ripartire per le spese dell’edilizia penitenziaria e giudiziaria;
            sottolineando come le strutture penitenziarie esistenti sul territorio nazionale versino in condizioni di rilevante precarietà e disagio,

        impegna il Governo:
            a privilegiare nell’ambito della ripartizione del suddetto fondo la ristrutturazione ed il miglioramento delle strutture penitenziarie già esistenti, rispetto alla costruzione di nuovi istituti di pena».

 

(0/1184/6/2ª/Tab.5) (già emendamento 2ª-5.Tab.5.1)

Boccia Maria Luisa, Di Lello Finuoli, Vano, Centaro, Casson, Bulgarelli, Magistrelli

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

        preso atto che, nell’ambito dello stato di previsione del Ministero della giustizia per l’anno 2007, nel capitolo 1761, relativo alle spese di ogni genere per il mantenimento, l’assistenza ed il trasporto dei detenuti, sono comprese le spese per l’organizzazione e per il funzionamento del servizio sanitario e farmaceutico; ribadito che l’erogazione dell’assistenza sanitaria di base, nonché di quella specialistica, la fornitura dei farmaci e la predisposizione delle strutture sanitarie, rappresentano dei servizi che l’amministrazione penitenziaria è tenuta a fornire, nella misura e con modalità necessarie a soddisfare pienamente le esigenze delle persone sottoposte a misure privative della libertà personale; sottolineando come gli interventi relativi all’assistenza sanitaria di detenuti ed internati rappresentino provvedimenti essenziali al fine di garantire diritti inviolabili della persona;
        impegna il Governo:
            a privilegiare, nell’ambito della partizione dello stanziamento previsto per il suddetto capitolo, le esigenze relative all’assistenza sanitaria e farmacologica, in maniera tale da consentire all’amministrazione penitenziaria di fornire l’assistenza sanitaria necessaria negli istituti di pena, al fine di assicurare a detenuti ed internati l’effettiva garanzia del diritto alla salute, di cui all’articolo 32 della Costituzione

 

 

Disegno di legge finanziaria

(0/1183/1/2ª)

Burani Procaccini, Centaro

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

            in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, l’impostazione della normativa e le competenze del Comitato per i minori stranieri attualmente prendono in esame in primo luogo l’ipotesi del rimpatrio assistito, nella tutela del superiore interesse del minore. Tale indirizzo, condivisibile in linea di principio, appare però inadeguato a dare risposte a tutti i numerosissimi casi di minori stranieri non accompagnati segnalati ogni anno sul territorio italiano. L’esigenza di compiere indagini accurate nel Paese d’origine del minore per verificare se esistano le condizioni perii rimpatrio assistito, la frequente carenza di informazioni adeguate, la difficoltà di identificare con certezza il minore, fanno sì che solo per una minima parte dei minori segnalati il Comitato possa giungere a disporre il rimpatrio assistito. I dati a tale riguardo sono eloquenti: su 46.213 segnalazioni di minori stranieri non accompagnati giunte al Comitato dal 2000 al 30 settembre 2005, i provvedimenti di rimpatrio assistito sono stati 796 (pari aIl’1,7%). È chiaro che il rimpatrio assistito è un caso quantitativamente «residuale» e che l’afflusso di minori stranieri non accompagnati è numericamente elevato, quindi, se da un lato è necessario continuare ad assicurare il rimpatrio assistito ai minori per i quali è possibile attuarlo, soprattutto ai fini del ricongiungimento familiare, è necessario prendere atto che il rimpatrio non costituisce una via risolutiva;

            essendo reale, come dimostrato dai recenti episodi di cronaca, il rischio di un binario parallelo che, partendo dai soggiorni solidaristici, aggiri le norme vigenti per l’adozione internazionale, è opportuno precisare che l’adozione nominativa non può che essere un’eccezione alle regole generali, frutto fisiologico di un numero elevato di esperienze di accoglienza temporanea;
            riguardo al problema dei minori impiegati in attività di accattonaggio, si può anzitutto osservare che le considerazioni sopra formulate riguardo a strumenti per seguire più puntualmente i minori stranieri non accompagnati potranno contribuire a ridurre alcuni aspetti del fenomeno. Tuttavia, una parte rilevante dei minori coinvolti non sono giuridicamente definibili «non accompagnati», anche se spesso sono di fatto «male accompagnati»;
            in materia di soggiorni solidaristici è evidente la necessità che debbano essere connessi sempre più strettamente a progetti qualificati, che vadano oltre la pur importante dimensione del risanamento della salute dei minori provenienti dalle aree della Bielorussia e dell’Ucraina vicine a Chernobyl (che oggi costituiscono circa il 90% del totale). È necessario avere un quadro progettuale più vasto verso i minori, che investa i temi della salute, del sostegno familiare, della formazione e dell’avviamento professionale; tale quadro dovrebbe coinvolgere oltre alle famiglie, anche gli enti locali e le fondazioni e associazioni, e dovrebbe realizzarsi in un’ottica di maggior regolamentazione e di piena trasparenza;

        impegna il Governo a:
            impostare la normativa in materia in modo diverso, centrandola maggiormente sui progetti per i minori che restano in Italia (come è loro diritto, proprio perché minori non possono essere espulsi), prevedere percorsi individuali almeno fino alla maggiore età, ed elaborare programmi capaci di raggiungerli capillarmente e indirizzarli verso un futuro di integrazione e di legalità – se resteranno in Italia da adulti – o di prospettive positive nel loro Paese, se vi faranno ritorno;

            collocare il Comitato – con responsabilità ampliate nei confronti di tutti i minori non accompagnati – presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri o presso il Ministero dell’Interno, al fine di favorire una maggiore unitarietà e incisività di intervento;
            introdurre una norma specifica, che renda trasparente e partecipato da parte del minore un percorso così particolare verso l’adozione. Tale direzione è indicabile nell’istituto dell’affidamento familiare internazionale. Le modalità pratiche di attuazone andranno concordate anche tramite accordi bilaterali con i Paesi di provenienza dei minori e ciò consentirebbe di arricchire la gamma delle possibilità di intervento nei confronti dei minori stranieri, rendendola più flessibile e consentendo di rispondere alle varietà di situazioni di abbandono o semi abbandono che difficilmente possono trovare risposte adeguate nell’attuale configurazione dell’adozione internazionale;
            istituire un albo delle associazioni che si occupano dei soggiorni solidaristici. Appare anche auspicabile che l’esperienza dei soggiorni solidaristici si apra maggiormente anche verso i minori provenienti da altri Paesi e situazioni di difficoltà. Prevedere inoltre, per i minori presenti in Italia per soggiorni solidaristici, il rilascio di un permesso di soggiorno specifico, anche per consentire maggiore elasticità riguardo ai tempi di permanenza dei minori stessi, in relazione ai progetti che li riguardano;
            applicare la normativa esistente, in modo costante e capillare coordinando gli interventi delle istituzioni e dei servizi preposti – forze di polizia, polizie municipali, servizi sociali – e moltiplicando le iniziative ad hoc avviate in alcuni Comuni (sul modello del Centro di contrasto alla mendicità infantile allestito dal Comune di Roma);
            istituire il Garante nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. Solo con l’istituzione di una figura unitaria di riferimento, le varie problematiche concernenti l’infanzia potrebbero avere un’adeguata risposta sia sotto il profilo della prevenzione che del coordinamento degli interventi a tutela dell’infanzia. Il Garante potrebbe altresì avere una visione d’insieme delle molteplici e apprezzabili iniziative di accoglienza e di sostegno avviate da numerosi Enti locali – di diverse dimensioni, da grandi città a comuni medio piccoli – nelle varie zone del Paese».

 

(0/1183/2/2ª)

Nardini, Boccia Maria Luisa

Approvato dalla Commissione - Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 2ª Commissione permanente del Senato,

            in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            la tabella D della legge finanziaria per il 2007 reca, alla rubrica Ministero della giustizia, il rifinanziamento per 100 milioni di euro, per ciascuno degli anni 2007, 2008, 2009, degli investimenti per l’edilizia penitenziari a e giudiziaria;

            l’esercizio dei servizi relativi alla giustizia è un compito essenziale dello Stato, previsto dall’articolo 110 della Costituzione, che attribuisce al Ministro della giustizia l’organizzazione e il funzionamento dei servizi relativi alla giustizia;
            condizione essenziale per garantire una amministrazione della giustizia efficace e adeguata è rappresentata dalla disponibilità di strutture e immobili idonei;
            sotto questo profilo è emblematico lo stato di disagio in cui versano gli uffici adibiti alle attività giudiziarie della città di Bari, capoluogo di Regione, a causa delle gravi carenze strutturali ed infrastrutturali, sotto il profilo degli edifici in cui viene amministrata la giustizia, con pesanti conseguenze, in termini di disservizi, per gli operatori e i cittadini;
            la grave situazione che si è determinata nella città di Bari deriva da cause risalenti nel tempo; più precisamente, fin dagli anni novanta, a Bari emerge, senza trovare soluzione, la questione dell’ampliamento e adeguamento delle sedi giudiziarie; negli anni novanta si pervenne a prospettare il progetto del polo giudiziario nel quartiere «Libertà», nell’ambito del piano di riqualificazione del suddetto quartiere, con il conferimento dell’incarico per il progetto del secondo palazzo di giustizia, approvato nel marzo 2000 dalla commissione di manutenzione presso la corte di appello; nel giugno 2000 la commissione di manutenzione approvò il progetto «definitivo» del primo stralcio per un importo di 36 miliardi di lire, finanziato dal Ministero; lo stralcio fu quindi approvato dal Provveditorato alle opere pubbliche per la Puglia, competente per i limiti di importo, e successivamente, dalla giunta municipale con delibera n. 763 del 23 giugno 2000; nell’ottobre del 2000 il Ministero ha stanziato ulteriori 50 miliardi di lire, per il finanziamento del secondo stralcio, che sono andati ad aggiungersi ai 36 miliardi destinati al finanziamento del primo stralcio; le opere progettate non sono mai state realizzate, per cui, in conclusione, sono stati perduti sia il finanziamento del primo stralcio per 36 miliardi, che già era stato concesso, sia il finanziamento del secondo stralcio per 50 miliardi, che era stato stanziato;
            a partire da ottobre 2001 prende consistenza il progetto alternativo della «cittadella della giustizia», da realizzarsi fuori della città, su suoli con destinazione agricola sulla base del vigente piano regolatore del comune di Bari;
            nella città si è sviluppato un ampio dibattito sulla questione, con la costituzione di un comitato formato da numerosi cittadini ed associazioni a sostegno di iniziative finalizzate a garantire l’esercizio della giustizia in strutture adeguate;
            il 10 ottobre 2006 si è tenuto a Roma, presso il Ministero della giustizia, un incontro, promosso dal Ministro, con i rappresentanti del Comune e della Provincia di Bari, nel quale il Ministro stesso, dopo aver preso atto della situazione di gravità dell’edilizia giudiziaria a Bari, ha prospettato la possibilità – già realizzata per l’edilizia giudiziaria a Milano – di pervenire alla stipula di un accordo di programma tra Ministero ed istituzioni locali al quale il Governo partecipa sia mediante finanziamenti, sia mediante gli immobili demaniali rappresentati dal palazzo di giustizia e dalla casa circondariale siti in Bari;
            il disegno di legge finanziaria in esame prevede altresì al comma 13 dell’articolo 18 l’inserimento di due commi aggiuntivi all’articolo 3 del decreto-legge 25 settembre 2001, n. 351, convertito, con modificazioni, dalla leggo 23 novembre 2001, n. 410, con i quali si prevede, tra l’altro, la possibilità, da parte del Ministero della difesa, di individuare beni immobili di proprietà dello Stato, mantenuti in uso al suddetto dicastero per finalità istituzionali, che siano suscettibili di permuta con gli enti territoriali;
            nella città di Bari sussiste un numero considerevole di immobili di proprietà dello Stato che potrebbero essere individuati nell’ambito dei processi di razionalizzazione di cui al comma 15-ter del citato decreto-legge n. 351 del 2001, aggiunto dal disegno di legge finanziaria in esame, e che di conseguenza potrebbero essere oggetto di operazioni di permuta con il Comune di Bari; in particolare, alcuni di tali immobili, anche per la loro collocazione, risulterebbero molto utili per potenziare il complesso di strutture che potrebbero essere destinato allo svolgimento dei servizi della giustizia;

        impegna il Governo:
            a provvedere all’adeguamento e all’ampliamento dell’edilizia giudiziaria di Bari, che versa in condizioni di grave carenza, in modo da adempiere al compito, sancito costituzionalmente, di garantire una adeguato funzionamento dei servizi relativi alla giustizia;

            a tal fine, a destinare una quota dei finanziamenti previsti per l’edilizia giudiziaria dal disegno di legge finanziaria per il 2007 all’ampliamento e all’adegnamento delle strutture destinate nella città di Bari allo svolgimento dei servizi relativi alla giustizia;
            contestualmente, ad adottare tutte le opportune iniziative, in collaborazione con gli enti territoriali interessati, per pervenire tempestivamente alla definizione e stipula di un accordo di programma tra 10 Stato e gli enti locali (Comune o Provincia di Bari, Regione Puglia) al quale, analogamente a quanto è accaduto per il potenziamento dell’edilizia giudiziaria a Milano, lo Stato concorra sia mediante finanziamenti, sia mediante immobili demaniali, rappresentati in particolare dal palazzo di giustizia e dalla casa circondariale;
            a promuovere opportune forme di concertazione tra il Ministero della difesa e il Ministero della giustizia, al fine di individuare, nella città di Bari, immobili di proprietà dello Stato che possano essere oggetto di permuta con gli enti territoriali per essere adibiti all’esercizio dei servizi relativi alla giustizia».

