Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 212 del 30/04/2020

Seguito della discussione congiunta del documento:

(Doc. LVII, n. 3) Documento di economia e finanza 2020

e dell'annessa

Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Votazione finale qualificata ai sensi dell'articolo 120, comma 3, del Regolamento)

(Relazione orale) (ore 9,35)

Approvazione della proposta di risoluzione n. 101 alla relazione ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge 24 dicembre 2012, n. 243. Reiezione della proposta di risoluzione n. 100

Approvazione della proposta di risoluzione n. 1 al Documento di economia e finanza 2020

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione congiunta del documento LVII, n. 3, e dell'annessa relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale e hanno avuto luogo la discussione congiunta e le repliche dei relatori e del rappresentante del Governo.

Avverto che è in corso la diretta televisiva con la RAI.

Passiamo quindi alla votazione.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, i numeri del DEF ben fotografano la grave situazione nella quale ci troviamo, in cui abbiamo un calo del PIL dell'8 per cento, con un aumento della disoccupazione dell'1,7 per cento, un collasso della domanda interna e un aumento del debito pubblico di circa 20 punti rispetto allo scorso anno, a fronte anche di un minor gettito fiscale, nell'ordine del 6 per cento.

Firmerei subito, se qualcuno mi garantisse che, alla fine di quest'anno, il calo del PIL fosse dell'8 per cento e l'aumento della disoccupazione dell'1,7 per cento. Siamo in una situazione gravissima, ma è molto difficile fare previsioni sul prossimo anno, tanto che ciascun istituto presenta dati diversi, con scostamenti mai registrati in altre occasioni.

I numeri sull'oggi, però, ci dicono che l'Italia corre due rischi: il primo è che l'alto debito pubblico diventi insostenibile, una volta che si allenti l'intervento della BCE sui mercati (oggi la Banca centrale sta intervenendo sull'Italia con un acquisto sui mercati di circa il 30 per cento, per un impegno complessivo di 195 miliardi); il secondo è legato al fatto che l'economia italiana, in virtù delle sue caratteristiche, è quella che più s'indebolisce, per via della chiusura, con una perdita di mezzo punto PIL per ogni settimana di lockdown. Per questo occorre spingere sulle misure in grado di consolidare e fare da moltiplicatore rispetto al rimbalzo previsto per il 2021.

Proprio per tale ragione è importante che le risorse vengano destinate in maniera importante ai settori in grado di favorire la ripresa economica, evitando l'utilizzo di stampo assistenzialistico, che rischierebbe di ridurre la portata degli interventi. Bisogna lavorare sulle leve che favoriscono la fiducia nei consumatori, al fine di rafforzare soprattutto la domanda interna, anche perché, se guardiamo gli altri Paesi, di sicuro dovremo emettere ulteriori risorse, se davvero vogliamo aiutare l'economia reale.

Bisogna rivedere però soprattutto la strategia delle riaperture: l'Italia, fino a questo momento, è stata il Paese più timido, nonostante la diffusione della pandemia veda numeri molto diversi da Regione a Regione, in alcune delle quali i nuovi casi quotidiani si contano sulle mani. È importante che lo Stato fissi le regole generali, ma lasci ai territori di stabilire, in base all'andamento della curva epidemiologica, cosa può riprendere e cosa no, ovviamente con protocolli severissimi e meticolosi sotto il profilo sanitario e con collaborazioni tra la medicina ospedaliera e quella territoriale: uno dei motivi per cui - ritengo - qualcosa in Italia non ha funzionato bene.

Le Regioni, però, devono poter ripartire e non è un caso, signore e signori, che chi in Europa è riuscito meglio a risolvere o ad accompagnare questa crisi siano gli Stati federali.

Certo, sarà difficile per i Cancellieri, per la Merkel, per Kurz e per altri essere sempre non solo in dialogo, ma allo stesso livello di occhio con le Regioni, ma alla fine ciò garantisce una soluzione che guarda a 360 gradi. È un'altra cosa dover confrontarsi con i territori e non solo con i comitati tecnico-scientifici. Il punto vero è che il mercato globale, signore e signori, non aspetta l'Italia e questo è ancora più importante se si pensa che la domanda estera non ha subìto lo stesso crollo di quella interna e quindi diventerà la base su cui far ripartire l'economia. Il punto vero, però, è che la pandemia ha fatto anche da lente di ingrandimento sui problemi e sui limiti del sistema economico: una burocrazia troppo pesante, un fisco altrettanto complicato, una macchina giudiziaria così lenta da far perdere un punto di PIL all'anno. Sono soltanto titoli, che in questa sede non possiamo approfondire, ma servono per non dimenticare qual era il contesto nel quale ci muovevamo fino a qualche mese fa, quello di un sistema pieno di carenze e di ritardi strutturali che complicavano l'operato dei settori produttivi, diminuivano l'attrattività dell'Italia, ne fiaccavano la competitività sui mercati stranieri. E allora, se l'Italia vuole fare in modo che questa crisi si tramuti in occasione vera di ripartenza, sono almeno tre le direttrici sulle quali muoversi. La prima è semplice ed è contenuta nello scostamento del bilancio: l'idea di immettere massicce dosi di liquidità per le imprese e le famiglie in difficoltà, non ripetendo l'errore che fu compiuto dopo la crisi del 2009, anche se quello era soprattutto un errore europeo. L'Europa oggi sembra aver capito la lezione e sta andando incontro a quella risposta comune che è l'unica possibilità per gli Stati membri di superare questo momento così difficile.

Non so se la scorsa settimana, come qualcuno ha detto, si sia scritta una pagina storica (questo lo capiremo davvero il 6 maggio) ma è evidente che il pacchetto di misure al vaglio dei Governi e della Commissione lascia intravedere una risposta all'altezza del problema. Il recovery fund, il BEI, il Sure, il poderoso acquisto di titoli di Stato da parte della BCE e non per ultimo il MES senza condizioni mostrano come l'Italia sia in prima fila per rivendicare un accordo di questo tipo, un accordo che getta le fondamenta anche per un'Europa nel segno della solidarietà e della competitività.

Il secondo punto è un interrogativo ed è se l'Italia oggi sia in grado di fare arrivare prima queste risorse nella disponibilità delle famiglie e delle imprese. Purtroppo, come denunciano le organizzazioni professionali e le categorie produttive, sulle risorse stanziate con il cura Italia e il decreto liquidità sono ancora troppi gli adempimenti burocratici, anche da parte degli istituti bancari, cui si aggiunge il fatto, come denunciato da molti, che gli istituti stanno dando la precedenza ai loro clienti o stanno usando queste risorse per risolvere situazioni pregresse. Ci sono problemi che derivano dal codice degli appalti, così come quelli che potrebbero nascere se una parte dei finanziamenti europei dovesse attivarsi con le stesse procedure dei fondi strutturali o del fondo sociale. Nell'ultima programmazione, l'Italia non è riuscita a spendere nove miliardi e quindi abbiamo bisogno di una pubblica amministrazione che sia all'altezza di questa sfida, così come avremmo bisogno in questo momento che le Regioni e i Comuni sbloccassero i pagamenti precedenti all'emergenza. Questo sì che sarebbe d'aiuto per le imprese.

Il terzo elemento riguarda il modo con cui intendiamo qualificare questa spesa, verso quale modello sociale ed economico intendiamo portare l'Italia del dopo Covid. Questa può essere una straordinaria occasione per la più grande opera di semplificazione burocratica che l'Italia abbia mai conosciuto, ma è anche un'occasione per andare incontro a una vera sostenibilità ambientale, per dare il giusto valore a tutti quei settori che contribuiscono alla crescita che non si legge nei dati PIL, ma che riguarda l'impegno sociale, il tema della cura, della coesione sociale, della tutela del territorio, del volontariato nelle sue varie forme.

