Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 1-00085 Testo 3

Atto n. 1-00085 (Testo 3)

(Riformulazione del n. 1-00085)

Pubblicato il 4 giugno 2019, nella seduta n. 117
Esame concluso nella seduta n. 118 dell'Assemblea (05/06/2019)

FERRAZZI , FEDELI , MARCUCCI , UNTERBERGER , MIRABELLI , MESSINA Assuntela , SUDANO , IORI , MALPEZZI , RAMPI , VERDUCCI , STEFANO , VALENTE , FERRARI , COLLINA , BINI , CIRINNA' , ALFIERI , ASTORRE , BELLANOVA , BITI , BOLDRINI , BONIFAZI , CERNO , COMINCINI , CUCCA , D'ALFONSO , D'ARIENZO , FARAONE , GARAVINI , GIACOBBE , GINETTI , GRIMANI , LAUS , MAGORNO , MANCA , MARGIOTTA , MARINO , MISIANI , NANNICINI , PARENTE , PARRINI , PATRIARCA , PINOTTI , PITTELLA , RENZI , RICHETTI , ROJC , ROSSOMANDO , SBROLLINI , TARICCO , VATTUONE , ZANDA , LANIECE , BRESSA

Il Senato,

premesso che:

il pianeta si trova di fronte a profondi mutamenti climatici. In assenza di azioni concrete tali fenomeni potrebbero portare, entro pochi anni, ad un punto di non ritorno. Il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico (IPCC) ha ripetutamente illustrato la situazione e lanciato l'allarme sugli effetti irreversibili dei cambiamenti climatici, invitando gli Stati ad assumere decisioni urgenti;

i mutamenti in corso riguardano anche il nostro Paese, come si è visto nelle devastazioni dell'autunno 2018, per molti versi senza precedenti, e rendono non più sufficienti le sole politiche di mitigazione, ma richiedono anche politiche di adattamento sia nei territori che nelle città;

secondo l'IPCC vi è una stretta relazione tra l'attività umana e il cambiamento climatico. Con il ritmo attuale, entro il 2030 la temperatura media globale rischia di aumentare di 1,5 gradi centigradi. Tale incremento produrrebbe lo scioglimento del permafrost, l'innalzamento dei mari con la scomparsa di vaste zone costiere, la propagazione di malattie infettive, l'insorgere di nuove patologie, nonché danni ecosistemici per foreste e zone umide, l'aumento della desertificazione e la riduzione dell'acqua potabile a disposizione. La risposta deve essere immediata e non può transigere dalla necessità di ridurre progressivamente le emissioni di gas serra;

considerato che:

alla conferenza sul clima di Parigi (COP21) del dicembre 2015, 195 Paesi hanno adottato il primo accordo universale e giuridicamente vincolante sul clima mondiale. L'accordo ha definito un piano d'azione globale per non superare l'aumento medio della temperatura di 1,5 gradi centigradi e ha fissato l'obiettivo di contenere l'aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi. L'accordo, pur importante negli intendimenti, non ha finora prodotto misure adeguate a livello globale per dare concreta attuazione agli impegni assunti e risultare decisivi per invertire la tendenza in atto;

un passaggio importante per la lotta al cambiamento climatico globale sarà, in ambito UE, l'approvazione, nella versione definitiva, entro dicembre 2019 del piano nazionale integrato per l'energia e il clima (PNEC);

in una risoluzione legislativa separata il Parlamento europeo ha disposto che nel 2030 la quota di energie rinnovabili deve essere pari al 35 per cento del consumo energetico dell'Unione europea. Il documento, come prevede il regolamento 2018/1999/UE sulla governance dell'unione dell'energia, sarà oggetto in questi mesi di una larga discussione a Bruxelles a fronte delle proposte di piano inviate dagli Stati membri. L'Italia in quell'occasione avrà la possibilità di aggiornare, perfezionare e migliorare target ed obiettivi per renderli uniformi a quelli previsti dal piano approvato dal Parlamento europeo e dall'accordo di Parigi;

rilevato che:

