Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 305 del 20/05/2025
Azioni disponibili
SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------
305a SEDUTA PUBBLICA
RESOCONTO STENOGRAFICO (*)
MARTEDÌ 20 MAGGIO 2025
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Presidenza del vice presidente CASTELLONE,
indi del vice presidente CENTINAIO
e del vice presidente ROSSOMANDO
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(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 306 del 21 maggio 2025
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)
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N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente CASTELLONE
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 16,39).
Si dia lettura del processo verbale.
STEFANI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 15 maggio.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sulle vittime degli incidenti sul lavoro
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Come stabilito in sede di Conferenza dei Capigruppo dal Presidente del Senato in accordo con tutti i Presidenti dei Gruppi, ricordiamo in apertura di seduta le vittime degli incidenti sul lavoro.
Nel periodo dal 12 al 20 maggio si sono registrate ancora notizie di incidenti mortali sul lavoro. Hanno perso la vita: Stefano Di Lorenzo, 55 anni, a Sanremo; Vito Nicola Eramo, 63 anni, a Conversano; Raffaele Bottalico, 23 anni, a Caltanissetta; Vando Malagutti, 74 anni, a Mantova; Novario Magnani, 74 anni, a Rimini; Armando Stefani, 74 anni, a Cinto Euganeo; Mario Serafinelli, 64 anni, a Pomezia.
Florin Varga, 41 anni, a Sappada; Silvio Valentinotti, 87 anni, a Caldes; Anna Chiti, 17 anni, a Venezia; Giovanni Cucco, 78 anni, a Pecetto Torinese; Fatmir Bici, 57 anni, a Vernio; Gaetano Coratti, 74 anni, a Monte San Giovanni Campano; Salvatore Cumbo, 55 anni, a Serradifalco; Salvatore Fiorillo, 61 anni, a Scafati; Domenica Russo, 43 anni, a Lomazzo; Luigi Ruffo, 39 anni, a Quinto di Valpantena; Dino Scattolin, 83 anni, a Castiglione Olona.
Invito i senatori ad osservare un momento di raccoglimento in memoria di tutti i caduti sul lavoro. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).
Sui lavori del Senato
BOCCIA (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOCCIA (PD-IDP). Signora Presidente, chiedo, a nome del Gruppo del Partito Democratico, di intervenire sull'ordine dei lavori per rappresentare al Governo e al Ministro dei rapporti con il Parlamento che siamo intorno a quota novanta. Glielo avevamo detto nell'ultima Conferenza dei Capigruppo che non ci saremmo fermati, purtroppo, all'impegno assunto dalla maggioranza e dal Governo. Vi avevamo chiesto di consentire almeno alle Commissioni di svolgere il loro lavoro e ci risiamo, signor Ministro: ancora una volta, nessun mandato al relatore, ancora una volta nessuna discussione, ancora una volta, una fiducia annunciata, imposta e che non consente a questa Assemblea di fare l'unica cosa nella quale si esprime la dignità di essere legislatori e cioè di contribuire alle procedure legislative nel nostro Paese. (Applausi).
Signora Presidente, tutto questo succede il giorno dopo lo spettacolo indecoroso che è andato in scena nel Consiglio dei ministri ieri. Lo sottopongo all'attenzione dell'Assemblea perché in altri tempi, signora Presidente, un Ministro che avesse presentato un provvedimento poi sconfessato dal Consiglio dei ministri e sul quale l'intero Consiglio dei ministri, tranne la propria delegazione - mi riferisco alla delegazione della Lega - avrebbe votato contro, si sarebbe già dimesso. (Applausi). Ieri è andata in scena questa immagine abbastanza raccapricciante di gruppi politici attaccati alle poltrone, con il Ministro degli affari regionali che presenta la richiesta di non impugnativa della legge per il terzo mandato della Provincia autonoma di Trento e il Consiglio dei ministri che, nella sua interezza, vota contro, tranne la delegazione della Lega che invece vota con il Ministro.
Noi chiediamo, in primo luogo, che il ministro Calderoli riferisca.
In secondo luogo - lo dico ai colleghi e alle colleghe di quest'Assemblea - noi ci ritroveremo in Parlamento un disegno di legge sui livelli essenziali delle prestazioni che non risponde alle richieste fatte dalla Consulta e che cerca ancora una volta di umiliare il Parlamento. Anche se la Consulta ha deciso che il Parlamento è centrale nella definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, la maggioranza chiede con arroganza chiede al Parlamento una delega in bianco al Governo. Sapete quanti articoli ha questo disegno di legge? Ne ha trentatré. Sapete su quali LEP decide? Su tutti, dalla sanità alla scuola, dai trasporti all'assistenza, dagli aeroporti ai porti, all'urbanistica e alla pianificazione territoriale. Non c'è cosa che non debba decidere il Governo. Siete di fronte ad una scelta che solo voi potete fare, perché noi non la faremo e diremo no a prescindere. Vi chiederanno di chiudere gli occhi, di obbedire, di dire ancora signorsì ad un Governo che ha provato a spaccare l'Italia con lo spacca Italia, ma è stato fermato dalla Corte costituzionale. Di fronte a tutto questo, torna di nuovo sul luogo del delitto, signora Presidente, e lo fa, guarda caso, nel giorno in cui si consuma l'ennesimo scambio dentro la maggioranza. Lo scambio è: noi vi diciamo no al terzo mandato e intanto vi diamo l'illusione di approvare i LEP. Ma dove pensate di stare? Questo è il Parlamento della Repubblica, non un'osteria. (Applausi). Presidente Malan, presidente Romeo, presidente Gasparri, fermateli. Ora tocca a voi fermarli. Un'umiliazione così l'Aula del Senato e quella Montecitorio non l'hanno mai avuta, non l'hanno mai subita. (Applausi).
Signora Presidente, concludo segnalandole quello che è successo oggi su un tema per il quale le opposizioni, da oltre un anno, firmando con tutte le colleghe e tutti i colleghi il disegno di legge proposto dal collega Bazoli, chiedono…
PRESIDENTE. Senatore Boccia, la invito a concludere perché sono già passati sei minuti.
BOCCIA (PD-IDP). Ho concluso, signora Presidente, ma è l'unico momento in cui abbiamo la possibilità di confrontarci su che cosa dovremmo fare, quando invece facciamo esattamente tutt'altro e obbediamo purtroppo al Governo. Immagino che il ministro Ciriani si alzerà tra poco per dirci che porrà l'ennesima questione di fiducia. Oggi la Corte costituzionale ha confermato che il requisito del trattamento di sostegno vitale non è in contrasto con la Costituzione e rinnova i propri appelli al legislatore. Vi do una notizia: siamo noi i legislatori. (Applausi). La Corte costituzionale sta parlando a noi. E oggi il comitato, che è stato più volte sollecitato dal presidente La Russa a riunirsi (gliene do atto), ancora una volta ha deciso di non farlo. Alcuni colleghi, a partire dal vice presidente vicario del Gruppo del Partito Democratico, senatore Bazoli, si sono alzati e hanno interrotto il confronto perché ci sentiamo presi in giro. Signora Presidente, le chiedo, a nome del Gruppo del Partito Democratico, di chiedere al presidente La Russa di far rispettare il Regolamento, esattamente come avevamo già chiesto la scorsa settimana, perché pretendiamo un confronto alla luce del sole in Aula sul disegno di legge che regola il fine vita nel nostro Paese. (Applausi).
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, mi associo con molta energia, se posso dire così, a quanto detto adesso dal presidente Boccia. Ritengo anche io davvero molto, molto grave quello che è accaduto nel corso delle ultime ventiquattr'ore. Noi contestualmente abbiamo visto per l'ennesima volta questa mattina la 1a Commissione del Senato, e poi più in generale l'Aula, completamente umiliata dal fatto che il cosiddetto decreto Albania in Commissione non si discute nonostante non ci fosse alcun ostruzionismo in Commissione visto che il numero degli emendamenti era assolutamente ragionevole. Ciononostante, si arriva all'esame dell'Aula senza mandato al relatore, quindi per l'ennesima volta stravolgendo le regole democratiche.
Contestualmente a questa cosa molto grave che è accaduta in Parlamento stamattina, ieri - leggiamo sui giornali di oggi - in Consiglio dei ministri è accaduta questa cosa, che anche a me fa dire che il ministro Calderoli deve urgentemente venire in Aula a confrontarsi con questo Parlamento. (Applausi). Avete capito ieri cosa è successo in Consiglio dei ministri? È successo che si è deciso non come fate normalmente di calpestare le norme costituzionali (quello purtroppo lo fate dall'inizio della legislatura), ma in questo caso si è deciso anche di calpestare una sentenza della Corte costituzionale; una sentenza peraltro di grandissima importanza, la sentenza n. 192, che ha disegnato i confini dell'autonomia differenziata. Si tratta di una sentenza talmente importante che poi ha fatto sì che una successiva pronuncia della Corte sostanzialmente facesse venire meno il referendum sull'autonomia differenziata, su cui erano state raccolte le firme.
Quella sentenza aveva riscritto l'autonomia differenziata così come è uscita da quest'Aula. Il ministro Calderoli l'ha completamente aggirata, e con lui il Consiglio dei ministri ieri, facendo una cosa davvero gravissima, cioè immaginare una legge delega per fissare i cosiddetti livelli essenziali delle prestazioni (anche in questo caso sottraendo la materia al Parlamento), e soprattutto dicendo tre cose che davvero meritano tutta l'indignazione di questa Assemblea.
La prima è quella che abbiamo detto in tutti questi mesi, inascoltati: ancora una volta state parlando dei livelli essenziali delle prestazioni, ma non state dicendo nulla su come pensate di finanziarli. Anzi, peggio, avete detto che questa legge delega andrà fatta ad invarianza di bilancio. Davvero non si capisce come intendete rispettare quei meccanismi minimi essenziali di stato sociale.
La seconda è che pensate di affidare la definizione dei livelli essenziali di prestazione a una commissione palesemente di parte, la cosiddetta commissione tecnica dei fabbisogni standard, un luogo non eletto da nessuno, un luogo evidentemente non politico, un luogo tecnico. Può davvero una commissione come questa decidere sullo stato sociale di questo Paese e per l'appunto quali debbano essere i livelli essenziali che riguardano i diritti civili e i diritti sociali dei cittadini? E può farlo richiamandosi a quella spesa storica che altro non è che il tentativo di continuare nella diseguaglianza territoriale? A me pare davvero incredibile quello che sta accadendo.
Aggiungo anche la terza cosa: la sentenza della Corte costituzionale n. 192 aveva detto, in maniera molto chiara e molto netta, che le norme generali sull'istruzione dovevano essere sottratte all'autonomia differenziata, che non si potevano mettere le mani sulla scuola attraverso l'autonomia differenziata. (Applausi). Invece, siccome si chiede di fissare i livelli essenziali delle prestazioni anche sulla materia che riguarda l'istruzione, è evidente il gioco delle tre carte a cui stiamo assistendo.
Venga immediatamente il ministro Calderoli in Aula, perché davvero non si può pensare che sottotraccia, con i riflettori spenti, con l'Assemblea occupata a discutere di altro, passi surrettiziamente quello che la Corte costituzionale giustamente aveva messo in discussione con la sentenza n. 192, che per l'appunto aveva modificato molto significativamente la legge così come uscita dal Parlamento. (Applausi).
PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PATUANELLI (M5S). Signora Presidente, Governo, colleghi, nell'associarmi alle richieste fatte dal presidente Boccia e dal presidente De Cristofaro, mi vorrei concentrare sul tema dell'Atto Senato 104, a prima firma del senatore Bazoli, in tema di morte volontaria medicalmente assistita. Voglio farlo con cautela e con un appello, rivolgendomi, ovviamente per il suo tramite, Presidente, ai Presidenti dei Gruppi di maggioranza e al Ministro per i rapporti con il Parlamento. Molto spesso in quest'Aula investiamo parte del nostro tempo polemizzando e cercando di esaltare le differenze degli altri e l'incoerenza della maggioranza; la maggioranza cerca di sottolineare le responsabilità di chi oggi è opposizione e prima governava.
Credo che su questo tema dobbiamo renderci conto che ci sono persone che soffrono, che non hanno alcuna prospettiva e che chiedono soltanto di potersene andare nel rispetto della nostra Costituzione. (Applausi). Noi non possiamo pensare che il legislatore debba essere superato dalla Corte costituzionale per veder garantiti i diritti dei nostri cittadini. Stiamo parlando di persone fragili, di persone che davvero non hanno una prospettiva, se non quella di chiedere a noi, che siamo stati mandati qui per questo, di provare a risolvere quel piccolo enorme problema che hanno davanti; quella prospettiva che non c'è e che in qualche modo ha bisogno del nostro aiuto per uscire da un mondo di sofferenza che fa chiedere a loro di poter morire. Stiamo parlando di questo. Io vi chiedo davvero uno sforzo. Troviamo il recinto minimo che condividiamo tutti. Troviamo quel campo da gioco comune su questo tema. Mi rendo conto che è un argomento che tocca le nostre coscienze e il portato di ciascuno di noi qui dentro e - vivaddio - è giusto che sia così, che ciascuno possa confrontarsi su questo tema liberamente. Proviamo però ad affrontarlo davvero e non prendiamoci in giro nel Comitato ristretto, nel rimandare la palla a centrocampo o in tribuna. Non facciamolo su questo tema, facciamolo su tutto il resto; scontriamoci con giochini di maggioranza e opposizione che tutti noi mettiamo in campo su questioni diverse da questa, che invece merita il nostro più grande rispetto.
Quindi, almeno su questo tema, per cortesia, per il suo tramite, Presidente, lo chiedo all'Assemblea, confrontiamoci seriamente e senza prenderci in giro. (Applausi).
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signora Presidente, mi unisco alle riflessioni fatte dai colleghi perché anche a nostro giudizio non è possibile passare sotto silenzio e immaginare che i nostri lavori si possano aprire ordinariamente, come se nulla fosse, rispetto a ciò che è accaduto ieri in Consiglio dei ministri. Vi è un fatto politico di una rilevanza significativa, signora Presidente, che rende indispensabile un chiarimento da parte del Governo di fronte al Parlamento. Ieri, da quello che si legge dalle cronache, l'intera delegazione di un partito, la Lega, per iniziativa del vice presidente del Consiglio, senatore Matteo Salvini, ha votato contro un provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri. Ora quando la politica aveva la p maiuscola, fatti come questi inevitabilmente provocavano elementi consequenziali; si andava ad aprire una verifica, cadevano i Governi. (Commenti). Presidente Romeo, la vedo nervoso, ma avrà motivo sicuramente di potermi replicare e magari dirci la motivazione reale di quello che è accaduto. (Commenti). Ma quando la politica era tale e non era questo gioco di specchi al quale la state… (Commenti). La vedo sempre nervoso, Presidente, la vedo sempre nervoso, ma…
PRESIDENTE. Senatore Borghi Enrico, si rivolga alla Presidenza, per cortesia.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Se il presidente Romeo ha l'amabilità di potermelo consentire. So che lo farà. Ripeto per la terza volta il concetto. Quando la politica aveva la p maiuscola, fatti come questi provocavano inevitabilmente delle conseguenze; verifiche, Governi che cadevano, discussioni parlamentari. Nella Seconda Repubblica si è seguito un atteggiamento un po' più pudico.
Non si hanno, infatti, evidenze esterne così marcate, come invece avveniva alcuni decenni fa, rispetto a operazioni di dissenso così significative. Eppure, noi ci troviamo nella circostanza per la quale oggi tutti i giornali riportano questo fatto che, dal punto di vista strettamente giuridico, pone un tema interpretativo.
Signor Presidente, l'articolo 7 della legge n. 400 del 1988 dice esplicitamente che in ogni caso non è consentita la pubblica comunicazione o estensione dell'opinione dissenziente. I Ministri in Consiglio dei ministri hanno cioè la facoltà di poter votare contro la proposta che il Presidente del Consiglio o il Ministro proponente, ma per legge non lo possono comunicare all'esterno. I giornali di oggi sono pieni di dichiarazioni, non so se apocrife o degli spin doctor, rispetto al fatto che, a fronte di un'esplicita domanda del sottosegretario verbalizzante Mantovano sull'espressione del voto al vice premier Salvini, il vice premier Salvini avrebbe detto che l'intera delegazione della Lega votava contro: anche la delegazione con il Ministro competente in materia di Regioni.
Siamo al corto circuito più totale da questo punto di vista. Se non sono in questo momento obbligatori una discussione parlamentare, un chiarimento, un'informativa del Governo rispetto a quanto accaduto, mi chiedo quando questo dovrebbe accadere.
Quindi, signor Presidente, da questo punto di vista, noi ci associamo alle istanze, così come ci associamo alle osservazioni fatte dai colleghi Boccia e Patuanelli rispetto al tema della legge sul cosiddetto fine vita. È una questione inaccettabile. C'è un atteggiamento dilatorio, portato avanti dalla maggioranza rispetto ad una questione che dovrebbe, invece, vedere questo Parlamento assumersi fino in fondo delle responsabilità, che non sono soltanto di natura giuridica, ma sono anche, mi verrebbe da dire, soprattutto di carattere etico. (Applausi).
ZAFFINI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, sarò molto breve, anche perché non mi iscrivo alla rassegna stampa che ho ascoltato fino adesso rispetto a quello che è uscito oggi, ieri, l'altro ieri sui giornali. Faccio riferimento a quello che diceva il collega Boccia.
Collega, non è vero che il Comitato ristretto si è interrotto con l'uscita del collega Bazoli. Anzi, il collega Bazoli è uscito senza spiegare le cause della sua uscita. C'erano i giornalisti e Bazoli le avrà spiegate ai giornalisti. Il Comitato ristretto è andato avanti serenamente. Abbiamo stabilito un ordine dei lavori; abbiamo dato un mandato ai relatori, intanto circoscritto su due importanti nodi. Signor Presidente, peraltro lei era presente in Comitato ristretto ed ovviamente sa che sto descrivendo esattamente quello che è successo. Quindi, tranquillizzo tutti i colleghi, ivi compreso il collega Boccia, che il Comitato ristretto continua a lavorare e che auspichiamo che la settimana prossima si possa riunire di nuovo avendo elementi nuovi da apportare al dibattito.
Abbiamo circoscritto il mandato ai relatori, in questo passaggio, su due importanti nodi. Non sto qui a descriverli, perché non intendo aprire nel merito un dibattito che deve seguire altri istituti, altri luoghi istituzionali. Quindi, signor Presidente, tranquillizzo sul fatto che il Comitato ristretto è perfettamente insediato e continua ad operare. Auspico che anche il collega Bazoli possa partecipare ai lavori proficuamente. (Applausi).
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della richiesta dei Gruppi di opposizione di un'informativa del ministro Calderoli.
Discussione e approvazione del disegno di legge:
(1493) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (Approvato dalla Camera dei deputati)(ore 17,09)
Discussione e approvazione della questione di fiducia
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1493, già approvato dalla Camera dei deputati.
Ha facoltà di intervenire il presidente della 1a Commissione permanente, senatore Balboni, per riferire sui lavori della Commissione.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, devo riferire che purtroppo non c'è stato il tempo tecnico per concludere l'esame degli emendamenti presentati in Commissione, avendo la Conferenza dei Capigruppo fissato l'esame del provvedimento in Aula per oggi alle ore 16:30.
Con rammarico comunico, quindi, che non abbiamo conferito il mandato al relatore a riferire all'Assemblea sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in relazione a quanto riferito dal senatore Balboni, il disegno di legge n. 1493, non essendosi concluso l'esame in Commissione, sarà discusso nel testo trasmesso dalla Camera dei deputati senza relazione, ai sensi dell'articolo 44, comma 3, del Regolamento.
Comunico che sono state presentate alcune questioni pregiudiziali.
Ha chiesto di intervenire il senatore Magni per illustrare la questione pregiudiziale QP1. Ne ha facoltà.
MAGNI (Misto-AVS). Signor Presidente, come sempre, il primo elemento di incostituzionalità di questo decreto-legge è l'assoluta mancanza dei caratteri di necessità e urgenza.
Quanto al merito, questo è a tutti gli effetti un decreto deportazioni: già, perché d'ora in poi a finire nei centri albanesi saranno non solo i migranti intercettati in acque internazionali, ma anche quelli già presenti sul territorio italiano e in attesa di espulsione. Io mi chiedo se vi rendiate conto del procedimento che state mettendo in campo. Deportare persone dai CPR italiani in Albania, senza ulteriore convalida giudiziaria, va contro ogni diritto, non solo costituzionale, ma anche morale. Vi sono persone che magari vivono in Italia da tempo e hanno da anni famiglia e figli: per noi - e lo diciamo con forza e senza indugi come Alleanza Verdi e Sinistra - è già assurdo che siano detenuti nei nostri centri di disumanità, nei nostri lager di Stato, che così abbiamo chiamato, perché così sono.
C'è un libro che si intitola «Gorgo Cpr» che dovremmo leggere tutti e che consiglio di leggere ai membri di questo Governo: ci sono inchieste su vite perdute, appalti milionari, psicofarmaci e suicidi, scritte da persone che hanno passato tanto tempo all'interno di quei centri.
Lo dico solo perché, quando parliamo dei CPR, spesso in Italia si dicono grandi falsità. La prima è che le persone che vi si trovano avrebbero potuto fare a meno di commettere reati: vorrei sottolineare invece che chi ha commesso reati è stato in carcere e ha pagato il suo debito con la giustizia.
Ora arriviamo alla deportazione: siamo alla delocalizzazione dell'orrore in un terzo Paese, tra l'altro attualmente nemmeno dell'Unione europea. Ovviamente vale il detto «Occhio non vede, diritto non vale»: ecco il punto, molto semplice, ossia nascondere un problema epocale. Come abbiamo discusso in altri momenti e ho già avuto modo di sottolineare, forse dovremmo ricordarci delle forti migrazioni dei nostri italiani all'estero. Ricordo che abbiamo discusso qualche giorno fa il cosiddetto decreto cittadinanza, che ha scontentato tutti.
Albania significherà isolamento estremo, maggiori ostacoli alle tutele legali, peggiori condizioni di detenzione, impossibilità di accedere a cure garantite dal Sistema sanitario nazionale e poi maggiori difficoltà per le richieste di asilo e di protezione internazionale.
In base a quale principio arbitrario e discriminatorio uno straniero dovrebbe essere detenuto in un CPR italiano oppure in uno albanese? E come potrebbero applicarsi allo straniero detenuto in Albania le leggi italiane e le direttive europee sull'immigrazione e sull'accoglienza? Mi dovete dire come potrebbe essere mai garantito il diritto costituzionale alla difesa, quando i colloqui col difensore possono avvenire solo a distanza. Quanto è gravosa, se non impossibile, la nomina di un avvocato di fiducia, senza il quale non è possibile, ad esempio, il ricorso alla Cassazione? E che dire del trasferimento in Albania previsto da questo testo in seguito alla violazione del decreto sicurezza sul divieto di rivolta e anche di resistenza passiva, che è già un'umiliazione ai danni dei più umiliati e offesi?
Stiamo addirittura impedendo alle persone di poter protestare, anche pacificamente.
Con questo provvedimento inserite un ulteriore deterrente a ogni denuncia o protesta da parte di chi, nelle strutture detentive, subisce spesso abusi e privazioni. Ma quale norma del diritto dell'Unione autorizza un Paese membro a collocare e gestire in una struttura di trattenimento al di fuori dei propri confini? Diteci dove l'avete letto! Dove sta scritto? Da nessuna parte, non lo contempla alcuna norma, eppure lo fate. Le direttive europee sanciscono il diritto del trattenuto ad avere regolari contatti coi familiari, con gli avvocati, con le autorità consiliari e con le associazioni di tutela: un diritto che sarebbe deliberatamente contestato spostando la persona in zone remote e inaccessibili.
Inoltre, come potremmo, noi parlamentari, accedere agevolmente a un nostro diritto, quello di visitare, senza preavviso e con decisione repentina, quelle strutture per fare un sopralluogo? Come potremmo farlo? Come potrebbe farlo, ad esempio, il Garante dei detenuti?
Avete firmato un patto da modificare unilateralmente, visto che, in base all'accordo con l'Albania, il trattenimento può durare al massimo ventotto giorni. Ma noi sappiamo bene che nei CPR italiani una persona può marcire fino a diciotto mesi; anche in questo caso vi è un'altra incongruenza. Ebbene, la Corte costituzionale albanese ha chiarito che quel protocollo riguarda solo e soltanto le procedure di frontiera. Voi, invece, volete includere anche chi è già trattenuto nei CPR italiani. Questa è una violazione e, come se non bastasse, mette in discussione i diritti sanciti nei trattati internazionali e, di nuovo, nella Costituzione, che impone il rispetto degli obblighi internazionali. In sostanza, fate una deroga: decidete voi che le norme di tutela minima possono essere calpestate.
Insomma, per voi l'Albania è più o meno un parco giochi del proibito, un luogo nascosto in cui fare i vostri esperimenti spregiudicati, anche se non ve ne è andata bene una, per adesso. La macchina che avete previsto continuerà a incepparsi. Continuate a provarci e continuate a scavare sempre più in fondo.
Tutti gli indifferenti, però, si ricordino che la restrizione dei diritti degli stranieri è sempre banco di prova per estendere lo stesso trattamento ad altre categorie. Quando si comincia a farlo con qualcuno, il rischio è che, prima o poi, si avrà il gusto di farlo con tutti. Ma noi non ve lo lasceremo fare.
Per tutti questi motivi, sul disegno di legge di conversione del vostro decreto-legge poniamo una questione pregiudiziale di costituzionalità e chiediamo all'Assemblea di non proseguire con l'esame del testo. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la senatrice Maiorino per illustrare la questione pregiudiziale QP2. Ne ha facoltà.
MAIORINO (M5S). Signora Presidente, penso che molti colleghi e molte colleghe in quest'Aula abbiano visto che il recente film «The apprentice», molto apprezzato dalla critica, destinatario anche di diverse candidature e riconoscimenti. È la storia del giovane Trump, di come Donald Trump diventa Trump, del suo percorso di formazione, sotto un mentore molto noto, l'avvocato newyorchese Roy Cohn, che gli insegna le tre regole d'oro, che lui fa sue. Le tre regole d'oro, prima di Roy Cohn e poi passate a Donald Trump, che ha superato il maestro, sono: attacca, attacca, attacca; mai ammettere un errore; dichiara sempre vittoria, anche quando sconfitto.
Ecco, io credo che Giorgia Meloni abbia perfettamente imparato questa tecnica dal suo guru, Donald Trump. Siamo in presenza oggi, con riferimento al CPR albanese, di uno dei fallimenti più clamorosi di questo Governo (Applausi): un fallimento tutto a carico dei contribuenti italiani, uno strumento di propaganda che però il partito di Giorgia Meloni non paga di tasca propria, ma fa pagare agli italiani e alle italiane. Eppure, pur di non ammettere il fallimento, così come previsto dalle tre regole d'oro della propaganda, che cosa si fa? Si riempie questo Parlamento di decreti falsamente urgenti, perché non c'è niente di urgente in questo decreto, se non quello di lavarvi la faccia dal vostro fallimento. (Applausi).
Che cosa fate, infatti? Vi avevamo detto fin dall'inizio, fin da quando l'istituzione dei CPR in Albania era ancora in fase embrionale, di prestare attenzione, perché non si poteva fare, non vi sarebbe riuscito; perché è contro la Costituzione, è contro il diritto internazionale. Niente da fare: sordi e ciechi, siete andate avanti per la vostra strada. Tanto - ripeto - è gratis, pagano gli italiani, che cosa importa? Oggi si verifica esattamente quello che avevamo previsto, ossia non potete rinchiudere lì dentro i migranti che aspettano di sapere se saranno ritenuti o no titolari di protezione internazionale e, quindi, fate un comune CPR al di fuori dei confini italiani. Anche questo noi riteniamo che non si possa fare. Ma a voi non importa e andate avanti lo stesso. Tanto pagano sempre gli italiani: circa un miliardo di euro finora.
In quella stessa sede, però, in cui la Presidente del Consiglio dichiarò, contro ogni evidenza, "funzioneranno" - e invece noi oggi siamo qui a certificarne il fallimento (Applausi) - a me rimase molto impresso come la Presidente del Consiglio avesse detto che voleva contrastare gli scafisti; eppure, quando ne avevate preso uno di scafista internazionale, al-Masri - lo ripeto e ve lo ripeterò ogni giorno - (Applausi), lo avete riportato a casa sua col volo di Stato e il Tricolore sull'aereo.
Giorgia Meloni ha detto "voglio contrastare gli scafisti", e ha detto anche un'altra cosa: voglio combattere la mafia, aiutatemi a combattere la mafia. Allora, voglio sapere dalla Presidente del Consiglio, da questa maggioranza e da questo Governo come intendono contrastare la mafia, se stanno facendo ogni cosa legittima e illegittima per estromettere magistrati antimafia dalla Commissione antimafia (Applausi). Con quale credibilità vi presentate in questa sacra Aula della democrazia a farci votare un decreto che è arrivato alle ore 11,40 di questa mattina in Commissione? Presidente, che ore sono? Sono le ore 17? Alle ore 11,40 è arrivato questo decreto in Commissione.
Io devo ascoltare il Presidente della mia Commissione, senatore Balboni, dire che non ci sono stati i tempi tecnici per l'esame degli emendamenti. Davvero? E a chi lo dobbiamo se non ci sono stati i tempi tecnici per l'esame degli emendamenti e di questo ennesimo decreto-legge che non abbia avuto il tempo di esaminare? Lo dobbiamo a questo Governo, naturalmente, che ha fretta di coprire ogni sua malefatta e, quindi, impedisce al Parlamento di esaminare tutti i provvedimenti che continua a sfornare ogni giorno, ogni settimana, a ritmi insostenibili.
Allora, cosa c'è di illegittimo in questo decreto, per cui abbiamo presentato la pregiudiziale di costituzionalità? Tutto, nel modo e nel contenuto. Viola l'articolo 13 della Costituzione sulla libertà personale. Viola i trattati internazionali. Viola le prerogative di questo Parlamento. Viola ogni regola scritta e non scritta di come si dovrebbe stare in queste Aule.
Guardate, voi pensate di prenderci per stanchezza, ma io non mi stancherò mai di rinfacciarvi l'inettitudine e l'arroganza con cui occupate questi banchi. E si tratta non solo dell'arroganza, ma anche della soggezione con cui consentite a un Governo di calpestarvi, perché i primi ad essere calpestati da questi provvedimenti e dalle modalità in cui vengono presentati siete proprio voi, i parlamentari di maggioranza.
Allora noi voteremo no, naturalmente, alla fiducia che sarà evidentemente apposta, l'ennesima fiducia che il ministro Ciriani è qui per dichiarare, e voteremo a favore di tutte le pregiudiziali che sono state presentate dai Gruppi di opposizione. (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il senatore Giorgis per illustrare la questione pregiudiziale QP3. Ne ha facoltà.
GIORGIS (PD-IDP). Signora Presidente, noi questa mattina, alle ore 11,55 abbiamo ascoltato in Commissione la relazione del relatore e alle ore 15,15 la maggioranza, dichiarando la propria impossibilità ad aprire la discussione generale e la trattazione degli emendamenti, ha votato la chiusura dei lavori e rimesso all'Assemblea ogni possibile approfondimento.
Noi sul disegno di legge in esame avremmo invece avuto un gran bisogno di discutere e di approfondire, perché vi sono molte incertezze sulla reale portata delle disposizioni, che si traducono in altrettanti profili di dubbia legittimità. Onorevoli colleghi, temo che la portata normativa di ciò che voi oggi vi accingete a votare non sia nota neanche a voi. Nei pochi minuti in cui ci è stato possibile intervenire, abbiamo chiesto infatti spiegazioni su chi siano coloro che potranno essere trasferiti in Albania: se tutti coloro che possono essere trattenuti o tutti coloro che sono trattenuti in un centro situato in Italia. E lo abbiamo fatto perché dal testo non è affatto chiaro e non lo è neanche dal confronto che si è svolto alla Camera. C'è una generica equiparazione che smentisce la precedente disciplina, ma non chiarisce chi saranno coloro che potranno legittimamente, secondo questo ennesimo decreto-legge, essere trasferiti in Albania. Inoltre, sulla base di quali criteri verranno individuati coloro che verranno trasferiti in Albania? In quale modo verrà garantito il rispetto delle norme nazionali ed europee che limitano i poteri e la discrezionalità dei Governi a tutela dei fondamentali diritti delle persone? Ad esempio, abbiamo chiesto come saranno garantiti una efficace tutela legale e colloqui regolari con gli avvocati a chi sarà trasferito in Albania. Nessuna risposta. Così come non ci avete dato risposta sui criteri in base ai quali si sceglieranno le persone; sul come si garantirà a coloro che saranno trasferiti in Albania la possibilità di avere colloqui con gli avvocati, con i familiari, con i loro congiunti, come la legge prescrive che si debba fare, conformemente al diritto europeo e alle norme costituzionali. Come saranno garantite le eventuali cure sanitarie? Come sarà garantito, onorevoli colleghi, un effettivo controllo delle autorità e dei soggetti istituzionali competenti a farlo?
Ieri, per esempio, con altri colleghi sono stato nel centro di Torino. Un solo padiglione è funzionante, mentre un secondo padiglione, pronto e perfetto, continua a non essere messo nella condizione di funzionare. Abbiamo chiesto di conoscere le ragioni e i tempi del completamento delle ultimissime manutenzioni; ci è stato detto che il padiglione è pronto. Con quanta analoga efficacia sarà possibile fare un sopralluogo senza preavviso, per controllare le reali condizioni di rispetto delle leggi e delle normative europee in Albania? Abbiamo chiesto di approfondire, di capire.
Poi in sede di conversione sono stati aggiunti tre articoli che non sono stati affrontati neanche dalla Commissione, perché, essendo stati aggiunti dal relatore in sede di conversione in Aula, neanche la Commissione alla Camera ha potuto fare gli adeguati approfondimenti. Questi articoli prevedono espressamente la possibilità che l'autorità amministrativa rinnovi il decreto di trattenimento qualora l'autorità giudiziaria non abbia confermato il precedente decreto. Sulla base di quali presupposti? Sono persone trattenute: quali sarebbero i fatti nuovi che giustificano la reiterazione del trattenimento in palese violazione di quello che a prima lettura parrebbe, appunto, essere il principio del rispetto del giudicato? C'è una pronuncia giurisdizionale che non ha convalidato il decreto di trattenimento e qui si dice che il decreto di trattenimento può essere rinnovato entro 48 ore. Noi abbiamo chiesto di sapere sulla base di quali circostanze, con quali criteri e in quale modo, cioè di conoscere la reale portata di questa disposizione che neanche alla Camera è stata approfondita. Naturalmente, abbiamo avuto come risposta semplicemente il silenzio.
Sono molte altre le questioni che abbiamo chiesto di capire innanzitutto nei loro effetti. Il primo fondamentale diritto-dovere che abbiamo qui è di essere consapevoli di ciò che stiamo approvando e in questo caso temo che non lo siamo. Almeno, dalle risposte ricevute e dagli atti di accompagnamento, vi assicuro che non è chiaro quali siano le implicazioni di questo provvedimento. Penso, onorevoli colleghi, che il Governo e la maggioranza che lo sostiene abbiano aperto dall'inizio della legislatura uno scontro con lo Stato di diritto, che si manifesta con un abuso ormai senza precedenti e insostenibile della decretazione d'urgenza; un abuso del potere che la maggioranza attua nel piegare le procedure parlamentari e i tempi di discussione e di approfondimento; un abuso che si è reso evidente con l'approvazione di alcuni provvedimenti bandiera, come quello sull'autonomia differenziata, che è stata una forzatura, come anche la Corte costituzionale vi ha ricordato, e adesso volete riprovarci. È stato un abuso, dopo 11 mesi di discussione, trasformare il disegno di legge sicurezza in un decreto-legge. È stato un abuso che si è fermato al Parlamento approvare una riforma costituzionale che concentra tutti i poteri nella figura del Presidente del Consiglio e trasforma il Parlamento da soggetto sovrano, espressione del pluralismo, in una derivata dell'elezione del Presidente del Consiglio. È stato un abuso decidere con un decreto-legge quali sono i Paesi sicuri. Avete deciso prima con un decreto interministeriale e poi, siccome non bastava, perché la magistratura ha ricordato che ci sono dei princìpi costituzionali e una normativa europea, avete provato a dire per decreto-legge che cos'è un Paese sicuro. Adesso che cosa volete fare? Volete dire con decreto-legge fin dove si estendono la sovranità e il territorio nazionale.
Onorevoli colleghi, per quanti artifici giuridici e per quante astuzie normative voi poniate in essere, l'Albania non è una colonia italiana che ricade sotto la sovranità delle nostre leggi. Possiamo sperimentare tutti gli artifici possibili, tutte le astuzie normative che vi vengono in mente, ma non potete pensare che l'Albania, attraverso il vostro decreto-legge, possa essere sottoposta alla sovranità dell'Italia, né si può pensare che un pezzo del territorio albanese sia in tutto e per tutto territorio nazionale. Ma come si fa a pensare che, attraverso il diritto, si possa superare la dura realtà del territorio e della geografia?
Tra i tanti effetti che comporta questa battaglia che avete ingaggiato contro lo Stato di diritto, vi è quello di produrre una legislazione che non risolve alcun problema, perché poi avremmo voluto discutere con voi e capire quali sono i benefici per il Paese e per la sicurezza dei cittadini che derivano dal perseverare in questo incomprensibile modello Albania. (Applausi).
Qual è il vantaggio per il Paese da questa arroganza? Qual è il vantaggio per il Paese da questa mortificazione del Parlamento? Qual è il vantaggio per il Paese dalla vostra indisponibilità a capire che nello Stato di diritto la maggioranza non può tutto? Non potete ogni volta rispondere: abbiamo vinto le elezioni e quindi facciamo quello che ci pare, se poi quello che vi pare è pure palesemente inconsistente e incapace di produrre un qualsiasi beneficio al Paese. Ecco perché la pregiudiziale.
Mi lasci solo altri trenta secondi, signora Presidente. Qui non è questione di rammaricarsi che il Parlamento sia mortificato: qui è questione di reagire, e la reazione spetta innanzitutto ai parlamentari di maggioranza, che devono dire che non sono disponibili a essere trattati come degli esecutori, non sono disponibili ad abiurare alla loro funzione costituzionale di rappresentanti della sovranità parlamentare. Votate a favore di questa pregiudiziale. Date il segnale che non siete disposti a rammaricarvi soltanto e poi ad assecondare questa curvatura che non porta ad alcun vantaggio. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, sulle questioni pregiudiziali presentate si svolgerà un'unica discussione, nella quale potrà intervenire un rappresentante per Gruppo, per non più di dieci minuti.
MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, ancora sento parlare dai banchi della maggioranza con un po' di insofferenza, anzi una malcelata insofferenza, come se questo dibattito fosse in sostanza qualcosa di superfluo che fa perdere tempo, che affatica i tempi della discussione, che di fatto non ci sarà. E non ci sarà perché abbiamo l'ennesima procedura d'urgenza, l'ennesima decretazione d'urgenza su un testo rispetto al quale non solo non c'era l'urgenza, ma c'erano fondate ragioni e fondati motivi per procedere con una legge ordinaria, per ragionare e soprattutto per evitare di commettere l'ulteriore gravissimo svarione che finirà per aggravare quello che già è uno sperpero di denaro pubblico, del quale questo Governo si è reso responsabile con la realizzazione dei due centri per migranti in Albania. (Applausi).
Il punto è esattamente questo, signora Presidente: il Governo realizza due centri per migranti in Albania ed afferma - siglando appunto un accordo con l'Albania - che sono dei centri per il disbrigo delle procedure semplificate e urgenti relative al trattenimento finalizzato al riconoscimento della tutela giuridica ai soggetti soccorsi in mare che chiedono asilo. I tempi per l'espletamento di questa procedura sono massimo ventotto giorni e, quindi, stiamo parlando di soggetti soccorsi in mare che vengono portati, nelle intenzioni originarie del Governo, in quei centri e da lì devono seguire l'iter per valutare se ricorrono le condizioni per riconoscere l'asilo.