Abbiamo davanti a noi una stagione della responsabilità che deve declinarsi a tutti i livelli e che non può essere immaginata e gestita solo a livello centrale. Ci voleva e ci vuole un maggior coinvolgimento degli enti locali - Regioni, Province autonome - che hanno uno sguardo più affinato sulle condizioni economiche e di pericolo per la salute pubblica in cui versano i propri territori.

Lo stesso principio vale anche per le misure di carattere economico, destinando agli enti locali la possibilità di intervenire con propri strumenti al fine di massimizzare l'efficacia delle risorse.

In conclusione, signor Presidente, noi crediamo che il Governo abbia fatto un passo in avanti sull'Europa, ma che ne abbia compiuto uno indietro sullo sviluppo della fase 2.

Prima di tutto mi colpisce che nella pur importante task force presieduta da Colao non sia seduto neanche un imprenditore. È impossibile (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV), FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Bisogna avere questo sguardo a 360 gradi di cui ho parlato; i professori e gli avvocati sono importantissimi, ma dove sono gli imprenditori?

Inoltre, se il costante ricorso ai decreti del Presidente del Consiglio dei ministri poteva essere comprensibile nella fase della risposta all'emergenza, lo è meno quando si tratta di costruire il progetto per la fase di convivenza con il virus. Soprattutto, il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri costituisce una sospensione delle prerogative del Parlamento, delle Regioni, delle Province autonome, che oggi vengono spogliate delle loro competenze. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PAT, UV), FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Le autonomie speciali hanno collaborato con la massima lealtà istituzionale durante tutta l'emergenza, ma non si può pensare che l'autonomia diventi un'altra vittima del Covid-19. Noi abbiamo bisogno e vogliamo uno Stato partner e non uno Stato padrone (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Noi non siamo sudditi. Lo Stato padrone non può dire alle Regioni: fate questo, vi concediamo questo, state buoni. No, lo Stato deve ascoltarci e deve dialogare con noi. Non è questa la nostra cultura. Noi vogliamo partecipare, concorrere, discutere, vogliamo assumerci la nostra responsabilità. Vogliamo ripartire in sicurezza, certo, ma dobbiamo ripartire.

Oggi esprimeremo un voto favorevole dettato da quel senso di responsabilità che da sempre contraddistingue questo Gruppo. Io mi auguro veramente che i 55 miliardi vengano spesi bene e velocemente, perché non possiamo dire di no a un ammontare così importante di risorse. In conclusione, annuncio il voto favorevole del Gruppo; un voto però che è carico di perplessità sul modo con cui il Governo si sta approcciando a questa nuova fase, con l'augurio forte che le cose possano al più presto cambiare, ritornando su quei binari di confronto e di lealtà che da sempre hanno caratterizzato il nostro rapporto con tutti i Governi, ma soprattutto con questo. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e FIBP-UDC).

FARAONE (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FARAONE (IV-PSI). Signor Presidente, parlerò piano per i parlamentari della Lega, così potranno continuare a dormire, vista la notte. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore Lanzi).

PRESIDENTE. Senatore Faraone, parli con me.

FARAONE (IV-PSI). Sì, signor Presidente, è anche più piacevole.

Signor Presidente, proprio a proposito della Lega, qualche giorno fa ho letto un tweet di un parlamentare che si lamentava del fatto che la Germania stesse lì a sostenere Lufthansa, una compagnia aerea che normalmente va avanti con le sue gambe, ma che ha necessità di un intervento e di un sostegno dello Stato soltanto proprio per il fatto che i voli sono interrotti in tutto il mondo. Questo parlamentare della Lega diceva che quando lo facciamo noi ci criticano, se lo fanno loro invece va tutto bene, come se intervenire su Alitalia, una compagnia strutturalmente e perennemente in crisi, dove immettiamo sempre risorse economiche senza che poi questo secchio bucato venga mai riparato, fosse la stessa cosa che intervenire su una compagnia aerea che, una volta finita l'epidemia, ripartirà.

Però questo ragionamento mi serviva per una riflessione complessiva sul tema che riguarda gli aiuti di Stato e la possibilità che oggi è data agli Stati di sostenere le proprie imprese. Mi ha colpito il fatto che la Germania si era vista approvare dall'Unione europea il 55 per cento degli interventi che prevedevano contributi per le imprese, contro il 20 per cento della Francia e il 10 per cento dell'Italia.

Io parto da questa analisi ma arrivo ad una conclusione diversa rispetto a quella dei sovranisti: le regole che normalmente noi viviamo come strumenti di oppressione nei confronti dei Paesi economicamente più deboli, in particolare l'Italia, se sospese, possono creare un danno proprio a questi Paesi. Lo dico perché se le imprese cominceranno ad avere un supporto da parte degli Stati più forti, prevarrà non più la meritocrazia, cioè chi è più bravo, ma lo Stato dove l'impresa è nata. Rischiamo una idea imprenditoriale darwiniana rispetto ad una idea meritocratica.

Noi dobbiamo immaginare, invece, un'Europa che pensi maggiormente alla solidarietà tra gli Stati che sia conveniente per gli Stati stessi. Non si va in Europa con la testa dei sovranisti che pensano che si vada in Europa per fregare o che hanno paura di essere fregati. Ad esempio, la proposta dei BOT patriottici, cioè emessi dall'Italia, ma garantiti dalla Banca centrale europea ha al suo interno un'idea figlia di un sovranismo mendicante, di un patriottismo col cappello in mano che non ci fa fare bella figura e rappresenta il peggiore spot per la nostra credibilità. Devo dire che, al contrario, ho apprezzato molto la linea politica del presidente Berlusconi e di Forza Italia che hanno dimostrato di essere una forza politica intrisa di vero europeismo.

Noi arriviamo, con questo provvedimento, a 80 miliardi di euro di scostamento - 25 passati e 55 attuali -, con 155,7 miliardi in più di debito pubblico e un ribasso del PIL tra l'8 e il 10 per cento. Io critico chi dice che l'epidemia sia come una guerra perché non è così, ma sicuramente questi numeri ci fanno comprendere come la nostra economia, alla conclusione della pandemia, sarà una economia da dopoguerra. Dobbiamo sottolineare che già da settimane l'Italia riesce a finanziarsi sui mercati internazionali grazie ai massicci interventi della Banca centrale europea, quindi chi dice che l'Europa non c'è stata, dice una menzogna perché già oggi si vedono gli effetti dell'intervento europeo. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).

Noi abbiamo delle strutture sanitarie, abbiamo una sanità che ha dimostrato di saper fronteggiare la crisi, però abbiamo strutture ospedaliere che sono state realizzate durante l'era napoleonica. Le stesse cure e gli stessi farmaci - magari farmaci salvavita - in alcune Regioni vengono pagati e in altre, invece, vengono distribuiti gratuitamente perché non riusciamo a garantire i livelli essenziali di assistenza. Abbiamo macchine per la TAC e mammografi che sono vecchi e che vanno cambiati. Abbiamo bisogno di 5.000 medici in più, di 15.000 infermieri in più. Abbiamo bisogno delle scuole di specializzazione. A questo servono le risorse del MES, Presidente, e chi dice che dobbiamo rinunciare a migliorare il nostro sistema sanitario, non solo si mostra stolto, ma è anche un irresponsabile e poi non può dire che dobbiamo stare dalla parte dei medici che hanno dimostrato di saper fronteggiare spesso da soli questa crisi. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).

Vogliamo rinunciare al MES addirittura per paura? Perché quando abbiamo tolto le condizionalità ci è stato detto che avrebbero potuto essere imposte anche dopo. E allora se dobbiamo rinunciare al MES per condizionalità postume, rinunciamo anche allo Sure, perché anche in quel caso potrebbero essere imposte delle condizionalità postume. Infatti, visto che l'Europa esiste soltanto per fregare l'Italia, può accadere la stessa cosa, quindi rinunciamo alla cassa integrazione che - vi ricordo - prorogheremo per nove settimane ulteriori dopo le prime nove, ma poi avremo bisogno di altre risorse perché non sarà finita la crisi.

