Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 3-01961

Atto n. 3-01961

Pubblicato il 8 ottobre 2020, nella seduta n. 263

CORRADO , ANGRISANI , BOTTO , ROMANO , VANIN , CAMPAGNA , LANNUTTI , TRENTACOSTE - Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. -

Premesso che:

risulta agli interroganti, grazie alla ricostruzione proposta dal professor Umberto Pappalardo sulla rivista "Archeologia viva" già nel 2001 e da ultimo al convegno organizzato ad hoc a Castellammare di Stabia (Napoli) dal locale "Archeoclub" (15 novembre 2019), che una pregevole copia romana in marmo pentelico del Doriforo (il portatore di lancia) di Policleto, celebre bronzista greco del V sec. a.C., esposta al pubblico nel 1980 presso l'Antikenmuseum di Monaco di Baviera, recasse una didascalia che qualificava l'opera come "Doriforo da Stabia"; la scultura, alta 198 centimetri e larga 48, era afflitta da poche lacune, la maggiore delle quali interessava il braccio sinistro;

l'attenzione suscitata dal caso sulla stampa tedesca e italiana, che ne ricostruivano a grandi linee il recupero fortuito nell'antica Stabiae, avvenuto nel marzo 1976, la successiva acquisizione da parte di un noto (anzi, famigerato) antiquario romano e poi il trasferimento in Svizzera, presso l'antiquario e noto trafficante internazionale Elia Borowsky a Basilea, mentre veniva sconsigliata all'istituto che si accingeva ad acquistarla, grazie ad una sottoscrizione pubblica milionaria, una transazione originata dai reati di furto ai danni dello Stato, ricettazione e illecita esportazione, fece naufragare l'affare e rientrare l'opera d'arte nell'ombra da cui era improvvisamente uscita;

dieci anni dopo, la medesima statua riapparve però negli USA, nel Minneapolis institute of art (MIA), dove è stata restaurata, fatta oggetto di studi specialistici che l'hanno attribuita a fine II-metà I sec. a.C. e resa protagonista di convegni scientifici, senza che fosse messo in dubbio l'asserito recupero in mare, al di là delle acque nazionali italiane, negli anni '30, né fossero specificate le circostanze dell'acquisizione, salvo fare riferimento, oggi, nella scheda che compare sul portale del museo, al fondo "John R. Van Derlip";

considerato che:

le fotografie dell'esposizione tedesca del 1976 non lasciano dubbi circa l'identità della copia esposta per qualche tempo a Monaco con quella che dal 1986 è offerta al pubblico nel Minnesota;

gli approfondimenti stilistici degli esperti statunitensi non mancarono di rilevare le affinità della statua con il più noto Doriforo dalla palestra sannitica di Pompei, scoperto nel Settecento, e con il Diomede di Cuma;

le superfici marmoree non sembrano conservare traccia di incrostazioni compatibili con una lunga permanenza sul fondale marino e invece a favore dell'origine terrestre, campana in primis e stabiese in particolare, gioca la consapevolezza che nel 1976 a Castellammare erano attivi due grandi cantieri edili: quello del parco imperiale e quello della collina di Varano, notoriamente entrambi oggetto di saccheggi indiscriminati di reperti archeologici. Più che alla necropoli intercettata dal primo, si è pensato al secondo, data la vicinanza della cosiddetta villa del Pastore, dove si ipotizza un ginnasio e dunque una palestra paragonabile a quella, celebre, di Ercolano. Si offrirebbe, così, alla statua una collocazione plausibile in sé e paragonabile a quella pompeiana;

all'articolo di Antonio Guastella pubblicato su "Il Messaggero" il 14 settembre 1981, del resto, dove si dava conto dell'esposizione monegasca narrando con dovizia di dettagli il pregresso e auspicando un intervento delle autorità italiane fin lì mancato, sono associate le immagini della testa e dell'estremità inferiore della statua prima del restauro;

ancor prima, l'agenzia di stampa "Ansa", in data 19 marzo 1980, preannunciava un servizio del giornalista Achille D'Amelia per il supplemento del "TG2 dossier ", dal titolo "L'emigrato di pietra", comprensivo di testimonianze sulla vicenda del Doriforo di Stabia, che sarebbe andato in onda in quella data, nell'edizione delle ore 19.45,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se intenda chiarire le ragioni per le quali, finora, la vicenda del "Doriforo da Stabia" sembra essere rimasta ai margini dell'attività di diplomazia culturale svolta dal dicastero;

se non ritenga di voler attivare i canali opportuni per sollecitare il Minneapolis institute of art a fornire informazioni precise e veritiere circa tempi e modi dell'acquisizione della statua, nonché dare impulso, nei limiti delle sue prerogative, alla verifica attenta di tutti i dati disponibili e, ove si diano le necessarie condizioni, alla rivendicazione della scultura per conto dello Stato italiano con la necessaria determinazione.