Legislatura 19ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 272 del 12/02/2025

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XIX LEGISLATURA ------

272a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

MERCOLEDÌ 12 FEBBRAIO 2025

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Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del vice presidente CENTINAIO

e del vice presidente RONZULLI

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Civici d'Italia-UDC-Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare: Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP; Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE: FI-BP-PPE; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-Il Centro-Renew Europe: IV-C-RE; Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: LSP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista: PD-IDP; Per le Autonomie (SVP-PATT, Campobase): Aut (SVP-PATT, Cb); Misto: Misto; Misto-ALLEANZA VERDI E SINISTRA: Misto-AVS; Misto-Azione-Renew Europe: Misto-Az-RE.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 10,07).

Si dia lettura del processo verbale.

DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Seguito della discussione e approvazione della mozione n. 109 (testo 2) sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti (ore 10,15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della mozione 1-00109 (testo 2), presentata dalla senatrice Pucciarelli e da altri senatori, sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti.

Ricordo che nella seduta di ieri è stata illustrata la mozione, ha avuto luogo la discussione e il rappresentante del Governo ha espresso un parere favorevole sulla mozione nel suo complesso e ha accolto tutti gli impegni del dispositivo con le modifiche proposte dalla senatrice Pucciarelli.

Passiamo dunque alla votazione.

MUSOLINO (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MUSOLINO (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, la mozione che è stata presentata come prima firmataria dalla senatrice Pucciarelli pone due temi molto importanti, quello dei delitti di violenza sessuale commessi con l'uso di sostanze stupefacenti, le cosiddette droghe da stupro, e quello relativo alla tutela delle vittime, alla tutela processuale, cioè a quella filiera della raccolta delle prove e, quindi, riguarda il momento in cui si verifica la violenza, la denuncia da parte della vittima, la raccolta delle prove, la conservazione delle prove e il loro utilizzo ai fini processuali, fino alla dichiarazione di responsabilità del colpevole e dell'aggressore.

Sono temi molto delicati e complessi, sui quali la mozione vuole intelligentemente richiamare l'attenzione del Governo, che ha già espresso parere favorevole. E di questo lo ringrazio, nonché per quello - ieri la sottosegretaria Siracusano lo ha detto - che intende fare, ossia di impegnare ulteriori risorse nel contrasto dell'uso di sostanze stupefacenti e nella specializzazione dei laboratori per la ricerca delle prove. Si tratta sicuramente di un segnale positivo.

Sono temi molto delicati e complessi perché tutto ciò che accade alla vittima come conseguenza del reato, che viene commesso con l'uso di tali sostanze, è una vicenda assolutamente oscura. Chiunque non l'abbia vissuta come avvocato, con le fasi dell'assistenza, come associazioni che seguono le vittime delle violenze o come operatori del settore, chi non si è mai accostato a questa fase, non può comprendere quali e quante siano le difficoltà di ordine pratico che si incontrano proprio nella ricerca delle prove, nella loro cristallizzazione e nel loro utilizzo ai fini processuali. Parlo un po' anche per esperienza personale da questo punto di vista, e non soltanto perché avvocato, ma anche perché ho seguito da vicino le vicende di una giovane collega morta a causa di una violenza. La sorella, che mi piace ricordare - si chiama Silvia Gambadoro ed è una collega anche lei - ha lottato molto proprio per riuscire a reperire le tracce ematiche e di emivita, le prove del contagio (in quel caso era stato un contagio da HIV), ed è stato difficile. Si è visto come la catena della conservazione delle prove sia debole e come le prove siano sempre a rischio di essere perse, smarrite, deteriorate, diventando inutilizzabili. Le matrici fisiche, materiali dei reati sono fondamentali.

Il testo di questa mozione è stato anche oggetto di un incontro con le opposizioni ed è stato leggermente modificato forse per finalizzare, ascoltando anche le sensibilità delle opposizioni, quella che voleva essere l'intenzione della mozione stessa, e quindi non una colpevolizzazione di chi fa uso di droghe - solo persone che bisogna sicuramente aiutare - ma un'assistenza precisa e specifica a chi subisce la violenza per effetto della somministrazione di droghe. È una mozione che ci piace e ci convince, e oggi avrei avuto piacere che la dichiarazione di voto venisse svolta dalla nostra collega Daniela Sbrollini, che saluto (Applausi), Capogruppo nella Commissione bicamerale per le vittime del femminicidio, che segue con particolare attenzione e sensibilità tutti questi temi. La saluto perché è assente in questi giorni a seguito di un intervento che ha sostenuto e dal quale si sta riprendendo, fortunatamente, molto bene. Mi faccio quindi anche portavoce sua e delle istanze che vengono discusse nella Commissione femminicidio.

Vi dico che questo è un bel primo passo in avanti: avere avuto la sensibilità di capire che è necessario istituire dei laboratori di ricerca pubblici e privati; tenere la filiera delle prove; avanzare sempre di più nella ricerca degli strumenti di indagine; sensibilizzare le persone sulle sostanze stupefacenti, sui loro effetti, sulle conseguenze di una incapacità anche di riuscire ad esprimere il dissenso o il mancato consenso al rapporto sessuale, che determina spesso una violenza che è due volte aberrante, e non soltanto per la violenza in sé ma perché priva peraltro la vittima anche della capacità e quindi della memoria di ciò che le è accaduto. Immaginate persone che tornano a casa con una sensazione strana, quella di sentire che è successo loro qualcosa e non avere alcun ricordo di ciò che è accaduto e, poi, soltanto tramite delle analisi del sangue e la ricerca delle tracce organiche, capire di essere state vittime di un'odiosa violenza di cui non si ha alcuna memoria, alcuna consapevolezza e alcuna difesa. Davvero lo Stato fa un passo importante nel creare i laboratori e nell'esprimere fortemente un'attenzione nei confronti di questo tipo di reati odiosi e che devono essere perseguiti in maniera sempre più efficace.

Vi ringrazio e per questo motivo Italia Viva esprime un voto favorevole sulla mozione in esame. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza e l'Assemblea si uniscono agli auguri di pronta guarigione per la collega Sbrollini. (Applausi).

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SPAGNOLLI (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, intervengo brevemente per ringraziare la senatrice Pucciarelli per aver proposto questa mozione e per confermare il voto convintamente favorevole del Gruppo Autonomie. (Applausi).

GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GUIDI (Cd'I-UDC-NM (NcI, CI, IaC)-MAIE-CP). Signor Presidente, colleghe e colleghi, è tristissima compagna della mia mezzo secolare professione di psichiatra - ovviamente triste compagna - la notizia di tantissimi, troppi stupri, definiti con il consenso della donna, magari con scuse assolutamente perfide. Persino la gonna corta diventa giustificazione di stupro.

Nei decenni, farmaci sempre più potenti e ad hoc, che stordiscono e annichiliscono la volontà femminile senza lasciare traccia, hanno creato una situazione, se non emergenziale, sicuramente molto pericolosa. Quindi vivo con grande drammaticità, ma anche con senso, il provvedimento della collega Pucciarelli, convintissimamente.

Ricordiamo quello che è accaduto ad Avignone, in Francia, alla povera Gisèle Pelicot, e in qualche modo anche al marito, attore di una violenza che non ha eguali se non forse nei lager, il quale ha stuprato per circa un decennio la ex moglie e l'ha fatta stuprare da decine e decine di altre che definire "persone" è troppo. Poi qualcuno ha la giustificazione di aver avuto dei traumi infantili, e lo so da quando pratico la meravigliosa e terribile professione - non quella di politico, che faccio ancora in maniera un po' naïf - di psichiatra. Queste scuse reggono fino ad un certo punto, considerato che il marito Dominique ha anche filmato tantissimi atti di stupri.

La moglie, quando ha confessato le violenze terribili del marito - confessato perché c'era dolore, oltre che rabbia, nel suo vissuto, e ci mancherebbe altro - ha anche "esibito" i filmati di tantissimi stupri, perché la vigliaccheria - come diceva lei - gli atti giudiziari contro più che lo stupro - ci mancherebbe altro - anche contro la vigliaccheria maschile, ha potuto chiarire gli atti incomparabilmente orribili.

Oggi lottiamo contro farmaci che non solo si sentono poco, ma che non lasciano traccia come soprattutto i GHB. È evidentissima la strategia del provvedimento della collega Pucciarelli, che - ripeto - con enorme dolore per l'accadimento, ma con soddisfazione giudico positivamente da politico pro tempore - tranquilli - ma soprattutto da psichiatra e neuropsichiatra. Sinceramente con dolore, ma con soddisfazione, vivo positivamente questo provvedimento. (Applausi).

RONZULLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RONZULLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, oggi è davvero difficile separare la figura del legislatore da quella di genitore - mamma di una ragazza di quattordici anni - senza provare un brivido per le insidie sempre maggiori che i nostri figli trovano sulla loro strada e la paura di non poterli proteggere come meritano.

Notizie di violenze e abusi sessuali ci colpiscono profondamente e ci ricordano che non possiamo abbassare la guardia. Le droghe dello stupro sono un fenomeno allarmante, sempre più dilagante, che si nasconde nell'ombra. Si tratta di sostanze subdole che possono essere somministrate senza consenso della vittima, alterando la sua coscienza e privandola della sua libertà, trasformandola in un corpo senza difese e senza inibizioni, facilitandone spesso violenze sessuali.

Le droghe, come il GHB e il GBL, che rendono le vittime manipolabili e prive di volontà, sono un incubo che potrebbe colpire chiunque. Sono sostanze ritenute ideali dagli aggressori proprio perché difficilmente rilevabili. Ed è inaccettabile che nel nostro mondo si stia creando una sorta di far west online, dove non solo si possono acquistare sostanze pericolose, ma addirittura si trovano ricette per realizzarle con facilità. Il GBL in particolare è più facile da reperire, essendo ancora considerato legale in alcuni Paesi. Il GHB viene utilizzato per slatentizzare pulsioni e disinibire le persone. Noi come legislatori abbiamo il dovere di agire per garantire che ogni ragazza e ogni ragazzo possano vivere senza paura. Noi siamo chiamati a conoscere questo nuovo fenomeno, ad approfondirlo e affrontarlo, per poi fornire adeguati strumenti per prevenirlo e per combatterlo.

Dobbiamo lavorare insieme per creare leggi più severe e garantire che chi commette crimini del genere venga punito con la massima severità. Non basta però solo inasprire le pene: dobbiamo anche investire in programmi di rieducazione e in campagne di sensibilizzazione affinché i giovani siano informati sui rischi e sui segnali di allerta.

La prevenzione è la nostra arma migliore. Parlare di queste sostanze è fondamentale per sensibilizzare sia potenziali vittime che aggressori. E dobbiamo educare i nostri giovani e i nostri figli a non accettare mai bevande senza averne supervisionato la preparazione e a mantenere il contatto visivo su ciò che stanno consumando.

In questo contesto è fondamentale anche il ruolo delle famiglie. Dobbiamo incoraggiare un dialogo aperto con i nostri figli, insegnare loro a riconoscere le situazioni pericolose. Quello che spaventa di più sono i casi che rimangono nell'ombra, con vittime troppo imbarazzate e traumatizzate per denunciare. È nostro dovere, come legislatori e come società, dar voce a quelle persone, garantendo che non si sentano mai sole.

È inoltre fondamentale migliorare i protocolli di identificazione e determinazione delle sostanze d'abuso nelle vittime. Dobbiamo garantire che si possano effettuare analisi non solo su sangue e urina, ma anche su campioni di capelli, che possano fornire riscontri temporali utili in caso di denunce tardive. In tutto questo tempo, infatti, la scienza si è evoluta e con essa si sono evoluti anche gli strumenti per nascondere la violenza dietro il paravento di una presunta quanto inesistente volontà della vittima.

La mozione che presentiamo oggi segna quindi un passo importante verso la creazione di procedure operative omogenee affinché ogni caso di aggressione sessuale, facilitata da sostanze psicoattive, venga trattato con competenza e coinvolga tutti gli operatori in campo: personale sanitario, educatori, psicologi, Forze dell'ordine. Dobbiamo aggiornare i protocolli già esistenti nelle singole strutture ospedaliere, aumentare tecnologie necessarie in ogni Regione, creare un database regionale nazionale che raccolga i casi di violenza sessuale.

In conclusione, quindi, il dramma delle trame delle droghe da stupro è una ferita che riguarda tutti noi e tutti noi siamo chiamati a rimarginarla. Riguarda le vittime, che dobbiamo proteggere e assistere. Riguarda le istituzioni che devono diffondere campagne di sensibilizzazione e mettere il personale sanitario nelle condizioni di avere gli strumenti necessari affinché le denunce possano avere il sostegno delle prove medico legali. Riguarda altresì la giustizia per non lasciare impuniti i colpevoli.

Solo così, quindi, potremo dire di aver fatto la nostra parte in questa battaglia per costruire un futuro migliore per i nostri figli. È un impegno che dobbiamo a loro e a noi stessi come società. (Applausi).

LOPREIATO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LOPREIATO (M5S). Signora Presidente, onorevoli colleghe e colleghe, mi fa molto piacere parlare finalmente in quest'Aula di violenza sulle donne. Ho molto apprezzato la mozione n. 109, a prima firma della collega Pucciarelli. Ho apprezzato un po' meno le premesse, perché si è tentato di non centrare la mozione solo sul discorso della violenza e io credo che su certi argomenti non bisogna fare politica: sono argomenti che non devono avere colore politico. Pertanto, signora Presidente, anticipo solo che il Movimento 5 Stelle avanza una richiesta di votazione per parti separate delle premesse e della parte dispositiva, che condividiamo. Anzi, ringrazio la collega Stefani per il suo lavoro in merito alla parte dispositiva, che invece voteremo favorevolmente, a differenza della premessa, su cui ci asterremo.

Quando si trattano determinati argomenti, faccio un invito, anche alla luce di quanto appena detto dalla collega Ronzulli, di cui condivido tutti gli impegni che dovremmo assumere in quest'Aula per far fronte a questa problematica. Credo che il Movimento 5 Stelle abbia sempre dato prova di una particolare attenzione a questi argomenti; anzi, addirittura suggerirei che la questione della violenza sulle donne diventi la nostra sesta stella.

In quest'Aula, in occasione di vari provvedimenti, ho reclamato l'attenzione su determinati interventi che bisognava fare, in primis - come ho detto più volte in questa sede - la deroga alla tagliola dei quarantacinque giorni per le intercettazioni nel caso di violenza sulle donne. Il relativo emendamento è volto non a evidenziare quanto è bravo il Movimento 5 Stelle, ma ad aiutare le donne in difficoltà, per far sì che quella fattispecie delittuosa sia rilevata ed evidenziata. Invito quindi questa maggioranza ad avere un comportamento diverso in quest'Aula, come io sto facendo per il Movimento 5 Stelle sulla mozione in esame, perché lo facciamo non per dire quanto siamo bravi, ma per poter intervenire in maniera più incisiva su determinati argomenti.

Io inizierei subito ispirandomi alle parole della presidente della Corte di cassazione, dottoressa Cassano, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario, quando ha elencato precisamente determinati numeri preoccupanti, che noi dovremmo tenere sempre in considerazione quando parliamo di violenza sulle donne in quest'Aula. La dottoressa Cassano parla (con dati riferiti al 2024) di un totale ad oggi di 314 omicidi volontari, di cui 151 in ambito familiare e affettivo, 96 dei quali hanno come vittima delle donne. Un altro elemento preoccupante è l'incremento delle chiamate al numero di aiuto nazionale antiviolenza. Ci fa molto piacere che le donne finalmente abbiano capito che c'è la possibilità di avere un supporto immediato. È triste, però, il fatto che soltanto il 27 per cento di tali donne dà seguito a una denuncia. Questo è un vulnus, è preoccupante: evidentemente non si sentono sostenute e supportate. Invito quindi l'Assemblea a non assumere sempre un atteggiamento molto ostile, ritenendo che un problema si risolva soltanto aumentando le sanzioni. Apro e chiudo una parentesi dicendo che, quando parliamo di femminicidio, molte volte parliamo anche di un successivo suicidio del carnefice. Questo vuol dire che al carnefice, che dopo si suicida, non interessa niente che vi sia una sanzione o una pena in più. È chiaro che bisogna fare qualcosa a monte. Condivido pienamente, quindi, quello che ha detto prima la senatrice Ronzulli: bisogna partire proprio dalla base, dalla radice, dall'educazione. In molti provvedimenti abbiamo evidenziato questo aspetto, ossia il fatto che bisogna in qualche modo sollecitare l'affettività dei bambini e condividere, perché sono delle spugne e capiscono i principi. Quando, però, poi, in legge di bilancio si vede che le somme stanziate per l'educazione affettiva vengono trasposte all'aggiornamento sul tema della fertilità, a quel punto mi arrabbio un poco, perché quello che voi tentate di fare ha sempre un fine diverso e non pensate quanto sia importante, invece, intervenire sui bambini. (Applausi).

Come abbiamo detto anche nella discussione sul decreto Caivano, è inutile aumentare le sanzioni: bisogna parlare di educazione, bisogna parlare ai minori, bisogna dare un'alternativa. Ma, se aumentate a cinque anni la detenzione per il reato di piccolo spaccio e non permettete nemmeno la messa alla prova, vuol dire che purtroppo di questo argomento non si è capito proprio niente. Risolviamo, ritorniamo sugli argomenti, senza colore politico. È questa la mia unica premura. Non è mai tardi per poter fare questo. (Applausi).

STEFANI (LSP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEFANI (LSP-PSd'Az). Signor Presidente, questa mozione pone all'Assemblea e alla società civile un tema molto grave, riguardando un fenomeno per certi versi nuovo, ed è importante e fondamentale che anche il potere legislativo e il Governo intervengano su una dinamica più articolata e molto insidiosa.

Ci sono vari tipi di violenza, non ce n'è un solo tipo. Non c'è soltanto la violenza di chi approfitta della vittima, magari perché quest'ultima non riesce nemmeno a esprimere un consenso. Ma c'è anche il momento in cui la vittima non riesce nemmeno a esprimere il dissenso. In tale panorama si inserisce l'uso particolare di droghe in questione. Teniamo presente che sull'uso dell'alcol e sullo stupro vi è anche giurisprudenza, ma oggi ci troviamo di fronte a sostanze diverse e c'è una dinamica che viene definita come aggressione sessuale facilitata da droghe. Le droghe, però, non sono solo quelle tradizionali, per le quali magari c'è anche un sistema - perdonatemi - di spia o di attenzione preliminare: se sento parlare di eroina, magari sono più preoccupata rispetto al fatto di sentire parlare di qualche forma di anfetamina, di metanfetamina o di qualche altra diavoleria che viene anche assunta consapevolmente e volontariamente, senza pensare a quelli che possano essere gli esiti. Teniamo conto, poi, che questo tipo di droghe costa pochissimo: magari con 20 euro si riesce anche a recuperare una pastiglia di metanfetamina.

Questo non rimane, però, soltanto un tema sociale generale, bensì diventa anche un tema giuridico. E dobbiamo porci di fronte alla necessità che il diritto penale moderno e la scienza forense devono essere adeguati alla velocità non solo dell'individuo, ma anche dell'inventiva criminale. Qui apro una parentesi: quando abbiamo parlato di intercettazioni anche in Commissione giustizia, all'inizio si poteva pensare a un metodo tradizionale di intercettazione - qualcuno con una cornetta che si mette dietro la porta - quando invece poi c'è tutto un panorama come quello del dark web, insondabile e difficilissimo. È per quello che dobbiamo affrontare il tema anche sotto il profilo giuridico.

Nel momento in cui vi è uno stupro con l'utilizzo, magari, delle sostanze di cui stiamo parlando, ci troviamo fondamentalmente di fronte a due grosse problematiche. La prima è provare l'assunzione della sostanza, perché nell'aula del tribunale si trovano soltanto l'aggressore e l'aggredito, spesso non ci sono testimoni, ma possono anche non esserci neppure le perizie, per cui vi è - per certi versi - la parola dell'uno contro l'altro. Teniamo conto, fra l'altro, che è più difficile provare l'assunzione di una sostanza che non rientra tra quelle stupefacenti tradizionali, bensì fra le nuove sostanze che hanno la particolarità di poter essere anche facilmente smaltite. La velocità nello smaltimento della sostanza, quindi, è diversa dalla velocità con cui la donna (o anche l'uomo) decide di denunciare. Può accadere, infatti, di prendere consapevolezza o coraggio a posteriori.

Il secondo problema è l'attendibilità di quello che viene detto dall'aggredito in aula. Infatti, nel momento in cui abbiamo la parola di uno contro l'altro, come dice anche la Cassazione, occorre che le dichiarazioni, perché siano credibili, siano precise, puntuali, credibili, appunto. Magari la vittima viene descritta come una persona che si era già recata in una sala di ballo, che magari già si era posta in determinate condizioni perché era andata a un evento a scopo ricreativo: in quel caso ci troviamo con il grande problema della vittimizzazione secondaria, in cui la vittima viene accusata per essere stata aggredita.

Nelle premesse di questa mozione vengono fatte presenti tutte queste problematiche. Io ringrazio veramente la senatrice Pucciarelli e tutti i firmatari per aver portato avanti questo tema e tutti i colleghi che hanno inteso condividerlo. Per riuscire ad affrontare questi temi occorrono, come scritto negli impegni, una grande accuratezza della visita iniziale fatta in pronto soccorso, una capacità tecnica nel rintracciare le sostanze e protocolli uniformi nell'impiego delle tecniche.

Ma soprattutto - e mi accingo a concludere - occorre fare un'ampia campagna di informazione perché bisogna conoscere questo tipo di sostanze e bisogna sapersi difendere per non mettere in pericolo se stessi e gli altri utilizzando qualche diavoleria quando il divertimento può invece essere ben assicurato semplicemente con la compagnia delle persone, senza dover ricorrere a sostanze pericolosissime.

Per questa ragione, tutto il Gruppo Lega esprime un voto favorevole sulla mozione in esame. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Via delle scienze» di Colleferro, in provincia di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione della mozione n. 109 (testo 2) (ore 10,41)

VALENTE (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD-IDP). Signora Presidente, anch'io mi associo ai ringraziamenti alla senatrice Pucciarelli, alla senatrice Stefani e a tutti i firmatari, ma soprattutto a chi ha lavorato in questi giorni e in queste settimane per giungere ad una condivisione degli impegni precisi di questa mozione. Lo voglio ribadire perché non era un fatto scontato.

L'impostazione iniziale della mozione era molto distante da quello che come Partito Democratico pensiamo, sentiamo e dalla modalità con cui guardiamo al fenomeno. Tuttavia, forti anche di una storia scritta nelle Aule parlamentari - ricordo che la legge sulla violenza sessuale ci ha messo vent'anni per essere approvata ed è stata approvata grazie al contributo di tutte le forze politiche - e forti anche di questa esperienza e pensando sempre che il nostro unico assillo sono le donne, la loro libertà, i loro diritti e la difficoltà a fuoriuscire da percorsi di violenza, ma anche soprattutto a denunciare e a stare nelle aule di giustizia, abbiamo lavorato per tentare di costruire una parte condivisa. Ci siamo arrivati grazie alla disponibilità di tutti.

Per queste ragioni mi permetterei, sin da ora, di chiedere alla Presidenza del Senato di consentirci la votazione per parti separate. Noi voteremo a favore del dispositivo e ci asterremo, per le ragioni che proverò a esplicitare in questi brevissimi minuti, sulla premessa.

Intanto esprimo un sì convinto sul fatto che le donne oggi debbano essere aiutate, soprattutto nel processo. Mi rifaccio a quanto diceva, da ultimo, la senatrice Stefani e non lo ripeto: è difficile provare di aver subito una violenza sessuale; lo è ancora di più quando si utilizzano queste famose sostanze stupefacenti, che inibiscono lo stato di consapevolezza, le cui tracce scompaiono troppo velocemente. È quindi utile, è uno strumento concreto, che questa mozione definisca un percorso per individuare queste tracce, ma soprattutto per conservarle, refertarle e fare in modo che le donne possano utilizzarle con più facilità nel processo.

Quindi, va bene questo impegno e non potremmo pensarla diversamente, va bene fare una campagna di sensibilizzazione. Avendo un figlio di quindici anni so cosa vuol dire parlare agli adolescenti, spiegare che cosa può accadere in determinati contesti, metterli in guardia, dare loro più strumenti di consapevolezza. Sono favorevole anche a una banca dati che ci aiuti, nel rispetto della privacy, rispetto a una legge sui dati che fortunatamente abbiamo e che attende regolamenti attuativi, che in qualche modo fotografa un fenomeno che è comunque in evoluzione. Non so quanti di noi ricordano - ma penso tutti in quest'Aula - Gisèle Pelicot e quello che ha significato (Applausi). Basterebbe ricordare quello che ha vissuto quella donna per capire oggi di cosa stiamo parlando.

Voglio approfittare dell'occasione, che è davvero troppo ghiotta, nei pochissimi minuti che ho a disposizione, per collegarmi a un altro fatto di cronaca accaduto ieri, che attiene molto alla discussione di stamattina. Ieri la Cassazione ha annullato una sentenza di assoluzione per una violenza sessuale, non una molestia, operata da un sindacalista ai danni di una donna, Barbara D'Astolto, perché secondo i giudici, che pure avevano creduto al racconto della donna, la donna ci aveva messo venti-trenta secondi a reagire. Quei venti-trenta secondi di silenzio, di pietrificazione della vittima, davano la possibilità ai giudici di interpretare quell'atteggiamento sostanzialmente come un atteggiamento di consenso. Ecco il centro del ragionamento sul quale noi dovremmo richiamare la nostra attenzione. Lo dico soprattutto alle colleghe e ai colleghi della maggioranza: in questa mozione fotografate una delle ragioni che può impedire la libera formazione della volontà e del consenso. Può essere una delle ragioni: una donna alla quale viene somministrata una sostanza, o che addirittura la assume volontariamente, come dite chiaramente nella premessa. Dite che può accadere che una donna, sotto l'effetto di stupefacenti, non abbia consapevolezza di quello che fa. Non solo lo dimentica, come abbiamo detto, ma si tratta di tracce biologiche che si perdono velocemente e quindi vi è l'utilità di una prova. Bene, questa però è una delle modalità. Il consenso può essere inibito in tante maniere, anche semplicemente per un contesto intimidatorio o semplicemente per la paura di non riuscire a reagire. È la scienza che ce lo dice, non è il nostro comune sentire. È la scienza che parla di un fenomeno che si chiama tanatosi, che rende immobile la donna di fronte a una intimidazione chiara e forte. Ecco quello che è accaduto a Barbara e ci sono voluti anni. Barbara nel frattempo ha perso il suo lavoro, ha dovuto raccontare il dramma che ha vissuto alle figlie (Applausi), sono passati anni. Siamo dovuti arrivare in Cassazione e ancora il suo calvario non è finito e dobbiamo sperare che i giudici d'appello accoglieranno i rilievi fatti dalla Cassazione e in qualche modo riformuleranno la sentenza in maniera secondo noi più giusta e con una lettura corretta.

Dentro le premesse voi fate chiaramente riferimento a questo. Parlo delle vostre premesse, perché in quelle premesse ci sono altre cose di merito e tecniche che personalmente non condivido e che come Gruppo Partito Democratico non condividiamo. Penso al fatto che parlate di sostanze stupefacenti, ma io potrei dire che anche l'alcol può inibire la consapevolezza di un determinato momento, la coscienza che può impattare sullo stato di tenuta della persona. Oppure, sull'analisi del capello, vi dico che non serve, come hanno detto tutti i medici legali. Ci hanno detto: attenzione, l'analisi del capello può semplicemente fotografare lo stile di vita, perché va troppo a ritroso. Non ci interessa, non serve quella cosa nel processo, altrimenti il rischio - quello che noi vogliamo scongiurare - sarebbe colpevolizzare gli stili e i comportamenti di vita delle donne. Io non penso che sia questo l'intento di questa mozione e sono convinta che non lo sia.

Mi permetto pure dire alla sottosegretaria Siracusano, di cui ho apprezzato pure il tono, che questa mozione non è contro l'utilizzo delle sostanze stupefacenti; quella la possiamo fare, ne possiamo ragionare in un'altra sede e ragioneremo nel merito. Questa è una mozione che vuole dire che la violenza sessuale può essere esercitata alle donne e facilitata dall'utilizzo di alcune sostanze. Quindi, noi condanniamo l'utilizzo di quelle sostanze anche ai fini del fatto che in qualche modo possano facilitare percorsi di violenza sessuale ai danni delle donne. Diamo uno strumento alle donne per potersi difendere meglio in questi casi, perché sono molto difficili.

Tuttavia, il centro del ragionamento resta quello della formazione del consenso. Il consenso: rispetto a questo vi chiediamo una riflessione perché ci sono leggi che giacciono in quest'Aula. E allora, come noi oggi abbiamo voluto fare questo sforzo, venendo incontro a una mozione della maggioranza senza pregiudizi e preconcetti, entrando nel merito, dicendo che siamo pronti a votare questo dispositivo, purché ci sia una chiara stigmatizzazione di quello a cui stiamo facendo e non ci sia, ovviamente, un nesso di causalità invertito, confidiamo nello stesso impegno, in memoria delle migliori pagine che questo Parlamento ha scritto sul tema della violenza e della violenza maschile contro le donne, un impegno reciproco a guardare il cuore del problema. Oggi ne affrontiamo una piccola parte: il più contiene il meno. Sarebbe bastato modificare l'articolo 609-bis del codice penale e scrivere: senza consenso è sempre violenza. (Applausi).