Ebbene, qui si apre una pagina direi ignominiosa per il Governo italiano, perché di fronte a queste richieste la magistratura incomincia a emettere provvedimenti negativi, ma non perché i magistrati siano cattivi, siano toghe rosse, non abbiano la percezione della gravità del problema dell'immigrazione, come ce l'ha questa maggioranza che non dorme la notte per risolvere questo problema e va dicendo che inseguirà i trafficanti di esseri umani nel globo terracqueo. La magistratura lo fa perché fa corretta applicazione delle norme giuridiche e non riconosce le condizioni per negare a quei soggetti la procedura di asilo. Allora ecco che incomincia una serie macchinosissima di provvedimenti che si susseguono uno sull'altro: cambiamo la competenza, la spostiamo dai tribunali alla Corte d'appello; istituiamo una competenza esclusiva del questore di Roma e poi mettiamo un tribunale con procedura telematica; gli avvocati non occorre che arrivino fino all'Albania, si collegheranno e faranno l'udienza virtuale; gli avvocati potranno avere un rimborso massimo fino a 500 euro.
In sostanza, si tratta di una serie di norme assurde, tutte però con un solo scopo: fingere che quei centri in Albania possano avere una funzione, uno scopo. Il destino è avverso evidentemente al Governo, perché continuano a non avere scopo.
Assistiamo ai viaggi della nave Cassiopea, che trasporta i migranti da Lampedusa a Bari e da Bari a Tirana. Arrivano lì, devono essere rimpatriati e allora la nave Cassiopea nuovamente salpa l'ancora e via, partiamo da Tirana e torniamo a Bari e da Bari andiamo a Lampedusa. (Applausi). Abbiamo in sostanza messo su una sorta di impresa o di compagnia di navigazione, che si chiama "Crociere Meloni": vi portiamo in giro per tutto l'Adriatico! Bravi, molto bene, è efficace.
Questi viaggi sono costati parecchi soldi agli italiani. Questa opposizione denuncia appunto questo fatto, mentre i mezzi di informazione chiedono conto e fanno i conti in tasca al Governo, facendo notare che con ogni viaggio della nave Cassiopea si spendono parecchi soldi, oltre a quelli che sono stati spesi per realizzare quei centri, che continuano a essere vuoti. Si è deciso allora di fare un'altra modifica, che è l'oggetto del decreto in esame. Li trasformiamo: non sono più dei centri finalizzati alle procedure semplificate per il riconoscimento dell'asilo, ma diventano dei centri… (Brusio).
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di ridurre il brusio. Grazie.
MUSOLINO (IV-C-RE). Grazie, Presidente. I miei colleghi sono particolarmente disinteressati al dibattito. Del resto, il Parlamento ormai è diventato un inutile passaggio formalistico, che per loro non ha alcuna rilevanza. (Applausi).
Quindi, trasformiamo quei centri e li facciamo diventare dei centri di permanenza per il rimpatrio, i CPR, quelli che tutti conosciamo con questo nome. C'è una serie di differenze, evidentemente. Nei centri per le procedure semplificate, lo straniero immigrato soccorso in mare può stare fino a un massimo di 28 giorni; mentre nei CPR addirittura, per effetto sempre delle modifiche introdotte da questo Governo, arriviamo fino a un massimo di 18 mesi (da 28 giorni a 18 mesi). Così li giustifichiamo quei centri in Albania, nel senso che gli diamo qualcosa da fare.
Ma non è solo questa la differenza. Noi siamo andati a visitarli quei centri, siamo andati a Gjader e abbiamo visto. Sarà un piacere raccontare a tutti voi che la differenza fra quei centri è relativa a una definizione non soltanto formale e nominale, ma anche sostanziale. Mentre il centro finalizzato all'espletamento delle procedure è, né più né meno, una casa o una struttura in cui le persone vengono accolte, ma sono sostanzialmente libere, i CPR invece sono sostanzialmente dei centri di trattenimento, delle vere e proprie case in cui quelle persone sono di fatto recluse, soggette a orari e non possono fare ciò che vogliono. Trasformarli dal primo al secondo, da CEI a CPR, non incide semplicemente sul nome, ma incide sulla sostanza del trattamento di quelle persone.
E qui veniamo alla questione pregiudiziale. Questa non era una digressione, ma era una premessa che serviva a chi fa finta di non comprendere la sostanza di quello che stiamo trattando. Quando si cambia e si modifica la natura del centro, chiaramente si incide sui diritti di quelle persone. E, quando si dice che quei centri in Albania diventano dei CPR, significa che in quei centri si prevede di trasferirvi i migranti che in questo momento sono destinatari di un provvedimento di trattenimento convalidato e che si trovano già nei CPR presenti in Italia. Praticamente "Crociere Meloni" adesso organizzerà dei tour: li andiamo a prendere nei CPR che ci sono già in Italia e li portiamo direttamente in Albania. Ma con quale scopo, signora Presidente? Perché modifichiamo il loro status?
Nei CPR in Italia quelle persone si trovano comunque in un centro di permanenza finalizzato al trattenimento in suolo europeo; quindi, si applica loro la normativa comunitaria, con il rispetto dei diritti previsti dalla normativa comunitaria. Non altrettanto avviene trattenendoli sul suolo albanese. Qualcuno dirà però che è stata prevista l'extraterritorialità, per cui il centro è come se si trovasse in Italia, dentro il centro, ma fuori dal centro no. Se quelle persone andranno via, evaderanno, scapperanno o comunque saranno sottoposte a una qualsiasi fattispecie che esula da ciò che succede all'interno del centro, non saranno più sul suolo europeo. Ma l'Italia fa parte dell'Unione europea e, come tale, è sottoposta agli obblighi e ai vincoli dei trattati internazionali e al diritto comunitario. Così facendo, parte di questa normativa viene sostanzialmente elusa.
C'è poi un ulteriore aspetto che non è di poco conto ed è quello relativo al testo di questo accordo. Esiste un principio di diritto internazionale, che è antico quanto la notte dei tempi. Il diritto internazionale infatti altro non è che il diritto pattizio che gli Stati hanno sviluppato nei loro rapporti reciproci con i quali, vincolandosi e obbligandosi a determinate prestazioni e a rispettare reciprocamente determinati diritti, hanno anche convenuto che, una volta che si stringe un patto, questo patto non possa essere cambiato unilateralmente. Quanto ho detto trova espressione in un brocardo latino che conosciamo tutti che dice pacta sunt servanda. E allora, se così è, l'accordo che ha sottoscritto l'Italia con l'Albania prevedeva che in quei centri ci stessero i migranti soccorsi in mare finalizzati all'espletamento delle procedure semplificate ai fini della valutazione del rimpatrio. Con la modifica introdotta con il decreto-legge n. 37 si fa una modifica unilaterale di un accordo internazionale. Non è questione di poco conto, ancorché i rapporti tra la nostra Presidente e il neo confermato presidente dell'Albania Edi Rama siano apparentemente idilliaci, e mi soffermo su apparentemente. Comunque sia, anche il presidente Rama è sottoposto alla giurisdizione della sua Corte, la quale con la sentenza n. 2 del 2024 ha specificatamente chiarito che, nei due centri realizzati dall'Italia in Albania, i migranti, soccorsi e trasportati lì, possono stare fino a un massimo di 28 giorni.
Ci sono evidenti ragioni per proporre la questione pregiudiziale e chiedere al Parlamento di fermarsi e non andare avanti nell'esame di questo testo. Difetta l'urgenza; sono evidenti le violazioni tanto del diritto costituzionale che dei trattati europei. Sono altresì evidenti le lesioni dei diritti dei soggetti che saranno trasportati in quei centri. Ma soprattutto, signora Presidente, dato che questo testo è arrivato in Commissione alle ore 11,40, con la presentazione degli emendamenti entro le ore 14 e la ripresa della Commissione alle ore 15 per dire che non si poteva dare il mandato al relatore, c'è l'evidente violazione, ancora una volta, del potere del Parlamento di esprimersi sulle leggi e dare corso al potere legislativo. (Applausi).
LISEI (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LISEI (FdI). Signor Presidente, avendo letto le questioni pregiudiziali e ascoltato i colleghi, direi che sia abbastanza evidente che esse siano un mero strumento per anticipare la contrarietà a questo provvedimento; strumento legittimo, così come è legittimo che la sinistra continui a voler pensare che si possa consentire a chiunque di venire in Italia. Così come è legittimo che la sinistra voglia consentire agli scafisti di continuare a fare il loro lavoro. Così come è legittimo voler regalare il permesso di soggiorno a chiunque entri in Italia e la cittadinanza a chiunque atterri sul territorio italiano. Così come è legittimo essere preoccupati per i diritti di quelle persone.
Noi, molto sommessamente, visto che voi siete così preoccupati per i diritti di quelle persone, ci preoccupiamo per il diritto degli italiani di avere una Nazione nella quale si entra soltanto legalmente e lecitamente (Applausi), nella quale i clandestini vengono respinti. Capisco le vostre difficoltà perché siete ormai rimasti orfani. Siete orfani di mamma Mare nostrum (Applausi), che continuate ad invocare, il progetto più fallimentare che c'è stato nella storia dell'Unione europea. E siete orfani di papà Dublino, lo strumento che è stato invocato per tanti anni rincorrendo gli altri Paesi con il piatto in mano, sperando che accogliessero qualche migrante e, invece, è stato il più grande strumento di presa in giro sull'immigrazione. Ciò anche perché la morte di papà Dublino è stata celebrata il 9 febbraio 2023, quando Giorgia Meloni è andata al Consiglio d'Europa e, proprio lì, è stato scritto da tutti i 27 Paesi membri che era necessario un controllo più efficace delle frontiere europee, aumentare i rimpatri, assicurando controllo ed efficacia delle frontiere. Capisco che queste due gravi perdite vi abbiano colpito e siamo anche dispiaciuti perché siete rimasti da soli in Europa.
Siete rimasti completamente da soli in Europa. Anche i vostri compagni di percorso, credo che sia la parola più giusta per descriverli, vi hanno abbandonati. Siete rimasti gli unici a difendere l'immigrazione. Non vi citerò, ovviamente, le dichiarazioni di Starmer, Merz e Macron.
Quello che però vi dico è che, pur capendo che siete rimasti orfani dell'Europa e di tutte le vostre posizioni, che non segue più nessuno, non c'è alcuna volontà, da parte di questo Governo, di arretrare di un passo rispetto ai provvedimenti che sono stati presi sul tema immigrazione, visto che questo concetto forse vi risulta poco chiaro. (Applausi).
Capisco anche che, in questo sconforto di essere rimasti orfani, state cercando il caldo abbraccio di qualcuno che vi possa consolare. Forse qualche magistrato della corte di appello di Roma vi può consolare in questo percorso. Lo dico perché ho sentito citare diverse volte i provvedimenti della corte di appello di Roma. Forse vi siete scordati di dire che questi provvedimenti sono stati tutti sconfessati. (Applausi). Sono stati sconfessati dall'Unione europea, che ha detto che i Paesi sicuri li decide il Paese d'ingresso. Sono stati sconfessati dalla Corte di cassazione più volte, perché la sezione immigrazione della corte d'appello di Roma, è più volte intervenuta.
Riporto una cosa secondo me molto grave che è accaduta oggi. Anzi, ne dico una grave ed una positiva. Quella molto grave è che oggi la corte di appello di Roma ha deciso che quanto statuito dalla Corte di cassazione non andava applicato. La sentenza della Corte di cassazione diceva che l'Italia ha il diritto di scegliere i Paesi sicuri: la corte d'appello di Roma ha deciso di disapplicare quello che dice la Corte di cassazione.
La notizia positiva, invece, ci viene dall'Europa. Oggi infatti sono state presentate le nuove proposte legislative dalla Commissione europea: è stato ribadito il concetto di Paese sicuro ed è stata ribadita, nella proposta legislativa, la possibilità di bloccare la sospensione automatica della procedura accelerata. Quindi, a me dispiace che voi confidiate in questo caldo abbraccio di qualche magistrato rosso, ma vi dico che tornerete nel gelido inverno in cui eravate prima.
Qui qualcuno lo ha citato ironicamente, ma io cito con grande orgoglio quello che ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni: i centri in Albania funzioneranno. (Applausi). E vi dico che siamo disposti a fare le notti al fianco di Giorgia Meloni per portare a casa questi centri! Vi dico anche che siamo orgogliosi di tutti i provvedimenti presi, che voi avete citato, nel corso del 2023, che hanno consentito a questo Governo di ridurre gli sbarchi del 60 per cento nel 2023 e del 36 per cento nel 2022 oltre che di aumentare i rimpatri del 15 per cento. Siamo orgogliosi dei risultati che questo Governo ha ottenuto, dopo tanti sacrifici, per porre rimedio al colabrodo legislativo che avevamo ereditato, ma soprattutto siamo orgogliosi di sapere che i cittadini e gli italiani su questo tema sono dalla nostra parte. (Applausi).
PRESIDENTE. Ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della questione pregiudiziale presentata, con diverse motivazioni, dal senatore De Cristofaro e da altri senatori (QP1), dalla senatrice Maiorino e da altri senatori (QP2) e dal senatore Boccia e da altri senatori (QP3).
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Dichiaro aperta la discussione generale.
È iscritta a parlare la senatrice Valente. Ne ha facoltà.
VALENTE (PD-IDP). Signora Presidente, mi ricollego alle considerazioni svolte da molti colleghi nell'illustrazione delle nostre questioni pregiudiziali.
Ci troviamo oggi a dover dare l'ennesima fiducia all'ennesimo decreto-legge. Per le ragioni che non ripeterò, trovo inaccettabile il fatto che per un provvedimento di questa portata e di questo valore si ricorra a un voto di fiducia e per di più su uno strumento come il decreto-legge.
Vi stupirò, però: pensando al vostro punto di vista, in questa circostanza lo trovo invece sicuramente comprensibile, perché su un provvedimento di questo tipo mi sembra difficile poteste fare un'altra scelta. Avevate paura di un dibattito parlamentare e avevate paura di un confronto in Commissione. Il presidente Balboni giustamente ha detto che non c'è stato il "tempo tecnico": non so se di tempo tecnico si possa parlare, in relazione a un dibattito di questa portata e di questo valore; non so se di tempo tecnico si possa parlare, se un provvedimento arriva in Commissione a mezzogiorno e deve andare in Aula alle 16,30. (Applausi).
Io credo che questo Governo abbia scelto semplicemente di non parlare e di non confrontarsi, con l'intento di provare a fare il prima possibile perché oggettivamente su una scelta di questo tipo ci sarebbe stato tanto da dire.
Noi proveremo a farlo nei limiti e nei tempi che ci vengono dati da questo dibattito e dalla procedura che avete individuato come l'unica possibile. In prima battuta, è evidente - lo hanno detto gli altri e io non potrei dirlo meglio - che si tratta del tentativo - secondo me maldestro, lo ribadisco - di coprire uno straordinario, palese e inconfutabile fallimento: avete fallito con quel provvedimento. Dico al senatore Lisei, con il massimo rispetto per le cose che ha provato - anche qui, maldestramente - ad argomentare quando ha detto a noi «quei centri funzioneranno», che siamo a quasi un anno dalla creazione di quei centri che sono un dispendio economico di enorme portata (stiamo parlando di oltre 1 milione di euro per pochissime decine di persone) e di Forze dell'ordine sottratte a quel tema enorme della sicurezza che pure voi bandite come prioritario nel nostro Paese, che stanno lì a mortificare le loro competenze, guardando sostanzialmente soltanto scatole vuote, che non erano adatte né a fare i centri di accoglienza e di smistamento né, men che meno, i centri per il rimpatrio.
Utilizzeremo quindi soldi che - come abbiamo ribadito in tante altre circostanze - potevamo destinare a tante altre priorità del nostro Paese semplicemente per la vostra ennesima operazione propaganda. Abbiamo parlato di circa 160.000 migranti all'anno: lì ce saranno 40 o 50 (parliamo di poche decine di persone), mentre nei nostri centri permanenti per il rimpatrio ci sono ancora spazi. Forse avremmo potuto utilizzare quegli stessi soldi per rendere semplicemente più vivibili e più dignitose le condizioni dentro quei centri. Abbiamo destinato invece risorse a costruire altre strutture che, come abbiamo ripetuto, serviranno veramente a ben poco.
Non saranno una risposta, e qui voglio essere chiara: non vi seguirò mai sul terreno della propaganda sul tema della sicurezza, che non si affronta tentando di rendere responsabili della percezione di insicurezza degli italiani i migranti che arrivano in maniera irregolare nel nostro Paese. Noi siamo per una migrazione regolare: guardi, senatore Lisei, glielo dico provando a dialogare, anche se è difficile, ma ci provo ostinatamente. Lei ha detto che noi siamo orfani di alleati e di punti di riferimento. Innanzi tutto, siamo coerenti con una storia fatta di tenuta giuridica, di cultura dell'accoglienza e di valori di umanità.
Io non scomoderò né Papa Leone XIV, né Papa Francesco, anche se forse, per quello che professate, dovreste avere un po' di coerenza, ma dirò che voi probabilmente siete orfani di coerenza, visto che in Europa fate alleanza con quei Paesi che sostengono il principio dello Stato di primo approdo, che va esattamente nella direzione opposta e contraria a quella che professate. Siete sicuramente in buona compagnia anche con Trump quando parla di deportazioni, perché non fate altro con questo provvedimento che dare seguito a quel tipo di principio: deportazioni (Applausi).
Questo è quello che state provando a fare con questo provvedimento, facendo una scelta che - lo sappiamo tutti - peggiorerà notevolmente la qualità di vita di queste persone, anche per il tempo necessario. Probabilmente, come abbiamo detto nelle nostre pregiudiziali, limiterà il loro diritto di difesa e peggiorerà il modo nel quale noi saremo chiamati ad intervenire. Ha detto benissimo la senatrice Dafne Musolino: assisteremo a navi che vanno avanti e indietro con dispendio di energia, di soldi e di risorse. Li riporteranno lì, poi probabilmente li riporteranno in Italia prima di poterli espatriare: una clamorosa beffa degli italiani, semplicemente a uso e consumo della vostra propaganda e della volontà di trovare una toppa che ovviamente è stata peggio del buco. Non ci siete riusciti, non ci riuscite con questo provvedimento a tentare di coprire il vostro fallimento, perché sono i numeri che vi inchiodano, numeri scarsissimi e che saranno comunque, anche qualora - le do questa informazione - dovessero funzionare quei centri a pieno regime, una goccia nell'oceano rispetto all'obiettivo. Le do un'altra informazione: quei numeri per noi, quei 160.000, sarebbero numeri sostenibili, se avessimo una cultura seria dell'integrazione, se avessimo una cultura seria di quanto, nelle condizioni in cui è oggi il nostro Paese, quelle oggi potrebbero essere delle risorse.
Allora, tutto il tema della lotta alla magistratura, alle toghe rosse, potete citarlo a mo' di propaganda. Noi sappiamo che siete orfani di qualsiasi tipo di principio, prima ancora che di cultura giuridica e di cultura dell'accoglienza. Credo soprattutto in una cultura che si chiama umanità. Voi non sapete che cos'è l'umanità, lo abbiamo detto quando abbiamo approvato - quando voi avete approvato, noi abbiamo provato a respingerlo - quel primo provvedimento. Vi abbiamo detto che sarebbe stato impossibile scegliere chi mandare indietro e chi far arrivare in Italia. Avete detto no e invece la storia, i fatti e i numeri dimostrano che allora avevamo ragione. Oggi, invece di riconoscere l'errore, fate peggio di quello che avete fatto prima.
Ecco, noi non solo non vi seguiremo, ma continueremo con una narrazione che è totalmente diversa: non lo dice solo la Comunità di Sant'Egidio che i migranti in questo Paese possono essere una ricchezza, lo dice l'Unione Industriali e lo dice il buonsenso. Lo dice quel senso di umanità che vi è totalmente estraneo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Scalfarotto. Ne ha facoltà.
SCALFAROTTO (IV-C-RE). Signora Presidente, negli anni Ottanta c'era quel concorso a premi per cui tu compravi la bevanda gasata, quella famosa americana, stappavi e se eri molto fortunato vincevi un motorino, un viaggio o altro ancora. Se invece eri sfortunato, come succedeva quasi sempre, sotto il tappo c'era scritto «ritenta, sarai più fortunato». Evidentemente la presidente Meloni, che è stata giovane in quegli anni, è rimasta affezionata a questo schema, perché ormai siamo entrati nell'ottica del «ritenta, sarai più fortunato».
Il collega Lisei ci ha ricordato quella famosa frase della presidente Meloni che a un certo punto vaticinò che i centri in Albania avrebbero funzionato. Sono andato a controllare questa frase che risale al dicembre dell'anno scorso; siamo arrivati praticamente alla fine di maggio e i centri in Albania, signora Presidente, credo che possiamo dire con estrema tranquillità che non hanno funzionato e non stanno funzionando. (Applausi).
Quindi, che cosa succede? Il Governo, per successive approssimazioni, continua a produrre inutili provvedimenti legislativi che lasciano le cose sempre come stanno.
È evidente che questi centri non funzioneranno mai, perché c'è da fare un rilievo immediato, che è proprio intuitivo e che spiega perché questi centri non funzioneranno, signora Presidente. Mi riferisco al fatto che questi centri, qualsiasi uso se ne voglia fare, prevedono sempre che il migrante che ci è arrivato debba ritornare in Italia, perché se il migrante ha diritto all'asilo torna in Italia, se deve essere espulso deve comunque tornare in Italia, perché dalle procedure e dagli accordi che abbiamo con gli Stati verso i quali eventualmente li rimanderemo, è previsto che debbano partire da qui, non partirebbero mai dall'Albania. Si tratta, dunque, di centri che hanno una mera funzione scenografica.
Non servono a niente, perché non servono come elementi di dissuasione. Si immagini una persona che arriva dall'Africa subsahariana, attraversa mesi e mesi di viaggi a piedi in condizioni terribili, poi arriva in Libia e viene messa in posti gestiti da persone che sono, come direbbe la Presidente del Consiglio, dei mafiosi. Peccato che poi, quando li abbiamo nelle mani, li rimandiamo a casa con gli aerei di Stato (Applausi). Figuriamoci se queste persone, che hanno resistito anche alle torture di al-Masri, poiché tu dici loro che il biglietto non è per Bari ma per Tirana, dicono: non vengo più. Pertanto, sicuramente non servono a questo.
Ci si chiede quindi a che cosa servono e io proverei anche a capire che cosa hanno fatto questi centri finora. Una cosa è sicura: hanno fatto inginocchiare Edi Rama davanti alla presidente del Consiglio Meloni. Devo dire che se Giorgia Meloni mi staccasse un assegno da un miliardo, probabilmente, nonostante le mie convinzioni ferree, che proprio non mi porterebbero a inginocchiarmi per Giorgia Meloni, potrei anche considerare l'ipotesi di farlo. Probabilmente non lo farei, ma almeno un pensierino ce lo farei e infatti Edi Rama deve averlo fatto. Inoltre, sicuramente sappiamo, grazie alle trasmissioni televisive albanesi, che alcuni dei nostri componenti delle Forze dell'ordine, che di solito sono stressatissimi perché il carico di lavoro al quale devono far fronte è enorme e gli strumenti che hanno a disposizione sono molto limitati, hanno avuto la possibilità di frequentare alcuni centri turistici e termali che sono presenti a Tirana. Tali centri, però, non sono serviti a nient'altro. Diciamo che il contribuente italiano ha molto contribuito tanto a migliorare le relazioni interpersonali tra Rama e Meloni che a sostenere finanziariamente il dopolavoro della Polizia di Stato, della Guardia di finanza, dei Carabinieri e della Polizia penitenziaria.
Non so, infatti, se le è noto, signora Presidente, che noi in quei luoghi abbiamo costruito dei centri multifunzione, che sono anche molto diversi gli uni dagli altri. Nel decreto-legge in esame, infatti, dato che abbiamo capito che non riusciremo a utilizzare quei centri per come li avevamo costruiti, abbiamo deciso di trasformarli in dei Centri di permanenza per i rimpatri (CPR), però basterebbe conoscere la materia per sapere che il centro dove si deve verificare il diritto all'asilo, come diceva prima la mia collega Musolino, ha una struttura diversa, anche proprio dal punto di vista delle suppellettili e della costruzione: è fatto diversamente. Il centro per le espulsioni, per la valutazione delle carte, per capire se si ha diritto all'asilo è diverso da un CPR, è proprio fatto diversamente. Pertanto, se il decreto-legge in esame vorrà davvero trasformare tutto in CPR, comporterà ulteriori costi, (Applausi) perché bisognerà riadattare gli spazi e le strutture, che erano state destinate a una finalità, a uno scopo completamente diverso. Ad esempio, signora Presidente, abbiamo costruito un mini-penitenziario lì in Albania: quando lei va a visitare questi luoghi, la Polizia di Stato a un certo punto dice di non poter superare una certa linea, al di là della quale comincia l'amministrazione della giustizia. Quindi lì dentro abbiamo creato anche delle isole, nelle quali ci sono delle rappresentanze ministeriali che non si parlano, perché abbiamo creato un microcosmo molto complicato e complesso.
Questo decreto-legge adesso comporta proprio una riconfigurazione degli spazi che non sarà banale. La verità è che il disastro assoluto delle politiche sulle migrazioni di questo Governo - cercherò adesso di dismettere il tono ironico e di assumerne uno più serio, come lo è il problema che stiamo trattando - non è quello di rimandare indietro le persone passando per l'Albania, violando tutta una serie di norme europee, ma poi, se posso dire, anche di buonsenso, perché è assurdo mandare avanti e indietro le persone su queste navi (ha ragione la mia collega Musolino quando parla di una sorta di compagnia di crociere Meloni). La verità è che dovremmo mettere mano al fenomeno migratorio tenendo conto della terribile, complicata, difficile situazione demografica di questo Paese. Sappiamo che il ministro Schillaci è andato in India a fare un accordo per portare 10.000 infermieri indiani in Italia e fa parte dello stesso Governo del mio amico Sottosegretario qui presente, Molteni. A Milano, l'Azienda trasporti milanesi (ATM) va a bussare ai consolati dei vari Paesi per vedere se trova tramvieri. Abbiamo un problema di carenza di medici, di insegnanti, di persone che paghino i contributi per pagare le pensioni a una popolazione che diventa sempre più anziana e che ha sempre più bisogno di strutture di assistenza e di cura.
In un Paese nel quale non si fanno più figli, dovremmo porci il problema di come utilizziamo la risorsa migratoria in modo strategico per far fronte ai bisogni che questo Paese oggettivamente ha. A me piacerebbe trovarmi davanti un Governo che seriamente mettesse mano all'emergenza assoluta che abbiamo davanti, perché ne va della coesione sociale, ne va della tenuta economica del Paese, ne va della fornitura di servizi essenziali per le persone del nostro Paese, che noi italiani non siamo più in condizione materialmente di assicurare.
Mi piacerebbe capire come questo Governo intende affrontare questa emergenza, posto che dire che noi incoraggiamo gli italiani a fare più figli è un buon proposito, ma per fare un medico ci vogliono trent'anni, signora Presidente, lei che è medico lo sa. Mi chiedo di qui a trent'anni, quando le nostre scuole continuano a restringersi, quando abbiamo la metà dei bambini nati oggi rispetto a vent'anni fa, come il Governo intende risolvere questo problema e come intende farlo se non cambia in modo copernicano il suo approccio ai flussi migratori, se continua a gridare al lupo, a buttare soldi dalla finestra, a fomentare le paure e non mette invece mano a un approccio strategico per risolvere il problema demografico. Diversamente, non ne verremo a capo, perché ci troveremo, come in questi due anni e mezzo ci siamo trovati, davanti a un Governo che fa molta propaganda, ma nessuna gestione dei problemi del Paese. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Zampa. Ne ha facoltà.
ZAMPA (PD-IDP). Signor Presidente, dovrei cominciare anche io il mio intervento ricordando una definizione sull'ironia che arriva da un grande scrittore italiano, Pirandello. Stiamo parlando, come ha sottolineato il collega che mi ha preceduta, di una questione drammaticamente seria, che riguarda la vita di tante persone che avrebbero bisogno di essere ascoltate, salvate, sostenute e certamente non rinchiuse e trasportate come oggetti da una parte all'altra del mondo, e quindi non c'è niente da ridere, ma piuttosto da piangere. Fa ridere, invece, ma nel senso del grottesco, la gestione che il Governo ha fatto della scelta dell'Albania in questo decreto-legge, precipitandosi - probabilmente quella era l'intenzione - a dare un esempio all'Europa di come si è duri davvero su questa materia.
Vorrei dirvi che è abbastanza facile fare i duri con chi è in una condizione di difficoltà, come lo sono i migranti che attraversano il mare. Sono reduce da un convegno importante in cui, tra l'altro, sono intervenuti due straordinari relatori italiani sui migranti morti in mare e su quelli che scompaiono. Credo che le domande che questo Parlamento e questo Governo dovrebbero farsi siano completamente diverse. Torno però alla questione dell'Albania. Ci si è precipitati a dimostrare che qui davvero siamo capaci di fare i duri con i migranti, ed avete prodotto questa scelta che vi è scoppiata tra le mani.
Signor sottosegretario Molteni, in realtà il provvedimento che discutiamo oggi è la certificazione del fallimento del progetto iniziale. Li si voleva usare per esaminare le domande di asilo in territorio extraeuropeo; sono stati fatti tre tentativi e tutti e tre non sono andati a buon fine. C'è un sondaggio di pochi giorni fa - sono certa che anche voi lo conoscete - che ci dice che il 55 per cento degli italiani boccia il Governo sui centri in Albania, anche perché sappiamo tutti quanto costano e tutti ci stiamo interrogando su che senso abbia vedere delle navi con dentro poche persone. Poi, per dimostrare che si è ancora più duri, magari si mettono loro anche le fascette ai polsi, quando non si vede dove potrebbero scappare, visto che sono su una nave in mare. In ogni caso, come dicevo, questa è la certificazione di un fallimento. Il decreto-legge che avete approvato il 28 marzo di quest'anno prevede l'uso delle strutture come centri di rimpatrio, e cioè di detenzione amministrativa per i migranti irregolari. La prima e fondamentale obiezione che vi dobbiamo muovere e che vi muovono gli italiani è: che bisogno c'è di andare in Albania a fare una cosa che si può fare in Italia, essendo noto a tutti - credo a voi ancora più che a noi - che i CPR in Italia hanno ancora molto posto? Se anche non ci fosse stato abbastanza posto, eventualmente si poteva realizzare un altro centro, forse anche meno costoso di quello che abbiamo visto realizzare in Albania, dove, come è noto, ha poi avuto seguito tutto il resto, e cioè il trasporto e le Forze dell'ordine che vengono dislocate altrove, quando tutti sappiamo quanto bisogno il nostro Paese abbia della loro presenza. Ciò oltre a fatto che vengono destinate a fare un lavoro che - me lo si lasci dire - non trovo così adatto e neanche così giusto e rispettoso del ruolo che hanno le Forze di polizia. Vengono mandati in Albania con un costo che è stimato intorno a un milione di euro, quando tutto questo si poteva tranquillamente fare in Italia.
Quindi l'Albania non solo non è un modello, ma una toppa, anche maldestra, cucita su un progetto che, come vi abbiamo detto fin dall'inizio, è nato male, realizzato peggio e che oggi è destinato, come molte delle iniziative in materia migratoria di questo Governo, a produrre unicamente propaganda a buon mercato. L'importante è far vedere, in televisione possibilmente, che gli sbarchi sono calati, mentre sappiamo che stanno di nuovo riprendendo, come sono ripresi in questo periodo, e che comunque i migranti vengono trattati molto male. Ecco, questa è la cosa più importante: far vedere che davvero si è duri e cattivi. Non si comprende neanche la vostra incapacità di distinguere tra quanti possono davvero essere integrati in un progetto di inclusione, con capacità di accompagnamento. Le manderò eventualmente alcuni rapporti che in questi mesi sono stati approvati al Consiglio d'Europa proprio su questa materia, sull'invecchiamento dell'Europa, sulla necessità di fare politiche inclusive che tengano anche conto dell'invecchiamento (anche questo è un dato che è stato giustamente richiamato), quindi con un investimento di molto inferiore a questo che viene impegnato esclusivamente per respingere, senza neppure distinguere.
Questo sappiamo che può essere fonte di una violazione molto grave dei diritti umani, che ci chiedono di distinguere da persona a persona sul diritto che questa persona può far valere nel momento in cui arriva in questo Paese. Dicevo che si tratta di una toppa maldestra, che produce unicamente propaganda a buon mercato e nuove violazioni di diritti.
Glielo dico sinceramente, signor Sottosegretario: talvolta, al Consiglio d'Europa o nelle discussioni con i colleghi di altri Paesi europei, ci vengono rivolte domande e ci è molto difficile riuscire a spiegare perché l'Italia ha fatto questa cosa, perché una spiegazione non la si trova. Oggi, alla luce di questo decreto, quella spiegazione è del tutto improponibile e insostenibile, perché queste strutture sono largamente inutilizzate, sono costate centinaia di milioni e ad oggi sono state trattenute solo poche decine di persone (vorrei dire quasi per fortuna), spesso in condizioni inumane, in una piena violazione della nostra Costituzione, del diritto europeo e anche del buonsenso, che è quello che vi rimproverano quel 55 per cento di italiani che bocciano il Governo sulle politiche migratorie.
È stata scelta la scorciatoia della decretazione d'urgenza. Credo che questo sia un altro errore, non solo perché per l'ennesima volta ci portate un decreto dopo che avete per anni rimproverato chi oggi è all'opposizione sulla questione della decretazione d'urgenza (qui davvero non si capisce dove stia l'urgenza di questa materia e quindi è davvero un abuso); ma anche perché, quando parliamo dei diritti umani e dei destini delle persone, decidere la decretazione d'urgenza secondo me è veramente irrispettoso.
È irrispettoso anche di quei valori dell'Occidente, di quei valori di cui spesso sentiamo la Presidente del Consiglio riempirsi la bocca (non voglio essere irrispettosa). Però poco altro, perché questo è un punto su cui invece occorrerebbe mettere davvero la testa e provare a immaginare come si possano mettere in campo politiche attive e inclusive per la migrazione, politiche che portino un beneficio non solo a chi arriva, ma anche al Paese che investe in questo modo, invece che semplicemente spendere o buttare via risorse. In realtà, usare bene le risorse per la migrazione è un modo per servire e per arricchire il Paese che si ha l'onore di governare.
Dicevo che siamo di fronte a una scorciatoia che agisce in assenza dei presupposti costituzionali di necessità e urgenza e che soprattutto lo fa per coprire un'emorragia di credibilità e di risorse. Si stima che siano già andati bruciati un miliardo e mezzo di euro in Albania, per allestire un centro che, nella migliore delle ipotesi, ospiterà meno di 50 persone per volta. Lo sapete talmente bene che avete detto che lo amplierete.
Tutto questo, come dicevo, non solo mentre i centri italiani non sono pieni, ma quando le vere urgenze sono altrove: la sanità, l'istruzione, la povertà. Vengono sistematicamente ignorate le urgenze che le famiglie italiane aspettano in termini di risposta, per accanirsi su persone e su una materia che viene usata come una bandiera per la propaganda. Non è nient'altro che questo: un accanimento su poche decine di persone che diventano uno strumento di visibilità mediatica.
Mi lasci dire, signor Sottosegretario, che conosco già l'obiezione: ma come, vi accanite e vi scandalizzate perché abbiamo portato in Albania criminali e persone che hanno avuto condanne? A parte il fatto che la trasparenza su questa materia è veramente poca (mentre sarebbe bene invece accompagnare queste decisioni con una maggiore trasparenza), io le voglio dire questo: il rispetto dei diritti umani prevede che, anche rispetto alle persone che hanno subito condanne, non ci sia bisogno di trasferimenti avanti e indietro dall'Albania.
Ripeto, se c'è un rimpatrio che si può fare, perché il Paese di provenienza ha aperto a questa possibilità, lo si fa dall'Italia e non c'è bisogno di un viaggio in Albania. Non basta cambiare la funzione di un centro, trasformandolo da area per la procedura accelerata di frontiera a CPR a tutti gli effetti, per correggere un errore politico e un errore giuridico così macroscopico che ve lo hanno rimproverato i giudici e la giustizia italiana.
Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 18,25)
(Segue ZAMPA). Restano le stesse criticità che abbiamo più volte denunciato: il mancato consenso delle persone che vengono trasferite, l'assenza di giurisdizione italiana in Albania, l'impossibilità di garantire il diritto alla difesa. È stato ricordato anche qui che l'avvocato non può ricevere più di 500 euro. Come possono questi trattenuti esercitare i loro diritti se sono privati della possibilità di consultare un avvocato, di ricevere assistenza legale adeguata e di presentare ricorsi tempestivi? Ecco questi sono alcuni degli argomenti, potremmo restare qui a parlarne molto a lungo. Credo che ciò non faccia onore a questo Paese. (Applausi).
Saluto ad una delegazione
PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea la delegazione di Confartigianato imprese, che sta assistendo ai nostri lavori. Benvenuti. (Applausi).
Ripresa della discussione del disegno di legge n. 1493 (ore 18,26)
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Castellone. Ne ha facoltà.
CASTELLONE (M5S). Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, voglio partire da un dato, perché in questi giorni abbiamo sentito la Presidente del Consiglio parlare di una percentuale. Il 25 per cento di migranti trattenuti nei centri in Albania potranno essere rimpatriati. Quello che però la Presidente non ha detto ai cittadini italiani è che il 25 per cento di 40 migranti che sono oggi trattenuti nei centri in Albania, significa 10. Allora noi partiamo da questo numero: stiamo rimpatriando 9 o 10 migranti (Applausi) e spendendo un miliardo di euro. Questo è il primo numero.
È poi chiaro, leggendo il titolo del decreto-legge, come sempre, potremmo quasi essere d'accordo; disposizioni urgenti per contrastare l'immigrazione irregolare. Chi di noi non vuole contrastare l'immigrazione irregolare? Voi, poi, siete dei maestri nel gonfiare i titoli, le percentuali e i numeri. Vorrei però chiedervi se voi davvero pensate che i cittadini italiani siano così stupidi da poter continuare a raccontargli in eterno le vostre frottole. (Applausi). È veramente un'offesa all'intelligenza delle persone.
Quello che è successo sull'immigrazione è la prova plastica che voi avete fallito e avete sconfessato tutte le promesse fatte in campagna elettorale. Voi avete vinto le elezioni proprio sull'immigrazione. Mi ricordo quella campagna elettorale in cui Giorgia Meloni parlava del blocco navale che avrebbe bloccato e rispedito a casa tutte le navi. (Applausi). Tratteniamoli a casa loro, non facciamoli partire. Allora vi do anche un altro numero: da quando siete al Governo sono sbarcati in Italia 250.000 migranti; 19.000 solo da inizio 2025. Quindi 250.000 arrivi, però 10 li stiamo rimpatriando. (Applausi).
Per non parlare, come ricordava la senatrice Zampa, dei morti che ci sono e che con voi sono aumentati. Siamo ormai a 30.000 morti, 30.000 corpi nel Mediterraneo, che non vengono nemmeno riconosciuti. Quei corpi non vengono nemmeno restituiti alle famiglie perché non viene fatto il test del DNA. Nella maggior parte dei casi restano senza nome, un cimitero.
Prima avete parlato del blocco navale, per poi arrivare al Governo e chiaramente non parlarne più, perché qualcuno vi ha fatto capire che il blocco navale non si può fare e allora la propaganda è partita con la caccia agli scafisti lungo tutto il globo terracqueo.
Purtroppo, questa propaganda, io lo ricordo, è partita dopo un'ennesima tragedia, quella di Cutro. Anche in quel caso, avete emanato un decreto dedicato, il cosiddetto decreto Cutro, dove c'era il reato di immigrazione clandestina e di lotta agli scafisti. Perché poi anche sui reati siete bravissimi, ma poi lo scafista numero uno, che era in Italia per guardare una partita di calcio e sul quale pendeva un mandato di cattura della Corte penale internazionale, non solo l'avete rimandato a casa, ma ce l'avete riportato con un volo di Stato: un torturatore di bambini, uno stupratore! Al-Masri, il numero uno degli scafisti libici, rimpatriato con un aereo che aveva la nostra bandiera: una vergogna! (Applausi).
Ed ora, dopo il blocco navale, dopo la caccia agli scafisti, adesso la propaganda si è spostata sulla deportazione in Albania, anche questa bocciata sonoramente dal diritto internazionale: non solo dai nostri giudici, che voi proprio vedete come un vampiro vede la luce.
Anche il fatto che stiate facendo un ennesimo decreto per modificare quella che era l'origine dei centri in Albania trasformando questi ultimi in pratica in dei CPR fa capire che anche questa strategia sta fallendo. Avete gettato un miliardo di euro dei contribuenti italiani per costruire dei CPR che ospitano una quarantina di persone. Tra l'altro, come si legge in questo decreto, i migranti vengono portati via nave in Albania. Quelli che poi devono essere rimpatriati non tornano direttamente a casa loro, ma tornano in Italia e poi vengono rimpatriati. Ecco perché vi parliamo di crociere Italia-Albania, Albania-Italia e poi, forse, rientro a casa. (Applausi).