Anche quando si ricomincerà a partire le imprese avranno bisogno di un terzo, metà o due terzi della manodopera, perché non ripartiranno subito. Vi ricordo che oggi hanno il vincolo di non poter licenziare. Quando questo vincolo verrà tolto e ci sarà la libertà di esprimere la crisi che fino a questo momento non si è stati neanche liberi di poter manifestare da parte delle aziende, sarà drammatico non avere strumenti e lo Sure è indispensabile, così come tutte le misure sul lavoro che dovremo andare a varare.

Allo stesso modo, se il tema è quello delle condizionalità postume, rinunciamo anche al recovery fund, a quei 200 miliardi e a tutte le risorse che possono essere utilizzate per le imprese. Se il principio è che tanto poi fregano l'Italia questi dell'Europa e ci mandano comunque la Troika, questo pensiero vale per tutti gli strumenti. Altrimenti spiegateci voi dove dobbiamo andare a trovare le risorse, finiti questi 80 miliardi di scostamento, per poter risollevare l'economia del nostro Paese.

Così come credo che il Presidente del Consiglio debba non ascoltare i consigli di alcuni suoi cattivi consiglieri dentro queste task force; tanti, troppi consulenti, come la Mazzucato che propone che lo Stato aiuti soltanto le imprese che rispettano certe condizioni. Lo stesso Presidente del Consiglio, che va in Europa a dire «datemi risorse senza condizioni», non può ascoltare una donna che dice «noi le imprese le sosteniamo soltanto a determinate condizioni». (Applausi dal Gruppo IV-PSI).

Le imprese vanno sostenute senza se e senza ma, perché sono l'unica fonte di lavoro vero. Allo stesso tempo, uno Stato che va in Europa a chiedere risorse a fondo perduto deve pensare anche per le imprese risorse a fondo perduto. Vanno bene risorse e liquidità, estendiamo l'autocertificazione per i prestiti fino a 25.000 euro che garantiamo ai prestiti fino a 800.000, ma dobbiamo anche ragionare al sostegno a fondo perduto per le imprese.

Siamo noi italiani, Presidente, che dovremmo non tollerare nel nostro Paese ciò che ci rende poco credibili in Europa: la giustizia così lenta, Presidente (non ne parliamo più perché siamo presi dalla pandemia), è uno dei temi per cui siamo così poco credibili; la pubblica amministrazione che paga in ritardo, a volte fino a 600 giorni di ritardo; lo sperpero di risorse con provvedimenti come quelli di quota 100, votati dal passato Governo; i cantieri bloccati. Ieri ho letto in un'intervista il ministro De Micheli dichiarare che Genova è irripetibile, perché lì c'erano i progetti e le risorse. Non è vero, perché i 120 miliardi di euro di opere pubbliche bloccate di cui parliamo da mesi fanno riferimento a cantieri con progetti e con risorse economiche. Quel modello può essere ripetuto da subito e non capiamo perché non si faccia, visto che è uno dei temi centrali. (Applausi dal Gruppo IV-PSI. Commenti del senatore De Vecchis).

Non tutto è perfetto in Europa, Presidente, e anzi continuiamo a litigare con la Germania e con l'Olanda, ma se si apre questa straordinaria occasione che è la gestione delle risorse economiche che avremo a disposizione in virtù di questa emergenza (purtroppo, ma ne avremo a disposizione) e se sapremo utilizzare quelle risorse, avremo dimostrato di essere all'altezza. Se non sapremo farlo non prendiamocela con l'Europa, perché sarà stata nostra responsabilità.

Non possiamo presentarci di fronte a questa sfida con le gambe tremanti, con questa ANPAL, con questa INPS, con questo DAP, con risorse bruciate per redditi per tutti a prescindere e senza lavoro. Non possiamo acquistare aziende per conto dello Stato e sostituirci agli imprenditori e non possiamo utilizzare i fondi comunitari, come spesso abbiamo fatto, realizzando opere tanto per non perdere risorse. Saranno un'occasione imperdibile quelle risorse e ne avremo bisogno. Le dovremmo spendere bene.

Mentre noi Presidente - e chiudo - ci interroghiamo sui congiunti, nel resto d'Europa si avvia la fase 2 sul serio. Tucidide descrisse che Atene fu distrutta dalla paura della peste e non dalla peste. In me è comparsa questa preoccupazione ascoltando l'ultima conferenza stampa del Presidente del Consiglio. Spero che questo Governo si dimostrerà all'altezza invece di saper fronteggiare la crisi e soprattutto di organizzare bene la ripartenza, perché il Paese ne ha bisogno. (Applausi dal Gruppo IV-PSI).

DE BERTOLDI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE BERTOLDI (FdI). Signor Presidente, chi più di un esponente di Fratelli d'Italia vorrebbe oggi intervenire in quest'Aula guardando i banchi del Governo, con i Ministri e il Presidente del Consiglio presenti, e poter dir loro che finalmente abbiamo fatto qualcosa per questo Paese, abbiamo collaborato e lavorato per quei nostri concittadini che stanno soffrendo. Chi più di noi, chi più di Fratelli d'Italia, signor Presidente, vorrebbe oggi aver lavorato con voi, amici della sinistra, amici del MoVimento 5 Stelle.

Purtroppo invece questo non è stato possibile; non lo dico io, ma lo dicono i fatti. E purtroppo, in un momento così drammatico per il nostro Paese, i banchi del Governo - mi perdonino gli stimati Sottosegretari presenti, che conosco - non è rappresentato nemmeno da un Ministro e nemmeno dal Ministro competente, il ministro Gualtieri. È una vergogna! È una vergogna e un affronto agli italiani che soffrono. (Applausi dai Gruppi FdI e FIBP-UDC).

Quindi, signor Presidente del Senato, mi rivolgo a lei perché io ho compreso quanto la sua esperienza e il suo senso delle istituzioni abbiano percepito la gravità del momento. Ho apprezzato quando al TG1, prima rete nazionale, lei ha detto chiaramente che il Parlamento è stato escluso. Quando la seconda carica dello Stato, alla prima rete nazionale, deve dire che il Parlamento è stato escluso dalle scelte che incidono sul nostro Paese, io credo che questa maggioranza dovrebbe prima vergognarsi e, poi, rassegnare le dimissioni. Voi avete fatto un affronto alle istituzioni della Repubblica e non lo dice un esponente di Fratelli d'Italia; lo ha detto al TG1 il Presidente del Senato, interpretando il grido di dolore e di disperazione che sta provenendo dalla classe produttiva del Paese, dai lavoratori e dai cittadini, ai quali voi invece state irridendo con un'arroganza mai vista nella storia della Repubblica. Una Repubblica che vede oggi che si governa tramite atti amministrativi, decreti impugnabili al TAR, con i quali un Presidente, peraltro non eletto da nessuno, sta decidendo a modo suo, ignorando il Parlamento sulle sorti del nostro Paese. (Applausi dal Gruppo FdI).

Cari colleghi, abbiamo un DEF, un documento che rappresenta un atto importante e straordinario. Come avete detto anche voi, un atto che andrà ad indebitare il nostro Paese per ulteriori - ricordo al collega Faraone - non 155, ma 55 miliardi, oltre ai 20 e non 25 del precedente decreto.

Una misura quindi pesante, molto pesante. Ebbene questo DEF, che - ribadisco - non vede la presenza del Governo, certifica la vostra incapacità, il vostro fallimento davanti al popolo italiano. Certifica che avete messo numeri che non stanno in piedi. Voi parlate di un PIL annuale pari a meno 8 per cento, quando ci sono i centri studi, dai commercialisti agli imprenditori alle banche, che parlano almeno di una riduzione del PIL dell'11-12 per cento. Quindi le vostre stime che portate nei documenti che presentate a questo Parlamento, ignorato e vituperato, sono in difetto almeno del 50 per cento. Questa non è né competenza, né serietà.