Noi ve lo chiediamo ricordandovi che, nel nostro codice penale, è scritto chiaramente che violare un domicilio è reato se è senza consenso; invece, per configurare la violenza sul corpo di una donna dobbiamo ricorrere ancora a minacce e intimidazioni o abuso di autorità: questo non è accettabile. (Applausi).

Quindi, come noi oggi abbiamo mostrato una grande disponibilità, così vi chiediamo lo stesso. Nei prossimi mesi avremo la possibilità di scrivere altre belle pagine. Il nostro impegno va in questa direzione. Auspichiamo che, sempre su questi temi, si possano costruire le convergenze unicamente nell'interesse delle donne. (Applausi).

LEONARDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LEONARDI (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Fratelli d'Italia ritiene che la lotta contro la violenza sulle donne, in ogni sua forma, debba essere una priorità per ogni forza politica che si definisca seria e responsabile. Ecco perché oggi con convinzione esprimiamo il nostro voto favorevole a questa mozione. Mozione che ho voluto sottoscrivere personalmente e di questo ringrazio la prima firmataria.

Questa iniziativa, infatti, si inserisce in un quadro di azioni che il nostro Governo e la nostra maggioranza stanno portando avanti per restituire alle donne italiane quella sicurezza e quella dignità che troppo spesso sono state calpestate. La violenza di genere non è solo una ferita per chi la subisce, ma è una piaga sociale, che indebolisce la nostra identità di popolo e mette in discussione i valori fondanti della nostra comunità.

A tal proposito, purtroppo, i dati parlano già da soli: nel 2024 circa sedici vittime di violenza sessuale al giorno, il 91 per cento delle quali contro donne. Tuttavia, questi dati rappresentano soltanto la punta dell'iceberg, poiché rappresentano bene come molte vittime non trovino la forza di denunciare, perché schiacciate dalla vergogna o dalla paura di ritorsioni e ancora, troppo spesso, da un senso di isolamento.

Accanto a questa triste realtà emerge con prepotenza un fenomeno ancora più subdolo: l'utilizzo delle cosiddette droghe da stupro, sostanze psicoattive che annullano la volontà e la coscienza delle vittime, rendendole incapaci di difendersi o di ricordare quanto accaduto. Sostanze come il GHB, il GBL e altre droghe sintetiche agiscono velocemente, rendendo difficile la loro rilevazione e di conseguenza l'accertamento del reato.

Una realtà insidiosa, che mina la capacità delle vittime di difendersi, denunciare e ottenere giustizia.

Fratelli d'Italia crede ed ha sempre creduto che lo Stato debba intervenire con fermezza per proteggere tutti i suoi cittadini e in particolare le fasce più vulnerabili della popolazione. Per questo non vogliamo essere qui a fare dichiarazioni vuote o gesti simbolici. Siamo qui per proporre azioni concrete, per affermare un principio sacrosanto. La libertà delle donne di vivere senza paura è un pilastro della nostra civiltà. (Applausi).

Questa mozione si inserisce perfettamente in questa traiettoria, andando a rafforzare un quadro normativo che già negli ultimi anni ha visto passi significativi grazie alla nostra determinazione. Penso, ad esempio, al codice rosso e alla legge n. 168 del 2023, voluti fortemente dal nostro Governo per prevenire, inasprire le pene contro i responsabili di violenza e garantire protezione immediata alle vittime.

Penso anche all'impegno costante per rendere più incisivi i protocolli di intervento nelle situazioni di emergenza. Questa mozione rappresenta un ulteriore tassello in questo percorso, dimostrando che Fratelli d'Italia non si ferma davanti alle difficoltà, ma lavora ogni giorno per costruire soluzioni.

Non ci stancheremo mai di ribadire che la sicurezza è il primo diritto dei cittadini e non posso che guardare con particolare attenzione alle giovani che diventano vittime di abuso e violenza a causa della somministrazione di queste droghe. L'ultimo episodio aberrante, quello del PR evaso dai domiciliari, ai quali era stato segregato per stupro e che è tornato a usare violenza proprio con l'utilizzo delle droghe da stupro, dà il segno della pericolosità e della diffusione, purtroppo, di queste droghe.

Il testo della mozione pone l'accento su interventi essenziali in tema di prevenzione ed educazione, di efficienza del sistema sanitario, ma anche di quello giudiziario, affinché nessun colpevole sfugga alla giustizia. Ancora, in tema di tutela delle vittime esso pone l'accento sul monitoraggio più efficace del fenomeno, ma anche e soprattutto sulla garanzia di riservatezza per le vittime nel difficile percorso della denuncia e del recupero psicologico. Dobbiamo aiutare chi trova il coraggio di denunciare. (Applausi). Il nostro approccio si basa pertanto su pragmatismo e visione di lungo termine: non basta condannare, bisogna costruire soluzioni che funzionano contro ogni droga e contro ogni violenza sulle donne.

Questa mozione è un ulteriore passo concreto nella giusta direzione ed è per questo che Fratelli d'Italia voterà convintamente a favore della mozione. (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, prima di procedere alle votazioni, comunico che è pervenuta una richiesta di votazione per parti separate. Più specificamente, si chiede di votare prima tutta la parte delle premesse della mozione, quindi dalle parole «premesso che: la violenza sessuale» fino alle parole «in catena di custodia», e di votare separatamente il dispositivo che inizia con le parole «impegna il Governo».

Intanto dobbiamo votare per alzata di mano la richiesta di votazione per parti separate.

Metto ai voti la proposta di votazione per parti separate, avanzata dalla senatrice Lopreiato.

È approvata.

Direi che è un caso di unanimità.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo delle premesse della mozione n. 109 (testo 2).

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della parte dispositiva della mozione n. 109 (testo 2), dalle parole «impegna il Governo» fino alle parole «i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza sessuale».

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Inversione dell'ordine del giorno

PRESIDENTE. Colleghi, vi aggiorno su come proseguiranno i lavori dell'Aula.

Previa intesa tra i Gruppi e sentito il Governo, nemine contradicente, la Presidenza dispone l'inversione dell'ordine del giorno in questi termini: passiamo direttamente alla discussione della mozione n. 120, sui programmi di finanziamento pubblico alla ricerca.

Discussione della mozione n. 120 sui programmi di finanziamento pubblico alla ricerca (ore 10,59)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00120, presentata dalla senatrice Cattaneo e da altri senatori, sui programmi di finanziamento pubblico alla ricerca.

Ha facoltà di parlare la senatrice Cattaneo per illustrarla.

*CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signora Presidente, ringrazio l'Assemblea, il Governo e i Capigruppo per l'occasione di trattare oggi questa mozione, su cui intervengo con due sentimenti contrastanti, uno di orgoglio e il secondo di imbarazzo. L'orgoglio deriva dal fatto di poter portare alla vostra attenzione oggi in Aula la discussione sul tema della ricerca, di come vogliamo alimentarla e sostenerla. È un'attività che da decenni rappresenta la mia vita quotidiana e che è anche il motivo, la causa per la quale io oggi sono qui tra voi. L'orgoglio deriva dal fatto di poter parlare con voi di cosa significa scoprire, di cosa significa essere i primi al mondo, il primo uomo o la prima donna al mondo a vedere un risultato, per poi consegnarlo ai nostri cittadini, che cosa significa capire le cose che nessuno conosce.

L'orgoglio, colleghi, deriva dal fatto di poter sottolineare con voi che questo Paese ancora oggi, un Paese un po' strano, sempre in bilico tra realtà e finzione, tra competenze e superstizione, dal Nord al Sud, dall'Est all'Ovest, esprime straordinarie capacità in tutte le discipline, da quelle umanistiche a quelle scientifiche. Non posso fare altro che ricordarvi - e devo dire che questo mi commuove ogni volta - che il nostro Paese, negli ultimi dieci anni, è stato il Paese che per primo al mondo ha consegnato a tutti le prime terapie a base di cellule staminali. (Applausi). Non sono state scoperte negli Stati Uniti e nemmeno in Giappone, ma sono made nelle università di Modena e Reggio Emilia e al San Raffaele di Milano.

Io non riesco a non sottolineare con voi che i nostri geologi dell'università di Ferrara sono secondi, dopo gli stati Uniti e prima del colosso cinese, per quel che riguarda lo studio delle frane. Gli stessi studiosi dell'università di Ferrara sono i primi al mondo per gli studi sulle grandi estinzioni biologiche del passato. E come non citare i colleghi dell'università di Sassari e del CNR, che primeggiano nel mondo per gli studi sulla genomica? Come non citare l'università della Calabria? Ma voi sapete che gli ingegneri sismici, donne e uomini, dell'università della Calabria hanno sviluppato un modello che prende il nome della studiosa Maria Giovanna Durante, dell'università della Calabria, un modello per le costruzioni in zona sismica, il modello Durante, che viene adottato dagli Stati Uniti ed entra nelle linee guida degli Stati Uniti? (Applausi).

E come non citare l'Università degli studi di Napoli e l'INFN, i cui studiosi hanno dedicato la vita per capire, raggiungere e fotografare quei buchi neri, quel buco nero meraviglioso (M87) che l'umanità vede per la prima volta nel 2019? Sapete quanto dista da noi quel buco nero? 55 milioni di anni luce. Volete sapere quanti chilometri sono? Scrivete 495 e metteteci diciotto zeri. Loro l'hanno inseguito, catturato, fotografato, capito e continuano a studiarlo. E potrei veramente andare avanti con questa lista di cose straordinarie del nostro Paese. (Applausi).

Ho fatto questi esempi per darvi il polso della sfida alla conoscenza che i ricercatori italiani, giovani e meno giovani, sono abituati ad affrontare.

Dov'è l'imbarazzo, se questo è l'orgoglio?

L'imbarazzo c'è ed è forte perché, vedete, io avrei voluto essere qui con voi oggi con una mozione ambiziosa da discutere con voi, con le vostre visioni e le vostre priorità per decidere insieme dove vogliamo essere come Paese tra dieci o venti anni, quale frontiera della conoscenza vogliamo perlustrare, dove vogliamo essere primi al mondo, dove vogliamo guidare l'Europa e il mondo intero. Sono qui invece a chiedere a voi e al Governo il minimo indispensabile in quanto a regole, procedure e risorse, che possano resistere ai cambi di governo e ai passaggi di legislatura, per dare una proiezione ai nostri studiosi e ai nostri giovani.

Cosa vuol dire il minimo indispensabile? E guardate che stiamo parlando proprio del minimo. Significa bandi pubblici a data certa (Applausi) in modo da consentire una programmazione ai nostri studiosi. Significa valutazione dei progetti in tempi certi, significa soprattutto valutazioni profonde che non diano la percezione ai nostri ricercatori che in realtà stanno semplicemente applicando a una lotteria (Applausi) e non all'assegnazione delle risorse pubbliche alle migliori idee disponibili.

Presidenza del vice presidente CENTINAIO (ore 11,06)

(Segue CATTANEO). Non avere tutto questo non è senza conseguenze. Un giorno sì e l'altro pure ci si chiede perché gli studiosi e i talenti se ne vanno. Le risposte sono qui; negli ultimi dieci anni abbiamo perso 14.000 ricercatori. Se ne vanno 1.400 ogni anno. Sono i nostri figli, i nostri nipoti, i nostri studiosi. A me verrebbe da dire che un'emorragia di competenze così vistose dovrebbe essere l'ossessione di ogni Governo, ogni giorno. (Applausi). Invece non è così e, con i minuti che mi sono concessi, vorrei spiegarvi che cosa succede alla ricerca italiana… (Commenti).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo intervenire la senatrice. Grazie.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). Scusate, colleghi, io vorrei precisare che questa è una mozione neutra… (Commenti).

PRESIDENTE. Senatore De Carlo, per favore lasciamo intervenire la senatrice. (Commenti). Senatrice Paita, per favore. Lo chiedo a tutti, lasciamo intervenire la senatrice Cattaneo. Se volete, potete chiedere la parola in discussione e dire la vostra opinione.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). C'è un problema strutturale, che non è di un Governo o di un altro, che va avanti da vent'anni. (Applausi). Questo descrive la mozione. Quali sono quindi i motivi? Pensate ai nostri studiosi, guardate che li abbiamo fatti studiare noi.

Quali sono i motivi di questo disastro emorragico? Vi devo spiegare come funziona la ricerca. Non esiste ricercatore nel CNR, nelle università o in un ente pubblico che abbia, per il solo fatto di essere membro di quell'ente, fondi per le sue ricerche. Assolutamente no, ma è giustissimo. I ricercatori devono guadagnarsi le risorse per proiettare e sperimentare le loro idee attraverso i bandi pubblici. Posso darvi un'idea di quali sono le risorse necessarie per un progetto di biomedicina. Possono essere 150.000 o 200.000 ogni anno per quattro, cinque o sei anni continuativi perché una ricerca non si esaurisce in un solo anno.

Che strumenti abbiamo nel Paese? Dal 2007 abbiamo i bandi definiti progetti di rilevante interesse nazionale (PRIN). Alla domanda come sono andati i bandi dei Progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN) dal 2007, faccio prima a dirvi per quanti anni non li abbiamo avuti: negli anni 2013, 2014, 2016, 2018, 2019 e 2021 ci sono stati zero bandi PRIN; prima ci sono stati nel 2010, 2012 e 2015, ma con poche risorse (100 milioni, 30 milioni) con cui non fai niente. Quest'anno, nel 2025, non esiste bando PRIN e questo significa che si chiudono le idee, si sciolgono i gruppi, i giovani se ne vanno, è tutto finito, si interrompono - peggio ancora - ricerche in corso. Non è andata meglio nel 2024, perché invece di indire nuovi bandi, a dicembre 2024 il Ministero dell'università e della ricerca ha disposto lo scorrimento delle graduatorie PRIN del 2022, quindi progetti ormai cadaveri, scusate la parola. Lo scorrimento sarebbe come assegnare nel 2025 gli Oscar ai candidati del 2022, escludendo i film attuali, invece di farli concorrere. (Applausi).

Questo era il PRIN, che tra l'altro permette ai ricercatori di lavorare insieme; è uno strumento buono, perché si fanno le cordate. C'è un secondo strumento dal 2021: mi riferisco ai bandi del Fondo italiano per la scienza (FIS), il cui obiettivo era emulare i bandi dello European research council (ERC) di Bruxelles; bandi che tra l'altro conosco benissimo avendo applicato e vinto in alcune occasioni. In cosa consistono questi bandi FIS che vogliono emulare quelli dell'ERC? Sono dei bandi individuali, quindi ciascuno di noi fa domanda al fondo FIS individualmente per poi essere valutato. Comunque, l'obiettivo della emulazione è fallito nei fatti e nei tempi. Per farvi capire cosa significa vi dico che i bandi ERC veri, quelli di Bruxelles, hanno date certe, scadenze fisse; la domanda si sottomette sempre a novembre, a marzo si sa se si è passato il primo step, a luglio il secondo, a settembre si va a fare un interview a Bruxelles, perché ti torturano sul tuo progetto. Gli esiti dei bandi FIS 1 (parliamo di un altro Governo) sono arrivati dopo diciotto mesi e adesso che è in corso il FIS 2 sono già passati quindici mesi. Tra l'altro, ci siamo trovati con la contraddizione che per molti settori del FIS 2 non sono ancora arrivate le valutazioni, ma a dicembre è stato aperto il FIS 3, quindi pensate che contraddizione e che difficoltà nel settore. Peraltro, la chiusura del bando FIS 3 era il 27 gennaio, ma tre giorni prima è intervenuta la proroga: la scadenza per la sottomissione è prorogata di un mese e mezzo. Ne abbiamo capito le ragioni: ancora non c'erano gli esiti del FIS 2. Capite che per gli enti, per i ricercatori, per i dipartimenti che hanno cambiato priorità, per le amministrazioni questa è una tragedia! Significa veramente lavorare in modo totalmente casuale. (Applausi).

Si è, quindi, fallito nei tempi, ma soprattutto nelle valutazioni. Guardate che le valutazioni dei progetti PRIN o FIS sono qualcosa che veramente fa venir voglia di urlare, tanto sono inaccettabili. Non capisci nemmeno quanti valutatori hanno valutato il tuo progetto. La valutazione è fatta di cinque o dieci parole, quando va bene sono sessanta, superficiali, generiche; sembrano quasi scritte da un robot. Nel bando che si voleva emulare, quello dello European research council (lo so perché le ho avute anche sui miei progetti), le valutazioni arrivano a 9.000 o 10.000 parole; si hanno dieci valutatori; quando vai a Bruxelles ci sono quindici soggetti che ti torturano sul tuo progetto. Le valutazioni italiane, quindi, non vanno bene. Tali progetti, poi, sono falliti nel tasso di successo.

Agli stati generali della ricerca avevo mostrato una diapositiva, c'era l'ex Ministra dell'università portoghese e mi ha chiesto se avessi sbagliato a indicare in una diapositiva la percentuale di successo di un settore (gli Advanced) del FIS 2: il 2,92 per cento. Questo dato, infatti, significa che si chiede a 100 ricercatori di applicare e se ne finanziano due e mezzo. Capite che è un sistema inefficiente e la stessa strategia fondamentale per la ricerca studiata dal tavolo tecnico voluto dal MUR sottolinea che è necessario e indispensabile, per mantenere la rete di ricerca, arrivare a dei tassi di successo del 24-25 per cento.

Questo è quello che succede in tutti gli altri Paesi, quindi non ci siamo proprio, ma non è davvero una critica a un Governo in particolare, perché questo è un problema strutturale di organizzazione e gestione delle procedure, dei tempi e delle valutazioni. È per questo che i nostri ricercatori se ne vanno e non ne arrivano: non c'è nessuna affidabilità del sistema ricerca. E come fanno gli altri Paesi? Perché i nostri ricercatori vanno negli altri Paesi? Pensate che a garantire date, tempi e serietà alle valutazioni, tutti gli altri Paesi in Europa intorno a noi, tranne Malta e Lussemburgo, hanno un'agenzia per la ricerca, che è una casa di cristallo, che opera su mandato politico, ma nel momento in cui il mandato viene ricevuto si stacca. Le valutazioni, le procedure e le competenze, valutare un progetto e dire che non è buono sono tutte cose che comportano professionalità; bisogna entrare nel dettaglio, sapere come fare, non ci si può improvvisare. Tutti hanno un'agenzia di questo tipo. Pensate che, con mia grande rabbia, l'ultima Nazione che ha istituito la sua agenzia per la ricerca nel 2016 è la Grecia, con un prestito della Banca europea investimenti, che ci ha messo altri 150 milioni. Insomma, siamo proprio gli ultimi, con una commistione di interessi anche con i beneficiari, perché i beneficiari (i ricercatori) fanno parte delle commissioni chiamate a decidere e quindi non va bene, perché la casa di cristallo è proprio un elemento di rottura tra la politica (chi eroga) e i beneficiari. Mi è capitato tante volte di fare parte delle agenzie di altri Paesi per le valutazioni, ebbene all'Agenzia nazionale della ricerca francese hanno cominciato nel 2005 ed erano in cinque funzionari, con 350 milioni di euro da gestire; lo scorso anno sono arrivati a 350 unità di personale e 1,5 miliardi di euro, con migliaia di progetti che vengono analizzati e discussi. Questo perché la valutazione non è solo una necessità della scienza, ma è un obbligo per garantire la buona amministrazione del denaro pubblico. È questo il punto su cui noi siamo carenti. (Applausi).

PRESIDENTE. La invito a concludere, senatrice.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). Ovviamente in legge di bilancio abbiamo visto che c'è poco o nulla per la ricerca, che questa è la situazione dei ricercatori, ma ci sono 150 milioni per il 2027 e per il 2028 per sostenere i cinque centri nazionali del PNRR e i 14 partenariati. Spero che questo sia un esercizio per implementare valutazioni. Non è necessariamente una buona notizia avere tutti questi soldi in assenza di procedure di valutazione. Spero che il Ministero che ne ha la possibilità e le competenze stabilisca criteri rigorosi per scegliere, perché non possono essere sostenuti tutti quelli lo richiedono, ma bisogna scegliere quelli che hanno operato meglio.

Per concludere, se c'è ancora chi si domanda come mai tanti ricercatori scelgano di portare le loro idee all'estero, la risposta sta nelle criticità qui elencate, quindi nella totale incertezza sui bandi, nei tempi di valutazione, nelle valutazioni insufficienti o inesistenti, nelle risorse inadeguate o assenti.

Con questa mozione non faccio altro che chiedere a voi e al Governo di affrontare le politiche per la ricerca con una visione strutturale, allineandoci agli standard europei, soprattutto attraverso un impegno a stabilizzare annualmente almeno i bandi PRIN, con 350 milioni di euro l'anno, fissando tempistiche certe e garantendo valutazioni con standard europei.

Chiedo altresì l'istituzione presso il Ministero dell'università e della ricerca di una commissione di esperti, che elabori una proposta per la creazione di un'agenzia per la ricerca indipendente dall'accademia e dalla politica. Credo che solo partendo da qui potremo garantire ai giovani la possibilità di immaginare un futuro per loro nel nostro Paese. (Applausi).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.

È iscritto a parlare il senatore Casini. Ne ha facoltà.

CASINI (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi, io sono il più anziano per militanza istituzionale in quest'Aula e vorrei - se mi consente il Vice Presidente del Senato - cogliere lo spunto di questo intervento per ringraziare la senatrice Cattaneo. Con il suo intervento, infatti, lei ha onorato il Senato e anche l'istituto dei senatori a vita che rappresenta in quest'Assemblea. (Applausi).

Vi devo dire la verità, credo che il suo monito oggi non abbia un segno di parte. Questo è il valore delle parole che abbiamo sentito (Applausi); le ha dirette a tutte le parti politiche, a chi governa e a chi sta all'opposizione, mettendosi in una posizione di terzietà che ci richiama alle nostre responsabilità davanti alla fuga di migliaia di giovani ricercatori che se ne vanno dalle nostre città e dalla nostra Nazione. (Applausi).

Colleghi, mi augurerei - e non mi riferisco a chi non sta bene di salute, evidentemente, perché la sua assenza è pienamente giustificata - che tutti i senatori a vita volessero prendere spunto proprio da queste parole per svolgere analoghi riflessioni sui settori per i quali sono stati indirizzati al Senato. (Applausi). Questo significa adempiere a quel ruolo di terzietà che l'istituto del senatore a vita, finché c'è, richiede.

Grazie, dunque, senatrice. La mia è solo una riflessione che viene dal cuore e che voglio condividere con i colleghi, perché lei oggi veramente ha aperto una bella pagina per questo Senato. (Applausi).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Giacobbe. Ne ha facoltà.

GIACOBBE (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, stabilità, certezze, innovazione e finanziamenti sono ciò che serve per attrarre, anzi per trattenere i talenti che possono contribuire al rilancio del Paese.

Invece, oramai da tanto tempo, assistiamo a un'emorragia silenziosa ma devastante, che priva l'Italia delle sue competenze migliori. Ogni anno, purtroppo, migliaia di ricercatori, scienziati, ingegneri, manager e professionisti altamente qualificati scelgono di portare il loro sapere all'estero, non per mancanza di patriottismo, ma perché trovano altrove condizioni di lavoro più favorevoli, stipendi competitivi e soprattutto un sistema che valorizza il merito e la ricerca.

Da ex accademico all'estero conosco bene le condizioni in cui operano i nostri ricercatori all'estero. Ho avuto modo di confrontarmi con le realtà accademiche di altri Paesi e vi posso assicurare che, rispetto all'Italia, le opportunità offerte a chi fa ricerca sono enormemente migliori. Strutture adeguate, finanziamenti costanti, meno burocrazia, processi di valutazione trasparenti e stabilità nella progettazione sono quegli elementi che creano un ambiente fertile, in cui la conoscenza può crescere e tradursi in progresso e ricchezza economica e sociale.

In Italia, invece, negli ultimi anni abbiamo compiuto delle scelte miopi. Spesso chiedo ai nostri ricercatori all'estero i motivi della loro emigrazione e che ne impediscono il ritorno: mi dicono che in Italia non abbiamo un sistema che valorizza il merito e il talento, non forniamo possibilità di impiego ed esperienza ad eccellenti neo laureati, non prevediamo adeguate condizioni di impiego, progressione professionale, carriera, riconoscimento e valorizzazione. Purtroppo si parla spesso dei cervelli in fuga, ma poco viene fatto per farli rientrare in Italia.

Oggi l'importanza della ricerca e del talento dei ricercatori è ancora più rilevante. Il mondo sta vivendo una nuova rivoluzione tecnologica, quella legata all'intelligenza artificiale, che sta ridimensionando interi settori produttivi e scientifici. È di qualche giorno fa la notizia della nuova rivoluzione targata Deep Seek. Siamo davanti ad un azzeramento delle posizioni di partenza, una finestra di opportunità che l'Italia non può permettersi di perdere. Per cogliere queste occasioni servono competenze che purtroppo oggi lavorano altrove, dando un contributo straordinario alla crescita di altri Paesi e che in alcuni casi è di rilevanza talmente grande da essere riconosciuto a livello mondiale.

Il professore Giuseppe Barca dell'Università di Melbourne, un italiano che ha compiuto i suoi studi e la sua specializzazione in Italia, è alla guida di un team internazionale australiano-statunitense ed è stato recentemente insignito del Gordon Bell Prize, più comunemente conosciuto come il Nobel del supercalcolo, per lo sviluppo di un algoritmo rivoluzionario che migliora la comprensione della chimica e della biologia. Signor Presidente, si tratta del primo italiano nella storia ad aggiudicarsi questo prestigiosissimo riconoscimento. (Applausi).

Io, umile senatore, italiano residente all'estero da quarant'anni, mosso da un misto di orgoglio e ammirazione, gli ho voluto scrivere un messaggio di congratulazioni, pensando di accodarmi alla sfilza di complimenti che le istituzioni italiane gli avrebbero riservato. Però, sono stato troppo ottimista: ho appreso con amarezza che sono stato l'unico rappresentante istituzionale a scrivergli per congratularmi con lui.

Signor Presidente, le eccellenze italiane sono tali anche se vivono e lavorano all'estero e noi siamo tenuti non solo a fare il massimo per sostenerle, ma anche - molto più importante - a impegnarci fattivamente perché si realizzino anche nel nostro Paese, agevolandone il ritorno in patria.

Serve un piano strumentale strutturale per la ricerca e l'innovazione, servono investimenti seri, servono condizioni di lavoro competitive, servono anche incentivi fiscali per chi ritorna, ma serve soprattutto una visione politica che metta la scienza e il sapere al centro dello sviluppo del Paese e garantisca ai nostri cervelli un lavoro dignitoso, la certezza di andare avanti nella ricerca, la progressione professionale ed un salario adeguato. In fondo, si tratta di valorizzare la dignità professionale.

Per questo, colleghi, sono onorato di aver sottoscritto la mozione della senatrice Cattaneo, che ringrazio per averla presentata. Vi invito a discutere e sostenere con convinzione questa mozione, perché arginare la fuga dei cervelli e far rientrare i nostri talenti in Italia non è solo una questione di giustizia verso i nostri ricercatori, ma è anche una necessità strategica per il futuro del nostro Paese. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto tecnico industriale «Enrico Fermi» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione della mozione n. 120 (ore 11,28)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori rispetto a questa mozione, che affronta un tema importante, come quello della ricerca, che non può che accomunare tutto il Paese e tutti i Gruppi parlamentari nell'intensificazione dell'impegno, che però comporta anche delle risorse. Poiché noi riteniamo che le mozioni debbano essere considerate non solo un atto generico, ma un atto rilevante e vincolante per il Governo, allo stato c'è un parere contrario del Governo, non perché sia contrario allo sviluppo e all'incremento delle attività di ricerca, ma per ragioni di mezzi, sostegno e copertura.

Pertanto propongo, visto che questa mozione è stata all'ordine del giorno numerose settimane e il tema è rilevante, ma non si circoscrive alla giornata odierna, di rinviare alla seduta di martedì prossimo la sua discussione, nell'auspicio che riformulazioni, anche con il contributo del Governo, facciano sì che cambi il parere che è attualmente contrario per ragioni economiche e non scientifiche. È evidente che tutti siamo favorevoli alla ricerca in tutti i campi, tutti i giorni in cui veniamo in Parlamento, con una presenza costante e quotidiana.

Io credo che un rinvio possa consentire di trovare una riformulazione condivisa, casomai anche con la presenza del Ministro competente, ringraziando comunque la sottosegretaria Savino, ovviamente portavoce di un orientamento del Dicastero competente. Il Ministro, intervenendo in Aula, potrebbe dare un esito positivo a questa discussione, che si sta trascinando da tempo, perché le mozioni le abbiamo incardinate e discusse.

Quindi, la proposta che faccio è un rinvio a martedì, nell'obiettivo dell'approvazione di un testo che, anche recependo il dibattito dell'Assemblea, possa dare un esito positivo alla discussione.

PRESIDENTE. Ricordo che sulla proposta di rinvio del senatore Gasparri sono previsti un intervento a favore e un intervento contro.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BORGHI Enrico (IV-C-RE). Signor Presidente, vorrei rilevare come, a fronte della presentazione di mozioni da parte di tutti i Gruppi politici, è la seconda volta, in due sedute, che il Governo si presenta formulando parere contrario a delle mozioni che sono state costruite lungo un percorso di larga condivisione.