Voi usate questa propaganda per fare leva sulla paura delle persone, per provare a convincere gli italiani che i problemi che hanno sono dovuti ai migranti. Però alle persone voi non ci pensate. Se veramente voleste aiutare i cittadini italiani, allora vi occupereste di sanità. Un sondaggio di ieri di Ipsos dice che otto italiani su dieci rinunciano a curarsi nel Servizio sanitario nazionale per quanto sono lunghe le liste d'attesa; che quattro milioni rinunciano alle cure, di cui due milioni rinunciano per motivi economici. Eppure, non avete investito un euro per assumere personale sanitario. I salari si sono ridotti dell'8 per cento. Da ventisei mesi c'è un crollo della produzione industriale. Perdiamo 120.000 giovani all'anno, che vanno all'estero. Abbiamo il record di povertà assoluta, 5,6 milioni. E voi continuate, invece, con la vostra becera propaganda.
Spesso, tutti questi provvedimenti, come dicevano i miei colleghi durante l'esame delle questioni pregiudiziali, noi non abbiamo nemmeno il tempo per leggerli. Questo decreto è arrivato poche ore fa in Senato. Io, però, credo che non leggere il provvedimento sia anche un modo per tenere unita questa maggioranza, che ormai fa acqua da tutte le parti. Prima si portano i provvedimenti in Aula, meno c'è il pericolo che ci siano problemi e frammentazioni in Commissione. Anche questo l'abbiamo capito. (Applausi).
Io non rispondo alle provocazioni del senatore Lisei, perché vi potrei parlare, come ha fatto benissimo la collega Zampa, di umanità, di come si dovrebbe governare il fenomeno migratorio. Vi potrei dire che se veramente si ha quella fede cristiana che si professa, al primo punto essa predica l'accoglienza dell'altro e del diverso.
Ma io tutto questo non lo voglio dire. Non vi voglio nemmeno dare le soluzioni per governare il fenomeno migratorio, che è un fenomeno che dovrete governare, perché noi sappiamo che, entro il 2050, solo i migranti climatici saranno 200 milioni. Quindi, è un fenomeno che dovrete governare. Ma fatelo! Siete al Governo da tre anni e noi vogliamo capire qual è l'idea che avete per risolvere i problemi delle persone. (Applausi).
Quindi, su 250.000 migranti in arrivo, dieci li stiamo rimpatriando.
Continuate a inventare reati (siamo ormai a 30); siamo quasi a 90 fiducie; le frottole che raccontate ormai non si contano più; quello che però non sapete fare - e ce lo state dimostrando ancora una volta con questo provvedimento - è governare: non sapete governare; siete incapaci, ditelo chiaramente alle persone e smettete di prendere in giro i cittadini che vi hanno dato fiducia. Se non siete in grado di mantenere quelle promesse, quantomeno ammettetelo, ma smettete di offendere l'intelligenza delle persone. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
MOLTENI, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, sarà un intervento estremamente rapido il mio, semplicemente per ribadire la linea del Governo sul tema del contrasto all'immigrazione e per difenderne la linea, che sta dando risultati importanti, con un discrimine estremamente chiaro: difesa dell'immigrazione legale.
Voglio ricordare che questo è il Governo che ha strutturato un decreto flussi di oltre 450.000 quote, il più importante decreto flussi, quindi di modalità di ingresso legale nel nostro Paese: sì dunque a un'immigrazione legale, che crea sviluppo e crescita; no a un'immigrazione illegale, che crea caporalato, lavoro nero, sfruttamento, dumping salariale, invisibili, fantasmi, ghetti, illegalità, irregolarità e immigrazione.
Si fa contrasto all'immigrazione illegale in due modi: attraverso gli accordi di cooperazione con i Paesi di transito e di partenza, attraverso i memorandum, il Piano Mattei, la Conferenza di Roma e il contrasto a scafisti e trafficanti (rivendico il decreto ONG, il decreto Cutro e il decreto immigrazione, tutti strumenti che sono andati nella direzione che ha consentito al Governo nel 2024 di ridurre i flussi illegali del 60 per cento). Si fa contrasto all'immigrazione illegale rafforzando le politiche di rimpatrio e di allontanamento dei soggetti che non hanno diritto di stare in Italia e dei soggetti immigrati pericolosi, che rappresentano un pericolo sociale per il nostro Paese o hanno un provvedimento di trattenimento convalidato dall'autorità giudiziaria.
Il decreto Albania nella formulazione originaria ha esattamente questa funzione di contrasto all'immigrazione illegale, di deterrenza e di alleggerimento della pressione migratoria nel nostro Paese. Il decreto Albania è un modello virtuoso, che è stato preso come punto di riferimento da parte di tanti Paesi europei e che oggi è in sospeso in attesa della sentenza della Corte di giustizia europea su alcuni provvedimenti di mancato trattenimento da parte dell'autorità giudiziaria italiana impugnati dal nostro Paese. Siamo in attesa della Corte di giustizia europea, che sono assolutamente convinto andrà nella direzione di convalidare il trattenimento, stilare una lista dei Paesi sicuri e quindi rendere il modello Albania funzionante.
Oggi il modello Albania viene rifunzionalizzato attraverso questo decreto-legge, che prevede la possibilità non solo di portare in Albania i soggetti soccorsi in mare fuori dalle acque italiane dai navigli nazionali, ma anche di trasferire i soggetti oggi trattenuti con un provvedimento di convalida da parte dell'autorità giudiziaria (il giudice di pace) nei CPR italiani, attraverso una logica di equiparazione, nel CPR già esistente previsto per le procedure accelerate in frontiera nel modello Albania originario, per rimpatriarli.
In Italia abbiamo dieci CPR, per 1.398 posti sulla carta: i posti oggi utilizzati nei dieci CPR italiani sono circa 780, spesso e volentieri oggetto di vandalizzazioni, distruzioni, danneggiamenti e incendi (l'ultimo lo ricordava il collega Giorgis a Torino qualche giorno fa). Il Governo lavora, da un lato, per rafforzare la capienza dei CPR oggi presenti nel nostro Paese.
Voglio ricordare che i CPR vengono istituiti nel 2017, attraverso una legge - la legge Orlando-Minniti - che prevede l'istituzione dei Centri permanenti per i rimpatri, sulla base di un'istituzione già prevista nel testo unico dell'immigrazione, la Turco-Napolitano, che prevedeva i Centri di permanenza temporanea (CPT), che diventano poi Centri di identificazione ed espulsione col ministro Maroni, che non sono carceri. che non sono lager, ma luoghi di trattenimento unicamente per il tempo necessario ad effettuare il rimpatrio di soggetti che hanno un provvedimento di espulsione, soggetti che hanno commesso reati, che hanno subìto condanne, che sono ritenuti socialmente pericolosi e che non hanno diritto di stare nel nostro Paese.
Ai dieci CPR italiani si aggiunge il CPR albanese, che consente di liberare posti nei CPR italiani, che consente di rafforzare la politica dei rimpatri e degli allontanamenti di soggetti immigrati irregolari pericolosi, che consente di rafforzare la qualità della sicurezza nel nostro Paese. Quindi un modello di riferimento, un modello che trova applicazione rispetto all'evoluzione del diritto dell'immigrazione in Europa.
È notizia di oggi - credo che non sia sfuggito a nessuno - da parte delle istituzioni comunitarie l'istituzione e la definizione della lista dei Paesi terzi sicuri, che è cosa diversa dai Paesi di origine sicuri. Un orientamento europeo fortemente condizionato dalle politiche degli Stati nazionali, fortemente condizionato dalle politiche di salvaguardia, di tutela e di contrasto all'immigrazione illegale da parte del Governo Meloni e del Governo di centrodestra; un forte condizionamento, ad esempio, attraverso l'istituzione del nuovo Regolamento dei rimpatri europei, attraverso la definizione della lista dei Paesi sicuri, che va esattamente nella direzione di esternalizzazione delle domande d'asilo, da un lato, e di una loro delocalizzazione, dall'altro, agendo sulle dimensioni esterne e non più interne, affrontando il tema dei movimenti primari e non più dei movimenti secondari. Basta vedere le politiche di questi giorni e di queste ore di alcuni importanti Paesi, Regno Unito da un lato e Germania dall'altro, che si stanno allineando perfettamente alle politiche del Governo italiano.
Quindi, credo che il Governo bene faccia a difendere questo modello, che è un modello innovativo che si inserisce in quel famoso modello del "return hubs", di cui il dibattito europeo oggi trova perfetta incarnazione e disponibilità: un modello chiaro, che garantisce l'immigrazione legale e che contrasta, senza se e senza ma, l'immigrazione illegale; quell'immigrazione che non è di qualità, quell'immigrazione che crea tensione sociale e disordine, che crea problemi nelle comunità e che deve essere affrontata, gestita e governata. Il modello Albania va esattamente in questa direzione. È un modello moderno, virtuoso e vincente che difendiamo con forza e coerenza. (Applausi).
PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.
Ha chiesto di intervenire il ministro per i rapporti con il Parlamento, senatore Ciriani. Ne ha facoltà.
CIRIANI, ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli senatori, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti né articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 1493, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, nel testo approvato dalla Camera dei deputati.
PRESIDENTE. La Presidenza prende atto della posizione della questione di fiducia sull'approvazione del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 37, nel testo identico a quello approvato dalla Camera dei deputati.
Come stabilito dalla Conferenza dei Presidenti dei Gruppi, dichiaro aperta la discussione sulla questione di fiducia.
È iscritta a parlare la senatrice Musolino. Ne ha facoltà.
MUSOLINO (IV-C-RE). Signora Presidente, la discussione sulla questione di fiducia era un passaggio che nella prassi parlamentare non si esercitava più, non si svolgeva più. Tecnicamente, dal punto di vista astratto, andrebbe considerata la straordinarietà del voto di fiducia: quando si studia diritto costituzionale, si legge in tutti i manuali che il Governo pone la fiducia per questioni particolari sulle quali chiede alla sua maggioranza di mostrare la fiducia e quindi dare con un voto una conferma alla linea politica adottata dal Governo e superare il dibattito parlamentare.
Il voto di fiducia, quindi, nasce sostanzialmente come un voto molto politico, uno strumento al quale si fa ricorso in particolari condizioni, quando il Governo vuole fare uno sfoggio muscolare, vuol far vedere all'opposizione di avere i numeri per approvare un provvedimento ancorché controverso, non condiviso; quando può esservi un dissidio all'interno della stessa maggioranza, porre la fiducia significa richiamare la squadra all'unità. Questo teoricamente; in verità, in questo Parlamento, in questa XIX legislatura il voto di fiducia è diventato uno strumento come un altro per arrivare alla conclusione dell'iter di formazione della legge; uno strumento come un altro per arrivarci, che consente un'accelerazione assoluta del dibattito e preclude alle opposizioni qualsiasi partecipazione allo stesso.
Infatti, signor Presidente, come abbiamo già detto in premessa sulla discussione della questione pregiudiziale e come ribadiamo, il testo è stato portato in Commissione affari costituzionali questa mattina, intorno alle ore 11,30; è stato fissato il termine per la presentazione degli emendamenti alle ore 14 di oggi; dopodiché la 1a Commissione è stata riconvocata per le ore 15, per l'esame, e il voto degli emendamenti, le dichiarazioni di voto e il voto del mandato al relatore per portare il provvedimento all'esame dell'Assemblea. Questo sarebbe stato l'iter normale, ma alle ore 15 ci siamo trovati in Commissione, con le opposizioni che diligentemente avevano svolto il loro compito e avevano presentato gli emendamenti a un testo che francamente presenta particolari elementi di dubbio e di criticità, che nel dibattito alla Camera sono emersi nel corso delle audizioni (audizioni che si sono tenute solo lì perché in questo ramo del Parlamento non ce ne è stato neanche il tempo, ovviamente, visto che è arrivato stamattina in Commissione). Pertanto, la presentazione degli emendamenti da parte dell'opposizione non era un qualcosa di ostruzionistico, come ultimamente qualcuno vuol far credere e si sforza di rappresentare, o comunque volto ad allungare i tempi del dibattito; era il giusto esercizio del potere legislativo che, attraverso gli emendamenti, tenta di introdurre elementi di analisi, critica, e miglioramento di un testo che si dovrebbe comporre in un dibattito prima in Commissione e poi in Aula; ciò al fine di pervenire a un disegno di legge che, con l'apporto anche delle opposizioni, viene migliorato. Questo è il senso, ma quando alle ore 15 siamo ritornati in Commissione, il presidente Balboni ci ha detto che, poiché la convocazione dell'Aula per l'esame e la discussione di questo testo era fissata alle ore 16,30, evidentemente non c'era il tempo per esaminare e votare 250 emendamenti; perciò se n'è tratta semplicemente la conclusione che si sarebbe andati in Aula senza dare mandato al relatore. Questa espressione, che può sembrare insignificante, significa sostanzialmente che si porta il testo all'esame dell'Assemblea senza che sia stato consentito a nessuno dei componenti della Commissione di potersi esprimere sullo stesso, di poterlo modificare, di far votare un emendamento; quindi è arrivato come un oggetto sostanzialmente intoccabile, immodificabile, stamattina alle ore 11,40 e in questa sua stessa forma e veste è stato portato in Aula.
Abbiamo presentato la questione pregiudiziale nel tentativo di farvi comprendere come evidentemente non ci siano gli elementi per discuterlo e approvarlo, come sia necessario un approfondimento anche per i profili evidenti di violazione di norme internazionali e comunitarie, ma anche sulla questione pregiudiziale registriamo il vostro assoluto diniego. Dopo la discussione generale, il Governo pone la questione di fiducia, che sostanzialmente significa che di tutti gli emendamenti presentati che non è stato possibile esaminare in Aula non se ne farà nulla, saranno carta straccia nel senso che non si potranno né leggere, né esaminare, né votare, men che mai approvare, va da sé. Quindi, il nostro è stato un esercizio democratico non dico fine a se stesso, perché l'esercizio democratico non può essere mai fine a se stesso, ma sicuramente fatto in nome di un ideale di democrazia che in quest'Aula viene sistematicamente frustrato. Infatti ci impedite di svolgere un dibattito democratico. Ponendo la fiducia, voi sostanzialmente non fate ciò per cui lo strumento era stato previsto, studiato, disciplinato dai Padri della nostra Costituzione: non è a questo che serve, questo voto di fiducia, bensì semplicemente ad accelerare l'iter legislativo, ad arrivare a un voto finale che si esprime meramente con un sì o un no su un pacchetto chiuso sul quale nessuno può incidere e mettere un ulteriore testo presentato con un decreto-legge nel vostro palmarès di provvedimenti che siete riusciti a far approvare tramite la decretazione d'urgenza. Costituisce, in sostanza, l'esercizio di un primato negativo di cui io - fossi in voi - non mi farei nessun vanto, al contrario ne prenderei atto. Se ritenete che il Parlamento non abbia motivo di esistere, evidentemente non dovete stare seduti qui, perché in questo modo lo state umiliando, lo state depotenziando, state impedendo l'esercizio democratico delle regole e del potere legislativo. La decretazione d'urgenza è uno strumento eccezionale al quale si può fare ricorso soltanto quando ricorrono determinati requisiti e condizioni, che non ricorrono nel caso di specie. Il voto di fiducia sulla decretazione d'urgenza costituisce, a sua volta, l'eccezione dell'eccezione. Se già con un procedimento accelerato come la decretazione d'urgenza si richiama il Parlamento a legiferare in 60 giorni, a convertire un testo di legge che presenta già il Governo, che cosa ne è di un provvedimento che non solo è stato presentato dal Governo e sul quale il Parlamento è costretto a pronunciarsi entro i 60 giorni, ma che arriva in Aula sostanzialmente senza la possibilità di essere modificato? Significa che il potere legislativo, signor Presidente, non è più del Parlamento; se n'è appropriato di fatto il potere esecutivo e questa, a mio avviso, è una grave violazione del principio democratico, grave ma emendabile: potreste smetterla di ricorrere continuamente alla decretazione d'urgenza.
Abbiamo già presentato in 1a Commissione e saranno prossimamente incardinati per l'esame vari disegni di legge proprio per modificare la decretazione d'urgenza, per cercare di stabilire delle regole che evitino questi abusi. In questo caso, però, signor Presidente, ci tengo a dire che quando la decretazione d'urgenza viene comunque utilizzata in questo modo, il Governo dovrebbe avere, come si suol dire, la compiacenza di consentire al Parlamento quantomeno di svolgere il proprio lavoro sul testo. Ma quando un testo viene portato al Senato la mattina per essere votato il pomeriggio, qui non siamo più nell'ambito della decretazione d'urgenza, ma in un'imposizione di fatto di un testo di legge che voi riuscirete ad approvare soltanto perché avete i numeri e perché queste forze della maggioranza hanno supinamente accettato l'idea, il diktat, che tutti i testi che porta il Governo devono essere accettati, votati e approvati dalla maggioranza senza un esame critico, senza possibilità di incidere su di essi, imponendo un voto di fiducia che è il contrario dell'esercizio del potere democratico. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Gaudiano. Ne ha facoltà.
GAUDIANO (M5S). Signor Presidente, ci troviamo ancora una volta a dover esprimere un voto di fiducia su un decreto ideologico che affronta il tema dell'immigrazione senza proporre soluzioni concrete. Il Governo continua ancora una volta a fare solo propaganda, inseguendo il consenso sulla pelle di esseri umani. La realtà è che la maggioranza non ha alcuna visione né tantomeno ha soluzioni concrete ed efficaci per la gestione dei flussi migratori. I dati parlano chiaro: questo Governo ha collezionato il record di sbarchi e il protocollo con l'Albania, che era stato presentato come svolta epocale, si è rilevato un clamoroso flop. Oggi l'Esecutivo è costretto a modificarne le finalità per poter dare un senso a quanto fatto e soprattutto speso fino ad oggi. È un'operazione che costa 1 miliardo di euro ai cittadini italiani e si traduce in assurdi meccanismi di trasferimenti di poche decine di persone già presenti nei CPR italiani, privandole della loro dignità. Il Governo dimostra ancora una volta di non avere alcun rispetto dei migranti e continua a trattare queste persone come pacchi da smaltire, senza avere la minima idea di come governare il fenomeno complesso dell'immigrazione. Per noi tutto questo ovviamente è inaccettabile e per questo il nostro voto non può che essere contrario. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Parrini. Ne ha facoltà.
PARRINI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, rappresentante del Governo, siamo molto critici nei confronti di questo provvedimento. La discussione che si sta svolgendo è sulla decisione di porre la questione di fiducia, quindi è una discussione che offre l'occasione di fare delle considerazioni su come state, come maggioranza, forzando le regole (lo ha spiegato molto bene nel suo intervento il senatore Giorgis), e anche su come nel complesso, al di là dell'operazione Albania che è un fallimento evidente, state affrontando la questione dell'immigrazione come Governo. Quindi mi occuperò di questi due argomenti in particolare.
Siamo quasi, come è stato detto, al novantesimo decreto-legge del Governo da quando è entrato in carica; novanta decreti in due anni e sette mesi di lavoro sono tantissimi. Conosco l'obiezione che si fa in questi casi: ma anche i Governi precedenti facevano tanti decreti-legge. Vero, ma nessuno ha mai toccato questi livelli. Si è trasformata una prassi discutibile in uno scandalo, perché il ricorso eccessivo, immotivato, abusivo alla decretazione d'urgenza in Italia in questo momento è uno scandalo. Ciò anche perché quasi nessuno dei novanta decreti-legge circa emessi fino ad oggi da questo Governo è dotato dei requisiti previsti dall'articolo 77 della Costituzione, che è un articolo importante poiché dice che il Governo può emanare atti aventi forza di legge soltanto eccezionalmente, se ricorrono casi di straordinaria necessità e urgenza. In un caso come quello di cui discutiamo oggi, mi spiegate dov'è la straordinaria necessità e urgenza? Nessuno la vede; anzi, una c'è e ne parlerò tra poco anch'io. Mi associo all'auspicio che hanno fatto altri colleghi affinché cominci presto in Commissione affari costituzionali, non appena anche gli ultimi disegni di legge saranno abbinati, la discussione sull'articolo 77 della Costituzione, perché evidentemente anche ambienti della maggioranza capiscono che così non si può andare avanti, in un intreccio tra ricorso immotivato ai decreti, monocameralismo di fatto che si è instaurato come prassi e senza che nessuno abbia modificato la Costituzione, ricorso fuori dalla norma al voto di fiducia. Non si possono prendere a pedate così le regole istituzionali di un Paese, anche se devo dire che la lotta allo Stato di diritto, alla separazione dei poteri, alla legalità e ai valori della nostra Costituzione stanno diventando un dato permanente dell'azione di questo Governo. Noi però non possiamo accettare tutto questo.
Quindi io mi auguro che, quando anche l'ultimo disegno di legge sarà stato abbinato, anche se la Commissione affari costituzionali del Senato è davvero intasata di provvedimenti da esaminare e gran parte di questi provvedimenti sono decreti-legge, non sono iniziative da convertire, non sono iniziative dei parlamentari, questo provvedimento non venga messo in coda, ma in cima a quelli da discutere perché siamo di fronte a una vera e propria emergenza.
Altre brevissime considerazioni che ritengo di dover fare. Con questo decreto-legge avete fatto una cosa a mio avviso curiosa. Cosa avviene nel mondo reale, nel rapporto tra strutture e bisogni? Esiste un bisogno e si cerca di fare la struttura adatta a risolvere quel bisogno. Qui c'è un procedimento al rovescio: c'è una struttura che non sta servendo a nulla e si impone l'esigenza di trovare un bisogno per dare un senso a una struttura che non ha alcuna utilità. (Applausi).
Vi muovete con agilità tra le ipotesi più varie. Adesso c'è la moda del momento, ma non escludo che tra poco dovremo esaminare un ulteriore decreto per un nuovo cambio di destinazione d'uso dei capannoni in Albania; è molto probabile, perché il tasso di fallimento delle idee che vi vengono in mente è elevatissimo. La moda del momento è l'offshoring, la delocalizzazione all'estero dei CPR. Il sottosegretario Molteni, che sa di avere tutta la mia stima perché lavora sempre con impegno è però alle prese con un compito difficile, quello di aggettivare con parole giuste il modello Albania, evitando l'unico aggettivo serio: "fallimentare". Ne ha trovati quattro: innovativo, moderno, virtuoso e vincente. Mi pare di non averne dimenticato nessuno, sottosegretario Molteni, avendo ascoltato bene il suo intervento.
Innovativo lo è senz'altro, ma il mondo è pieno di cose innovative che non funzionano. Moderno non so cosa significhi. Moderno letteralmente significa al passo con i tempi, ma questo provvedimento non mi sembra tanto al passo con i tempi. E comunque, se questo è il moderno, meglio l'antico. Virtuoso e vincente ho i miei dubbi. Si è speso un miliardo per realizzare una o più strutture che dovevano accogliere, se non ricordo male, 36.000 persone prelevate in acque internazionali da navi militari italiane. Per ora sono state 157 quelle che ci sono andate. Quindi si può dire che è un modello teoricamente stupendo, ma di sicuro vincente no, anche perché sennò non sarebbe stato rottamato in maniera così frettolosa, come state facendo con il cambio di destinazione d'uso. Virtuoso direi proprio per niente, perché la virtù sta nel rispetto dello stato di diritto, sta nel rispetto del principio di umanità, sta nel rispetto della Costituzione; ma qui non si rispetta né la Costituzione, né il principio di umanità, né lo stato di diritto, né la separazione dei poteri. Quindi è tutto meno che virtuoso.
Mi avvio a concludere. Capisco che il tema dell'immigrazione irregolare sia una grande benzina in tutta Europa per l'espansione della destra sovranista. La mia parte politica sarebbe sciocca a non vedere questo fenomeno, che è molto facile da strumentalizzare e che suscita tante paure. Però non sempre strumentalizzare significa risolvere un problema. A me pare che non stiate risolvendo nessun problema. Governare senza una narrazione è impossibile ed è anche sbagliato; ma sostituire la narrazione al Governo è impensabile. Voi credete che, semplicemente facendo propaganda e semplicemente dicendo che le cose sono come voi dite, magicamente la realtà cambi. Ma non è così. Nel dibattito che abbiamo fatto in queste poche ore di tempo che abbiamo avuto a disposizione per esaminare il provvedimento ho sentito dire che c'è stato un grande calo degli sbarchi; ma in realtà nel 2025 sono in aumento rispetto all'anno precedente.
Ho sentito dire che le nostre città sono adesso più sicure, le periferie sono risanate, che ci sono più ordine pubblico e sicurezza. Ma dove vivete? Con quali cittadini parlate? Io non ne incontro uno che mi dica che si sente più sicuro o che crede di vivere in un luogo dove l'ordine pubblico è cresciuto e la sicurezza aumentata.
L'obiettivo di contrastare l'immigrazione irregolare, come il contrasto di qualsiasi fenomeno che non corrisponda alle leggi e alle norme che ci siamo dati, non è un obiettivo di una parte soltanto del Parlamento, ma di tutti. Non è che ve lo lasciamo, ma per risolvere un problema, serve una ricetta che sia funzionante, non una ricetta del tutto sterile, che costa un sacco di soldi e viola tanti diritti.
Infine anch'io vorrei fare un'osservazione sulla genuflessione; mi piace di più come termine che inginocchiamento. A me è parsa infatti più una genuflessione che un inginocchiamento quella di Edi Rama davanti a Giorgia Meloni. Stamani ne ho parlato in Commissione, dicendo, come hanno detto in molti, che Edi Rama aveva tutti i motivi per genuflettersi perché non capita tanto spesso che un Paese vicino spenda un miliardo sul tuo territorio per una cosa che non serve assolutamente a niente. È una bella fortuna, ha fatto bene a mettersi in ginocchio. Mi è stato risposto che no, si era messo in ginocchio perché non voleva sembrare troppo più alto della Meloni. No, questa no. Dobbiamo tutti noi avere cura del nostro senso del ridicolo. Il senso di quella genuflessione è evidente e credo che la dica lunga sulla portata di propaganda che è insita in questo provvedimento e che forse costituisce, insieme alla dichiarazione di fallimento che lo segna, rappresentata dal cambio di destinazione d'uso, il suo vizio più grave e l'indicazione che veramente avete imboccato un vicolo cieco e non riuscite a ritrovare la strada di politiche che abbiano un minimo di efficacia e di attinenza con i bisogni dei cittadini. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulla questione di fiducia posta dal Governo.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 1493, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, nel testo approvato dalla Camera dei deputati, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, siamo all'ottavo decreto-legge del Governo Meloni in materia di politiche migratorie. Già questo la dice lunga sulla modalità con la quale l'Esecutivo ha lavorato e sta lavorando su un tema di questa natura.
Signor Presidente, prima però di entrare nel merito, vorrei porre un elemento di carattere più generale. Siamo arrivati a 90 decreti-legge, 90 fiducie. Vorrei ricordare al sottosegretario Molteni, qui presente, che sa bene a cosa corrisponde la cifra 90 nella cabala napoletana e avrei voluto ricordare al ministro Ciriani, non più presente, che nella storia della destra italiana quota 90 non portò benissimo al Governo dell'epoca. Al di là di queste che sono più che altro battute, c'è però un tema più strutturale: è possibile che qui ogni quarto d'ora ci troviamo in presenza dei presupposti di urgenza, emergenza ed indifferibilità? È possibile che, costantemente, di fronte a un tema peraltro come questo, che necessita di interventi strutturali, si debba procedere a spizzichi e bocconi, comprimendo lo spazio del Parlamento e impedendo ai singoli parlamentari di fare il mestiere, il compito, la funzione per la quale sono stati eletti? (Applausi).
Vorrei dire che anche gli interventi timidi dei Presidenti delle Camere che abbiamo sentito nel recente passato, per la verità - mi spiace doverlo dire - più del Presidente della Camera dei deputati che del Presidente del Senato, sono definibili con un De André d'annata. Chi ci dovrebbe tutelare "si costerna, s'indigna, si impegna, poi getta la spugna con gran dignità".
Quindi, noi siamo qui di nuovo a dover assistere a questa vicenda, che mette una "pezza a colori" sul più spettacolare, sul più costoso, sul più clamoroso fallimento della vostra demagogia: il centro migranti in Albania. (Applausi).
Lo dicono innanzitutto i numeri che - come è noto - hanno la testa dura. Oggi è il 20 maggio: esattamente un anno fa eravamo qui e si varava il provvedimento per l'apertura dei due centri di Gjader e di Shëngjin. In un anno noi abbiamo cercato di spiegarvi le motivazioni per le quali questo progetto non sarebbe stato attuabile - motivazioni che si sono puntualmente verificate - ma non per un complotto pluto-giudaico-massonico, bensì perché non avete voluto ascoltare le opposizioni che vi spiegavano che questo intervento faceva acqua da tutte le parti. (Applausi).
Voi ci avevate spiegato, un anno fa come oggi, che avreste portato in Albania 36.000 migranti. Ne avete portati 157. Prendendo anche per buona questa cifra, noi sosteniamo che non è così. Noi siamo certi che non sia così, che la cifra di questo primo anno sia molto superiore. E bisognerebbe aprire anche una discussione, accendere un faro, fare un approfondimento sui soldi pubblici: come sono stati spesi, con quale procedura di affidamento si è realizzato un determinato percorso, quali sono state le modalità di impiego. (Applausi). Ma lo faremo in un'altra circostanza, in un'altra occasione. Prendiamo per buono, anche se non lo è, quello che ci ha detto il Governo in materia di spese.
In questo primo anno si sarebbero spesi 130 milioni. Signor Presidente, chi le parla, come altri in quest'Aula, ha fatto il sindaco. Sappiamo benissimo cosa significa l'esigenza di spendere con oculatezza, attenzione e parsimonia i soldi degli italiani.
Se facciamo un semplice calcolo della serva, tra i 130 milioni che il Governo asserisce di aver speso e i 157 migranti che sono stati portati avanti e indietro dalla Meloni turistica, noi abbiamo una cifra fantasmagorica di 828.000 euro a migrante. Se l'avesse fatto un qualsiasi sindaco di un qualsiasi Comune di questa Repubblica, sarebbe già davanti alla Corte dei conti a dover spiegare questo immane spreco! Lo fa il Governo e nessuno parla! (Applausi).
Ci avete spiegato, ci avete detto, ci avete raccontato che tutto questo veniva fatto per la deterrenza. Ad oggi, sulla base di questa favola, chi parte dal Bangladesh, chi parte dal Burkina Faso, chi parte dal Ciad, chi parte dalla Nigeria, improvvisamente viene a sapere che, anziché sbarcare a Lampedusa, sbarcherà a Gjader e a quel punto decide di fermarsi nel suo villaggio, che è stato incendiato da Boko Haram, perché lo portano in Albania.
Questo è stato il racconto. Però, ammettendo pure questo racconto, i numeri ancora una volta vi smentiscono.
Ad oggi, 20 maggio, gli sbarchi sono aumentati rispetto all'anno scorso: nell'anno della deterrenza, nell'anno del racconto del centro in Albania, nell'anno in cui avevate detto al mondo che spaventavate i trafficanti di tutto l'orbe terracqueo, i migranti sono passati dai 18.958 del 2024 ai 20.696 di quest'anno. La deterrenza è finita in cavalleria.
C'è poi la vicenda della trasformazione in CPR che, signor Presidente, in Parlamento ha toccato livelli di comicità inusuale e inadeguata. La Presidente del Consiglio è venuta in Parlamento a vantarsi che il 25 per cento dei migranti era stato rimpatriato: ha omesso di dire che quel 25 per cento risponde a 10 persone, che - attenzione - potevano essere tranquillamente rimpatriate dall'Italia e invece sono state prese da un CPR italiano, caricate su una nave militare, si è messa loro un po' la fascetta ai polsi - bisogna dimostrare che siamo trumpiani anche noi e quindi parlare all'opinione pubblica e alla pancia di un certo elettorato - e poi, una volta arrivate là, si sono riportate in Italia e infine rimpatriate.
Uno show autentico, a cui questo decreto-legge aggiunge un ulteriore elemento di spreco: signor Presidente, lo scorso 26 marzo, il Gruppo Italia Viva (con i senatori Renzi, il sottoscritto, Musolino, Paita e Scalfarotto) è stato in quei centri e, quindi, può dire senza tema di smentita che la trasformazione integrale di quel centro di Gjadër in CPR significa ulteriore spreco di denaro pubblico. (Applausi).
Quei centri sono divisi in tre: ce n'è uno di prima accoglienza che è organizzato funzionalmente in un determinato modo (dal punto di vista della muratura, delle attrezzature e della logistica ha un certo tipo di dotazione), mentre il CPR cambia completamente. Quindi, significa che bisognerà prendere tutte le strutture che sono state realizzate, i prefabbricati, con le dotazioni che vi sono state messe (come le televisioni e i computer), metterle in qualche magazzino o chissà e ricostruire tutto su quel sedime. Altri soldi spesi per fare una cosa inutile. Abbiamo sentito dal rappresentante del Governo che già oggi nel nostro Paese su circa 1.300-1.400 posti nei CPR c'è una copertura di circa il 50 per cento. Quindi, andiamo a realizzare un'ulteriore struttura quando quei posti potrebbero essere molto più utilmente realizzati nel nostro Paese.
Insomma, in conclusione, signor Presidente, tutto questo è un inno al gigantesco spreco per finanziare una narrativa di propaganda. (Applausi). Voi volete dire agli italiani: noi li mandiamo tutti là, noi li mandiamo tutti via, anche se questo non corrisponde alla realtà. Voi volete costruire una narrazione ipnotica e affabulante, anche sulla base del modello che vi trasmette Donald Trump: volete narcotizzare l'opinione pubblica e ottundere una realtà che, però, è un'altra. La realtà è che gli sbarchi sono aumentati, cari colleghi, e che la deterrenza per noi la fanno dittatori tunisini che mandano le persone (donne e bambine) a morire nel deserto. La realtà è che noi rimandiamo indietro con oneri e onori a nostro carico personaggi inqualificabili, che la Libia oggi, signor Presidente- beffa delle beffe - vuole consegnare addirittura alla Corte penale internazionale. (Applausi).Sarebbe interessante capire con chi avete parlato esattamente quando avete riportato al-Masri in Libia, visto che oggi il Primo Ministro dice che vuole consegnare al-Masri alla Corte penale internazionale? Chi ha parlato con la Libia, quando e con chi? Sarebbe interessante capirlo.
Noi siamo quindi qui per spezzare questo fluire permanente di propaganda ad alto costo. (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BORGHI Enrico (IV-C-RE). Concludo, signor Presidente. Non riuscirete nell'operazione di far credere che funzioneranno. Non vi lasceremo far cadere l'Italia in una trance collettiva nella quale la politica intesa come soluzione dei problemi perde sostanza e la democrazia va in crisi. Questo non ve lo permetteremo. (Applausi).
GELMINI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GELMINI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo per convertire ha in realtà un ambito ristretto: va a definire il perimetro delle funzioni che possono svolgere i centri migranti in Albania. Se stessimo al dato testuale di questo provvedimento, la discussione dovrebbe girare attorno a questo tema, ma prima il collega Enrico Borghi parlava di una narrazione iperbolica della maggioranza e del Governo. Questo decreto rappresenta in negativo un pezzo fondamentale anche della contro-narrazione dell'opposizione rispetto all'operato del Governo. L'opposizione che da tempo conduce una battaglia senza se e senza ma sull'idea stessa dei centri in Albania mette al centro della sua contro-narrazione questo decreto.
Vorrei provare ad argomentare, con le parole non di un pericoloso sovranista, di un uomo di destra, ma di un intellettuale libero come Luca Ricolfi e utilizzarle nella descrizione di questo decreto-legge. Ricolfi ha detto che l'accordo con l'Albania si presenta come un terzo modello di gestione dei flussi irregolari: si può scegliere la strada della redistribuzione, quella del blocco alla partenza, oppure si può investigare una nuova strada, che è quella che coraggiosamente Giorgia Meloni e il suo Governo hanno utilizzato. Con quali obiettivi? Innanzitutto, evitare la dispersione sul territorio italiano di migranti irregolari che non hanno diritto all'asilo e rischiano di entrare in circuiti illegali. Il secondo obiettivo - si spera - è quello di introdurre un elemento di deterrenza e freno alle partenze. Ma quello che dovrebbe essere chiaro a tutti è che oggi non ci sono ancora gli elementi per poter bocciare o promuovere senza riserve i contenuti di questo decreto-legge. Solo il tempo potrà dirci se il modello Albania funzionerà fino in fondo, se i benefici per l'Italia supereranno i costi e se i diritti dei migranti saranno adeguatamente tutelati. In breve - diceva Ricolfi - il modello Albania è l'unica idea nuova in campo.
Il collega Parrini diceva che un'idea nuova non è detto che funzioni, ma non è vero nemmeno il contrario. Non è detto che un'idea nuova che ancora non abbiamo verificato debba essere ideologicamente, con pregiudizio, essere bocciata. E ciò anche perché schierarsi a priori contro questo provvedimento vuol dire negare un qualcosa che anche la sinistra europea invece considera e di cui è consapevole, e cioè l'importanza del contrasto all'immigrazione illegale.
Vi do una notizia: siete solo voi come opposizione, come sinistra italiana, a negare la gravità dell'immigrazione illegale (Applausi). In altri Paesi anche persone che non appartengono alla famiglia politica del partito di Giorgia Meloni sono ben consapevoli che il contrasto all'immigrazione clandestina è un valore, è un qualcosa da portare avanti. Invece qui voi siete per le porte aperte, per liberi tutti. Contenti voi, per carità, noi ne prendiamo atto. Però voglio ricordare che in Europa a questo provvedimento guardano con interessi diversi Paesi.
Ci avete spiegato che Edi Rama lo fa perché lo ha pagato la Meloni, cioè non si capisce. Ma evidentemente non vi fate delle domande di fronte a un leader di un partito socialista che ha rispetto per il Presidente del Consiglio italiano: c'è sotto qualcosa, ci deve essere l'imbroglio. Signori, aprite gli occhi perché magari l'operato di questo Governo suscita interesse e un giudizio positivo anche a rappresentanti della vostra parte politica. Se Edi Rama - secondo la vostra contronarrazione - avrebbe degli interessi, domandatevi perché un signore come Starmer, che rappresenta i laburisti in Inghilterra, ha espresso un'apertura di credito rispetto a questo provvedimento e sta utilizzando metodi durissimi per contrastare l'immigrazione illegale. Eppure - ripeto - fa parte della vostra metà campo.
L'altro pezzo della contronarrazione fa riferimento ai costi e agli sprechi. Anche in questo caso vi devo dire che comprendo meno il fatto che a sollevare questa polemica siano gli stessi che in passato hanno chiuso gli occhi rispetto ai costi, agli sprechi e in qualche caso alle ruberie messe in atto dal sistema delle cooperative per la gestione dei migranti sul territorio italiano. In questo caso, vedete gli sprechi che ancora non ci sono e non ci possono essere perché è un provvedimento attuato da poche settimane; però, quando di mezzo c'erano le cooperative non avete alzato lo sguardo e non vi siete scandalizzati. (Applausi).
Vi è poi la critica ai CPR. Anche a questo riguardo, signori, auspico un po' di memoria storica e segnalo sommessamente che i CPR hanno una storia e non sono stati istituiti da un Governo di centrodestra. Vogliamo dire anche questo?
L'altro pezzo di narrazione riguarda la modifica legislativa. Essa nasce dal cosiddetto elefante nella stanza, e cioè dal fatto che per voi la separazione dei poteri in questo Paese è scritta nella Costituzione, ma anche se non viene praticata per voi è lo stesso. Per noi non lo è. Quindi, questa modifica legislativa nasce dal fatto che un pezzo minoritario della magistratura ha provato a sostituirsi alla politica. E quest'affermazione non la facciamo noi, ma la fa la Cassazione che, lo scorso 8 maggio, ha scritto che: «È riservata al circuito democratico della rappresentanza popolare la scelta politica di prevedere, in conformità della disciplina europea, un regime differenziato di esame delle domande di asilo per gli stranieri che provengono da Paesi di origine designati come sicuri.». Insomma, il giudice ordinario non può sostituirsi al Ministro degli affari esteri. La Costituzione ci fa una bella lezione di diritto costituzionale. Credo che lo dovremmo recuperare.