Procedendo, voi avete previsto delle garanzie per supportare ovviamente quel decreto liquidità, quel decreto col quale avete promesso 400 miliardi, peraltro non potendoli promettere quando lo avete fatto alle imprese italiane, perché lo avevate coperto con 2,750 miliardi. Oggi però nel DEF state preparando le basi per mettere 30 miliardi nel prossimo decreto e, quindi, coprire quelle promesse vane che avete fatto un mese e mezzo fa e che oggi ancora permettono ai nostri imprenditori di avere le tasche vuote.

Ebbene, se aveste avuto un minimo di cognizione e di responsabilità, quei 30 miliardi li avreste imputati nel bilancio 2020 come garanzie standardizzate, anche in modo prudenziale perché, se non importa certamente quello che è il rapporto tra il debito e il PIL nel 2020, quanto importerà nel 2021, nel 2022 e nel 2023 avere anche solo uno zero virgola di rapporto tra deficit e PIL che non quadra e che purtroppo non si riduce?

Quindi, se con una mano avete escluso le clausole di garanzia sull'IVA - e ve ne do atto - avete apportato un danno ben maggiore, non contabilizzando le garanzie sui crediti per oltre 30 miliardi sul bilancio 2020.

Misure dunque non efficaci, che testimoniano la vostra inadeguatezza, quell'inadeguatezza che, come ha detto qualcuno, è purtroppo il migliore alleato del virus che sta tormentando il nostro Paese.

Ci tengo a dire che non sono il Gruppo Fratelli d'Italia, né i giornali della destra che vuoi tanto irridete, ma è «la Repubblica» di oggi - un giornale tanto caro agli amici del Partito Democratico - a dare testimonianza sulle proprie pagine del vostro fallimento.

Lo testimonia il direttore Molinari che, in un confronto questa mattina su La7 con il vostro Maurizio Martina, ha detto che la cassa integrazione non funziona: ripeto, lo ha detto il direttore di «la Repubblica», non Feltri, non Fratelli d'Italia, non la Lega. Il direttore Molinari ha affermato che i crediti non arrivano alle imprese e certifica su «la Repubblica» che il MES è tutt'altro che light, con le vostre invenzioni, con il MES senza condizionalità. Si legge su «la Repubblica»: «Nel MES spunta la "sorveglianza rafforzata"», cioè quello che la destra, vale a dire Fratelli d'Italia, la Lega e il centro-destra hanno sempre detto. Questo è un MES che vuole ingabbiare il Paese, che vuole definitivamente mangiare le nostre imprese, il nostro patrimonio di made in Italy (Applausi dal Gruppo FdI). E voi siete complici di quel sistema di alta finanza europea che vuole ammazzare l'Italia: lo dice «la Repubblica», ripeto, non lo dice Fratelli d'Italia, cari colleghi del Partito Democratico.

Come ho già sottolineato, avete chiuso in faccia la porta a qualunque collaborazione. Avete detto: «Ma noi abbiamo ascoltato tutti». Ho sentito il capogruppo dei senatori del Partito Democratico Marcucci dire in televisione l'altro giorno: «L'opposizione sia costruttiva». Ricordatelo, colleghi di Fratelli d'Italia, di Forza Italia e della Lega: dobbiamo essere costruttivi. Non c'era bisogno, però, che ce lo dicesse il presidente Marcucci. Voglio solo ricordarvi, cari amici del Governo e della maggioranza, che ascoltare non vuol dire ignorare: ascoltare vuol dire interagire e collaborare. Allora sì che si può essere costruttivi.

Il centrodestra, l'opposizione, con Fratelli d'Italia che ha avuto un ruolo importante nella fase propositiva, hanno lavorato responsabilmente giorno e notte per proporvi emendamenti, variazioni e proposte: non è stato accettato nulla e avete posto la fiducia. Avete quindi voluto ignorare deliberatamente e compiutamente qualunque proposta e contributo dell'opposizione, avendo poi il coraggio, amici del Partito Democratico, di andare in televisione a dire che l'opposizione deve essere costruttiva. Voi, non solo irridete noi, ma irridete tutto il popolo italiano, che forse credete abbia le fette di prosciutto sugli occhi, ma per fortuna - purtroppo per voi - ha ben capito da quale Governo è governato.

Quanto all'Europa - ne ha parlato con tanta enfasi il collega Faraone - a che Europa vi riferite? Forse, l'ho accennato prima, all'Europa che fino ad oggi ha sempre ignorato le vostre considerazioni? A quell'Europa che, mentre il presidente Conte nei giorni scorsi veniva in Italia a dire: «Recovery fund. Tutto fatto. Ci siamo. Aiuti», nei Paesi nordici e tedeschi diceva invece: «Non se ne parla neanche di fondo perduto»?

È questa l'Europa che voi credete di poter proporre al Parlamento e agli italiani? Questa non è l'Europa per la quale i nostri Padri costituenti hanno lavorato, non è l'Europa per la quale la destra si è sempre impegnata. Allora sì che, se ci fosse veramente volontà di collaborazione, si tornerebbe a ragionare in termini di internalizzazione del debito.

Invece che pensare ad indebitarvi solo con il MES e con l'Europa, pensiamo innanzitutto ad internalizzare il debito. L'esempio di tanti Paesi e della nostra stessa Italia negli anni Ottanta, ma anche quello del Giappone contemporaneo lo dimostra. Noi dobbiamo... (Il microfono si disattiva automaticamente). Non avete nemmeno aperto la bocca su questo.

Come non avete nemmeno aperto la bocca, cari amici della maggioranza, sulla moneta fiscale. A tale proposito, colleghi del MoVimento 5 Stelle, abbiate un po' di dignità, abbiate il coraggio di alzarvi. Con la firma del presidente Pesco, del senatore Lannutti e del Capogruppo in Commissione finanze, avete presentato un disegno di legge sulla moneta fiscale che garantirebbe meno indebitamento. Non ho sentito una parola in due mesi da parte vostra. Vi siete piegati al MES, al Partito Democratico; non avete a cuore neanche le sorti delle vostre promesse, se non le sorti del Paese. Avete solamente previsto misure assistenziali, la logica del reddito di cittadinanza. Avete ignorato che c'è un sistema produttivo da mantenere.

Voi dovevate dal primo giorno - e bastava copiare quello che ha fatto la Germania - utilizzando l'anagrafe tributaria e non le banche, indirizzare liquidità privilegiata alla produzione italiana. Invece vi siete persi nella vostra burocrazia. Vi siete persi nella burocrazia che sta bloccando e ferendo mortalmente il nostro sistema produttivo.

Concludo esprimendo la dichiarazione di voto di Fratelli d'Italia. Voi siete sicuramente inadeguati (il signor Presidente del Consiglio non c'è, e lo ribadisco), inappropriati e sconvenienti. Il vostro Governo ha certificato il fallimento, ma noi non permetteremo che sia il Paese a fallire per le vostre colpe e le vostre responsabilità. In questo contesto ci dichiariamo pertanto a favore dello scostamento di bilancio perché i fondi vi vengano dati, ma dichiariamo un voto assolutamente contrario al DEF, perché è un Documento tecnicamente inaccettabile, che non ha costrutto, non ha visione politica ed è soprattutto la rappresentazione plastica ed iconografica del vostro totale fallimento. (Applausi dai Gruppi FdI e FIBP-UDC).

AIROLA (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Per cosa, senatore Airola? Siamo nella fase delle dichiarazioni di voto.

AIROLA (M5S). Signor Presidente, intervengo semplicemente sull'andamento dei lavori.

PRESIDENTE. No, senatore Airola, siamo in dichiarazione di voto.

AIROLA (M5S). Voglio soltanto ricordare a quest'Assemblea che l'intervento del collega non è stato interrotto, pur essendo molto duro...

PRESIDENTE. No, senatore, sono io che dirigo l'Aula e le tolgo la parola.