C'è stata la vicenda piuttosto singolare, di cui abbiamo discusso pochi giorni fa, della mozione n. 97, a prima firma del senatore Scalfarotto, sull'Armenia e sull'Azerbaijan, che ha avuto la coda ulteriormente singolare della comunicazione di servizio del Vice Ministro, che ci dice che non viene in Aula e ci manda una sua ricostruzione della vicenda. Ora, su una tematica molto delicata e importante, il Governo, anziché rimettersi all'Assemblea, compiere un supplemento di istruttoria e cercare un dialogo con l'Assemblea, semplicemente chiede di rigettare tutto il lavoro fatto.

Io credo che, a fronte della proposta di rinvio avanzata dal collega Gasparri, innanzitutto bisogna sentire la prima firmataria della mozione, perché credo che, indipendentemente da qualsiasi tipo di valutazioni, il parere della senatrice Cattaneo sia dirimente.

Però, alla luce del dibattito e di quello che sta emergendo in Aula, chiederei al Governo di ritirare il suo parere, effettuare un'azione ulteriore di istruttoria e consentire, a questo punto, l'eventuale lavoro di cesello, non sotto il ricatto di un parere contrario del Governo, ma attraverso l'espressione della volontà di consentire un punto di caduta favorevole.

In caso contrario, continuiamo a rimanere nella situazione per cui il Governo tiene le Aule parlamentari tra l'incudine e il martello. Poi - lo voglio dire alla Sottosegretaria - finisce come è successo sulla mozione n. 97: chi era venuto qui, armato di bellicose intenzioni, se n'è andato con la coda tra le gambe.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CATTANEO (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, desidero solo comunicare che mi dichiaro disponibile al rinvio, ma chiedo di poter seguire, partecipare e armonizzare, riservandomi di capire e vedere in cosa consiste la riformulazione.

PRESIDENTE. Metto ai voti la proposta di rinvio della discussione della mozione n. 120, avanzata dal senatore Gasparri.

È approvata.

Rinvio pertanto il seguito della discussione della mozione in titolo ad altra seduta.

Discussione della mozione n. 117 sui rincari del prezzo dell'energia elettrica (ore 11,33)

Approvazione della mozione n. 117 (testo 2)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00117, presentata dal senatore Calenda e da altri senatori, sui rincari del prezzo dell'energia elettrica.

Ha facoltà di parlare il senatore Lombardo per illustrarla.

Prima di lasciare la parola al senatore Lombardo ricordo che, su richiesta di un Gruppo parlamentare, dalle ore 12 alle ore 13,30 non sono previste votazioni. Quindi, in Aula ci saranno solo interventi e le votazioni riprenderanno alle ore 13,30.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, colleghi senatori, rappresentanti del Governo, con questa mozione sull'energia e sul caro bollette cerchiamo di riportare la politica italiana sul piano della realtà.

In un mondo in cui la questione energetica è diventata una delle questioni politiche strategiche fondamentali, l'Italia giunge in ritardo e impreparata alla sfida dell'indipendenza energetica e della sicurezza degli approvvigionamenti. La ragione fondamentale è aver rottamato sventuratamente i piani di produzione elettronucleare che avevamo nel nostro Paese e aver puntato su un mix elettrico insufficiente e squilibrato, composto solo da fonti fossili e rinnovabili.

A questa ragione fondamentale si è unita quella di aver imprigionato l'Italia nella dipendenza dal gas russo attraverso contratti di fornitura di lunga durata con la società Gazprom, da cui, dopo il 2022, come molti Paesi europei, ci siamo emancipati. Ciò mentre, anche a causa della guerra in Ucraina, i prezzi del gas esplodevano in tutto il mondo. Vorrei ricordare all'Assemblea che proprio ieri è salito a 60 euro a megawatt ora il costo dell'energia, con un aumento del 20 per cento rispetto alla base annua. Il risultato è sotto i nostri occhi: i prezzi medi dell'energia elettrica in Borsa in Italia nel 2024 sono stati i più alti dell'Unione europea.

I prezzi in Italia sono il doppio rispetto alla Francia, che ha basato la sua produzione prevalentemente su nucleare e idroelettrico, con una quota minore di eolico e fotovoltaico. Questo mix energetico comporta costi di sistema modesti e perciò le aziende francesi acquistano le energie prevalentemente fuori Borsa con contratti bilaterali di lungo periodo, sui quali sono basse sia la componente energia, che quella relativa agli oneri di sistema. È un insegnamento di cui facciamo tesoro nella nostra proposta.

I prezzi in Italia sono il 70 per cento più alti di quelli della Spagna, dove il 22 per cento dell'energia elettrica è prodotta dal nucleare, il 44 per cento viene da solare ed eolico e il 18 per cento è prodotto da gas. La Spagna è riuscita a costruire un efficace meccanismo di tetto al prezzo del gas anche grazie alla grande capacità di rigassificazione, che è cinque volte più grande di quella italiana. Questo consente di contenere il prezzo di Borsa anche quando a determinarlo è il gas.

Infine, i prezzi in Italia sono stati il 30 per cento più alti di quelli della Germania, dove il 20 per cento dell'energia elettrica era a carbone, il 16 per cento era a gas e ben il 44 per cento era da eolico e solare. C'è però da considerare che in Germania gli incentivi erogati alle rinnovabili e agli altri oneri sono trasferiti alla fiscalità generale e gli oneri residui caricati maggiormente sui consumatori domestici. Pertanto le industrie tedesche pagano l'energia significativamente meno di quelle in Italia.

In Italia il prezzo di Borsa è particolarmente elevato perché dipendiamo troppo dal gas e perché lo stesso prezzo di Borsa dipende troppo dal gas. La situazione peggiorerà nel 2025. Purtroppo i dati del Gestore dei mercati energetici dimostrano che, anche quando per il 13 per cento delle ore il prezzo di Borsa è stato determinato da impianti idroelettrici, esso è stato circa pari a quello delle centrali a gas. L'Italia è il Paese dell'Unione europea con la più elevata quota di import netto: 51 terawattora, pari al 16,5 per cento della domanda. Infine, sulla bolletta che pagano cittadini e imprese gravano gli incentivi alle rinnovabili e altri oneri che, tutti insieme, superano il valore della componente energia.

Colleghi senatori, questa è la fotografia della realtà. Come se ne esce? Cosa bisogna fare?

In questa mozione la componente Azione-Renew Europe del Gruppo Misto presenta degli interventi da fare nel lungo e nel medio e breve termine. Nel lungo termine, da questa situazione critica si può uscire in maniera definitiva solo cambiando il mix energetico nazionale, imitando l'esempio virtuoso della Francia. Per questo abbiamo raccolto le firme per un disegno di legge di iniziativa popolare che acceleri l'iter di ritorno del nucleare nel mix elettrico italiano, che è stato depositato proprio qui in Senato e di cui auspichiamo una rapida discussione.

Ci permettiamo di pensare e di auspicare che questo faciliti anche la presentazione della proposta di legge sul tema da parte del Governo, più volte annunciata, ma ancora non avvenuta. Sfidiamo il Governo a passare dalle parole ai fatti. Sfidiamo le opposizioni, anche quelle che in Europa hanno votato a favore della tassonomia green, che riconosce il nucleare dentro le energie rinnovabili, a essere coerenti tra ciò che si dice in Europa e ciò che si dice in Italia, perché non possa essere considerato più una parola tabù il nucleare nel mix energetico italiano. Ma sfidiamo soprattutto il Paese ad andare oltre la rassegnazione, a pensare che l'Italia non ce la possa fare, a pensare che sia impossibile, perché il nostro sa essere un Paese serio. Prima è stato ricordato il tema della ricerca: il nostro Paese è stato all'avanguardia nella ricerca sul nucleare e può esserlo anche rispetto al nucleare di ultima generazione. Abbiamo il coraggio di farlo, sì o no?

Nel breve e medio termine servono misure ad effetto immediato per contenere il costo della bolletta elettrica, soprattutto per le imprese più esposte alla concorrenza internazionale, per le quali l'elevato prezzo dell'energia è un fattore fortemente penalizzante. Per questo la misura più efficace è il disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica rinnovabile da quello di borsa, che si può realizzare senza necessariamente creare due mercati paralleli, per esempio attraverso contratti bilaterali (Power Purchase Agreement), oppure con contratti a due vie, con i quali il GSE preleva l'energia elettrica rinnovabile sempre a un prezzo fisso, indipendentemente dal prezzo di Borsa.

I contratti a due vie sono già applicati in Italia e riguardano impianti entrati in esercizio dopo il 2016. Il prezzo di prelievo viene determinato da un'asta al ribasso, a partire da un valore che copre il costo di generazione e il margine per l'operatore che realizza l'impianto. L'asta si tiene prima che l'impianto venga costruito. Noi chiediamo che tali contratti vengano applicati non solo agli impianti di nuova costruzione, ma anche ai grandi impianti idroelettrici, per i quali dovranno essere a breve rinnovate le concessioni, e che anche in questo caso il prezzo di prelievo sia determinato tenendo conto dei reali costi e del giusto profitto dell'operatore.

Per gli altri impianti rinnovabili si potrebbe procedere come previsto dal cosiddetto decreto sostegni-ter del Governo Draghi. In base a quel meccanismo veniva fissato un prezzo equo di riferimento, che per le diverse zone di mercato era di circa 57 euro a megawattora, pari alla media del prezzo del decennio 2011-2020. Gli operatori vendevano l'elettricità in Borsa al prezzo di mercato, ma dovevano trasferire al GSE quanto incassato in più rispetto al prezzo equo. Questi importi venivano utilizzati per ridurre la bolletta elettrica di famiglie e imprese. Sappiamo che questo meccanismo, peraltro temporaneo, potrebbe causare, se stabilizzato, numerosi contenziosi, ma pensiamo che possa essere incentivato in forma volontaria.

Chiediamo inoltre - questo è un passaggio fondamentale - che il GSE possa cedere ai consumatori finali, in particolare a quelli industriali più colpiti dal caro energia, l'energia elettrica rinnovabile prelevata a prezzo equo e che la cessione avvenga con contratti pluriennali di lungo periodo che sarebbero svincolati dal prezzo dell'elettrico.

In conclusione, Presidente, la nostra mozione descrive le azioni da adottare nel breve, medio e lungo termine per aumentare l'indipendenza energetica del nostro Paese, ridurre il dumping energetico delle imprese per favorire la crescita e la competitività, migliorare la sostenibilità ambientale, riducendo il prezzo dei combustibili fossili, e la sostenibilità sociale, alleviando il ceto medio gravato dal caro bollette e dalla povertà energetica.

Il collega senatore di Forza Italia ha prima rilevato la necessità di individuare il costo di questi provvedimenti; questa mozione non solo non ha un costo, ma ha un risparmio calcolato tra i 4,7 miliardi e i 7 miliardi di euro all'anno. Vogliamo darli ai consumatori finali che pagano il caro bollette e non riescono ad andare avanti? Vogliamo pagarlo alle nostre imprese che pagano un dumping energetico molto alto rispetto alle imprese tedesche e francesi, rischiando di andare in recessione?

Noi chiediamo al Governo di passare dalle parole ai fatti e di essere coerenti con quanto annunciato. Mettiamo la mozione a disposizione del Governo, della maggioranza e dell'opposizione. Il nostro Paese ha bisogno di azioni concrete su un provvedimento che riguarda davvero un elemento urgente, emergenziale e reale per cittadini, consumatori finali e imprese italiane. (Applausi).

PRESIDENTE. Non essendovi iscritti a parlare in discussione, ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, al quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione presentata.

SAVINO, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, per quanto riguarda le premesse ho ricevuto i seguenti pareri. I primi sette paragrafi della premessa sono accoglibili. L'ottavo paragrafo è accoglibile con la seguente riformulazione: «il disaccoppiamento può essere realizzato senza necessariamente creare due mercati paralleli, ad esempio attraverso la contrattualizzazione a termine - anche attraverso PPA o CFD a due vie - per gli impianti rinnovabili; ovvero con altri meccanismi che consentano di evitare che si generino eccessive rendite inframarginali».

I nono, decimo e undicesimo paragrafi della premessa non sono accoglibili.

L'impegno di cui alla lettera a) è accoglibile con la seguente riformulazione: «ad introdurre misure funzionali a contenere il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso anche evitando che si generino eccessive rendite inframarginali per gli impianti alimentati a fonti rinnovabili e che, al contempo: a) siano efficaci già nel breve termine; b) non presentino criticità sotto il profilo della legittimità; c) non scoraggino i necessari investimenti nella FER; d) siano effettive (ovvero intercettino effettivamente una quantità elevata di energia). Ad esempio, valutando la possibilità di introdurre misure che: consentano il contenimento dei costi variabili sostenuti per la produzione termoelettrica a gas (eventualmente nei limiti degli oneri di varia natura che oggi colpiscono il consumo di gas per la produzione termoelettrica); assicurino che le misure di compensazione di cui al punto precedente si trasferiscano appieno nei prezzi dell'energia elettrica su tutto il mercato; mantengano comunque il costo della produzione di energia elettrica con il gas a livelli che non scoraggino l'ingresso di nuova capacità rinnovabile».

L'impegno di cui alla lettera b) è accoglibile con la seguente riformulazione: «a valutare, nel più ampio dibattito sulla riassegnazione delle relative concessioni, anche l'opzione di una valorizzazione di una parte delle risorse idroelettriche a favore della competitività delle imprese». L'impegno di cui alla lettera c) non è accoglibile. L'impegno di cui alla lettera d) è accoglibile.

PRESIDENTE. Senatore Lombardo, accetta le riformulazioni proposte?

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, le accetto.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signor Presidente, colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, ho convintamente sottoscritto la mozione n. 117, su cui, come Gruppo Per le Autonomie, esprimeremo un voto favorevole.

Inoltre, annuncio fin d'ora che esprimeremo voto favorevole sulla mozione n. 119, che affronta la questione dell'energia e dei beni di prima necessità, a prima firma del collega Boccia.

È un lavoro su due piani: uno di lungo termine, per liberare il Paese dagli errori di un passato che lo hanno condannato alla dipendenza strategica; uno immediato, di sostegno alle famiglie e alle imprese che da tempo lanciano il loro grido d'allarme. Nuovi aumenti del costo dell'energia farebbero letteralmente saltare centinaia di imprese e quelle che ancora sono in piedi sconterebbero un enorme problema di competitività rispetto ai loro omologhi stranieri.

È ciò che da tempo sostiene ad esempio la chimica: la minaccia più grande non viene dalla transizione ecologica, dalla messa al bando di processi produttivi o composti chimici, ma dal caro energia. È ciò che denuncia Confartigianato rispetto alle piccole e medie imprese. La logica del più consumi, meno paghi sta facendo in modo che i costi maggiori in termini di oneri del sistema ricadano proprio sulle piccole e medie imprese. Il carico fiscale e parafiscale nelle bollette elettriche delle piccole imprese supera di 4,6 volte quello delle grandi aziende.

Vi è poi la questione dei consumatori: in un Paese di salari bassi, di lavoro povero e di interventi scarsi o nulli contro l'inflazione, un nuovo aumento delle bollette sarebbe un grosso problema per milioni di famiglie, le quali oggi vivono nell'incertezza su quanto dovranno pagare e si trovano costrette a frenare i loro consumi, con tutto ciò che questo comporta sull'andamento economico generale. Se davvero si vuole difendere il ceto medio, non bastano tagli al cuneo fiscale nell'ordine di qualche decimale; è necessario un piano strutturale che metta fine a dinamiche di mercato che penalizzano i consumatori, promuovendo trasparenza e stabilità nei costi dell'energia sia per le imprese, che per i singoli consumatori, persone fisiche.

Il tutto partendo da un punto molto semplice: il disaccoppiamento del prezzo dell'energia tra quella di origine fossile e quella da fonti rinnovabili, perché chi consuma questo tipo di energia deve pagare meno. È scontato dire che questo orienterebbe i consumatori verso scelte ambientalmente sostenibili, favorendo la crescita di un settore che può aumentare l'offerta complessiva di energia.

Quel che sicuramente non si può fare è negare il problema: c'è bisogno di interventi immediati, chiari e decisi, che vadano a tutela delle famiglie e delle imprese ed è con questi auspici che ribadisco il voto favorevole del Gruppo Per le Autonomie a questa mozione. (Applausi).

FREGOLENT (IV-C-RE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FREGOLENT (IV-C-RE). Signor Presidente, devo confessare che evidentemente ho dei grandi limiti, perché non ho capito le riformulazioni. Signora Sottosegretario, capisco la sua sensibilità verso la salvaguardia dell'Amazzonia, per cui non le ha stampate su dei fogli, ma così è un po' complicato. (Applausi).

Detto questo, in origine mi lasciava molto perplessa - infatti ero molto meno trionfalistica rispetto allo stimato collega Patton - la mozione presentata dalla componente Azione-Renew Europe del Gruppo Misto, che ha illustrato il collega Lombardo. Cercherò, in breve, di spiegare il perché. Sul lungo termine la strategia del nucleare ci vede assolutamente favorevoli, ma parliamo non di lungo, bensì lunghissimo tempo (se va proprio benissimo parliamo di dieci o quindici anni, ma più probabilmente saranno molti di più). Per quanto riguarda invece l'attualità, si vede il prezzo del gas aumentare in continuazione (ieri era a 61, con un aumento vorticoso negli ultimi giorni), a dimostrazione che fummo, ahimè, profetici nel dire che i toni trionfalistici usati dalla maggioranza sull'abbassamento del costo del gas e sull'arrivo di un Governo stabile che dava sicurezza ai mercati, non corrispondevano a una lettura giusta. C'era un aumento inferiore rispetto al passato, ma bastava una variazione nella domanda o nell'offerta per tornare ad avere un aumento dei prezzi, che è quello che sta avvenendo in questi giorni.

Scontiamo un gravissimo disequilibrio rispetto ai Paesi stranieri. Paghiamo il gas e l'energia, in media, 0,127 euro a chilowattora, mentre in Germania, dopo la chiusura del nucleare, lo pagano 0,072 e in Francia 0,052. Questo vuol dire che noi mettiamo le nostre imprese nelle condizioni di subire una concorrenza sleale, nel senso che non siamo in grado di avere gli stessi prezzi dell'Europa. Quindi mettiamo le imprese in una condizione di estrema difficoltà e lo stesso facciamo con le famiglie.

Se la fotografia del problema è vera, mi lascia invece un po' più perplessa la soluzione che veniva trovata, cioè il price cap. Questa, infatti, è una misura che funziona solo se è adottata a livello europeo, perché fissare il price cap in un Paese che importa gas ed energia come il nostro vuol dire mettersi in una condizione, se va male, di farli pagare molto di più e, se va malissimo, di avere altri Paesi concorrenti che non hanno quel price cap e che si prenderanno il nostro gas, perché non saremo più attraenti per un mercato che prevede, anche su questi temi, la quotazione in Borsa e la speculazione. È un dato di fatto.

Qual è quindi la soluzione che io avrei scelto, se fossi stata l'estensore? Quali osservazioni avrei posto, se fossi nella posizione, che il Governo ha, di fare una trattazione e una contrattazione europea? Ritornare al metodo Draghi e Cingolani.

Si parla di disaccoppiamento, ma, quando lo facemmo nel 2021, mettemmo un pezzo di energia nel mercato a favore delle imprese e delle famiglie, controllato da GSE, e questo pezzo non c'è nella mozione.

Si parla poi dell'idroelettrico. Mi fa piacere che si parli dell'idroelettrico, perché noi l'abbiamo affossato nel nostro Paese. Quando abbiamo previsto i bandi di gara, quando abbiamo introdotto la concorrenza sull'acqua e sull'energia, abbiamo fatto una tragedia italiana, unica al mondo. (Applausi). In nessun altro Paese europeo, infatti, si mettono a bando di gara le concessioni idroelettriche nel modo in cui l'abbiamo fatto noi, ossia dicendo che avremmo avuto come protagonisti i piccoli Comuni, che si sarebbero uniti tra di loro, soprattutto quelli montani, per avere più risorse per la montagna. Invece - e noi lo dicemmo - cosa stiamo osservando? Fondi internazionali di speculazione partecipano ai bandi di gara. Quando ci sarà la siccità, i grandi fondi di speculazione internazionali cosa sceglieranno tra restituire l'acqua al territorio o tenersela per produrre energia? Del territorio non importa assolutamente niente a un fondo internazionale, australiano o svizzero, in alcuni casi anche dell'Est Europa, e qui mi fermo nel parlare delle provenienze. I fondi internazionali preferiranno produrre energia, affamando e assetando, e non conta che sia previsto il deflusso minimo vitale, come mi viene risposto quando faccio osservazioni del genere, perché i bandi di gara comunque vinti da fondi internazionali non prevedono le garanzie del controllo degli Stati.

Per questo motivo io avrei previsto, in una mozione che parla di energia - come a parole ha detto giustamente il collega, ma senza manifestare altrettanto nello scritto - che ad essere implementato fosse il mix energetico. Il primo punto da scrivere era l'abrogazione di quanto previsto nel decreto-legge agricoltura e nel decreto-legge aree idonee, che di fatto hanno bloccato le fonti di energia rinnovabili; il secondo punto era la trivellazione per la ricerca del gas italiano.

In mancanza di tutto questo, la mozione in esame non fa altro che complicare una situazione già difficile nel nostro Paese e sicuramente non aiuta né le famiglie, né le imprese. Per questo motivo noi ci asterremo. (Applausi).

PAROLI (FI-BP-PPE). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PAROLI (FI-BP-PPE). Signor Presidente, credo sia doveroso specificare che la mozione, a prima firma del senatore Calenda, così come riformulata dal Governo, contiene spunti interessanti sul tema dell'energia nel nostro Paese, che devono essere analizzati e fatti nostri, sui quali è giusto costruire ipotesi di lavoro per portare il tema energetico nella giusta direzione.

Sono molte le misure al riguardo, già adottate o in via d'adozione, per cui ci sono una coincidenza di intenti, una volontà comune, una strada comune, a partire dall'aumento delle risorse del Fondo per la transizione energetica nel settore industriale da 150 a 600 milioni di euro, fino alla disciplina del meccanismo di sviluppo di nuova capacità di generazione da fonti energetiche rinnovabili da parte delle imprese energivore. In questo modo le stesse imprese possono contribuire alla produzione di ciò che consumano, sempre con la possibilità di avere le giuste agevolazioni, che le rendano competitive nel mondo, sapendo che purtroppo il tema energetico nel nostro Paese da troppo tempo ha dei costi, in particolare per le imprese, che rendono sempre più difficile competere con la concorrenza di altri Paesi. Basta considerare la Francia, la Germania, ma ormai anche la Spagna.

C'è molto da fare e so che il Governo si sta muovendo nella direzione giusta. E sappiamo anche che molte sono le cose alle quali dedicare le nostre energie.

Poi c'è il cosiddetto Energy Release, che prevede un'anticipazione di energia fair, a cui fa riscontro una restituzione dello stesso ammontare. E non bisogna dimenticare che le misure per contenere i costi energetici per le imprese devono anche qui, purtroppo, essere compatibili con la disciplina sugli aiuti di Stato. Quindi, aiutare le nostre imprese non sempre è possibile come vorremmo. Confidiamo però nell'implementazione e nella promozione dei contratti di acquisto di energia, aventi ad oggetto energia da fonti energetiche, così come con il GSE che può fare da garante di ultima istanza. Un maggiore accesso ai contratti di lungo termine: anche questo può essere un vantaggio sia per i produttori sia per i consumatori, da pianificare e affiancare da parte delle autorità competenti.

Quello che ci aspettiamo è innanzitutto che ci siano misure volte a contenere il prezzo dell'energia all'ingrosso, quindi in partenza, e che non sia scoraggiata la produzione di energia da fonti rinnovabili. Siamo tutti d'accordo: vogliamo incrementare la presenza, aumentandone la percentuale, di energia consumata da fonti rinnovabili, e lo auspichiamo in tutte le Regioni. Troppo spesso troviamo intenti proclamati in quest'Aula e altrove, ma poi, quando ci si deve misurare con il fatto che gli impianti da energia rinnovabili da qualche parte devono essere messi a terra e ricadere, allora apriti cielo. La burocrazia, da un lato, e la cattiva politica, dall'altro lato, rendono sempre più difficile avere un'autonomia energetica in questa direzione, come vorremmo.

Quindi, siamo favorevoli ad agevolare anche dal punto di vista dello snellimento delle pratiche burocratiche, e per questo tipo di produzione dell'autoconsumo credo che ci sia molto da lavorare e molto possiamo davvero fare.

Queste sono le ragioni per cui il voto del Gruppo Forza Italia sarà favorevole. (Applausi).

NAVE (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NAVE (M5S). Signor Presidente, ringrazio i colleghi per aver presentato questa mozione in un momento particolare. È su tutti i quotidiani la necessità dovuta all'aumento dei prezzi dell'energia elettrica. I numeri sono importanti: più 44 per cento nell'ultimo anno, in Spagna più 48 per cento. Ovviamente tutto il costo dell'energia si ripercuote in modo trasversale su tutto il tessuto produttivo nazionale e, a cascata, sui cittadini che ne usufruiscono.

Vi è quindi la necessità di intervenire, laddove il Governo ha dimenticato probabilmente - tolgo il probabilmente, perché ne sono sicuro - di voler aiutare i cittadini. Si può correre ai ripari in questo momento apportando quelle modifiche necessarie alla riduzione del costo dell'energia elettrica.

Premetto, signor Presidente, che su questa mozione chiederò di poter votare per parti separate, perché su alcuni punti, soprattutto il primo e il secondo della parte degli impegni, il MoVimento 5 Stelle non si trova favorevole, soprattutto riguardo la preparazione del disaccoppiamento del prezzo dell'energia rinnovabile rispetto all'energia ricavata dal gas, laddove c'è la necessità, nel primo punto, dell'intervento europeo e non certo nazionale. Allo stesso modo, per il sistema degli incentivi e del rinnovo delle licenze per l'idroelettrico, il MoVimento 5 Stelle ritiene che si debba andare a gara. Su questi due punti avanzerò, quindi, la richiesta di votazione per parti separate.

Dopodiché sulle premesse, signor Presidente, noi avevamo letto della necessità del mix dell'energia, ma non possiamo certo ritenere utile la parte sul nucleare. La settimana scorsa in audizione alla Camera un dirigente del Consiglio nazionale delle ricerche ha smontato punto per punto il piano del Governo sul nucleare. Egli ha detto praticamente che si spenderanno milioni di euro, se non miliardi, per una tecnologia che non si conosce e i cui benefici non si vedranno prima di quindici-venti anni, mentre le energie rinnovabili già in questo momento fanno passi da giganti e ci potremmo ritrovare fra vent'anni ad avere una sovrapproduzione di energia elettrica. A quel punto dovremmo anche poter decidere di spegnere i reattori. Quindi, sì alla ricerca. E, da questo punto di vista, il MoVimento 5 Stelle non è mai stato contrario alla ricerca sul nucleare, ma in questo momento non è una soluzione perseguibile. Non lo è nel momento in cui i cittadini devono pagare la bolletta.

La necessità di avere un prezzo equo è quotidiana, è di questo momento. Già oggi i cittadini hanno ricevuto bollette bimestrali di energia elettrica molto care. Ovviamente dobbiamo pensare a loro, perché non è certo dando un euro e ottanta centesimi in più al pensionato che possiamo risolvere la questione, addirittura dando l'impressione che di notte non accendiamo neanche la luce per andare in bagno. È lì, quindi, che bisogna intervenire.

Signor Sottosegretario, anche io ho avuto difficoltà a intendere la rimodulazione dei singoli punti, ma riteniamo che ci sia la necessità fondamentale di intervenire. Così come riteniamo che, sul fotovoltaico e quindi anche sulle rinnovabili, vada sì tenuto conto della produzione, ma anche delle esigenze dei territori. Noi crediamo, infatti, che vada bene la sburocratizzazione delle licenze per l'autoconsumo, ma non certo per l'uso industriale e pervasivo su territori che, probabilmente, hanno altro tipo di natura e di vocazione. Ci sono territori in Italia dove è possibile farlo. Quindi, io non parlerei di mala politica, ma parlerei di volontà di ascolto dei territori (Applausi).

Signor Presidente, chiedo dunque la votazione per parti separate per poi fare le valutazioni sui punti degli impegni. (Applausi).

FURLAN (PD-IDP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FURLAN (PD-IDP). Signor Presidente, colleghi senatori e colleghe senatrici, il costo dell'energia elettrica nel nostro Paese sta diventando uno dei tanti fattori di crisi economica in cui si trovano famiglie e imprese. Il dato medio del costo dell'energia elettrica all'ingrosso per l'Italia nel 2024 è di 108 euro a megawatt: un dato che è del 38 per cento in più della Germania, del 72 per cento in più della Spagna, dell'87 per cento in più della Francia.

Non vi è dubbio che esista una anomalia, un problema grande, tutto italiano; anche perché, già nelle prime settimane del 2025, siamo arrivati a 150 euro al megawattora. Cosa significano questi numeri? Significano che il costo dell'energia ha un impatto diretto pesantissimo, disastroso, rispetto alla capacità competitiva delle nostre imprese e al potere d'acquisto delle famiglie.

Davanti a queste situazioni, sarebbe irresponsabile far finta di nulla. Servono soluzioni per l'industria italiana, per un suo rilancio dopo ventitré mesi, che significa due anni di continuo calo dei fatturati. Se vogliamo davvero creare buona occupazione, dobbiamo concentrarci sugli interventi per il rilancio della produzione del Paese.