per quanto riguarda il nostro Paese, cogliere la centralità della crisi climatica significa innanzitutto accelerare la transizione energetica verso l'utilizzo di fonti rinnovabili e l'efficienza energetica con un graduale superamento dei combustibili fossili. Occorre con slancio proseguire il processo di decarbonizzazione che richiede interventi impegnativi, sostenuti con misure di carbon tax progressive da coniugare a meccanismi di compensazione e tutela sia della competitività (la border tax) che della sostenibilità sociale, e con una graduale riallocazione dei "sussidi" esistenti dannosi per l'ambiente e per i territori;

al contempo, appare necessario ed urgente avviare un piano di adattamento al cambiamento climatico che rivisiti e renda più incisive le politiche di prevenzione e mitigazione dei rischi e dei danni prodotti dalle frane e dalle alluvioni. Il dissesto idrogeologico va affrontato con una gestione del territorio che tenga conto del nuovo contesto climatico in modo tale che rischi e danni possano essere prevenuti e mitigati. In questo contesto, particolare attenzione deve essere riservata ai temi della rigenerazione urbana e a norme più incisive sul consumo del suolo nonché a tutti gli interventi, in una logica infrastrutturale, di ripristino degli habitat e delle reti idrografiche;

la gestione dell'acqua, in ragione delle sempre più frequenti precipitazioni alluvionali e delle perduranti fasi di siccità, deve poter contare su una legislazione puntuale che, riaffermando la natura pubblica del bene idrico, consenta economie di scala, assicuri qualità omogenea e garantisca sicurezza degli approvvigionamenti. Le tariffe dovranno essere modulate come corrispettivo del servizio e si dovrà prevedere una tariffa sociale per dare agevolazioni a determinate fasce di reddito e a nuclei familiari numerosi, e una tariffa che incentivi il risparmio idrico. Una grande opera pubblica sarà quella di riparare e rinnovare le reti idriche;

le carenze delle risorse idriche e la crisi dei raccolti sono solo alcuni degli effetti immediati che la crisi climatica in atto genera soprattutto in alcune zone del mondo, dove innumerevoli persone sono ridotte in carestia e spinte verso fenomeni migratori di massa, i quali, nel lungo periodo, assumono dimensioni di una portata incontrollabile;

tenuto conto che:

la green economy è la leva per promuovere questo cambiamento. La green economy non è un settore dell'economia: significa innovazione ecologica in tutti i settori industriali, nei servizi, nell'agricoltura. È l'uso efficiente non solo dell'energia ma anche della materia. È l'idea di uno sviluppo a misura d'uomo. È l'Italia che dà il meglio di sé quando intreccia l'economia con l'ambiente, l'innovazione con la tradizione. Deve crescere la riqualificazione edilizia e urbana e ridursi il consumo di suolo. Devono crescere le energie rinnovabili, e ridursi fino ad annullarli l'utilizzo dei combustibili fossili. Deve crescere il trasporto sui mezzi pubblici, e ridursi la congestione delle città;

l'economia circolare è un pilastro fondamentale della green economy. Serve una strategia nazionale e un piano di azione che, anche attraverso adeguate politiche industriali e fiscali, acceleri la transizione verso un modello di economia circolare basato sul risparmio e sull'uso efficiente delle materie prime e dell'energia, oltre che su una corretta gestione del ciclo dei rifiuti;

bisogna fare di più senza ulteriori rinvii e tentennamenti e l'azione deve essere rapida, decisiva e congiunta;

vi è l'obbligo collettivo e morale nei confronti delle generazioni future di fare tutto ciò che è umanamente possibile per fermare i cambiamenti climatici e per rispondere ai loro perniciosi effetti;

l'Italia, in tale processo, può assumere un ruolo guida nel mondo,

impegna il Governo a dichiarare lo stato di emergenza ambientale e climatica del Paese e ad operare insieme al Parlamento per giungere ad un cambio di direzione in tutti i settori della nostra economia tale da consentire in tempi rapidi e certi, nel rispetto delle indicazioni scientifiche e degli accordi internazionali, la transizione energetica necessaria che spinga il nostro Paese verso la riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e la progressiva decarbonizzazione dell'economia.