ERRANI (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERRANI (Misto-LeU). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, il nostro Gruppo Misto-LeU voterà a favore del DEF che sostiene lo scostamento di 55,3 miliardi di euro. Si tratta, con i 20 miliardi della manovra del provvedimento cura Italia, di una dimensione e di uno sforzo inediti, per rispondere ad una emergenza che non ha precedenti. Cercherò di ragionare e di proporre a tutti noi una riflessione. Dobbiamo riuscire a tenere insieme la salute dei cittadini e tutte le azioni per contrastare la diffusione del virus e nuovi focolai, e questo non ci permette alcuna sottovalutazione, ma sappiamo anche che dobbiamo convivere con il virus, almeno fino al vaccino, e dobbiamo evitare insieme che si "avviti" una crisi economica e sociale con il rischio di conflitti sociali veramente pericolosi.

La prima scelta che ciascuna forza politica deve fare è se intende soffiare e cavalcare le dinamiche critiche che ci sono nella società e che conosciamo tutti, oppure farsi carico di tale questione. Questa è la prima questione politica cui tutti noi siamo chiamati. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e PD). Perché il punto qui non è che è in discussione il Governo: è in discussione il futuro del Paese. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU, M5S e PD. Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Se si arriva a un tutti contro tutti, non ci sarà futuro per questo Paese.

Io apprezzo le distinzioni che ci sono state nell'opposizione e apprezzo il fatto che tutta l'opposizione sia disponibile a concedere lo scostamento. D'altra parte, è vero che facciamo debito, ma cos'altro possiamo fare in questa situazione? Sì, facciamo debito e lo facciamo per tenere su le famiglie e le imprese, perché questa è la strada per dare una prospettiva al Paese.

Ora, a questa domanda io spero riusciremo a dare una risposta diversa, tutti insieme, rispetto a come si stanno sviluppando le cose. Dobbiamo decidere se siamo in grado e abbiamo la forza di andare oltre la propaganda. Dobbiamo trovare il modo perché prima di tutto prevalga il senso delle istituzioni e il senso dello Stato, quello che ci stanno dimostrando tanti cittadini che lavorano in situazioni difficili, a volte precarie, per tenere insieme questo Paese. (Applausi della senatrice Rojc). Noi dobbiamo essere all'altezza di questo. Ci sono delle critiche; badate, non sto dicendo che ci vuole l'unanimismo: l'unanimismo in democrazia è qualcosa che non serve. Vanno bene la dialettica e lo scontro politico, ma serve anche il senso delle istituzioni.

Vorrei dire agli amici della Lega che quanto avvenuto ieri - scusatemi - è una foto che fa male a quest'Assemblea, alle istituzioni e a tutto il Paese. (Applausi dai Gruppi Misto-LEU, M5S e PD. Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Non vi dà nulla. Lo dico con uno spirito serio e rispettoso delle posizioni diverse: quella foto non corrisponde ai problemi e ai bisogni del Paese, e ce ne dobbiamo fare carico tutti. (Applausi dai Gruppi Misto-LEU e PD). Io sono d'accordo sul ruolo del Parlamento, sottolineato da tutti; credo che su questo dobbiamo fare uno sforzo tutti e credo lo debba fare anche il Governo, perché, se siamo arrivati qui, non possiamo semplicemente scaricare sulla propaganda dell'opposizione. Prima di tutto spetta a noi e al Governo farsi carico di quel senso di progetto e di prospettiva che sia in grado di attrarre e di corrispondere ai contributi che ci arrivano dall'opposizione Ci vuole coraggio: il coraggio di non guardare i sondaggi, il coraggio di mettere davanti il Paese. Ecco, in questo caso sì, prima di tutto l'Italia.

Stiamo facendo uno scostamento importante, uno scostamento che deve affrontare alcune grandi questioni. Innanzitutto, questi 55,3 miliardi di euro debbono rispondere a tutti i problemi che ancora sono aperti rispetto a quelle persone che non hanno alcun tipo di copertura.

Il reddito di emergenza non è un regalo assistenziale. È rispondere agli artisti, ai lavoratori nella cultura, ai lavoratori discontinui, ma anche a quelle partite IVA che non hanno trovato risposta, alle imprese. Lo dico con chiarezza una volta per tutte: non contrapponiamoci sulle imprese; è evidente che le imprese sono l'anima fondamentale dell'economia del nostro Paese e dobbiamo evitare che chiudano. (Applausi dai Gruppi Misto-LEU e PD). Dobbiamo farlo in tutti i modi. Perché ci dobbiamo rimbalzare la questione? È vero, ci sono situazioni che non vanno. La liquidità è un tema fondamentale per le imprese. Colleghi, prima che arrivasse il decreto, tutti avete detto che ci voleva liquidità. Il problema è che ancora ci sono strozzature e dobbiamo chiedere insieme al Governo - per quello che deve e può fare - e al sistema delle banche di superarle.

Le garanzie e le controgaranzie - lo voglio dire chiaramente - non servono per garantire i debiti pregressi ma per consentire di dare risorse alle imprese affinché non chiudano. Se c'è un chiarimento normativo da fare facciamolo, e facciamolo insieme. (Applausi dai Gruppi Misto, M5S e PD).

La cassa in deroga non funziona? Non è la prima volta che facciamo la cassa in deroga. Non è la prima volta: la crisi del 2012 ha visto la cassa in deroga e gli ammortizzatori gestiti dalle Regioni. Se c'è una Regione, oppure due, tre, dieci o tutte, che non funziona, interveniamo insieme a prescindere da chi è il Presidente di quella Regione e dalla maggioranza che la governa perché la deroga è essenziale. (Applausi dai Gruppi Misto-LEU, M5S e PD).

C'è, poi, il tema della strategia. Voglio dire al Governo: intendiamoci, usciamo da questa logica, ci è già capitato e ci capita ancora. Aprire, chiudere, chiudere, aprire: si è cambiata idea. Molti di coloro che sono seduti qua hanno cambiato idea a seconda dei dati epidemiologici. Ora bisogna avere un piano strategico, prima di tutto sugli orari. Bisogna fare un piano regolatore degli orari, se vogliamo evitare assembramenti e nello stesso tempo dare la possibilità di far partire le attività economiche; articolarlo è un'idea strategica, non solo per l'emergenza.

Voglio fare un esempio. Il trasporto pubblico locale è chiaro che non lo teniamo ma, vivaddio (lo dico al Governo a proposito di legare l'emergenza alla strategia), vogliamo fare un piano decennale per il rinnovamento del trasporto pubblico locale (Applausi dei senatori Bottici e Perilli) con i termini nuovi della compatibilità ambientale, riattivando così una filiera industriale che un po' di anni fa era un fiore all'occhiello in Europa? Così rifacciamo gli autobus elettrici e costruiamo la nuova economia. Nessuno può pensare che dopo questa pandemia i problemi che avevamo prima non saranno problemi ancora più grandi: trasformazione ecologica dell'economia, nuovo modello produttivo, nuovo welfare.

Non possiamo poi scoprire ora che le RSA o le case di riposo o le case di famiglia non sono adeguate rispetto al problema che abbiamo. Davanti a noi si pone il tema della non autosufficienza e questo Paese nel complesso ha una dimensione da nani sulla non autosufficienza. (Applausi della senatrice Iori). Ci vuole un piano di investimento, colleghi.

Il Covid ci insegna anche un'altra questione, e concludo.

Se qualcuno ha pensato che la sanità e il welfare si possano governare con il mercato, ha sbagliato! (Applausi dai Gruppi Misto-LeU, M5S e PD).

La sanità e il welfare non sono un business! Una cosa è vendere frigoriferi, una cosa è tutelare i bambini e gli anziani. Questo ci divide? Si, ci divide! (Applausi dai Gruppi Misto-LeU, M5S e PD).

FERRARI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FERRARI (PD). Signor Presidente, signor sottosegretario Misiani, il Partito Democratico approverà il Documento di economia e finanza con il nuovo debito di 55 miliardi di euro. È un DEF dell'emergenza, non confrontabile a quelli degli altri anni, che contiene cifre impressionanti per il 2020. Lo stiamo dicendo: -8 per cento di Pil, +1,6 per cento di disoccupazione, -7 per cento di consumi, debito pubblico al 155 per cento. Cifre che non possiamo commentare con convenzionali lenti ragionieristiche.