Sono molti i fattori alla base della crisi che attraversa l'Italia e tra questi è del tutto evidente, guardando ai dati macroeconomici, che ai primi posti vi è il costo dell'energia. Anche il prezzo medio lordo dell'elettricità per le imprese italiane rimane senza dubbio più alto anche adesso, nel confronto degli altri Paesi.

Analogamente, le famiglie italiane pagano, rispetto ai prezzi medi dell'Unione europea a ventisette Paesi, un significativo sovrapprezzo, in alcuni casi del 123 per cento di più. Questa è la cruda realtà, la realtà dei numeri.

Ma dietro questi numeri, signor Presidente, vi sono imprese che falliscono e famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese. Cos'è che dobbiamo evidenziare ancora perché il Governo inizi davvero, con atti concreti, a rispondere a questo problema?

In quest'ultimo anno abbiamo visto interventi spot, sicuramente utili per arginare i costi, ma che non risolvono il problema alla radice. Siamo qua, di nuovo, a chiedere per l'ennesima volta interventi strutturali per affrontare questo tema.

Sin dal suo insediamento, il Governo ha abbandonato strade tracciate precedentemente, in modo particolare dal Governo Draghi. Si pensi alla transizione green, agli incentivi per l'efficientamento energetico, ai progetti abbandonati per le comunità energetiche. Il Governo non ha saputo indicare una direzione per far fronte al caro bollette. Le conseguenze sono davanti ai nostri occhi: sempre più famiglie in difficoltà e costi che continuano a lievitare per le imprese. Confindustria - quindi non un comitato sovversivo - ha stimato questi maggiori costi per le imprese italiane nei termini di 10 miliardi di euro. Allora poniamoci la seguente domanda: come può ripartire la nostra economia se l'industria è frenata da questi aumenti vertiginosi dell'energia elettrica? A quando un piano per arginare e dare risposte alle imprese e alle famiglie? Bisogna trovare una strada. Tra poco discuteremo una nostra mozione che, tra gli impegni, chiede che siano adottati interventi per evitare il previsto aumento a partire dal 1° gennaio.

Signor Presidente, credo che sia necessario, rispetto a questo tema, trovare immediatamente come intervenire, confrontandoci, remando assieme, per risolvere uno dei più gravi temi che abbiamo davanti, ossia il rilancio delle imprese e della produttività, il lavoro che deve essere dignitoso, e costi energetici per le famiglie, che devono scegliere se pagare l'affitto, se pagare le bollette o se mandare i figli a scuola.

Questo non è più tollerabile e, quindi, convintamente appoggiamo la mozione presentata. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Blaise Pascal» di Giaveno, in provincia di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori. Benvenuti in Senato. (Applausi).

Ripresa della discussione della mozione n. 117 (ore 12,18)

PETRUCCI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PETRUCCI (FdI). Signor Presidente, colleghi senatori, membri del Governo, la mozione che a breve andremo a votare in quest'Aula pone all'attenzione un tema centrale e cruciale per il nostro Paese: il rincaro dell'energia elettrica. Oggi dobbiamo stare attenti a valutare questa mozione a causa dell'importanza dell'appoggio e del sostegno al nostro sistema produttivo ed economico. È inutile, quindi, dire che si tratta di un tema sul quale non fare propaganda politica e da non strumentalizzare. Il nostro senso di responsabilità, quello che guida il Governo Meloni da oltre due anni, ci ha imposto di valutare questa mozione nel dettaglio, valutando ogni singola richiesta.

Si tratta di una mozione che ha messo all'attenzione interventi a breve e a medio-lungo periodo: nel medio-lungo periodo quegli interventi che permettono di mettere insieme tutta una serie di tecnologie e di fare un mix energetico importante al fine di avere un'autonomia dell'energia; nel breve periodo degli interventi emergenziali, quindi sì con dei ristori, ma anche cercando di intervenire sul costo e il disaccoppiamento del costo dell'energia da fonti rinnovabili rispetto al costo della Borsa.

Negli ultimi mesi abbiamo visto che il Governo, soprattutto nelle vesti del nostro ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica Pichetto Fratin, ha sottolineato che c'è massima attenzione da parte dell'Esecutivo per il contenimento della tariffa, che oggi si aggira all'incirca sui 140 euro a megawattora. E l'intenzione del nostro Governo e del nostro Ministro è di riportare questo costo sotto i livelli di crisi, e soprattutto di non arrivare a quei livelli di crisi che hanno caratterizzato il nostro 2022.

Cosa ha fatto questo Governo? Ha fatto dei provvedimenti. Ne citerò in maniera sintetica alcuni che - secondo me - sono molto significativi. In primo luogo c'è il decreto legislativo n. 147 del 2024, che ha fatto sì che il Fondo per la transizione energetica da un punto di vista industriale passasse dai 150 milioni dello scorso anno ai 600 milioni di quest'anno. Poi abbiamo il decreto n. 268 del 2024, che ha varato il cosiddetto Energy Release, ossia la possibilità di calmierare il prezzo dell'energia per le aziende energivore, purché in futuro - nella speranza che i tempi glielo consentano - realizzino tutte quelle attività volte alla produzione di energia da fonti rinnovabili. Poi c'è il decreto legislativo n. 190 del 2024, che ha introdotto delle semplificazioni normative affinché queste autorizzazioni si possano ottenere nel più breve tempo possibile. È anche in corso - come già richiesto da molti Gruppi che mi hanno preceduto - un'attenta analisi del disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da quello del gas, al fine di ottenere dei dati significativi da mettere poi su una norma specifica.

Noi riteniamo che il lavoro da fare sia ancora tanto. È logico che il Governo, il Parlamento e le parti sociali devono collaborare affinché si possa ottenere uno strumento normativo efficace. Permettetemi però di evidenziare una cosa, in particolare alla senatrice Furlan che mi ha preceduto. Se nel passato fossimo stati un pochino più lungimiranti e avessimo fatto una pianificazione molto più dettagliata, forse oggi non ci troveremmo in queste condizioni e soprattutto avremmo un miglior potere di azione e - lo sottolineo - un miglior potere contrattuale.

Per tutte queste ragioni - non mi voglio dilungare oltre, perché ci sarebbe da parlare molto sul tema dell'energia - e per tutto quanto ho appena esposto, dichiaro il voto favorevole su questa mozione, così come riformulata dal Governo, ricordando a tutti l'importanza della collaborazione tra Governo, Parlamento e parti sociali, affinché il futuro provvedimento possa effettivamente portare a una soluzione definitiva del problema. (Applausi).

PRESIDENTE. Abbiamo così terminato con le dichiarazioni di voto. Come da accordi, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 13,30 con immediate votazioni.

(La seduta, sospesa alle ore 12,22, è ripresa alle ore 13,36).

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO (ore 13,36)

Colleghi, dovremmo passare immediatamente alla votazione della mozione n. 117 (testo 2). Chiedo di lasciare liberi i banchi del Governo e chiedo al suo rappresentante se è pronto per le riformulazioni, ma vedo che chiede cinque minuti di tempo per perfezionare l'iter sulle riformulazioni.

Sospendo quindi la seduta.

(La seduta, sospesa alle ore 13,37, è ripresa alle ore 13,42).

Colleghi, riprendiamo i nostri lavori.

Chiedo al rappresentante del Governo se esprime parere favorevole e con quali riformulazioni.

SAVINO, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere è favorevole con le riformulazioni di cui ho già dato lettura.

PRESIDENTE. Poiché il Governo precisa che le riformulazioni sono le medesime che aveva già espresso, chiedo al senatore Lombardo se le accetta o meno.

LOMBARDO (Misto-Az-RE). Signor Presidente, quando veniva espresso il parere, questa mattina, non avevamo avuto la possibilità di leggere il testo delle riformulazioni.

È ovvio che qui stiamo adottando un atto di indirizzo politico e non un atto normativo. Mi preme semplicemente segnalare che la riformulazione proposta dal Governo alla lettera b), che recita: «a valutare, nel più ampio dibattito sulla riassegnazione delle concessioni, anche l'opzione di una valorizzazione di una parte delle risorse idroelettriche a favore della competitività delle imprese», è ovviamente più ampia e lascia margine a tante possibilità ed è diversa dalla nostra proposta, che era quella di vincolare al prezzo equo di cui alla lettera a) il rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche.

Ciò premesso, auspicando che l'impegno del Governo torni nella versione più stringente propria della nostra proposta, che prevedeva la riassegnazione delle concessioni attraverso l'opzione dell'inserimento di una clausola che prevede la cessione di energia a GSE attraverso contratti a due vie, accogliamo le riformulazioni. Tuttavia, precisiamo che la riformulazione, dal nostro punto di vista, dovrebbe intendersi collegata all'opzione più stringente, che era quella richiesta nella nostra mozione.

PRESIDENTE. Grazie, senatore Lombardo. Se ho capito bene, il suo auspicio riguarda l'esercizio dell'indirizzo.

Il senatore Nave ha avanzato la proposta di votazione per parti separate delle premesse e di ciascuno degli impegni.

Metto ai voti per alzata di mano, ai sensi dell'articolo 102, comma 5, del Regolamento, la proposta del senatore Nave di votare per parti separate.

È approvata.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo delle premesse della mozione n. 117 (testo 2), presentata dal senatore Calenda e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Mi segnalano che il senatore Guidi non è riuscito a partecipare alla votazione e che il suo intento era quello di esprimersi conformemente al Gruppo.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'impegno a) della mozione n. 117 (testo 2), presentata dal senatore Calenda e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'impegno b) della mozione n. 117 (testo 2), presentata dal senatore Calenda e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'impegno c) della mozione n. 117 (testo 2), presentata dal senatore Calenda e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'impegno d) della mozione n. 117 (testo 2), presentata dal senatore Calenda e da altri senatori.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B).

Come stabilito, sospendiamo i lavori dell'Assemblea, che riprenderanno alle ore 16,30.

(La seduta, sospesa alle ore 13,47, è ripresa alle ore 16,38).

Presidenza del vice presidente RONZULLI

Onorevoli colleghi, come espressamente indicato dalla Presidenza, le parti della mozione n. 117 sono state poste in votazione con le riformulazioni proposte dal Governo e accettate dal senatore Lombardo. Pertanto, non si terrà conto dell'impegno riferito alla lettera c).

Sulla scomparsa di Eugenio Mario Donise

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE CRISTOFARO (Misto-AVS). Signor Presidente, vorrei ricordare oggi qui con voi e con i suoi figli, Anna e Alessandro, che sono qui e che saluto, il senatore Donise, che ci ha lasciato poche settimane fa.

Eugenio Donise nasce in Irpinia nel 1941 e la sua formazione giovanile scorre nella temperie della ricostruzione. Erano anni caratterizzati da una impetuosa crescita economica, da un forte conflitto sociale e politico e da un intenso dibattito culturale. È a Napoli, città a cui rimarrà sempre legato, che parteciperà giovanissimo alla vita politica, maturando quella curiosità intellettuale che sarà poi uno dei tratti distintivi di tutta la sua vita, aderendo alla Federazione giovanile comunista italiana e diventandone nel 1963 il segretario provinciale. Sono anni cruciali, quelli, che gettano le basi del movimento del 1968, di cui Donise sarà pienamente partecipe, approfondendo una delle grandi passioni della sua vita, i libri: non solo i classici del marxismo, ma anche quelli sui principali fenomeni culturali del momento.

Con gli anni Settanta si realizzerà per lui una vera e propria scelta di vita (all'epoca si diceva così), quella dei rivoluzionari di professione, i funzionari del Partito Comunista Italiano. In quel periodo matura il rapporto con la sua compagna e poi moglie, Maria, con la quale percorrerà insieme tutta la vita fino a condividerne la conclusione, lasciandoci a pochi giorni di distanza l'una dall'altro.

Il passaggio agli anni Settanta vedrà il PCI percorso da un dibattito acceso e lacerante riguardante gli assetti del capitalismo italiano e le prospettive del socialismo. A livello internazionale, da un lato, veniva avanti una critica al sistema imperniato sull'Unione Sovietica ed emergevano esperienze come la Primavera di Praga, dall'altro lato, si approfondivano le divergenze tra l'URSS e la Cina.

Tutto questo sfociò in Italia nella nascita della rivista «il manifesto». Anche a Napoli questo provocò una rottura, ma Donise, pur nella nettezza delle scelte, non venne mai meno alla volontà di mantenere vivo il filo del dialogo. Erano gli anni che vedono emergere la figura di Enrico Berlinguer, che rimarrà sempre un punto di riferimento fondamentale per Donise.

A Napoli il PCI sarà protagonista di importanti lotte popolari e di fabbrica, fino alla drammatica vicenda del colera, che ne farà sempre di più riferimento decisivo di un nuovo blocco sociale. Poi, con le elezioni del 1975, quando Maurizio Valenzi, diventerà il primo sindaco comunista della città e il risultato straordinario imporrà al PCI di impegnare all'interno delle istituzioni, nella funzione di governo, le sue migliori energie, Eugenio Donise diventerà assessore della città.

Due momenti cruciali, come ben noto, segneranno quegli anni: il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro e, poi, il terremoto che colpisce vaste zone del Mezzogiorno. Entreranno peraltro in crisi dal punto di vista politico, non soltanto nella città di Napoli, anche i rapporti tra socialisti e comunisti e la giunta Valenzi cadrà anzitempo nel 1983. Tutto questo mentre un rinnovato conflitto tra classe operaia e Confindustria, in particolare sul tema della scala mobile, segna il dibattito politico. Donise sosterrà con grande convinzione queste mobilitazioni e, poi, la linea che porterà al referendum.

Anche il confronto interno al PCI napoletano, con l'area guidata da Giorgio Napolitano, lo vedrà fermo nelle sue posizioni, ma al tempo stesso aperto al dialogo e alla ricerca dell'unità. Poi con la morte di Berlinguer si chiude un'intera fase storica e si avvia probabilmente a conclusione l'intera vicenda del Partito Comunista Italiano. È una fase carica, anche questa, di rottura. Con la svolta del 1989 si aprirà la strada al congresso dello scioglimento del PCI e Donise, che nel frattempo entra in Consiglio regionale, si oppone a quello che considerava un errore e sarà tra i protagonisti della mozione guidata da Ingrao, Natta e Tortorella. Anche Tortorella, come ben sappiamo, ci ha lasciato pochi giorni fa e naturalmente lo ricordiamo con grande affetto.

Poi, in un secondo momento, appoggerà il tentativo di Antonio Bassolino di salvaguardare l'unità di quel corpo politico, accettando il cambio di nome, ma ancorandolo ad una netta visione di sinistra.

Stanno iniziando gli anni Novanta, un intero sistema politico entra in crisi e un segnale di rinnovamento arriva proprio dalle città. A Napoli Antonio Bassolino diventa sindaco e per Eugenio Donise si apre una nuova fase della sua esperienza politica. Più lontano, probabilmente, da una funzione di direzione operativa del partito, la sua leadership si costituisce e in qualche modo discende dalla sua autorevolezza morale e culturale; un vero e proprio esempio limpido di rigore analitico e coerenza politica, sempre contraddistinto da un profondo tratto umano, dal rispetto verso le posizioni più distanti, anche verso gli avversari politici, e dal totale rifiuto di una sorta di volgarità indotta dal nuovo sistema mediatico. L'approdo al Senato suggella questo nuovo ruolo politico e l'attenzione verso il suo collegio, quello flegreo.

Successivamente - ho finito, Presidente, e la ringrazio - con il passaggio dal PDS ai DS non mancherà di offrire il suo contributo, ma soprattutto approfondirà il legame con l'associazione del rinnovamento della sinistra, per poi privilegiare sempre di più l'impegno culturale. La sua biblioteca, di cui abbiamo parlato poco fa con i figli, sarà un lascito per le generazioni a venire, davvero nella consapevolezza profonda che nessuna attività umana e iniziativa politica possono costituirsi senza il rigore, la fatica e la dedizione alla lettura e allo studio.

E allora davvero, stringendoci attorno ai suoi figli, vogliamo ricordare così Eugenio Donise, senatore della Repubblica italiana, militante e dirigente del PCI e di tutta la sinistra italiana. (Applausi).

PRESIDENTE. La Presidenza si associa alle parole del senatore De Cristofaro per il ricordo del senatore Donise e rivolge un commosso saluto ai figli e agli amici che sono presenti in tribuna.

Invito l'Assemblea a un momento di raccoglimento. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di silenzio). (Applausi).

NAVE (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NAVE (M5S). Signora Presidente, rivolgo un caro saluto, a nome del MoVimento 5 Stelle, ai familiari del senatore Eugenio Mario Donise, presenti oggi qua alla commemorazione.

Io ho avuto modo di sentire l'eco del senatore quando ero consigliere nella città metropolitana di Napoli.

Sapevo perfettamente che Eugenio Mario Donise era una figura prominente della sinistra napoletana e del comunismo italiano. Si sentiva l'eco di quanto aveva fatto nel periodo del terremoto in Irpinia.

Sappiamo che Donise è rimasto fedele agli ideali della sua giovinezza, che lo portarono a vivere da protagonista gli anni Sessanta, con il boom economico, la crescente capacità di lotta operaia e le nuove sensibilità giovanili, culminati nel Sessantotto e Sessantanove. Assessore, segretario provinciale del PCI di Napoli (poi regionale), consigliere regionale, senatore negli anni Novanta, fino al 2001, svolse la responsabilità istituzionale cui fu chiamato con intelligenza politica e grande dedizione.

Da senatore della Repubblica italiana durante la XIII legislatura, quindi dal 1996 al 2001, eletto nel collegio di Bacoli-Pozzuoli-Ischia, ha ricoperto vari incarichi, tra cui membro delle Commissioni permanenti giustizia, finanze e tesoro, istruzione pubblica e beni culturali. È stato membro della Commissione parlamentare per le questioni regionali e della Commissione parlamentare di inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi.

È stato relatore su questioni legate all'istruzione (nello specifico, legge quadro per il riordino dell'istruzione secondaria superiore e il prolungamento dell'obbligo scolastico, disposizioni in materia di compensi per le commissioni giudicatrici degli esami di Stato conclusivi, legge quadro sul riordino dei cicli scolastici), alla finanza locale e alla protezione dei beni culturali. Ha presentato, come cofirmatario, documenti attinenti al funzionamento del Senato. Si pensi alla modifica del Regolamento del Senato sulla richiesta di verifica del numero legale.

Fu particolarmente legato al Mezzogiorno. Si ricorda tra i suoi interventi in Assemblea proprio quello sul disastro ambientale avvenuto nelle Province di Avellino, Caserta e Salerno. Un uomo colto e gentile, capace di difendere le proprie idee. Sottolineava l'importanza per la politica di avere il popolo come protagonista di riferimento e di sviluppare una visione autonoma e una capacità critica verso ogni forma di ingiustizia. Dimostrava una capacità inclusiva e dialogante nell'esercizio della funzione di direzione politica. Donise è stato rispettato e amato dai compagni di partito, ma anche dagli avversari politici.

Il suo lavoro politico sarà ricordato come un esempio di abnegazione e integrità nella vita politica e pubblica. La sua figura continuerà a ispirare molti di noi ed è importante mantenere viva la memoria di politici del suo stesso spessore, non solo come tributo del suo operato, ma anche come guida per costruire un futuro più giusto e solidale. (Applausi).

VALENTE (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VALENTE (PD-IDP). Signor Presidente, Eugenio Donise è stato una delle figure più importanti della storia della sinistra campana. È una biografia sinceramente difficile da racchiudere in un ricordo di pochi minuti, anche per l'intreccio strettissimo che lega un percorso di vita a un destino collettivo, in anni intensi e fecondi di trasformazioni sociali, storiche e politiche, a Napoli e nel Paese.

La conoscenza è stata la premessa della sua azione politica, non per snobismo o per maniera, ma perché così doveva essere: in particolare, l'amore per il movimento operaio e sindacale, sulla cui storia possedeva tantissimi volumi che custodiva con cura e amore nella sua biblioteca, ricca anche di tanti testi antichi. È anche per mezzo dello studio, inteso alla maniera di Gramsci, che si pensava di costruire, allora sì, il legame con il popolo, indispensabile leva della via italiana al socialismo.

Un'azione politica che è stata prima di tutto appartenenza al grande PCI per cui ha rivestito molteplici ruoli; dopo l'esperienza nella FGCI napoletana e nel movimento studentesco di cui fu esponente di punta, Donise diventò segretario cittadino e poi segretario provinciale e regionale del partito. Nel 1976 fece ingresso nella prima Giunta del sindaco Valenzi, come assessore al decentramento; nel 1985 fu capolista a Napoli nelle elezioni regionali, divenendo consigliere. Una vita nel PCI, direi una vita per il PCI, di cui fu appunto parte integrante, ma in modo molto speciale, potremmo dire anche eccentrico rispetto alla tradizione dominante.

Quando arrivarono il 1989 e, a seguire, la Bolognina, espresse la contrarietà, insieme a Ingrao e ad altri, alla svolta, ma decise di restare nel gorgo. Osservò il lungo e complesso percorso di trasformazione del partito che porterà alla nascita del PD, a cui però scelse di non aderire.

Negli anni Novanta Eugenio fu anche senatore, prima con i progressisti e poi con l'Ulivo per l'area flegrea da Pozzuoli, a Quarto e Bacoli, la cui storia antica amò profondamente, come profondamente amò quella comunità per la quale in Parlamento molto si è impegnato, occupandosi per esempio dell'ancora attuale fenomeno del bradisismo, in particolare del recupero del patrimonio edilizio e degli indennizzi, non tralasciando mai il lavoro per gli operai vittime dell'amianto nelle fabbriche campane.

Fu anche componente della Commissione cultura e istruzione e relatore della legge di riforma dei cicli scolastici. È proprio il nostro territorio a segnare, insieme al comunismo italiano, la sua educazione sentimentale. Visse e affrontò anni difficili e intensi per la nostra città e per il Sud: la piaga del colera, il sisma e la ricostruzione, la dismissione industriale nel Mezzogiorno, l'imporsi anche di una grande questione meridionale che ancora oggi impedisce al nostro Paese la svolta verso una modernizzazione progressista.

La sua idea di partito era chiara, chiarissima, e per la sua realizzazione si è sempre battuto, portando avanti le sue idee con convinzione, ma lasciando sempre aperta la porta all'ascolto. Un partito radicato nel popolo e critico verso la società, in particolare di fronte all'affermazione del modello capitalistico, capace di non rinunciare mai all'ambizione di cambiarla, migliorarla e liberarla dallo sfruttamento.

La fermezza delle sue convinzioni, ben radicata nella coscienza storica, si è sempre accompagnata all'attenzione umana verso gli altri, al garbo con cui esponeva tesi e convincimenti.

Anche questo, insieme al grande spessore del dirigente politico e dell'intellettuale, spiega il profondo moto di affetto che ha avvolto la sua scomparsa pochi mesi fa.

Vorrei concludere il mio intervento partendo dall'inizio, con una sorta di flashback, in particolare dall'esperienza giovanile al Liceo «Antonio Genovesi» dove, come lui stesso racconta, divenne comunista, impegnandosi nel movimento studentesco degli anni Sessanta, ma sempre con uno sguardo al mondo delle fabbriche del territorio tra Napoli Est e Pozzuoli, fino, anni dopo, alla costruzione, insieme ad altri compagni, della sezione «Alfa Sud» a Pomigliano. Ecco, Eugenio Donise nel corso di tutta la sua vita è rimasto il ragazzo del Liceo «Antonio Genovesi», animato dalla stessa passione per la lotta contro le ingiustizie sociali. Parafrasando Berlinguer, è rimasto fedele agli ideali di gioventù. Il legame con il segretario passava però anche per un altro grande dirigente scomparso solo pochi giorni fa, Aldo Tortorella, che fu per Donise un riferimento e sicuramente colse, proprio nella svolta del 1980, mentre in Campania il sisma divenne anche crollo di un sistema di potere, con il conseguente bisogno di una nuova etica pubblica, una strada utile di rinnovamento.

In conclusione, signora Presidente, Eugenio Donise amava ripetere che si fa ciò che si ritiene giusto, non ciò che conviene. Questo ci hanno raccontato i suoi figli Anna e Alessandro durante la commemorazione laica nei giorni di Natale, quando Eugenio è scomparso. C'è in quella frase un aggettivo che credo sintetizzi la vita di Donise e di tante e tanti che hanno animato una lunga straordinaria stagione politica. Quell'aggettivo è «giusto» e il suo sostantivo di riferimento è «giustizia». Intorno a questa parola, che è anche un valore e un principio, si è costruito un pezzo di storia del secolo breve, che ha avuto nella sinistra il principale motore e nel PCI un potente propulsore: una società più giusta, si diceva allora; una società più giusta, dovremmo dire anche oggi; quell'obiettivo irrinunciabile, che è il fulcro dell'insegnamento di Donise, il comunista gentile, come amiamo ricordarlo in tanti. (Applausi).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto superiore «Emilio Alessandrini» di Montesilvano, in provincia di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Sulla scomparsa di Eugenio Mario Donise

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATTON (Aut (SVP-PATT, Cb)). Signora Presidente, è già stato detto molto, ma anche io vorrei ricordare che Eugenio Donise divenne senatore nel 1994, a coronamento di una lunga militanza politica che lo aveva visto tra i protagonisti a Napoli, prima, del movimento studentesco, poi, della Federazione giovanile comunista italiana e, infine, del Partito Comunista Italiano.

La storia di Donise è strettamente intrecciata con quella di una grande stagione di speranza e cambiamento per la città di Napoli, quella del sindaco Maurizio Valenzi. Donise faceva parte di quella generazione di giovani comunisti napoletani tanto attenti alla loro città, quanto aperti e curiosi verso realtà molto diverse, fra le quali anche il Trentino-Alto Adige. Antonio Bassolino, per citarne uno, ha avuto un fortissimo legame con Fiè allo Sciliar: più che un luogo di vacanza, una seconda casa, tanto da dedicarci il libro «Le Dolomiti di Napoli». Ricordiamo tutti le vacanze del presidente Giorgio Napolitano a Sesto Pusteria.

Dell'amore di quel gruppo per il nostro territorio ho avuto riprova diretta negli anni Ottanta, parlandone tante volte in Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI) con l'allora giovanissimo Guglielmo Allodi, già consigliere comunale a Napoli e dirigente della Federazione giovanile comunista italiana, che, con il sottoscritto, si occupava di politiche attive del lavoro all'interno dell'ANCI. Era più di una semplice passione per la montagna; era, come detto, la cifra di una curiosità intellettuale, di un'apertura al mondo che ha segnato il loro modo di fare politica.

È lo stesso modo che ha caratterizzato l'operato di Donise, un politico colto, stimato anche dagli avversari per le sue qualità di pacatezza e disponibilità al confronto. È bello e importante che quest'Assemblea, che lo ha avuto come suo componente per due legislature, sia qui a celebrarlo e ricordarlo come merita.

Un saluto anche da parte mia ai figli e a quanti gli sono stati vicini. (Applausi).

RASTRELLI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RASTRELLI (FdI). Signor Presidente, intendo intervenire, anche se nella mia esistenza è la prima volta - e non immaginavo dovesse accadere - che mi trovo a commemorare non soltanto un antifascista viscerale, ma anche un comunista orgoglioso.

Non è però necessario percorrere i sentieri impervi dell'eresia per rendere omaggio a un uomo come Eugenio Donise; è sufficiente l'onestà intellettuale per riconoscere la statura dell'uomo e del politico.

All'interno di quest'Aula, nella quale si fronteggiano le forze politiche nazionali, è difficile cogliere quanta e quale distanza vi fosse tra le sue idee e le nostre, perché credo si farebbe un torto ad Eugenio Donise nel ritenerlo soltanto una espressione qualificata della sinistra italiana, perché fu obiettivamente altro: fu l'esempio, in pieno, della coerenza comunista. Questo inevitabilmente ha tracciato la sua storia, tutta all'interno di questo perimetro, sin dall'adesione al partito nuovo vagheggiato da Togliatti già all'indomani del discorso di Salerno e sarà la sua cifra conduttrice per tutto l'arco dell'esistenza, se è vero che nel 1989 Donise non aderì alla svolta della Bolognina, anzi fu tra i firmatari più convinti e autorevoli della mozione di Ingrao e continuò in questa sua integralità, se è vero che fu parlamentare per i progressisti dell'Ulivo, ma mai per il Partito Democratico.

Per chi parla, che è naturalmente, convintamente, orgogliosamente e antropologicamente di destra, il comunismo come pensiero politico fu il più terribile, indegno e invasivo esempio di schiavitù morale e intellettuale e, come fatto storico, il comunismo fu la più grande illusione cruenta che l'umanità abbia partorito. Il comunismo di Eugenio Donise fu però ben altro: fu cultura, qualità politica, idea, passione civile, vocazione sociale, capacità di interpretare correttamente i suoi tempi, amore per la sua terra, onestà intellettuale e senso delle istituzioni. Da napoletano, posso dire che fu quella forza viva di una personalità vera, espressione di quel confronto necessario che non soltanto ti aiuta, ma ti obbliga a crescere nel confronto.

Un unico ricordo: nel 1975, lui, prima consigliere comunale, poi assessore della Giunta Valenzi, fu uno degli indubbi protagonisti dell'avanzata impetuosa del Partito Comunista, che però impose alla destra di proporre, in quel momento, un'alternativa di governo per cui in quel frangente, in pochi anni, la cosiddetta valanga nera riuscì a inseguire il sogno di Almirante sindaco con il Movimento Sociale - che arrivò a raggiungere gli stessi consensi, a Napoli, della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista e a triplicare i voti rispetto al Partito Socialista - perché dovevano confrontarsi nel merito.