 

(0/1183/1/3ª) (nuovo testo)

Burani Procaccini Maria

Approvato dalla Commissione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            per quanto riguarda i minori stranieri non accompagnati, l’impostazione della normativa e le competenze del Comitato per i minori stranieri attualmente prendono in esame in primo luogo l’ipotesi del rimpatrio assistito, nella tutela del superiore interesse del minore. Tale indirizzo, condivisibile in linea di principio, appare però inadeguato a dare risposte a tutti i numerosissimi casi di minori stranieri non accompagnati segnalati ogni anno sul territorio italiano. L’esigenza di compiere indagini accurate nel Paese d’origine del minore per verificare se esistano le condizioni per il rimpatrio assistito, la frequente carenza di informazioni adeguate, la difficoltà di identificare con certezza il minore, fanno sì che solo per una minima parte dei minori segnalati al Comitato possa giungere a disporre il rimpatrio assistito. I dati a tale riguardo sono eloquenti: su 46.213 segnalazioni di minori stranieri non accompagnati giunte al Comitato dal 2000 al 30 settembre 2005, i provvedimenti di rimpatrio assistito sono stati 796 (pari all’1,7 per cento). È chiaro che il rimpatrio assistito è un caso quantitativamente «residuale» e che l’afflusso di minori stranieri non accompagnati è numericamente elevato, quindi, se da un lato è necessario continuare ad assicurare il rimpatrio assistito ai minori per i quali è possibile attuarlo, soprattutto ai fini del ricongiungimento familiare, è necessario prendere atto che il rimpatrio non costituisce una via risolutiva;

            riguardo al problema dei minori impiegati in attività di accattonaggio, si può anzitutto osservare che le considerazioni sopra formulate riguardo a strumenti per seguire più puntualmente i minori stranieri non accompagnati potranno contribuire a ridurre alcuni aspetti del fenomeno. Tuttavia, una parte rilevante dei minori coinvolti non sono giuridicamente definibili «non accompagnati», anche se spesso sono di fatto «male accompagnati»;
            come evidenziato dall’indagine conoscitiva della Commissione parlamentare per l’infanzia su adozione e affidamento internazionale e dalle richieste delle associazioni dei genitori adottanti, è indispensabile rimuovere, ove possibile, tutti quegli ostacoli e barriere che si frappongono nell’ordinario percorso delle coppie verso l’adozione,

        impegna il Governo:
            a facilitare il rilascio dei visti d’ingresso alle coppie che sono obbligate a recarsi nei Paesi extra-UE per tutte le varie fasi del percorso adottivo;

            a disciplinare in maniera specifica la concessione del permesso di soggiorno per i bambini provenienti da Paesi extra-UE che entrino in Italia per adozione o affido protratto (facilitazioni ed uffici appositi);
            a potenziare le sedi diplomatiche italiane all’estero (consolati) tramite l’apertura di uffici preposti con personale locale specializzato, da formare con appositi corsi, per l’assistenza delle coppie italiane durante il soggiorno nei Paesi di origine dei bambini e per l’espletamento delle pratiche burocratiche (tra cui il servizio di traduzione gratuito della documentazione necessaria). Il personale in questione può essere inserito in organico anche con lo strumento delle esternalizzazioni o con contratti a tempo determinato».

 

(0/1183/2/3ª) (nuovo testo)

Martone, Mele, Cossutta, Tonini

Approvato dalla Commissione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        considerato che:
            il debito estero impedisce il raggiungimento di fondamentali obiettivi di sviluppo e soddisfacimento dei diritti umani più elementari, sui quali pure si registra il consenso formale della totalità dei governi e delle organizzazioni internazionali, ivi incluso il Governo italiano e le organizzazioni internazionali delle quali l’Italia fa parte;

            l’Italia si è dotata di una legge sul debito estero, la legge 25 luglio 2000, n. 209, estremamente innovativa a livello internazionale che tra l’altro al suo articolo 7 prevede un impegno dell’Italia per un pronunciamento della Corte internazionale di giustizia sul tema del debito estero;
            nel corso degli anni si è resa necessaria una revisione dei criteri per l’accesso ai programmi di riduzione e/o cancellazione del debito che andassero oltre i parametri meramente economici e che includessero quelli di sviluppo umano ed la compatibilità con il perseguimento degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, nonché promuovessero approcci innovativi, quali l’arbitrato internazionale nell’ambito di processi equi, trasparenti e partecipati;
            di recente il governo norvegese, ha annunciato la cancellazione incondizionata e unilaterale del debito di Ecuador, Perù, Jamaica, Sierra Leone ed Egitto, per un ammontare di 520 milioni di corone norvegesi (circa 61 milioni di euro). La cancellazione è avvenuta in quanto l’Esecutivo norvegese ha ammesso che, con i prestiti concessi, si era reso corresponsabile del mancato sviluppo dei paesi destinatari dei fondi. La Norvegia fissa in questo modo un importante precedente per la definizione e l’utilizzo del concetto di debito illegittimo;
            come sottolineato tra l’altro nel documento finale della Conferenza ONU su finanza per lo sviluppo del 2002, il cosiddetto “Consenso di Monterrey“, le risorse finanziarie destinate alla cancellazione o riduzione del debito non dovranno essere sottratte a quelle destinate all’aiuto pubblico allo sviluppo,

        impegna il Governo:
            a rilanciare le iniziative volte ad ottenere un pronunciamento della Corte internazionale di giustizia sul tema del debito estero;

            ad avviare, coinvolgendo attivamente il Parlamento attraverso le Commissioni competenti, un esame approfondito di tutti i crediti italiani verso paesi indebitati, per studiare processi trasparenti, equi e partecipati per il negoziato e l’eventuale cancellazione dei crediti stessi in maniera tale da salvaguardare la destinazione sociale dei fondi e delle risorse liberate con la riduzione e la cancellazione del debito estero;
            ad approfondire il tema del riconoscimento del principio del debito illegittimo a livello nazionale ed internazionale;
            a riferire in Parlamento, presso le Commissioni competenti, sullo stato di attuazione della legge 209 del 2000».

 

(0/1183/3/3ª)

Pollastri, Mele, Martone, Tonini, Cossutta

Approvato dalla Commissione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
            considerato e apprezzato l’impegno per il rafforzamento, la razionalizzazione, il funzionamento, il restauro, la manutenzione della nostra rete consolare all’estero, cui sono destinati fondi aggiuntivi come previsto dai commi 250, 784, 790, 791 dell’articolo 18,
        impegna il Governo:
            a riferire alla Commissione stessa entro il 30 settembre 2007 sulle linee di intervento e sull’attuazione del piano di alienazione degli immobili del demanio all’estero, al fine di verificare le risorse che possono essere rese disponibili per il rafforzamento della nostra rete consolare».

 

(0/1183/4/3ª)

Mele, Martone, Tonini, Cossutta

Approvato dalla Commissione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
            considerato l’impegno del nostro paese a contribuire al rifinanziamento del Fondo globale per la lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria, istituito in occasione del vertice del G8 di Genova nel 2001;

            ricordando che, nel corso della recente revisione di medio termine e dell’ultima riunione del consiglio direttivo del Fondo tenutasi a fine ottobre in Guatemala, è stato deciso di proseguire con il rifinanziamento per i prossimi tre anni;
            considerato il grave ritardo del nostro paese nell’esborso delle rate passate al Fondo per un totale di 150 milioni di euro, e l’urgenza di sanare tale pendenza ed allo stesso tempo contribuire al rifinanziamento per gli anni dal 2007 al 2009 per un ammontare annuo di 130 milioni di euro;
            sottolineando la necessità di istituire un fondo ad hoc per il rifinanziamento delle quote contributive italiane al Fondo globale,

        impegna il Governo:
            a reperire i fondi necessari per ottemperare agli impegni presi a livello internazionale nell’ambito del Fondo globale per la lotta all’AIDS, tubercolosi e malaria».

 

(0/1183/5/3ª)

Pianetta, Antonione, Mantica, Morselli

Accolto dal Governo come raccomandazione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
            tenuto conto che mentre la domanda di servizi diplomatici e consolari si fa più forte ed al Ministero degli affari esteri vengono richiesti compiti aggiuntivi, il disegno di legge finanziaria e di bilancio in esame propongono riduzioni non mirate su una struttura sicuramente efficiente ed efficace nel suo complesso, una struttura che permetta al Paese di raggiungere obbiettivi di primaria rilevanza, quali ad esempio l’elezione al Consiglio di sicurezza dell’ONU e la prolungata azione diplomatica per la sua riforma; la recente conferenza sul Libano; l’assistenza prestata dall’Unità di crisi ai connazionali in difficoltà o in occasione di gravi disastri come lo tsunami del 26 dicembre 2004; l’organizzazione e la tenuta del voto degli italiani all’estero. Inoltre, le missioni di pace, l’accresciuto impegno della cooperazione, i nuovi compiti in materia di selezione dei lavoratori stranieri, sono solo esempi di come il mondo d’oggi richieda un’accresciuta attività della Farnesina;

            preso atto che per far fronte alle crescenti richieste alla rete diplomatico-consolare i sindacati del personale della Farnesina hanno proposto misure strutturali tese ad incrementare ulteriormente l’efficienza del Ministero degli affari esteri, tra cui quelle per la semplificazione amministrativo-contabile per la gestione degli uffici all’estero;
            considerato che di fronte ai crescenti compiti demandati al Ministero degli affari esteri si sono succedute continue erosioni delle risorse ad esso destinate e consistenti decurtazioni dei capitoli funzionali alla conduzione delle operazioni degli uffici all’estero (la percentuale del bilancio Ministero degli affari esteri – cooperazione allo sviluppo esclusa – sul totale della spesa pubblica, scende dallo 0,28 per cento del 1986 allo 0,23 per cento odierno, dato irrisorio se confrontato alla media dei paesi europei);
            considerato che i maggiori fondi giustamente devoluti in questa legge finanziaria alla cooperazione, agli accordi internazionali e le eventuali ulteriori competenze nel settore del turismo ed immigrazione, comporteranno maggior carico di lavoro per una struttura già compromessa nel suo funzionamento e sopravvissuta grazie all’abnegazione dei suoi dipendenti;
            preso atto che nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri risulta una decurtazione dell’indennità di servizio all’estero (ISE) e delle risorse connesse,

        impegna il Governo:
            a ripristinare le risorse destinate all’indennità di servizio all’estero decurtate definendo opportune misure compensative anche nell’ambito della legge finanziaria».

 

(0/1183/6/3ª (nuovo testo)

Pianetta

Approvato dalla Commissione (28 novembre 2006)

        «La 3ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
            tenuto conto dell’importanza del tema dell’Esposizione Universale che si terrà nel 2015: «Nutrire il Pianeta, energia per la vita»;

            che il Ministro degli affari esteri ha ufficializzato il sostegno della Farnesina alla candidatura di Milano per ospitare tale evento;
            che l’Esposizione Universale rappresenta un evento di straordinaria importanza per la promozione dell’Italia nel mondo;
            che per conseguire tale designazione è necessaria una intensa e capillare attività promozionale,

        impegna il Governo:
            ad individuare in un futuro provvedimento le risorse inizialmente previste all’articolo 132 del disegno di legge Atto Camera n. 1746-bis e a distribuire gli stanziamenti negli anni 2007 e 2008)».