Lo stiamo dicendo: sta accadendo qualcosa di più grande della nostra razionalità. Ed io, come tanti, penso, mi sono accorto che anche il risultato del Consiglio europeo dello scorso giovedì non sarebbe stato neutrale per la mia fiducia e le mie aspettative; che non avremmo potuto commentare un risultato negativo o uno positivo con la stessa matrice di emozioni. Come Dante nel canto terzo del Purgatorio che, non vedendo più a terra l'ombra di Virgilio, ha il timore di non riuscire a proseguire il suo viaggio senza una guida che lo protegga, noi abbiamo avuto paura di rimanere soli; paura che l'Europa ci abbandonasse; che non credesse più nel suo valore di alta costruzione politica e al suo futuro unito.

Nessuno può sminuire l'importanza dei passi già compiuti: la sospensione del Patto di stabilità, i piani BEI e Sure, il corposo acquisto, oggi raddoppiato, dei titoli da parte della BCE. Ma diciamoci la verità in quest'Aula: il Governo italiano e tutti noi (sicuramente il Partito Democratico) abbiamo lavorato per qualcosa di diverso. Oggi possiamo affermare che la decisione di istituire un fondo per la ricostruzione di centinaia di miliardi (noi vorremmo fossero mille,) è la vera decisione all'altezza delle nostre preoccupazioni. Il cammino non è concluso. Occorre continuare il lavoro negoziale, soprattutto perché il fondo sia operativo nel più breve tempo possibile; ripeto: nel più breve tempo possibile. (Applausi dal Gruppo PD). Non guardo nemmeno le inutili dichiarazioni di ieri di qualche membro della Commissione circa la sua entrata in vigore il 1° gennaio 2021. Non guardiamole. L'Europa quarantacinque giorni fa non c'era: ora ci può essere. Si è riaperta una strada che può dare gambe ad un tratto di storia ancora di sviluppo, di progresso, di lavoro. Non possiamo sprecarla. L'Italia non la può sprecare.

In una lettera del maggio 1943, Eugenio Colorni scrive ad Altiero Spinelli: «Ti sei piantato in mezzo alla corrente. Hai costruito il tuo argine, ma poca acqua fa vortice attorno ad esso. Le acque si stanno rapidamente convogliando più in là». Era il richiamo di chi riteneva che l'unica via fosse la costruzione del sogno europeo, non inteso come imposizione di un'ideologia sulle altre, bensì come vera e profonda unità, ricca della linfa vitale, dei motivi di civiltà di tutti i popoli europei. Un richiamo attualissimo. Chi, in questa drammatica emergenza sanitaria, sociale ed economica, ha marcato pericolosi tentennamenti o sta ancora pensando a Paesi virtuosi e non, sta dimenticando quel richiamo. Ma, peggio: chi sta alimentando l'idea che questa tremenda crisi sia l'occasione, finalmente, per scegliere la sovranità nazionale a danno di quella europea, non solo elude quel richiamo, amici e colleghi della Lega, ma ne perde clamorosamente di vista il senso. Il senso, allora come oggi, sta nel ritenere che può esiste una vera ricostruzione solo con una dimensione umana, sociale ed economica di scala europea.

Guardiamoci in faccia: qui c'è davvero qualcuno che pensa che l'ancor più difficile sfida globale, dopo questa pandemia, la possiamo giocare e vincere da soli? Non scherziamo sulla pelle degli italiani (Applausi dal Gruppo PD),perché fare così e pensare così vuol dire scherzare sulla pelle degli italiani. Sentiamo le tante voci di cittadini e di imprese di tutta l'Europa, di coloro che sono quotidianamente impegnate a cogliere le sfide interconnesse dell'economia, dell'ambiente, del digitale e dell'innovazione? Se le sentiamo, ascoltiamole tutti!

Tra pochi giorni l'Italia riprenderà il suo cammino e sarà complicato, insidioso, da monitorare, ma deve essere il cammino di una ripresa di speranza. Qual è dunque il nostro compito? Iniziamo con il dire che non ci abbatte certo il giudizio di Fitch sul nostro Paese, che l'Italia è solida, che non ci accontentiamo del rimbalzo ovvio del PIL del 4,7 per cento nel 2021, che prendiamo di petto anche la diminuzione dell'8 per cento del 2020, provando a ridurre la perdita. Diciamo che fare nuovo debito per 55 miliardi di euro, sottosegretario Misiani, è una scelta che non vogliamo liquidare semplicemente come necessaria e che sappiamo di caricarla sulle spalle delle generazioni future, ma per questo faremo di tutto per non ricorrervi più e per rendere sostenibile questo nuovo debito. Diciamo ancora che non sprecheremo un solo euro di questi nuovi 55 miliardi di euro.

Bene ha fatto il Governo ad agire in modo progressivo, graduale e anche tempestivo per contenere il contagio e arginare il primo impatto economico negativo, dovuto alle restrizioni. Ora è il momento di programmare un tempo più lungo, senza lasciare che la cautela diventi ambiguità e che le distinzioni diventino divisioni o separazioni. Servono piedi nell'oggi e testa nel domani, dove «oggi» significa completare i macrointerventi previsti dai primi importanti decreti cura Italia e liquidità: ammortizzatori sociali, cassa integrazione, ristori, liquidità devono funzionare perfettamente; «domani» vuol dire ripensare l'Italia, con coraggio strategico, proponendo un nuovo patto sociale.

Dall'attività parlamentare delle ultime settimane sono emerse molte proposte e il Governo ne tenga conto. Le priorità indicate dal Partito Democratico per i prossimi interventi sono chiare: più investimenti nel sistema sanitario nazionale, per contenere il virus e quindi per lavorare e riaprire in condizioni di sicurezza; consistenti risorse ai Comuni per tenere attivi tutti i servizi essenziali e mantenere coese le comunità locali; impedire con tutti i mezzi possibili la distruzione di capacità produttiva, per riprendere rapidamente il passo della crescita. Tutti abbiamo amici artigiani, commercianti, professionisti, piccoli imprenditori, lavoratori di ogni settore e tutti li stiamo sentendo. È vero, sono in difficoltà, e vanno aiutati ancora con adeguati ristori a fondo perduto e liquidità, così come vanno aiutati i più fragili, come ha ricordato poco fa il senatore Errani, con un reddito straordinario per l'emergenza. Insomma, sarà dura, nessuno di noi può nasconderlo. Sarà dura, ma dobbiamo dare certezza, il Governo e la maggioranza devono dare certezza che avremo una soluzione per ognuno degli italiani.

Fino a pochi mesi fa il nostro futuro sembrava semplicemente una nostra proiezione più in là nel tempo, in un movimento lineare. Da allora molte cose sono state stravolte. Sono convinto che solo i più giovani sapranno davvero arricchire il futuro di contenuti densi di modernità e di nuovi paradigmi. Il Governo della transizione però spetta a noi e spetta anche a questa Assemblea. Attenzione: governare la transizione, da qui al vaccino e da allora in poi, vuol comunque dire rompere molti dei nostri schemi culturali e tecnici. Se vogliamo mostrarci all'Europa e al mondo capaci di migliorarci, se vogliamo spingere il Paese a riprendersi meglio delle stime, se vogliamo lasciare alle future generazioni un'Italia più sostenibile, dobbiamo essere conseguenti, con scelte inevitabili come il non aumento dell'IVA e il lancio di decine di miliardi di euro di investimenti pubblici e privati, anche e soprattutto con impegni che diano il senso di un profilo politico: lo dico per la maggioranza e per il Governo.

Un Parlamento forte non occupa, ma pensa e propone. (Applausi dai Gruppi PD e M5S).