Il grande beneficio è stato avere avuto un interlocutore vero. Per i paradossi della storia e della politica, questo comunista orgoglioso si ritrovò ad essere parlamentare in concomitanza con il primo Governo di centrodestra della storia repubblicana. Si trovò ad essere segretario regionale del suo partito, quando per la prima volta in Campania un missino fu eletto Presidente della Regione.

In definitiva, Presidente, all'esito di questa storia così diversa dalla nostra, ma così egualmente capace di nutrire ideali, io credo che sia stato un vanto averlo da destra sempre contrastato ed è stato un privilegio averlo conosciuto. (Applausi).

Sulla scomparsa di Grazia Zuffa

D'ELIA (PD-IDP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ELIA (PD-IDP). Signora Presidente, domenica pomeriggio ci ha lasciato Grazia Zuffa, per molti di noi una maestra. Dal 2006 componente del Comitato nazionale di bioetica, psicologa, femminista, formatasi a Firenze tra movimenti e Partito Comunista Italiano. Eletta in Consiglio comunale, poi senatrice dal 1987 al 1994.

La famiglia che abbracciamo è qui: suo marito Franco Corleone, la figlia Irene, il marito Aaron e gli amatissimi nipoti, Leonardo e Ulisse. Ieri, grazie all'accoglienza del Senato, abbiamo potuto salutarla nella camera ardente allestita nella Sala Caduti di Nassirya, la stessa sala dove qualche settimana fa, ospite della senatrice Anna Rossomando, Grazia Zuffa aveva tenuto la sua ultima conferenza stampa per le detenute madri, a sostegno della campagna «Madri fuori» da lei promossa.

Gli anni da senatrice sono quelli della svolta proibizionista e punitiva sulle droghe. Grazia, con il rigore e l'intelligenza che ne formavano la cifra distintiva, stringeva rapporti con le comunità di accoglienza, guidata da Don Ciotti con il Gruppo Abele, e spendeva argomenti di opposizione che si intrecciavano con quelli dei radicali, dei verdi, tra cui Franco Corleone, conosciuto proprio in quest'Aula, e della sinistra indipendente di Franca Ongaro e Pierluigi Onorato.

Negli ultimi, nei più fragili, dove quando va bene si vedono solo deboli da tutelare, Grazia vedeva soggetti che hanno competenze e sapere sulla loro condizione. L'impegno istituzionale si nutriva di confronti scientifici e pratiche sociali in ogni contesto e parte del mondo. Abituata a fare politica con il pensiero e l'azione, ovunque si trovasse, dopo l'esperienza parlamentare promosse un forum permanente sulle politiche in tema di droghe, attorno al quale si aggregò gran parte del mondo antiproibizionista e per la sperimentazione delle politiche di riduzione del danno, da Giancarlo Arnao a don Gallo e la Comunità San Benedetto al Porto, da cui nacque la rivista «Fuoriluogo». In quel forum, lavorando con lei, ho imparato tantissimo di quel poco che so.

Da quell'impegno sulla riduzione del danno, sulla libertà e responsabilità delle persone verso se stesse e le prossime vennero il suo libro «I drogati e gli altri», pubblicato da Sellerio, e una parte della sua ricerca bioetica, insieme a quelle sulle tecnologie della riproduzione assistita. Con Maria Luisa Boccia ha scritto il fondamentale «L'eclissi della madre».

Nel Comitato nazionale di bioetica ha dato contributi importanti, innanzitutto sull'autodeterminazione delle donne, di cui ha sempre sottolineato la dimensione etica. Il suo ultimo articolo per la «Rivista di BioDiritto», dopo la sentenza Dobbs della Corte suprema degli Stai Uniti, ribadisce il necessario rispetto per l'autonomia della scelta e per riconoscere l'opera della madre quando sceglie di metterci al mondo e offrirle per questo la gratitudine che merita. Questo è il giusto posto che le è stato negato e anche il gancio etico, come diceva lei, che costituisce un vantaggio per uomini e donne.

Ancora, sui temi della salute in carcere, sul superamento degli ospedali psichiatrici giudiziari e sulla cultura manicomiale: ogni cosa che Grazia diceva e scriveva era frutto di conoscenze maturate nel confronto diretto con scienziati di fama internazionale, gruppi di attivisti, associazione di utenti dei servizi.

Tutte e tutti ascoltati e interrogati con la medesima attenzione.

Ogni cosa che avesse a che fare con la libertà relazionale la interessava e poteva diventare oggetto di studio e impegno: dalla condizione femminile nelle carceri, cui ha dedicato due libri, alle nuove pratiche della giustizia riparativa.

Signor Presidente, come ha scritto il costituzionalista Andrea Pugiotto, ricordandola ieri su «L'Unità», le persone che sono state generose non scompaiono. In tanti continueremo a percorrere le orme che ha lasciato. (Applausi).

PRESIDENTE. Ovviamente la Presidenza si associa alle sue parole e rivolge un commosso saluto al marito, ai familiari e agli amici della senatrice Zuffa.

Invito l'Assemblea a un momento di raccoglimento. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). (Applausi).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di giovedì 13 febbraio 2025

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica domani, giovedì 13 febbraio, alle ore 10, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 17,11).

Allegato A

MOZIONI

Mozione sui reati di violenza sessuale commessi con l'ausilio di sostanze stupefacenti

(1-00109) (testo 2) (11 febbraio 2025)

Pucciarelli, Stefani, Romeo, Gasparri, Biancofiore, Ronzulli, Cantù, Murelli, Bergesio, Bizzotto, Cantalamessa, Pirovano, Potenti, Spelgatti, Testor, Tosato, Ternullo, Campione, Bongiorno, Garavaglia, Pellegrino, Zanettin, Zullo, Satta, Mancini, Leonardi, Berrino, Silvestro, Versace (*). -

Approvata. Votata per parti separate.

            Il Senato,

                    premesso che:

            la violenza sessuale sulle donne è purtroppo un tema di attualità, considerato che da dati rinvenibili dal sito del Ministero dell'interno le violenze sessuali da gennaio a giugno 2024 sono state pari a 2.923, di cui il 91 per cento a danno di donne;

            negli ultimi 10 anni è stata introdotta, attraverso molteplici disposizioni di legge, una normativa di settore con la finalità dell'eliminazione della violenza sulle donne;

            già a far data dalla direttiva europea sulle norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato (direttiva 2012/29/UE, recepita con il decreto legislativo n. 212 del 2015) nonché dalla Convenzione di Istanbul, sono stati delineati a livello internazionale gli impegni a carico degli Stati membri in ordine alla protezione delle persone offese, tra le quali, in particolare, le donne vittime di violenza di genere;

            in considerazione della spinta comunitaria e internazionale, in Italia sono state promulgate specifiche norme a tutela delle donne, come il "codice rosso", contenente una modifica delle norme e l'inasprimento delle pene previste nel diritto penale sostanziale e processuale penale a tutela di chiunque sia offeso da violenze, atti persecutori e maltrattamenti;

            di tal guisa è stata approvata la legge n. 168 del 2023, recante "Disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica", con la quale il Parlamento italiano è intervenuto per rafforzare le misure preventive e cautelari, nonché in materia processuale al fine di dare una maggiore tutela alle donne vittime di violenza domestica;

            ancora, per le medesime finalità, la legge n. 122 del 2023 è intervenuta per esplicitare la revocazione dell'assegnazione delle indagini in caso di mancato rispetto dei termini per l'assunzione di informazioni dalla persona offesa nei reati di cui al codice rosso;

            i dati riportati non forniscono, comunque, una rappresentazione totale del fenomeno, stanti le difficoltà per molte vittime di violenze di attivarsi e di denunciare i fatti per la vergogna e per la paura di ritorsioni;

            alla già pesante condizione fisica e psicologica cui è soggetta la persona vittima di una violenza sessuale, si aggiunge poi il pericolo della "vittimizzazione secondaria" della persona sia nella fase processuale sia, più in generale, all'interno della società;

            le complessità relative alle attuali dinamiche sociali, dovute anche alla diffusione dilagante dell'utilizzo di sostanze psicoattive, ha fatto recentemente emergere un fenomeno, forse meno conosciuto ma molto insidioso, correlato all'aggressione sessuale facilitata da droghe (DFSA), dove la costrizione ad atti sessuali non consensuali è favorita dalla notevole riduzione o addirittura dalla completa perdita di coscienza, causate dalla somministrazione, occulta, non dichiarata, o anche mediante assunzione volontaria, di sostanze ad effetto neurodepressivo;

            alle sostanze illegali classiche (droghe di abuso) si sono aggiunte, note come "droghe da stupro" altre sostanze psicoattive fra cui anfetamine, metanfetamine, nonbenzodiazepine, γ-idrossibutirrato (GHB), γ-butyrolactone (GBL), che possono agire come depressori del sistema nervoso centrale;

            gli effetti farmacologici che ne derivano possono includere rilassamento, euforia, mancanza di inibizione, amnesia, alterazione della percezione, difficoltà a mantenere l'equilibrio, alterazione del linguaggio, sonnolenza, perdita della funzione motoria, vomito, incontinenza, perdita di coscienza, che possono portare anche fino alla morte;

            la lotta contro la droga definita "da stupro" presenta delle insidiosità anche per la difficile rilevabilità biologica, in ragione dell'estrema velocità di metabolizzazione e smaltimento da parte dell'organismo umano, così da renderla difficilmente rilevabile nel tempo. Questo dato evidenzia l'importanza della celerità nella denuncia dell'accaduto e della previsione di strumenti diagnostici che siano in grado di rilevare le sostanze a distanza di tempo;

            la somministrazione occultata o l'assunzione volontaria della sostanza incidono sull'elemento chiave che determina la consumazione del reato di violenza sessuale, ovverosia il consenso;

            le realtà dei tribunali insegnano che vi è un enorme problema relativo alla prova del reato. Invero, i protagonisti dell'episodio sono spesso soltanto l'aggressore o gli aggressori e l'aggredito o aggredita;

            la prova del reato muove principalmente attorno all'esistenza di un dissenso o di un mancato consenso e, in aggiunta, all'attendibilità della testimonianza della vittima, che spesso, proprio a causa dell'assunzione delle sostanze, non ha né il ricordo né la piena consapevolezza di ciò che è avvenuto;

            il pronto soccorso ospedaliero costituisce il primo anello della catena di aiuto e rappresenta un osservatorio privilegiato per identificare ed accogliere situazioni che altrimenti rischierebbero di rimanere invisibili;

            il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 24 novembre 2017, recante "Linee guida nazionali per le Aziende Sanitarie e Ospedaliere in tema di soccorso e assistenza socio sanitaria alle donne vittime di violenza", prevede oggi un percorso che fornisce un supporto psicologico e provvede ad una valutazione delle lesioni, una raccolta di dati circostanziali ed anamnestici ed una raccolta campioni di biologici per esami genetici e una raccolta campioni biologici per esami tossicologici;

            di fronte a dichiarati episodi di violenza fisica, avvenuti in un tempo immediatamente precedente all'accesso al pronto soccorso, è molto importante infatti che l'intervento sanitario in emergenza tenga conto sia degli aspetti clinici che delle possibili successive implicazioni medico-legali e quindi appare di estrema rilevanza una corretta repertazione dei campioni e delle tracce biologiche e il mantenimento della catena di custodia nel caso di prelievo di matrici biologiche della vittima, rappresentando momenti cruciali al fine di assicurare elementi di prova fruibili in un successivo iter giudiziario;

            le linee guida indicano livelli minimi che possono essere implementati da protocolli in uso presso le singole aziende ospedaliere nell'ambito della loro competenza. Molte aziende sanitarie del territorio nazionale hanno infatti attivato un protocollo designato come "codice rosa";

            al fine di garantire alle vittime di reato una tutela reale, è necessario adottare delle procedure e degli standard nazionali o internazionali che facilitino il rilevamento e l'identificazione delle sostanze anche non inserite oggi nelle tabelle delle "date rape drugs", la cui somministrazione può essere fatta comunque rientrare nella fattispecie della violenza sessuale facilitata dalla droga (DFSA);

            a tal fine è fondamentale partire dalla disamina delle procedure attualmente in uso al fine di fornire dati necessari alla predisposizione di un'eventuale nuova procedura operativa, che preveda anche nuove tipologie di analisi per l'identificazione delle sostanze e l'aggiornamento delle tabelle attualmente esistenti che contemplano le sostanze che possono essere utilizzate sia nei drug facilitated crimes, sia nei drug facilitated sexual assault. È prioritaria, invero, la determinazione e l'identificazione delle sostanze d'abuso, nelle matrici biologiche della vittima: sangue, urina e, in particolar modo, nella matrice cheratinica (esame del capello). Quest'ultima è fondamentale qualora un'aggressione venga denunciata in maniera tardiva e contribuisce a fornire giudizi medico-legali appropriati nei casi di indagini relative alle vittime di violenza droga correlata;

            si rinviene la necessità di realizzare un progetto diretto ad individuare una procedura operativa omogenea utilizzando e armonizzando i protocolli operativi esistenti e già predisposti dalle singole strutture ospedaliere, con riguardo particolare ai casi di aggressione sessuale facilitata da sostanze psicoattive;

            il percorso da delineare dovrà essere, inoltre, volto alla massima tutela della privacy delle vittime, a tal fine è fondamentale prevedere una dettagliata e capillare organizzazione degli operatori sanitari impiegati e chiari protocolli a garanzia delle indagini medico-legali;

            nel progetto, quindi, dovrà necessariamente essere prevista la modalità di prelievo e custodia del materiale biologico, anche in ordine alle tempistiche relative all'opportuna conservazione, con la confluenza dei dati in un database specifico detenuto a livello centrale presso il Ministero della salute o presso l'Istituto superiore di sanità. Per attuare il monitoraggio, dovranno essere individuati degli ospedali campione, che su base volontaria e con conforme trattamento del consenso, forniranno i campioni biologici in catena di custodia,

                    impegna il Governo:

            1) a prevedere e sostenere delle iniziative nell'ambito di campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere ed in particolare avverso l'uso di sostanze stupefacenti, psicotrope o comunque sostanze atte ad alterare la coscienza, volte ad evidenziare altresì i pericoli insiti all'uso delle suddette sostanze con riguardo ad eventi di violenza sessuale;

            2) a prevedere e sostenere iniziative formative e didattiche nelle scuole secondarie di primo e di secondo grado volte a disincentivare l'uso delle droghe dello stupro e delle sostanze che facilitano le violenze di natura sessuale;

            3) ad adottare gli atti necessari per la formazione di un tavolo tecnico permanente che elabori le procedure standard, le linee guida e le raccomandazioni per contrastare il fenomeno, che tenga conto della rapida introduzione di nuove tipologie di sostanze psicoattive sul mercato, al fine di consentire l'individuazione delle tipologie di prelievi dei campioni biologici a seconda della tipologia di aggressione, nonché le modalità di prelievo sulle diverse matrici, e la conservazione del materiale biologico in catena di custodia;

            4) ad emanare gli atti necessari per identificare in ciascuna regione dei precipui laboratori pubblici o privati convenzionati o accreditati che si occupino di tossicologia forense di secondo livello e che implementino le strumentazioni necessarie alla determinazione delle sostanze d'abuso nelle matrici biologiche nei casi di vittime di violenza droga correlata;

            5) a varare i necessari ed opportuni provvedimenti per la formazione di un database a livello regionale e nazionale, in raccordo con la legge n. 53 del 2022 relativa alle statistiche in materia di violenza di genere, dove vengano raccolti e conservati, nel rispetto della normativa per la privacy, per un adeguato lasso temporale, i dati di provenienza sanitaria e forense relativi ai casi di violenza sessuale.

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(*) Firma aggiunta in corso di seduta

Mozione sui rincari del prezzo dell'energia elettrica

(1-00117) (21 gennaio 2025)

Calenda, Lombardo, Patton, Spagnolli, Casini. -

V. testo 2

            Il Senato,

                    premesso che:

            i prezzi medi dell'energia elettrica in borsa in Italia nel 2024 sono stati i più alti dell'Unione europea: il doppio della Francia, il 70 per cento in più della Spagna e il 30 per cento in più della Germania;

            al prezzo di borsa dell'energia si aggiungono in bolletta altri oneri, tanto maggiori quanto maggiore è il peso delle fonti intermittenti nel mix elettrico;

            l'Italia non è solo il Paese della UE in cui l'energia elettrica costa più cara, ma è anche quello che ne importa di più, 52 terawattora, pari al 17 per cento del fabbisogno e quasi il doppio della Germania, che è il secondo importatore della UE;

            il prezzo dell'energia elettrica incide sui bilanci delle famiglie e delle imprese in modo determinante e, per la natura del mercato elettrico e per il ruolo che vi svolge il gas, è particolarmente sensibile anche all'instabilità del contesto geopolitico;

            tutto ciò impone, nel medio-lungo periodo, una sfida relativa alla composizione del mix elettrico nazionale, ma esige nell'immediato misure volte a contenere il costo della bolletta elettrica per le imprese, che costituisce uno dei fattori più gravi di deindustrializzazione e perdita di competitività economica;

            la misura più utile, nell'immediato, è rappresentata dal disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da fonti rinnovabili da quello di borsa, che nel 2024 in Italia è stato fissato dal gas per il 65 per cento delle ore;

            le quotazioni del prezzo del gas attese per il 2025 sono tra 45 e 50 euro a megawattora; mentre il prezzo dei diritti di emissione (ETS) dovrebbe attestarsi intorno a 75-80 euro per tonnellata di anidride carbonica; il risultato è che l'energia elettrica prodotta a gas nel 2025 dovrebbe costare intorno a 135 euro per megawattora (due volte e mezza il prezzo medio 2011-2020, pari a 57 euro a megawattora);

            il disaccoppiamento può essere realizzato senza necessariamente creare due mercati paralleli, secondo lo schema stabilito durante il Governo Draghi con l'art. 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4 (detto "sostegni ter"), che introduceva un meccanismo di remunerazione a due vie per tutti gli impianti rinnovabili di taglia superiore a 20 chilowatt;

            in base a detto meccanismo veniva fissato un "prezzo equo" di riferimento per le diverse zone di mercato, la cui media era dell'ordine di 57 euro a megawattora; gli operatori cedevano l'elettricità in borsa al prezzo di mercato, ma dovevano trasferire al GSE quanto incassato in più rispetto al prezzo equo; con le risorse così ricavate il GSE ristorava i consumatori per gli ingenti esborsi dovuti al prezzo del gas, che aveva raggiunto livelli mai visti (sino a 300 euro per megawattora). Gli effetti di questa misura sono cessati a giugno 2023;

            con riferimento alla produzione 2024, l'energia elettrica cui applicare il prezzo equo ammonta a circa 100 terawattora; indicizzando per l'inflazione il prezzo equo definito nel 2022, il valore medio sarebbe pari a circa 64 euro per megawattora(anziché 57) e la misura assicurerebbe una riserva presso il GSE, data dalla differenza tra il prezzo di mercato, stimato a 135 euro per megawattora, e prezzo equo, pari a circa 7 miliardi di euro; al GSE andrebbe consentito di cedere l'energia prelevata al prezzo equo attraverso contratti pluriennali di lungo periodo, in modo che ne possano beneficiare consumatori industriali energivori o comunque penalizzati dal caro energia, come ad esempio il settore automotive;

            il principio del prezzo equo dovrebbe essere reintrodotto in via stabile e potrebbe essere accompagnato da un incremento della quota delle entrate delle aste ETS destinata alle imprese energivore e da una liberalizzazione delle installazioni di impianti fotovoltaici su coperture per autoconsumo,

            impegna il Governo a predisporre le modifiche normative finalizzate:

            a) a reintrodurre e stabilizzare il meccanismo di cui all'articolo art. 15-bis del decreto-legge 27 gennaio 2022, n. 4, fissando un "prezzo equo" per ogni zona di mercato, pari a quello indicato dal suddetto decreto, indicizzato per l'inflazione e potenziare il ruolo del GSE consentendogli di cedere l'energia prelevata al prezzo equo attraverso contratti pluriennali di lungo periodo;

            b) a vincolare al prezzo equo di cui alla lettera a) il rinnovo delle concessioni idroelettriche e geotermiche;

            c) ad incrementare la quota di entrate dalle aste ETS, destinata alle imprese energivore soggette a carbon leakage, oggi pari a 600 milioni di euro all'anno a fronte di entrate totali di circa 3,5 miliardi di euro all'anno;

            d) a liberalizzare le installazioni di impianti fotovoltaici su coperture per autoconsumo.

(1-00117) (testo 2) (12 febbraio 2025)

Calenda, Lombardo, Patton, Spagnolli, Casini. -

Approvata. Votata per parti separate.

            Il Senato,

                    premesso che:

            i prezzi medi dell'energia elettrica in borsa in Italia nel 2024 sono stati i più alti dell'Unione europea: il doppio della Francia, il 70 per cento in più della Spagna e il 30 per cento in più della Germania;

            al prezzo di borsa dell'energia si aggiungono in bolletta altri oneri, tanto maggiori quanto maggiore è il peso delle fonti intermittenti nel mix elettrico;

            l'Italia non è solo il Paese della UE in cui l'energia elettrica costa più cara, ma è anche quello che ne importa di più, 52 terawattora, pari al 17 per cento del fabbisogno e quasi il doppio della Germania, che è il secondo importatore della UE;

            il prezzo dell'energia elettrica incide sui bilanci delle famiglie e delle imprese in modo determinante e, per la natura del mercato elettrico e per il ruolo che vi svolge il gas, è particolarmente sensibile anche all'instabilità del contesto geopolitico;

            tutto ciò impone, nel medio-lungo periodo, una sfida relativa alla composizione del mix elettrico nazionale, ma esige nell'immediato misure volte a contenere il costo della bolletta elettrica per le imprese, che costituisce uno dei fattori più gravi di deindustrializzazione e perdita di competitività economica;

            la misura più utile, nell'immediato, è rappresentata dal disaccoppiamento del prezzo dell'energia elettrica da fonti rinnovabili da quello di borsa, che nel 2024 in Italia è stato fissato dal gas per il 65 per cento delle ore;

            le quotazioni del prezzo del gas attese per il 2025 sono tra 45 e 50 euro a megawattora; mentre il prezzo dei diritti di emissione (ETS) dovrebbe attestarsi intorno a 75-80 euro per tonnellata di anidride carbonica; il risultato è che l'energia elettrica prodotta a gas nel 2025 dovrebbe costare intorno a 135 euro per megawattora (due volte e mezza il prezzo medio 2011-2020, pari a 57 euro a megawattora);

            il disaccoppiamento può essere realizzato senza necessariamente creare due mercati paralleli, ad esempio attraverso la contrattualizzazione a termine - anche attraverso PPA o CFD a due vie - per gli impianti rinnovabili; ovvero con altri meccanismi che consentano di evitare che si generino eccessive rendite inframarginali,

            impegna il Governo a predisporre le modifiche normative finalizzate:

            a) ad introdurre misure funzionali a contenere il prezzo dell'energia elettrica all'ingrosso anche evitando che si generino eccessive rendite inframarginali per gli impianti alimentati a fonti rinnovabili e che al contempo:

              a) siano efficaci già nel breve termine;

              b) non presentino criticità sotto il profilo della legittimità;

              c) non scoraggino i necessari investimenti nelle FER;

              d) siano effettive (ovvero intercettino effettivamente una quantità elevata di energia). Ad esempio, valutando la possibilità di introdurre misure che:

                  - consentano il contenimento dei costi variabili sostenuti per la produzione termoelettrica a gas (eventualmente nei limiti degli oneri di varia natura che oggi colpiscono il consumo di gas per la produzione termoelettrica);

                  - assicurino che le misure di compensazione di cui al punto precedente si trasferiscano appieno nei prezzi dell'energia elettrica su tutto il mercato;

                  - mantengano comunque il costo della produzione di energia elettrica con il gas a livelli che non scoraggino l'ingresso di nuova capacità rinnovabile;

            b) a valutare, nel più ampio dibattito sulla riassegnazione delle relative concessioni, anche l'opzione di una valorizzazione di una parte delle risorse idroelettriche a favore della competitività delle imprese;

            c) a liberalizzare le installazioni di impianti fotovoltaici su coperture per autoconsumo.

 

Allegato B

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Barachini, Bongiorno, Borghese, Borgonzoni, Butti, Calenda, Castelli, Cattaneo, De Poli, De Rosa, Durigon, Fazzolari, Fina, Garavaglia, La Pietra, Maffoni, Meloni, Mirabelli, Monti, Morelli, Nastri, Ostellari, Rauti, Rubbia, Segre, Sisto, Spinelli e Verini.

Governo, trasmissione di atti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 10 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1-bis del decreto-legge 15 marzo 2012, n. 21, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 maggio 2012, n. 56, l'estratto del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 7 febbraio 2025, recante l'esercizio di poteri speciali in ordine all'approvazione, con prescrizioni, del Piano annuale 2025, notificato dalla società Zefiro Net S.r.l., relativo agli acquisti di beni e servizi inerenti al roll-out, alla gestione e alla manutenzione della rete 5G.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a, alla 8a e alla 9a Commissione permanente (Atto n. 664).

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettere in data 11 e 12 febbraio 2025, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, le comunicazioni concernenti il conferimento o la revoca dei seguenti incarichi:

- al dottor Francesco Vaia, la revoca di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero della salute;

- al dottor Marcello Santorelli, il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale, nell'ambito del Ministero dell'economia e delle finanze.

Tali comunicazioni sono depositate presso il Servizio dell'Assemblea, a disposizione degli onorevoli senatori.

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Relazione 2025 sul mercato unico e la competitività (COM(2025) 26 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente;

- Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni - Bussola per la competitività dell'UE (COM(2025) 30 definitivo), alla 9a Commissione permanente e, per il parere, alla 4a Commissione permanente.

Garante del contribuente, trasmissione di atti. Deferimento

In data 5 febbraio 2025 è pervenuta, ai sensi dell'articolo 13, comma 13-bis, della legge 27 luglio 2000, n. 212, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2024 dal Garante del contribuente per la Provincia autonoma di Trento.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 6a Commissione permanente (Atto n. 662).

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente del Collegio per il controllo concomitante presso la Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 7 febbraio 2025, ha inviato la deliberazione n. 4/2025/CCC del 4 febbraio 2025, con la quale il Collegio stesso ha approvato il Quadro programmatico del controllo concomitante per l'anno 2025.

La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a e alla 5a Commissione permanente (Atto n. 663).