Concludo dicendo che quello delle migrazioni è un tema difficile, ma è un argomento che non può essere ignorato. L'immigrazione irregolare va fermata, vanno rafforzati i rimpatri, va contrastato ogni abuso del diritto d'asilo, va potenziata al tempo stesso l'immigrazione regolare, va aiutato un continente come l'Africa con il Piano Mattei. Queste sono le misure da fare e certamente l'Italia non può agire da sola: servono il contributo e la collaborazione anche dell'Unione europea, perché questi fenomeni riguardano anche la tenuta sociale dell'intera Europa, che troppo spesso si è voltata dall'altra parte, lasciando soli i singoli Paesi di frontiera a misurarsi con il problema. Qualcosa, però, sta cambiando anche in Europa perché - come dicevo all'inizio - la consapevolezza che questo sia un tema centrale per la convivenza civile, per i cittadini europei, si sta facendo piede.
Allora, il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, che riscrive il regolamento di Dublino, e la proposta di regolamento volta a istituire un sistema comune europeo di rimpatrio vanno nella giusta direzione e raccolgono molte delle istanze italiane. È solo dall'insieme di queste azioni che noi possiamo sperare di gestire un fenomeno che altrimenti potrebbe scardinare l'equilibrio sociale e politico dei Paesi europei.
Proprio perché siamo consapevoli di questa importanza e del fatto che si debbano anche perseguire nuove strade, troviamo che la bocciatura a priori dettata dal pregiudizio e dall'ideologia sia il più grande favore che voi possiate fare al centrodestra. Purtroppo, non è un favore che fate all'Italia, perché chi crede in questo Parlamento e in questo Senato vorrebbe vedere non la contronarrazione dell'opposizione contro il Governo, ma la capacità di concorrere ad affrontare un tema che è fondamentale per i cittadini.
Per queste ragioni, il voto di Noi Moderati sarà convintamente a favore del provvedimento. (Applausi).
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, inizio con il ribadire ancora una volta quello che in verità abbiamo sempre detto e pensato, e cioè che i centri di permanenza per i rimpatri (CPR) debbano essere chiusi, non certo esportati in altri Paesi, perché sono luoghi di disperazione, di disumanità, di abbandono, di costante violazione dei diritti umani; luoghi - vorrei dire così - che rappresentano davvero il fallimento dello Stato. Peraltro, non si contano più i gesti di autolesionismo e i tentativi di suicidio. I CPR sono veramente peggio delle carceri, anche perché chi è rinchiuso lì dentro - ricordiamolo - non ha commesso reati e viene imprigionato senza conoscere i propri diritti, senza avere un avvocato che lo tuteli, senza poter fare nulla, senza sapere quanto durerà quella condizione.
Signor Presidente, oggi non mi soffermerò sull'abuso dei decreti-legge da parte del Governo e nemmeno sull'abuso della questione di fiducia. Ne abbiamo già parlato nel corso della giornata, per quanto mi paia di poter dire che è sempre più evidente che il vostro obiettivo sia quello di silenziare il Parlamento, di annullarne il ruolo e le prerogative, ma per l'appunto ne abbiamo già discusso e l'ho fatto anche in Commissione stamattina. Voglio quindi restare nel merito di questo ennesimo provvedimento strumentale, fumo negli occhi per distogliere l'attenzione dai veri problemi del Paese; un provvedimento propagandistico che parla evidentemente solo a un pezzo di elettorato e non certo a tutto il Paese.
I migranti sono il capro espiatorio perfetto. Avete provato a chiudere i porti; avete provato ad ostacolare i soccorsi delle ONG; avete parlato di sbarchi selettivi e di carichi residuali; avete promosso azioni spesso davvero orrende per nascondere probabilmente anche una certa inadeguatezza a governare il nostro Paese. Forse, allora, siccome non riuscite a dare risposte concrete al Paese sul lavoro, sulla sanità, sull'istruzione, sui servizi ai cittadini, lavorate - come fate da molti anni a questa parte - sulla costruzione di un nemico immaginario con cui prendersela, portando avanti la retorica dell'invasione e dell'emergenza: è la classica fabbrica della paura e non è peraltro casuale che proprio in questo Parlamento, alcuni mesi fa, siate arrivati addirittura a parlare di sostituzione etnica.
Sono otto i provvedimenti che questo Governo ha dedicato ai flussi migratori, peraltro tutti inutili ai fini di migliorare le politiche di accoglienza. Pensavo, sinceramente, che aveste toccato il fondo con il decreto Cutro, che era stato approvato - come si ricorderà - dopo l'agghiacciante passerella del Governo dopo la morte di 94 persone, che fu in quel caso utilizzata come pretesto per abrogare la protezione speciale, condannando alla illegalità migliaia di persone, facendo aumentare in modo smisurato il contenzioso. Devo dire, però, che mi sbagliavo. E, infatti, avete trovato un nuovo modo per ostacolare l'inclusione regolare e limitare il diritto di asilo, cioè evitare che i migranti tocchino il suolo italiano. Peccato, però, che il protocollo Italia-Albania di cui stiamo discutendo sia stato un totale fallimento: dopo le tre deportazioni e il braccio di ferro sui Paesi sicuri, oggi provate a trasformare quei centri che, nella loro brutalità, avevano comunque perlomeno un carattere di temporaneità, in CPR, trasferendo le persone in Albania dai nostri lager, scegliendole non so secondo quali criteri, sebbene non esista un problema né di sovraffollamento, né di sicurezza.
Avevate evidentemente già deciso di realizzare altri CPR e allungare i tempi di trattenimento, ma onestamente non credevo che vi sareste addirittura spinti al punto di oltrepassare i confini nazionali.
Gli immigrati potranno rimanere in queste nuove strutture fino a diciotto mesi, nell'attesa che i Paesi d'origine, laddove esistano accordi di rimpatrio, li riconoscano ufficialmente e accettino il loro ritorno a casa, che però, a meno di nuove intese con il Governo albanese, dovrà comunque avvenire passando di nuovo per il territorio italiano. Considerando che mediamente soltanto il 50 per cento dei migranti trattenuti nei CPR viene poi effettivamente rimpatriato, è facile evidentemente prevedere un nuovo viavai di mezzi dall'Italia all'Albania, con un ulteriore aggravio di costi e, naturalmente, con un ulteriore aggravio di sofferenze.
Penso che siete consapevoli del fatto che state facendo una forzatura. Il protocollo stabilisce che i centri in Albania possano accogliere esclusivamente i migranti soccorsi da navi italiane fuori dalle acque territoriali da sottoporre a procedura accelerata di frontiera con permanenza fino a un massimo di ventotto giorni. Con questo decreto-legge, invece, viene stravolto questo impianto e viene esteso l'uso dei centri anche agli stranieri trattenuti nei centri in Italia, quindi già presenti sul territorio nazionale (dove il periodo di detenzione può arrivare fino a diciotto mesi), e destinatari di un provvedimento di rimpatrio.
È bene anche ricordare in quest'Aula che la Corte costituzionale albanese, nella sentenza n. 2 del 2024, ha sottolineato che nessun migrante potrà rimanere in Albania oltre i ventotto giorni previsti dalla legislazione. Quindi, è evidente che il Governo ha modificato unilateralmente la portata del Trattato, rischiando anche una contestazione da parte dell'Albania per la violazione della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, però, in particolare, andando in contrasto con l'articolo 117 della Costituzione che impone - come sappiamo - l'obbligo, o meglio il rispetto, degli obblighi internazionali nell'esercizio della funzione legislativa.
Per concludere, il caso Albania si dimostra ancora una volta come una sorta di campo di sperimentazione per un approccio giuridico spregiudicato, propagandistico, governato dall'idea che il diritto internazionale e che le garanzie costituzionali siano liberamente manipolabili per il raggiungimento dei fini governativi, senza che venga minimamente preso in considerazione il dato che vede lo strappo delle regole maturate in lunghi e accurati processi democratici in contesti nazionali e internazionali, come sempre più acclarato. Non solo avete reiterato il memorandum con la Libia; non solo avete stretto accordi con la Tunisia, finanziando i trafficanti di persone della Guardia costiera libica, ma - come sappiamo, ed è stato anche ricordato anche da me in Commissione questa mattina - cosa avete pensato di fare? Avete riportato a casa, con un volo di Stato con tutti gli onori, il generale Almasri, un torturatore riconosciuto da tante vittime come il loro aguzzino.
Signor Presidente concludo. Non sono i ragazzi che chiudete nei CPR i soggetti pericolosi che minano la nostra sicurezza, ma sono proprio quelli che rimandate a casa con tutti gli onori, quelli come Almasri. E questo davvero la dice lunga sulla vostra idea della democrazia, ma io penso in questo caso anche della libertà. (Applausi).
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
OCCHIUTO (FI-BP-PPE). Signor Presidente, Governo, colleghi, la parola immigrazione ha una radice semplice e antica: immigrare in latino significa entrare, spostarsi dentro, ma nessuno entra davvero in un luogo se non trova qualcuno disposto a riconoscerlo, a chiamarlo per nome, a dirgli: "tu puoi essere parte di ciò che noi siamo". Non è solo attraversare un confine. È piantare una speranza fragile in una terra che non si conosce. È provare ad entrare in una nuova vita, cercare un altro inizio. È un gesto che insieme è tremante e coraggioso.
Lo voglio dire dall'inizio con chiarezza, signor Presidente: sono a favore dell'immigrazione, ne riconosco il valore per due ragioni profonde.
La prima ha a che fare con la vita stessa. La vita è movimento, è ricerca, è attraversamento, è mescolanza. Tutta la storia dell'umanità è fatta di immigrazione, di spostamenti, di popoli che si incontrano, che imparano gli uni dagli altri, che cambiano e si arricchiscono. Le civiltà migliori sono nate mai dalla chiusura, ma dalla contaminazione.
La seconda ragione è più intima e più spirituale: riguarda la fraternità, quella vera, quella che nasce dal credere che nessun essere umano valga meno di un altro; che il Signore non abbia dato a qualcuno un'anima più luminosa di un altro, ma che le differenze, quelle vere, siano nei percorsi, nei luoghi, nelle condizioni in cui si cresce. Proprio per questo credo che incontrarsi, conoscersi, aprirsi possa far fiorire qualcosa di buono per tutti: non un nemico il migrante - così come diceva il collega De Cristofaro - ma qualcuno appunto di cui si fida.
Il fenomeno migratorio può essere affrontato in tanti modi: può essere lasciato al caso, può essere trattato con indifferenza, come se non ci riguardasse davvero; oppure - e forse è proprio il modo più pericoloso - si può fingere di affrontarlo con quel moralismo che si traveste di bontà, ma che in fondo è solo disinteresse mascherato. O invece può essere governato, ordinato, accompagnato - almeno ci si prova - non per egoismo, non per calcolo, ma proprio per rispetto verso chi arriva. Se non si costruisce un percorso, il rischio è solo l'emarginazione. Il rischio è anche che le persone smettano di sentirsi persone e, quando questo accade, non si parla più di accoglienza, ma si parla di solitudine, di rabbia, a volte anche di violenza, non perché siano cattivi, ma perché sono stati lasciati soli.
Questo l'ho visto con i miei occhi, non in un libro o in un dossier, ma nelle strade della mia città. Chi ha avuto l'onore di amministrare una città, come me, lo sa. Sa cosa succede quando si spalanca una porta e poi si lascia il vuoto dietro. Ho visto ragazzi giunti con occhi pieni di speranza, ragazzi dolcissimi e buoni, ragazzi impauriti; e con il tempo, se lasciati soli, li ho visti spegnersi e perdersi. Ne ricordo uno in particolare, che vendeva fazzoletti ai semafori; cercai di aiutarlo, di trovargli una scuola e poi un'occupazione, una strada diversa insomma. Ma il padre non volle, lo voleva lì ai semafori. Anni dopo seppi che era finito male, e non per colpa sua, ma per assenza nostra.
Ecco perché servono regole, servono percorsi, serve una politica che non si limiti ad aprire, ma che accompagni, che non lasci più i fragili alla solitudine, né le comunità all'improvvisazione. Proprio per questo sarebbe disumano e profondamente irresponsabile se uno Stato non se ne occupasse; se lasciasse le rotte in mano ai trafficanti; se lasciasse i migranti in balìa del mare o del degrado; se lasciasse i territori sotto pressione, senza strumenti né regole; se fingesse di non vedere chi parte e anche chi accoglie; se rinunciasse a governare un fenomeno così grande, che è un fenomeno anche così umano.
È proprio in questa direzione che il decreto interviene con misure concrete: rafforza i centri di permanenza per i rimpatri, amplia le possibilità di trattenimento in condizioni regolate e garantite e si affida alla giurisdizione italiana in ogni fase procedurale. La soglia da cui si entra, se non è accompagnata da una scelta politica, diventa un baratro. Questo decreto, con tutti i suoi limiti e con tutti i suoi tentativi, prova a rispondere a questa responsabilità, prova a non voltarsi dall'altra parte. Il vero pericolo non è l'errore: è l'indifferenza, l'ipocrisia. Non possiamo accettare che l'accoglienza sia affidata al caso o, peggio, alla crudeltà del mercato umano. Non possiamo più tollerare che chi arriva diventi invisibile o, peggio, incontrollabile.
Questo decreto introduce flussi regolati, colpisce chi sfrutta, protegge chi ha diritto. E lo fa prevedendo strumenti operativi più efficaci, centri più funzionali, tempi più rapidi e certi per le domande di asilo, accordi di cooperazione che alleggeriscono la pressione sui territori. E soprattutto prova a costruire una linea chiara tra ciò che è accoglienza vera e ciò che è disordine, degrado e illusione.
Sarebbe altrettanto miope non tentare e non sperimentare rischiando anche strade nuove, come fa questo decreto con l'accordo in Albania. Il collega Borghi ha parlato di sprechi, ma c'è uno spreco ben più grave, quello dell'inerzia. Si tratta non di propaganda - come si diceva prima - ma di progettualità. Ogni sperimentazione ha un costo, non è uno spreco; un costo che si assume con il coraggio di chi governa, non di non fare nulla. Quell'accordo nasce non per allontanare, ma per allargare lo sguardo.
È una scelta che guarda anche oltre l'orizzonte nazionale, nella consapevolezza che nessun Paese può affrontare da solo un fenomeno globale come quello migratorio.
Le strutture realizzate in Albania sono equiparate per legge agli hotspot e ai CPR italiani, operano con la garanzia del diritto di difesa, del colloquio riservato con il legale, dell'assistenza sanitaria e di tutte le tutele previste dal diritto nazionale e dall'Unione europea. Non c'è zona grigia, né sospensione dei diritti. Ho sentito alcuni parlare di deportazioni: parole gravi e sproporzionate che non aiutano a capire. Qui non si deporta nessuno. Si prova invece a governare con strumenti nuovi dentro un quadro giuridico certo, sotto la giurisdizione italiana, nel pieno rispetto delle garanzie internazionali. È lo stesso spirito che anima il Piano Mattei: affrontare le cause profonde dell'emigrazione e sostenere lo sviluppo nei Paesi d'origine; offrire alternative possibili alla fuga e alla disperazione, il diritto a emigrare, ma anche a non emigrare come diceva Papa Benedetto.
C'è un racconto, Presidente, che appartiene al mito, ma che continua a parlarci come se fosse una memoria collettiva. È a storia di Enea, che non è un personaggio storico, ma è un'immagine, una figura simbolica. Come però spesso accade con i miti fondativi, contiene una verità più profonda della cronaca. Enea fugge da una città in fiamme, porta con sé il padre, il figlio e poche cose essenziali: il passato, la speranza e la fede. Poi sbarca sulle coste del Lazio non per conquistare o imporsi, ma per cercare un futuro. Non è accolto a braccia aperte, ma messo alla prova, deve stringere alleanze e accettare regole. Non resta però ai margini, non pretende eccezioni, accetta anche regole che non erano le sue. Si adatta, si lascia contaminare e contamina a sua volta. E così, passo dopo passo, smette di essere straniero, diventa parte di una nuova storia, fino a fondervisi del tutto. È proprio da quell'incontro, tra il migrante e il popolo che lo accoglie, che nasce Roma e, con essa, un'idea di civiltà, non come un'imposizione, ma come una condivisione. Se oggi ancora raccontiamo quella storia, è perché, pur nella forma del mito, ci dice qualcosa di vero: la convivenza è possibile, ma non è automatica, richiede regole, pazienza e rispetto reciproci.
Pasolini, nella poesia intitolata «Profezia», scriveva che un giorno sarebbero arrivati dal Sud del mondo uomini silenziosi, venuti dal mare, che immaginava non come invasori, ma come presenze necessarie che avrebbero interrogato la nostra coscienza, la nostra identità e forse anche il nostro smarrimento. Pasolini non credeva nelle finzioni: aveva orrore dell'ipocrisia, del buonismo di facciata e per lui accogliere significava non aprire una porta e girarsi dall'altra parte, nè farsi carico, accompagnare. Noi, con questo decreto-legge, nella sua architettura normativa, tentiamo di sottrarci proprio a questa finzione: si definisce ciò che accoglienza autentica e ciò che è sfruttamento; si rafforzano i diritti, ma si colpisce con più determinazione chi specula sulla fragilità.
Forza Italia vota sì. Il nostro voto favorevole non è un atto di chiusura, perché questo decreto-legge non chiude, ma regola; non ignora, ma affronta. È l'unico modo per rendere possibile un'accoglienza autentica, non ideologica, non estremista, non cieca, ma giusta; un'accoglienza che non lascia soli chi arriva, né chi già abita in queste terre e, se lo fa, anche rischiando, è perché prende sul serio la vita delle persone, la vita di chi parte, ma anche quella di chi resta. Come Enea anche noi oggi scegliamo di portare il peso e la speranza della decisione. Come Pasolini scegliamo di non voltarci dall'altra parte, di non vincere e non mentire. Per questo motivo noi di Forza Italia esprimiamo un convinto voto favorevole. (Applausi).
CATALDI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CATALDI (M5S). Signor Presidente, il provvedimento oggi in discussione - mi dispiace per voi - segna la fine di una narrazione, quella delle soluzioni semplicistiche, miracolose e rivoluzionarie. Ciò che stiamo votando oggi, Presidente, è la certificazione ufficiale del fallimento delle politiche migratorie di un Governo di incapaci! (Applausi).
Presidente, ormai l'abbiamo capito e ci siamo resi conto che questo Governo non fa politica per risolvere i problemi. No: insegue e rincorre lo spettacolo, vuole la visibilità e vuole trasformare la realtà in un palcoscenico. Fate non dei provvedimenti normativi, ma testi di legge che sono dei comunicati stampa; nulla di più.
Nel nome dell'apparenza, siete arrivati ad avere la sfrontatezza di negare anche l'evidenza del fallimento; un fallimento che è sotto gli occhi di tutti. Però, vedete, su questo palcoscenico vi sta cadendo la maschera.
Questa finzione è arrivata al momento del tramonto. Tutti ormai hanno capito che il protocollo sull'Albania è stata soltanto un'improvvisazione arrogante, presuntuosa e messa a punto da una squadra di incompetenti, che hanno una conoscenza approssimativa del diritto, appreso per sentito dire, e che mettono mano a leggi che non conoscono.
Signor Presidente, sarebbe stato necessario un pizzico di umiltà: l'umiltà di ammettere che, ogni tanto, può succedere di sbagliare. Invece no: voi che cosa fate? Per salvare la faccia, vi siete inventati un trucco, una specie di gioco di prestigio per far vedere che questi centri in Albania, che non servono a nulla, in qualche maniera non restano vuoti. Per cui, che cosa vi siete inventati? Piuttosto che ammettere il fallimento, spostiamo qualche migrante che abbiamo già in Italia, nei CPR italiani, e lo mettiamo lì. Ma quale sarebbe il vantaggio? Spiegatecelo. Dite agli italiani qual è il vantaggio: spendere qualche soldo in più? Non sono soldi inutili, ci mancherebbe. Servono per la vostra propaganda, servono per nascondere il vostro fallimento. (Applausi).
Signor Presidente, parliamo di numeri? Attualmente, mi pare che stiate ospitando dai quaranta ai cinquanta migranti. Ne avete rimpatriati il 25 per cento: quindi, una decina di migranti in tutto, in questa specie di patetica messa in scena, li avete riportati a casa. Ma non vi rendete conto che qui abbiamo a che fare con 250.000 sbarchi avvenuti sotto l'attuale Governo, che è un Governo dei miracoli? (Applausi).
Rendetevi conto che su questo palcoscenico vi è caduta la maschera e adesso siete nudi davanti alla realtà; nudi davanti alla popolazione che si sta rendendo sempre più conto di queste vostre politiche fallimentari. Avete messo in scena un teatrino patetico. E questa messa in scena ci è costata un miliardo di euro.
Signor Presidente, qui il problema non è solo tecnico, ma è anche un problema politico e culturale. Il problema è che questo Governo fa soltanto propaganda e non riesce a capire come risolvere i problemi, perché non li affronta alla radice e continua a fare provvedimenti che non funzionano. Siamo arrivati all'ottavo decreto, ogni decreto cerca di correggere il tiro, si rimaneggiano continuamente le regole. Non si riesce a trovare una soluzione. Ammettete la realtà: non siete in grado di risolvere il problema dell'immigrazione. Dovete farvi da parte. (Applausi).
Ma voi pensate che basti seguire le logiche muscolari e propagandistiche e che gli italiani siano così fessi da darvi retta all'infinito? La verità la state dimostrando ed è questa: non siete all'altezza della situazione. Signor Presidente, l'immigrazione è un problema complesso, che va affrontato alla radice, non con i proclami. L'immigrazione è conseguenza di guerre dimenticate; è conseguenza di ingiustizie che per troppo tempo sono state tollerate; è conseguenza delle crisi ambientali.
La gente non va di via di casa tanto per il gusto di andarsene. Se i migranti scappano è perché scappano dalla guerra e dalla povertà. Se noi vogliamo veramente riconoscere alle persone il diritto di non emigrare, allora questi soldi non è bene spenderli in Albania. Spendiamoli dove tutto comincia: nei territori, nelle zone d'origine, perché è lì che serve investire. Invece di buttare soldi in Albania, spendiamoli nella cooperazione internazionale, perché servono risorse, servono infrastrutture, servono scuole, servono ospedali, servono progetti di sviluppo e servono anche scelte coraggiose a livello europeo.
Voi, però, avete fatto naufragare anche l'ipotesi di una strategia comune. Sapete alzare la voce, ma non sapete farvi valere in Europa, perché hanno prevalso gli egoismi nazionalistici, quei nazionalismi che piacciono tanto a questo Governo. Alla fine, questo Governo nazionalista, incapace di farsi valere, è rimasto da solo a fronteggiare un'emergenza che non riesce a risolvere.
Signor Presidente, abbiamo un Governo che non sa dove mettere mano e che, mentre il mondo si sta incendiando, continua a giocare con la propaganda, con qualche decina di migranti in Albania, e si sta dimenticando anche dell'Italia.
In Italia infatti sta crescendo la povertà e non se ne stanno accorgendo: i salari hanno perso potere d'acquisto; la crisi abitativa sta peggiorando giorno dopo giorno; il sistema sanitario è al collasso; i giovani laureati devono andare a cercare un lavoro dignitoso all'estero; la corruzione - che voi non volete combattere - ci sta sottraendo risorse e questo Governo abbandona l'Italia e gli italiani per occuparsi dei centri in Albania, dei rave party, dei monopattini e della canapa industriale: non sa fare altro. È questo il programma? Sono questi due anni di Governo?
Noi del MoVimento 5 Stelle, signor Presidente, voteremo contro questo ennesimo provvedimento inutile e questa ennesima presa in giro degli italiani, perché crediamo che la politica debba essere più alta e che le leggi non siano la cornice di questo vostro palcoscenico.
Ora, signor Presidente, in conclusione, capisco che questo Governo consideri più importante il set del contenuto, ma l'Italia non è un palcoscenico e gli italiani non sono delle comparse. Potete continuare a galleggiare su questa vostra finzione, ma prima o poi vi ritroverete da soli a parlare in un teatro vuoto e a quel punto non ci sarà nessuno a battervi le mani, quando il sipario si abbasserà. (Applausi).
Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 19,55)
TOSATO (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TOSATO (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, il decreto-legge in discussione ha il totale sostegno della Lega e così anche le politiche che il Governo sta attuando sul tema dell'immigrazione.
In particolare, apprezziamo di questo decreto che il centro in Albania diventi finalmente anche un CPR, un centro di permanenza e rimpatrio, strumento fondamentale per combattere l'immigrazione clandestina.
Apprezziamo poi che persino nell'Unione europea vi siano segnali di ripensamento sul tema dell'immigrazione. L'hanno fatto altri colleghi, ma è giusto ricordare le parole, ad esempio, di Ursula von der Leyen, che ha definito il decreto Albania una soluzione innovativa per la gestione ordinata della migrazione. Ricordo le parole dell'ex vice presidente della Commissione europea Margaritis Schoinas, che ha definito quello italiano un modello da seguire. È di oggi la notizia, già ricordata anche dal sottosegretario Molteni, di una stretta dell'Unione europea sul tema dell'asilo e dei Paesi sicuri. In Europa, quindi, finalmente qualcosa si muove: solo la sinistra italiana, come abbiamo sentito in questo dibattito, continua però a difendere l'immigrazione clandestina.
Sul tema dell'immigrazione ritengo che possiamo distinguere tre tipologie di migranti: i regolari, che si integrano, lavorano e portano i figli a scuola con i nostri ragazzi; gli irregolari, che, nonostante non ne abbiano i requisiti, entrano illegalmente nel nostro Paese in cerca di fortuna; e gli irregolari che delinquono, che purtroppo non sono una parte marginale. Lo ricordo all'Assemblea e ai colleghi della sinistra che sono intervenuti: quasi un terzo della popolazione carceraria è straniera; il 44 per cento delle violenze sessuali denunciate nei primi nove mesi del 2024 è stato commesso da cittadini stranieri.
I numeri, signor Presidente, parlano chiaro e non mi scandalizza che sul tema dell'immigrazione ci si divida tra maggioranza e opposizione su quella parte di irregolari che non commettono reati, che entrano però senza un regolare permesso di soggiorno: qui possiamo legittimamente avere posizioni diverse; la sinistra vuole maglie larghe, secondo una filosofia tale per cui c'è posto per tutti; noi riteniamo invece che l'immigrazione vada controllata e governata.
Sugli irregolari che commettono reati vorrei essere chiaro e netto sul fatto che, per quanto ci riguarda, c'è un punto fermo irrinunciabile: per chi commette reati come furti, rapine, violenze, stupri, aggressioni o spaccio, infrange ripetutamente le leggi italiane o mette in pericolo la sicurezza dei cittadini italiani non c'è solidarietà che tenga. (Applausi). A differenza della sinistra, noi riteniamo che gli irregolari che delinquono vadano espulsi.
Per chiarezza porto un esempio, una notizia di poche ore fa che riguarda la mia città, Verona. La notizia reca questo titolo: «Ancora un'aggressione al Pronto soccorso: clandestino arrestato e condannato torna libero». Questo è il problema di fondo che dobbiamo affrontare. Quindi, ben venga la trasformazione di parte del centro in Albania in CPR. Questo è ciò che accade ogni giorno, che noi dobbiamo assolutamente combattere e non è una percezione distorta della sicurezza, come ho sentito affermare da alcuni esponenti della sinistra anche quest'oggi. Altro che chiudere i CPR, qualcuno ancora oggi crede che la soluzione sia chiuderli. Bisogna realizzarne di nuovi ed è per questo che, pur ringraziando il Governo, il sottosegretario Molteni e il ministro Piantedosi per l'impegno, noi riteniamo che da questo punto di vista ci sia ancora molta strada da fare, bisogna realizzare nuovi CPR.
I risultati parlano egregiamente del lavoro fatto da parte del Governo: rispetto all'anno precedente, gli sbarchi sono stati ridotti del 60 per cento nel 2023 e i rimpatri sono aumentati del 15 per cento. Non siamo ai numeri del 2019, quando, grazie al ministro Salvini, ci fu una riduzione dell'85 per cento (Applausi), con solo 12.000 irregolari, ma si sa, non tutti hanno la determinazione e il coraggio che ha dimostrato il ministro Matteo Salvini. Chiediamo un ulteriore sforzo al Governo. Basta clandestini che delinquono a piede libero nelle nostre città. Vanno realizzati questi CPR, i posti disponibili sono ancora insufficienti.
Voglio toccare un altro tema molto delicato, che è stato una un leitmotiv in questo dibattito sul decreto Albania: noi abbiamo - e lo vogliamo ribadire - pieno e totale rispetto per il lavoro della magistratura, ma rivendichiamo un principio fondamentale della nostra democrazia. Il potere legislativo appartiene al Parlamento, non alle Corti; la magistratura è tenuta ad applicare le leggi votate dai rappresentanti dei cittadini, sia quando le condividono, sia quando non le condividono.
In definitiva, Presidente, noi diciamo sì ai flussi irregolari dei migranti. Ricordiamo - l'ha ricordato anche il sottosegretario Molteni - le 40.000 unità in più inserite, per scelta di questo Governo, nei flussi regolari. Diciamo sì a chi lavora, a chi crea una famiglia, manda i propri figli nelle scuole con i nostri ragazzi, chi ha voglia di integrarsi nella nostra società, ma diciamo no agli irregolari che delinquono, diciamo no al buonismo generalizzato della sinistra, che non fa questa distinzione. Diciamo sì ai CPR e sì alla tutela della sicurezza delle nostre Forze dell'ordine, dei nostri operatori sociosanitari. Diciamo, in definitiva, sì alla sicurezza dei nostri cittadini. (Applausi).
DELRIO (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DELRIO (PD-IDP). Signora Presidente, noi ci siamo presentati qui, anche in questa occasione, con la piena disponibilità a discutere di un problema molto serio. Ho troppa stima dell'intelligenza del sottosegretario Molteni da portarmi a non credere alle sue parole. Io so che lui sa che non sta parlando di una cosa importante: quello di oggi è un mezzo pasticcio, una toppa che è peggiore del buco, è l'ennesima questione propagandistica, un tentativo di aggiustare una cosa che assolutamente non funziona.
Questo è fatto anche - mi permetta, Sottosegretario - con uno stile che non dovrebbe avere una maggioranza che continua a definirsi politica. Lo chiedo anche per tramite suo, Presidente, al ministro Ciriani: questa maggioranza è politica, sì o no? Se avete i numeri, se siete una maggioranza politica, che bisogno c'è di mettere la fiducia su un decreto di 2 articoli, peraltro poco importanti? Non siete in grado di sostenere nemmeno la discussione al vostro interno su due questioni così semplici? È l'ennesimo atto di debolezza, perché ogni volta che ponete la fiducia voi state dicendo che la vostra maggioranza è debole, non che la vostra maggioranza è forte.
Quindi stiamo tornando indietro, non andando avanti, nel senso delle proposte, ma soprattutto questo provvedimento è l'ennesimo che non affronta i problemi essenziali.
Sottosegretario, lei ha detto che c'è l'immigrazione regolare e c'è l'immigrazione irregolare. Affrontiamo il problema da questo punto di vista: c'è l'immigrazione regolare. È vero, voi avete varato un decreto flussi coraggioso, lo ammetto. Il problema rispetto a quei 450.000 che lei ha elencato (i 150.000, eccetera) è che il meccanismo non funziona: lei sa che la percentuale delle persone che ottengono il permesso di soggiorno di quei 120.000 previsti nel 2023 e di quei 115.000 previsti nel 2024 è del 10 per cento? Cioè il 90 per cento di questi ingressi potenziali non esiste. Bisogna farsi una domanda: come mai solo il 50 per cento di questi potenziali ingressi si trasforma in un nulla osta e di quel 50 per cento ancora meno in un visto? Come mai? C'è qualcosa che non funziona nell'immigrazione regolare. Ve lo abbiamo già detto.
Ho guardato gli interventi che ho fatto su questi argomenti negli ultimi due anni e in questo lasso di tempo vi ho già detto in quest'Aula, a nome del mio partito, a nome dell'opposizione, che noi facciamo volentieri la polemica sulle vostre esagerazioni, sul fatto che usate l'immigrazione come strumento di propaganda, sul fatto che usate la paura come strumento della politica; attenzione, però, perché le politiche della paura erodono la società e dopo vi troverete una società ingovernabile. Noi facciamo volentieri la polemica su questo, ma vi abbiamo sfidato già da due anni a questa parte a discutere di immigrazione regolare, perché se c'è un'immigrazione irregolare è perché in Italia non si può entrare regolarmente: è una finzione quella di cui stiamo parlando. (Applausi).
Guardate i dati del Ministero dell'interno, si faccia fare un dossier. Non esiste l'ingresso regolare in Italia; quei pochi che ottengono il permesso di soggiorno fanno finta di andare via e poi sono già qua e sono rimasti qua. Non so se mi spiego. Guardateli bene questi dati, perché di questo il Paese ha bisogno: di una discussione che prescinde da destra o sinistra e che ci faccia capire come affrontare un problema strutturale, non congiunturale, un problema non di paura, ma di interesse nazionale. L'immigrazione, infatti, è un tema di interesse nazionale che riguarda il funzionamento di questo Paese. Affrontiamo il tema in una discussione seria.
Sull'immigrazione regolare, quindi, non andiamo bene. Non è colpa vostra, non ve ne sto facendo una colpa. È colpa vostra il fatto che, dopo tre anni che siete al Governo, non avete ancora intavolato una discussione seria su questo argomento. È colpa vostra da questo punto di vista.
Venendo al secondo capitolo dell'intervento del Sottosegretario, l'immigrazione irregolare è assolutamente un problema per tutti noi. Non vogliamo irregolari. Smettiamola con questa idea che voi fate la voce grossa e siete capaci, mentre noi stimoliamo gli irregolari a venire. Finiamola, facciamola finita con questa roba, le elezioni non ci sono, facciamola finita. Nessuno di noi vuole che degli irregolari, persone che hanno commesso atti delinquenziali, rimangano in Italia. Nessuno di noi vuole che i rimpatri non funzionino. Mi sono letto la proposta di regolamento della Commissione europea. Su questo, però, Sottosegretario mi consenta di chiederle se sa perché c'è la proposta di regolamento sulla direttiva rimpatri, con una constatazione a monte che noi indichiamo da più di dieci anni, cioè che il governo dell'immigrazione, inclusi gli ingressi, le ricollocazioni e i rimpatri, è una questione che non si riesce ad affrontare con la testa del nazionalismo, cioè ritenendo che ci pensi l'Italia, l'Austria, eccetera. La direttiva rimpatri è esattamente la negazione di tutto quello che voi dite. (Applausi). Io sono contento se il Governo italiano ha dato il suo contributo a questo regolamento e se andrà fino in fondo, perché è evidente - e lo dico senza paura - che, se non ci sono rimpatri effettivi, facciamo un torto a quelli che seguono le procedure regolari. È evidente. È evidente che se noi proteggiamo gli irregolari, facciamo un torto a chi si mette in fila ed è evidente che questo è il tema. Su questo non ci troverete distanti; ci trovate distanti quando tutte queste cose le fate male. Attenzione, voi in questo caso state revisionando un provvedimento rispetto al quale ho sentito la collega Gelmini dire che è in vigore da poche settimane, ma sogno o son desto?
Abbiamo discusso del decreto Albania a fine 2023 ed è stato approvato nel 2024: è un anno e mezzo che ci state provando. Avete alzato le mani in due modi; prima dicendo che avete talmente paura di gestire gli immigrati in Italia che li spostate là; va bene, questa paura è condivisa anche dagli altri Paesi, è vero che anche l'Europa è messa così, ma è messa bene? Per me no: io sogno un'Europa che sia forte, politica, unita e che sappia gestire le cose senza far finta che i diritti siano meno diritti se sono lontani dagli occhi, perché attenzione, non è assolutamente così. (Applausi). Il diritto di avere diritti ogni persona lo porta con sé e quindi l'Europa è Europa perché riconosce a ogni persona il diritto di avere diritti.
Anche nella direttiva sui rimpatri c'è scritto con molta chiarezza che non si può, con questi meccanismi, bypassare il diritto dei migranti ai ricorsi, all'assistenza legale e così via. Non credo che voi vogliate fare questo, ma la direttiva europea era questa. Qui però non stiamo parlando delle procedure di rimpatrio, ma del fallimento del modello Albania: doveva essere hotspot più CPR, perché dovevamo fare le procedure accelerate di valutazione, perché lì avremmo fatto tutto. Poi avete scoperto che non riuscite a farle, quindi sarebbe stato onesto dire che vi eravate sbagliati. Sono stato amministratore, come tale potevo andare dai miei cittadini e dire: in questo quartiere c'è bisogno di un cinema e di un parco giochi, perché ho fatto un'analisi che dimostra che tutti vogliono andare a giocare in quel posto lì. Ma poi, una volta costruito il parco giochi, non ci va nessuno. A quel punto, chiedo scusa ai cittadini e dico: riconvertiremo il parco giochi, quindi ho speso dei soldi pubblici e sto spendendo altri soldi pubblici. Speriamo che la Corte dei conti non indaghi troppo a fondo su quello che sta succedendo qui, perché un qualsiasi povero sindaco di provincia qui avrebbe la Corte dei conti sul collo, ve lo garantisco. (Applausi).
Abbiamo visto che Edi Rama si inginocchia davanti alla presidente Meloni, ma è la presidente Meloni che dovrebbe inginocchiarsi davanti a Edi Rama, perché lei ha detto che erano 36.000 le pratiche che avremmo esaminato lì e lui diceva che sarebbero state 3.000. (Commenti). Ebbene, sono 157. Questo è un totale fallimento amministrativo, politico, di analisi pre e post, questa è la verità. (Applausi). Poi, se ce la vogliamo raccontare diversamente, è un altro discorso.
Dobbiamo assicurarci di non allontanarci dalle politiche europee in materia di immigrazione. Seguiremo la direttiva sui rimpatri e le procedure stabilite, ma le vorrei porre una domanda, signor Sottosegretario: quanto costano i 10 CPR che abbiamo in Italia, i 1.400 posti disponibili che lei ha citato, di cui occupati solo 700? Perché la voce che è arrivata a me è che costano 50 milioni di euro complessivamente e qui ne stiamo spendendo venti volte tanto per ospitare poche persone. (Applausi).
Qui il problema non è la polemica fra chi è a favore degli immigrati irregolari e chi è a favore di quelli regolari, ma che questo è semplicemente un provvedimento per il quale avreste dovuto chiedere scusa al Paese perché vi siete sbagliati e avete costruito un parco giochi là dove c'era bisogno di una piscina e avete messo una piscina dove c'era bisogno di un cinema. Avete sprecato denaro pubblico e dovreste provare a recuperare. Magari si poteva provare a recuperare ridando all'Albania queste aree, perché le gestissero, riportando a casa i nostri poliziotti, di cui abbiamo così tanto bisogno nelle aree intorno alle stazioni, per la sicurezza dei nostri cittadini, per aiutare i nostri sindaci nell'ordine pubblico, spendendo pochissimo per ottenere un risultato maggiore. È questo il vostro problema oggi: che non potete dire di non aver ottenuto niente o che il modello Albania sia visto con invidia dagli altri; se lo guardano con invidia è semplicemente perché non lo conoscono, signor Sottosegretario, se lo conoscessero lo eviterebbero. (Applausi).
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, mi consenta, prima di entrare nel merito del provvedimento oggi in conversione, di replicare ai molti colleghi dell'opposizione che, con toni scandalizzati, hanno denunciato l'alto numero di decreti-legge e di fiducie cui è ricorso il Governo Meloni in questi due anni e pochi mesi.
Ebbene, non li ho sentiti altrettanto scandalizzati quando il Governo Draghi emetteva 3,6 decreti-legge al mese. La media del Governo in carica è 3,3, quindi Draghi emetteva più decreti-legge del Governo Meloni, ma voi eravate assolutamente silenziosi, consenzienti e votavate anche a favore. Vogliamo dire che è colpa della Lega? Mi pareva che ci foste anche voi in quella maggioranza, ma forse ricordo male.
Parliamo dei voti di fiducia. È questo il Governo che ha posto più voti di fiducia? No, cari colleghi. Quali sono i Governi che hanno posto più voti di fiducia nella recente storia? Ancora una volta il Governo Draghi, con uno ogni 9,7 giorni, e poi il Governo Monti con addirittura uno ogni 7,9 giorni. Il Governo Meloni ne ha posti tanti, certamente, ma è a uno ogni 10,5 giorni. Non ricordo da parte dei colleghi che sostenevano il Governo Monti e il Governo Draghi discorsi altrettanto scandalizzati (ma forse ricordo male). (Commenti).
Guarda che sono numeri. Se vi danno fastidio i numeri, contestate i numeri. Io sto solo dando dei numeri e facendo una semplicissima considerazione. (Commenti). Perché vi agitate tanto? Io vi ho ascoltato tutti in silenzio, ma tutte le volte che parlo vi agitate. Come mai vi agitate tanto? Abbiate la compiacenza di ascoltarmi.