 

(0/1183/1/4ª)

Nieddu, Maccanico, Zanone, Villecco Calipari, Pisa

Accolto dal Governo come raccomandazione (29 novembre 2006)

        «La 4ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame del disegno di legge n. 1183 recante disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007),
        considerato che,
            il Ministero della difesa, nell’ambito delle misure sul risparmio previste dalla legge 24 dicembre 2003, n. 350 (finanziaria 2004) ha ridotto il numero dei posti messi a concorso per titoli ed esami, con la Gazzetta Ufficiale IV serie speciale, n. 38 del 14 maggio 2004, per il reclutamento di 177 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale delle Armi di Fanteria, Cavalleria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni dell’Esercito, di 24 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale del Corpo Commissariato ed Amministrazione dell’Esercito, di 24 sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale dell’Arma dei trasporti;

            tali riduzioni hanno diminuito di 26 unità – rispetto ai 56 riservati agli ufficiali – i posti spettanti ai sottotenenti del ruolo speciale delle Armi di Fanteria, Cavalleria, Artiglieria, Genio, Trasmissioni dell’Esercito, di 6 unità – rispetto ai 10 riservati agli ufficiali – i posti spettanti ai sottotenenti in servizio permanente del ruolo speciale del Corpo Commissariato ed Amministrazione dell’Esercito, di 6 unità – rispetto ai 10 riservati agli ufficiali – i posti spettanti ai sottotenente in servizio permanente del ruolo speciale dell’Arma dei Trasporti;
            la Direzione generale del personale militare del Ministero della difesa, con decreto dirigenziale del 31 dicembre 2004 e successivi provvedimenti, ha dichiarato idonei e vincitori dei suddetti concorsi solo 38 ufficiali, di cui 30 del concorso relativo a 177 sottotenenti delle Armi, 4 del concorso relativo ai 24 sottotenenti del ruolo speciale dell’Arma dei Trasporti e 4 del concorso relativo ai 24 del Corpo di Commissariato e Amministrazione, negando ad altrettanti 38 ufficiali, idonei ed anch’essi vincitori dei concorsi in questione, il passaggio in servizio permanente;
            la succitata Direzione generale ha indetto nel 2005 e nel 2006 nuovi concorsi per il reclutamento di sottotenenti in servizio permanente, per i quali, a quanto risulta, l’elenco dei possibili vincitori non coprirebbe il numero dei posti messi a concorso;

        impegna il Governo:
            ad adottare apposite iniziative volte a garantire che le assunzioni relative alle Forze armate, in analogia a quanto stabilito per la Polizia di Stato, nella legge 31 maggio 2005, n. 89, di conversione del decreto-legge 31 marzo 2005, n. 45, con l’articolo 1, comma 4-bis, e in ragione di equità nelle assunzioni nella Pubblica amministrazione, siano effettuate in modo da assicurare il pieno soddisfacimento delle esigenze prioritarie del Ministero della difesa, nonché a prevedere la graduale incorporazione entro l’anno 2007 degli ufficiali idonei esclusi dai concorsi citati in premessa, mantenendo aperta la graduatoria, come previsto dalle leggi vigenti, al fine di consentire il recupero, con successive assunzioni, anche degli ufficiali che allo stato attuale risultino esclusi dalle suddette graduatorie».

 

(0/1183/1/8ª)

Confalonieri, Palermo

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        ««L’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni) del Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 1183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2007),

        premesso che:
            con emendamento del Governo è stato introdotto il comma 545 dall’articolo 18, col quale viene assicurato il concorso dello Stato al completamento della realizzazione delle opere infrastrutturali della Pedemontana lombarda, attraverso un contributo quindicennale di 10 milioni di euro a decorrere dall’anno 2007, di 30 milioni di euro a decorrere dall’anno 2008 e di 40 milioni di euro a decorrere dall’anno 2009;

            con l’articolo 18, comma 545 della finanziaria per il 2007 è resa possibile per la regione Lombardia la costituzione di un organismo di diritto pubblico, partecipato dalla stessa regione, a cui può essere affidato da ANAS la progettazione e la realizzazione delle infrastrutture autostradali lombarde;

        considerato lo stato di grande difficoltà in cui versano le infrastrutture ed i servizi ferroviari nell’area pedemontana e, più in generale, in Lombardia;

        considerata inoltre la necessità di intervenire sul potenziamento dei sistemi urbani, attraverso l’incremento dell’offerta di servizio di trasporto rapido e di massa nella grande area metropolitana milanese,

        impegna il Governo:
            a reperire le necessarie risorse per potenziare la rete metropolitana e le ferrovie regionali, contestualmente al reperimento di risorse previste per le opere autostradali, confermando per la loro realizzazione le normative vigenti in tema di affidamento»».

 

(0/1183/2/8ª)

Donati

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        ««L’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), in sede di esame del disegno di legge n. 1183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2007),

        visto che:
            da diversi anni le risorse impegnate nel sostegno all’autotrasporto, stanziate anche dal nuovo governo con il recente decreto-legge 3 ottobre 2006, n. 262, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 24 novembre 2006, n. 286, non solo non hanno contribuito a risolvere in modo strutturale i problemi della mobilità e del trasporto merci, ma anzi hanno aggravato lo squilibrio modale del nostro Paese a sostegno del trasporto su strada e quindi penalizzando la crescita dei sistemi a minore impatto e maggiore sostenibilità come il trasporto ferroviario e via mare;

            l’articolo 38 della legge 1º agosto 2002, n. 166, prevede al comma 5 che alle imprese che si impegnano contrattualmente per un triennio a realizzare un quantitativo minimo annuo di treni completi di “trasporto combinato“ o di “merci pericolose“, è riconosciuto un contributo in funzione dei treni-chilometro effettuati stabilito con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, in funzione del limite massimo di risorse a tale scopo attribuite con l’istituzione al comma 6 della stessa legge nell’ambito dello stato di previsione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti del “Fondo per la contribuzione agli investimenti per lo sviluppo del trasporto merci per ferrovia, con particolare riferimento al trasporto combinato e di merci pericolose ed agli investimenti per le autostrade viaggianti“;
            che questo sistema di incentivi è stato sottoposto al vaglio della Commissione europea che ha autorizzato questi aiuti di stato destinati alle imprese previsti all’articolo 38 della legge n. 166 del 2002 stante la valenza ambientale e sociale del provvedimento;

        considerato che:
            uno dei principali obiettivi che il Governo si è dato con il PGTL (Piano generale dei trasporti e della logistica), di cui al decreto del Presidente della Repubblica 14 marzo 2001 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 16 luglio 2001, n. 163, è quello del trasporto intermodale, come indicato anche dal libro bianco della commissione europea sui trasporti;

            lo sviluppo del trasporto merci per ferrovia è una componente sempre più strategica nel trasporto delle merci in Italia, dato che l’evidente congestione delle autostrade e strade nel nostro Paese si può combattere in primo luogo offrendo agli operatori economici alternative valide e competitive all’autotrasporto;
            il trasporto combinato, il trasporto di merci pericolose e le cosiddette autostrade viaggianti rappresentano quindi un settore che lo Stato deve sostenere in attesa che vengano finanziati in futuro i necessari interventi strutturali volti a migliorare il complessivo sistema logistico intermodale;

        considerato inoltre che:
            il traffico motorizzato sulle reti stradali ed autostradali ed in particolare nelle realtà urbane e metropolitane ha raggiunto in Italia livelli preoccupanti di congestione, di emissioni inquinanti, consumi energetici ed emissioni crescenti di CO

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, che danneggiano fortemente l’accessibilità dei cittadini e delle imprese, e che vede una crescita sistematica del traffico motorizzato privato e del trasporto su strada;

            questa situazione di crisi produce elevati livelli di inquinamento acustico ed atmosferico, incentiva i consumi energetici e le emissioni di climalteranti, incrementa le malattie e la perdita di benessere da parte dei cittadini, aumenta l’incidentalità e l’insicurezza stradale e genera forti costi diretti ed indiretti sui cittadini, le imprese e più in generale sulla collettività,

        impegna il Governo:
            ad adottare le opportune iniziative volte ad incrementare e a rifinanziare adeguatamente l’articolo 38 commi 5 e 6 della legge n. 166 del 2002 a sostegno del trasporto intermodale»».

 

(0/1183/3/8ª)

Donati

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «L’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), in sede di esame del disegno di legge n. 1183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2007),

        considerato che:
            all’Agenzia nazionale per la sicurezza del volo (ANSV), istituita con il decreto legislativo 25 febbraio 1999, n. 66, dotato di autonomia amministrativa, regolamentare, patrimoniale, contabile e finanziaria, sono attribuiti due compiti fondamentali quali la conduzione delle inchieste tecniche relative agli incidenti ed agli inconvenienti occorsi ad aeromobili nel settore dell’aviazione civile e lo svolgimento delle attività di studio e di indagine per migliorare la sicurezza del volo;

            il funzionamento dell’Agenzia è condizionato dalle disposizioni delle leggi finanziarie che hanno reso applicabile nei confronti dell’ANSV il blocco delle assunzioni del personale con contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato rendendo difficile all’Ente di completare i propri organici;
            la legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria 2005, articolo 1, commi 93-94) ha previsto altresì la rideterminazione delle dotazioni organiche, con una riduzione non inferiore al 5 per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti in organico;
            la stessa legge n. 311 del 2004, mentre dispone al comma 95 il mantenimento del divieto di procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato (ad eccezione delle categorie protette), non ricomprende espressamente fra le “indifferibili esigenze di servizio di particolare rilevanza ed urgenza“ indicate come prioritarie al comma 97, le assunzioni a tempo indeterminato che l’ANSV potrebbe chiedere di effettuare in deroga al divieto stesso per acquisire tutto il personale tecnico necessario che non ha finora potuto assumere – se non parzialmente ed a tempo determinato – per poter assolvere la missione istituzionale che le è stata conferita;
            il disegno di legge n. 1183 dispone all’articolo 18, comma 147, che il personale utilizzato dalle agenzie e dagli enti pubblici non economici per le funzioni di supporto, inclusa la gestione delle risorse umane, dei sistemi informativi, dei servizi manutentivi e logistici, degli affari generali, dei provveditorati e della contabilità, non può eccedere il 15 per cento delle risorse umane complessivamente utilizzate dalle amministrazioni determinando, nel caso specifico dell’ANSV, la riduzione del personale dell’area amministrativa a 3 unità con la conseguente discontinuità delle attività amministrative;

        tenuto conto che:
            l’articolo 18, comma 231, riconosce ad alcuni enti tra cui l’ENAC, la possibilità di derogare al blocco delle assunzioni a tempo indeterminato, ma analoga previsione normativa non esiste per l’ANSV;

            l’International Civil Aviation Organization (ICAO), l’agenzia specializzata dell’ONU nel trasporto aereo, ha riconosciuto, nel recente audit fatto al sistema aviazione civile italiano, l’importante ruolo svolto dall’ANSV nel campo della prevenzione degli incidenti aerei. L’ICAO, dopo aver sottolineato che l’Italia – tramite l’ANSV – ha messo in piedi un efficiente sistema di investigazione tecnica e di prevenzione, operante nel rispetto della normativa internazionale in materia, ha mosso rilievo sul fatto che l’ANSV, a fronte di una forte mole di lavoro, è sensibilmente sotto organico (del 30 per cento nell’area amministrativa e di circa l’80 per cento nell’area investigativa/tecnico-operativa);
            della necessità, alla luce dei recenti e gravi incidenti avvenuti in Italia nel settore aereo, di effettuare verifiche e controlli al fine di garantire la sicurezza dei voli in Italia appare sempre più un’esigenza improrogabile anche in ragione dei numerosi episodi di emergenza sui velivoli passeggeri avvenuti negli ultimi anni con un aumento esponenziale dei casi segnalati, raddoppiati negli ultimi 5 anni,

        impegna il Governo:
            ad adottare, nell’ambito del disegno di legge n. 1183 o con il primo provvedimento utile, le opportune iniziative legislative volte ad escludere l’ANSV dalle limitazioni imposte da predetto disegno di legge».

 

(0/1183/4/8ª)

Donati

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «L’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), in sede di esame del disegno di legge n. 1183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2007),

        considerato che:
            il nostro territorio e le città devono affrontare pressioni prodotte dalla crescente mobilità di persone e merci, Nelle principali città italiane si raggiungono punte di 60-65 automobili ogni 100 abitanti, con insormontabili problemi di traffico che limitano la mobilità collettiva comportando costi derivati, soprattutto relativi alla salute delle persone, valutati nell’ordine del 4 per cento del Pil in Italia, di cui il 2 per cento per incidentalità e l’altro 2 per cento per patologie originate da inquinamento;

            il Governo nella precedente legislatura ha effettuatotagli dei finanziamenti per gli enti locali e per il trasporto pubblico;
            questa situazione di crisi produce elevati livelli di inquinamento acustico ed atmosferico, incentiva i consumi energetici, produce una mancata accessibilità, incrementa l’incidentalità e l’insicurezza stradale (oltre due terzi degli incidenti avviene in ambito urbano), e genera forti costi diretti ed indiretti sui cittadini, le imprese e più in generale sulla collettività;
            l’inquinamento derivante dai veicoli di trasporti è rappresentato al 95 per cento dai mezzi privati;
            l’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS, in uno studio recentemente pubblicato, ha fornito dati preoccupanti in merito agli effetti dell’inquinamento atmosferico in ambiente urbano, con particolare riferimento alle polveri sottili, dai quali emerge con allarmante chiarezza che l’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM) accorcia in media la vita di ogni persona all’interno dell’Unione europea (UE) di 8,6 mesi e i valori salgono per l’Italia: 9 mesi di vita nel 2000;
            in settori d’importanza rilevante come le infrastrutture ed i sistemi di mobilità, cruciali per la qualità delle città e del territorio, la qualità ambientale deve costituire un criterio di riferimento fondamentale per una effettiva valutazione del rapporto costi-benefici, per un impiego razionale delle risorse, per la scelta delle priorità, per modalità decisionali in grado di valorizzare la partecipazione dei cittadini;
            è necessario introdurre politiche di incentivazione fiscale per le azioni a favore della mobilità sostenibile a partire dalla deduzione fiscale dei costi degli abbonamenti annuali ai mezzi di trasporto collettivo e di introduzione su scala nazionale del ticket trasporto a partire dai dipendenti delle pubbliche amministrazioni al fine di incentivare il ricorso ai mezzi di trasporto pubblico e la fidelizzazione degli utenti del trasporto pubblico locale,

        impegna il Governo:
            a definire un’apposita previsione di spesa per sperimentare ed incentivare la defiscalizzazione dell’acquisto di abbonamenti annuali nominativi ai servizi di trasporto pubblico locale, regionale, interregionale e ferroviario, anche attraverso una detassazione dei costi sostenuti dai cittadini e per istituire il “ticket trasporto“»».