Mozioni

MAZZELLA, ZAFFINI, SILVESTRO, GUIDI, MURELLI, ZAMPA, MAGNI, SPAGNOLLI, SBROLLINI, PATUANELLI, FLORIDIA Barbara, MATERA, DE PRIAMO, PELLEGRINO, LOPREIATO, MARTON, GUIDOLIN, SIRONI, MAIORINO, ALOISIO, DI GIROLAMO, BEVILACQUA, PIRONDINI, LOREFICE, NAVE, BILOTTI, NATURALE, CASTELLONE, LICHERI Sabrina, GAUDIANO, CATALDI, TAJANI, CAMUSSO, NICITA, CROATTI, CUCCHI, SCARPINATO, FINA, DE CRISTOFARO, CATTANEO, CRISANTI, ROJC, MALPEZZI, FURLAN, GIACOBBE, LA MARCA, DAMANTE, TURCO, LICHERI Ettore Antonio, ZAMBITO, ZULLO, SATTA, LEONARDI, RUSSO, MANCINI, MINASI, PETRUCCI, CANTÙ, RONZULLI - Il Senato,

premesso che:

il 28 febbraio di ogni anno ricorre la giornata mondiale delle malattie rare;

le malattie rare rappresentano una delle sfide più significative per la salute pubblica a livello globale. Sono patologie gravi, spesso letali e, nella maggior parte dei casi, prive di terapie disponibili. La maggior parte di queste patologie ha origini genetiche, causate da difetti del DNA, con oltre il 70 per cento del totale. Molte si manifestano sin dall'infanzia, con sintomi che possono variare enormemente da un paziente all'altro, rendendo la diagnosi una vera e propria sfida. La complessità di queste condizioni è ulteriormente amplificata dalla sovrapposizione dei sintomi con quelli di malattie più comuni, che spesso portano a diagnosi errate o ritardate. La maggior parte di queste malattie insorge in età pediatrica, ma esistono anche malattie che si manifestano solo in età adulta oppure che possono manifestarsi in entrambi i casi;

in Europa, una malattia è considerata rara quando colpisce meno di una persona ogni 2.000. Nonostante la loro rarità individuale, nel complesso queste malattie interessano milioni di persone, creando la necessità di un approccio coordinato e mirato per affrontare le loro esigenze. Attualmente, si stima che esistano tra le 6.000 e le 8.000 malattie rare conosciute, con oltre 300 milioni di persone affette in tutto il mondo. In Europa, circa 30 milioni di individui sono interessati da queste patologie e in Italia il numero è pari a circa 2 milioni;

la diagnosi, purtroppo, è un processo complesso e lungo: il tempo medio per arrivare a una diagnosi è di circa 4 anni, ma in alcuni casi può estendersi fino a 7 anni. Si stima, inoltre, che oltre 100.000 pazienti in Italia siano privi di diagnosi, con una percentuale ancor più alta tra i malati pediatrici con disabilità mentale. I sintomi aspecifici e la scarsa conoscenza da parte dei professionisti sanitari contribuiscono a ritardi significativi, così le famiglie si trovano spesso a dover affrontare un lungo percorso di consultazioni mediche ed esami diagnostici, atteso che molte malattie rare non dispongono di trattamenti specifici e, quando disponibili, questi possono essere costosi e limitati;

tuttavia, negli ultimi anni si sono registrati progressi significativi, in particolare nel campo delle terapie geniche e dei farmaci orfani. Questi approcci innovativi offrono nuove speranze per i pazienti, ma rimangono inaccessibili per molti a causa della mancanza di finanziamenti o della scarsa diffusione delle terapie. A livello globale, sono state avviate diverse iniziative per migliorare la gestione delle malattie rare. La creazione di reti di riferimento consente la condivisione di conoscenze e risorse tra centri specializzati, promuovendo una migliore diagnosi e trattamento;

considerato che

l'Italia ha compiuto significativi progressi nel monitoraggio delle malattie rare, avviando un sistema di registri nazionali e regionali. Il registro nazionale malattie rare è stato istituito per ottenere una sorveglianza epidemiologica efficace. Dall'ultimo report "MonitoRare", risulta che la copertura dei registri regionali ha raggiunto una prevalenza dello 0,67 per cento della popolazione alla fine del 2020, un significativo aumento rispetto allo 0,30 per cento nel 2015. La legge 10 novembre 2021, n. 175, ha introdotto disposizioni specifiche per la cura delle malattie rare e il sostegno alla ricerca e produzione di farmaci orfani. Questa normativa rappresenta un passo fondamentale per garantire una migliore tutela della salute dei pazienti affetti da tali patologie, stabilendo un quadro normativo che favorisce l'uniformità nell'erogazione delle terapie e promuove la ricerca scientifica, fornendo una chiara definizione delle malattie rare, identificandole con un tasso di prevalenza inferiore a 5 casi ogni diecimila abitanti;

nell'ambito delle malattie rare sono comprese anche le malattie ultra rare caratterizzate da una prevalenza inferiore a un individuo su cinquantamila e i tumori rari. In parallelo, la legge adotta la definizione di farmaco orfano come stabilito dal regolamento (CE) n. 141/2000, identificando i criteri che un medicinale deve soddisfare per essere categorizzato come tale. Altri elementi cruciali sono la definizione del piano diagnostico terapeutico assistenziale personalizzato, compresi i trattamenti e i monitoraggi, di cui la persona con malattia rara necessita, garantendo un percorso strutturato di transizione all'età adulta e la definizione dei livelli essenziali di assistenza per i pazienti con malattie rare;

la legge n. 175 del 2021 stabilisce che il servizio sanitario nazionale debba coprire interamente i trattamenti sanitari, già previsti dai LEA o considerati salvavita, gli accertamenti diagnostici genetici, le cure palliative, le prestazioni di riabilitazione e sociosanitarie e i dispositivi medici necessari, come indicato nei piani diagnostico-terapeutici personalizzati;

questo garantirebbe un accesso equo e tempestivo alle cure essenziali. La legge prevede, inoltre, che i farmaci di classe A e H, prescritti per il trattamento delle malattie rare, possano essere erogati dalle aziende sanitarie territoriali di appartenenza del paziente, anche qualora la malattia rara sia stata diagnosticata in una regione diversa da quella di residenza e attraverso diverse strutture, incluse farmacie pubbliche e private convenzionate con il SSN. È importante sottolineare che, in deroga alle norme generali, il numero di unità prescrivibili per i pazienti con malattie rare può superare il limite usuale di tre pezzi per ricetta, facilitando così l'accesso alle cure;

la normativa consente anche l'importazione di farmaci da altri Paesi, anche per usi non autorizzati nel Paese di provenienza, a condizione che siano inclusi nel piano diagnostico terapeutico del paziente. Questa misura offre maggiore flessibilità nella disponibilità di farmaci per i pazienti, a carico del SSN. Inoltre, il provvedimento dispone l'incremento del fondo nazionale destinato all'impiego di farmaci orfani e alla ricerca sulle malattie rare, finanziamento che va alimentato da un ulteriore versamento delle aziende farmaceutiche, proporzionale alle spese sostenute per attività di promozione rivolta al personale sanitario. Queste risorse devono essere destinate a studi clinici e osservazionali e alla creazione di registri per l'uso compassionevole di farmaci non ancora commercializzati. Analogamente, si introduce un incentivo fiscale del 65 per cento per le spese sostenute da enti pubblici e privati impegnati nella ricerca e per lo sviluppo di farmaci orfani;

questo credito d'imposta, fino a un importo massimo annuale di 200.000 euro per ciascun beneficiario, mira a stimolare l'innovazione nel settore farmaceutico e biotecnologico. Infine, la legge prevede misure di sostegno per le aziende che intendono condurre studi sulla scoperta e produzione di farmaci orfani. Per dare risposte concrete, più vicine ai malati e alle loro famiglie, in modo uniforme sul territorio è stato approvato il nuovo piano nazionale delle malattie rare 2023-2026, finanziato con 50 milioni di euro dal fondo sanitario nazionale;

ciò considerato, nonostante l'approvazione del nuovo piano nazionale malattie rare, la legge n. 175 del 2021, pur rappresentando un importante passo avanti nella tutela della salute dei pazienti affetti da malattie rare, ancora riscontra gravi criticità di carattere attuativo. Infatti, si evidenzia che molte scadenze sono state ampiamente superate;

valutato che, dalla legge riportata, emergono vari decreti attuativi da realizzare per garantire un'efficace attuazione delle disposizioni riguardanti i diritti delle persone affette da malattie rare. Di seguito, un elenco dei decreti attuativi previsti e non ancora realizzati e le relative descrizioni: 1) regolamento di attuazione del fondo di solidarietà (art. 6, comma 2). Dev'essere adottato un regolamento da parte del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro della salute e il Ministro dell'economia e delle finanze. Questo regolamento dovrà fornire in dettaglio le misure di sostegno per le famiglie e i caregiver delle persone affette da malattie rare, inclusi benefici e contributi per assistenza e cura; 2) regolamento per criteri e modalità di attuazione dei crediti d'imposta (art. 12, comma 3). Il Ministro della salute, insieme al Ministro dell'università e della ricerca, deve stabilire i criteri e le modalità di attuazione per i crediti d'imposta relativi alla ricerca sulle malattie rare e farmaci orfani; 3) regolamento di attuazione per la ricerca (art. 12, comma 6). Un decreto del Ministro dell'università deve attuare disposizioni per il sostegno a studi e ricerche su farmaci orfani e malattie rare, nell'ambito delle risorse disponibili; 4) misure di informazione (art. 14, comma 2). Entro tre mesi dall'entrata in vigore della legge, deve essere raggiunto un accordo in Conferenza Stato-Regioni per definire le modalità di adeguata informazione per i professionisti sanitari e le famiglie riguardo alle malattie rare; 5) flussi informativi (art. 10, comma 1). Le Regioni devono garantire un flusso informativo tra i centri regionali di coordinamento e il centro nazionale per le malattie rare per monitorare l'attività e pianificare interventi futuri. Questi decreti attuativi fungono da strumenti normativi essenziali per implementare le misure previste dalla legge e per garantire un'efficace assistenza e supporto per le persone affette da malattie rare e le loro famiglie;

ad oggi solo l'istituzione del comitato nazionale per le malattie rare, atteso entro il 10 febbraio 2022, è stata ufficializzata nel gennaio 2023. Pertanto, la mancata approvazione di alcuni decreti attuativi mancanti e degli accordi ha generato una situazione di incertezza per i pazienti e le loro famiglie, che si trovano ad affrontare un vuoto normativo che ostacola l'accesso alle cure e ai trattamenti. Le conseguenze di questo ritardo si riflettono anche sulla ricerca, essenziale per lo sviluppo di nuovi farmaci e protocolli terapeutici,

impegna il Governo:

1) a monitorare il processo di approvazione dei decreti attuativi mancanti previsti dalla legge n. 175 del 2021 sulle malattie rare per garantire la sua piena operatività;

2) ad incoraggiare la ricerca scientifica e la formazione degli operatori sanitari per migliorare la diagnosi e il trattamento delle malattie rare, incentivando le collaborazioni tra università, centri di ricerca e industrie farmaceutiche;

3) a dare attuazione al programma nazionale di screening neonatale per le malattie rare, al fine di facilitare diagnosi tempestive e accurate, migliorando l'accesso ai test diagnostici per le famiglie;

4) a garantire su tutto il territorio nazionale accesso tempestivo ed omogeneo alle terapie per i pazienti affetti da patologie rare, gli enti del servizio sanitario nazionale ad approvvigionarsi dei farmaci orfani ai sensi del regolamento (CE) n. 141/2000 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 1999, valutando l'ipotesi di un'unica procedura d'acquisto per l'intero fabbisogno nazionale, avvalendosi di centrali di committenza regionali, assicurando l'accesso a farmaci orfani e terapie innovative;

5) a consolidare la rete nazionale di centri di riferimento specializzati per le malattie rare, in collaborazione con le reti European reference network (ERN), al fine di fornire supporto multidisciplinare ai pazienti e alle loro famiglie, facilitando l'accesso a specialisti anche attraverso i servizi di telemedicina previsti nel PNRR: televisita, teleconsulto e teleconsulenza medico-sanitaria, teleassistenza, telemonitoraggio;

6) a valutare campagne di sensibilizzazione e formazione per i professionisti della salute al fine di aumentare la consapevolezza sulle malattie rare e migliorare la qualità delle diagnosi e delle cure;

7) a favorire il coinvolgimento delle associazioni di pazienti nell'orientamento delle scelte politiche relative alle malattie rare, garantendo che le esigenze e le esperienze delle famiglie siano ascoltate e integrate nelle decisioni;

8) a valutare l'ipotesi di misure di sostegno del fondo di solidarietà previsto dalla legge n. 175 del 2021 anche per coprire i costi dei trasferimenti fuori dalla regione di residenza delle persone con malattia rara, nonché a fornire assistenza psicologica e sociale per il supporto delle persone colpite da malattie rare e dei loro familiari.

(1-00124p. a.)

LOREFICE, PATUANELLI, BEVILACQUA, DAMANTE, FLORIDIA Barbara, SCARPINATO, ALOISIO, BILOTTI, CATALDI, CROATTI, DI GIROLAMO, GAUDIANO, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, MAIORINO, MARTON, MAZZELLA, NATURALE, NAVE, PIRONDINI, PIRRO, SIRONI, TURCO, ALFIERI, CAMUSSO, FINA, GIACOBBE, LA MARCA, MALPEZZI, NICITA, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, SPAGNOLLI, CUCCHI, DE CRISTOFARO, MAGNI, MUSOLINO, MATERA, POGLIESE, RUSSO, SALLEMI, TERNULLO - Il Senato,

premesso che:

la disciplina dei lavori socialmente utili (LSU) è stata introdotta con la legge 11 marzo 1988, n. 67, la quale, all'articolo 23, ha previsto "lo svolgimento di attività di utilità collettiva mediante l'impiego a tempo parziale di giovani privi di occupazione";

la Regione Siciliana, recependo la suddetta normativa, ha adottato diverse leggi regionali che hanno progressivamente regolamentato e ampliato l'ambito dei lavori socialmente utili: la legge regionale 21 settembre 1990, n. 36; la legge regionale 15 maggio 1991, n. 27; la legge regionale 20 marzo 1992, n. 5; e, infine, la legge regionale 1° settembre 1993, n. 25;

a livello nazionale, con il decreto-legge 23 dicembre 1994, n. 299, convertito, con modificazioni, dalla legge 19 febbraio 1995, n. 451, si è evoluto il sistema dei lavori socialmente utili, ridefinendone finalità e modalità di attuazione. Successivamente, con il decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468, e il decreto-legge 13 marzo 2000, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 maggio 2000, n. 144, è stata fornita una disciplina organica per i diritti e gli obblighi di tali lavoratori;

considerato che:

originariamente, i lavori socialmente utili erano intesi come strumenti temporanei per l'inserimento o il reinserimento nel mondo del lavoro attraverso progetti formativi o di riqualificazione professionale;

in Sicilia, a causa di carenze croniche di personale nelle pubbliche amministrazioni, i lavoratori socialmente utili (successivamente denominati ASU) sono stati utilizzati come sostituti del personale stabile, violando le finalità formative previste dalla normativa;

tale utilizzo improprio ha determinato che gli ASU svolgessero mansioni ordinarie, spesso identiche a quelle dei dipendenti di ruolo, senza però godere delle medesime tutele contrattuali, retributive e previdenziali;

gli ASU percepivano un compenso mensile inizialmente pari a 480.000 lire, poi incrementato a 600 euro, senza tredicesima, TFR o contributi previdenziali adeguati. Tali somme risultano sproporzionate rispetto alle responsabilità e ai carichi di lavoro effettivi;

la circolare INPS n. 33 del 5 marzo 2010 ha ulteriormente evidenziato la disparità di trattamento contributivo per i periodi di impiego in LSU precedenti al 31 luglio 1995, durante i quali non sono stati riconosciuti contributi utili al calcolo della misura pensionistica, limitandone il conteggio ai fini del diritto a pensione;

rilevato che:

l'assenza di un versamento regolare dei contributi previdenziali e la mancata valorizzazione dei periodi di lavoro LSU ai fini pensionistici costituiscono un grave danno economico per i lavoratori coinvolti;

gli ex LSU, dopo anni di precariato, sono stati in parte stabilizzati solo tra il 2006 e il 2012, ma il danno previdenziale accumulato è rimasto irrisolto;

i lavoratori ex LSU rischiano di andare in pensione con trattamenti insufficienti, nonostante abbiano contribuito in maniera continuativa e significativa alle attività delle pubbliche amministrazioni,

impegna il Governo:

1) ad introdurre una normativa specifica che riconosca ai fini pensionistici i periodi di lavoro svolti come LSU, garantendo che tali anni siano considerati nel calcolo del trattamento pensionistico con il sistema retributivo. Tale normativa dovrà prevedere il riconoscimento e la valorizzazione dei contributi figurativi mancanti, nonché l'attestazione dei periodi di lavoro da parte degli uffici provinciali del lavoro, assicurando inoltre che nessun lavoratore ex LSU sia penalizzato da omissioni o ritardi contributivi, con l'adozione di misure compensative per i danni subiti;

2) a monitorare l'applicazione delle norme di stabilizzazione per evitare il ripetersi di situazioni di precarietà e disparità di trattamento lavorativo nelle pubbliche amministrazioni, promuovendo così condizioni di lavoro più stabili ed eque per tutti i lavoratori coinvolti;

3) ad avviare tavoli tecnici con i rappresentanti sindacali e le istituzioni locali per discutere soluzioni adeguate alla valorizzazione dell'esperienza professionale maturata dagli LSU;

4) ad adottare iniziative per favorire la piena inclusione lavorativa e previdenziale di tutti i lavoratori precari ancora in attesa di stabilizzazione.

(1-00125p. a.)

BOCCIA, PATUANELLI, DE CRISTOFARO, BORGHI Enrico, ALFIERI, BAZOLI, BASSO, CAMUSSO, CRISANTI, D'ELIA, DELRIO, FINA, FRANCESCHELLI, FRANCESCHINI, FURLAN, GIACOBBE, GIORGIS, IRTO, LA MARCA, LORENZIN, LOSACCO, MALPEZZI, MANCA, MARTELLA, MELONI, MIRABELLI, MISIANI, NICITA, PARRINI, RANDO, ROJC, ROSSOMANDO, SENSI, TAJANI, VALENTE, VERDUCCI, VERINI, ZAMBITO, ZAMPA, ALOISIO, BEVILACQUA, BILOTTI, CASTELLONE, CATALDI, CROATTI, DAMANTE, DI GIROLAMO, FLORIDIA Barbara, GAUDIANO, GUIDOLIN, LICHERI Ettore Antonio, LICHERI Sabrina, LOPREIATO, LOREFICE, MAIORINO, MARTON, MAZZELLA, NATURALE, NAVE, PIRONDINI, PIRRO, SCARPINATO, SIRONI, TURCO, CUCCHI, MAGNI, FLORIDIA Aurora, RENZI, FREGOLENT, MUSOLINO, PAITA, SBROLLINI, SCALFAROTTO - Il Senato,

premesso che:

il 5 febbraio 2025, nel corso dell'informativa resa alle Camere dal Ministro della giustizia, Carlo Nordio, e dal Ministro dell'interno, Matteo Piantedosi, sono emerse ulteriori incongruenze in merito alle vicende legate al rimpatrio del generale libico Osama Najeem Almasri, comandante libico, capo della polizia giudiziaria di Tripoli e direttore del carcere di Mitiga, accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra e crimini contro l'umanità;

il 19 gennaio Almasri è stato arrestato a Torino in esecuzione del mandato di cattura emesso sabato 18 dalla Corte de L'Aja, dando seguito alla richiesta avanzata il 2 ottobre 2024 dal procuratore dell'organismo internazionale;

il 21 gennaio la Corte d'appello di Roma, a seguito della mancata risposta del ministro Nordio alle sollecitazioni del procuratore generale in merito alle attività da porre in essere, non ha convalidato l'arresto e nella stessa giornata il criminale libico è stato rimpatriato a mezzo di un "Falcon 900" italiano, partito dall'aeroporto di Roma Ciampino già nella mattinata del 19 gennaio alla volta di Torino, molte ore prima che Almasri fosse scarcerato, e poi definitivamente per Tripoli, dove una volta atterrato è stato accolto trionfalmente;

nelle stesse ore in cui veniva avviato ed eseguito il rimpatrio (e in particolare nel pomeriggio del 21 gennaio) il Ministero della giustizia diffondeva una nota così formulata: "È pervenuta la richiesta della Corte Penale Internazionale di arresto del cittadino libico Najeem Osama Almasri Habish. Considerato il complesso carteggio, il Ministro sta valutando la trasmissione formale della richiesta della CPI al Procuratore generale di Roma, ai sensi dell'articolo 4 della legge 237 del 2012";

nell'informativa resa, il Ministro della giustizia ha dunque abbandonato la strada fino ad allora seguita del "cavillo giuridico" per spiegare la scarcerazione del torturatore libico Osama Najeem Almasri, strada peraltro seguita anche dalla Presidente del Consiglio dei ministri Giorgia Meloni, che, come noto, anziché presentarsi alle Camere ha preferito diffondere un video d'accusa al procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, umiliando ancora una volta la dignità del Parlamento;

il ministro Nordio si è scagliato in maniera, secondo i proponenti del presente atto, scomposta contro la Corte penale internazionale assegnandosi tra l'altro un ruolo che non gli spetta: quello di valutare la legittimità del mandato di cattura; l'articolo 4, comma 1, della legge 20 dicembre 2012, n. 237, recante "Norme per l'adeguamento alle disposizioni dello statuto istitutivo della Corte penale internazionale", stabilisce che: "Il Ministro della giustizia dà corso alle richieste formulate dalla Corte penale internazionale, trasmettendole al procuratore generale presso la corte d'appello di Roma perché vi dia esecuzione", senza che sia prevista da parte del Ministro alcuna valutazione discrezionale;

occorre evidenziare preliminarmente come le affermazioni del ministro Nordio stridano anche con le motivazioni con le quali i giudici della Corte d'appello di Roma hanno deciso la scarcerazione di Almasri. La Corte ha motivato la decisione, infatti, non entrando nel merito, né tantomeno indicando errori nel provvedimento della Corte, bensì eccependo esclusivamente l'assenza di risposta del Ministro;

inoltre, dalla corrispondenza protocollata emerge come nella serata del 18 gennaio la cancelleria della Corte penale internazionale abbia informato il Governo italiano dell'imminente mandato d'arresto, allegando una nota nella quale si ricordava che "qualora si individuassero problemi che potrebbero impedire l'esecuzione della presente richiesta di cooperazione, dovrebbero consultare la Corte senza indugio al fine di risolvere la questione" e indicando, a tal fine, i recapiti del funzionario da contattare;

l'articolo 97 dello statuto di Roma, infatti, prevede che: "Quando uno Stato parte, investito di una richiesta ai sensi del presente capitolo, constata che la stessa solleva difficoltà che potrebbero intralciarne o impedirne l'esecuzione, esso consulta senza indugio la Corte per risolvere il problema". Tuttavia il Ministro non ha ritenuto di sollevare alcuna eccezione nelle sedi dovute, ma ha invece spiegato al Parlamento come l'arresto fosse scritto, oltre che in lingua inglese senza essere tradotto e "con diversi allegati in arabo", così male da non consentire l'immediata adesione del Ministero alla richiesta arrivata dalla Corte d'appello di Roma;

il ministro Nordio ha rivendicato un ruolo non "da passacarte" e "il potere-dovere di interloquire con altri organi dello Stato, laddove se ne presenti la necessità, che in questo caso si presentava eccome", ammettendo, anzi di più, rivendicando, una valutazione politica compiuta con altri esponenti del Governo. Tuttavia l'articolo 2, comma 1, della legge n. 237 del 2012, chiarisce come "I rapporti di cooperazione tra lo Stato italiano e la Corte penale internazionale sono curati in via esclusiva dal Ministro della giustizia, al quale compete di ricevere le richieste provenienti dalla Corte e di darvi seguito" che "ove ritenga che ne ricorra la necessità, concorda la propria azione con altri Ministri interessati, con altre istituzioni o con altri organi dello Stato", coordinamento che non si intende legato a nessuna valutazione sul merito da parte del Ministro medesimo;

infatti, come chiarito dal successivo comma 3 del medesimo articolo 2, che il ministro Nordio ha provvidenzialmente dimenticato di citare nell'informativa, "Il Ministro della giustizia, nel dare seguito alle richieste di cooperazione, assicura che sia rispettato il carattere riservato delle medesime e che l'esecuzione avvenga in tempi rapidi e con le modalità dovute";

il Parlamento si è trovato dunque ad essere umiliato tre volte: dall'ostinata assenza della Presidente del Consiglio dei ministri, dall'inopportuna, incoerente e sgrammaticata informativa del Ministro della giustizia e dalle surreali affermazioni del Ministro dell'interno, che è arrivato finanche a sostenere che un soggetto estremamente pericoloso per l'ordine e la sicurezza pubblica non debba essere trattenuto né in Italia, né consegnato alla Corte penale internazionale, ma restituito al Paese dove ha commesso i crimini contro l'umanità di cui è accusato e dove, come di tutta evidenza, potrà continuare a commetterli impunemente;

si tratta di una decisione in spregio del diritto internazionale, delle sue sedi e che offende la credibilità e l'autorevolezza del nostro Paese, che non solo ha sottoscritto lo statuto istitutivo della Corte penale internazionale, ma che ne è stato anche la sede;

considerato che:

ad aggravare ulteriormente il quadro si aggiunga che, come riportato dal quotidiano "la Repubblica", lo scorso 20 gennaio, a seguito della richiesta della Corte d'appello di Roma con la quale si indicava l'errore procedurale e sostanzialmente si chiedeva che venisse sanato, gli uffici ministeriali avrebbero preparato un ordine d'arresto proprio per rispondere in tal senso alla richiesta della Corte d'appello, l'atto sarebbe però rimasto in bozza. Il ministro Nordio avrebbe deciso, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, di non procedere e, infatti, non avrebbe contattato il tribunale, né avrebbe scritto alla Corte d'appello di Roma per sollevare quei "problemi che potrebbero impedire l'esecuzione" ai sensi del citato articolo 97 dello statuto di Roma. È rimasto in silenzio per 36 ore per poi comparire nuovamente nel pomeriggio del 21 gennaio, con la nota in cui si affermava: "si stanno valutando gli atti", nota giunta mentre il criminale libico era già in volo verso Tripoli;

se confermati, i fatti riportati dal quotidiano dimostrerebbero inequivocabilmente e definitivamente la volontà del Ministro di non procedere con l'arresto e dunque con un atto dovuto nel rispetto degli obblighi internazionali dell'Italia;

la violazione degli obblighi internazionali è stata denunciata anche dalla SIDI, Società italiana di diritto internazionale e diritto dell'Unione europea (l'associazione scientifica che riunisce i professori e gli studiosi italiani), che ha pubblicato un documento nel quale si afferma che il rimpatrio di Almasri costituisce "una violazione grave e ingiustificata degli obblighi di cooperazione derivanti dallo Statuto di Roma". Nel documento si afferma, inoltre, che esiste "l'obbligo di dare esecuzione a un mandato di arresto";

il Ministro della giustizia ha intrapreso, seguendo le indicazioni della Presidente del Consiglio dei ministri, una condotta di netta contrapposizione con l'ordine giudiziario, minando il principio costituzionale della leale collaborazione tra le istituzioni della Repubblica; condotta provocatoria ribadita, peraltro, nel corso dell'informativa menzionata;

considerato che:

il ministro Nordio, nominato con decreto del Presidente della Repubblica 21 ottobre 2022, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, ai sensi dell'articolo 93 della Costituzione e dell'articolo 1, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, prima di assumere le funzioni, ha prestato giuramento di fedeltà alla Repubblica, nonché "di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le funzioni nell'interesse esclusivo della nazione";

il Ministro della giustizia, non dando seguito alla richiesta di mandato d'arresto della Corte penale internazionale, si è posto in aperto contrasto con il dettato costituzionale di cui all'articolo 10, che impone il rispetto delle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute e dei trattati, nonché con le leggi italiane, quale la legge n. 237 del 2012, il cui mancato rispetto è stato addirittura rivendicato orgogliosamente innanzi alle Camere;

pertanto, visto l'articolo 94 della Costituzione e visto l'articolo 161 del Regolamento del Senato della Repubblica,

esprime la propria sfiducia al Ministro della giustizia, onorevole Carlo Nordio, e lo impegna a rassegnare le proprie dimissioni.

(1-00126p. a.)

Interrogazioni

SALVITTI, BIANCOFIORE - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

il "competitiveness compass", presentato dalla Commissione europea, costituisce una novità rilevante nel panorama delle politiche europee, in quanto traccia una visione strategica per rafforzare la competitività dell'industria europea, in particolare in un momento storico caratterizzato da trasformazioni profonde a livello globale;

il documento propone un approccio integrato e multilivello per sostenere la transizione ecologica e digitale, evidenziando l'importanza di politiche industriali coordinate e orientate all'innovazione, ma al tempo stesso richiede un'attenta valutazione delle ricadute economiche sui settori produttivi tradizionali, come l'automotive, la siderurgia, la chimica e le industrie ad alta intensità energetica;

importante in tale contesto è l'affermazione di un principio di neutralità tecnologica;

esso rappresenta uno dei principi fondamentali che il nostro Paese ha promosso con forza nelle discussioni europee, al fine di evitare una transizione forzata verso un unico modello tecnologico, come quello dei veicoli elettrici che avvantaggerebbe solo le industrie extra UE, e garantire invece pari dignità a tutte le tecnologie in grado di contribuire alla decarbonizzazione, inclusi i biocombustibili, i carburanti sintetici e altre soluzioni innovative;

la recente apertura della Commissione europea verso un maggiore equilibrio tra diverse tecnologie costituisce un passo avanti importante, ma richiede ora una declinazione concreta attraverso misure e strumenti specifici nel quadro del "clean industrial deal", che rappresenterà il prossimo capitolo delle politiche industriali europee;

tale accordo offrirà l'occasione di sostenere le imprese europee non solo con regole più chiare e coerenti, ma anche con l'accesso a fondi comuni europei, strumenti finanziari mirati e procedure amministrative semplificate, che riducano gli ostacoli burocratici e accelerino la transizione industriale;

un numero crescente di Stati membri, tra cui l'Italia e la Francia, sostiene la necessità di riformare il green deal europeo, adottando un approccio più pragmatico e flessibile, che garantisca al tempo stesso la competitività del sistema produttivo europeo e il raggiungimento degli obiettivi climatici;

la cooperazione strategica tra Italia e Francia può svolgere un ruolo fondamentale per rafforzare la posizione europea nei settori strategici come l'automotive, le materie prime critiche e le industrie energivore, in una logica di sviluppo sostenibile e competitività globale,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda promuovere, anche in sede europea, per garantire che il clean industrial deal traduca i principi del competitiveness compass in misure concrete, assicurando neutralità tecnologica, procedure semplificate per l'accesso ai fondi comuni e il necessario sostegno all'industria europea nei settori strategici indicati.

(3-01679)

DE CARLO, MALAN, POGLIESE, AMIDEI, ANCOROTTI, FALLUCCHI, MAFFONI, LISEI - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

secondo i dati disponibili sul sito istituzionale, sono attualmente aperti, presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, 60 tavoli di crisi aziendale (di cui 34 attivi e 26 in fase di monitoraggio), che riguardano diversi settori industriali e migliaia di lavoratori;

tra questi spiccano per importanza quelli sui settori dell'acciaio (Jsw Steel Italy di Piombino e Acciaierie d'Italia S.p.A., l'ex ILVA), dell'automotive (Lear Corporation Italia S.r.l. e Speedline) e del tessile, moda e calzaturiero (Conbipel S.p.A. e gruppo La Perla);

proprio nell'ambito del settore tessile, il Ministro in indirizzo ha recentemente comunicato che si procederà ad una vendita unica dei beni del gruppo La Perla, che tenga insieme marchio e produzione, mantenendo addirittura lo stabilimento di via Mattei a Bologna;

la pubblicazione del bando per la vendita unitaria dei beni rappresenta il punto di arrivo di un intenso lavoro e cooperazione tra diverse istituzioni e parti interessate, armonizzando quattro diverse procedure concorsuali in atto, al fine di salvaguardare non solo un brand storico, ma anche i posti di lavoro e le competenze dei lavoratori,

si chiede di sapere se al Ministro in indirizzo risulti quale sia lo stato dei tavoli di crisi attivi, quali siano le iniziative in corso a beneficio del comparto industriale italiano e, con riferimento al gruppo La Perla, quali siano gli sviluppi del percorso intrapreso per garantire continuità produttiva e occupazionale.