PRESIDENTE. Senatore Balboni, dia i numeri con la Presidenza.
BALBONI (FdI). Forse bisognerebbe richiamare i colleghi ad ascoltare quello che dice l'oratore di turno, come facciamo noi nei loro confronti. (Applausi). Mi permetto di farle questa osservazione, se mi consente.
PRESIDENTE. Le consento quasi tutto.
BALBONI (FdI). Grazie.
PRESIDENTE. Però i numeri li dia rivolgendosi alla Presidente.
BALBONI (FdI). Infatti io parlavo alla Presidenza.
Alcuni colleghi hanno richiamato la necessità di intervenire riformando l'articolo 77 della Costituzione e io sono d'accordo. Segnalo a lei, Presidente, affinché lo possa riferire ai colleghi dell'opposizione, che ho incardinato il disegno di legge Iannone e altri per riformare l'articolo 77 della Costituzione, e il disegno di legge Paroli. Sa cosa è successo poi, Presidente? È successo che i Gruppi dell'opposizione mi hanno chiesto di attendere perché anche loro volevano presentare il loro disegno di legge. Ho aspettato il disegno di legge del PD, ma dopo ho dovuto aspettare il disegno di legge dei 5 Stelle, dopo ho dovuto aspettare il disegno di legge di Italia Viva. Adesso sto ancora aspettando il disegno di legge di AVS. Un anno di attesa. Poi vengono in Aula i colleghi dell'opposizione a dire che bisogna lavorare sull'articolo 77. Vi sto aspettando da un anno, cari colleghi. (Applausi). Aspetto fiducioso che arriviate. Ho sospeso i lavori su vostra richiesta, non certamente su mia decisione.
Veniamo al decreto-legge oggi in conversione. Nessun cambio di destinazione d'uso, collega Parrini. Se lei leggerà l'intesa Italia-Albania, scoprirà che questo decreto-legge è perfettamente in linea con l'intesa Italia-Albania nella quale già era prevista non soltanto l'operazione relativa ai respingimenti, ma anche la possibilità di utilizzare quelle strutture come finalizzate ai rimpatri. Sono 49 posti elevabili fino a 140 posti, senza ulteriori oneri a carico del bilancio dello Stato. Così recita il provvedimento.
Chi ci va nei CPR? Ci vanno le persone disperate appena arrivano in Italia? No. Nei CPR ci vanno, secondo una legge firmata dal ministro Minniti e dal presidente del Consiglio Gentiloni, le persone pericolose. Il ministro Minniti (PD) e il presidente Gentiloni (PD) cosa scrivono nella norma che istituisce i CPR, anzi, che prevede che debbano essere moltiplicati sul territorio nazionale? Peraltro aggiungo che giustamente lo prevede, perché l'Italia ha l'onere e l'obbligo, nei confronti dell'Unione europea, di provvedere ai respingimenti, sennò ci fanno anche la contestazione. Chiaro? Quindi, cosa c'è scritto nella norma che ha allargato anche alla possibilità di costruire i CPR? C'è scritto che nei CPR ci devono andare le persone pericolose.
Allora qui ci dobbiamo capire. Vogliamo noi o vuole l'opposizione che le persone pericolose continuino a circolare liberamente sul territorio nazionale dopo essere state condannate per gravi reati, dopo essere state individuate come potenziali soggetti dediti all'estremismo, magari islamico, oppure possibili terroristi? Vogliamo che chi è stato condannato per stupro, per violenza, per reati di sangue, per reati predatori continui a farlo sul nostro territorio nazionale o vogliamo che sia espulso? Guardate che non è che lo decide il Governo chi deve essere espulso: lo propone l'Esecutivo, ma lo convalida un magistrato chi deve essere espulso. Chi sta dentro i CPR ci sta in base alla convalida di un magistrato. (Applausi).
Ci viene detto che li portiamo in Albania avanti e indietro e questo costa troppo. Punto primo: dipende dagli accordi bilaterali. Verso alcuni Paesi bisognerà ripartire dall'Italia, ma verso altri Paesi no. Quindi è vero solo parzialmente che tutti quelli che oggi portiamo in Albania poi, per essere rimpatriati, dovranno tornare in Italia. Non è così, dipende dall'accordo che abbiamo con il Paese di origine. Ma, anche se così fosse, permettetemi di farvi presente che le navi sono fatte per navigare, non per stare ferme. Quindi, mentre navigano, possono benissimo andare dalla Puglia all'Albania e viceversa. Permettetemi di fare un'altra osservazione: Roma è molto più vicina all'Albania di quanto non sia vicina a gran parte dei paesi del Nord Italia e già oggi i migranti che devono essere rimpatriati viaggiano da un centro per il rimpatrio all'altro, facendo anche centinaia, se non migliaia di chilometri. Quindi anche questa obiezione non sta in piedi.
Come non sta in piedi il discorso che ci sono 1.400 posti in Italia, perché sapete benissimo che non ci sono affatto. Magari ci fossero 1.400 posti in Italia. La gran parte di quei posti, quasi la metà, non sono operativi perché bruciano i materassi, incendiano le celle, distruggono gli infissi. Tutte cose che per voi sono normali, mentre per noi non sono normali; infatti nel decreto sicurezza abbiamo scritto che chi farà questo verrà sanzionato adeguatamente. (Commenti). Lo so, abbiamo un'altra concezione; io rispetto la vostra e spero che voi rispettiate la mia. Io penso che chi delinque debba essere perseguito (ho questa fissazione), che sia straniero o che sia italiano.
E veniamo agli 800 milioni di euro, un miliardo, qui davvero date i numeri a caso, cari colleghi. Parliamo di 800 milioni in cinque anni. Domanda, Presidente: secondo lei 800 milioni sono di più o di meno di 5 miliardi? Credo che siano di meno. Cosa sono i 5 miliardi? Sono quello che oggi costa l'accoglienza in Italia, dopo che voi, per anni e anni, avete tenuto le porte non aperte, spalancate.
Anzi, avete invitato tutti quanti a venire (Applausi) perché con le norme che avete scritto voi chi metteva i piedi sul suolo nazionale era quasi matematicamente certo di non tornare indietro. 5 miliardi, una filiera, un business, le cooperative di accoglienza, le ONG, i sindacati, i patronati, le truffe. (Applausi). Le truffe che avete costituito, mangiando sulla disperazione di questa povera gente. (Commenti). Voi difendete questo sistema, noi difendiamo la legalità. (Applausi). E non è vero che noi non vogliamo gli immigrati regolari, caro senatore Delrio. Noi vogliamo solo gli immigrati regolari, tant'è vero che abbiamo realizzato 500.000 flussi regolari in tre anni. Sapete a quanto ammontavano i flussi regolari quando governava la sinistra? A zero (Commenti. Applausi) perché li coprivate con gli immigrati clandestini, che poi finivano a ingrossare per disperazione le file della criminalità e della devianza.(Applausi).
PRESIDENTE. Presidente Balboni, devo chiederle di concludere.
BALBONI (FdI). Alla luce di queste considerazioni, essendo scaduto il mio tempo, annuncio il voto favorevole, con il vostro permesso, del Gruppo Fratelli d'Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. Procediamo dunque alla votazione.
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Indìco la votazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 1493, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, nel testo approvato dalla Camera dei deputati, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo mediante votazione nominale con appello.
Ciascun senatore chiamato dalla senatrice Segretaria dovrà esprimere il proprio voto passando innanzi al banco della Presidenza.
I senatori favorevoli alla fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome del senatore Fazzolari).
Invito la senatrice Segretaria a procedere all'appello, iniziando dal senatore Fazzolari.
(Il senatore Segretario Stefani fa l'appello).
Dichiaro chiusa la votazione.
Proclamo il risultato della votazione nominale con appello dell'articolo unico del disegno di legge n. 1493, di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, nel testo approvato dalla Camera dei deputati, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
| Senatori presenti | 148 |
| Senatori votanti | 147 |
| Maggioranza | 74 |
| Favorevoli | 90 |
| Contrari | 56 |
| Astenuti | 1 |
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Risultano pertanto preclusi tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno riferiti al testo del decreto-legge n. 37.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
MENIA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MENIA (FdI). Signor Presidente, colleghi, da stasera c'è una nuova stella che brilla lassù, nel cielo d'Italia. Voglio ricordare Nino Benvenuti, mio caro amico, che è stato per tutta Italia una leggenda e un patriota. Tutti lo conoscono per quello che ha rappresentato, io ho un ricordo vago di quando ero bambino di una radiocronaca ascoltata di notte e poi un po' più avanti, sempre di notte, di quegli incontri della triade con Griffith, anzi, di quella sua prima grande vittoria come campione del mondo dei pesi medi. I dati dicono che quella notte furono 18 milioni gli italiani che seguivano alla radio, un record di ascolti raggiunto soltanto dal famoso Italia-Germania 4 a 3, per quel campionato del mondo. Ho questi ricordi di un'Italia in cui si guardava la TV in bianco e nero e passavano quelle immagini in cui tutti ci si immedesimava. Era l'Italia del boom, era l'Italia che risorgeva e aveva questi simboli. Ebbene, Nino Benvenuti fu uno di quei simboli.
Io vi voglio raccontare, però, anche un altro Nino Benvenuti, che voi probabilmente non conoscete. Tutti lo ricordano come triestino, ma in realtà non era triestino, era esule da Isola d'Istria, la nostra bella, dolce Istria, anche se gli italiani non la conoscono più. Aveva lasciato la sua città da ragazzino, dopo aver vissuto gli anni dell'occupazione jugoslava. Lui era del 1938, lasciò Isola nel 1954, quando Trieste torna all'Italia e quando la zona B restò sotto amministrazione provvisoria jugoslava, poi ceduta con il Trattato di Osimo del 1975, ma la gente di quelle parti capì come sarebbe finita.
L'incantesimo per lui si ruppe - lo raccontava - quando in un pomeriggio d'estate del 1947 entrarono in casa due persone in abiti color carta da zucchero, che era la divisa degli agenti dell'Ozna, la polizia politica titina. Prelevarono suo fratello poliomielitico di sedici anni, Eliano, e lo portarono via.
Non ne seppero più nulla per tre mesi. Era in carcere a Capodistria, poliomielitico accusato di azioni irredentistiche e associazione sovversiva, insieme ad altri coetanei. Dopo sette mesi di prigione, fu riconosciuto innocente e tornerà a casa, ma in compenso la casa dei Benvenuti fu requisita dalla polizia jugoslava e ci andò ad abitare un importante ufficiale jugoslavo. I Benvenuti furono cacciati. Come migliaia di altri, anche la famiglia Benvenuti se ne andò e vennero esuli a Trieste, ma Nino rimase lì, perché c'era bisogno di aiutare i nonni che erano ancora lì. Era il 1951, lui resistette fino al 1954 e imparò a scazzottarsi per strada contro i nuovi occupatori.
Spesso i film americani raccontano proprio la leggenda di quelli che imparano a boxare per la strada e sono storie di rinascita: per lui fu più o meno così. Lui poi conquistò il mondo a pugni. Ha scritto un libro di memorie che ha chiamato «Il mondo in pugno» dove mi ha lasciato una dedica dolcissima. Mi ha scritto: "Per il nostro amore comune, l'Italia". Di lui ricordo l'amico, ricordo l'italiano, lo sportivo, il patriota, il figlio dell'Istria italiana, orgoglioso della storia, della sua italianità. Lo ricordo anche - lo dico da questi banchi - consigliere comunale di Trieste sotto il simbolo della fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano (anche questo forse molti non lo sanno). Penso che lui sia stato un esempio per tutti gli italiani. È stato un uomo capace, forte; un uomo che ci ha insegnato il sapore della conquista, della rivincita, della vittoria, della sofferenza, della caparbietà, dell'esempio, della lotta, ma soprattutto l'orgoglio di quella bandiera, di quel Tricolore che oggi è lassù con lui e brilla tra le stelle. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Menia, anche a nome di tutta l'Assemblea ci uniamo nel cordoglio alla famiglia per la scomparsa del pugile Nino Benvenuti.
SENSI (PD-IDP). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SENSI (PD-IDP). Signora Presidente, la settimana scorsa Marco Causi e il suo magistero gentile, ricordato in quest'Aula da Walter Verini. Oggi ricordiamo Domenico Cecchini, Mimmo, salutato questo pomeriggio in Campidoglio, che è stata per anni la casa delle sue idee. Sono perdite, signora Presidente, che addolorano non solo per le persone che erano - il garbo, la mitezza, la generosità smemorata - ma per le idee che seppero produrre, far vivere, difendere e brillare nella loro azione di governo e ancora oggi in una città sempre possibile come Roma.
Architetto, urbanista, visionario si dice nel gergo un po' frusto dei coccodrilli, padre del piano regolatore che mise la parola fine al sacco che è stato per decenni, forse per secoli, il modo in cui Roma si specchiava nella sua trascurata solitudine. Nella giunta Rutelli a Mimmo Cecchini toccava il compito più impervio e gravoso: quello di tenere assieme la latitudine dello sguardo su una città dalla crescita violenta alla pazienza minuta dell'incastro e della realizzazione.
Questo e non altro fu il pianificar facendo, questo progettare in progress, in corsa, e non di corsa, con una idea di città che rarissimamente balugina agli occhi di chi amministra. La sua voce roca, il sorriso sghembo, virtuoso di ironia e buonsenso, Cecchini è stato una rivoluzione a Roma, direi quasi la rivoluzione di Roma. A lui dobbiamo non solo le grandi opere, le battaglie per l'Auditorium, l'Ara Pacis, la Nuvola, le cento piazze a fare delle periferie Roma, le gallerie, arterie del nuovo corpo in cui rinasceva la città eterna, il verde, le certezze cui fu vincolato dalla intelligenza, etimologico, di Francesco Rutelli. Ma soprattutto una concezione dell'architettura tutt'altro che trasumanata, una filosofia della storia, che portò a Roma i grandi nomi della progettazione senza perdere di vista mai la vita quotidiana delle persone.
Mimmo non era innamorato delle sue idee, ma era tutt'altro che un uomo del presente, atteso che, giocando con la delicata trama della forma della città, il pragmatismo a Roma significa spesso chinarsi alla forza centripeta dell'interesse, o peggio dell'accidia, del "lassa fa'".
Sempre di sguincio, Cecchini ha disegnato il futuro di Roma, quello che noncuranti stiamo vivendo. I suoi interventi non solo hanno reso allora più docile questa città feroce, ma continuano a produrre effetti oggi, e lo faranno domani.
Un'eredità che non si fa conservazione, ma conversazione aperta, vita delle persone.
Questo senso di responsabilità, Presidente, verso i prossimi e i postremi oggi ci sembra la lezione più promettente di tutta la sua traiettoria, tra politica, insegnamento, amministrazione e ricerca. Se penso ai nomi e alle discussioni di quegli anni elettrici - fatemi citare, solo per tutti, Gianni Borgna e Mariella Gramaglia - provo un senso infinito di gratitudine, da cittadino, unico balsamo possibile oggi per questa nostra infelicità senza desideri. (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Sensi. Rinnoviamo ovviamente il cordoglio alla famiglia di Domenico Cecchini. Grazie per questo bel ricordo, che ci ricorda anche tante cose sulla città di Roma.
LICHERI Sabrina (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LICHERI Sabrina (M5S). Signora Presidente, con orgoglio voglio condividere con l'Assemblea, anche alla luce di ciò che è successo stamattina in Commissione affari costituzionali, che in Regione Sardegna, in Commissione sanità, sono iniziati i lavori sul fine vita. Proprio questa mattina sono stati auditi i rappresentanti dell'Associazione Coscioni.
Qui, Presidente, si rallenta e si tende a disturbare chi vuole fare; invece personalità politiche come i nostri governatori, come i governatori prima della Regione Toscana e ora della Sardegna, con senso del rispetto, con responsabilità, con senso del dovere stanno tracciando un percorso, con fatica, devo dire, vista l'opposizione del Governo.
Qui, Presidente, non si tratta di capricci o di fughe in avanti incostituzionali. Sono coraggiose prese di posizione, che vanno accolte invece come invito e come stimolo, affinché il Parlamento faccia semplicemente il suo dovere: riempire un vuoto normativo. Ma soprattutto, Presidente, qui è in gioco la garanzia e la tutela di un diritto ineludibile dell'essere umano, ossia l'essere libero. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 21 maggio 2025
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, mercoledì 21 maggio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 21,03).
Allegato A
DISEGNO DI LEGGE DISCUSSO AI SENSI DELL'ARTICOLO 44, COMMA 3, DEL REGOLAMENTO
Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (1493)
PROPOSTE DI QUESTIONE PREGIUDIZIALE
QP1
Respinta (*)
Il Senato
in sede di esame dell'Atto Senato 1493 recante "Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare"
premesso che:
il decreto-legge composto originariamente da un solo articolo, modificato e integrato ampiamente dalla Camera, nel testo posto all'esame del Senato mantiene inalterate le proprie criticità: si pone in evidente contrasto con una serie di principi costituzionali che reggono il nostro ordinamento giuridico, sia nel campo del diritto dell'immigrazione e di protezione internazionale, sia per l'assenza dei requisiti essenziali di necessità ed urgenza ai sensi dell'articolo 77, secondo comma, della Costituzione;
il decreto stabilisce che potranno essere trasferiti in Albania non solo i migranti intercettati in acque internazionali durante operazioni di soccorso, ma anche tutti i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento. Si aprono così le carceri albanesi ai migranti irregolari già presenti sul territorio italiano e destinati ai Cpr in attesa di espulsione;
il decreto amplia notevolmente la portata dell'Accordo, prevedendo trasferimenti di cittadini stranieri già presenti in Cpr italiani a quello di Gjader, senza necessità di ulteriore convalida giudiziaria e, stante la clausola di invarianza finanziaria, senza costi aggiuntivi;
l'eccessivo ricorso alla decretazione di urgenza è stato più volte censurato dai richiami del Capo dello Stato e da numerose sentenze della Corte costituzionale, tra le altre nn. 171/2007 e 128/2008, che hanno sollecitato il ripristino di un corretto percorso costituzionale dei provvedimenti legislativi;
tale prassi legislativa, censurata numerose volte dalla Corte Costituzionale, continua a mortificare, depauperando, il ruolo del Parlamento, in aperto contrasto con il dettato dell'articolo 70 della Costituzione che attribuisce alle Camere l'esercizio della funzione legislativa;
il provvedimento in esame contiene modifiche in materia di flussi migratori, protezione internazionale e speciale, che afferiscono al diritto di asilo, che avrebbe dovuto essere oggetto di una proposta di legge ordinaria, anche al fine di valutarne la compatibilità con la Costituzione e con gli obblighi derivanti dal rispetto degli accordi internazionali;
eppure, sono diversi i Paesi dell'Unione Europea dove sono, da anni, in vigore norme equivalenti alla cosiddetta protezione speciale così come, peraltro, previsto espressamente nella Direttiva rimpatri (n. 2008/115/CEE, dal Codice frontiere di Schengen (regolamento 2016/399), dal Regolamento Dublino (2013/604) e dal Codice Visti (regolamento 810/2009);
ad avviso dei proponenti, il provvedimento istituisce un pericoloso meccanismo di delocalizzazione verso un Paese terzo, esterno all'Unione Europea, sia per le persone che vengono salvate in mare in stato di pericolo, sia per le persone che si trovano presso CPR in Italia, prefigurando, di fatto, la costituzione di centri detentivi per stranieri in violazione anche delle norme legislative nazionali vigenti (decreti legislativi n. 286 del 1998, n. 251 del 2007 e n. 25 del 2008). Questo perché lo straniero portato in Albania rispetto allo straniero sbarcato o "detenuto" nel CPR in Italia si troverebbe in una condizione di evidente discriminazione legale dovuta a motivi di condizione personale;
si applicano anche agli stranieri collocati nel territorio albanese, in quanto compatibili, il testo unico delle leggi sull'immigrazione (d.lgs. n. 286/1998), la normativa di attuazione della direttiva europea cd. qualifiche (d.lgs. n. 251/2007, direttiva 2004/83/CE), la normativa di attuazione della direttiva cd. procedure (d.lgs. n. 25/2008, direttiva 2005/85/CE), la normativa di attuazione della direttiva cd. direttiva accoglienza (d.lgs. n.142/2015, direttiva 2013/33/UE), e la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale; l'equiparazione di cui sopra, tuttavia, come spiegato da un esperto nel corso della Audizione presso le Commissioni riunite I e III della Camera dei deputati, del 9 gennaio 2024, appare del tutto fittizia, perché si prevede l'equiparazione dello straniero collocato nei centri albanesi purché le norme siano compatibili;
si tratta di una "compatibilità" che è invertita e costituzionalmente illegittima perché sono le norme nazionali che devono essere soggette alle norme europee art. 117, comma 1 Cost.) e non viceversa. In realtà di quelle norme risulteranno applicabile agli stranieri trasportati in Albania nei limiti previsti dallo stesso protocollo e nelle sue norme legislative nazionali di attuazione e cioè nei limiti quantitativi massimi indicati nel Protocollo - non più di 3.000 stranieri contestualmente presenti in Albania -;
in assenza delle minime garanzie per i richiedenti asilo e per l'eventuale procedura di rimpatrio previsti dalla direttiva UE come il diritto di comunicare con "organizzazioni che prestino assistenza legale o altra consulenza, il diritto di consultare un avvocato o altro consulente legale, ammesso o autorizzato a norma del diritto nazionale, sugli aspetti relativi alla domanda di protezione internazionale, in ciascuna fase della procedura, anche in caso di decisione negativa, pongono di fatto lo straniero portato in Albania rispetto allo straniero sbarcato o trattenuto in Italia in una condizione di discriminazione legale personale vietata dall'art. 3, 24 e 111 della Costituzione;
vi è poi la questione della detenzione penitenziaria nell'ambito del CPR da istituirsi in Albania allorché si debbano adottare misure cautelari personali e pene detentive in ottemperanza alle disposizioni di cui agli articoli 18 e 19 del cosiddetto decreto sicurezza, poiché verrebbe punito chiunque, all'interno di uno dei centri per migranti, «mediante atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all'esecuzione degli ordini impartiti ovvero mediante tentativi di evasione, commessi in tre o più persone riunite, promuove, organizza o dirige una rivolta» con pene che possono arrivare fino a 8 anni "chiunque, all'interno di un istituto penitenziario o in un CPR, promuova, organizzi o diriga una sommossa con atti di violenza o minaccia, di resistenza anche passiva all'esecuzione degli ordini o con tentativi di evasione, commessi congiuntamente da tre o più persone". Questo trasformerà il sistema dei CPR in una istituzione di natura autoritaria poiché verranno sanzionati con pene estremamente pesanti anche comportamenti meramente dimostrativi, espressioni del pensiero e manifestazioni di libere opinioni che, allo stato, non sono reati bensì diritti costituzionalmente tutelati. Una condotta di rivendicazione di diritti o di critica si trasforma in reato perché posta in essere all'interno di un CPR;
come la protezione internazionale, anche la materia dei rimpatri dei cittadini stranieri che non sono in regola con le norme sul soggiorno in uno stato membro dell'Unione è regolata dal diritto dell'Unione Europea sulla base della Direttiva 115/08/CE oggetto di una proposta di riforma presentata pochi giorni fa dalla Commissione Europea e che nella Direttiva 115/08/CE sui rimpatri per «allontanamento» si intende "l'esecuzione dell'obbligo di rimpatrio, vale a dire il trasporto fisico fuori dallo Stato membro" (art 3 par. 5) e per «rimpatrio» si intende "il processo di ritorno di un cittadino di un paese terzo, sia in adempimento volontario di un obbligo di rimpatrio sia forzatamente" (par.3). Il rimpatrio normalmente si conclude nel paese di origine, ma secondo la Direttiva potrebbe concludersi anche in un paese terzo che svolge la funzione di "paese di transito in conformità di accordi comunitari o bilaterali di riammissione o di altre intese" (par.3 seconda parte). In tale caso il paese terzo si assume interamente la responsabilità della condizione giuridica della persona espulsa e il processo di rimpatrio realizzato dallo Stato membro dell'Unione si conclude con l'allontanamento della persona in tale Paese terzo;
non sembra, a parere dei presentatori, che il diritto dell'Unione autorizzi in alcun modo la collocazione e la gestione da parte di un Paese UE di una propria struttura di trattenimento al di fuori del territorio UE. Non si tratta di dare del testo della norma europea un'interpretazione meramente letterale bensì sostanziale e teleologica;
il diritto UE non ha finora mai contemplato la possibilità che centri di trattenimento europei possano venire aperti a piacimento in giro per il mondo e prevede che il trattenimento per eseguire l'espulsione dal territorio di uno Stato membro dell'Unione può essere applicato solo come ultima ratio, se non "possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive" e "soltanto per preparare il rimpatrio e/o effettuare l'allontanamento" (art. 15 par. 1), inteso, come sopra indicato, come il trasporto fisico fuori dal territorio UE. "Il trattenimento deve essere il più breve possibile, deve essere periodicamente riesaminato per valutare in concreto se ci sono le ragioni per proseguirlo e se non c'è alcuna prospettiva ragionevole di allontanamento per motivi di ordine giuridico o per altri motivi .il trattenimento non è più giustificato e la persona interessata è immediatamente rilasciata" (art. 15 par. 4);
gli stranieri trattenuti devono avere la possibilità "di entrare in contatto, a tempo debito, con rappresentanti legali, familiari e autorità consolari competenti" (art. 16 par.2) nonché con organizzazioni non governative di tutela, le quali "hanno la possibilità di accedere ai centri di permanenza temporanea" (art. 16 par.4). L'accesso a tali diritti deve essere effettivo, non può solamente essere sancito ma non essere concretamente esercitabile, come avverrebbe in caso di strutture ubicate al di fuori del territorio dello Stato membro dell'UE. Il familiare non può in concreto incontrare chi è trattenuto se il centro di detenzione si trova in zone remote o inaccessibili e sarebbe del tutto privo di ogni logica sostenere che l'Albania non presenta problemi perché in fondo è geograficamente vicina, giacché l'effettività dell'esercizio dei diritti garantiti ai trattenuti non è questione di chilometraggio. A ben guardare neppure le visite ispettive svolte da parlamentari e le stesse funzioni di monitoraggio e controllo svolte dal Garante nazionale per le persone private della libertà personale potrebbero essere svolte in modo efficace in strutture ubicate al di fuori del territorio nazionale. Nei centri di detenzione ubicati al di fuori degli Stati dell'Unione non risulta dunque possibile attuare il trattenimento dei trattenuti "nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali (considerando n. 17) e semmai ben si può ritenere che le persone che vi verrebbero rinchiuse assomiglierebbero ad ostaggi di un potere arbitrario";
la nuova decisione di trasformare parte o tutta la struttura di Gjader in un centro di trattenimento per il rimpatrio apre a nuove e gravi questioni giuridiche di conformità con il diritto dell'Unione che finora erano rimaste quiescenti;
infine, stando alla lettera dell'Accordo il trattenimento dovrebbe durare al massimo 28 giorni, allo scadere dei quali lo straniero deve essere riportato, mentre la detenzione in un Cpr può durare fino a 18 mesi;
che l'Accordo si riferisca soltanto alle procedure di frontiera è confermato dalla Corte costituzionale albanese, la quale, nella sentenza n. 2/2024, ha sottolineato come nessun migrante potrà rimanere in Albania oltre i 28 giorni previsti dalla legislazione italiana;
il Governo, quindi, ha modificato unilateralmente la portata del trattato, rischiando così una contestazione da parte albanese per violazione della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, che prevede l'esecuzione in buona fede degli accordi internazionali secondo il principio "Pacta sunt servanda";
questa situazione non solo potrebbe creare tensioni diplomatiche con l'Albania, ma solleva interrogativi sulla legittimità costituzionale dell'operato governativo, considerando che l'art. 117 della Costituzione impone il rispetto degli obblighi internazionali nell'esercizio della funzione legislativa;
il caso Albania ancora una volta si dimostra essere un campo di sperimentazione per un approccio giuridico spregiudicato, governato dall'idea che il diritto internazionale e le garanzie costituzionali siano liberamente manipolabili per il raggiungimento dei fini governativi, a nulla importando lo strappo di regole maturate in lunghi e accurati processi democratici in contesti nazionali e internazionali;
pertanto, decreto-legge in esame presenta profili di illegittimità costituzionale in relazione agli articoli 3, 24, 111 e 117 della Costituzione, ponendosi in contrasto anche con norme dell'ordinamento internazionale e dell'Unione Europea,
per le ragioni indicate,
delibera ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento di non procedere all'esame del disegno di legge A.S. n. 1493.
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(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
QP2
Respinta (*)
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge A.S. 1493 recante "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
premesso che:
il decreto-legge in titolo interviene sulla recente legge n. 14 del 2024 per modificare l'utilizzo e il funzionamento di una delle strutture realizzate in Albania destinate ad accogliere migranti giunti sul territorio nazionale e richiedenti asilo, sinora rimaste pressoché inutilizzate a dispetto degli ingentissimi costi sostenuti: il decreto sancisce la possibilità di trasbordare, presso la struttura per il rimpatrio situata nella località di Gjader, anche gli stranieri, su suolo italiano, destinatari di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati in quanto già destinatari di una decisione di rimpatrio;
il centro per i rimpatri di Gjader doveva essere destinato, in origine, solo ed esclusivamente ai richiedenti asilo, provenienti da Paesi di origine sicuri, soccorsi in acque internazionali da navi militari italiane, maschi, adulti, non vulnerabili, denegati con un provvedimento non impugnabile, o comunque non sospeso, e dunque in attesa di rimpatrio;
tuttavia, a seguito del ciclo di audizioni tenutosi alla Camera durante l'esame in prima lettura del provvedimento, numerosi giuristi, esperti e associazioni hanno fatto emergere gravi criticità contenute nel provvedimento in esame. Il problema va oltre l'efficacia reale e gli oneri finanziari di queste misure "manifesto", ponendo questioni di più ampio rilievo;
la parificazione dei trasbordi di migranti da un CPR sul territorio nazionale al CPR situato in Albania rispetto a quelli dei trasferimenti tra diversi CPR già esistenti sul territorio nazionale non risulta affatto pacifica: in base a quanto affermato da autorevoli auditi, i migranti sottoposti a procedure di rimpatrio, una volta trasferiti in Albania sono in parte soggetti anche alla giurisdizione albanese e dunque sottratti alla giurisdizione italiana ed euro-unionale, in particolare tutte le volte che siano chiamate ad intervenire autorità albanesi o che si tratti di «ripristinare» le misure detentive o di effettuare i rimpatri nel paese di origine con accompagnamento forzato da un aeroporto albanese. Sono queste peraltro le fasi nelle quali più spesso sono stati asseritamente violati diritti fondamentali di persone sottoposte a trattenimento amministrativo pre-espulsivo;
appare parimenti violata la riserva di legge in materia di libertà personale ai sensi dell'art. 13 della nostra Costituzione e dell'art. 5 della CEDU nella parte in cui le scarne norme del decreto-legge nulla dispongono sul nuovo trattenimento finalizzato al rimpatrio: non può infatti bastare ad attenuare profili attuativi estremamente critici, con riguardo al rispetto dei diritti fondamentali e ai principi dell'ordinamento italiano, il generico rinvio alla disciplina vigente;
l'utilizzo, per gli stranieri destinatari di provvedimenti di espulsione, di strutture di detenzione amministrativa al di fuori del territorio europeo è una iniziativa non solo di dubbia legittimità costituzionale ma anche, come detto, di pessima funzionalità: essa non potrà che incrementare i contenziosi, allungare le procedure e accrescere le spese a carico dello Stato, acuendo le criticità e i costi, già abnormi, che il nostro Paese ha subìto e sostenuto fin dall'avvio del Protocollo con l'Albania;
non è rinvenibile alcun plausibile nesso logico - né giuridico - tra il trasbordo dall'Italia all'Albania dei migranti destinati in via definitiva ai rimpatri e «l'effettività della loro esecuzione», non essendo chiaro, in teoria e in pratica, perché gli scarsissimi rimpatri dal suolo italiano - dovuti all'assenza quando non all'impossibilità di accordi con i Paesi di origine - dovrebbero essere meglio, più celermente e in numero maggiore eseguiti per il solo fatto del diverso luogo di trattenimento nella loro attesa;
il molto sbandierato «modello Albania» si è dimostrato sinora inutile nei fatti. Sembra che si utilizzino i trasferimenti forzati e la detenzione sistematica come strumenti ordinari di governo dei flussi migratori, in una visione politica che forza e piega principi consolidati, rischiando così di creare ampie zone d'ombra e di discrezionalità nella tutela reale dei diritti - come di recente messo in luce da molti operatori del settore. Ciò fa temere non solo per gli spazi di protezione giuridica e per il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone, ma anche per la costruzione di un pericoloso precedente che potrebbe essere replicato su scala più ampia. Si tratta di una trasformazione che interroga chiunque abbia a cuore non solo i diritti delle persone direttamente coinvolte, ma anche la postura e la tenuta delle istituzioni democratiche nelle modalità di gestione dei problemi;
il fenomeno migratorio non cesserà se non verranno meno le ragioni - politiche, economiche, sociali - che costituiscono le cause del flusso; il complesso delle scelte compiute dal Governo finora, anche con il provvedimento in esame, confida invece nel creare un ambiente ostile a tutti i migranti - scelta molto discutibile anche alla luce dei costi sostenuti dal Paese - mancando però clamorosamente il punto di una corretta analisi e di un efficace governo delle cause del fenomeno; non sarà il cambio di destinazione d'uso per decreto dei centri costruiti in Albania a fermare la disperazione di chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà o semplicemente spera in un destino migliore, né cercare di rendere progressivamente più difficile l'esercizio dei diritti di queste persone potrà mai far venir meno il doveroso ed ineludibile rispetto dei principi ordinamentali ed umanitari,
tutto ciò premesso
delibera, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge n. 1493.
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(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
QP3
Boccia, Giorgis, Parrini, Meloni, Valente
Respinta (*)
Il Senato,
in sede di esame del disegno di legge A.S. 1493, "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
premesso che,
il decreto-legge in conversione modifica unilateralmente e in modo sostanziale, le finalità del protocollo bilaterale sottoscritto nel mese di novembre del 2023 tra il Governo italiano e quello albanese, prevedendo di fatto una modifica della destinazione e dell'uso del centro di permanenza e rimpatrio di Gjader, in Albania;
la modifica è diretta conseguenza delle gravi criticità rilevate in relazione alla costruzione del centro medesimo, sia in relazione agli alti costi sostenuti dall'Italia per la sua apertura sia, soprattutto, in relazione al contenzioso giudiziario - dinanzi ai giudici italiani e, ora, anche dinanzi alla Corte di Giustizia dell'Unione europea - che ha determinato, a causa dei rilevanti profili di illegittimità della disciplina del trattenimento presso il centro, la sostanziale impossibilità di utilizzarlo;
più volte infatti, successivamente all'apertura del centro, le autorità giudiziarie italiane hanno negato la convalida del trattenimento delle persone migranti condotte in Albania, soprattutto in relazione alla condizione di vulnerabilità delle stesse, che impediva lo svolgimento della procedura accelerata in frontiera per la valutazione della richiesta di protezione;
con il decreto-legge in esame - l'ottavo in materia di immigrazione dall'inizio della legislatura - il Governo tenta dunque di porre argine a un ulteriore fallimento delle sue politiche migratorie;
all'esito delle innovazioni recate dal decreto-legge, il centro di Gjader non sarà più utilizzato, come previsto nel protocollo, per l'espletamento della c.d. procedura accelerata di frontiera per le persone soccorse in acque internazionali; presso il centro potranno ora invece essere trasferite persone destinatarie di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati ai sensi dell'articolo 14 del testo unico immigrazione, come avviene in qualunque altro centro di permanenza e rimpatrio situato sul territorio nazionale;
il cambio di destinazione d'uso del centro di Gjader, operato in modo unilaterale dal Governo italiano e non previsto nel protocollo firmato nel 2023, viola l'articolo 117, comma primo, della Costituzione - che prevede tra l'altro che la potestà legislativa sia esercitata dallo Stato nel rispetto degli obblighi internazionali - e rischia di aprire un contenzioso nei rapporti con l'Albania;
inoltre, la modifica - con un decreto-legge - di una legge di autorizzazione alla ratifica di un trattato internazionale, qual è la legge n. 14 del 2024, appare gravemente lesiva della riserva di Parlamento recata dall'articolo 80 della Costituzione;
parimenti lesiva dell'assetto costituzionale del sistema delle fonti appare l'adozione, ancora una volta, di un decreto-legge palesemente carente dei requisiti di straordinaria necessità e urgenza, per di più idoneo a intervenire sulla disciplina di diritti fondamentali; se si eccettua l'esigenza, ammessa dallo stesso Ministro dell'interno, di giustificare le ingenti risorse impiegate per aprire un centro sinora sostanzialmente inutilizzato, non si ravvisa infatti la sussistenza dei predetti requisiti; allo stesso modo, desta preoccupazione che il Governo, con un decreto-legge, intervenga su una materia ancora assoggettata - quella, delicatissima, del trattenimento di persone migranti in condizioni di potenziale vulnerabilità - a un contenzioso in relazione al quale ancora si attende una pronuncia da parte della Corte di giustizia dell'Unione europea;
l'abuso della decretazione d'urgenza, per costante affermazione della Corte costituzionale - a partire almeno dalla sentenza n. 171/2007 - incide non solo sul corretto assetto dei rapporti tra Parlamento e Governo e, dunque, sulla tenuta della forma di governo parlamentare, ma ha anche rilevanti ulteriori implicazioni: dal momento che, infatti, la riserva alle Camere della funzione legislativa e la straordinarietà delle deroghe ad essa - come disciplinata dalla Costituzione - appaiono correlate "alla tutela dei valori e diritti fondamentali", l'abuso della decretazione d'urgenza, indebitamente spostando il baricentro della funzione legislativa dal Parlamento al Governo, allontana l'adozione delle norme primarie dall'organo "il cui potere deriva direttamente dal popolo" (C. Cost., sent. n. 171/2007, Cons. dir., par. 3); ciò appare suscettibile di incidere sulla stessa forma di Stato e sulla tenuta di molteplici parametri costituzionali specie quando, come nel caso del decreto-legge in conversione, la materia oggetto di intervento incida su diritti fondamentali quali quelli attinenti allo status di cittadino;
inoltre, il decreto-legge in conversione si pone in aperta violazione dei vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea, con violazione sotto ulteriore profilo dell'articolo 117, comma primo, della Costituzione: la c.d. direttiva rimpatri, infatti, prevede che un migrante che debba essere rimpatriato, perché destinatario di un provvedimento di espulsione esecutivo, possa essere trasferito in uno stato terzo solo con il suo consenso: tutto al contrario, secondo quanto previsto dal decreto in esame, lo straniero verrebbe trasferito in Albania (e quindi in uno stato terzo) senza il suo consenso e in stato di trattenimento, con conseguente violazione dei suoi diritti fondamentali;
infine, l'articolo 1, comma 2-bis, lettera a), numero 1) del decreto-legge, come introdotto nel corso dell'esame presso la Camera dei Deputati, introduce - all'articolo 6 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 - la possibilità di superare la mancata convalida del trattenimento del richiedente protezione, mediante l'eventuale successiva adozione di un provvedimento di trattenimento, disponendo altresì che quando il provvedimento è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida, il richiedente permane nel centro fino alla decisione sulla convalida del predetto provvedimento; si tratta di una disposizione gravemente lesiva dell'articolo 13 della Costituzione, in quanto rende possibile aggirare - mediante l'esercizio reiterato di un potere amministrativo - decisioni giudiziarie rese a tutela della libertà personale che, pur nel quadro della disciplina della cd. detenzione amministrativa, deve essere garantita secondo quanto previsto dalla Costituzione; viene così ulteriormente aggravata la già molto preoccupante tendenza ad espandere oltre le soglie della tollerabilità costituzionale il regime della detenzione amministrativa,
delibera, ai sensi dell'articolo 93 del Regolamento, di non procedere all'esame del disegno di legge.
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(*) Sulle proposte di questione pregiudiziale presentate è stata effettuata, ai sensi dell'articolo 93, comma 5, del Regolamento, un'unica votazione.
ARTICOLO 1 DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI SUL QUALE IL GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA
Art. 1.
1. Il decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare, è convertito in legge con le modificazioni riportate in allegato alla presente legge.
2. La presente legge entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
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N.B. Approvato, con voto di fiducia, il disegno di legge composto del solo articolo 1.