 

(0/1183/5/8ª)

Donati

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «L’8ª Commissione permanente (Lavori pubblici, comunicazioni), in sede di esame del disegno di legge n. 1183 (Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato – legge finanziaria 2007),

        premesso che:
            la mobilità nelle realtà urbane e metropolitane ha raggiunto in Italia livelli di congestione, di blocco degli spostamenti che danneggiano fortemente l’accessibilità dei cittadini e delle imprese, e che vede una crescita sistematica del traffico morotizzato privato e del trasporto su strada;

            nelle principali città italiane si raggiungono punte di 60-65 automobili ogni 100 abitanti. Questo provoca insormontabili problemi di traffico che limitano molto la mobilità collettiva e intollerabili livelli di inquinamento atmosferico ed acustico che comportano costi derivati, soprattutto relativi alla salute delle persone, valutati nell’ordine del 4 per cento del PIL in Italia, di cui il 2 per cento per incidentalità e l’altro 2 per cento per patologie originate da inquinamento;
            l’Ufficio regionale per l’Europa dell’OMS, in uno studio recentemente pubblicato, ha fornito dati preoccupanti in merito agli effetti dell’inquinamento atmosferico in ambiente urbano, con particolare riferimento alle polveri sottili, dai quali emerge con allarmante chiarezza che l’inquinamento atmosferico da particolato fine (PM) accorcia in media la vita di ogni persona all’interno dell’Unione europea (UE) di 8,6 mesi e i valori salgono per l’Italia: 9 mesi di vita nel 2000;
            lo stesso studio stima che nella UE, con la diminuzione della mortalità legata alla riduzione del PM fino all’anno 2020, si avrebbe un vantaggio monetario annuo compreso tra i 58 e i 161 miliardi di euro, mentre con la diminuzione delle malattie dovute al PM si risparmierebbero intorno ai 29 miliardi di euro l’anno;
            l’inquinamento derivante dai veicoli di trasporti è rappresentato al 95 per cento dai mezzi privati;

        considerando che:
            l’attuale livello di offerta dei servizi di trasporto pubblico locale non è adeguata a servire una domanda in crescita e che richiede il miglioramento delle prestazioni, velocità e confort, in cui risulta evidente che la dotazione infrastrutturale delle reti per il trasporto rapido di massa (metropolitane e tramvie) vede l’Italia all’ultimo posto in ambito europeo e che occorre rapidamente colmare questo deficit infrastrutturale;

            a fronte di un problema così grave e serio come quello della salute dei cittadini, il Governo, nel periodo 2001-2005, non ha provveduto a realizzare un programma di interventi strutturali e radicali per fronteggiare le criticità derivanti dalla congestione da traffico nelle aree urbane, ma ha invece concentrato gli investimenti in opere autostradali che aumentano soltanto il traffico autostradale e, conseguentemente, le emissioni derivanti dai veicoli;
            nel 1992 è stata approvata la legge 26 febbraio 1999, n. 211, per la realizzazione di reti per il trasporto rapido di massa che attualmente risulta sottofinanziata rispetto alla dimensione dei problemi aperti;
            relativamente agli investimenti, approvati dal CIPE per le opere della Legge obiettivo, solo il 6 per cento di queste risorse (pari a 3,2 miliardi di euro), sono state destinate al miglioramento delle infrastrutture “urbane“ e cioè destinate a reti metropolitane,

        impegna il Governo:
            ad assicurare finanziamenti adeguati ed aggiuntivi per la realizzazione delle reti per il trasporto rapido di massa di cui alla legge 26 febbraio 1992, n. 211, ed a procedere ad una efficace accelerazione delle procedure e del sistema di autorizzazioni per consentire una rapida realizzazione dei progetti al fine di garantire servizi efficienti e di qualità per la mobilità urbana dei cittadini».

 

(0/1183/1/9ª)

Cusumano, De Petris, Marcora, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            il forte incremento dei costi produttivi per le imprese della piccola pesca derivante dalla crescita dei prezzi del gasolio rischia di portare fuori mercato una parte consistente degli operatori del settore;

            con il decreto-legge 10 gennaio 2006, n.2, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 11 marzo 2006, n. 81, è stata disposta, in via sperimentale, l’estensione al settore della pesca del regime speciale IVA in vigore per il settore agricolo;
            tale misura, di grande rilievo per il comparto, non è stata ancora resa operativa in assenza del parere in proposito della Commissione europea;

        impegna il Governo:
            a prevedere l’estensione in via definitiva ai prodotti della pesca del regime speciale IVA già in vigore per l’agricoltura, adoperandosi nel contempo per sostenere con il massimo impegno tale istanza presso gli organi dell’Unione europea».

 

(0/1183/2/9ª)

De Petris, Marcora, Cusumano, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            l’agricoltura biologica e i prodotti da essa derivati rappresentano uno dei settori di punta per il comparto agroalimentare del Paese, con il più elevato numero di imprese e di ettari dedicati rispetto agli altri Paesi dell’Unione europea;

            lo sviluppo equilibrato del settore deve essere sostenuto con idonee politiche rivolte ad informare i consumatori ed a promuovere la ricerca specializzata di settore;
            con l’articolo 1, comma 87, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, è stata disposta l’attuazione di un Piano nazionale d’azione per l’agricoltura biologica ed i prodotti biologici, con stanziamento di 5 milioni di euro;
            si rende necessario ed urgente disporre la previsione di idonee risorse per l’attuazione del suddetto Piano nel triennio 2007-2009;

        impegna il Governo:
            a prevedere nell’ambito del disegno di legge n. 1183 una idonea autorizzazione di spesa specificamente riservata all’attuazione del Piano nazionale d’azione per l’agricoltura biologica e i prodotti biologici per il triennio 2007-2009;

            a prevedere, nell’ambito dell’attuazione del suddetto Piano, idonei interventi anche a sostegno dell’agricoltura biodinamica».

 

(0/1183/3/9ª)

Cusumano, De Petris, Marcora, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            gli interventi previsti dall’articolo 18, commi da 15 a 19, concernenti il cuneo fiscale, risultano incidere in modo ridotto sul comparto agricolo in relazione alla particolare configurazione dell’occupazione nel settore;

            gli elevati oneri contributivi rappresentano una voce non secondaria nei bilanci delle imprese agricole e possono costituire un freno alla inderogabile regolarizzazione della manodopera;
            all’articolo 18, commi 404 e 405, sono stati previsti stanziamenti specifici per ridurre i premi INAIL a carico delle imprese dell’artigiananto e dell’industria, senza alcun riferimento al settore agricolo;

        impegna il Governo:
            in relazione ai limitati benefici derivanti al settore agricolo dalle disposizioni previste in materia di cuneo fiscale, a prevedere una riserva di fondi apposita per consentire alle imprese del comparto un congruo accesso alla riduzione dei premi INAIL, in analogia a quanto previsto per le imprese dell’artigianato e dell’industria».

 

(0/1183/4/9ª)

Marcora, Bosone, Cusumano, De Petris, Pignedoli, Nardini, Battaglia Giovanni, Massa, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            la struttura del credito d’imposta per i nuovi investimenti non ne consente l’applicazione al settore agricolo, in quanto l’importo relativo deve essere determinato tenendo conto degli ammortamenti «dedotti», per tutti i beni strumentali già utilizzati in azienda;

            le imprese agricole non effettuano ammortamenti, in quanto il reddito è determinato su base catastale;
            con l’attuale formulazione dell’articolo 18, commi da 21 a 29, il settore agricolo risulta quindi escluso dalla misura, con una disparità di trattamento ingiustificata, trattandosi di un intervento destinato ad incentivare gli investimenti ed a favorire la competitività del «Sistema Italia»;

        impegna il Governo:
            ad estendere i benefici previsti dall’articolo 18, commi da 21 a 29, al settore agricolo, prevedendo l’adozione di una specifica disposizione che consenta, comunque, il calcolo degli ammortamenti, sulla base dei coefficienti previsti dal decreto del Ministro delle finanze 31 dicembre 1988».

 

(0/1183/5/9ª)

Marcora, De Petris, Cusumano, Bosone, Massa, Pignedoli, Nardini, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            con deliberazione del CIPE n. 74 del 27 maggio 2005 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 18 gennaio 2006, n. 14, è stato approvato il Programma nazionale di interventi nel settore idrico;

            il suddetto Programma riveste importanza strategica per il comparto agricolo e per la tutela idrogeologica del territorio, anche in relazione ai ricorrenti fenomeni di siccità;
            l’avvio delle opere previste dal Programma in questione è tuttora inibito, pur essendo state conseguite tutte le autorizzazioni per le opere previste, per effetto di quanto stabilito, in merito ai limiti di impegno, con il comma 177 dell’articolo 4 della legge 23 dicembre 2003, n.350;
            si rende necessario ed urgente disporre ogni intervento idoneo a consentire la rapida attuazione degli interventi cantierabili necessari allo sviluppo del sistema nazionale dell’irrigazione;

        impegna il Governo:
            a prevedere un adeguato stanziamento nell’ambito della Tabella B per gli anni 2007, 2008 e 2009 al fine di consentire l’immediato avvio delle opere cantierabili già previste dal Programma nazionale di interventi nel settore idrico approvato con deliberazione del CIPE n. 74 del 2005».

 

(0/1183/6/9ª)

Bosone, De Petris, Cusumano, Marcora, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            la cooperazione agricola ed agroalimentare svolge un ruolo di grande rilievo nella produzione alimentare del Paese;

            il disegno di legge finanziaria prevede interventi per il credito di imposta alle imprese finalizzato all’acquisizione di beni strumentali e all’internazionalizzazione che non risultano formulati adeguatamente per quanto concerne l’accesso alla cooperazione;
            non è tuttora definito con chiarezza il regime ICI per i fabbricati delle cooperative, nella direzione del riconoscimento del regime agevolato vigente per l’agricoltura;

        impegna il Governo:
            a modificare le disposizioni in materia di credito di imposta per l’acquisizione dei beni strumentali e per l’internazionalizzazione previste dal disegno di legge finanziaria al fine di consentirne l’applicazione al settore della cooperazione;

            a prevedere l’adozione di chiare norme interpretative in materia di ICI per i fabbricati della cooperazione agricola che consenta l’applicazione del regime agevolato».

 

(0/1183/7/9ª)

De Petris, Cusumano, Marcora, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            i prodotti di qualità certificata costituiscono un settore di grande rilievo per lo sviluppo ed il successo internazionale del comparto agroalimentare del Paese;

            in particolare per il settore dei prodotti a denominazione geografica protetta di cui al regolamento (CE) n. 510/2006 del Consiglio, del 20 marzo 2006 e per i prodotti biologici di cui al regolamento (CEE) n. 2092/1991, del Consiglio, del 24 giugno 1991 si osserva una costante crescita dell’attenzione dei consumatori che deve essere adeguatamente sostenuta;
            i costi per la certificazione obbligatoria dei prodotti rappresentano un onere difficilmente sostenibile per le piccole imprese operanti nei settori di cui sopra e allo stesso tempo un servizio reso alla collettività per il controllo di qualità e di conformità ai disciplinari approvati;
            in relazione ai fenomeni di contraffazione, è urgente provvedere alla registrazione internazionale dei marchi di qualità;

        impegna il Governo:
            a prevedere un intervento di sostegno alle imprese operanti nei comparti sottoposti a certificazione obbligatoria della qualità mediante credito d’imposta, volto a ridurre del 50 per cento gli oneri di controllo;

            a prevedere il credito di imposta anche per gli oneri necessari per la registrazione internazionale dei marchi a denominazione geografica protetta».

 

(0/1183/8/9ª)

De Petris, Cusumano, Marcora, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            l’apicoltura rappresenta un settore di grande rilievo per l’economia agricola del Paese, anche in relazione al servizio ambientale che essa svolge per l’impollinazione delle colture;

            l’incremento costante dei costi del gasolio sta determinando gravi problemi per gli imprenditori del settore che svolgono l’attività di nomadismo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera l), della legge 24 dicembre 2004, n. 313;
            il comparto dell’allevamento apistico è ad oggi escluso dalle agevolazioni sul gasolio agricolo di cui al punto 5 della tabella A allegata al testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, approvato con decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni;

        impegna il Governo:
            ad estendere le vigenti agevolazioni fiscali sull’accisa del gasolio agricolo anche al settore dell’apicoltura, con specifico riferimento all’attività di nomadismo di cui all’articolo 5, comma 1, lettera l), della legge 24 dicembre 2004, n. 313».