(3-01680)

MISIANI - Ai Ministri delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

Hanon systems Italia Benevento è un'azienda di proprietà coreana, leader nelle soluzioni innovative di gestione termica ed energetica e che opera con l'obiettivo di creare soluzioni ecosostenibili e lungo termine. L'azienda, ex Magna Powertrain, ha rappresentato negli anni un importante presidio dell'industria metalmeccanica sannita e conta oggi 67 dipendenti;

Hanon systems ha deciso di chiudere lo stabilimento di contrada Olivola a Benevento il prossimo 25 maggio 2025. La decisione della proprietà è emersa a margine di un negoziato condotto in Confindustria Benevento. Come riportato in diversi articoli di stampa, la riunione sarebbe durata "giusto il tempo da parte del nuovo CEO, l'inglese Steve Foster, di comunicare alle parti sociali l'intenzione di smobilitare";

la motivazione addotta per la chiusura del sito produttivo sarebbe l'impossibilità di conseguire i numeri previsti e auspicati della produzione da parte delle attuali unità lavorative sannite in ragione dell'obsolescenza dei macchinari e per la stessa struttura logistica dello stabilimento;

nel corso dell'incontro, diverse sigle sindacali maggiormente rappresentative hanno posto le ragioni della professionalità dei quadri lavorativi anche in vista di una possibile riconversione della produzione, ma l'atteggiamento del CEO è stato di netta chiusura;

a fine febbraio 2025 è stata fissata una nuova riunione, nella quale i sindacati contano di poter addurre nuovi elementi di discussione per cercare di scongiurare la chiusura dell'insediamento produttivo;

considerato che:

come riportato in una nota della FIM-FIOM e della rappresentanza sindacale unitaria dello stabilimento di Benevento, "dopo quasi due anni di confronti sulla necessità, tra l'altro concordata, di avviare una diversificazione produttiva con la sottoscrizione di tre piani industriali finalizzati al rilancio del sito e nonostante l'utilizzo continuo di ammortizzatori sociali", l'azienda coreana avrebbe reso noto che "non ci sarebbero le condizioni per realizzare un fatturato idoneo al sostentamento del plant per via della complessiva crisi che sta attraversando il settore dell'automotive";

le sigle sindacali hanno ribadito che, "a partire dal 2019 il sito, grazie al costante impegno dei suoi lavoratori, ha assicurato il raggiungimento degli obiettivi di efficienza e produttività anche in presenza di una scarsa volontà del gruppo di investire per consentire di affrontare le sfide legate alla transizione tecnologica" e, nel rifiutare e contrastare la scelta di chiudere il sito, hanno chiesto alla direzione di rendersi disponibile a riprendere il percorso di gestione della fase, a partire dagli impegni assunti negli ultimi mesi, per avviare un percorso con le organizzazioni sindacali che preveda, oltre all'utilizzo degli ammortizzatori sociali utili per gestire le difficoltà della fase, un piano di investimenti volti al rilancio del sito beneventano;

dal 10 febbraio, le lavoratrici e i lavoratori della Hanon systems Italia di Benevento sono in presidio permanente davanti ai cancelli della loro fabbrica;

la chiusura dello stabilimento rischia di diventare un ulteriore e preoccupante episodio di sfruttamento degli strumenti conservativi e di depauperamento del già debole tessuto industriale metalmeccanico del Sannio,

si chiede di sapere:

quali siano le valutazioni dei Ministri in indirizzo, per quanto di competenza, sui fatti riportati;

quali iniziative urgenti intendano assumere, ciascuno secondo le proprie competenze, al fine di assicurare la continuità produttiva della Hanon systems Italia di Benevento e per salvaguardare la base occupazionale dello stabilimento;

se intendano attivare rapidamente un tavolo di confronto presso il Ministero delle imprese e del made in Italy, con la partecipazione dei vertici della Hanon systems, i sindacati e le istituzioni locali, al fine di trovare una soluzione condivisa alle problematiche e per rilanciare, con un apposito piano industriale, il sito produttivo di Benevento.

(3-01681)

BEVILACQUA, FLORIDIA Barbara, PIRRO, MARTON, PIRONDINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la società RAI Way S.p.A., controllata da RAI S.p.A., gestisce le torri e le infrastrutture di trasmissione televisiva e radiofonica, configurandosi come un asset strategico per il sistema delle comunicazioni italiane, con rilevanti implicazioni per la sicurezza nazionale e per il servizio pubblico radiotelevisivo;

Rai Way è attualmente partecipata per circa il 65 per cento dalla RAI S.p.A., con il restante capitale in mano a investitori privati, ed è soggetta a obblighi di servizio pubblico che ne definiscono il ruolo centrale nel garantire la trasmissione dei contenuti della televisione di Stato;

nel dicembre 2024, RAI Way S.p.A., EI Towers S.p.A. (società proprietaria dell'infrastruttura di rete necessaria alla trasmissione del segnale del gruppo Mediaset del quale faceva parte) e il fondo infrastrutturale F2i hanno annunciato la sottoscrizione di un memorandum di intesa volto a esplorare una fusione tra RAI Way ed EI Towers, con l'obiettivo di creare un unico grande operatore nazionale nel settore delle infrastrutture di trasmissione televisiva e radiofonica, in grado di ottimizzare le risorse e le competenze tecniche esistenti;

il Governo, sfruttando quanto stabilito dal Governo pro tempore Draghi per mezzo del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 17 febbraio 2022, ha indicato la volontà di ridurre la quota di partecipazione pubblica in RAI Way dal 65 fino al 30 per cento. Tale riduzione della partecipazione pubblica rischia di compromettere il controllo diretto su un'infrastruttura strategica, aprendo la strada a potenziali interferenze da parte di soggetti privati o stranieri, con ricadute sulla tutela dell'interesse nazionale;

nello stesso contesto si inserisce la vicenda di Sparkle, società strategica del gruppo TIM, che possiede e gestisce una rete globale di oltre 600.000 chilometri di fibra ottica, comprendente dorsali terrestri e sottomarine in Europa, Nord America e Sud America. Nonostante Sparkle possa rappresentare un asset fondamentale per la sovranità digitale del Paese, il Governo ha deciso di non acquistare, come inizialmente previsto e annunciato, il 100 per cento di Sparkle, ma di presentare un'offerta assieme a un fondo spagnolo (Asterion), che andrebbe ad acquisire il 30 per cento dell'azienda, lasciandone il 70 per cento in mano pubblica;

l'acquisto solo parziale di Sparkle, insieme alla riduzione della partecipazione pubblica in RAI Way e alle implicazioni della fusione con EI Towers, sembra delineare una progressiva perdita di controllo pubblico su infrastrutture cruciali per le comunicazioni e la sicurezza nazionale;

nei giorni scorsi si è parlato di un avvicendamento su TIM con il subentro di Poste a CdP, quelle stesse Poste di cui la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ha già annunciato la cessione di pezzi importanti nella logica neoliberista delle privatizzazioni, mentre la realtà è che TIM rischia di andare al 50 per cento ai francesi, con un combinato disposto Iliad-Vivendi, con l'eventuale inserimento del fondo britannico Cvc, riassetto di cui si sarebbe parlato il 4 febbraio 2025 nell'incontro tra il CEO globale di Iliad, Thomas Reynaud, e l'amministratore delegato per l'Italia, Benedetto Levi, con alti dirigenti del Ministero dell'economia e delle finanze e del Governo, durante il quale i due manager avrebbero rappresentato l'esigenza di consolidare il mercato italiano delle telecomunicazioni per porre fine a una guerra dei prezzi, che sta deprimendo ricavi, profitti e investimenti;

a destare ulteriori preoccupazioni sono le dichiarazioni pubbliche di alcuni dirigenti di RAI Way, che hanno espresso interesse verso il modello Starlink, sviluppato da "SpaceX" di Elon Musk, in riferimento a possibili collaborazioni per superare il divario digitale in Italia;

il modello Starlink, basato su una rete globale di satelliti in orbita bassa (LEO), è considerato rivoluzionario per la connettività in aree remote, ma presenta criticità legate alla sicurezza dei dati, al controllo pubblico delle infrastrutture e alla possibilità di una dipendenza tecnologica da un attore privato straniero, noto per le sue decisioni imprevedibili, come dimostrato in contesti geopolitici complessi;

la crescente complessità del settore e l'interesse di attori internazionali richiedono una visione chiara e condivisa delle strategie di sviluppo delle infrastrutture digitali italiane, con particolare attenzione alla sicurezza nazionale, al rispetto degli obblighi di servizio pubblico, e alla tutela del pluralismo e della concorrenza,

si chiede di sapere:

quali siano le effettive motivazioni alla base della decisione di ridurre la quota statale in RAI Way fino al 30 per cento e come tale scelta si concili con la necessità di preservare il controllo pubblico su infrastrutture strategiche;

quali siano i contenuti specifici del memorandum di fusione tra RAI Way, EI Towers e F2i, e in che modo si intenda vigilare, affinché l'operazione rispetti i principi di trasparenza, tutela della concorrenza e protezione dell'interesse nazionale;

se si intenda fornire chiarimenti circa la coerenza strategica delle dichiarazioni pubbliche dei dirigenti di RAI Way sul modello Starlink e sugli eventuali progetti di collaborazione con la società di Elon Musk, alla luce delle implicazioni economiche, industriali e di sicurezza per il Paese;

quali siano le ragioni che hanno portato il Governo a rinunciare alla completa acquisizione di Sparkle e ad accettare il coinvolgimento di un fondo spagnolo nella gestione di un asset così rilevante per la sicurezza delle comunicazioni e per la sovranità tecnologica del Paese;

quali azioni siano state previste per garantire che eventuali modifiche nella governance e nella struttura proprietaria di RAI Way non compromettano la capacità della società di adempiere al suo ruolo di servizio pubblico, né pregiudichino la sicurezza e l'integrità delle infrastrutture;

in che modo si intenda rafforzare la trasparenza nelle strategie di gestione delle infrastrutture strategiche di telecomunicazione, inclusa RAI Way, e garantire il pieno coinvolgimento del Parlamento in tutte le decisioni rilevanti per la sicurezza e il futuro digitale del Paese;

in che modo si ritenga di mantenere un forte presidio nazionale nell'asset strategico delle infrastrutture digitali italiane, con particolare attenzione alla sicurezza nazionale;

in che modo si intenda intervenire per salvaguardare, con riferimento a TIM, i livelli occupazionali e della concorrenza a favore degli utenti finali.

(3-01682)

SPELGATTI, BORGHESI, ROMEO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

l'ordinamento giuridico italiano è costituito da numerosi organi giurisdizionali a livello nazionale, tra cui le corti di giustizia, le quali svolgono un ruolo fondamentale nella tutela dei diritti dei cittadini e nell'amministrazione della giustizia;

la giustizia tributaria è stata interessata da un'importante riforma che ha portato all'approvazione della legge n. 130 del 2022. Le novità più significative hanno riguardato la mutazione del giudice tributario, da onorario a professionale, la quale porterà ad una riduzione da 1.648 unità (2.238 con l'appello, dato al 2023) a 448 (576 con il secondo grado) del numero dei giudici tributari;

contestualmente, si sta studiando l'accorpamento degli uffici di primo grado, prevendendo un taglio del 62 per cento dei 103 tribunali fiscali italiani. Gli accorpamenti più consistenti riguarderebbero le regioni del Nord Italia, ad esempio, la Valle d'Aosta perderebbe l'unico ufficio giudiziario tributario, finendo accorpata alla Corte di Torino; in Lombardia, invece, Milano, Cremona e Bergamo andrebbero a incorporare Lodi, Mantova, Pavia, Brescia, Como, Lecco, Sondrio e Varese;

nell'ipotesi di ridimensionamento delle corti tributarie, si punta anche al taglio delle sedi distaccate di secondo grado. Nel piano elaborato scendono da 14 a 4, oltre ai 20 uffici d'appello presenti comunque in ogni capoluogo di regione. Ad esempio verranno meno le sedi distaccate di Pescara, in Abruzzo e di Latina, nel Lazio;

con riguardo all'andamento del contenzioso tributario, nel 2024 sono stati presentati 224.956 ricorsi (di cui 182.124 in primo grado e 43.832 in appello). Le definizioni sono state 218.451 (di cui 164.913 in primo grado e 53.538 in appello), mentre le pendenze registrate al 31 dicembre 2024 sono state pari a 259.370 (di cui 175.396 in primo grado e 83.974 in appello);

i dati 2023-2024 evidenziano un aumento del 30 per cento delle nuove cause, incremento che in parte può considerarsi temporaneo, poiché influenzato dall'abrogazione dell'istituto della mediazione;

considerato che la delega fiscale, di cui alla legge n. 111 del 2023, prevede la riorganizzazione delle corti tributarie, da attuare entro il 31 agosto 2025,

si chiede di sapere quali siano gli indirizzi che il Ministro in indirizzo intenda seguire per la revisione della geografia delle corti tributarie, al fine di contemperare l'esigenza di razionalizzazione ed efficienza del sistema con la garanzia del diritto alla tutela giurisdizionale tributaria dei contribuenti.

(3-01683)

TAJANI, BOCCIA, LOSACCO - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la legge 9 agosto 2023, n. 111, contenente la delega al Governo per la riforma fiscale, ha avviato il processo di riforma del sistema tributario prevedendo tra gli obiettivi da perseguire quello della riduzione della pressione fiscale quale passaggio necessario per stimolare la crescita economica e la promozione della natalità fermo restando il rispetto dei principi di progressività e di equità del sistema nel suo complesso;

la legge di bilancio per il 2025 ha previsto una serie di disposizioni volte, secondo l'intenzione del Governo, ha ridurre la pressione fiscale a carico delle fasce di reddito medie e per quelle basse, attraverso un complesso di misure riguardanti il cuneo fiscale e contributivo, il sistema IRPEF e le detrazioni d'imposta;

considerato che:

come evidenziato da vari studi, nel periodo d'imposta 2022, 2023 e 2024 caratterizzati da un'elevata inflazione ha iniziato ad operare il cosiddetto fiscal drag tipico dei sistemi fiscali di tipo progressivo, ovvero l'incremento nominale del reddito complessivo e conseguentemente dell'IRPEF pagata, in particolar modo dai lavoratori dipendenti e dai titolari di redditi da pensione, senza un reale aumento del reddito;

nel triennio 2022-2024, in termini macro, l'inflazione cumulata è stata pari al 17 per cento con una stima del fiscal drag pari a ben 25 miliardi di euro, che in termini micro si traducono nel caso di un operaio metalmeccanico con redditi di 33.000 euro gravato da un'inflazione pari a 1.169 euro. A fronte di un saldo IRPEF per l'anno d'imposta 2024 pari a 6.079 euro il suddetto reddito vale il 17 per cento in meno a causa dell'aumento dei prezzi;

i rinnovi dei contratti di lavoro nel periodo 2021-2024 hanno previsto degli incrementi dei salari che non sono stati in grado di coprire l'inflazione comunicata, come più volte ricordato dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha anche sottolineato che le misure introdotte negli ultimi anni per ridurre la pressione fiscale sono stati completamente azzerati dall'aumento dell'inflazione;

tenuto conto che:

i soggetti titolari di reddito da lavoro dipendente soggetti ad IRPEF hanno potuto constatare il peggioramento della loro situazione a partire dalla busta paga di gennaio 2025;

in particolare, per un contribuente con un reddito complessivo pari a 8.800 euro, se nel corso del periodo di imposta 2024 aveva un netto pari a 9.700 euro, per effetto delle disposizioni introdotte con la legge di bilancio per il 2025 si trova con un reddito disponibile ridotto a 8.500 euro; analogo effetto per un'ipotesi di reddito complessivo pari a 34.000 euro, dove il reddito disponibile si riduce dai 27.000 euro del 2024 ai 26.000 del 2025;

nessuno effetto vi è stato in termini di maggior reddito per quanto riguarda redditi complessivi pari a 36.000 euro rispetto ai quali il reddito disponibile rimane pari a 27.000 euro, nonostante le più volte dichiarate intenzioni di sostenere i redditi medi;

vi sono effetti negativi in termini di redditi disponibili per coloro che percepiscono un reddito lordo pari a 42.000 euro con retribuzione netta nel 2024 pari a 26.000 euro, valore che si riduce nel 2025 a 25.000 euro, per effetto della disarticolata operatività dei vari meccanismi di detrazioni e bonus che in fase di adozione non sono stati coordinati tra di loro;

sono drammatici gli effetti fiscali che saranno chiamati a sostenere i titolari di contratti di lavoro a tempo determinato nel corso del singolo periodo d'imposta, in quanto il meccanismo di sostituzione degli effetti della decontribuzione con i nuovi incentivi fiscali (detrazioni e somme aggiuntive) si altera pesantemente con riferimento ai lavoratori dipendenti che sono occupati solo per una parte dell'anno;

osservato che:

i principali analisti di mercato prevedono una nuova "fiammata" per i prodotti energetici a partire dal gas con conseguenze pesanti sul processo inflazionistico, in particolare le previsioni del prezzo del gas per il 2025 indicano che potrebbe superare i 50 euro al megawattora, rispetto ai 34 euro registrati nel primo trimestre del 2024. Con le attuali tariffe del gas, un utente nel mercato tutelato sosterrebbe una spesa annuale di 1.347,21 euro, con l'aumento previsto per il 2025, stimato in un 10 per cento, il costo crescerebbe di circa 134,72 euro, portando la spesa totale a circa 1.482 euro;

come rilevato dall'ISTAT e da ultimo dalla Banca d'Italia, il PIL del 2024 è stato pari allo 0,5 per cento, ben al di sotto delle stime del Governo contenute nel piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029 pari all'1 per cento. I dati ISTAT su produzione e fatturato del settore manufatturiero registrano un calo da oltre 22 mesi consecutivi e i preoccupanti scenari geopolitici che si stanno manifestando a livello internazionale, ivi compresi gli annunciati dazi statunitensi, prefigurano previsioni negative per il nostro PIL anche nel 2025 con la conseguenza di andare incontro ad un periodo di bassa crescita economica e ripresa delle tensioni inflazionistiche con ulteriori effetti negativi sui redditi disponibili,

si chiede di sapere

se il Ministro in indirizzo intenda provvedere, con urgenza, a una profonda revisione degli interventi previsti nella legge di bilancio per il 2025, con l'obiettivo di migliorare il profilo della progressività dell'IRPEF e di evitare aggravi d'imposta per i contribuenti, ed in particolare per quelli con redditi bassi e medi che hanno visto ridursi la busta paga rispetto all'anno precedente;

se, alla luce dei recenti andamenti economici e delle difficoltà di molti settori produttivi, non ravvisi il rischio di un ulteriore impoverimento dei redditi disponibili in generale e, in particolare, di quelli dei lavoratori dipendenti e da pensione per effetto degli inefficaci provvedimenti di politica economica adottati con le leggi di bilancio per il 2024 e per il 2025, nonché dagli insufficienti, e talvolta mancati, rinnovi contrattuali;

se intenda adottare provvedimenti per la restituzione ai contribuenti del fiscal drag dovuto alla fiammata inflazionistica degli ultimi anni, nonché se intenda attivarsi per favorire il rinnovo dei contratti ancora non conclusi o in scadenza, al fine di riconoscere ai lavoratori dipendenti i dovuti incrementi dei salari e di sostenere i consumi;

se intenda urgentemente porre in essere misure per riequilibrare il peso delle imposte tra le varie tipologie reddituali, rivedendo il complesso dei provvedimenti finora adottati in attuazione della riforma fiscale che hanno inciso profondamente sul criterio della progressività dettato dalla Costituzione.

(3-01684)

BORGHI Enrico, RENZI, PAITA, FREGOLENT, MUSOLINO, SCALFAROTTO, SBROLLINI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

per il nostro Paese l'anno 2024 è stato caratterizzato da estreme difficoltà, con una crescita prossima allo zero e le principali stime e previsioni dell'Esecutivo riviste al ribasso, anche per l'anno 2025;

l'aggiornamento delle previsioni macroeconomiche per l'Italia dell'Ufficio parlamentare di bilancio (UPB), pubblicato il 5 febbraio 2025, certifica una revisione al ribasso della crescita rispetto allo scenario realizzato per l'esercizio di validazione del quadro macroeconomico del piano strutturale di bilancio di medio termine: il prodotto interno lordo, infatti, si espanderebbe dello 0,8 per cento nel 2025 e dello 0,9 nel 2026, rispetto all'1 per cento prospettato in ottobre 2024 per entrambi gli anni, proseguendo il percorso di decrescita dello scorso anno;

lo scorso 14 gennaio, la Banca d'Italia ha reso pubblica l'indagine sulle aspettative di inflazione e crescita del quarto trimestre 2024, nella quale si è assunto come i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale siano peggiorati (30 per cento in più, rispetto al 21 per cento in più dell'indagine precedente), con deterioramento dei giudizi in tutti i settori: le valutazioni sull'andamento della domanda, che erano già divenute nel complesso lievemente negative in estate, si sono ulteriormente indebolite alla fine dello scorso anno, a causa dei giudizi più cauti delle imprese dei servizi e del diffuso peggioramento di quelli sulla domanda estera;

per le imprese le prospettive sulle proprie condizioni operative a breve termine sono complessivamente sfavorevoli a causa dell'incertezza economico-politica e imperversano i timori sull'andamento dei prezzi delle materie prime energetiche e, specialmente tra le imprese esportatrici, sulle politiche circa gli scambi commerciali internazionali: un quadro ulteriormente aggravato dalla decisione dell'amministrazione americana di imporre dazi e altre barriere commerciali ai prodotti europei, da cui deriverebbero gravi danni per la stabilità e la crescita dell'economia italiana, rischiando di aprire una fase di recessione;

sempre Banca d'Italia, il 28 gennaio, ha reso pubblica l'indagine nella quale si è certificato come siano lievemente allentati i criteri di offerta sui prestiti alle imprese mentre si siano irrigiditi quelli per l'acquisto di abitazioni: inoltre per la prima volta dal terzo trimestre 2022 è in aumento la domanda di prestiti delle imprese e da parte delle famiglie per l'acquisto di abitazioni, anche se imprese e famiglie faticano ad accedere a nuova liquidità, contraendo consumi e investimenti;

secondo l'ISTAT, nel quarto trimestre 2024, si stima come il PIL, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, sia rimasto stazionario rispetto al trimestre precedente e sia cresciuto nel 2024 dello 0,5 percento in termini tendenziali: di fatto, una crescita congiunturale nulla, sebbene nello scorso anno sia avvenuto l'inveramento dei progetti legati al piano nazionale di ripresa e resilienza;

la prospettiva, inoltre, per il 2025 non pare in alcun modo positiva, considerando la rapida ascesa dell'inflazione, dove i prezzi al consumo crescono del 2 per cento (5,1 per cento in più nell'anno precedente), cui si aggiunge un forte aumento del prezzo dell'elettricità e del gas: in particolare questi due costi risultano in forte ascesa, causando per il 2025, secondo le ultime stime, un aumento del 30 per cento, che si traduce in un rincaro, tra luce e gas, di 272 euro a famiglia;

sul tema del caro prezzo dell'energia, come riportano i recenti i dati pubblicati in data 23 gennaio 2025 da Confcommercio, le imprese italiane hanno affrontato significativi aumenti: in particolare, nel 2024 il costo dell'energia elettrica è aumentato del 51,9 per cento rispetto al 2019, mentre quello del gas è cresciuto addirittura dell'80 per cento;

le imprese italiane affrontano costi energetici superiori del 24 per cento rispetto alla media dell'Unione europea, con un prezzo medio di 100 euro per megawattora nel 2024, rispetto ai 76 della media europea, certificando così l'evidente difficoltà dell'attività imprenditoriale nel nostro Paese;

in materia di occupazione, a testimonianza del forte clima di sfiducia degli italiani, si segnala come il calo del numero di persone in cerca di un impiego si è associato tuttavia a un aumento del numero di individui inattivi, con maggiore evidenza nella fascia più giovane e in quella centrale della popolazione (35-49 anni): i motivi della mancata ricerca di lavoro sono per la maggior parte legati allo studio, ma aumenta anche la quota di quanti adducono motivi familiari e, lievemente, anche quella degli scoraggiati;

rispetto ai salari reali, infine, l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso un'indagine svolta nel 2024, ha segnalato come gli stipendi reali nel nostro Paese siano peggiorati, con un calo registrato del 6,9 per cento rispetto al 2019: l'allarme riguarda soprattutto stagnazione dei salari reali tra il 1991 e il 2023, i quali in Italia sono cresciuti solo dell'1 per cento contro il 32,5 per cento della media dei Paesi dell'OCSE,

si chiede di sapere quali misure il Governo intenda adottare per riportare l'Italia su un sentiero di crescita, aumentare la produttività delle imprese e sostenerle rispetto a dinamiche inflazionistiche sui materiali e costi di produzione, nonché salvaguardare il potere di acquisto delle famiglie.

(3-01685)

CALENDA - Al Ministro delle imprese e del made in Italy. - Premesso che:

il 20 novembre 2024 i vertici della Beko comunicarono ai sindacati, nel tavolo di avvio del negoziato al Ministero delle imprese e del made in Italy, un piano che prevedeva la chiusura di due stabilimenti (Siena e Comunanza) e il licenziamento di circa 2.000 lavoratori su 4.600, malgrado il ministro Urso 5 giorni prima avesse assicurato che il golden power esercitato nei confronti dell'azienda per l'acquisizione degli stabilimenti Whirpool da parte di Arcelik contenesse la garanzia dei preesistenti livelli occupazionali;

il 4 dicembre nel rispondere a un'interrogazione del Gruppo di Azione alla Camera che ha sollecitato l'avvio di un procedimento di contestazione a Beko del mancato adempimento delle prescrizioni del golden power per l'irrogazione delle relative sanzioni, il Ministro rispose che avrebbe valutato se "esercitare e come i poteri previsti dalla normativa golden power (…) incluso, eventualmente, in extrema ratio, quello sanzionatorio";

nella stessa occasione il Ministro riferì che l'azienda aveva "assicurato che, a differenza del destino degli altri stabilimenti in Europa e dei lavoratori della Whirlpool negli altri Paesi europei, in Italia l'occupazione resterà inalterata";

il 10 febbraio 2025, in un nuovo incontro negoziale tenutosi al Ministero, Beko ha presentato un aggiornamento del piano che conferma la chiusura dello stabilimento di Siena e un numero di esuberi di poco inferiore a quello comunicato a novembre;

si tratta di una plateale smentita non solo delle assicurazioni del ministro Urso circa la tenuta dei livelli occupazionali, ma anche dell'esistenza di condizioni prescrittive per la loro salvaguardia; la mancata attivazione di un procedimento sanzionatorio rende evidente che il Ministro ha mentito sul golden power;

rimane irrisolta la questione di impedire la chiusura dell'impianto di Siena e evitare nuovi licenziamenti; a questo fine è urgente agire a due livelli: aprendo un negoziato con Beko che ponga sul piatto anche investimenti pubblici, condizionati a una vera riqualificazione dei siti produttivi in Italia e denunciando alla Commissione europea l'operazione di Arcelik, il cui acquisto degli stabilimenti Whirpool appare a questo punto unicamente finalizzata alla loro chiusura in funzione anticoncorrenziale,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda trattare direttamente con Arcelik per il destino degli stabilimenti produttivi di Beko in Italia e se intenda denunciare alla Commissione europea la natura sostanzialmente anticoncorrenziale, in base al piano oggi presentato, dell'operazione di Arcelik in Italia.

(3-01686)

NATURALE, LICHERI Sabrina, CROATTI, LOREFICE, DAMANTE, NAVE, GAUDIANO, BEVILACQUA, LOPREIATO, CASTELLONE, ALOISIO, SIRONI, MAZZELLA, BILOTTI, DI GIROLAMO, PIRONDINI - Al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste. - Premesso che:

secondo quanto riportato da fonti giornalistiche, molti agricoltori alluvionati dell'Appenino romagnolo stanno ricevendo da "AgriCat", il fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteoclimatici alle produzioni agricole, una PEC che comunica il rigetto della domanda di indennizzo;

tale incresciosa problematica segue un imbarazzante precedente, ugualmente diffuso dalla stampa, riguardante ristori a dir poco risibili, come ad esempio, quelli con un ammontare pari a 14 euro a fronte di danni pari a 30.000 euro;

sebbene il ministro Lollobrigida avesse dichiarato, per ovviare alla questione, il cambiamento dei criteri di valutazione dei danni, secondo gli operatori del settore ciò che si è realizzato nei fatti è semplicemente un ampliamento del perimetro ammissibile a valutazione, tale da prendere in considerazione non solo la parte di terreno alluvionata ma tutta la particella;

sul punto, inoltre, Coldiretti ha reso noto agli associati che per le zone collinari e montane dove il danno è avvenuto per frane e smottamenti e non per alluvione vera e propria, intesa come un allagamento persistente di più giorni sul campo, le domande di risarcimento sono state dirottate a livello regionale;

considerato che il sistema di rilievo degli allagamenti di cui si avvale AgriCat, il sistema satellitare "Copernicus", basato sull'individuazione dei ristagni d'acqua, non tiene conto delle devastazioni franose e del collasso delle strade presenti sugli Appennini, ugualmente riconducibili alle alluvioni e ugualmente incidenti in maniera negativa sulle produzioni agricole,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo ritenga opportuno porre in essere tutte le necessarie iniziative per modificare i parametri di valutazione utilizzati da AgriCat, in modo da tener conto delle singole caratteristiche morfologiche territoriali, quali appunto quelle degli Appennini, ugualmente colpiti dai gravi fenomeni alluvionali;

se reputi imprescindibile procedere a una nuova disamina delle domande di indennizzo rigettate, attraverso una riammissione istruttoria che tenga conto delle problematiche evidenziate e che possa altresì condurre a un'erogazione congrua dei ristori.