ALLEGATO RECANTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
All'articolo 1:
al comma 1:
alla lettera b), le parole: « è aggiunto, in fine, il seguente periodo » sono sostituite dalle seguenti: « sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi » e dopo le parole: « lo straniero è sottoposto » sono aggiunte le seguenti: « . Lo straniero trasferito nella struttura di cui alla lettera B) dell'allegato 1 al Protocollo vi permane, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, quando vi sono fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata ivi presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione del respingimento o dell'espulsione »;
dopo la lettera b) è aggiunta la seguente:
« b-bis) dopo il comma 7 è inserito il seguente:
"7-bis. Per l'attuazione del Protocollo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è autorizzato, per l'anno 2025, a cedere a titolo gratuito alla Repubblica di Albania, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato, due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera" »;
dopo il comma 2 sono aggiunti i seguenti:
« 2-bis. Al decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 6:
1) dopo il comma 2 è inserito il seguente:
"2-bis. La mancata convalida del provvedimento di trattenimento adottato ai sensi del comma 3 nei confronti del richiedente che ha presentato la domanda in un centro di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, non preclude l'eventuale successiva adozione di un provvedimento di trattenimento ai sensi del comma 2, qualora ne ricorrano i presupposti. Quando il provvedimento ai sensi del comma 2 è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida di cui al primo periodo, il richiedente permane nel centro fino alla decisione sulla convalida del predetto provvedimento";
2) al comma 3 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: "La disposizione del primo periodo si applica anche nel caso in cui il centro sia situato in una zona di frontiera o di transito ai sensi dell'articolo 28-bis, comma 4, del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25";
b) all'articolo 6-bis, comma 1, le parole: "di cui all'articolo 6, commi 2 e 3-bis" sono sostituite dalle seguenti: "di cui all'articolo 6, commi 2, 2-bis, 3 e 3-bis" e le parole: "di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b) e b-bis)" sono sostituite dalle seguenti: "di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis".
2-ter. Al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 28-bis, comma 2-bis, le parole: "Nei casi di cui alle lettere b) e b-bis) del comma 2" sono sostituite dalle seguenti: "Nei casi di cui ai commi 1 e 2" e dopo le parole: "di cui al comma 4" sono inserite le seguenti: ", quando la domanda è stata ivi presentata,";
b) all'articolo 35-bis, comma 2-ter, le parole: "Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b), b-bis) e c)," sono sostituite dalle seguenti: "Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis,";
c) all'articolo 35-ter, comma 1, primo periodo, le parole: "Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b), b-bis) e c)," sono sostituite dalle seguenti: "Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis," ».
Dopo l'articolo 1 è inserito il seguente:
« Art. 1-bis. - (Misure per il potenziamento tecnico-logistico dei centri di permanenza per i rimpatri) - 1. All'articolo 19, comma 3-bis, primo periodo, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 aprile 2017, n. 46, le parole: "31 dicembre 2025" sono sostituite dalle seguenti: "31 dicembre 2026" ».
ARTICOLI DA 1 A 3 DEL DECRETO-LEGGE NEL TESTO COMPRENDENTE LE MODIFICAZIONI APPORTATE DALLA CAMERA DEI DEPUTATI
Articolo 1.
(Disposizioni urgenti ai fini del rafforzamento dell'azione di rimpatrio)
1. All'articolo 3 della legge 21 febbraio 2024, n. 14, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 2, la parola « esclusivamente » è soppressa e dopo le parole « operazioni di soccorso » sono inserite le seguenti: « , nonché quelle destinatarie di provvedimenti di trattenimento convalidati o prorogati ai sensi dell'articolo 14 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 »;
b) al comma 4 sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi: « Il trasferimento effettuato dalle strutture di cui all'articolo 14, comma 1, del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 286 del 1998 alla struttura di cui alla lettera B) dell'allegato 1 al Protocollo non fa venire meno il titolo del trattenimento adottato ai sensi del medesimo articolo 14, né produce effetti sulla procedura amministrativa cui lo straniero è sottoposto. Lo straniero trasferito nella struttura di cui alla lettera B) dell'allegato 1 al Protocollo vi permane, ai sensi dell'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, quando vi sono fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata ivi presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione del respingimento o dell'espulsione »;
b-bis) dopo il comma 7 è inserito il seguente:
« 7-bis. Per l'attuazione del Protocollo, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è autorizzato, per l'anno 2025, a cedere a titolo gratuito alla Repubblica di Albania, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato, due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione al Corpo delle capitanerie di porto - Guardia costiera ».
2. All'articolo 14 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 1, secondo periodo, dopo le parole « articolo 35 della legge 30 luglio 2002, n. 189 » sono inserite le seguenti: « , che può disporre anche il trasferimento dello straniero in altro centro »;
b) al comma 5, dopo il primo periodo sono inseriti i seguenti: « È fatta salva la facoltà di disporre, in ogni momento, il trasferimento dello straniero in altro centro, ai sensi del comma 1, secondo periodo. Il citato trasferimento non fa venire meno il titolo del trattenimento adottato e non è richiesta una nuova convalida. ».
2-bis. Al decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 6:
1) dopo il comma 2 è inserito il seguente:
« 2-bis. La mancata convalida del provvedimento di trattenimento adottato ai sensi del comma 3 nei confronti del richiedente che ha presentato la domanda in un centro di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, del 1998 non preclude l'eventuale successiva adozione di un provvedimento di trattenimento ai sensi del comma 2, qualora ne ricorrano i presupposti. Quando il provvedimento ai sensi del comma 2 è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida di cui al primo periodo, il richiedente permane nel centro fino alla decisione sulla convalida del predetto provvedimento »;
2) al comma 3 è aggiunto, in fine, il seguente periodo: « La disposizione del primo periodo si applica anche nel caso in cui il centro sia situato in una zona di frontiera o di transito ai sensi dell'articolo 28-bis, comma 4, del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 »;
b) all'articolo 6-bis, comma 1, le parole: « di cui all'articolo 6, commi 2 e 3-bis » sono sostituite dalle seguenti: « di cui all'articolo 6, commi 2, 2-bis, 3 e 3-bis » e le parole: « di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b) e b-bis) » sono sostituite dalle seguenti: « di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis ».
2-ter. Al decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) all'articolo 28-bis, comma 2-bis, le parole: « Nei casi di cui alle lettere b) e b-bis) del comma 2 » sono sostituite dalle seguenti: « Nei casi di cui ai commi 1 e 2 » e dopo le parole: « di cui al comma 4 » sono inserite le seguenti: « , quando la domanda è stata ivi presentata, »;
b) all'articolo 35-bis, comma 2-ter, le parole: « Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b), b-bis) e c), » sono sostituite dalle seguenti: « Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis, »;
c) all'articolo 35-ter, comma 1, primo periodo, le parole: « Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2, lettere b), b-bis) e c), » sono sostituite dalle seguenti: « Nei casi di cui all'articolo 28-bis, comma 2-bis, ».
Articolo 1-bis.
(Misure per il potenziamento tecnico-logistico dei centri di permanenza per i rimpatri)
1. All'articolo 19, comma 3-bis, primo periodo, del decreto-legge 17 febbraio 2017, n. 13, convertito, con modificazioni, dalla legge 13 aprile 2017, n. 46, le parole: « 31 dicembre 2025 » sono sostituite dalle seguenti: « 31 dicembre 2026 ».
Articolo 2.
(Clausola di invarianza finanziaria)
1. Dall'attuazione del presente decreto non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica. Le amministrazioni competenti provvedono agli adempimenti ivi previsti con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente.
Articolo 3.
(Entrata in vigore)
1. Il presente decreto entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana e sarà presentato alle Camere per la conversione in legge.
EMENDAMENTI E ORDINI DEL GIORNO NON PRESI IN CONSIDERAZIONE A SEGUITO DELLA POSIZIONE DELLA QUESTIONE DI FIDUCIA SULL'ARTICOLO UNICO DEL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE
1.3
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sopprimere l'articolo
1.4
Precluso
Sostituire l'articolo con il seguente:
"Art. 1
(Disposizioni urgenti ai fini del rafforzamento dell'azione di rimpatrio)
1. All'articolo 3, comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, la parola: «anche» è soppressa.".
1.5
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire l'articolo con il seguente:
"1. Le strutture ubicate nel territorio della Repubblica di Albania, realizzate nell'ambito del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, sono destinate all'esecuzione della pena o alla custodia cautelare dei cittadini di nazionalità albanese, nel rispetto delle convenzioni internazionali vigenti in materia di esecuzione penale e trasferimento dei detenuti."
1.6
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire l'articolo con il seguente:
"1. Le controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei provvedimenti previsti dall'articolo 35 del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25, anche relative al mancato riconoscimento dei presupposti per la protezione speciale a norma dell'articolo 32, comma 3, del medesimo decreto legislativo, e quelle aventi ad oggetto l'impugnazione dei provvedimenti adottati dall'autorità preposta alla determinazione dello Stato competente all'esame della domanda di protezione internazionale sono decise dal tribunale in composizione collegiale. Per la trattazione della controversia è designato dal presidente della sezione specializzata un componente del collegio. Il collegio decide in camera di consiglio sul merito della controversia quando ritiene che non sia necessaria ulteriore istruzione.
2. Conseguentemente, all'articolo 16, comma 1 del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, convertito con modificazioni dalla legge 9 dicembre 2024, n. 187, la lettera b) è soppressa.
1.9
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sopprimere il comma 1.
1.10
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire il comma 1 con il seguente:
"1. All'articolo 4 della legge 21 febbraio 2024, n. 14, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 5, terzo periodo, sostituire la cifra "500" con la seguente: "5.000".
c) al comma 9, aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Con riferimento ai rispettivi obblighi previsti dal Protocollo, le competenti autorità di Parte italiana e di Parte albanese agiranno nel pieno rispetto di quanto previsto dalle leggi e dai Trattati internazionali vigenti in materia e comunque nel rispetto e tutela della dignità e dei diritti fondamentali della persona";
b) al comma 19, sopprimere le parole: ", senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica";
d) dopo il comma 19, aggiungere il seguente: "19-bis. Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo di cui all'articolo 1 della presente legge di ratifica, trovano applicazione gli articoli 67 e 67 bis della legge 26 luglio 1975, n. 354".
1.11
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire il comma 1 con il seguente: "1. All'articolo 4, comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole "comma 1", sono aggiunte le seguenti: ", è messo nelle condizioni di accedere ad apposito elenco, tenuto presso il ministero della Giustizia, contenente i nominativi dei difensori iscritti, previa verifica dei requisiti individuati con decreto del Ministro della giustizia adottato entro quindici giorni dall'entrata in vigore della presente legge, dal quale possa individuare il proprio difensore di fiducia, al quale«.
1.12
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire il comma 1 con il seguente: "1. All'articolo 5, comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo il comma 10, è aggiunto il seguente periodo: "10-bis. Nelle aree e nelle strutture di cui al Protocollo di cui all'articolo 1, ai parlamentari nazionali e ai membri del Parlamento europeo, è consentito libero accesso, nell'ambito e per l'esercizio delle rispettive prerogative parlamentari".
1.13
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Sostituire il comma 1 con il seguente:
"1. Dopo l'articolo 5 della legge 21 febbraio 2024, n. 14, è aggiunto il seguente:
«Art. 5-bis
(Assunzioni straordinarie nelle forze della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della Guardia di finanza e del Corpo di Polizia Penitenziaria)
1. Ai fini di garantire i servizi di prevenzione e di controllo e di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, è autorizzata l'assunzione straordinaria, mediante lo scorrimento delle graduatorie vigenti, di un contingente di 1.500 unità delle Forze di polizia, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste a legislazione vigente, nei rispettivi ruoli iniziali, così suddivise: 300 unità nella Polizia di Stato, 300 unità nell'Arma dei carabinieri, 300 unità nel Corpo della Guardia di finanza e 600 unità nel Corpo di Polizia Penitenziaria."
1.14
Precluso
Al comma 1, alla lettera a), premettere la seguente:
"0a) al comma 1, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il trattenimento delle donne migranti vittime di violenza, abusi o maltrattamenti è effettuato nei Centri antiviolenza.».".
1.18
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:
a) sopprimere il comma 2.
Conseguentemente, sopprimere la lettera b).
1.19
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:
"a) al comma 6, sopprimere le parole "In casi eccezionali,".
Conseguentemente, sopprimere la lettera b).
1.20
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:
"a) il comma 7 è abrogato .".
1.21
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Al comma 1, sostituire la lettera a) con la seguente:
"a) al comma 7 sostituire le parole "anche in deroga ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto" con le seguenti: "nel rispetto delle disposizioni di legge vigenti, con particolare riferimento alle norme di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36 e".
1.22
Precluso
Al comma 1, lettera a) sopprimere le parole: "la parola esclusivamente è soppressa e".
1.23
Meloni, Giorgis, Parrini, Valente
Precluso
Al comma 1, lettera a), sopprimere le parole da: e dopo le parole: «operazioni di soccorso» fino alla fine della lettera.
1.24
Precluso
Al comma 1, lettera a) dopo le parole: "operazioni di soccorso" aggiungere: "nel rispetto degli obblighi comunitari ed internazionali".
1.25
Precluso
Al comma 1, lettera a) dopo le parole: "operazioni di soccorso" aggiungere: "nel rispetto degli obblighi comunitari".
1.26
Precluso
Al comma 1, lettera a) dopo le parole: "operazioni di soccorso" aggiungere: "nel rispetto degli obblighi internazionali".
1.27
Precluso
Al comma 1, lettera a) dopo le parole: "operazioni di soccorso" aggiungere: "nel rispetto dell'unità famigliare".
1.28
Precluso
All'articolo 1, comma 1, lettera a) dopo le parole: "di trattenimento convalidati" aggiungere: "con sentenza passata in giudicato".
1.29
Precluso
Al comma 1, lettera a) dopo le parole: "di trattenimento convalidati" aggiungere: "dal giudice competente".
1.30
Precluso
Al comma 1, lettera a), apportare le seguenti modificazioni:
a) dopo la parola: "nonché" inserire le seguenti: ", nel solo caso di effettivo sovraffollamento dei centri di permanenza e rimpatrio situati nel territorio nazionale,";
b) aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Ai fini del trasferimento si applicano, in quanto
1.31
Precluso
Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: ", previo consenso dello straniero interessato dal trasferimento e convalida del giudice, entro le 48 ore successive, del provvedimento motivato di trasferimento disposto dal questore".
1.32
Precluso
Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, le seguenti parole: ", esclusivamente nel caso di effettivo sovraffollamento delle omologhe strutture situate nel territorio nazionale".
1.33
Precluso
Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, i seguenti periodi: "Il provvedimento di trasferimento dello straniero trattenuto in Italia in altro centro situato al di fuori dei confini nazionali è adottato dal questore, previa comunicazione allo straniero e al suo difensore nonché al giudice competente entro 48 ore, con convalida del giudice entro le 48 ore successive. Il provvedimento di trasferimento reca, tassativamente e a pena di nullità, i presupposti giuridici, i criteri e le garanzie del trasferimento. Si attuano, in quanto compatibili, gli articoli 14, 42 e 42-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.".
1.34
Precluso
Al comma 1, lettera a), aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Con riferimento al trasferimento dello straniero in altro centro situato in uno Stato estero si applicano le norme di cui agli articoli 11, 14, 42 e 42-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.".
1.35
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni".
1.36
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici".
1.37
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici".
1.38
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici".
1.39
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni non accompagnati".
1.40
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici non accompagnati".
1.41
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici non accompagnati".
1.42
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici non accompagnati".
1.43
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le persone fragili".
1.44
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le donne incinte".
1.45
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le donne con figli minori".
1.46
Precluso
All'articolo 1 al comma 1, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le persone malate e bisognose di cure".
1.50
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Al comma 1, sostituire la lettera b) è con la seguente:
"a) al comma 4, aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Dette strutture, per essere utilizzate, dovranno essere dotate di locali e servizi idonei alla sistemazione dei migranti da accogliere nel numero non superiore a quello previsto all'articolo 4 del Protocollo, nel rispetto degli standard europei ed internazionali e della tutela della dignità e dei diritti fondamentali della persona".
1.51
Precluso
Al comma 1, lettera b), apportare le seguenti modificazioni:
a) sostituire le parole: "sono aggiunti, in fine, i seguenti periodi" con le seguenti: "è aggiunto in fine il seguente periodo";
b) sopprimere l'ultimo periodo.
1.52
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Apportare le seguenti modificazioni:
a) al comma 1:
1) alla lettera b), sopprimere il secondo periodo;
2) sopprimere la lettera b-bis).
b) sopprimere i commi 2-bis e 2-ter.
1.53
Precluso
Al comma 1, lettera b, sopprimere le parole: "Lo straniero trasferito nella struttura di cui alla lettera B) dell'allegato 1 al Protocollo vi permane, ai sensi del l'articolo 6, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, quando vi sono fondati motivi per ritenere che la domanda di protezione internazionale sia stata ivi presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione del respingimento o dell'espulsione".
1.54
Parrini, Giorgis, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 1, lettera b), aggiungere, in fine, le seguenti parole: , a condizione che il provvedimento di trattenimento sottoposto alla convalida del giudice o la richiesta di proroga del trattenimento indichino che, rispettivamente dopo la convalida o dopo la proroga, lo straniero trattenuto sarà trasferito in tale struttura e rechino la comprovata motivazione del trasferimento, consistente nella documentata indisponibilità di un altro posto in qualsiasi centro per il rimpatrio di cui all'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, situato nel territorio italiano; a tal fine la convalida o la proroga del trattenimento da parte del giudice indica espressamente se tale trasferimento è autorizzato e il trasferimento autorizzato può essere effettuato con le modalità e garanzie previste nei commi 4, 5 e 6 dell'articolo 42-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354; in ogni caso il trasferimento in tale struttura può essere autorizzato e il trattenimento in tale struttura può essere prorogato o mantenuto soltanto se sussistono e permangono i presupposti indicati nell'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e se lo straniero che vi è trattenuto può effettivamente fruire di un trattamento non inferiore a quello previsto nella direttiva del Ministro dell'interno del 19 maggio 2022 recante criteri per l'organizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri, con i relativi allegati. Il migrante che si trova nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo può ricevere la visita da parte di familiari, di ministri di culto, di enti specializzati nell'assistenza; essi provvedono a loro carico agli adempimenti prescritti dalla legge albanese ai fini dell'ingresso nel territorio albanese.
1.55
Valente, Giorgis, Meloni, Parrini
Precluso
Al comma 1, dopo la lettera b), aggiungere la seguente:
b.1) dopo il comma 6 è inserito il seguente:
«6-bis. In ogni caso la persona che deve essere trattenuta nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo è trasferita dal territorio italiano o dal territorio albanese, anche per l'esecuzione delle procedure di rimpatrio, con le modalità e garanzie previste nei commi 4, 5 e 6 dell'articolo 42-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354, e previa autorizzazione del giudice competente per il luogo in cui è trattenuta, nei casi previsti dalla presente legge e dall'articolo 14 del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286.».
1.58
Precluso
Al comma 1, lettera b-bis dopo le parole: "per l'anno 2025" aggiungere: "e non rinnovabile".
1.59
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente:
"i-bis): uno speciale ufficio di servizi di assistenza psicologica, che attraverso l'impiego di personale qualificato, garantisce condizioni minime di serenità psicologica e psichica sia agli operatori che ai migranti;"
Conseguentemente all'articolo 5, dopo il comma 8 aggiungere il seguente:
"8-bis Per lo svolgimento dei compiti dell'ufficio di cui all'articolo 3, comma 1, lettera i-bis), della presente legge, in deroga all'articolo 6, comma 7, del decreto-legge 9 giugno 2021, n. 80, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2021, n. 113, nonché in deroga all'articolo 6, comma 6, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e senza il previo esperimento delle procedure di mobilità, in aggiunta alle vigenti facoltà assunzionali e nei limiti della dotazione organica, il Ministero della salute è autorizzato al reclutamento di quattro dirigenti sanitari con il profilo medico psichiatra e/o di psicologo e di quattro unità di personale non dirigenziale, da inquadrare nell'area dei funzionari, di cui quattro con il profilo di funzionario sanitario e due con il profilo di funzionario amministrativo. Il Ministero della salute provvede al reclutamento del personale di cui al primo periodo mediante l'indizione di appositi concorsi pubblici, l'utilizzo di vigenti graduatorie di concorsi pubblici di altre amministrazioni pubbliche nonché, per il personale dirigenziale, mediante procedure di mobilità. Nelle more del completamento delle procedure del predetto reclutamento, l'ufficio di cui al citato articolo 3, comma 1, lettera i), può avvalersi di un corrispondente contingente di personale dirigenziale e non dirigenziale costituito da dipendenti di pubbliche amministrazioni, da collocare in posizione di comando ai sensi dell'articolo 17, comma 14, della legge 15 maggio 1997, n. 127, che conserva lo stato giuridico e il trattamento economico fondamentale dell'amministrazione di appartenenza. Si applica l'articolo 70, comma 12, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165. A tale fine è autorizzata la spesa di euro 594.366 per l'anno 2024 e di euro 7.041.549 annui a decorrere dall'anno 2025. È altresì autorizzata la spesa di euro 105.000 per l'anno 2024 per lo svolgimento delle procedure concorsuali nonché di euro 133.334 per l'anno 2024 e di euro 200.000 annui a decorrere dall'anno 2025 per i maggiori oneri di funzionamento derivanti dal reclutamento del contingente di personale di cui al primo periodo.
1.60
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, prima della lettera a) è premessa la seguente:
o.a) la Procura della Repubblica di Roma, per i provvedimenti di competenza;
1.61
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 1, alla lettera d) della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere alla fine le seguenti parole:
"e per assicurare ai migranti una informativa di cultura legale riguardo i principi e i valori comunemente riconosciuti nella Comunità Europea, con particolare riguardo al rispetto delle differenze di genere, al rispetto dell'individuo e in generale a tutte le abitudini di convivenza diverse da quelle abitualmente usate nel paese di origine".
1.62
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis.all'articolo 3, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente:
"i-bis): uno speciale ufficio di servizi del Garante nazionale dei diritti delle persone private delle libertà personali."
1.63
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo la lettera i) è aggiunta la seguente:
"i-bis): uno speciale ufficio specializzato in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea".
1.64
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "esclusivamente persone", aggiungere: "maggiorenni".
1.65
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere il seguente:
"2-bis Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo non possono essere condotti nuclei familiari con figli minorenni".
1.66
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere il seguente:
"2-bis Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo non possono essere condotti nuclei familiari con figli minori di anni 16".
1.67
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere il seguente:
"2-bis Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo non possono essere condotte donne in stato di gravidanza o con figli minorenni, i quali sono condotti senza indugio in Italia".
1.68
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere il seguente:
"2-bis Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo non possono essere condotte donne in stato di gravidanza e sono condotte senza indugio in Italia".
1.69
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, aggiungere il seguente:
"2-bis Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo non possono essere condotti soggetti vulnerabili, i quali sono condotti senza indugio in Italia".
1.70
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, inserire il seguente:
"2-bis. Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo è garantito l'accesso ai parlamentari Italiani ed Europei, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale."
1.71
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, inserire il seguente:
"2-bis. Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo è garantito l'accesso agli avvocati, ai loro ausiliari, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale."
1.72
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14,
inserire il seguente:
"2-bis. Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo l'ingresso dei migranti in acque territoriali e nel territorio della Repubblica di Albania avviene esclusivamente con i mezzi delle competenti autorità italiane".
1.73
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14,
"2-bis. Nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c) del Protocollo possono essere condotte esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane al fine di svolgere le procedure di frontiera e di rimpatrio per il tempo strettamente necessario alle stesse."
1.74
Precluso
all'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 3, comma 7, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "nonché in deroga allo schema di capitolato di gara d'appalto adottato ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142." sono soppresse.
1.75
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, il comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, è sostituito dal seguente:
"1. Ai migranti di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera d) del Protocollo si applica la disciplina italiana ed europea concernente i requisiti e le procedure relativi all'ammissione e alla permanenza degli stranieri nel territorio nazionale. Per le procedure previste dalle disposizioni indicate al primo periodo si applica la giurisdizione italiana, europea ed internazionale e sono territorialmente competenti la sezione specializzata in materia di immigrazione, protezione internazionale e libera circolazione dei cittadini dell'Unione europea del tribunale di Roma e l'ufficio del giudice di pace di Roma. Nei casi di cui al presente comma si applica la legge italiana, europea ed internazionale."
1.76
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "in quanto compatibili" sono soppresse.
1.77
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "in quanto compatibili" sono sostituite da "purché compatibili".
1.78
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "euro 500" sono sostituite da: "euro 1.000"
1.79
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "la disciplina italiana ed europea" sono aggiunte le seguenti: "ed internazionale".
Conseguentemente dopo le parole: "la giurisdizione italiana" aggiungere: ", europea ed internazionale" e alla fine aggiungere ", europea ed internazionale".
1.80
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "su documento analogico", aggiungere: "o cartaceo se richiesto dallo straniero".
1.81
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, inserire il seguente:
"1-bis I migranti ai quali è riconosciuta la protezione internazionale sono trasferiti senza indugio in Italia."
1.82
Giorgis, Valente, Parrini, Meloni
Precluso
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
1-bis. All'articolo 4 della legge 21 febbraio 2024, n. 14, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al comma 3 sono aggiunte, in fine, le seguenti parole: «, fatta salva la facoltà del difensore di recarsi nelle aree in cui il migrante si trova nei casi indicati dal comma 5.»;
b) dopo il comma 3 è aggiunto il seguente:
«3-bis. Il diritto di conferire con i familiari, ministri di culto, enti specializzati nell'assistenza, è esercitato, con modalità audiovisive che ne assicurino la riservatezza, mediante collegamento da remoto tra il luogo in cui si trova lo straniero e quello in cui si trova il familiare, il ministro di culto e il rappresentante dell'ente specializzato nell'assistenza, fatta salva la facoltà di costoro di recarsi nelle aree in cui il migrante si trova nei casi indicati nel comma 3 dell'articolo 4.»;
c) il comma 5 è sostituito dal seguente:
«5. L'avvocato del migrante di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera d), del Protocollo partecipa all'udienza dall'aula in cui si trova il giudice, con collegamento in modalità audiovisive da remoto con il luogo in cui si trova il migrante, salvo che si rechi, eventualmente anche con l'interprete, nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo. All'avvocato del migrante ammesso, ai sensi dell'articolo 14, comma 4, del decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, al patrocinio a spese dello Stato, il quale si reca, per lo svolgimento dell'incarico, nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo, e all'interprete è liquidato un rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno. La misura, comunque non superiore a euro 500, e le condizioni del rimborso sono stabilite con decreto del Ministro della giustizia, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze.».
1.83
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 9, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "L'arrestato o il fermato" aggiungere:" e il loro avvocato".
1.84
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 7, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "nonché in deroga allo schema di capitolato di gara d'appalto adottato ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142." sono soppresse.
1.85
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 7, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, le parole: "nonché in deroga allo schema di capitolato di gara d'appalto adottato ai sensi dell'articolo 12, comma 1, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142." sono soppresse sostituite da: "e si applica il regolamento del MAECI 2 novembre 2017, n. 192, recante disciplina delle procedure di scelta del contraente e l'esecuzione del contratto da svolgersi all'estero."
1.86
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 11, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "lettera c), del Protocollo" aggiungere: "per il solo tempo necessario per il suo trasferimento presso una idonea struttura in Italia".
1.87
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 4, al comma 12, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "l'imputato" aggiungere: "assistito dall'avvocato"
1.88
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 5, al comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, dopo le parole: "diritto internazionale" aggiungere "comunitario e nazionale".
1.89
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 5, dopo il comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, inserire il seguente:
"1.bis In casi eccezionali, su disposizioni del responsabile italiano di cui al comma 1, lo straniero sottoposto alle procedure di cui alla presente legge può essere trasferito in strutture situate nel territorio italiano. L'esecuzione del trasferimento previsto dal presente comma non fa venire meno il titolo del trattenimento e, in ogni caso, non produce effetto sulle procedure alla quale lo straniero è sottoposto."
1.90
Precluso
All'articolo 1, dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. all'articolo 5, dopo il comma 2, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, inserire il seguente:
"2-bis. Il periodo di permanenza dei migranti nel territorio della Repubblica Albanese non può essere superiore al periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Le autorità italiane, al termine delle procedure eseguite in conformità alla normativa italiana, provvedono senza indugio all'allontanamento del migrante dal territorio albanese."
1.95
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni".
1.96
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici".
1.97
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici".
1.98
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici".
1.99
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni non accompagnati".
1.100
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici non accompagnati".
1.101
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici non accompagnati".
1.102
Precluso
All'articolo al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici non accompagnati".
1.103
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le persone fragili".
1.104
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le donne con figli minori".
1.105
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le donne incinte".
1.106
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, lettera a), aggiungere alla fine: "salvo le persone malate e bisognose di cure".
1.107
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, sostituire le parole: "il questore" con: "il giudice competente".
1.108
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, il secondo periodo è soppresso".
1.109
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, il terzo periodo è soppresso".
1.110
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, il punto 1.2 è soppresso".
1.111
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, punto 1.2 sopprimere le parole: consentendo, quando è necessario per acquisire i predetti elementi, l'accesso ai dispositivi o supporti elettronici o digitali in suo possesso".
1.112
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, al punto 1.2 sopprimere il secondo periodo".
1.113
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1, al punto 1.2 dopo le parole: "Lo straniero" aggiungere "maggiorenne".
1.114
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1-bis, le parole: "il questore" sono sostituite da: "il giudice competente".
1.115
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1-bis la lettera a) è soppressa".
1.116
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 1-bis, alla lettera c) le parole: "Il contravventore anche solo ad una delle predette misure è punito con la multa da 3.000 a 18.000 euro" sono soppresse.
1.117
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis) al comma 1-bis, alla lettera c) le parole: "Il contravventore anche solo ad una delle predette misure è punito con la multa da 3.000 a 18.000 euro" sono sostituite da: "Il contravventore maggiorenne anche solo ad una delle predette misure è punito con la multa da 300 a 1000 euro."
1.118
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis) al comma 1-bis, alla lettera c) le parole: "Il contravventore anche solo ad una delle predette misure è punito con la multa da 3.000 a 18.000 euro" sono sostituite da: "Il contravventore maggiorenne è punito con la multa da 300 a 1000 euro."
1.119
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis) al comma 1-bis, alla lettera c) le parole: "Il contravventore anche solo ad una delle predette misure è punito con la multa da 3.000 a 18.000 euro" sono sostituite da: "Il contravventore maggiorenne è punito con la multa da 100 a 500 euro."
1.120
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis) al comma 1-bis, alla lettera c) l'ultimo periodo è soppresso.
1.121
Meloni, Giorgis, Parrini, Valente
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a), inserire la seguente:
a-bis) al comma 3, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il trattenimento in un determinato centro o struttura può essere a qualsiasi titolo autorizzato o comunque disposto, convalidato, prorogato o mantenuto soltanto se il giudice verifica che sussistono i presupposti per l'adozione, la proroga o il mantenimento del trattenimento previsto dal presente articolo e che lo straniero nel centro in cui è o sarà trattenuto può effettivamente fruire di un trattamento non inferiore a quello previsto nella direttiva del Ministro dell'interno del 19 maggio 2022 recante criteri per l'organizzazione dei centri di permanenza per i rimpatri, con i relativi allegati».
1.122
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 4, l'ultimo capoverso è soppresso.
1.123
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 4-bis è soppresso"
1.124
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 4-bis sopprimere le parole: ", ove possibile,".
1.125
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5 è soppresso.
1.126
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5 le parole: "per un periodo di complessivo complessivi tre mesi" sono sostituite da: "per un periodo complessivo di quindici giorni".
1.127
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5 le parole: "per un periodo di complessivo complessivi tre mesi" sono sostituite da: "per un periodo complessivo di trenta giorni".
1.128
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5 le parole: "di ulteriori tre mesi" sono sostituite da: "di ulteriori quindici giorni".
1.129
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5 le parole: "di ulteriori tre mesi" sono sostituite da: "di ulteriori trenta giorni".
1.130
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5 il quarto periodo è soppresso.
1.131
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-bis è soppresso.
1.132
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-bis le parole: "entro il termine di sette giorni" sono soppresse.
1.133
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-bis le parole: "entro il termine di sette giorni" sono sostituite da: "entro il termine di novanta giorni".
1.134
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-bis le parole: "entro il termine di sette giorni" sono sostituite da: "entro il termine di sessanta giorni".
1.135
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-ter è soppresso.
1.136
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter sopprimere il primo periodo."
1.137
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter le parole: "con la multa da 10.000 a 20.000 euro" sono sostituite da: "con la multa da 500 a 1.000 euro".
1.138
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter le parole: "con la multa da 10.000 a 20.000 euro" sono sostituite da: "con la multa da 1.000 a 5.000 euro".
1.139
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter sopprimere il secondo periodo."
1.140
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter sopprimere il terzo periodo."
1.141
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter sopprimere il quarto periodo."
1.142
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter le parole: "la multa da 6.000 a 15.000 euro" sono sostituite da: "la multa da 500 a 1.000 euro".
1.143
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-ter le parole: "la multa da 6.000 a 15.000 euro" sono sostituite da: "la multa da 1.000 a 3.000 euro".
1.144
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-quater è soppresso".
1.145
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-quater è soppresso il primo periodo".
1.146
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-quater è soppresso il secondo periodo".
1.147
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-quater" le parole: "con la multa da 15.000 a 30.000 euro" sono sostituite da: "con la multa da 2.000 a 4.000 euro".
1.148
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-quater" le parole: "con la multa da 15.000 a 30.000 euro" sono sostituite da: "con la multa da 3.000 a 6.000 euro".
1.149
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-quater" le parole: "con la multa da 15.000 a 30.000 euro" sono sostituite da: "con la multa da 5.000 a 10.000 euro".
1.150
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-quinquies. È soppresso".
1.151
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-sexies è soppresso".
1.152
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-sexies. Le parole: "non è richiesto" sono sostituite da: "è sempre richiesto".
1.153
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 5-septies è soppresso".
1.154
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-septies è soppresso il primo periodo".
1.155
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 5-septies è soppresso il secondo periodo".
1.156
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 6 è soppresso".
1.157
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 6 è soppresso il primo periodo".
1.158
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 6 è soppresso il secondo periodo".
1.159
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 7 è soppresso".
1.160
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7 è soppresso il primo periodo".
1.161
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7 è soppresso il secondo periodo".
1.162
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 7-bis è soppresso".
1.163
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7-bis sopprimere le parole: "o alle cose".
1.164
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7-bis sopprimere le parole: "o facoltativo".
1.165
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7-bis sopprimere le parole: "colui il quale, risulta senza dubbio essere autore del fatto e l'arresto è consentito entro quarantotto ore dal fatto".
1.166
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7-bis sopprimere le parole: "colui il quale, anche sulla base di documentazione video o fotografica, risulta essere autore del fatto e l'arresto è consentito entro quarantotto ore dal fatto".
1.167
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 7-ter è soppresso.
1.168
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 7-ter le parole: "si procede sempre con giudizio direttissimo, salvo che siano necessari speciali indagini" con le seguenti: "si procede con giudizio, salvo che siano necessari ulteriori indagini".
1.169
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 8 è soppresso".
1.170
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 8 sopprimere le parole: "anche collettivo".
1.171
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. il comma 9 è soppresso".
1.172
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 9 è soppresso il primo periodo".
1.173
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 9 è soppresso il secondo periodo".
1.174
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 9, dopo le parole: "il Ministro dell'interno" aggiungere: "sentito il Ministro della giustizia".
1.175
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 9, il terzo periodo è soppresso".
1.176
Precluso
Al comma 2, dopo la lettera a) aggiungere la seguente:
"a-bis. al comma 9, sopprimere le parole: ", con gli enti locali".
1.179
Valente, Parrini, Giorgis, Meloni
Precluso
Al comma 2, lettera b), sopprimere le parole: Il citato trasferimento non fa venire meno il titolo del trattenimento adottato e non è richiesta una nuova convalida.
1.180
Meloni, Giorgis, Parrini, Valente
Precluso
Al comma 2, lettera b), sostituire le parole da: Il citato trasferimento fino alla fine della lettera con le seguenti: Per il citato trasferimento è richiesta in ogni caso una nuova convalida mediante richiesta scritta e motivata per uno dei motivi indicati nell'articolo 42 della legge 26 luglio 1975, n. 354 e successive modificazioni e integrazioni, recante la traduzione in una lingua conosciuta dallo straniero, che deve essere trasmessa al giudice competente per il centro in cui lo straniero è trattenuto, allo straniero e al suo difensore; il giudice si deve pronunciare sulla richiesta, sentito il difensore stesso, entro le successive 48 ore; il trasferimento presso tale centro avviene dopo l'autorizzazione del giudice e con le modalità e garanzie previste nell'articolo 43 della medesima legge.
1.181
Precluso
Al comma 2, lettera b), sostituire le parole: "Il citato trasferimento" con le seguenti: "Il predetto trasferimento, in altro centro situato nell'ambito dei confini nazionali e, comunque, con esclusione dei centri situati nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo,".
1.182
Precluso
Al comma 2, lettera b), sostituire le parole: "Il citato trasferimento" con le seguenti: "Il predetto trasferimento, esclusivamente in altro centro situato nell'ambito dei confini nazionali,".
1.183
Precluso
Al comma 2, lettera b), apportare le seguenti modificazioni:
a) sopprimere le parole: "e non è richiesta una nuova convalida";
b) aggiungere, in fine, i seguenti periodi: "Il provvedimento di trasferimento dello straniero in altro centro è adottato dal Questore, previa comunicazione allo straniero e al suo difensore nonché al giudice competente entro 48 ore, con convalida del giudice entro le 48 ore successive. Il provvedimento di trasferimento reca, tassativamente e a pena di nullità, i presupposti giuridici, i criteri e le garanzie del trasferimento. Si attuano, in quanto compatibili, gli articoli 14, 42 e 42-bis della legge 26 luglio 1975, n. 354.".
1.184
Precluso
Al comma 2, lettera b), sopprimere le parole: "e non è richiesta una nuova convalida".
1.185
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici".
1.186
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni dodici non accompagnati".
1.187
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici".
1.188
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni quattordici non accompagnati".
1.189
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici".
1.190
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minori di anni sedici non accompagnati".
1.191
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni".
1.192
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo i minorenni non accompagnati".
1.193
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo le persone fragili".
1.194
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo le persone malate e bisognose di cure".
1.195
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo le donne incinte".
1.196
Precluso
All'articolo 1 al comma 2, la lettera b), aggiungere alla fine: "salvo le donne con figli minori".
1.197
Musolino, Paita, Enrico Borghi, Fregolent, Furlan, Renzi, Sbrollini, Scalfarotto
Precluso
Dopo il comma 2 aggiungere il seguente:
"2-bis. All'articolo 2, comma 1, primo periodo, del decreto legge 11 ottobre 2024, n. 145, convertito con modificazioni dalla legge 9 dicembre 2024, n. 187, dopo le parole "di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286", aggiungere le seguenti: "e gli istituti di patronato e di assistenza sociale di cui alla legge 30 marzo 2001, n. 152".
1.204
Valente, Giorgis, Parrini, Meloni
Precluso
Al comma 2-bis, lettera a), numero 1), capoverso 2-bis, sopprimere le parole: o, comunque, non oltre quarantotto ore.
1.205
Giorgis, Parrini, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 2-bis, lettera a), numero 1), capoverso 2-bis, sostituire la parola: quarantotto con la seguente: ventiquattro.
1.206
Precluso
Al comma 2-bis, lettera a), numero 1), capoverso 2-bis, sopprimere l'ultimo periodo.
1.213
Parrini, Giorgis, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 2-ter, sopprimere la lettera a).
Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere lettera b).
1.214
Valente, Giorgis, Parrini, Meloni
Precluso
Al comma 2-ter, sopprimere la lettera a).
Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere lettera c).
1.217
Parrini, Giorgis, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 2-ter, sopprimere la lettera b).
Conseguentemente, al medesimo comma, sopprimere lettera c).
1.222
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Le amministrazioni pubbliche competenti ai fini dell'attuazione del presente decreto svolgono sopralluoghi finalizzati alla verifica della compatibilità delle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, del Protocollo e delle strutture di cui alle lettere A) e B) dell'Allegato 1 al Protocollo con l'applicabilità delle discipline di cui all'articolo 4, comma 1, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, e l'effettività dell'esercizio dei diritti conseguenti. Le medesime amministrazioni di cui al periodo precedente effettuano, altresì, indagini in ordine alla disciplina vigente nel territorio albanese in materia di condizione e trattamento dello straniero, ai fini della verifica della sua aderenza ai principi della disciplina italiana ed europea concernenti l'accoglienza e il trattenimento delle persone di cui all'articolo 3, comma 2 della predetta legge. Il Governo trasmette tempestivamente alle Camere una relazione recante le risultanze dei predetti sopralluoghi e delle predette indagini.".