 

(0/1183/9/9ª)

Marcora, De Petris, Cusumano, Bosone, Pignedoli, Nardini, Massa, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (28 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            il disegno di legge finanziaria prevede disposizioni orientate ad attivare sul territorio nazionale la filiera delle agroenergie, con particolare riferimento al comparto del biodiesel e del bioetanolo;

            il settore dei biocarburanti e dei biocombustibili riveste notevole rilievo per lo sviluppo dell’economia agricola nazionale e per le politiche rivolte alla riduzione delle emissioni dei gas ad effetto serra;
            è necessario in particolare promuovere interventi rivolti al coinvolgimento diretto degli agricoltori nell’intera filiera della produzione e utilizzo delle biomasse a fini energetici, in una logica di filiera corta e rivolta allo sviluppo degli impianti di microgenerazione diffusi sul territorio;

        impegna il Governo:
            a rafforzare l’azione e l’intervento legislativo a sostegno delle agroenergie, con particolare riferimento all’esenzione da accisa per l’uso energetico in agricoltura dell’olio vegetale puro e per la ridefinizione dei cosiddetti «certificati verdi», finalizzata ad incentivare i contratti di coltivazione, la filiera corta degli impianti da biomassa agricola e lo sviluppo di pratiche sostenibili a basso consumo energetico».

 

(0/1183/10/9ª)

Nardini, De Petris, Massa, Pignedoli, Randazzo, Marcora, Bosone, Cusumano, Battaglia Giovanni, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            in quarant’anni sono stati abbandonati dall’attività agricola circa sette milioni di ettari di superficie, oltre un terzo della superficie complessiva attuale; in montagna sono stati 1,3 milioni gli ettari abbandonati, il 42 per cento della superficie attualmente coltivata in queste zone;

            tale andamento ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni, nel corso dei quali solo in montagna sono stati abbandonati circa 540.000 ettari di superficie e oltre 160.000 sono le aziende agricole che hanno abbandonato l’attività;
            il risultato di decenni di politiche liberiste è stato di favorire l’abbandono delle campagne, disconoscendo economicamente e socialmente le funzioni di sorveglianza, manutenzione e gestione del territorio che solo le aziende contadine possono svolgere, e che senza le imprese agricole e il lavoro quotidiano dell’uomo non c’è presidio del territorio e si lascia campo aperto alla cementificazione e ai disastri ambientali;
            la nuova revisione della politica agricola comunitaria favorisce un ulteriore processo di espulsione dei piccoli produttori e di abbandono dell’agricoltura marginale, di montagna e collinare, che rappresenta l’80 per cento del nostro territorio;
            le aziende agricole europee continueranno ad essere sacrificate per la «salvezza del libero mercato» per cui entro il 2006 circa seicento piccole aziende contadine ogni giorno dovranno abbandonare l’attività con gravi danni per la qualità dei prodotti tipici locali, di qualità e a forte valore aggiunto di lavoro, a tutto vantaggio invece del modello di agricoltura industriale, legata esclusivamente al mercato globale;
            i commi 605 e 606 dell’articolo 18 dettano norme volte a promuovere la vendita diretta di prodotti agricoli da parte degli imprenditori agricoli, innalzando da 80 milioni di lire a 80.000 euro per gli imprenditori individuali (e da 2 miliardi di lire a 2 milioni di euro per le società) il valore della produzione non proveniente dalla propria azienda che gli imprenditori stessi possono vendere direttamente in deroga alla disciplina generale del commercio e che l’obiettivo perseguito con il cosiddetto «ciclo corto», è quello di eliminare la molteplicità dei passaggi dalla produzione al consumo e di mantenere la possibilità dell’esistenza dell’azienda contadina, della valorizzazione del territorio e del lavoro agricolo;

        impegna il Governo:
            a raddoppiare il valore delle produzioni agricole non provenienti dalle proprie aziende che i singoli imprenditori agricoli possono vendere direttamente in deroga alla disciplina generale del commercio».

 

(0/1183/11/9ª)

Bosone, Marcora, Cusumano, De Petris, Pignedoli, Nardini, Battaglia Giovanni, Massa, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            per accelerare lo sviluppo della forma societaria in agricoltura e favorire il processo di aggregazione, funzionale all’aumento delle dimensioni economiche delle aziende – considerato dal DPEF 2007-2011 uno degli obiettivi fondamentali della manovra finanziaria per l’agricoltura – è necessario che siano definiti imprenditori agricoli le società di persone e le società a responsabilità limitata che, costituite da imprenditori agricoli, svolgono le attività di manipolazione, conservazione, trasformazione, commercializzazione e valorizzazione dei prodotti agricoli ceduti dai soci. In tal caso il reddito imponibile derivante dalle suddette attività svolte dalla società è comunque considerato reddito d’impresa, ma determinato in modo forfettario;
        impegna il Governo:
            ad applicare alle suddette società soluzioni già adottate per le attività agricole connesse esercitate dagli imprenditori individuali ovvero per le attività agrituristiche, per le quali la determinazione del reddito è effettuata nella misura forfettaria del 25 per cento;

            a non subordinare l’efficacia delle nuove disposizioni all’emanazione di un apposito regolamento finalizzato a contenere l’onere nel limite di un milione di euro annui».

 

(0/1183/12/9ª)

Marcora, Bosone, Cusumano, De Petris, Pignedoli, Nardini, Battaglia Giovanni, Massa, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            la riforma della organizzazione comune del mercato dello zucchero, disciplinata con regolamento (CE) n. 319/06 del Consiglio del 20 febbraio 2006, prevede l’erogazione per un periodo massimo di 5 anni consecutivi di aiuti di Stato temporanei per il settore bieticolo-saccarifero;

            per quanto concerne il nostro Paese, l’articolo 36, comma 2 del suddetto regolamento (CE) n. 319/06, prevede l’erogazione di complessivi 65,8 milioni di euro annui a favore del settore bieticolo-saccarifero nazionale;
            il presente provvedimento non prevede un adeguato finanziamento del fondo bieticolo nazionale di cui all’articolo 3 del decreto-legge 21 dicembre 1990, n. 391;

        impegna il Governo:
            ad attribuire, per l’anno 2007, una dotazione finanziaria di 65,8 milioni di euro – quale competenza del secondo anno del quinquennio previsto dalla normativa comunitaria – al fondo bieticolo nazionale secondo quanto previsto dalla normativa comunitaria».

 

(0/1183/13/9ª)

Marcora, Cusumano, Bosone, De Petris, Pignedoli, Nardini, Battaglia Giovanni, Massa, Liotta

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 9ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007,
        premesso che:
            i consorzi agrari sono oggetto di profonda trasformazione e che occorre prevedere apposite misure per consentire una transizione compiuta del comparto;
        impegna il Governo:
            a prevedere la proroga al 31 dicembre 2007 dell’adeguamento dello statuto da parte dei consorzi agrari, che non siano in stato di liquidazione coatta amministrativa, alle disposizioni del codice civile;

            ad adottare apposite misure finalizzate a prevedere che l’autorità di vigilanza nomini un nuovo commissario unico in sostituzione di tutti i commissari, monocratici o collegiali, dei consorzi agrari in stato di liquidazione coatta amministrativa in carica;
            a prevedere che gli immobili strumentali all’attività dei consorzi non possano essere ceduti dagli acquirenti prima dei cinque anni dalla data di acquisto pena nullità degli atti».

 

(0/1183/1/11ª) (nuovo testo)

Di Siena

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «L’11ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007;
        premesso che:
            all’articolo 18, comma 696, del disegno di legge finanziaria si prevede la collocazione in mobilità di 6000 unità entro il 31 dicembre 2007;

            a costoro, ai fini del trattamento pensionistico, si applicano le disposizioni di cui all’articolo 11 della legge 23 dicembre 1994, n. 724, e della tabella allegata al decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 503, come sostituita dalla citata legge n. 724 del 1994, nonché le disposizioni di cui all’articolo 59, commi 6, 7, lettere a) e b), e 8, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, e successive modificazioni;

        impegna il Governo:
            ad estendere, ai fini del trattamento pensionistico, e nell’ambito della riforma degli ammortizzatori sociali o di interventi legislativi sul sistema previdenziale, a tutti coloro che attualmente si trovino in mobilità e ne maturino i requisiti l’applicazione delle norme di cui sopra».

 

(0/1183/1/12ª)

Marino, Baio, Bodini, Bassoli, Iovene, Binetti, Polito, Serafini, Caforio, Massidda, Monacelli, Bosone, Silvestri, Bianconi, Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Tomassini, Gramazio, Cursi, Totaro, Emprin Gilardini, Valpiana

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

            premesso che l’articolo 18, comma 414, lettera n), prevede la modifica degli allegati al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 29 novembre 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 8 febbraio 2002, n. 33, sui livelli essenziali di assistenza;

            considerato che uno degli effetti della sottoposizione alla chemioterapia dei soggetti affetti da forme tumorali è la perdita dei capelli;
            rilevato che ciò determina un’evidente situazione di disagio nei rapporti interpersonali che rende necessario il ricorso ad una parrucca;
            ritenuto che l’acquisto di tale protesi, lungi dall’essere una spesa voluttuaria, rappresenta un’ineludibile esigenza anche al fine di assicurare la dignità del paziente;
            preso atto che la normativa vigente non riconosce alcun sostegno economico per l’acquisto di tali protesi;

        impegna il Governo ad inserire, in sede di revisione del citato DPCM del 29 novembre 2001, la fornitura di parrucche per i soggetti sottoposti alla chemioterapia nei livelli essenziali di assistenza (LEA), nonché la previsione di forme di assistenza in relazione a procedure di linfodrenaggio e pressoterapia peristaltica e altre terapie atte a prevenire e curare le sindromi post-operatorie».

 

(0/1183/2/12ª) (nuovo testo)

Marino, Baio, Bodini, Bassoli, Iovene, Binetti, Polito, Serafini, Caforio, Massidda, Monacelli, Bosone, Silvestri, Bianconi, Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Tomassini, Gramazio, Totaro, Cursi, Emprin Gilardini, Valpiana

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

            espresso apprezzamento per l’individuazione di specifici finanziamenti triennali in funzione di contrasto alle malattie rare, con particolare riferimento all’ammontare, pari a 30 milioni di euro annui, del fondo per il cofinanziamento dei progetti attuativi del Piano sanitario nazionale (articolo 18, comma 423), nonché alla quota, pari a 3 milioni di euro annui, del fondo per la ricerca sanitaria (articolo 18, comma 429);

            preso atto del ritardo dell’Italia rispetto alle principali realtà internazionali sul versante della legislazione sulle malattie rare e sui farmaci orfani;
            rilevando l’opportunità che l’Italia si doti quanto prima di un idoneo strumento normativo, che assicuri idonee forme di assistenza farmaceutica per i pazienti affetti da patologie rare e adeguati incentivi per stimolare la ricerca, la produzione e l’immissione sul mercato di farmaci orfani;
        impegna il Governo a porre in atto tutti gli atti istituzionali pertinenti e necessari per sostenere le iniziative legislative in questo settore, confermando l’impegno dei fondi economici previsti dal Piano sanitario nazionale e dal Fondo della ricerca».

 

(0/1183/3/12ª)

Baio, Marino, Bodini, Bassoli, Iovene, Binetti, Polito, Serafini, Caforio, Massidda, Monacelli, Bosone, Silvestri, Bianconi, Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Tomassini, Gramazio, Cursi, Totaro

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            l’aumento esponenziale dei casi di bulimia ed anoressia e dei correlati disturbi del comportamento rende evidente in modo drammatico la diffusione, in particolar modo fra gli adolescenti, di queste malattie;
        impegna il Governo:
            a monitorare il fenomeno di tali disturbi, nonché a reperire le risorse necessarie al fine di istituire, all’interno delle strutture ospedaliere, servizi adeguati ad affrontare i problemi relativi alla fase acuta e ad offrire un adeguato supporto psicologico necessario dopo il superamento di detta fase;

            a provvedere a realizzare un’efficace campagna di informazione sull’anoressia e la bulimia e sui disturbi di comportamento ad essi correlati».

 

(0/1183/4/12ª)

Baio, Bodini, Bassoli, Iovene, Binetti, Marino, Polito, Serafini, Caforio, Massidda, Monacelli, Bosone, Silvestri, Bianconi, Carrara, Colli, Ghigo, Lorusso, Tomassini, Gramazio, Cursi, Totaro, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            nel testo in esame non viene affrontato il drammatico e diffuso problema delle situazioni di coma e delle strutture che offrano adeguata assistenza;
        impegna il Governo:
            a verificare l’esistenza e la distribuzione dei servizi per la lungodegenza sul territorio nazionale;

            a reperire le risorse necessarie al fine di provvedere all’istituzione, su tutto il territorio nazionale di adeguati presidi in modo da consentire ai familiari di coloro che si trovano in coma di stare vicino ai medesimi, diversificando l’offerta di servizi tra assistenza domiciliare ed assistenza residenziale».