Propongo allora tre cose a questo Parlamento: in primo luogo, trattiamo con l'Europa la riduzione del perimetro del nostro debito pubblico e l'utilizzo della cassa depositi e prestiti per aiuti all'economia, anche fuori debito, analogamente alla tedesca Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau), in cambio dell'impegno a far emergere annualmente quote importanti del nostro PIL sommerso (e non parlo qui di lotta all'evasione, ma di accompagnare persone).

In secondo luogo, aumentiamo la produttività della pubblica amministrazione, anche impiegando risorse per accompagnare e premiare città e territori per la loro capacità di recuperare competitività.

In terzo e ultimo luogo, proviamo a costruire un nuovo clima democratico, rispettoso delle diversità, nel quale i diversi livelli istituzionali - o Nord e Sud, se vogliamo dirla volgarmente - smettano di ricorrere gli uni contro gli altri e imparino a concorrere verso obiettivi comuni.

Quando si scambiarono quella lettera, nel 1943, a guerra in corso, Colorni aveva trentaquattro anni e Spinelli trentasei. Siamo il Senato della Repubblica, alziamo lo sguardo: abbiamo avanti due strade, possiamo scegliere se onorare il loro insegnamento, la loro lungimiranza, l'eredità che ci hanno lasciato, il valore delle loro scelte, la nostra storia oppure presentare irresponsabili...

PRESIDENTE. Concluda, per cortesia, perché stiamo sforando abbondantemente.

FERRARI (PD). Come per tutti, signor Presidente; ho concluso.

Stavo dicendo che abbiamo due strade e possiamo scegliere: onorare il valore della loro lungimiranza oppure presentare irresponsabili mozioni di sfiducia al Ministro dell'economia, come ha fatto il senatore Salvini. Il Partito Democratico sceglie la prima strada: sostiene il Governo e il ministro Gualtieri e aiuterà l'Italia a rialzarsi. (Applausi dai Gruppi PD, M5S, IV-PSI e Misto. Congratulazioni).

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, egregi membri del Governo, onorevoli colleghi, avendo due votazioni in programma, anticipiamo subito che sull'autorizzazione al ricorso all'indebitamento per il 2020 la Lega esprimerà voto favorevole. Si tratta di risorse che andranno ai nostri cittadini, quindi con senso di responsabilità, come abbiamo già fatto l'11 marzo, ci orientiamo su questa strada, che è quella della collaborazione di cui tanto si sente parlare e discutere: all'atto concreto, quindi, mi sembra che la Lega ci sia.

Certo, si sarebbe potuto sicuramente fare qualcosa di più: avevamo detto che a marzo non sarebbero stati sufficienti 25 miliardi di euro; vi diciamo in quest'occasione che non saranno sufficienti i 55 miliardi di euro di ricorso all'indebitamento e quindi di scostamento dall'obiettivo di medio termine; forse, però, anche in quest'occasione un po' di coraggio in più avrebbe potuto far guadagnare tempo ai tanti cittadini che ancora adesso stanno aspettando soldi e risorse, di cui hanno bisogno per continuare a sopravvivere.

Sul fronte del Documento di economia e finanza, invece, capisco che sia una fase particolarmente delicata di emergenza e che non sia semplice, ma, sorvolando sui numeri, per la breve esperienza parlamentare che ho avuto, indubbiamente le previsioni del DEF non sono mai state rispettate a consuntivo, figuriamoci se in una fase emergenziale come questa qualcuno possa dire con certezza quanto aumenterà o diminuirà il PIL o quando riusciremo a riprenderci; nessuno sa bene quando questa fase finirà, quindi diventa difficile soffermarsi sui numeri.

Guardiamo però i contenuti: questo Documento poteva assolutamente contenere un'idea di ricostruzione economica che purtroppo non contiene.

È un Documento un po' debole, ci saremmo aspettati qualcosa di più, manca il Programma nazionale di riforma, per esempio, indispensabile per individuare quali sono gli strumenti più importanti. (Brusio). Presidente, chiedo scusa, ma non riesco a intervenire per i colleghi, chiedo se possono uscire dall'Aula se hanno discussioni da fare. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Prego di fare un po' di silenzio, perché mi pare una discussione importante.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Grazie, Presidente.

Volevo dire che quindi, quando si sente dire da più parti che le crisi possono trasformarsi in un'opportunità - molti fanno a gara per citare questa frase - noi abbiamo un'occasione storica per cominciare davvero a correggere i difetti del nostro sistema Italia. I difetti sono tanti e si sono ravvisati anche quando la burocrazia non è stata in grado di concretizzare le stesse misure che il Governo aveva messo in campo. Sono tanti i difetti, ma per avviare una vera ricostruzione occorre una parolina magica che si chiama «fiducia»; visto anche che c'è questo clima - ho sentito molto bene le parole del senatore Errani - di collaborazione e di confronto, mettiamo da parte momentaneamente le varie posizioni singole. Vi cito Luciano Violante, politico, ex magistrato ed accademico italiano, che in una recente intervista ha dichiarato: «Le leggi che riguardano le imprese considerano l'imprenditore un soggetto socialmente pericoloso, da sorvegliare passo dopo passo. Lo trovo un assurdo che paralizza lo sviluppo. Si fanno sondaggi per stabilire quanto gli italiani si fidano delle istituzioni; suggerisco un'indagine su quanto le istituzioni si fidano dei cittadini. La società italiana ha bisogno di fiducia. Anche per ripartire». È una questione culturale: siamo pronti ad affrontare questa sfida in questo Parlamento? Sì o no? Questa è la risposta che dobbiamo dare al Paese. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Scusate, io non so se sia stato voluto o no, ma questa notizia del direttore generale dell'Agenzia delle entrate che annuncia che dal 1° giugno arriveranno 8,5 milioni di cartelle per controllare i nostri cittadini e i nostri imprenditori non è la strada giusta da perseguire, se vogliamo cambiare la cultura di questo Paese! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Anzi, semmai bisognerebbe rilanciare fortemente il discorso di pace fiscale che so che a molti non piace, ma attenzione: dare fiducia a cittadini che sono andati in difficoltà e che con la pace fiscale potrebbero riavviare le loro imprese è fondamentale e lo Stato, visto che si parlerà poi di rientrare dall'indebitamento, ci guadagnerebbe. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti dal Gruppo PD).

Avere fiducia nei cittadini e nelle imprese significa seguire il modello del ponte di Genova, dove la burocrazia ha dimostrato in realtà la sua vera efficienza, perché c'è stata una deviazione dall'infinità di norme che hanno creato problemi e che creano problemi ai cittadini tutti i giorni. Serve dare anche un aiuto sugli investimenti ai Comuni, come ha fatto la Regione Lombardia: tre miliardi di euro di investimenti subito ai nostri amministratori per avviare i progetti già pronti, perché così la macchina si rimette in moto. Tutto questo, però, perdonatemi, nel Documento di economia e finanza si vede poco. Ci vorrebbe qualche enunciazione di principio anche sul tema della possibilità di una forte crisi della domanda. Molti imprenditori chiedono a cosa serva che si prestino loro i soldi, se poi non c'è il mercato, visto tra l'altro che poi molti di questi soldi molte delle imprese che riusciranno a ottenerli dovranno restituirli in sei anni e questo significa avere poi comunque una crisi e una difficoltà nella ripresa per il futuro. Cosa bisogna fare? Usare il deficit non solo per gli aiuti, ma anche per ridurre la pressione fiscale. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Altrimenti non c'è prospettiva per il futuro.