1.223
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Nei centri di accoglienza e di trattenimento situati nelle aree in territorio albanese hanno diritto di accesso familiari, ministri di culto accreditati presso la confessione religiosa di appartenenza su richiesta dello straniero, personale della rappresentanza diplomatica o consolare del paese di origine, su richiesta dello straniero o dell'unità organizzativa dell'Ufficio Immigrazione presente nel Centro, rappresentanti di enti di tutela dei migranti o dei richiedenti protezione internazionale con esperienza consolidata nel settore e associazioni di volontariato o cooperative di solidarietà sociale ammesse a svolgere attività di assistenza. Hanno diritto di accesso, altresì, il difensore dello straniero, o suoi ausiliari, previa esibizione di apposito mandato.".
1.224
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Al fine di non pregiudicare la sostanziale uguaglianza con gli stranieri trattenuti nei centri di permanenza e rimpatrio siti nel territorio nazionale, agli stranieri trattenuti nell'omologo centro nelle aree albanesi è garantito il diritto di visita dei familiari, dei difensori e dei ministri di culto nonché assicurati le modalità e i termini per l'esercizio del diritto alla difesa. Gli oneri derivanti dall'attuazione del periodo precedente sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della legge 21 febbraio 2024, n. 14.".
1.225
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il trasferimento ad altro centro, ove situato al di fuori dei confini nazionali, prevede una visita medica effettuata dal medico della ASL o dell'azienda ospedaliera competente per territorio, disposta dal questore, anche in ore notturne, volta ad accertare lo stato di salute fisico e mentale dello straniero nonché eventuali profili di vulnerabilità, e a valutare l'idoneità sanitaria al predetto trasferimento. La documentazione sanitaria è allegata al fascicolo dello straniero e sottoposta al giudice in sede di convalida del predetto trasferimento.".
1.226
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Al fine di mantenere un'ordinata convivenza all'interno della struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio ubicata sul suolo albanese, anche al fine di agevolare le procedure di rimpatrio, è attivato un monitoraggio costante, almeno quindicinale, della condizione di trattenimento e dei servizi, anche sanitari, resi da parte delle autorità sanitarie italiane competenti. Gli oneri derivanti dall'attuazione del periodo precedente sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della legge 21 febbraio 2024, n. 14.".
1.227
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Al fine di mantenere un'ordinata convivenza all'interno della struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio ubicata sul suolo albanese, anche al fine di agevolare le procedure di rimpatrio, è attivato un monitoraggio costante della condizione di trattenimento e dei servizi, anche sanitari, resi, da parte delle organizzazioni e associazioni umanitarie nazionali e internazionali. Gli oneri derivanti dall'attuazione del periodo precedente sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della legge 21 febbraio 2024, n. 14.".
1.228
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Le autorità competenti ai fini dell'esecuzione del Protocollo di cui all'articolo 3, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, svolgono sopralluoghi e monitoraggi costanti sulla compatibilità della condizione del trattenimento nella struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio con la disciplina italiana ed europea e sull'effettività dell'esercizio dei diritti della persona.".
1.229
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Nella struttura destinata al trattenimento ai fini del rimpatrio, situata nelle aree del territorio albanese, è istituito un presidio sanitario in cui è assicurata la presenza di personale medico e paramedico, quest'ultimo per 24 ore al giorno, compresi i giorni festivi. Il presidio accerta e vigila sulle condizioni di salute, fisiche e mentali, e sulla necessità di assistenza.".
1.230
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Nella struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio situata nelle aree del territorio albanese sono assicurati l'assistenza sanitaria, l'assistenza sociale e psicologica, la mediazione linguistico-culturale e i servizi di orientamento legale.".
1.231
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Lo straniero trattenuto nei centri di accoglienza e di trattenimento in territorio albanese è soggetto a costanti screening sanitari e psicologici ai fini dell'accertamento dell'idoneità alla sua permanenza nei predetti centri. Al riscontro di elementi di fragilità consegue la predisposizione delle misure per il rientro dello straniero in Italia.".
1.232
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Presso le aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, del Protocollo è istituita una sede dell'ufficio del Garante nazionale dei diritti delle persone private delle libertà personali. Gli oneri derivanti dall'attuazione del periodo precedente sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della legge 21 febbraio 2024, n. 14.".
1.233
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. L'utilizzo della struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio situata nelle aree albanesi è subordinato alla verifica della dotazione di locali e servizi idonei alla sistemazione dei migranti, nel rispetto degli standard europei ed internazionali e della tutela della dignità e dei diritti fondamentali della persona.".
1.234
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il prefetto di Roma garantisce costanti sopralluoghi e monitoraggi del centro di permanenza e rimpatrio sito in territorio albanese, a tutela delle persone ivi trattenute e verifica, altresì, il trattamento ad essi corrisposto e l'effettività e l'adeguatezza dell'erogazione dei servizi.".
1.235
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il tribunale di Roma è l'autorità giurisdizionale preposta a vigilare sul rispetto delle modalità di esecuzione del trasferimento ad altro centro, ove situato all'esterno dei confini nazionali, e del successivo trattenimento, anche in ordine all'adeguatezza delle modalità della sua esecuzione.".
1.236
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il trasferimento dello straniero in altro centro situato al di fuori dei confini nazionali è disposto con provvedimento motivato del questore, previo consenso dell'interessato e convalida dell'autorità giurisdizionale in conformità della disciplina nazionale ed europea in tema di immigrazione, asilo e condizione giuridica dello straniero nonché delle norme e dei trattati internazionali.".
1.237
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il gestore della struttura adibita a centro di permanenza e rimpatrio situata al di fuori dei confini nazionali assicura alle persone ivi trattenute le garanzie e le tutele previste e riconosciute dalla direttiva 6 dicembre 2008 n. 2008/115/CE, anche in ordine alle informazioni sui diritti esercitabili.".
1.238
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Nelle strutture di accoglienza e trattenimento site in territorio albanese è garantito il libero accesso dei parlamentari italiani ed europei, dei rappresentanti della stampa nazionale ed estera nonché degli operatori delle radiotelevisioni nazionali ed estere.".
1.239
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il gestore del centro di permanenza e rimpatrio situato al di fuori dei confini nazionali assicura il servizio di corrispondenza epistolare e telefonica, garantendo quotidianamente la spedizione o il recapito della corrispondenza.".
1.240
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il numero di stranieri presenti contestualmente nella struttura situata su suolo albanese adibita a centro di permanenza e rimpatrio non può superare il limite di capienza della struttura medesima.".
1.241
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, trasmette alle competenti Commissioni parlamentari, con cadenza semestrale a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, una relazione in ordine al funzionamento del sistema di accoglienza e trattenimento nelle strutture site nelle aree albanesi nonché alle misure adottate ai sensi del presente decreto nelle medesime strutture, a tal fine ivi riportando i dati e i costi relativi alla ricezione e alla gestione di ciascuna delle strutture collocate nelle predette aree nonché i dati sui servizi resi nelle strutture e la loro adeguatezza, sull'entità e l'utilizzo delle risorse finanziarie, anche di eventuale assegnazione comunitaria, finalizzate all'attuazione del Protocollo.".
1.242
Precluso
Dopo il comma 2-ter, aggiungere, in fine, il seguente:
"2-quater. Le amministrazioni competenti ai fini dell'attuazione del presente decreto svolgono indagini in ordine alla disciplina vigente nel territorio albanese in materia di condizione e trattamento dello straniero ai fini della verifica della sua aderenza ai princìpi della disciplina italiana ed europea concernenti l'accoglienza e il trattenimento dei migranti nonché un monitoraggio costante della gestione dei centri situati nelle aree albanesi e ne trasmettono tempestivamente alle Camere le risultanze.".
G1.1
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
il decreto-legge stabilisce che potranno essere trasferiti in Albania non solo i migranti intercettati in acque internazionali durante operazioni di soccorso, ma anche tutti i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento. Si aprono così le carceri albanesi ai migranti irregolari già presenti sul territorio italiano e destinati ai Cpr in attesa di espulsione ed amplia notevolmente la portata dell'Accordo, prevedendo trasferimenti di cittadini stranieri già presenti in Cpr italiani a quello di Gjader, senza necessità di ulteriore convalida giudiziaria;
il provvedimento istituisce un pericoloso meccanismo di delocalizzazione verso un Paese terzo, esterno all'Unione Europea, prefigurando, di fatto, la costituzione di centri detentivi per stranieri in violazione anche delle norme legislative nazionali vigenti (decreti legislativi n. 286 del 1998, n. 251 del 2007 e n. 25 del 2008). Questo perché lo straniero portato in Albania rispetto allo straniero sbarcato o "detenuto" nel CPR in Italia si troverebbe in una condizione di evidente discriminazione legale dovuta a motivi di condizione personale;
all'articolo 1, la lettera b-bis) del comma 1, introdotta in sede referente, inserisce il comma 7-bis all'articolo 3 della legge n. 14/2024, autorizzando per il 2025 il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a cedere a titolo gratuito alla Repubblica di Albania due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione alla Guardia costiera. La cessione avviene con contestuale cancellazione delle motovedette dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato;
l'articolo 2 prevede che dall'attuazione del decreto-legge in esame non debbano derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate vi provvedano nell'ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente;
se da una parte si afferma la volontà di cedere a titolo gratuito per il 2025 due motovedette della classe 400 Cavallari in dotazione alla Guardia costiera, con contestuale cancellazione dai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato, dall'atro, con l'articolo 2 si prevede che dall'attuazione del decreto-legge non debbano derivare nuovi o maggiori oneri, eppure il costo cadauno delle motovedette classe 400 Cavallari si aggirerebbe intorno ai 3 milioni di euro;
impegna il Governo:
a rientrare in possesso delle due motovedette classe 400 Cavallari entro e non oltre il 1 gennaio 2026, provvedendo, con immediatezza, alla reimmatricolazione delle motovedette ai registri inventariali e dai ruoli speciali del naviglio militare dello Stato.
G1.2
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
il decreto-legge stabilisce che potranno essere trasferiti in Albania non solo i migranti intercettati in acque internazionali durante operazioni di soccorso, ma anche tutti i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento;
la lettera a) del comma 1, opera sull'articolo 3, comma 2, della legge sulla legge n. 14/2024, recante "Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno", ampliando la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania attraverso due novelle;
si ricorda che, nella versione previgente, la disposizione oggetto della modifica consentiva di condurre nelle strutture in Albania realizzate in attuazione del Protocollo, esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea, anche a seguito di operazioni di soccorso.
non sembra affatto, che il diritto dell'Unione autorizzi in alcun modo la collocazione e la gestione da parte di un Paese UE di una propria struttura di trattenimento al di fuori del territorio UE;
il diritto UE non ha finora mai contemplato la possibilità che centri di trattenimento europei possano venire aperti a piacimento in giro per il mondo e prevede che il trattenimento per eseguire l'espulsione dal territorio di uno Stato membro dell'Unione può essere applicato solo come ultima ratio, se non "possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive" e "soltanto per preparare il rimpatrio e/o effettuare l'allontanamento" (art. 15 par. 1), inteso, come sopra indicato, come il trasporto fisico fuori dal territorio UE. "Il trattenimento deve essere il più breve possibile, deve essere periodicamente riesaminato per valutare in concreto se ci sono le ragioni per proseguirlo e se non c'è alcuna prospettiva ragionevole di allontanamento per motivi di ordine giuridico o per altri motivi .il trattenimento non è più giustificato e la persona interessata è immediatamente rilasciata" (art. 15 par. 4);
si rammenta che gli stranieri trattenuti devono avere la possibilità "di entrare in contatto, a tempo debito, con rappresentanti legali, familiari e autorità consolari competenti" (art. 16 par.2) nonché con organizzazioni non governative di tutela, le quali "hanno la possibilità di accedere ai centri di permanenza temporanea" (art. 16 par.4). L'accesso a tali diritti deve essere effettivo, non può solamente essere sancito ma non essere concretamente esercitabile, come avverrebbe in caso di strutture ubicate al di fuori del territorio dello Stato membro dell'UE. Il familiare non può in concreto incontrare chi è trattenuto se il centro di detenzione si trova in zone remote o inaccessibili e sarebbe del tutto privo di ogni logica sostenere che l'Albania non presenta problemi perché in fondo è geograficamente vicina, giacché l'effettività dell'esercizio dei diritti garantiti ai trattenuti non è questione di chilometraggio. A ben guardare neppure le visite ispettive svolte da parlamentari e le stesse funzioni di monitoraggio e controllo svolte dal Garante nazionale per le persone private della libertà personale potrebbero essere svolte in modo efficace in strutture ubicate al di fuori del territorio nazionale. Nei centri di detenzione ubicati al di fuori degli Stati dell'Unione non risulta dunque possibile attuare il trattenimento dei trattenuti "nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali (considerando n. 17) e semmai ben si può ritenere che le persone che vi verrebbero rinchiuse assomiglierebbero ad ostaggi di un potere arbitrario";
impegna il Governo:
a istituire presso i centri in Albania uno speciale ufficio di servizi del Garante nazionale dei diritti delle persone private delle libertà personali.
G1.3
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
i centri per migranti in Albania, soprattutto quelli stabiliti nell'ambito dell'accordo tra Italia e Albania, presentano una serie di problematiche legate alla loro validità giuridica, alla gestione dei rimpatri, e ai diritti dei migranti trattenuti e per evitare un possibile danno erariale, la soluzione escogitata dal Governo è stata quella di cambiare, con il decreto in esame, la natura dei centri albanesi;
i centri costruiti dall'Italia in Albania di fatto non hanno mai funzionato, perché i tribunali italiani non hanno confermato il trattenimento delle persone richiedenti asilo che vi erano stati trasferiti per essere sottoposti alla procedura accelerata di asilo. Per questo il 28 marzo il consiglio dei ministri ha approvato uno scarno decreto-legge per trasformare quei centri in CPR, nonostante le strutture di questo tipo in Italia siano mezze vuote: è una chiara scelta politica senza alcun interesse pubblico, a danno delle casse dello Stato
si tratta di uno dei segnali più significativi dell'inconsistenza del Governo che, pur di non ammettere il colossale flop della sua politica migratoria è costretto a far funzionare a tutti i costi i centri albanesi;
il provvedimento in esame istituisce un pericoloso meccanismo di delocalizzazione verso un Paese terzo, esterno all'Unione Europea, prefigurando, di fatto, la costituzione di centri detentivi per stranieri in violazione anche delle norme legislative nazionali vigenti (decreti legislativi n. 286 del 1998, n. 251 del 2007 e n. 25 del 2008). Questo perché lo straniero portato in Albania rispetto allo straniero sbarcato o "detenuto" nel CPR in Italia si troverebbe in una condizione di evidente discriminazione legale dovuta a motivi di condizione personale;
il comma 2-bis, introdotto dalla I Commissione in sede referente, aggiunge all'articolo 6 del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142 il comma 2-bis. In particolare alla lettera a) si prevede la possibilità di adozione successiva del provvedimento di trattenimento, precedentemente non convalidato, per i richiedenti rimasti nei centri di cui all'articolo 14 del d.lgs. 286/1998 nel caso disciplinato dal comma 3 del d.lgs. 142/2015, ovvero se vi sono fondati motivi per ritenere che la loro domanda sia stata presentata al solo scopo di ritardare o impedire l'esecuzione dell'espulsione o del respingimento;
si prevede, altresì, che il richiedente permanga nel centro fino alla decisione sulla convalida del provvedimento se questo è adottato immediatamente o, comunque, non oltre quarantotto ore dalla comunicazione della mancata convalida. La disposizione interviene, inoltre, sul comma 3 dell'articolo 6 introducendo un ulteriore periodo in virtù del quale la disciplina dettata dal primo periodo è estesa anche ai casi in cui centri siano situati in zone di frontiera o di transito;
la lettera b) esclude anche i richiedenti di cui ai commi 2-bis e 3 del citato d.lgs. dall'applicazione dell'articolo 6-bis, comma 14. Di conseguenza tali soggetti non possono essere trattenuti al solo scopo di accertarne il diritto di entrare nel territorio dello Stato durante lo svolgimento della procedura accelerata di frontiera ai sensi dell'articolo 28 bis, comma 2-bis, del decreto legislativo 28 gennaio 2008, n. 25 (v. infra);
il comma 2-ter, aggiunto nel corso dell'esame in sede referente, reca alcune modifiche al decreto legislativo n. 25/2008 (decreto procedure). In particolare, la lettera a), modificando l'articolo 28-bis, comma 2-bis, estende la possibilità di procedura accelerata per l'esame della domanda di protezione internazionale direttamente alla frontiera o nelle zone di transito. Nella versione attualmente in vigore tale procedura è limitata ai casi in cui la domanda di protezione internazionale è presentata da un richiedente direttamente alla frontiera o nelle zone di transito, dopo essere stato fermato per avere eluso o tentato di eludere i relativi controlli (articolo 28-bis, comma 2, lettera b), d. lgs. n. 25/2008) o in cui la domanda di protezione internazionale è presentata direttamente alla frontiera o nelle zone di transito da un richiedente proveniente da un Paese designato di origine sicuro;
il decreto legislativo n. 25/2008 ("decreto procedure") non contiene una definizione di «procedura accelerata», espressione con la quale pertanto si intende una procedura caratterizzata da termini ridotti, rispetto alla procedura generale o ordinaria, per l'adozione della decisione finale;
si ricorda che l'articolo 9, comma 1, del Protocollo Italia-Albania prevede che "Il periodo di permanenza dei migranti nel territorio della Repubblica d'Albania in attuazione del presente Protocollo, non può essere superiore al periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Le autorità italiane, al termine delle procedure eseguite in conformità alla normativa italiana, provvedono all'allontanamento dei migranti dal territorio albanese. Le spese relative a tali procedure sono totalmente sostenute dalla Parte italiana conformemente alle disposizioni del presente Protocollo";
l'ipotesi di trattenimento in centri per il rimpatrio collocati fuori dal territorio nazionale non è allo stato presa in considerazione dalla vigente direttiva 2008/115/CE in materia di rimpatri;
la lettera a) del comma 1, dell'articolo 1, amplia la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania attraverso due novelle;
impegna il Governo
a trasferire i migranti in Albania, salvo le persone fragili e minori, previo consenso dello straniero interessato dal trasferimento e convalida del giudice, entro le 48 ore successive, del provvedimento motivato di trasferimento disposto dal questore e e comunque in ottemperanza del diritto dell'Unione europea e delle convenzioni internazionali.
ad ottemperare, con riferimento al trasferimento dello straniero in altro centro situato in uno Stato estero, alla normativa italiana, comunitaria e alle convenzioni internazionali;
a garantire l'accesso agli avvocati, ai loro ausiliari, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale.
G1.4
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
stando alla lettera dell'Accordo il trattenimento dovrebbe durare al massimo 28 giorni, allo scadere dei quali lo straniero deve essere riportato, mentre la detenzione in un Cpr può durare fino a 18 mesi, che l'Accordo si riferisca soltanto alle procedure di frontiera è confermato dalla Corte costituzionale albanese, la quale, nella sentenza n. 2/2024, ha sottolineato come nessun migrante potrà rimanere in Albania oltre i 28 giorni previsti dalla legislazione italiana.
il governo, quindi, ha modificato unilateralmente la portata del trattato, rischiando così una contestazione da parte albanese per violazione della Convenzione di Vienna sul diritto dei trattati, che prevede l'esecuzione in buona fede degli accordi internazionali secondo il principio "Pacta sunt servanda";
questa situazione non solo potrebbe creare tensioni diplomatiche con l'Albania, ma solleva interrogativi sulla legittimità costituzionale dell'operato governativo, considerando che l'art. 117 della Costituzione impone il rispetto degli obblighi internazionali nell'esercizio della funzione legislativa;
il caso Albania ancora una volta si dimostra essere un campo di sperimentazione per un approccio giuridico spregiudicato, governato dall'idea che il diritto internazionale e le garanzie costituzionali siano liberamente manipolabili per il raggiungimento dei fini governativi, a nulla importando lo strappo di regole maturate in lunghi e accurati processi democratici in contesti nazionali e internazionali;
il limite massimo di permanenza nei CPR è di 18 mesi. Il termine ordinario è di 3 mesi, prorogabile di altri 3 mesi. Ulteriori proroghe, fino al massimo di altri 12 mesi possono essere stabilite in determinati casi: se lo straniero non collabora al suo allontanamento o per i ritardi nell'ottenimento della necessaria documentazione da parte dei Paesi terzi;
si ricorda che l'articolo 9, comma 1, del Protocollo Italia-Albania prevede che "Il periodo di permanenza dei migranti nel territorio della Repubblica d'Albania in attuazione del presente Protocollo, non può essere superiore al periodo massimo di trattenimento consentito dalla vigente normativa italiana. Le autorità italiane, al termine delle procedure eseguite in conformità alla normativa italiana, provvedono all'allontanamento dei migranti dal territorio albanese. Le spese relative a tali procedure sono totalmente sostenute dalla Parte italiana conformemente alle disposizioni del presente Protocollo";
l'ipotesi di trattenimento in centri per il rimpatrio collocati fuori dal territorio nazionale non è allo stato presa in considerazione dalla vigente direttiva 2008/115/CE in materia di rimpatri;
la lettera a) del comma 1, dell'articolo 1, amplia la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania attraverso due novelle;
l'UNHCR ha sollecitato le autorità italiane a chiarire le modalità con cui saranno svolte le attività di registrazione delle domande di asilo e i colloqui della fase amministrativa della procedura di riconoscimento della protezione internazionale;
sebbene l'uso della modalità di colloquio a distanza può contribuire all'efficienza dei sistemi nazionali di asilo, i colloqui dovrebbero essere svolti in presenza ogni qualvolta ciò sia possibile, poiché il colloquio stesso e la possibilità per il richiedente di esprimersi al meglio sono aspetti fondamentali per garantire l'equità procedimentale;
i colloqui o le audizioni a distanza possono non essere adatti o appropriati per tutti gli individui, ad esempio quando esigenze specifiche, come quelle legate all'età, alla vista o all'udito, alla salute mentale o a traumi o fattori di altra natura impediscono una partecipazione efficace al colloquio;
l'articolo 1-bis, introdotto in sede referente, estende al 2026 la facoltà, per la localizzazione, la realizzazione, nonché l'ampliamento e il ripristino dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto del codice antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza dell'Unione europea;
la disposizione oggetto di modifica prevede, inoltre, che per le procedure relative all'ampliamento della rete nazionale dei CPR, l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) assicuri l'attività di vigilanza collaborativa di cui all'articolo 222, comma 3, lett. h), del codice dei contratti pubblici. L'intervento normativo proroga, pertanto, anche l'estensione temporale dell'efficacia di tale previsione;
impegna il Governo:
a garantire al richiedente e al suo legale rappresentante la possibilità di esercitare in modo significativo ed efficace il diritto all'assistenza e alla difesa legale, con specifico riferimento sia all'effettiva possibilità di scegliere il proprio rappresentante legale tra professionisti qualificati, sia alla necessità di stabilire un vero rapporto di fiducia con il proprio rappresentante legale;
a garantire l'accesso agli avvocati, ai loro ausiliari, nonché alle organizzazioni internazionali e alle agenzie dell'Unione europea che prestano consulenza e assistenza ai richiedenti protezione internazionale;
ad assicurare all'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) tutti gli strumenti utili e necessari affichè possa assicurare, in piena autonomia, l'attività di vigilanza così come disciplinata dal codice dei contratti pubblici durante tutto l'iter per la localizzazione, la realizzazione, nonché l'ampliamento e il ripristino dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR).
G1.5
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
il decreto-legge stabilisce che potranno essere trasferiti in Albania non solo i migranti intercettati in acque internazionali durante operazioni di soccorso, ma anche tutti i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento. Si aprono così le carceri albanesi ai migranti irregolari già presenti sul territorio italiano e destinati ai Cpr in attesa di espulsione ed amplia notevolmente la portata dell'Accordo, prevedendo trasferimenti di cittadini stranieri già presenti in Cpr italiani a quello di Gjader, senza necessità di ulteriore convalida giudiziaria;
il provvedimento istituisce un pericoloso meccanismo di delocalizzazione verso un Paese terzo, esterno all'Unione Europea, prefigurando, di fatto, la costituzione di centri detentivi per stranieri in violazione anche delle norme legislative nazionali vigenti (decreti legislativi n. 286 del 1998, n. 251 del 2007 e n. 25 del 2008). Questo perché lo straniero portato in Albania rispetto allo straniero sbarcato o "detenuto" nel CPR in Italia si troverebbe in una condizione di evidente discriminazione legale dovuta a motivi di condizione personale;
la lettera a) del comma 1, opera sull'articolo 3, comma 2, della legge sulla legge n. 14/2024, recante "Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno", ampliando la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania attraverso due novelle;
si ricorda che, nella versione previgente, la disposizione oggetto della modifica consentiva di condurre nelle strutture in Albania realizzate in attuazione del Protocollo, esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea, anche a seguito di operazioni di soccorso.
non sembra affatto, che il diritto dell'Unione autorizzi in alcun modo la collocazione e la gestione da parte di un Paese UE di una propria struttura di trattenimento al di fuori del territorio UE;
infine, la Corte europea dei diritti dell'uomo, così come la Corte di giustizia Ue, hanno precisato che non esiste una presunzione assoluta di sicurezza per nessuno, neanche per gli stati membri dell'Unione europea; l'Albania non lo è nemmeno;
impegna il Governo:
a porre in essere tutte le misure necessarie affinché sia istituito uno speciale ufficio di servizi di assistenza psicologica, che attraverso l'impiego di personale qualificato, garantisca condizioni minime di serenità psicologica e psichica sia agli operatori che ai migranti;
a garantire l'accesso alle strutture delocalizzate in Albania ai parlamentari, ai rappresentati dell'UNHCR e delle ONG.
G1.6
Precluso
Il Senato,
premesso che:
in sede di esame dell'Atto Senato 1493: "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare";
il decreto-legge stabilisce che potranno essere trasferiti in Albania non solo i migranti intercettati in acque internazionali durante operazioni di soccorso, ma anche tutti i cittadini stranieri destinatari di provvedimenti di trattenimento;
la lettera a) del comma 1, opera sull'articolo 3, comma 2, della legge sulla legge n. 14/2024, recante "Ratifica ed esecuzione del Protocollo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria, fatto a Roma il 6 novembre 2023, nonché norme di coordinamento con l'ordinamento interno", ampliando la categoria di persone che possono essere condotte nelle strutture in Albania attraverso due novelle;
si ricorda che, nella versione previgente, la disposizione oggetto della modifica consentiva di condurre nelle strutture in Albania realizzate in attuazione del Protocollo, esclusivamente persone imbarcate su mezzi delle autorità italiane all'esterno del mare territoriale della Repubblica o di altri Stati membri dell'Unione europea, anche a seguito di operazioni di soccorso.
non sembra affatto, che il diritto dell'Unione autorizzi in alcun modo la collocazione e la gestione da parte di un Paese UE di una propria struttura di trattenimento al di fuori del territorio UE;
il diritto UE non ha finora mai contemplato la possibilità che centri di trattenimento europei possano venire aperti a piacimento in giro per il mondo e prevede che il trattenimento per eseguire l'espulsione dal territorio di uno Stato membro dell'Unione può essere applicato solo come ultima ratio, se non "possono essere efficacemente applicate altre misure sufficienti ma meno coercitive" e "soltanto per preparare il rimpatrio e/o effettuare l'allontanamento" (art. 15 par. 1), inteso, come sopra indicato, come il trasporto fisico fuori dal territorio UE. "Il trattenimento deve essere il più breve possibile, deve essere periodicamente riesaminato per valutare in concreto se ci sono le ragioni per proseguirlo e se non c'è alcuna prospettiva ragionevole di allontanamento per motivi di ordine giuridico o per altri motivi .il trattenimento non è più giustificato e la persona interessata è immediatamente rilasciata" (art. 15 par. 4);
si rammenta che gli stranieri trattenuti devono avere la possibilità "di entrare in contatto, a tempo debito, con rappresentanti legali, familiari e autorità consolari competenti" (art. 16 par.2) nonché con organizzazioni non governative di tutela, le quali "hanno la possibilità di accedere ai centri di permanenza temporanea" (art. 16 par.4). L'accesso a tali diritti deve essere effettivo, non può solamente essere sancito ma non essere concretamente esercitabile, come avverrebbe in caso di strutture ubicate al di fuori del territorio dello Stato membro dell'UE. Il familiare non può in concreto incontrare chi è trattenuto se il centro di detenzione si trova in zone remote o inaccessibili e sarebbe del tutto privo di ogni logica sostenere che l'Albania non presenta problemi perché in fondo è geograficamente vicina, giacché l'effettività dell'esercizio dei diritti garantiti ai trattenuti non è questione di chilometraggio. A ben guardare neppure le visite ispettive svolte da parlamentari e le stesse funzioni di monitoraggio e controllo svolte dal Garante nazionale per le persone private della libertà personale potrebbero essere svolte in modo efficace in strutture ubicate al di fuori del territorio nazionale. Nei centri di detenzione ubicati al di fuori degli Stati dell'Unione non risulta dunque possibile attuare il trattenimento dei trattenuti "nel pieno rispetto dei loro diritti fondamentali (considerando n. 17) e semmai ben si può ritenere che le persone che vi verrebbero rinchiuse assomiglierebbero ad ostaggi di un potere arbitrario";
l'articolo 1-bis, introdotto in sede referente, estende al 2026 la facoltà, per la localizzazione, la realizzazione, nonché l'ampliamento e il ripristino dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR), di derogare ad ogni disposizione di legge diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto del codice antimafia e dei vincoli inderogabili derivanti dall'appartenenza dell'Unione europea;
la disposizione oggetto di modifica prevede, inoltre, che per le procedure relative all'ampliamento della rete nazionale dei CPR, l'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) assicuri l'attività di vigilanza collaborativa di cui all'articolo 222, comma 3, lett. h), del codice dei contratti pubblici. L'intervento normativo proroga, pertanto, anche l'estensione temporale dell'efficacia di tale previsione;
impegna il Governo:
a istituire presso i centri in Albania uno speciale ufficio di servizi del Garante nazionale dei diritti delle persone private delle libertà personali;
ad istituire in Albania, per tutto il tempo necessario, un ufficio dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) affinché possa espletare, in collaborazione con le autorità pubbliche Albanesi, l'attività di vigilanza così come disciplinata dal codice dei contratti pubblici durante tutto l'iter per la localizzazione, la realizzazione, nonché l'ampliamento e il ripristino dei centri di permanenza per i rimpatri (CPR).
1-bis.2
Precluso
Al comma 1, apportare le seguenti modificazioni:
a) sopprimere le parole: "primo periodo,";
b) sostituire le parole: "le parole «31 dicembre 2025» sono sostituite dalle seguenti: «31 dicembre 2026»" con le seguenti: "le parole da «31 dicembre 2025» fino alla fine del comma sono sostituite con le seguenti: «31 dicembre 2026, nel rispetto dell'ordinamento giuridico nazionale in ordine alla legge penale, al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, ai vincoli derivanti dall'appartenenza all'Unione europea nonché al codice dei contratti pubblici, al codice dei beni culturali e del paesaggio unitamente alla disciplina vigente concernente la tutela della salute, dell'ambiente e della sicurezza. L'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) assicura la vigilanza sulle opere di cui al precedente periodo ai sensi dell'articolo 222, comma 3, lettera g), del Codice dei contratti pubblici di cui al decreto legislativo 31 marzo 2023, n. 36»".
1-bis.3
Parrini, Giorgis, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre 2026 con le seguenti: 30 maggio 2025.
1-bis.4
Giorgis, Parrini, Meloni, Valente
Precluso
Al comma 1, sostituire le parole: 31 dicembre 2026 con le seguenti: 30 giugno 2025.
1-bis.5
Precluso
Al comma 1, aggiungere, in fine, il seguente periodo: "Le deroghe di cui al comma 3-bis, primo periodo, dell'articolo 19 del decreto-legge n. 13 del 2017, come modificato dal presente articolo, non si applicano a decorrere dal giorno successivo alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.".
1-bis.6
Precluso
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
"1-bis. L'articolo 15-bis, del decreto-legge 11 ottobre 2024, n. 145, è abrogato.".
1-bis.0.1
Precluso
Dopo l'articolo aggiungere il seguente:
"Art. 1-ter.
(Relazione semestrale al Parlamento)
1. Il Governo trasmette semestralmente alle Commissioni parlamentari competenti una relazione sull'esecuzione del Protocollo e sull'attuazione delle disposizioni di cui al presente decreto, indicando i costi sostenuti, per l'accoglienza, i trasferimenti e gli eventuali rimpatri, le risorse umane e materiali utilizzate, il numero dei migranti ospitati nelle strutture e dei rimpatri eseguiti.".
1-bis.0.2
Precluso
Dopo l'articolo aggiungere il seguente:
"Art. 1-ter.
(Tutela dei minori stranieri non accompagnati ultrasedicenni)
1. All'articolo 19, comma 3-bis, del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, il quarto periodo è soppresso.".
2.1
Precluso
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
"1-bis. Con riferimento alle maggiori esigenze connesse alle accresciute funzioni della struttura ubicata al di fuori dei confini nazionali adibita a centro di permanenza e rimpatrio, il Consiglio superiore della magistratura delibera con urgenza l'individuazione, anche in soprannumero rispetto alla dotazione organica prevista a legislazione vigente, di ulteriori posti di giudice onorario di pace da pubblicare, in aggiunta a quelli già individuati ai sensi dell'articolo 5, comma 7, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, per l'ufficio del giudice di pace di Roma. Gli oneri derivanti dalle disposizioni di cui al precedente periodo sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della predetta legge.".
2.2
Precluso
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
"1-bis. Al fine di assicurare la trasparenza nell'uso delle risorse pubbliche, il Ministro dell'interno dispone l'incremento, da parte delle autorità responsabili, delle attività ispettive, di controllo e monitoraggio sulla gestione delle strutture nelle aree di cui all'articolo 1, paragrafo 1, lettere A) e B) del Protocollo, in particolare in ordine all'erogazione dei servizi di accoglienza, al rispetto degli standard e dei criteri di gestione previsti dalle disposizioni normative e regolamentari nazionali. Le risultanze delle verifiche periodiche sono pubblicate sul sito internet del dicastero.".
2.3
Precluso
Dopo il comma 1, aggiungere il seguente:
"1-bis. Per le maggiori esigenze connesse alle accresciute funzioni della struttura ubicata nelle aree di cui alla lettera B) del Protocollo, le unità di personale di cui alle disposizioni dell'articolo 5, commi 3, 4, 5, 6, 8 e 9, della legge 21 febbraio 2024, n. 14, sono incrementate del 50 per cento. Gli oneri derivanti dalla disposizione di cui al periodo precedente sono posti a carico delle risorse di cui all'articolo 6 della predetta legge.".
2.4
Precluso
Dopo il comma 1, inserire il seguente:
"1-bis. Le amministrazioni competenti ai fini dell'attuazione del presente decreto rendono trimestralmente alle Camere una relazione recante il numero dei trasferimenti di stranieri dai centri di permanenza e rimpatrio situati nel territorio nazionale alle aree albanesi e una stima dei costi, anche in ordine alle spese di esecuzione degli accompagnamenti alla frontiera e dei rimpatri eseguiti.".
2.0.1
Precluso
Dopo l'articolo 2, inserire il seguente:
"Art. 2-bis.
(Disposizioni transitorie)
1. Le disposizioni del presente decreto perdono efficacia a decorrere dal novantesimo giorno della loro entrata in vigore se non assentite dalla Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri dell'Albania con successivo scambio di note.".
Allegato B
Parere espresso dalla 5ª Commissione permanente sul disegno di legge n. 1493
La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo e acquisita la relazione tecnica aggiornata di cui all'articolo 17, comma 8, della legge di contabilità e finanza pubblica, positivamente verificata, esprime, per quanto di competenza, parere non ostativo.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA
Congedi e missioni
Sono in congedo i senatori: Barachini, Biancofiore, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Calenda, Casini, Castelli, Cattaneo, De Poli, De Rosa, Durigon, Fazzolari, Galliani, Garavaglia, Guidi, Iannone, La Pietra, Malpezzi, Marti, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Orsomarso, Ostellari, Rando, Rauti, Rojc, Rubbia, Scurria, Segre, Sisto, Ternullo e Unterberger.
Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Craxi, Dreosto, Marton e Pucciarelli, per attività della 3ª Commissione permanente; Zaffini, per attività della 10ª Commissione permanente; Borghi Claudio, Borghi Enrico, Mieli, Ronzulli e Scarpinato, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Giacobbe, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'InCE.
Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, variazioni nella composizione
Il Presidente della Camera dei deputati, in data 16 maggio 2025, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la deputata Sara Kelany in sostituzione del deputato Alfredo Antoniozzi, dimissionario.
Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, variazioni nella composizione
Il Presidente della Camera dei deputati, in data 16 maggio 2025, ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, il deputato Stefano Vaccari in sostituzione del deputato Marco Sarracino, dimissionario.
Governo, richieste di parere per nomine in enti pubblici. Deferimento
Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, con lettera del 15 maggio 2025, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 1 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la proposta di nomina dell'avvocato Francesco Rizzo a presidente dell'Autorità di sistema portuale dello Stretto (n. 83).
Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, la proposta di nomina è deferita alla 8ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.
Governo, trasmissione di atti e documenti
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 maggio 2025, recante l'esercizio dei poteri speciali, con condizioni e prescrizioni, in relazione all'operazione notificata da Efesto Bidco S.p.a. e Orizzonti 2 S.p.a. ed avente ad oggetto: l'acquisizione da parte di Efesto Bidco S.p.a. dell'intero capitale sociale di Orizzonti 2 S.p.a., società posta a capo del gruppo Forgital; la fusione inversa per incorporazione di Efesto Bidco S.p.a., Orizzonti 2 S.p.a. e F-Brasile S.p.a. in Forgital Italy S.p.a.; l'acquisizione da parte di Irenic Capital Management LP e di The Equity Club S.r.l. di alcune partecipazioni di minoranza in Stonepeak Efesto Upper Holdings S.p.a., società veicolo che controlla indirettamente Efesto Bidco S.p.a.; la costituzione di alcuni pegni a garanzia del finanziamento dell'acquisizione.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 3a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 780).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 13 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 maggio 2025, recante l'esercizio dei poteri speciali, con prescrizione, in relazione al Piano annuale relativo agli acquisti di beni e servizi relativi alla progettazione, alla realizzazione, alla manutenzione e alla gestione dei servizi di comunicazione elettronica a banda larga basati sulla tecnologia 5G, notificato da Poste Italiane S.p.a.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 781).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, in data 14 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 2 del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 9 maggio 2025, recante l'esercizio di poteri speciali, con prescrizioni, in relazione all'operazione notificata da Primacron Global PTE e Bellco S.r.l. ed avente ad oggetto l'acquisizione da parte di Primacron Global PTE di una NewCo costituita in Italia nella quale Bellco S.r.l. avrà previamente conferito il ramo d'azienda riguardante la produzione di filtri per il trattamento del sangue.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 9a e alla 10a Commissione permanente (Atto n. 782).
La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 15 e 16 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:
- alla dottoressa Maria Brogna, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
- alla dottoressa Francesca Utili, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
- alla dottoressa Maria Teresa Mazzitelli, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze;
- alla dottoressa Marina Giuseppone, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero della cultura;
- all'ingegner Stefano Fabrizio Riazzola, la revoca di incarico di funzione dirigenziale di livello generale nell'ambito del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, con lettere in data 19 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 9-bis, comma 7, della legge 21 giugno 1986, n. 317:
la richiesta di informazioni supplementari formulata dalla Commissione europea in ordine alla notifica 2025/0187/IT, relativa al progetto di regola tecnica recante "Proposta di regola tecnica per la definizione dei requisiti di riutilizzabilità dei prodotti in plastica destinati ad entrare in contatto con gli alimenti di cui all'allegato, parte B, del decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 196". La predetta documentazione è deferita alla 4ª, alla 8ª e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 783);
il parere circostanziato emesso dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 2, e le osservazioni formulate dalla Commissione europea ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/1535, in ordine alla notifica 2025/0085/IT, relativa allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante "Disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea ai sensi dell'art. 10-bis, comma 8, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12". La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 784);
le osservazioni formulate dall'Estonia ai sensi dell'articolo 5, paragrafo 2, della direttiva (UE) 2015/1535, in ordine alla notifica 2025/0085/IT, relativa allo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante "Disciplina dell'attività delle piattaforme tecnologiche di intermediazione tra domanda e offerta di autoservizi pubblici non di linea ai sensi dell'art. 10-bis, comma 8, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito con modificazioni dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12". La predetta documentazione è deferita alla 4a e alla 8a Commissione permanente (Atto n. 785);
la procedura di informazione, attivata presso la Commissione europea dall'Unità Centrale di notifica del Ministero delle imprese e del made in Italy, in ordine alla notifica 2025/0241/IT - SERV30, relativa al progetto di regola tecnica recante "Linee guida sulle modalità di implementazione della prominence dei servizi di media radiofonici di interesse generale sui dispositivi installati nei veicoli". La predetta documentazione è deferita alla 4ª e alla 8ª Commissione permanente (Atto n. 786).