 

(0/1183/5/12ª)

Massidda, Sanciu, Bianconi, Carrara, Colli, Cursi, Ghigo, Gramazio, Lorusso, Tomassini, Totaro, Monacelli, Binetti, Silvestri, Caforio

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            la legge 8 gennaio 2002, n. 1, di conversione, con modificazioni, del decreto-legge 12 novembre 2001, n. 402, recante disposizioni urgenti in materia di personale sanitario, ha valorizzato, sia da un punto di vista professionale che manageriale, il ruolo dell’infermiere professionale;

            l’articolo 4 della legge 1º febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, è finalizzato ad assicurare una maggiore qualificazione professionale degli operatori sanitari, non medici, attraverso un riordino dei percorsi accademici; in ltalia, secondo il rapporto OCSE, mancano oltre 40.000 infermieri, ed i giovani non si avvicinano a questa nobile professione anche per la remunerazione, troppo bassa rispetto alla qualità e alla quantità del servizio prestato;

        impegna il Governo ad assicurare la presenza dei rappresentanti dei professionisti sanitari non medici al tavolo di lavoro, presso l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN), nei periodici rinnovi contrattuali».

 

(0/1183/7/12ª)

Massidda, Sanciu, Bianconi, Carrara, Colli, Cursi, Ghigo, Gramazio, Lorusso, Tomassini, Totaro, Monacelli

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            il disegno di legge finanziaria per il 2007 prevede un drastico taglio degli importi delle tariffe massime praticabili per le prestazioni di diagnostica di laboratorio rese dalle strutture private accreditate;

            da tale abbattimento conseguiranno, quasi certamente, uno scadimento a livello qualitativo delle prestazioni e servizi erogati dalle strutture suddette e, cosa assai grave, una riduzione sul territorio della presenza delle stesse;
            altra grave conseguenza è il danno arrecato ai pazienti che possono incorrere in servizi scadenti a livello qualitativo e di sicurezza;
            il provvedimento in esame, stabilendo un drastico taglio degli importi, provocherà la dispersione del patrimonio professionale, tecnico e scientifico di primissimo ordine, che pone allo stato attuale il nostro Paese in una posizione leader in Europa;

        impegna il Governo:
            ad attivarsi per rivedere il nomenclatore tariffario di tutte le prestazioni specialistiche ambulatoriali;

            a istituire, con assoluta urgenza, il tavolo tecnico di confronto tra Governo, regioni e associazioni di categorie pubbliche e private, al fine di risolvere i problemi normativi ed economici che riguardano la specialistica ambulatoriale».

 

(0/1183/8/12ª)

Massidda, Sanciu, Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Gramazio, Cursi, Totaro, Baio, Bassoli, Binetti, Bodini, Iovene, Marino, Polito, Serafini, Caforio, Monacelli, Bosone, Silvestri, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12 Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            vi sono oltre 1.900 cittadini affetti da talassemia che hanno contratto infezioni e hanno subìto danni severi attraverso trasfusioni di sangue infetto e sono in attesa di essere indennizzati e risarciti;

            il disegno di legge in esame ignora completamente i diritti dei pazienti che in seguito ad emotrasfusione con sangue o emoderivati infetti abbiano subìto un aggravamento della loro condizione di salute;
            in particolare, il disegno di legge in esame dovrebbe prevedere l’esplicito riconoscimento a questi soggetti del diritto ad essere risarciti per il danno subìto, come previsto dall’articolo 3 del decreto-legge 23 aprile 2003, n. 89, convertito in legge, con modificazioni dalla legge 20 giugno 2003, n. 141;
            tutte le vicende legislative inerenti la problematica del risarcimento da parte dello Stato ai soggetti danneggiati attraverso il contagio con il sangue o i derivati infetti ammettono una responsabilità pubblica, con successivo provvedimento normativo di supporto verso quei cittadini che sono stati fisicamente e/o psichicamente menomati, o resi addirittura perennemente infermi;
            la legge 25 febbraio 1992, n. 210 e il decreto-legge 23 aprile 2003, n. 89, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 giugno 2003, n. 141, riconoscono un indennizzo, non solo ai pazienti emofilici, ma anche ai talassemici che hanno subìto un danno a seguito di trasfusione di sangue infetto;
            nella passata legislatura, molto è stato fatto al fine di portare a rapido compimento tali contenziosi giudiziari, e in particolare, si ricorda che con il decreto-legge 23 aprile 2003, n. 89, è stata autorizzata la spesa di novantotto milioni e cinquecentomila euro per il 2003 e di centonovantotto milioni e cinquecentomila euro, sia per il 2004 che per il 2005 per il risarcimento dei soggetti emotrasfusi danneggiati da emoderivati infetti;

        impegna il Governo:
            al fine di una corretta equiparazione dei diritti dei pazienti a prevedere tempestive ed idonee iniziative per superare l’iniqua discriminazione perpetrata nei confronti dei pazienti che hanno riportato una patologia a seguito di trasfusione con sangue o emoderivati infetti».

 

(0/1183/9/12ª) (nuovo testo)

Binetti, Bianconi, Tomassini, Ghigo, Carrara, Lorusso, Colli, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Monacelli, Baio, Bosone, Caforio

Approvato dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            con decreto del 4 agosto 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 268 del 17 novembre 2006, i Ministri della salute e della giustizia hanno innalzato da 500 milligrammi a 1.000 milligrammi il quantitativo massimo di principio attivo di cannabis detenibile per uso personale;

            la correzione dei minimi tabellari delle sostanze stupefacenti depenalizza di fatto la detenzione fino a 40 dosi di cannabis rispetto alle 20 dosi previste dalla legge 21 febbraio 2006, n. 49;
            segnali di questo tipo sono ambigui per i giovani che sono i principali consumatori di cannabis;
            sentendo il dovere di tutelare la salute dei cittadini e di trasmettere messaggi che diano il senso, il valore della vita e aiutino i giovani ad affrontare le difficoltà;

        considerato che:
            il problema delle tossicodipendenze, nelle sue molteplici forme, richiede una grande prudenza e va affrontato contestualmente in tutti i suoi aspetti: dalla educazione, alla prevenzione, dalla cura al maggior recupero possibile;

            qualunque modifica alle discipline vigenti richiede previamente l’attivazione di tavoli di confronto in cui possano interagire non solo i Ministri firmatari del decreto, ma anche quello dell’istruzione pubblica e della famiglia e che comunque vada sentito anche il Parlamento almeno nelle Commissioni competenti, senza peraltro escludere il mondo scientifico e quanti sono quotidianamente impegnati nel confronto con i tossicodipendenti;

        impegna il Governo a riesaminare il suddetto decreto, a predisporre azioni finalizzate alla prevenzione delle droghe e ad affrontare globalmente il problema della detenzione di sostanze stupefacenti».

 

(0/1183/10/12ª)

Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Baio, Bassoli, Binetti, Bodini, Iovene, Marino, Polito, Serafini, Caforio, Monacelli, Bosone, Silvestri, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            le azioni volte a contrastare il dolore, cronico e oncologico, devono essere obiettivo prioritario di un sistema sanitario realmente a misura del malato e criterio di verifica della qualità dei Sistemi Sanitari regionali;

            il sollievo dal dolore trova ormai posto in codici deontologici e documenti internazionali;
            con decreto ministeriale 28 settembre 1999, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 7 marzo 2000, n. 55, veniva istituito il Programma nazionale per la realizzazione di strutture per le cure palliative;
            con le linee guida del 24 maggio 2001 venivano istituiti i Comitati senza dolore;
            dalle ultime rilevazioni disponibili risultano essere 104 gli hospices attualmente in funzione, contro i 186 previsti, con una diffusione pesantemente disomogenea sul territorio nazionale, al punto che in alcune regioni non sono stati istituiti;
            nel sistema sanitario italiano non si è ancora affermata la cultura della terapia antalgica, anche a causa dello scarso peso accordato alle attività di formazione degli operatori e alle poche iniziative nel campo dell’informazione ai cittadini;
            vi sono ancora molte resistenze, anche a causa della complessità delle procedure burocratiche, alla prescrizione di farmaci oppiacei per contrastare il dolore;
            nell’ambito delle patologie caratterizzate da un’alta incidenza del dolore, oncologica, traumatica, ortopedica, chirurgica, una fattispecie particolare è rappresentata dai pazienti in età pediatrica,

        impegna il Governo:
            ad attivare le necessarie procedure per la revisione della legislazione in materia di prescrizione e utilizzo di farmaci oppioidi antidolorifici;

            a finanziare appositi percorsi di formazione che coinvolgano anche i medici di medicina generale per arrivare alla diffusione, su tutto il territorio nazionale, di una reale cultura della terapia antalgica;
            ad emanare specifiche linee guida per contrastare il dolore in età pediatrica, anche attraverso la definizione di scale di rilevazione della sofferenza che tengano conto della specificità dell’età infantile;
            a impegnare le Aziende sanitarie ad azioni volte a informare i propri operatori e i cittadini delle metodiche in uso per contrastare il dolore forzato».

 

(0/1183/11/12ª)

Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Baio, Bassoli, Binetti, Bodini, Iovene, Marino, Polito, Serafini, Caforio, Monacelli, Bosone, Silvestri, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            l’infezione da papilloma virus umano/HPV è causa necessaria per lo sviluppo del cancro alla cervice uterina;

            l’infezione avviene per trasmissione sessuale e che il picco di maggior incidenza è tra i 18 e i 20 anni;
            nel mondo, il cancro alla cervice uterina è per diffusione il secondo tumore maligno che colpisce le donne;
            in Italia, ogni anno vengono diagnosticati 3.500 nuovi casi e che i casi di morte sono 1.700;
            i programmi di prevenzione secondaria (screening) attualmente in uso hanno permesso negli ultimi anni una riduzione dell’incidenza e della mortalità del cancro alla cervice uterina, pur in presenza di una forte disparità di programmazione e trattamento nei diversi Sistemi sanitari regionali;
            oltre al pap test, metodica attualmente in uso per gli screening della cervice uterina, si potrebbe utilizzare anche l’HPV test che secondo ricerche pubblicate ha dimostrato una maggiore efficacia;
            dal prossimo anno sarà in vendita in Italia il vaccino contro il papilloma virus umano/HPV e si è dimostrato che tale vaccino è in grado di prevenire i casi di cancro causati dai tipi di virus presenti nel vaccino;
            una campagna di vaccinazione, rivolta alle giovani generazioni, le proteggerebbe in età adulta dal rischio di contrarre il cancro alla cervice uterina;

        impegna il Governo a:
            predisporre azioni di sensibilizzazione delle donne, attraverso campagne di informazione aventi per oggetto il cancro alla cervice uterina e focalizzate su:
                malattia;

                cause;
                prevenzione;

            assicurare programmi efficienti di screening del cancro dell’utero in tutte le regioni del territorio nazionale, così come previsto dal decreto-legge 29 marzo 2004, n.81, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2004, n. 138;

            facilitare alle donne l’accesso a nuove tecnologie di diagnosi (HPV test);
            predisporre programmi di prevenzione primaria (vaccinazioni) volti a eliminare il cancro alla cervice uterina».

 

(0/1183/13/12ª)

Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Baio, Bassoli, Binetti, Bodini, Iovene, Marino, Polito, Serafini, Caforio, Monacelli, Bosone, Silvestri, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            le problematiche della salute delle donne sono cambiate in conseguenza al mutato ruolo sociale;

            l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme denunciando che le donne risultano essere sempre più svantaggiate rispetto agli uomini per quanto riguarda le problematiche sanitarie e che in ambito sanitario «differenze di genere» non sono tenute in debita considerazione;
            che il report annuale dello IOM (Institute of Medicine) ha rilevato nelle proprie conclusioni che la differenza di genere apre interrogativi su molte problematiche che finora non sono state affrontate;
            nella programmazione sanitaria nazionale emerge ancora la mancanza di un approccio complessivo ai temi della salute femminile, a differenza di quanto accade in ambito lavorativo e politico in cui si riscontra una grande attenzione al tema di provvedimenti legislativi settoriali;
            pur riconoscendo che non esistono, nel nostro Paese, situazioni di palese discriminazione, vi è comunque una molteplicità di fattori che determinano uno stato di sostanziale svantaggio delle donne in tema di tutela alla salute;
            ritenendo auspicabile che, quanto prima, si possa giungere ad una nuova cultura di programmazione sanitaria che sappia cogliere le specifiche dell’universo femminile, predisponendo una risposta assistenziale più adeguata e che tenga conto dei molteplici fattori presenti;

        impegna il Governo:
            coerentemente con le linee programmatiche tracciate dal Ministro Turco in Commissione, ad attivare le necessarie procedure volte a realizzare un autentico e profondo cambiamento culturale all’approccio delle problematiche connesse alla salute delle donne».

 

(0/1183/14/12ª)

Bodini, Marino, Baio, Bassoli, Iovene, Binetti, Polito, Serafini, Caforio, Massidda, Monacelli, Bosone, Silvestri, Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Gramazio, Cursi, Totaro, Emprin Gilardini, Valpiana

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            è da considerare prezioso e insostituibile l’apporto che i medici specializzandi offrono al funzionamento del Servizio sanitario nazionale, supportando di fatto i medici strutturati in tutte le funzioni assistenziali, talora anche coprendo carenze di organico e ricoprendo turni di guardia notturni e festivi, andando ben oltre l’orario contrattuale e le funzioni proprie di un medico in formazione;
        impegna il Governo:
            a utilizzare le risorse già allocate al fine di regolamentare, nel più breve tempo possibile, la situazione dei medici specializzandi, attraverso la predisposizione di un contratto, valido su tutto il territorio nazionale, che, rifacendosi al testo del decreto legislativo 17 agosto 1999, n. 368, preveda un inquadramento di tipo subordinato a tempo determinato, nonché un trattamento previdenziale conseguente».