(3-01687)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

SCALFAROTTO, SBROLLINI - Ai Ministri della salute e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

la legge di bilancio per il 2024 (legge 30 dicembre 2023, n. 213), all'articolo 1, comma 240, ha apportato alcune modifiche alla disciplina in materia di assistenza sanitaria per gli stranieri, innovando l'importo minimo del contributo dovuto dallo straniero che opti per l'iscrizione al sistema sanitario nazionale in luogo della stipula di polizza assicurativa: l'importo, in base alla novella, è fissato in 2.000 euro annui, un aumento considerevole se rapportato ai 357 euro minimi richiesti prima della modifica;

le conseguenze dell'aumento sono state drammatiche in termini di abbandono del SSN, come documenta il calo del 65 per cento delle iscrizioni volontarie dopo il maxi aumento: ad essere colpiti sono soprattutto immigrati con regolare permesso di soggiorno, che presentano difficoltà economiche e spesso con seri problemi di salute tanto da percepire la pensione di invalidità;

come riportano i dati certificati dal Gruppo regionale salute immigrati (GRIS), circa 50.000 stranieri regolari (dei quali 3.811 presenti solo in Piemonte) sono diventati invisibili alla sanità pubblica: di fatto, tristemente, molti immigrati regolari, a basso reddito o nullo, si trovano nell'assurda e inaccettabile condizione di dover scegliere se accedere alle cure o meno a causa della propria situazione economica;

la decisione da parte del Governo di aumentare in modo iniquo e ingiusto la quota annua che le persone straniere sono tenute a pagare per accedere al SNN è profondamente lesiva dei diritti costituzionali garantiti dall'articolo 3 e soprattutto dall'articolo 32, che tutela il diritto alla salute e lo riconosce come un diritto fondamentale dell'individuo: l'aumento della quota appare volta ad escludere un novero di soggetti, i quali spesso presentano estreme difficoltà economiche e sociali, dalle cure sanitarie garantite dalla Carta costituzionale, ponendo un ulteriore ostacolo nel processo di integrazione di molte persone straniere regolarmente presenti in Italia;

la decisione del Governo di aumentare a 2.000 euro la quota annua che permette alle persone straniere di accedere al SSN è, secondo gli interroganti, estremamente discriminatoria, ingiusta e lesiva della dignità delle persone: è necessario che il Ministro in indirizzo si attivi rapidamente affinché tale quota venga sensibilmente abbassata, consentendo così a un maggior numero di persone straniere regolari di usufruire delle cure del SSN,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo intendano promuovere un'iniziativa normativa, affinché venga sensibilmente abbassata la quota annua fissata in 2.000 euro quale contributo dovuto dallo straniero che opti per l'iscrizione al SSN in luogo della stipula di polizza assicurativa (articolo 1, comma 240, della legge n. 213 del 2023) e quali iniziative intendano adottare al fine di rendere maggiormente accessibile il SSN alle persone straniere regolarmente presenti in Italia.

(4-01822)

ROMEO - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

l'amministrazione dell'attuale sindaco di Verderio (Lecco), in questi primi mesi di carica, ha suscitato diverse critiche da parte delle opposizioni e dei cittadini che paventano una violazione dello statuto comunale e delle norme del decreto legislativo n. 267 del 2000 (testo unico degli enti locali), in materia di separazione ed equidistanza tra gli organi comunali e conflitto di interessi per incompatibilità tra attività professionali e funzioni pubbliche, nonché un atteggiamento ostile e poco collaborativo nei confronti dei gruppi di minoranza;

in data 19 giugno 2024, il sindaco ha emesso il decreto sindacale n. 12, con il quale ha conferito ampie deleghe a tre consiglieri comunali, determinando una commistione di ruoli incompatibile tra gli organi comunali e incidendo sulla separazione dei poteri e sull'indipendenza dei consiglieri;

in data 5 luglio il sindaco ha inoltre proceduto, con il decreto n. 13, alla "nomina di delegati comunali alle attività di rappresentanza", conferendo a sei cittadini senza alcun ruolo istituzionale ampi poteri, tra cui l'accesso agli uffici comunali e la possibilità di coadiuvare sindaco, assessori, consiglieri ed uffici. L'articolo 50, comma 8, del decreto legislativo n. 267, ai sensi del quale è stato adottato il provvedimento, disciplina la nomina e la designazione dei rappresentanti del Comune presso enti, aziende e istituzioni, ma non disciplina il conferimento di incarichi operativi a privati cittadini che non sono tenuti all'obbligo di segretezza di cui all'articolo 43, comma 2, del testo unico;

i consiglieri comunali di minoranza hanno segnalato alla Prefettura le presunte irregolarità relative, in particolare, ai due decreti sindacali e la direzione competente del Ministero dell'interno ha ritenuto condivisibili le perplessità esplicitate dalla Prefettura in riferimento al decreto n. 13, considerando che i criteri individuati nel Consiglio comunale non sono in linea con quanto disposto dall'articolo 50, comma 8, del testo unico, in quanto la nomina di privati cittadini non trova alcun riscontro nella normativa vigente;

nonostante l'esplicito parere della Prefettura, reso noto a settembre 2024, il segretario comunale di Verderio continua a sostenere la piena legittimità degli atti comunali e la loro conformità alle leggi, allo statuto e ai regolamenti dell'ente;

l'atteggiamento non collaborativo dell'amministrazione si manifesta anche nelle convocazioni del Consiglio comunale: più di una volta, infatti, il sindaco ha ritenuto di convocarlo in orari che hanno reso difficoltosa, se non impossibile, la presenza dei consiglieri comunali, contravvenendo a quanto previsto dall'articolo 44 del decreto legislativo n. 267, che prevede che il Consiglio comunale sia convocato con un preavviso di almeno 5 giorni e che il suo funzionamento sia garantito in modo che tutti i consiglieri possano parteciparvi senza discriminazioni di orario o altre difficoltà organizzative,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e quali misure, nell'ambito del proprio potere di vigilanza e controllo sugli enti locali, intenda mettere in atto.

(4-01823)

CUCCHI - Ai Ministri della giustizia e della salute. - Premesso che:

da notizie di stampa si apprende che una donna nigeriana, Patricia Nike, da tempo detenuta presso il carcere di Rebibbia, dopo appena 4 giorni dal disposto trasferimento presso la casa circondariale "Pagliarelli" di Palermo, avvenuta l'8 gennaio 2025, sia stata trovata morta dentro la propria cella;

pare che la donna non avesse familiari in Sicilia e che fosse gravemente malata: dalla relazione a firma del responsabile sanitario presso la struttura carceraria emergerebbe che la donna sia arrivata a Palermo in gravi condizioni: affetta da HIV, HCV, HBV con linfoadenomegalie diffuse, tali da richiedere accertamenti immediati che al momento del decesso erano ancora in corso. Inoltre camminava solo con l'ausilio di un deambulatore e necessitava di terapia sostitutiva con metadone. Risulta altresì che il giorno successivo al proprio arrivo in Sicilia la detenuta sia stata colta da una crisi di agitazione psicomotoria in seguito alla quale le è stato somministrato il "Valium";

il 12 gennaio, appena tre giorni dopo, il medico di guardia, chiamato a visitarla perché aveva perso conoscenza, ne avrebbe constatato il decesso;

in contrasto con quanto riportato dal responsabile sanitario del Pagliarelli, con nota del 31 gennaio 2025 la direzione del carcere di Rebibbia confermava che la detenuta fosse in condizioni di salute per affrontare il lungo viaggio e che non vi fosse alcun impedimento ad esso;

risulta all'interrogante che a Palermo la donna sia arrivata in ambulanza, che camminasse con un deambulatore e che sia stato chiesto a una sua compagna di cella di assisterla;

considerato che:

l'interrogante ha richiesto al carcere di Rebibbia la cartella clinica della detenuta, oltre ad informazioni più dettagliate sul caso anche al Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e ai direttori sanitari di Roma e di Palermo. La risposta, poco esaustiva, è arrivata priva della cartella clinica, ma con la conferma sia da parte della direzione carceraria che della ASL Roma2, che la detenuta "pur affetta da patologie croniche prese in carico e monitorizzate dal personale sanitario presentava un quadro clinico stazionario, ben compensato e la stessa era nelle condizioni di poter viaggiare";

la direttrice del carcere di Rebibbia, rispondendo alla mail di informazioni, comunicava che per via del "grave sovraffollamento, aveva richiesto il deflazionamento delle detenute, con conseguente provvedimento di assegnazione in altro istituto";

la direttrice del carcere di Palermo, nel novembre 2024, lamentava alla stampa il grave sovraffollamento della struttura, con una presenza di circa 1.400 detenuti su una capienza massima di 1.000,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza della vicenda;

quali siano le motivazioni alla base della decisione di trasferire una detenuta nelle descritte condizioni precarie di salute, per motivi di sovraffollamento, conducendola in un penitenziario altrettanto affollato, allontanandola peraltro dalla propria rete affettiva;

quali iniziative intendano intraprendere per verificare quali fossero le condizioni di salute della donna prima del trasferimento e durante i 4 giorni passati a Palermo;

se sia stata fatta o si intenda fare l'autopsia;

se la persona sia stata seppellita e dove;

più in generale, quali iniziative intendano intraprendere, ciascuno per quanto di propria competenza, per superare il sovraffollamento degli istituti di pena e garantire il pieno diritto alla salute a tutti i detenuti.

(4-01824)

CROATTI, FLORIDIA Barbara, LICHERI Sabrina, GUIDOLIN - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

il recente declassamento della dogana di Ravenna, passata dalla prima alla terza fascia, ha generato forti preoccupazioni nelle associazioni di categoria, negli imprenditori e nelle molteplici professionalità che operano nel porto di Ravenna, infrastruttura di rilevanza strategica per l'economia locale, regionale e nazionale;

la decisione appare in contrasto con i volumi di traffico e di movimentazione merci gestiti dal porto di Ravenna, che nel 2022 ha raggiunto un record storico di 27 milioni di tonnellate movimentate e si è confermato il primo porto italiano per lo sbarco di rinfuse solide, oltre a gestire un ampio spettro di merci e un crescente traffico passeggeri e container;

il porto di Ravenna è attualmente oggetto di significativi investimenti pubblici e privati per un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro, che comprendono lo sviluppo di un nuovo terminal crociere, un terminal contenitori e il rigassificatore, infrastrutture che incrementeranno ulteriormente il volume e la complessità delle operazioni doganali nei prossimi anni;

considerato che:

l'ufficio doganale di Ravenna, con un organico di 56 funzionari più un dirigente, si trova a gestire non solo le operazioni legate al porto, ma anche un'ampia gamma di attività, tra cui 750 sale gioco e il polo distillatorio più grande d'Italia, generando un gettito annuo tra dazi e IVA superiore a 2 miliardi di euro;

la carenza di personale presso l'ufficio doganale di Ravenna è stata più volte segnalata, sia dall'amministrazione locale che dalle associazioni di categoria, senza che tuttavia vi sia stata una risposta adeguata da parte dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli (ADM);

il declassamento alla terza fascia, oltre a comportare una riduzione delle risorse umane e materiali assegnate alla dogana di Ravenna, rischia di compromettere l'efficienza operativa e la capacità di controllo, con possibili ripercussioni sulla sicurezza e sulla competitività del porto rispetto agli scali concorrenti di Trieste, Venezia e Ancona, che restano di primo livello;

tale decisione sembra incoerente con la recente istituzione della zona logistica semplificata dell'Emilia-Romagna e con l'obiettivo di attrarre investimenti e rafforzare l'economia locale, come dimostrato dallo stanziamento di 80 milioni di euro di credito d'imposta destinati alle imprese che operano con il porto di Ravenna,

si chiede di sapere:

quali siano le motivazioni e i criteri organizzativi che hanno portato l'Agenzia delle dogane e dei monopoli a declassare la dogana di Ravenna alla terza fascia, nonostante i volumi di traffico e l'importanza strategica dello scalo;

se il Governo intenda intervenire presso l'Agenzia per sollecitare una rivalutazione della decisione e garantire il ripristino delle risorse e degli organici necessari a supportare adeguatamente le attività doganali di Ravenna;

quali azioni urgenti intenda adottare per affrontare la carenza di personale presso l'ufficio doganale di Ravenna, in considerazione del previsto aumento delle attività legate alle nuove infrastrutture e ai futuri sviluppi del porto;

come intenda garantire che le decisioni organizzative dell'Agenzia delle dogane e dei monopoli siano allineate alle reali esigenze economiche e strategiche del territorio ravennate, per preservarne la competitività e la crescita economica.

(4-01825)

VALENTE, VERDUCCI, SENSI, FURLAN, RANDO, BASSO, MALPEZZI, ROSSOMANDO, IRTO, LORENZIN, TAJANI, PARRINI, ROJC, NICITA, LA MARCA, MANCA, FRANCESCHELLI, CAMUSSO, GIACOBBE, GIORGIS - Al Ministro per lo sport e i giovani. - Premesso che:

come riportato da diversi organi di stampa, una schermitrice 17enne uzbeka ha denunciato una violenza sessuale di gruppo avvenuta nel corso di un ritiro a Chianciano Terme;

la violenza sarebbe avvenuta nella notte tra il 4 e il 5 agosto 2023, nel corso di un ritiro estivo cui partecipavano le squadre di diverse federazioni. In seguito al fatto sono stati indagati tre atleti, di cui uno minorenne;

l'avvocato della vittima, Luciano Guidarelli, ha annunciato che chiederà alla Procura generale di Firenze di avocare l'inchiesta ai sensi dell'articolo 412 del codice di procedura penale. La Procura di Siena ha fatto sapere: "di aver disposto le indagini la sera stessa e di aver incaricato la squadra mobile di Roma (dove la ragazza si era nel frattempo spostata per raggiungere la sorella), di sentirla con l'aiuto di uno psicologo entro tre giorni";

l'avvocato, inoltre, ha chiesto alla Federscherma di sospendere gli indagati in via cautelare, per evitare all'atleta di incontrare i medesimi durante le gare. Infatti, nel corso di un ritiro dello scorso settembre ad Istanbul, la schermitrice è stata costretta a cambiare hotel per non trovarsi nuovamente nello stesso luogo degli atleti denunciati;

la Federazione ha replicato dichiarando di avere avuto in più occasioni confronti diretti con la magistratura, al fine di conoscere la situazione e gli sviluppi dell'attività investigativa, nel rispetto del segreto istruttorio. Inoltre il presidente della FIS, Paolo Azzi, ha dichiarato di non potere sospendere gli indagati in assenza di un provvedimento cautelare;

considerato che:

l'Italia a seguito della Ratifica della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, avvenuta con legge 27 giugno 2013, n. 77, si è dotata di una serie di strumenti a tutela delle donne vittime di violenza in diversi contesti;

in tal senso basti pensare da ultimo alla legge 24 novembre 2023, n. 168, recante disposizioni per il contrasto della violenza sulle donne e della violenza domestica, o ancora al decreto legislativo 17 ottobre 2022, n. 149, che prevede nei casi in cui nei procedimenti familiari sia allegata una fattispecie di violenza domestica o di genere, l'obbligo di adeguate misure di salvaguardia e protezione, oltre a diverse misure volte ad impedire forme di vittimizzazione secondaria in sede processuale;

tuttavia ancora molto vi è da fare, perché l'impianto delle tutele approntate dal nostro ordinamento sia davvero completo: occorre infatti una legge sul consenso, o ancora una legge sulle molestie nei luoghi di lavoro e studio, ovvero nell'ambito di relazioni che presuppongono rapporti di fiducia e potere asimmetrico;

considerato che:

la legge costituzionale 26 settembre 2023, n. 1 ha inserito un ultimo comma all'articolo 33 della Costituzione, disponendo che: "La Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell'attività sportiva in tutte le sue forme". Una riforma che, sebbene non ponga norme sulla delicata questione dei confini e delle forme dell'autonomia dell'ordinamento sportivo, investe, secondo parte della dottrina, il legislatore nazionale di nuovi ruoli, in particolare lo chiama a garantire che l'attività sportiva in tutte le sue forme sia educativa, socialmente utile e favorevole alla salute, nonché perfettamente armonica con il quadro costituzionale complessivo;

a seguito di quanto riportato da diversi organi di stampa in merito alla denuncia per violenza sessuale di gruppo presentata dalla giovane schermitrice, Assist-Associazione Nazionale Atlete, ha dichiarato che: "(…) in tema di molestie nello sport serve un balzo in avanti non di facciata, arricchendo di competenze, attraverso esperte del settore, le risorse umane che nel mondo dello sport devono vigilare e favorire l'emersione del fenomeno. Serve anche, con urgenza, un Tavolo di confronto in seno al CONI per evitare che, come accaduto nel terribile fatto di cronaca che ha chiamato la Federscherma a gestire un presunto caso di stupro ad opera di propri tesserati, non vi siano strumenti adeguati per tutelare la vittima e per sospendere l'attività degli indagati, quanto meno in episodi così gravi",

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda intraprendere, alla luce dei fatti esposti in premessa, al fine di dotare, in accordo con i competenti organi, l'ordinamento sportivo di adeguate tutele per le donne che si trovano a denunciare episodi di violenza, affinché le medesime non si trovino esposte a forme di ulteriore violenza o vittimizzazione secondaria.

(4-01826)

(già 3-01026)

LOPREIATO, PIRRO, CROATTI - Ai Ministri dell'economia e delle finanze e della giustizia. - Premesso che:

negli ultimi giorni si è diffusa la notizia di una sofisticata truffa in cui alcuni ignoti, spacciandosi per il Ministro della difesa Guido Crosetto, avrebbero indotto diversi imprenditori a effettuare bonifici milionari per presunte operazioni di riscatto di giornalisti rapiti in Medio Oriente;

tra le vittime di questa truffa risulterebbero imprenditori di spicco come Massimo Moratti, che avrebbe versato quasi un milione di euro, e le famiglie Aleotti, Beretta e Caprotti, oltre a numerosi altri soggetti contattati per richieste analoghe;

la Procura di Milano ha aperto un'inchiesta per truffa aggravata e associazione per delinquere, mentre il ministro Crosetto ha denunciato pubblicamente l'accaduto, sottolineando i pericoli legati all'uso delle nuove tecnologie, tra cui il "phone spoofing" e il possibile impiego dell'intelligenza artificiale per imitare la voce;

le norme vigenti in materia di antiriciclaggio, in particolare il decreto legislativo n. 231 del 2007 e le relative disposizioni della Banca d'Italia, impongono agli istituti di credito obblighi stringenti in termini di verifica delle operazioni sospette e di segnalazione alle autorità competenti;

in particolare, la Banca d'Italia e l'unità di informazione finanziaria (UIF) stabiliscono che le banche devono attuare procedure di due diligence rafforzata in presenza di transazioni di importo rilevante o con caratteristiche anomale, soprattutto quando coinvolgono persone politicamente esposte (PEP),

si chiede di sapere:

quali iniziative il Governo intenda assumere per rafforzare la protezione contro simili frodi, anche alla luce delle nuove tecnologie impiegate dai truffatori;

se siano stati effettuati controlli da parte degli istituti bancari sui bonifici milionari disposti dagli imprenditori truffati e se tali operazioni siano state oggetto di segnalazione da parte delle banche alla UIF per possibili anomalie;

se vi sia stato un adeguato rispetto degli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio e se vi siano responsabilità in capo agli istituti di credito per l'eventuale mancata attivazione dei meccanismi di allerta;

se non ritenga opportuno promuovere misure di rafforzamento dei controlli bancari per evitare che simili truffe possano ripetersi, anche attraverso un maggiore utilizzo dell'intelligenza artificiale per individuare tentativi di frode e operazioni sospette in tempo reale.

(4-01827)

CUCCHI - Ai Ministri della giustizia e delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

da notizie di stampa si è appreso del nuovo piano carceri voluto dal Governo che, per far fronte al gravissimo problema del sovraffollamento, ha stabilito di realizzare 7.000 nuovi posti detentivi negli istituti di pena italiani;

sembra che una delle strutture interessate da questo piano di investimenti sia la casa circondariale "Costantino Satta" di Ferrara. Il Consiglio comunale infatti ha già autorizzato l'inizio dei lavori, che costeranno 15,5 milioni di euro;

tuttavia, risulta all'interrogante che l'aumento degli spazi detentivi, per come congegnato, non migliori le condizioni di vita delle persone detenute. Infatti, la costruzione del nuovo padiglione sottrarrà un'area per le attività all'aperto. Una delle attività che vengono svolte nel carcere di Ferrara è l'orto, che occupa 250 metri quadri di superficie del cortile interno: il nuovo padiglione ne sottrarrebbe una buona parte riducendo l'attività e il numero di detenuti coinvolti. Nell'istituto vi è anche il laboratorio RAEE, attività di lavorazione dei rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, che potrebbe essere ridimensionato per la costruzione del nuovo padiglione;

l'ex direttore ad interim del carcere aveva provato ad opporsi alla realizzazione del padiglione, ma senza esito;

considerato che:

l'ampliamento, che si svilupperà su una superficie di 5.000 metri quadri, aggiungerà solo 80 posti in più ai 244 posti regolamentari e non risolverà il sovraffollamento, considerando che attualmente risultano essere detenute 392 persone;

risulta altresì che la costruzione del padiglione rientrasse nel piano nazionale 2021 dell'ex Ministra della giustizia Marta Cartabia, che prevedeva l'investimento di 30,6 miliardi di euro per la realizzazione di 30 interventi di edilizia carceraria grazie ai fondi del PNRR, a cui si aggiungono quelli del piano nazionale per gli investimenti complementari. Quest'ultimo assegna alla giustizia 133 milioni di euro. Di questi, 84 sono destinati alla costruzione di 8 nuovi padiglioni carcerari. Com'è noto il Paese dovrebbe spendere le risorse del PNRR entro il 2026, ma l'avanzamento dei lavori degli 8 padiglioni sembra procedere a rilento,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo non ritengano che i lavori di ampliamento dell'istituto penitenziario di Ferrara siano solo un palliativo all'emergenza e non risolvano il problema del sovraffollamento, anche a seguito dei numerosi casi di suicidio verificatisi nell'anno 2024 e quelli che già si sono verificati nel 2025;

come pensino di poter migliorare la qualità di vita dei detenuti se le attività vengono ridotte se non addirittura eliminate;

quali altre strutture del Paese siano coinvolte nel piano carceri e se si pensi di riuscire a rispettare i tempi previsti dal PNRR per la conclusione dei lavori.

(4-01828)

MAIORINO, PIRRO, LICHERI Sabrina, BILOTTI, NAVE, CASTELLONE, CROATTI, FLORIDIA Barbara, SIRONI - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Premesso che:

si apprende da recenti notizie di stampa internazionale e nazionale che oltre 90 giornalisti e attivisti di vari Paesi sono stati bersaglio dello spyware dell'azienda israeliana "Paragon solutions", tra i quali figurano anche il direttore della testata on line "Fanpage.it", Francesco Cancellato, e Luca Casarini, fondatore e capomissione dell'organizzazione non governativa "Mediterranea saving humans", e almeno altre 5 persone tra giornalisti e attivisti politici, come confermato dal messaggio inviato da "Meta" ai soggetti coinvolti in questa deplorevole attività di spionaggio;

il presidente esecutivo della citata azienda, John Fleming, ha dichiarato che lo spyware, con cui è stato spiato il direttore di Fanpage, viene venduto "a un gruppo selezionato di democrazie globali, principalmente agli Stati Uniti e ai suoi alleati", con la clausola da parte dell'azienda "che tutti gli utilizzatori rispettino le condizioni di utilizzo del software, che esplicitamente proibiscono di colpire giornalisti e altri membri della società civile";

il presidente Fleming non ha specificato quali siano i Paesi clienti della sua azienda. Tuttavia, il 3 febbraio 2025 sulla testata giornalistica israeliana "Ynet" si leggeva, testualmente, che "in particolare, il governo italiano è cliente di Paragon" e che la stessa azienda cofondata da Ehud Schneorson, ex capo dell'agenzia di sicurezza nazionale israeliana, avrebbe tagliato "i legami con qualsiasi organo di controllo che fosse sospettato di aver agito contro individui non sospettati di crimine o terrorismo";

nella sera di mercoledì 5 febbraio 2025 con una nota ufficiale, il Governo italiano ha escluso che giornalisti e attivisti siano stati sottoposti a controllo da parte dell'intelligence, e quindi del Governo. Tuttavia la mattina seguente, Paragon solutions ha annunciato di aver terminato il proprio accordo con il Governo italiano per "violazione del quadro etico". A dare la notizia della cancellazione del contratto è stato il quotidiano britannico "The Guardian", citando fonti confidenziali. Alcune ore dopo, anche il giornale israeliano "Haaretz" ha confermato;

considerato che:

la vicenda presenta dei connotati di una gravità assoluta in quanto mina profondamente principi democratici e fondanti dello Stato di diritto;

preme ricordare quanto emerse nel novembre 2023 dai verbali di una riunione a porte chiuse del Consiglio europeo visionati dai consorzi di giornalismo "Investigate Europe" (IE), "Disclose" e "Follow the money", in fase di stesura del regolamento europeo sulla libertà di stampa: per il Governo italiano era fondamentale mantenere la possibilità di usare programmi spia nei confronti dei giornalisti in nome della sicurezza nazionale;

a parere degli interroganti, la postura governativa in materia era apparsa già piuttosto inquietante se declinata secondo i dettami costituzionali dell'articolo 21,

si chiede di sapere:

se il Governo sia stato effettivamente cliente dell'azienda Paragon solutions e se possa confermare di aver acquistato software di spyware da tale azienda;

qualora confermato, se possa garantire di essersi attenuto all'utilizzo di tale tecnologia per il monitoraggio di terroristi, mafiosi e trafficanti di sostanze stupefacenti come da condizioni di utilizzo e, se così fosse, per quali ragioni l'azienda Paragon solutions abbia fatto filtrare la notizia per cui avrebbe interrotto i suoi rapporti con lo Stato italiano;

in caso di totale estraneità alla vicenda, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare a tutela dei giornalisti, attivisti e membri della società civile del nostro Paese, affinché vicende come quella descritta siano sanzionate.

(4-01829)

FINA - Al Ministro della cultura. - Premesso che:

il museo Paludi di Celano (Musè) è un importante centro di restauro e museo della preistoria, situato nel comune di Celano (L'Aquila), che dal 2020 risulta chiuso al pubblico senza una chiara data di riapertura;

nonostante l'indubbia rilevanza del museo, sia per la sua architettura unica che per la qualità dei materiali e reperti esposti, il museo è stato chiuso a causa della pandemia da COVID-19 e mai più riaperto al pubblico. La sezione del Ministero della cultura e il portale regionale abruzzese parlano di una chiusura "temporanea", ma non sono stati mai comunicati piani concreti, né una tempistica per la riapertura;

già prima della chiusura per la pandemia, il museo soffriva di una grave carenza di personale, con numerosi pensionamenti non sostituiti, situazione che impediva il corretto funzionamento della struttura;

ad oggi, nonostante l'importanza strategica del museo per la promozione della cultura locale e nazionale, il disservizio persiste, come confermato dalla direzione regionale musei d'Abruzzo: in assenza di personale, il museo resta chiuso per i visitatori, con il rischio di perdere definitivamente il suo potenziale attrattivo;

è noto che il Ministero abbia stanziato 2 milioni di euro nell'agosto 2022 per i lavori di manutenzione e restauro dell'edificio. Tuttavia, la progettazione degli interventi è ancora in fase di verifica e l'avvio dei lavori risulta incerto, a causa di difficoltà burocratiche;

è stato recentemente stanziato un ulteriore finanziamento di 115.000 euro per l'eliminazione delle barriere architettoniche, con fondi PNRR, e i lavori sono in fase di affidamento. Tuttavia, questo intervento non risolverebbe in via definitiva le problematiche strutturali e operative più gravi, legate alla mancata riapertura completa del museo e alla mancanza di personale, che costituiscono il cuore delle difficoltà per il riavvio delle attività,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione, quali siano i tempi previsti per l'avvio dei lavori di manutenzione e restauro del museo Paludi di Celano e quali misure urgenti intenda adottare per risolvere la carenza di personale che impedisce la riapertura del museo;

quali ulteriori azioni intenda intraprendere per garantire quantomeno la riapertura parziale di sezioni del museo che non richiedono interventi strutturali complessi, e quali strategie siano state pianificate per promuovere il museo e migliorare la sua attrattività, soprattutto in relazione ai flussi turistici e alla valorizzazione del patrimonio archeologico del sito delle "Paludi".

(4-01830)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare):

3-01687 della senatrice Naturale ed altri, sul sistema di rilevazione dei danni da eventi climatici ai terreni agricoli sugli Appennini.

Interrogazioni, ritiro

È stata ritirata l'interrogazione 3-01624 della senatrice Bevilacqua ed altri.