Il Ministro della giustizia, con lettera in data 16 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 7, comma 2, della legge 28 aprile 2014, n. 67, la relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni in materia di messa alla prova dell'imputato e di pene sostitutive delle pene detentive, nonché sullo stato generale dell'esecuzione penale esterna, riferita all'anno 2024.
Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Doc. CCVII, n. 3).
Governo, comunicazioni dell'avvio di procedure d'infrazione
Il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, con lettera in data 13 maggio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234, la comunicazione concernente l'avvio - ai sensi dell'articolo 258 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (TFUE) - della procedura d'infrazione n. 2025/4004, notificata il 7 maggio 2025, concernente la non conformità della legislazione italiana con la direttiva 2007/36/UE relativa all'esercizio di alcuni diritti degli azionisti di società quotate.
La predetta comunicazione è deferita alla 4a e alla 6a Commissione permanente (Procedura d'infrazione n. 50).
Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento
Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, è deferito alle sottoindicate Commissioni permanenti il seguente documento dell'Unione europea, trasmesso dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:
Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio recante modifica del regolamento (UE) 2017/2107 che stabilisce le misure di gestione, di conservazione e di controllo applicabili nella zona della convenzione della Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (ICCAT), del regolamento (UE) 2018/975 che definisce misure di gestione, conservazione e controllo applicabili nella zona definita dalla convenzione dell'Organizzazione regionale di gestione della pesca per il Pacifico meridionale (SPRFMO), del regolamento (UE) 2019/833 che stabilisce le misure di conservazione e di esecuzione da applicare nella zona di regolamentazione dell'Organizzazione della pesca nell'Atlantico nord-occidentale, del regolamento (UE) 2021/56 che stabilisce misure di gestione, conservazione e controllo applicabili nella zona della convenzione per il rafforzamento della Commissione interamericana per i tonnidi tropicali, del regolamento (UE) 2022/2056 che stabilisce misure di conservazione e di gestione applicabili nella zona della convenzione per la pesca nel Pacifico centro-occidentale, del regolamento (UE) 2022/2343 che stabilisce misure di gestione, conservazione e controllo applicabili nella zona di competenza della Commissione per il tonno dell'Oceano Indiano (IOTC) e del regolamento (UE) 2023/2053 che istituisce un piano di gestione pluriennale del tonno rosso nell'Atlantico orientale e nel Mediterraneo (COM(2025) 195 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 3a e alla 4a Commissione permanente.
Governo e Commissione europea, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea
Il Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel periodo dal 1° al 15 maggio 2025, ha trasmesso - ai sensi dell'articolo 6, commi 1 e 2, della legge 24 dicembre 2012, n. 234 - atti e documenti dell'Unione europea.
Nel medesimo periodo, la Commissione europea ha inviato atti e documenti da essa adottati.
L'elenco dei predetti atti e documenti, disponibili presso l'Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell'Unione europea, è trasmesso alle Commissioni permanenti.
Interrogazioni, apposizione di nuove firme
La senatrice Mennuni ha aggiunto la propria firma all'interrogazione 4-02005 della senatrice Cosenza.
Mozioni
GUIDOLIN, NATURALE, CASTELLONE, MAZZELLA, PIRRO, TURCO - Il Senato,
premesso che:
in Italia, al 1° gennaio 2023, risultano attivi 12.363 presidi residenziali. Vi operano 14.977 "unità di servizio", che dispongono complessivamente di 407.957 posti letto, pari a sette ogni 1.000 residenti. Gli ospiti totali al 1° gennaio 2023 sono 362.850, con un incremento dell'1,8 per cento rispetto all'anno precedente, in linea con la crescita osservata negli anni precedenti il COVID-19. Più del 75 per cento degli ospiti è ultra-sessantacinquenne, il 19 per cento ha un'età tra i 18 e i 64 anni e il restante 5 per cento circa è composto da minori;
la titolarità delle strutture è in carico ad enti non profit nel 45 per cento dei casi, agli enti privati nel 24 per cento, agli enti pubblici nel 19 per cento e agli enti religiosi nel 12 per cento. Nell'88 per cento delle residenze i titolari gestiscono direttamente il presidio, nel 9 per cento i titolari danno in gestione le loro strutture ad altri enti, nei restanti casi (2 per cento) il presidio viene gestito in forma mista. La gestione dei presidi residenziali è affidata prevalentemente a organismi di natura privata (76 per cento dei casi), soprattutto di tipo non profit (51 per cento); il 13 per cento delle strutture è gestita invece dal settore pubblico e l'11 per cento da enti di natura religiosa;
in Italia sono poco meno di 274.000 gli anziani di 65 anni e più ospiti delle strutture residenziali, 19 per 1.000 anziani residenti; di questi solo un quinto è in condizione di autosufficienza, mentre si contano poco meno di 223.000 anziani non autosufficienti. La componente femminile prevale nettamente su quella maschile: su quattro ospiti anziani, quasi tre sono donne;
tra gli anziani ospitati nelle strutture residenziali il 77 per cento ha superato la soglia degli 80 anni di età, quota che sale al 78 per cento per i non autosufficienti con circa 174.000 anziani ultraottantenni. Il tasso di ricovero di questa popolazione è pari a 67 ospiti per 1.000 residenti, oltre 15 volte superiore a quello registrato per gli anziani con meno di 75 anni di età, per i quali il tasso si riduce a 4,4 ricoverati per 1.000 residenti;
considerato che:
la legge 23 marzo 2023, n. 33, reca "Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane" e contiene disposizioni per la tutela della dignità e la promozione delle condizioni di vita, di cura e di assistenza delle persone anziane, attraverso la ricognizione, il riordino, la semplificazione, l'integrazione e il coordinamento, sotto il profilo formale e sostanziale, delle disposizioni legislative vigenti in materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria alla popolazione anziana;
il 19 maggio 2021, il Ministero della salute e l'Arma dei carabinieri hanno siglato un protocollo di intesa recante "Ricognizione delle strutture socio-assistenziali presenti sul territorio nazionale" per effettuare un censimento delle strutture socioassistenziali sul territorio nazionale;
valutato che gli interventi della "Missione Salute" del PNRR, da raggiungere entro il 2026, si dividono in due aree principali: ridisegnare la rete di assistenza sanitaria territoriale con professionisti e prestazioni disponibili in modo capillare su tutto il territorio nazionale, per una sanità che sia vicina e prossima alle persone; innovare il parco tecnologico ospedaliero, digitalizzare il Servizio sanitario nazionale, investire in ricerca e formazione del personale sanitario per una sanità più sicura, equa e sostenibile,
impegna il Governo:
1) a prevedere una riforma, a livello nazionale delle residenze sanitarie assistenziali che tenga conto non solo delle esigenze socio-assistenziali, ma anche delle più realistiche esigenze di tipo sanitario e valutare lo stanziamento di specifiche risorse economiche, così da garantire il diritto alla salute delle persone anziane con malattie croniche e non autosufficienti che non possono essere gestiti a domicilio e che renda più sostenibile l'impegno economico per le famiglie/comuni;
2) a prevedere specifici stanziamenti economici, al fine di supportare l'assistenza sociosanitaria in favore di soggetti non autosufficienti, disabili, persone nella fase terminale della vita e, nel contempo, contrastare gli effetti negativi scaturenti dagli aumenti delle quote di compartecipazione sulle tariffe delle residenze sanitarie assistenziali (RSA);
3) a promuovere iniziative volte a rivedere, anche alla luce delle esperienze maturate durante la pandemia, gli standard organizzativi, strutturali e tecnologici delle residenze sanitarie assistenziali e delle strutture similari, stabilendo nuovi requisiti minimi uniformi a livello nazionale, nonché lo stanziamento di specifiche risorse economiche, al fine di garantire un livello adeguato di sicurezza, tutela sanitaria e vivibilità, sia per il personale impiegato sia per gli ospiti;
4) a garantire che tutti gli operatori delle strutture sociosanitarie e socioassistenziali, siano esse pubbliche o private convenzionate e accreditate, possano esercitare il loro diritto alla libertà d'espressione e di associazione, liberi dal rischio di subire qualsiasi forma di ritorsione;
5) a ridurre il divario contrattuale e il dumping salariale che sussiste tra i soggetti che operano nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali private convenzionate e accreditate e i soggetti che operano invece nelle strutture sanitarie pubbliche, affinché, al medesimo lavoro svolto in un contesto sanitario pubblico o privato, il salario, i diritti e le tutele siano gli stessi;
6) ad assicurare adeguate risorse, economiche e strumentali per l'Ispettorato nazionale del lavoro, al fine di garantire il rispetto e l'applicazione della legislazione sul lavoro, prevedendo un'adeguata formazione specifica in merito anche alla valutazione del rischio sanitario;
7) a riferire annualmente al Parlamento, come previsto dal protocollo d'intesa tra l'Arma dei carabinieri e il Ministero della salute, sullo stato di realizzazione del censimento delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali sul territorio e la realizzazione di un'anagrafe delle residenze socio-assistenziali, recante il numero delle strutture operative, la rispettiva capacità recettiva e le modalità organizzative;
8) a valutare il potenziamento del personale medico, socio-sanitario e infermieristico per garantire adeguata presa in carico dei degenti ed evitare il bornout degli operatori stessi.
(1-00145)
Interrogazioni
MISIANI - Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. - Premesso che:
la relazione introduttiva alla proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica i regolamenti (UE) 1227/2011 e (UE) 2019/942 per migliorare la protezione dell'Unione dalla manipolazione del mercato nel mercato dell'energia all'ingrosso (COM (2023)147 def) evidenzia che la crisi energetica ha messo in luce, fra l'altro, la "necessità di un solido monitoraggio del mercato dell'energia per una migliore protezione dagli abusi di mercato" e che, conseguentemente, "per garantire la competitività dei mercati e prezzi fissati in modo trasparente, sarà potenziata la capacità dei regolatori di monitorare l'integrità e la trasparenza del mercato dell'energia";
nel mese di ottobre 2024, ARERA, con la deliberazione 401/2024/R/eel, ha avviato un'indagine conoscitiva per valutare gli esiti dei mercati elettrici nazionali ad asta con consegna a breve termine nel periodo 2023-2024 e valutare le possibili linee di intervento in termini di ulteriori misure di carattere regolatorio, ovvero di proposte normative, nonché di possibile segnalazione all'AGCM di eventuali profili di violazione della disciplina della concorrenza;
la delibera ha previsto altresì la pubblicazione di un rapporto di indagine entro il 31 marzo 2025 per la valutazione degli esiti del mercato del giorno prima e delle sessioni ad asta del mercato infragiornaliero;
ad oggi i risultati esiti dell'indagine non risultano pubblicati, il termine è ampiamente scaduto e questo impedisce la verifica, più volte sollecitata da parte dei parlamentari di opposizione, della presenza o meno di manipolazioni di mercato sulla formazione del prezzo unico nazionale, e all'Autorità di adottare e imporre i provvedimenti opportuni, necessari e proporzionati per promuovere una concorrenza effettiva, garantire il buon funzionamento dei mercati ed evitare speculazioni e distorsioni nella formazione dei prezzi;
è da molto tempo ormai che viene evidenziata anche in sede parlamentare la dimensione del problema del costo dell'energia italiano, il più alto in tutta Europa, che incide profondamente sulla capacità di spesa per le famiglie, in forte difficoltà a far fonte al peso delle bollette, e che penalizza le imprese, con aggravi di costi quantificati fino a 10 miliardi di euro per il 2025, con il rischio per intere filiere di andare fuori mercato, e l'interrogante intende spingere il Governo a intervenire per ridurre strutturalmente il costo dell'energia,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, per quanto di competenza, intenda sollecitare ARERA a fornire al più presto gli esiti dell'indagine conoscitiva e quali interventi urgenti intenda porre in essere al fine di abbassare il costo dell'energia ed evitare che la formazione del prezzo unico nazionale sia influenzata da distorsioni e speculazioni.
(3-01908)
FRANCESCHELLI, VERINI - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:
lo stato attuale del sistema infrastrutturale che collega i territori della provincia di Siena, Arezzo e Perugia con Roma e Milano presenta molteplici criticità, causate principalmente da una programmazione del traffico ferroviario, che si concentra sulle grandi città a discapito di un'equa fruizione dei servizi nelle aree interne;
l'introduzione dell'alta velocità, se ha da un lato reso possibili collegamenti più veloci tra i grandi centri e consentito al treno di contrastare la concorrenza con gli spostamenti aerei sul territorio nazionale, ha dall'altro determinato un'accentuazione degli squilibri nella fornitura di servizi ferroviari tra grandi aree urbane, città più piccole e aree interne, danneggiate dal vistoso peggioramento dei servizi rispetto al passato;
tale dinamica ha interessato direttamente stazioni intermedie quali quelle di Chiusi - Chianciano Terme e di Arezzo, che si trovano lungo la linea dell'alta velocità Firenze - Roma, come anche la stazione di Perugia, che attualmente conta su una coppia di treni ad alta velocità, ma che sono importanti snodi ferroviari a servizio delle province di Siena, Arezzo e Perugia e che storicamente rappresentano luoghi di sviluppo economico e sociale per le città e i territori dove sono situate;
considerato che:
l'individuazione della località in cui realizzare la stazione Medio Etruria, quale stazione intermedia dell'alta velocità fra Firenze e Roma, a seguito del lavoro svolto dal tavolo tecnico tra Regione Toscana, Regione Umbria, RFI e Ministero delle infrastrutture, nonché dell'apposito studio effettuato da RFI, ha suscitato ad oggi alcune contrarietà, con il rischio che la sua realizzazione venga messa in forse o venga comunque fortemente rallentata, considerando oltretutto che essa ha in ogni caso tempi di realizzazione estremamente lunghi;
occorre invece colmare in tempi stretti il deficit infrastrutturale di un'area vasta che comprende la Valdichiana, la Valtiberina, il Casentino, la Valdorcia, la Valnestore, l'Amiata e il Trasimeno, territori che rischiano di essere sempre più marginalizzati e che hanno invece necessità di risposte immediate per soddisfare la richiesta di mobilità che proviene dai cittadini e dalle imprese, per combattere lo spopolamento;
si pone oggi la necessità immediata, pur nel rispetto delle caratteristiche dell'alta velocità, di aumentare i punti di raccolta dei passeggeri, inserendo alcune fermate intermedie che consentano ai cittadini e alle imprese di usufruire dei treni AV, mediante l'incremento dei treni AV nelle stazioni di Arezzo, Chiusi-Chianciano Terme e Perugia, garantendo ulteriori coppie di treni, andata e ritorno verso nord e verso sud nella stessa giornata;
è altrettanto necessario che Trenitalia potenzi i nodi di scambio con i servizi dei treni Regionali e Intercity, per il collegamento "metropolitano" delle stazioni di Arezzo, Chiusi-Chianciano Terme e Perugia sia nelle fasce orarie scoperte dal servizio di alta velocità sia per garantire un'alternativa, anche economica, accessibile ai cittadini;
ad oggi, gli unici treni che consentono un collegamento per Roma idoneo alle esigenze dei lavoratori pendolari delle suddette aree sono due Intercity (il 581 Firenze-Roma e il 598 Roma-Firenze), storicamente utilizzati dai numerosi pendolari che risiedono nei territori della Toscana meridionale e dell'Umbria (area orvietana e del Trasimeno) che si recano quotidianamente a Roma con la necessità di un rientro in fascia serale dalla Capitale; sono d'altronde due treni fondamentali più in generale per cittadini e turisti che risiedono in tali aree; non ci sono di fatto altri Intercity idonei a garantire tempistiche e percorrenza accettabili, in particolar modo per i pendolari;
da inizio 2025 tuttavia, a causa di lavori infrastrutturali, l'Intercity 598 è stato dirottato dalla linea "direttissima" alla linea convenzionale, con un allungamento dei tempi di percorrenza di 40 minuti che sta creando gravi disagi ai pendolari, con ripercussioni significative sull'organizzazione quotidiana degli utenti abituali del servizio; e sta depotenziando uno strumento che dovrebbe garantire l'accessibilità turistica della Toscana meridionale, che con questo treno aveva un'ottima soluzione di collegamento diretto con la capitale, permettendo ai turisti che soggiornano a Roma di fare delle escursioni in giornata, e non solo;
valutato che:
per garantire la vivibilità e lo sviluppo delle aree interne, per i residenti, per il lavoro, le imprese ed il turismo, è necessario avere a disposizione un sistema di trasporti che permetta collegamenti con tempistiche e costi adeguati alle diverse necessità, anche in forma compensativa, considerato che l'alta velocità attraversa le aree della Toscana meridionale e dell'Umbria interessate con oltre 100 coppie di treni;
appare, in particolare, estremamente grave che in queste aree non siano garantite almeno alcune coppie di treni giornalieri, per assicurare pari opportunità e diritti a cittadini e imprese, e che le fermate dell'alta velocità oggi interessino solamente le stazioni metropolitane e poco altro;
l'intensità di utilizzo della linea "direttissima" da parte dei treni ad alta velocità ha anzi determinato anche un ulteriore danno per gli abituali fruitori dei servizi ferroviari, perché, come si è detto, il treno IC 598 è oggi dirottato sulla linea "lenta", in disprezzo delle esigenze dei pendolari e degli altri utenti interessati;
i territori attraversati dalle linee dell'alta velocità, dunque, non traggono alcun beneficio dalla presenza di tale infrastruttura, che ha invece inciso pesantemente sui servizi ferroviari a loro disposizione, né vedono alcuna compensazione di servizio, subendo per contro una ulteriore ingiusta riduzione del preesistente servizio di collegamento,
si chiede di sapere:
quali azioni il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze, intenda porre in essere al fine di garantire ai territori della Toscana meridionale e dell'Umbria un servizio ferroviario adeguato alle diverse esigenze esistenti, ed in particolare come intenda garantire in tempi congrui:
l'incremento dei treni AV nella stazione di Arezzo e Perugia, il ripristino e l'aumento degli stessi nella stazione di Chiusi-Chianciano Terme, con coppie di treni andata e ritorno da e verso le città di Roma e Milano;
il ripristino della percorrenza del treno intercity 598 sulla tratta originaria detta "linea direttissima", per consentire la riduzione degli attuali tempi di percorrenza;
il potenziamento dei rispettivi nodi di scambio con i servizi Regionali e Intercity, per il collegamento "metropolitano" delle stazioni di Arezzo, Perugia e Chiusi, sia nelle fasce orarie scoperte dal servizio dell'alta velocità, sia per fornire una alternativa, anche economica, accessibile ai cittadini.
(3-01909)
GASPARRI, DAMIANI, DE ROSA, FAZZONE, GALLIANI, LOTITO, OCCHIUTO, PAROLI, RONZULLI, ROSSO, SILVESTRO, TERNULLO, TREVISI, ZANETTIN - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il Ministro in indirizzo ha dichiarato il 19 maggio 2025 durante un intervento al secondo consiglio generale nazionale del Sindacato italiano unitario dei lavoratori della Polizia a Pomezia: "Se NoiPA non adempie agli accordi contrattuali siamo pronti anche ad uscire da tale piattaforma ed a crearne una tutta nostra";
il riferimento è al decreto del Presidente della Repubblica n. 53 del 2025, che ha recepito il contratto di lavoro delle forze di polizia ad ordinamento civile e militare sottoscritto nel mese di dicembre 2024, secondo il quale l'aggiornamento dei livelli tabellari e la corresponsione degli arretrati da parte di "NoiPA" dovrebbe avvenire nel mese di maggio con emissione straordinaria, ma sinora non c'è stato alcun versamento;
va certamente apprezzato il lavoro svolto sinora dal Dipartimento della funzione pubblica e dai dicasteri interessati per arrivare al rinnovo del contratto tanto atteso dal comparto;
per comprendere quale sia la ragione dei ritardi dei pagamenti e comprendere se NoiPA sia la piattaforma adatta a tale compito, il primo firmatario del presente atto di sindacato ispettivo ha già presentato due interrogazioni (4-02077 e 4-02081), pubblicate il 13 maggio,
si chiede di sapere quali siano le problematiche registrate in proposito e come si intenda risolverle per avviare i pagamenti attesi dal personale delle forze dell'ordine.
(3-01910)
Interrogazioni con richiesta di risposta scritta
SCURRIA - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:
il Fondo Nuove Competenze, istituito dall'articolo 88 del decreto-legge n. 34 del 2020, rappresenta uno strumento di finanziamento per la formazione dei lavoratori durante l'orario di lavoro, attraverso il rimborso alle aziende dei costi relativi alle ore dedicate alla formazione;
tale fondo è destinato alle imprese italiane che, previa stipula di un accordo collettivo di rimodulazione dell'orario di lavoro, si impegnano a formare i propri dipendenti entro termini definiti e, a seguito della rendicontazione, ricevono dall'INPS un contributo proporzionale al costo lordo orario dei lavoratori coinvolti;
la terza e attuale edizione del Fondo, chiamata anche "Competenze per le Innovazioni", è stata avviata con il decreto direttoriale n. 439 del 5 dicembre 2024, che ha approvato l'avviso "Fondo Nuove Competenze per le Innovazioni";
tale avviso ha fissato il periodo per la presentazione delle domande di accesso al fondo dal 10 febbraio 2025 al 10 aprile 2025;
considerato che:
l'attuale edizione del Fondo Nuove Competenze, a causa delle novità introdotte, sta generando significative problematiche. In particolare, l'avviso prevede che gli accordi collettivi di rimodulazione degli orari, per le aziende iscritte a un fondo interprofessionale per la formazione continua, debbano essere redatti secondo le regole di tale fondo o, in alternativa, corredati da un accordo integrativo di condivisione del piano, siglato secondo i protocolli previsti dallo specifico fondo interprofessionale;
i fondi interprofessionali hanno adottato tempistiche e regole di presentazione molto diverse, senza un sistema di coordinamento efficace tra i fondi stessi e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, creando notevoli difficoltà operative per le aziende e gli enti formativi;
i regolamenti dei fondi interprofessionali, emanati a breve distanza l'uno dall'altro e a ridosso della data di presentazione dei progetti al Ministero, presentano regole differenti e, nel caso di alcuni tra i fondi più importanti a livello nazionale, particolarmente stringenti, tra cui l'obbligo di firma congiunta, sull'accordo di condivisione del piano, di tutte le parti sociali e datoriali costitutive del fondo (CGIL, CISL, UIL, nonché le confederazioni di riferimento come Confindustria e Confcommercio) e l'eliminazione dell'istituto del silenzio assenso;
per l'attuale fase di presentazione dei progetti ai fondi interprofessionali, la circostanza della mancata firma anche di una sola sigla sindacale o datoriale, che può essere determinata anche da fattori totalmente estranei a un giudizio di condivisione nel merito del piano formativo, determina automaticamente la decadenza dell'istanza, con la conseguenza di una perdita di un duplice contributo economico: quello del fondo interprofessionale e quello del Fondo Nuove Competenze;
ci si trova, dunque, in presenza della concentrazione di un potere ingiustificato in capo alle parti sociali e datoriali, privo di qualsivoglia contrappeso o possibilità di intervento da parte delle aziende e degli enti formativi;
gli enti formativi si sono così trovati costretti ad accelerare la preparazione della documentazione necessaria, al fine di garantire alle aziende la possibilità di accedere ai contributi del Fondo Nuove Competenze entro i termini previsti, evitando così la perdita di tali opportunità di finanziamento per la crescita delle competenze dei lavoratori, obiettivo cardine dello strumento del Fondo Nuove Competenze e degli stessi fondi interprofessionali per la formazione continua;
ciononostante, le aziende e gli enti si stanno trovando dinanzi a situazioni che, proprio in conseguenza della frequente difficoltà a ottenere riscontri da parte delle sigle sindacali e datoriali istitutive dei fondi interprofessionali, rischiano di pregiudicare l'accesso non solo al finanziamento del proprio fondo interprofessionale, ma anche del Fondo Nuove Competenze,
si chiede di sapere:
quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare al fine di garantire una gestione efficace e coordinata delle tempistiche e delle procedure relative al Fondo, così da evitare ulteriori difficoltà per le aziende e gli enti formativi coinvolti;
come valuti l'ipotesi di estendere la possibilità di adesione al citato strumento di politica attiva, al fine di assicurare l'accesso al suddetto fondo a tutte quelle realtà che si stanno trovando dinanzi a chiusure da parte delle sigle sindacali e datoriali che, con gli attuali regolamenti di alcuni fondi interprofessionali, ne pregiudicano l'accesso.
(4-02100)
FREGOLENT, SCALFAROTTO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
il centro di permanenza per i rimpatri di via Brunelleschi a Torino era stato oggetto di chiusura, più di due anni fa, a seguito dei numerosi episodi di violenza e rivolte;
tra gli episodi, il più grave è stato quello di Moussa Balde, 23enne originario della Guinea, vittima di pestaggio in strada, trovato morto suicida, impiccato nella sezione di isolamento del centro denominata "ospedaletto", dove era ristretto, in quanto destinatario di un decreto di espulsione;
dopo le molteplici rivolte e proteste che avevano causato la chiusura del centro e dopo i lavori di ristrutturazione avviati nel 2024, nel mese di marzo 2025 il centro è stato riaperto, nonostante una parte dei sindacati di Polizia fosse contraria alla riproposizione di una formula e di una struttura che si erano rivelate fallimentari, pericolose e inefficaci nell'ambito dei rimpatri, che non hanno mai raggiunto neanche il 30 per cento rispetto al numero dei trattenuti;
all'atto della riapertura, Prefettura e Questura di Torino avevano assicurato che i primi arrivi sarebbero stati legati a problemi di sovraffollamento in altri centri per il rimpatrio, ma secondo la garante dei detenuti comunale, Monica Cristina Gallo, in Italia nessuno di questi centri si trova attualmente in condizioni di sovraffollamento, eppure continuano ad affluire nuovi arrivi;
anche il Garante regionale dei detenuti del Piemonte, Bruno Mellano, ha dichiarato che, nonostante quasi due anni di lavori e parecchi fondi investiti, la condizione del centro è molto simile a quella precedente alla chiusura, con notevoli problematiche relative agli impianti idrici e di riscaldamento all'interno della struttura;
pochi giorni or sono, alla fine di aprile, intorno alle ore 22, è di nuovo scoppiata una rivolta all'interno del centro che ospitava, in quel momento, 57 migranti;
l'episodio ha richiesto l'intervento massiccio delle forze dell'ordine e dei Vigili del fuoco per domare le fiamme sviluppatesi all'interno della struttura;
l'evento ha reso inagibile uno dei sei padiglioni con il risultato che gli ospiti della struttura sono di nuovo in forte sovrannumero rispetto agli spazi a disposizione, in quanto altri tre blocchi sono ancora in corso di ristrutturazione;
tale grave situazione si inserisce all'interno di un contesto di sicurezza in città già alquanto precario, che necessiterebbe di un urgente intervento del Ministero dell'interno in merito a risorse, uomini e mezzi aggiuntivi rispetto a quelli attualmente a disposizione del territorio,
si chiede di sapere a quanto ammontino le spese di ristrutturazione dell'immobile che ospita il centro di permanenza per il rimpatrio di via Brunelleschi a Torino, quali siano i costi annuali per la gestione del centro e quali interventi urgenti abbia intenzione di porre in essere il Ministro in indirizzo per garantire condizioni di vita accettabili all'interno della struttura e al contempo per affrontare il tema della sicurezza nella città di Torino.
(4-02101)
BORGHI Enrico - Al Ministro della salute. - Premesso che:
con deliberazione n. 677 del 10 settembre 2024, la ASL Verbano-Cusio-Ossola ha approvato i progetti di prefattibilità per la ristrutturazione degli ospedali "Castelli" di Verbania e "San Biagio" di Domodossola, con un investimento stimato di circa 200 milioni di euro, finanziato al 95 per cento dallo Stato e al 5 per cento dalla Regione Piemonte;
tale decisione rappresenta un cambio di strategia rispetto all'ipotesi precedente di realizzare un ospedale unico a Ornavasso;
come già sottolineato nell'interrogazione 4-01522, pubblicata il 17 ottobre 2024, la ristrutturazione simultanea di due ospedali comporterebbe un impegno finanziario significativo, del tutto incoerente e controproducente rispetto alle reali esigenze del territorio. Tali perplessità sono state evidenziate anche dall'ordine dei medici chirurghi e odontoiatri del Verbano-Cusio-Ossola, il quale, inviando una lettera di appello rivolta al Ministro in indirizzo, al sottosegretario per la salute Marcello Gemmato, al presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, e all'assessore regionale per la sanità Federico Riboldi, ha dichiarato come "solo un ospedale nuovo, unico e centrale sia la risposta etica, deontologica, appropriata ed efficace ai bisogni di salute" della comunità;
l'appello, inoltre, è stato sottoscritto da oltre 40 sindaci della provincia: nella lettera si sottolinea come "la creazione di un nuovo ospedale moderno e flessibile è essenziale per garantire un'assistenza efficiente e di qualità";
si ricorda, inoltre, come il bilancio del 2024 della ASL evidenzi un passivo di oltre 42 milioni di euro, situazione che potrebbe compromettere la sostenibilità finanziaria dell'azienda sanitaria e della Regione e che risulta del tutto incompatibile con la ristrutturazione dei due ospedali;
secondo notizie di stampa, il Ministero della salute, attraverso il proprio comitato tecnico, avrebbe espresso perplessità sulla sostenibilità di due ospedali di primo livello nel territorio del Verbano-Cusio-Ossola, che conta circa 155.000 residenti, ritenendo più coerente con i parametri del decreto ministeriale n. 70 del 2025 la realizzazione di un unico presidio ospedaliero;
risulta quindi necessario che il Ministro renda noto se il comitato tecnico abbia espresso o meno un parere formale o informale riguardo alla ristrutturazione dei due ospedali di Verbania e Domodossola e, in caso affermativo, risulta impellente che siano rese pubbliche le osservazioni o raccomandazioni fornite,
si chiede di sapere:
se risulti corrispondente al vero l'indiscrezione giornalistica secondo la quale il comitato tecnico avrebbe espresso un parere formale o informale riguardo alla ristrutturazione dei due ospedali di Verbania e Domodossola e, in caso affermativo, se il Ministro in indirizzo non intenda rendere noto quali siano le osservazioni o raccomandazioni fornite con particolare riguardo alla possibilità di permanenza del dipartimento emergenza e accettazione (DEA);
se ritenga consono l'investimento che la Regione Piemonte intende promuovere per la ristrutturazione dei due ospedali, alla luce del passivo di oltre 42 milioni di euro registrato nel bilancio 2024 della ASL VCO.
(4-02102)
SBROLLINI - Ai Ministri dell'istruzione e del merito e per le pari opportunità e la famiglia. - Premesso che:
organi di stampa riportano come alcuni ragazzi di una scuola del bassanese abbiano promosso un sondaggio, all'interno di una chat social, in cui si chiedeva ai membri del gruppo chi fra Giulia Checchettin, Giulia Tramontano e Mariella Anastasi (tutte vittime di femminicidio) meritasse di più di essere uccisa;
sebbene rispetto alla suddetta vicenda occorrano tutte le cautele del caso, trattandosi probabilmente di studenti minorenni, tale episodio è sintomo di quanto siano necessarie iniziative all'interno della scuola volte ad affrontare il tema delle violenze di genere:
risulta ormai evidente come la lotta alla violenza di genere debba essere affrontata necessariamente attraverso un processo culturale che tocchi in primis le nuove generazioni, il quale, pertanto, non può che non inverarsi all'interno delle scuole, tramite iniziative e incontri volti ad affrontare le tematiche sulle violenze di genere;
è necessario che il Governo non sottovaluti in alcun modo i campanelli di allarme che derivano dal disagio giovanile, alimentato altresì dal ruolo dei social e delle "app" di messaggistica, e che si attivi affinché siano adottati percorsi all'interno delle scuole volti ad aumentare la consapevolezza rispetto alla tematica in oggetto tra le nuove generazioni,
si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dell'episodio descritto in premessa e quali misure il Governo intenda adottare affinché siano adottati all'interno delle scuole percorsi educativi volti ad affrontare le tematiche sulle violenze di genere con le nuove generazioni.
(4-02103)
MAGNI - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:
in data 17 maggio 2025, un consigliere comunale di "Sinistra per Cremona" è stato insultato e minacciato mentre distribuiva volantini in corso Campi per sostenere il "sì" ai 5 quesiti del referendum dell'8 e 9 giugno da una persona di circa 65 anni che si sarebbe autodefinita "fascista";
in particolare, dopo aver ricevuto il volantino informativo, tale soggetto avrebbe esclamato "Mi fate schifo, io sono fascista e voi mi fate schifo", e successivamente si sarebbe avvicinato al consigliere caricando il pugno e minacciandolo di spaccargli la faccia;
quando è sopraggiunta un'auto dei Carabinieri, cui il consigliere ha riferito l'accaduto alla presenza del facinoroso, quest'ultimo avrebbe asserito che era tutto infondato, e che stava scherzando; la risposta del carabiniere sarebbe stata "Sono incidenti del mestiere";
evidentemente non si tratta di "incidenti del mestiere", ma di reati, ovvero di un'aggressione, e a sfondo dichiaratamente fascista, nei confronti di chi stava solo portando avanti una campagna democratica per il diritto al voto e all'informazione;
Cremona dista, peraltro, solo 130 chilometri da Gallarate, dove si è tenuto, nello stesso giorno, il "Remegration summit", un incontro suprematista, razzista e xenofobo a livello europeo, e che il Governo non ha vietato;
inoltre, a Cormano (Milano), all'interno del municipio che affaccia su piazza Cesare Scurati è stato concesso, a "Forza nuova", l'utilizzo dell'Aula consiliare, luogo istituzionale, dedicata all'ex sindaco partigiano Cassamagnago, per un incontro pubblico no vax, dal titolo "Screening vaccinale, è ora di agire per salvare il popolo", cui parteciperà anche il leader nazionale, Roberto Fiore, già condannato in primo grado a 8 anni e 6 mesi di reclusione per i reati quali devastazione, saccheggio, istigazione a delinquere e resistenza pluriaggravata, fatti avvenuti in occasione dell'assalto della sede della CGIL in Roma nel 2021;
a parere dell'interrogante, dunque, mentre una bandiera della Palestina (che rappresenta un popolo e una causa umanitaria) o un manifesto sul 25 aprile devono essere rimossi, con tanto di intervento delle forze dell'ordine, sembrerebbe che definirsi "fascista", nel presente momento storico, non costituisca più reato, e che le braccia tese nel saluto romano di centinaia di persone vestite di nero non siano considerate apologia di fascismo;
l'episodio di Cremona fa seguito ad altri accadimenti altrettanto ingiustificabili verificatisi in diverse parti del nostro Paese, rispetto ai quali l'interrogante ha presentato pure interrogazioni parlamentari, tuttavia rimaste ancora senza risposta, quale, ad esempio l'atto 4-02056,
si chiede di sapere:
quali siano le valutazioni del Ministro in indirizzo su quanto riferito;
quali siano le motivazioni che avrebbero portato alla mancata identificazione del soggetto che ha aggredito il consigliere comunale, intento solo a distribuire pacificamente volantini sul prossimo referendum, e, di certo, non intento a compiere alcun reato;
quali siano le iniziative che intenda intraprendere per evitare il ripetersi di simili episodi, che non possono non essere identificati come comportamenti ed attività riconducili alla propaganda fascista, in pieno contrasto con il dettato costituzionale e con i principi a base del nostro ordinamento.
(4-02104)
MALPEZZI, CAMUSSO, FRANCESCHELLI, GIACOBBE, MANCA, MARTELLA, NICITA, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI - Ai Ministri dell'istruzione e del merito, per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:
a quanto si apprende da notizie di stampa il terzo bando sugli asili nido non ha raggiunto l'obiettivo prefissato, poiché le richieste dei Comuni si sono attestate ad una spesa di 400 milioni di euro contro gli 800 disponibili;
purtroppo sono stati generati 15.000 posti contro i 30.000 previsti;
in tal senso è stato depositato dal relatore di maggioranza un emendamento al "decreto PNRR", decreto-legge n. 45 del 2025, che stabilisce di spostare i risparmi residui sul capitolo relativo all'edilizia scolastica, anch'esso interno al piano;
non sono stati, dunque, rispettati i target annunciati dal Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione che, nel corso dell'informativa urgente del Governo che si è tenuta alla Camera il 5 marzo 2025, aveva ribadito che, relativamente al potenziamento degli asili nido, l'obiettivo da raggiungere entro il 2026 sarebbe stato di 150.480 nuovi posti di in asilo nido e che con il bando si sarebbe raggiunto il traguardo;
sono, purtroppo, rimasti tutti i nodi strutturali che hanno accompagnato questa importante misura e determinato, già con la revisione del 2023, la significativa riduzione del target finale passato da 264.480 a 150.480 posti;
a rendere complessa la partecipazione dei Comuni ai bandi è l'insostenibilità dei costi di gestione delle nuove strutture di cui il PNRR finanzia solo la realizzazione;
in tal senso, il Governo Draghi, con il comma 172 dell'art. 1 della legge n. 234 del 2021 ha individuato, in attuazione dell'articolo 117, comma secondo, lettera m), della Costituzione, quale livello essenziale delle prestazioni per il servizio di asilo nido, una copertura del servizio in ciascun comune o bacino territoriale pari al 33 per cento;
a tal fine è stata incrementata la quota del fondo di solidarietà comunale destinata ai Comuni per il potenziamento degli asili nido e sono stati modificati i criteri e le modalità di riparto;
l'incremento annuale del FSC è stato previsto in 120 milioni di euro per il 2022, 175 milioni per il 2023, 230 milioni per il 2024, 300 per il 2025, 450 per il 2026 e un miliardo e 100 milioni a decorrere dal 2027;
è stato previsto, inoltre, che le risorse assegnate possano essere utilizzate dai Comuni anche per l'assunzione del personale necessario alla diretta gestione dei servizi educativi per l'infanzia;
con questi finanziamenti avrebbero dovuto essere attivati a regime 141.855 nuovi posti, ripartiti per singolo ente comunale;
il Governo, nel piano strutturale di bilancio trasmesso all'Unione europea, ha indicato delle risorse che si discostano dagli obiettivi programmatici concordati con la stessa Unione europea;
nella tavola A.VI.4, il Governo ha rimodulato i LEP del 33 per cento previsto dalla legge n. 234 del 2021 per gli asili nido, impegnandosi a garantire il 33 per cento "a livello nazionale", eliminando il riferimento al "livello comunale" e introducendo i LEP del 15 per cento denominati "a livello regionale";
il nuovo livello di copertura del servizio nidi del 15 per cento dimostra di essere assolutamente insufficiente non solo per nuovi investimenti ma addirittura per completare gli investimenti in essere;
con l'interrogazione presentata alla Camera 5-03082 è stato interrogato il Ministro competente circa le ragioni che abbiano determinato la rimodulazione dei LEP che andrà a incidere sul rispetto dell'obbligo di cui all'articolo 1, comma 172, della legge n. 234 del 2021;
in sede di risposta è stato assicurato che "l'obiettivo minimo del 15 per cento a livello regionale, inserito nel Piano, non modifica il target nazionale del 33 per cento per la copertura dei servizi";
ciò non sta accadendo poiché la rimodulazione dei livelli essenziali delle prestazioni sta già avendo effetti disastrosi sulla creazione di posti negli asili nido e il raggiungimento del target previsto dal PNRR,
si chiede di sapere:
quali misure urgenti di competenza si intenda attuare per sostenere gli enti locali nei costi di gestione delle nuove strutture di cui il PNRR finanzia solo la realizzazione;
se non si intenda promuovere un confronto permanente con gli enti locali per individuare le criticità e le possibili soluzioni correttive.
(4-02105)
Avviso di rettifica
Nel Resoconto stenografico della 295a seduta pubblica del 15 aprile 2025, a pagina 217, alla prima e alla seconda riga del primo capoverso, sostituire le parole: "Il Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR", con le seguenti: "Il Ministro per gli affari europei, il PNRR e le politiche di coesione".