 

(0/1183/1/13ª)

Ronchi, Ferrante, De Petris

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 13ª Commissione permanente del Senato,

        in sede di esame del disegno di legge finanziaria per l’anno finanziario 2007,
        premesso che:
            il Senato della Repubblica, in occasione della Conferenza di Nairobi, ha approvato il 7 novembre 2006, a larghissima maggioranza, la mozione 1-00039 che impegna il Governo:
                – ad attuare il protocollo di Kyoto come occasione per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili e la fattura delle importazioni energetiche del Paese, con lo sviluppo dell’efficienza energetica, con l’innovazione tecnologica, della mobilità, del sistema di produzione dell’energia elettrica e del calore,

                – ad aggiornare la delibera CIPE 19 novembre 2002, n.  123 ed il relativo Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas di serra in modo da far fronte alla accresciuta distanza (97,7 Mt di CO2) dall’obiettivo di Kyoto,
                – ad integrare tale Piano nazionale per la riduzione delle emissioni di gas di serra in un programma nazionale energetico ambientale,
                – a promuovere con maggiore efficacia lo sviluppo di tutte le fonti energetiche rinnovabili (idriche, geotermiche, eoliche, solari, biomasse) superando l’incentivazione delle fonti energetiche non rinnovabili assimilate e quella dei certificati verdi, con un sistema incentivante differenziato per fonte, senza tetti, accessibile, certo e di lunga durata;

            per far fronte alla più grave crisi ambientale globale della storia dell’umanità, causata dall’inquinamento prodotto dai gas serra, che, secondo un rapporto, coordinato per conto del Governo inglese dall’economista Nicholas Stern, potrebbe provocare anche gravissime ripercussioni economiche con un calo del PIL mondiale fino al 20 per cento, la Conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, che si è tenuta a Nairobi con la partecipazione di 189 Paesi, ha trovato una convergenza su una dichiarazione finale che prevede che il mondo, entro il 2050, dovrà dimezzare le emissioni di gas di serra, ed ha avviato la discussione per una seconda e più impegnativa fase di riduzione di tali emissioni a partire dal 2012, a chiusura del primo periodo di verifica del Protocollo di Kyoto;

            l’Italia è in forte ritardo nelle politiche e misure per ridurre i gas di serra: rispetto ai valori del 1990 (senza costruire nuove centrali nucleari a partire da quella data) l’UE ha ridotto le proprie emissioni di circa il 3 per cento, la Germania le ha ridotte del 17,5 per cento, il Regno Unito le ha ridotte del 14 per cento, la Francia del 2 per cento, l’Italia le invece ha aumentate di circa il 13 per cento. Dal 1990 le emissioni di gas di serra in Italia sono aumentate del 27,5 per cento nel settore dei trasporti, del 17 per cento nel settore della produzione di energia elettrica, del 10,6 per cento nel settore civile e terziario.
        Questa situazione non è compatibile con il ruolo e la responsabilità europea e internazionale dell’Italia che è anche un Paese pesantemente esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici: per i rischi per la salute per le elevate temperature, per l’intensità e la frequenza delle alluvioni, per l’estensione degli incendi boschivi, l’erosione delle spiagge, le lagune e le zone costiere di poco sopra il livello del mare, l’aridificazione e la desertificazione in vaste aree;
            La crescita delle emissioni di gas di serra, e la mancata adozione di efficaci misure per ridurle, hanno un costo anche economico crescente: per fronteggiare le conseguenze ambientali, perché le mancate riduzioni comportano acquisti onerosi all’estero di certificati di emissione, perché anche gli interventi all’estero, per finanziare il ricorso ai meccanismi flessibili previsti dal Protocollo di Kyoto, sono onerosi, perché stiamo perdendo competitività nei settori a basse o nulle emissioni di carbonio che stanno crescendo d’importanza sui mercati internazionali. In Italia è quasi assente la produzione di mini turbine idrauliche, di pannelli solari, di turbine eoliche; nelle auto a bassissime emissioni siamo a presenze simboliche, nei materiali e tecniche di costruzione in edilizia siamo agli ultimi posti per efficienza energetica e via dicendo;
            Le misure e gli stanziamenti della legge finanziaria 2007 per politiche e misure connesse con la riduzione delle emissioni di gas di serra, che riflettono il quadro delle difficoltà delle finanze pubbliche, possono esser considerate una tappa utile, ma non sufficiente per recuperare i gravi ritardi accumulati. Supponendo di dover acquistare sul mercato dei certificati di emissione di CO2 le 97,7 Mton di tonnellate al costo di riferimento di 15 euro la tonnellata, si dovrebbero pagare, all’anno, circa 1,46 miliardi di euro. Se l’obiettivo di Kyoto fosse realizzato, entro il 2012, solo con misure nazionali (13 per cento + 6,5 per cento), supponendo di mantenere costante il mix attuale di combustibili fossili importati, vi sarebbe una riduzione di circa il 20 per cento delle importazioni di fossili, con una riduzione della bolletta energetica (2005) corrispondente di 7,2 miliardi di euro, che divisi per cinque anni (2008-2012), fanno 1,44 miliardi di euro l’anno. L’ordine di grandezza delle cifre per l’attuazione dell’impegno di Kyoto, realistiche se lo si vuole attuare davvero e convenienti per la riduzione della bolletta energetica, dovrebbe essere di circa 7 miliardi di euro in cinque anni e di circa 1,4 miliardi di euro l’anno;

        impegna il Governo:
            – a presentare al Parlamento, prima della presentazione del Documento di programmazione economica e finanziaria, un rendiconto delle politiche e misure adottate, in corso e in previsione per ridurre i gas di serra, dei risultati raggiunti e di quelli attesi nella riduzione di tali emissioni nei diversi settori in Italia e di quelli all’estero, con la relativa quantificazione delle risorse finanziarie spese, di quelle impegnate, di quelle disponibili e di quelle necessarie per rispettare gli impegni del Protocollo Kyoto; ad integrare tale rendiconto con uno studio sugli impatti e le conseguenze del cambiamento climatico in Italia e sulle misure di adattamento, con la relativa stima dei costi economici;

            – a predisporre un progetto che, dopo una valutazione del Parlamento, possa eventualmente essere tradotto in una iniziativa legislativa, di prelievo fiscale sulle emissioni di carbonio che sia sostitutivo di altre forme di prelievo sui redditi da lavoro e da impresa e, per una parte, renda disponibili nuove e adeguate risorse per gli investimenti necessari per far fronte agli ingenti impegni necessari per recuperare il ritardo dell’Italia nelle politiche per ridurre i gas di serra, ridurre il consumo di combustibili fossili, promuovere l’innovazione energetica e la competitività economica a basse emissioni di carbonio;
            – a promuovere la generazione distribuita con la diffusione di impianti di piccola taglia, l’attivazione delle piccole e medie imprese, le iniziative dei cittadini, con misure che favoriscano anche impianti minieolici, piccoli impianti a biomasse, cogenerativi di energia elettrica e di calore, a promuovere forme di incentivazione per ristrutturazioni ed efficienza energetica degli edifici e degli impianti di riscaldamento, oltre ai soggetti tenuti al versamento dell’IRPEF, anche ad altri (enti pubblici, imprese, onlus);
            – a istituire il Registro nazionale dei serbatoi di carbonio agro-forestale e a completare l’Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi di carbonio, così come previsto dalla delibera CIPE n.  123 del 2002».

 

(0/1183/2/13ª)

De Petris

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 13ª Commissione permanente,

        in sede di esame del disegno di legge finanziaria per l’anno finanziario 2007,
        considerato che:
            è necessario rendere disponibili le somme versate allo Stato a titolo di risarcimento del danno ambientale a seguito della sottoscrizione di accordi transattivi non riassegnate ai sensi dell’articolo 1, comma 46, della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

            la mancata riassegnazione di tali risorse rischia di mettere a repentaglio la realizzazione degli interventi in corso e quelli programmati per la realizzazione di attività e opere di ripristino ambientale già pattuite con i soggetti responsabili dell’inquinamento;

        impegna il Governo:
            ad assicurare l’iscrizione ad apposito capitolo del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare delle somme versate allo Stato a titolo di risarcimento del danno ambientale a seguito della sottoscrizione di accordi transattivi nell’anno 2005 e 2006 e non riassegnate per effetto dell’articolo 1, comma 46, della legge 23 dicembre 2005, n. 266;

            ad assicurare che le somme derivanti dalla riscossione dei crediti in favore dello Stato per il risarcimento del danno ambientale siano versate all’entrata del bilancio dello Stato, per essere riassegnate ad un fondo istituito nell’ambito di apposita unità previsionale di base dello stato di previsione del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al fine di finanziare interventi di disinquinamento, bonifica e ripristino ambientale, con particolare riferimento alle aree per le quali abbia avuto luogo il risarcimento del danno ambientale, nonché altri interventi per la protezione dell’ambiente e la tutela del territorio e del mare».

 

(0/1183/3/13ª)

De Petris

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 13ª Commissione permanente,

        in sede di esame del disegno di legge finanziaria per l’anno finanziario 2007,
        premesso che:
            l’articolo 11 della legge 9 dicembre 1998, n. 431, ha istituito il «Fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione»;

            le risorse di tale Fondo, ripartite tra le singole Regioni e Province autonome, e successivamente ripartite dalle regioni tra i Comuni, sono utilizzate per la concessione di contributi ai conduttori di alloggi in locazione, in possesso di determinati requisiti, con particolare riferimento alle fasce economicamente e socialmente più deboli della popolazione;
            negli ultimi anni l’erogazione dei contributi ai cittadini ha subito gravi rallentamenti a seguito della progressiva decurtazione delle risorse attribuite al Fondo, decremento cui è corrisposto un significativo aumento dei prezzi delle locazioni;

        considerato che:
             l’emergenza sfratti, in particolare nelle grandi aree urbane e nei comuni ad alta tensione abitativa, richiede da subito l’attivazione di interventi incisivi e coordinati, anche a seguito della decadenza del decreto legge 29 settembre 2006, n. 261,
        impegna il Governo:
            ad incrementare in misura consistente il capitolo 1690, relativo al Fondo di cui all’articolo 11 della legge n. 431 del 1998, in modo da riportarlo progressivamente ad un livello adeguato a contribuire significativamente, in un quadro di rilancio delle politiche abitative e sociali, all’accesso al mercato delle locazioni da parte dei cittadini in possesso dei requisiti stabiliti dalla legge».

 

(0/1183/4/13ª)

De Petris

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 13ª Commissione permanente,

        in sede di esame del disegno di legge finanziaria per l’anno finanziario 2007,
        premesso che:
            l’Istituto Nazionale per la fauna selvatica (INFS) è l’organismo di ricerca e consulenza per lo Stato e gli enti locali in tema di conservazione e gestione del patrimonio faunistico nazionale;

            l’INFS è un ente pubblico istituito con la legge 11 febbraio 1992, n. 157, sottoposto alla vigilanza della Presidenza del Consiglio dei ministri e della Conferenza Stato Regioni e svolge un ruolo di valutazione tecnica degli interventi di conservazione e gestione delle risorse faunistiche;
            l’INFS ha il compito di censire il patrimonio ambientale costituito dalla fauna selvatica, di studiarne lo stato, l’evoluzione ed i rapporti con le altre componenti ambientali, di elaborare progetti di intervento ricostituivo o migliorativo delle comunità animali e degli ambienti naturali con l’obiettivo di una riqualificazione faunistica del territorio, di collaborare con gli organismi esteri, ed in particolare con quelli dell’Unione Europea aventi analoghi compiti e finalità, di collaborare con le università e gli altri organismi di ricerca nazionali, di controllare e valutare gli interventi faunistici operati dalle regioni e dalle province autonome, di esprimere i pareri tecnico-scientifici richiesti dallo Stato e dagli enti locali;
            le attuali difficoltà fmanziarie ed i problemi organizzativi dell’Istituto, con riferimento anche all’organico, determinano una situazione problematica per lo svolgimento dei compiti istituzionali;

        impegna il Governo:
            a trasferire presso il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare le competenze e la vigilanza sull’INFS, al fine di favorire un rafforzamento delle attività dell’Istituto di ricerca, conservazione e gestione del patrimonio faunistico nazionale attraverso adeguata dotazione finanziaria e di personale».

 

(0/1183/5/13ª)

Ferrante, Fazio, Bruno

Accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 13ª Commissione permanente,

            in sede di esame del disegno di legge finanziaria per l’anno finanziario 2007,
        considerato che:
            il suolo è una risorsa che può definirsi «vitale» per la varietà unica delle sue funzioni indispensabili alla vita. Esso è allo stato sottoposto a crescenti influenze negative, che ne rendono improcrastinabile un adeguato e tempestivo intervento di protezione, per assicurare anche il corretto conseguimento dell’obiettivo di uno sviluppo sostenibile;

            a livello internazionale l’importanza della protezione del suolo è stata progressivamente riconosciuta sempre in maggior misura, sino a che al vertice di Rio del 1992, i paesi partecipanti sono giunti ad adottare una serie di misure specificamente rilevanti al riguardo;
            in particolare, si è posto l’accento sul concetto di sviluppo sostenibile e sono state stipulate convenzioni giuridicamente vincolanti in materia di cambiamenti climatici, diversità biologica e desertificazione;
            in materia di protezione del suolo vi è stata anche l’emanazione di una specifica «Comunicazione (COM/2002/179) del 16 aprile 2002» da parte della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo, al Comitato economico e sociale e al Comitato delle regioni intitolata proprio «Verso una strategia tematica per la protezione del suolo»;
            le politiche di protezione del suolo devono conferire un’importanza particolare all’uso sostenibile e alla gestione dei suoli agricoli per tutelarne la fertilità e il valore agronomico ed al contempo per proteggere la biodiversità del suolo anche in via precauzionale;
            l’istituzione di uno specifico Osservatorio varrebbe ad assicurare coerente ed efficace attuazione di quelle linee della politica europea che già si sono iniziate a delineare per la protezione del suolo, garantendo l’adozione di un approccio precauzionale basato sulla prevenzione del futuro degrado del suolo, che valga ad integrare la protezione del suolo finalizzata in via principale ad arrestare i processi di degrado in corso;
            si porrebbe per tale via una base per una concreta azione di monitoraggio dello stato del suolo, che è materia assai più ampia rispetto a quella più limitatamente rientrante nelle competenze del già istituito Comitato nazionale per la lotta alla siccità ed alla desertificazione, in modo da mettere a punto un approccio, basato sulle conoscenze, che assicuri un’adeguata protezione del bene monitorato;
            l’istituzione presso il Ministero dell’ambiente di un apposito Osservatorio sul degrado ambientale dei suoli e sulla desertificazione, denominato con valenza onnicomprensiva «Osservatorio sul degrado del suolo», è in conclusione finalizzata ad individuare un centro di raccolta, elaborazione, aggiornamento e diffusione dei dati, delle informazioni e delle conoscenze pertinenti alle aree degradate ed in particolare a quelle colpite da fenomeni di siccità e dalla minaccia di desertificazione, in modo da rispondere all’attuazione della Convenzione ONU per la lotta alla siccità ed alla desertificazione – UNCCD, ratificata dall’Italia con la legge 4 giugno 1997, n. 170. Ciò risulta vieppiù urgente considerato l’incremento dei fenomeni di dissesto idro-geologico che con sempre maggiore frequenza interessano il nostro suolo nazionale;
            obiettivi specifici dell’Osservatorio sono il reperimento, l’analisi, la valutazione e la messa a disposizione delle informazioni di carattere tecnico-scientifico inerenti lo stato del suolo a livello nazionale agli interlocutori politico-istituzionali per la formulazione di strategie, programmi, progetti e azioni su scala differenziata (locale, regionale, nazionale ed internazionale) nonché, se valutato opportuno dall’organo politico di vertice, alla società civile, ai mass media ed al pubblico in generale,

        a tal fine dovranno essere adeguatamente sviluppati:
            strumenti tecnici per la raccolta, la classificazione e l’elaborazione dei dati e delle informazioni alla luce anche di indicatori socio-economici e ambientali, con le relative linee guida, compresi gli indicatori integrati dell’impatto fisico, biologico, sociale ed economico;

            metodi e strumenti utili al miglioramento dell’omogeneità/confrontabilità dei dati e delle informazioni, anche in rapporto agli standard internazionali;
            iniziative di diffusione delle informazioni;
            programmi di educazione ambientale finalizzati alla conoscenza dei fenomeni in oggetto;
            reti di scambi ed interazione con reti di monitoraggio, osservatori, centri di eccellenza, eccetera nonché con organismi di ricerca, enti ed istituti specializzati, associazioni, organizzazioni non governative e singoli esperti, sia in ambito nazionale, sia nell’area mediterranea, sia a livello internazionale;
            l’Osservatorio opererà in stretto collegamento con il Comitato Nazionale per la lotta alla siccità ed alla desertificazione (CNLSD) a cui fornirà adeguato supporto tecnico-scientifico e sarà diretto da un Presidente nominato dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. L’Osservatorio sarà composto da un numero di componenti individuato nel relativo regolamento, comunque scelti tra esperti di chiara e riconosciuta competenza nelle tematiche individuate. La sua composizione ed il suo funzionamento saranno definiti con apposito decreto ministeriale dal Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare. Per la sua funzionalità operativa, sarà costituita una segreteria tecnica composta da personale scelto nell’ambito del personale della Direzione generale difesa del suolo del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, che dovrà anche assicurare il necessario supporto logistico ed organizzativo, fatta salva l’invarianza della spesa,

        impegna il Governo:
            a istituire entro 90 giorni presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, nell’ambito della Direzione generale per la difesa del suolo, «Osservatorio sul degrado del suolo», di seguito semplicemente «l’Osservatorio», quale unitario centro di raccolta, di classificazione, di aggiornamento e di diffusione dei dati e delle informazioni inerenti i fenomeni di degrado del suolo. L’Osservatorio cura in collaborazione con il Comitato Nazionale per la lotta alla siccità ed alla desertificazione anche la raccolta e la gestione dei dati e delle informazioni pertinenti alle aree colpite da fenomeni di siccità e dal pericolo della desertificazione, in attuazione della Convenzione ONU per la lotta alla siccità ed alla desertificazione – UNCCD, ratificata dall’Italia con legge n. 170 del 1997. La composizione ed il funzionamento dell’Osservatorio saranno disciplinati con apposito decreto ministeriale, senza che ciò comporti nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica;

            il Ministero dell’ambiente sosterrà, anche attraverso «l’Osservatorio sul degrado del suolo», lo studio, l’inventario ed il progresso delle conoscenze tradizionali per la gestione dei suoli, per le architetture rurali e monumentali, per la razionale organizza-zione dei centri urbani in funzione anche ambientale, nonché per pro-muovere l’uso sostenibile delle risorse naturali ed in particolare di quelle idriche;
            il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare concorrerà inoltre, anche al fine di incentivare l’utilizzo e la diffusione delle conoscenze di cui al comma 2, alla istituzione di una Banca Dati Mondiale sulle Conoscenze Tradizionali, da realizzarsi nel rispetto della UNCCD del 19 giugno 1994 ed in collaborazione con l’UNESCO».

 

 

 

ORDINI DEL GIORNO NON ACCOLTI DAL GOVERNO,
O RITIRATI DAI PRESENTATORI O RESPINTI
O DICHIARATI INAMMISSIBILI
O DECADUTI DALLE COMMISSIONI

 

 

Disegno di legge finanziaria

(0/1183/6/12ª)

Massidda, Sanciu, Bianconi, Carrara, Colli, Cursi, Ghigo, Gramazio, Lorusso, Tomassini, Totaro

Non accolto dal Governo (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            spesso vengono diffusi dati allarmanti su presunti casi di malpractice, o di «errori medici» che suscitano comprensibili reazioni di tutto il mondo medico e non solo, provocando lo stupore e la preoccupazione in tutti i cittadini, e minando in modo irreversibile il rapporto di fiducia tra medico e paziente;

            certamente non si può negare la possibilità di errori medici, imprevedibili e comunque sempre involontari, non valutabili secondo le dimensioni allarmistiche diffuse dai dati riportati, ma è necessario ricordare anche le condizioni non ottimali in cui a volte il medico è costretto a lavorare, derivanti da organici insufficienti, basse risorse economiche, mancanza di posti letto, e così via;

        impegna il Governo
            ad attivarsi per istituire un osservatorio nazionale sui problemi inerenti questo argomento coinvolgendo i rappresentanti dei sindacati medici direttori sanitari, i direttori generali, le società scientifiche e i rappresentanti delle regioni per evitare che questa problematica provochi un accanimento ed una strumentalizzazione sul personale assistenziale e sulle strutture sanitarie in genere».

 

(0/1183/9/12ª)

Bianconi, Tomassini, Ghigo, Carrara, Lorusso, Colli, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Monacelli

Ritirato (29 novembre 2006) fatto proprio dalla senatrice Binetti

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            con decreto del 4 agosto 2006, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 17 novembre 2006, il Ministro della salute, Livia Turco, ed il Ministro della giustizia, Clemente Mastella, hanno innalzato da 500 milligrammi a 1.000 milligrammi il quantitativo massimo di principio attivo di cannabis detenibile per uso personale;

            tale radicale correzione dei minimi tabellari delle sostanze stupefacenti, redatti dal precedente Governo appena otto mesi fa, depenalizza di fatto la detenzione fino a 40 dosi di cannabis, rispetto alle 20 dosi previste dalla normativa promossa dal precedente Esecutivo e può essere considerato un primo passo verso la legalizzazione delle droghe, a torto ritenute “leggere“;
            segnali di questo tipo da parte del Governo sono ambigui o comunque fuorvianti per i giovani; i consumatori infatti sono per lo più giovani e giovanissimi e incoraggiati dalle nuove misure, saranno destinati a subire danni sempre più gravi alla loro salute;
            l’assunzione di maggiori quantitativi, inoltre, può rappresentare un pericoloso avviamento verso altre sostanze stupefacenti;
            il Governo ha il dovere di tutelare la salute dei cittadini e di trasmettere messaggi che diano il senso, il valore della vita e aiutino le persone, soprattutto i giovani, a vivere ed affrontare le difficoltà;
            un numero sempre più cospicuo di spacciatori sfuggirà alle maglie della giustizia ed il traffico di stupefacenti lieviterà ulteriormente, finendo per coinvolgere un numero crescente di adolescenti;

        considerato che:
            è molto grave, in un Paese che si definisce democratico, che modifiche di tale rilevanza e su temi così delicati e controversi, anche all’interno delle singole coalizioni sfuggano al confronto parlamentare e vengano adottati per via amministrativa e soprattutto senza le necessarie acquisizioni scientifiche, nella specie di ordine tossicologico, ma solo in base a prese di posizione di ordine ideologico;

            rilevata pertanto la necessità di revocare il decreto, anche al fine di permettere una discussione sulle linee guida di una seria politica di prevenzione e di contrasto del traffico e della diffusione di sostanze stupefacenti;

        impegna il Governo ad intraprendere formali iniziative per ritirare il decreto in questione».

 

(0/1183/12/12ª)

Bianconi, Tomassini, Ghigo, Colli, Carrara, Lorusso, Massidda, Gramazio, Cursi, Totaro, Monacelli

Respinto dalla Commissione (29 novembre 2006)

        «La 12ª Commissione permanente del Senato, in sede di esame delle parti di competenza del disegno di legge finanziaria per l’anno 2007, con particolare riferimento all’articolo 18, comma 414,

        premesso che:
            i dati statistici testimoniano che i disturbi mentali, seppure diversi per qualità e durata, interessano 2.200.000 persone in Italia, con un estremamente elevato numero di suicidi, e che un trattamento tempestivo eviterebbe il pericolo di aggravamento, di cronicizzazione o di suicidio;

            a fronte della rilevante diffusione delle patologie psichiatriche, i servizi disponibili sul territorio nazionale sono, nel complesso, inadeguati a fornire una risposta alla domanda di assistenza proveniente dai cittadini;
            i servizi psichiatrici, si stima, trattino solo il 10 per cento delle persone che in un anno presentano disturbi psichiatrici e ciò, in parte per carenze strutturali, in parte per il timore di molti di dichiarare la propria condizione;
            una vera riforma dell’assistenza psichiatrica non può prescindere dal superamento dell’accezione «psichiatria» per arrivare ad una nuova nozione di «salute mentale», connotata sia in termini di prevenzione e diagnosi precoce che in termini di miglioramento della qualità della vita;
            è necessario focalizzare l’attenzione sull’integrazione in rete di tutti i servizi che oggi operano in maniera disaggregata, nonché sulla riorganizzazione e differenziazione delle diverse forme di assistenza oggi disponibili, anche individuando una nuova figura professionale di coordinatore interdipartimentale e interservizi;
            i processi di riforma dovranno essere implementati con il supporto diretto sia delle famiglie dei malati, che devono rimanere parte integrante del percorso terapeutico, sia delle associazioni di familiari e di volontariato che rappresentano un risorsa fondamentale da valorizzare ulteriormente;
            solo attraverso lo sforzo comune di tutte le figure e le istituzioni coinvolte nel problema, sarà possibile combattere lo stigma di cui sono fatti oggetto, ancora oggi, e indipendentemente dal tipo e dalla gravità della patologia, coloro che presentano disturbi mentali;

        impegna il Governo:
            a procedere ad una revisione della legge 13 maggio 1978, n. 180, in materia di accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori;

            a responsabilizzare le regioni, affinché, in stretta collaborazione con gli enti locali e nel rispetto degli indirizzi generali nazionali, intervengano per riorganizzare l’assistenza psichiatrica;
            a verificare che le regioni perseguano l’obiettivo di destinazione del 5 per cento dei fondi sanitari regionali alle attività di salute mentale;
            ad adottare le misure necessarie per garantire l’assistenza ai pazienti per tutta la vita, anche dopo la morte dei genitori, quindi per affrontare il fenomeno del “dopo di noi“».