Questa è un'occasione unica, storica; molti imprenditori dicono che se non lo si fa adesso, quando mai la politica italiana riuscirà a fare davvero una seria riforma fiscale che vada in questa direzione; per noi della Lega significa flat tax, tassa piatta, unica, semplificazione, fiducia agli imprenditori (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

Serve un nuovo patto tra lo Stato e le imprese: lo Stato abbassa le tasse, azzera la burocrazia e dall'altra parte l'imprenditore si prende l'impegno di pagarle tutte e di investire in crescita e in posti di lavoro. È il nuovo patto che dobbiamo essere in grado di costruire. Su questo la Lega c'è, con le sue proposte, indipendentemente dalle iniziative politiche che la maggioranza fa e che è diritto - mi perdonino gli esponenti del PD - anche dell'opposizione fare. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Lasciateci manifestare! Con tutta questa restrizione di libertà e di diritti adesso ci manca solo che non possiamo stare sul nostro posto di lavoro! È assurdo questo. È assurdo! (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Il tutto senza dare fastidio a nessuno.

Mi avvio alla conclusione perché anche sul fronte sanitario, un tema che viene toccato poco, nel Documento di economia e finanza c'è qualcosa che ci preoccupa, perché c'è un passaggio nel cosiddetto scenario più sfavorevole secondo cui qualora i contagi dovessero riprendere, si dovrebbe necessariamente ritornare ad un'ulteriore chiusura, ad un nuovo lockdown. Ma come? In questi due mesi è previsto qualcosa che potenzi il sistema sanitario nazionale, che ci renda pronti a non dover chiudere obbligatoriamente un'altra volta in caso i contagi dovessero ripartire? Questo è il vero tema e anche a questo proposito nel DEF c'è ben poco: c'è un potenziamento della medicina territoriale, della rete nazionale di ospedali, molti dei quali magari erano in fase di chiusura per la famosa questione dei punti nascita, che invece potrebbero essere utilizzati sia per contrastare il coronavirus che anche per il dopo? C'è questo piano?

Concludendo, non serve nascondersi dietro alla regionalizzazione del servizio sanitario per deresponsabilizzarsi, perché l'articolo 117, comma 2, lettera q) della Costituzione con le parole: «profilassi internazionale» attribuisce una competenza esclusiva allo Stato italiano (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Non si possono quindi evocare più poteri quando quelli che si hanno non sono in grado di essere manifestati. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). E sapete chi lo dice questo? Il vostro ministro Boccia, il quale in una risposta ad un'interrogazione sul tema della clausola di supremazia presentata alla Camera dei deputati, ha affermato che anche senza clausola di supremazia si possa esercitare fino in fondo il potere dello Stato. Esercitatelo, prendetevi le vostre responsabilità! Questo è quello che vi chiediamo! (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti del senatore Marcucci).

Concludo dicendo al senatore Marcucci che se andiamo a vedere i dati delle RSA (Commenti del senatore Marcucci), quelli fatti pubblicare dall'Istituto superiore di sanità il 14 aprile con un report, la Regione che ha avuto più decessi nelle RSA per il Covid-19 è l'Emilia-Romagna con il di 57,7 per cento di casi e la Lombardia viene subito dopo (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti).

Comunque, per cercare di fare in modo che queste proposte trovino concretezza e attuazione cerchiamo tutti, in primis il Governo, di darci una mossa, perché se non troveremo questa soluzione, non solo il Governo ma tutti quanti finiremo per essere travolti da una rivolta sociale. Noi comunque oggi esprimeremo un voto contrario sul Documento di economia e finanza per i motivi che ho appena elencato. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC).

PICHETTO FRATIN (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PICHETTO FRATIN (FIBP-UDC). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori Sottosegretari, in due mesi nel nostro Paese, ma non solo - ahimè - nel nostro Paese, il quadro economico e sociale è cambiato totalmente. Il Covid-19, pandemia sanitaria, ha creato lutti, ha fermato la vita sociale, ha fermato il sistema produttivo, ha fermato i redditi ed ora rischia di fermare anche le speranze. Noi, Paese d'Europa già in difficoltà, con una crescita che era praticamente azzerata - si parlava di un più 0,1 o 0,2 per cento del PIL - con un debito pubblico enorme, burocrazia, giustizia inceppata e aree di marginalizzazione molto estese - problema del Sud che abbiamo ancora - ci siamo trovati e ci troviamo oggi a discutere un tendenziale di bilancio a legislazione invariata, che prevede un deficit dell'8 per cento. Giustamente, rendendosi conto che la situazione è in continuo peggioramento, il Governo chiede al Parlamento uno scostamento di 55 miliardi dopo i 20 di un mese orsono. Come espresso nella relazione al documento per l'economia e la finanza ma anche dai relatori, sia quelli di maggioranza che quelli di opposizione Damiani e Ferrero, con questo ulteriore passo si determina una previsione di deficit per il 2020 del 10,4 per cento. È una cifra enorme: 75 miliardi di maggior debito, il 3,20 per cento del nostro debito complessivo, ma - ahimè - tutto il resto per crollo del prodotto interno lordo. È questo il problema, non il maggior debito. È il crollo del prodotto interno lordo che crea la disoccupazione. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

È il crollo del prodotto interno lordo che crea povertà, che significa disoccupazione. Sappiate, però, che Forza Italia non fa opposizione sulle disgrazie. Noi siamo favorevoli al maggior debito, noi vogliamo che l'Italia risorga. Noi vogliamo collaborare ma i «ma» sono molti: la gestione confusa e disordinata dell'emergenza e di quella sanitaria in particolare, la gestione propagandistica degli aiuti economici, la reazione del Governo nella prima fase, quando era stato previsto un intervento pari a tre miliardi. Noi lo avevamo chiesto di 30 miliardi. Il Governo ritornò sui suoi passi e arrivammo a 20 miliardi con il decreto cosiddetto cura Italia. Ora il Governo arriva 55 miliardi. La nostra proposta è almeno 75 perché non dobbiamo pensare solo all'emergenza, dobbiamo pensare a ripartire. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

I nostri dubbi sono dovuti alla confusa reazione del Governo che è più tipica di chi gestisce e attende gli eventi che di chi ha il dovere di scegliere, guardando avanti per il mandato popolare che nella democrazia si riceve, ma in questo caso forse il mandato popolare è disatteso o non è più ricordato. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

L'opposizione non ha ostacolato la richiesta di mano libera del Governo sull'emergenza sanitaria, anzi, quando è stata avanzata tale richiesta l'abbiamo concesso. Si veda la gestione dei presidi sanitari, si parla di mascherine di Stato. Può farlo e giustamente lo faccia il Governo, potremmo essere d'accordo: le metta nel monopolio, le vendano le tabaccherie. Ma non vieti alle nostre aziende di produrre anche mascherine e presidi di qualità superiore a quelle che gentilmente - ma a pagamento - i cinesi ci forniscono.

Noi abbiamo offerto collaborazione e non siamo stati ascoltati. L'abbiamo offerta anche per il decreto liquidità nella fase della stesura: un'operazione mediatica, il decreto liquidità, con l'annuncio di 400 miliardi di garanzia per le imprese che alla prova dei fatti rischia di aiutare chi meno ha bisogno e per nulla chi ha più difficoltà.

Lungo è l'elenco per il credito.

Avete perciò creato un mostro che dimentica le giovani imprese, quelle nate nel 2018-2019 e con un meccanismo, quello della SACE, che porta alle calende greche, ma anche con la famosa cassa integrazione in deroga da pagarsi entro il 15 di aprile. Oggi siamo al 30 aprile, forse abbiamo superato il 15 aprile.

Ci risulta però che state pensando alla patrimoniale, almeno dalle informazioni dei media, agli 8,5 milioni di cartelle esattoriali già citate da altri interventi e alle bollette della luce che arrivano per tutti. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

Signori del Governo, per questi interventi sono necessari fondi, però ci sono anche altre variabili e una di queste è fondamentale e importantissima: il tempo. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Il tempo è centrale perché altrimenti non si arriva più, non serve l'aiuto. Pensate solo alla partita tempo sul credito e se è salvataggio, non può essere solo credito. Il nostro presidente Berlusconi ha chiesto da subito, da due mesi, interventi a fondo perduto. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). La parola corretta è infatti aiuto in questo momento, non è gestione tanto per gestire. Altrimenti, cari colleghi, come con il Covid-19, si muore soffocati prima che arrivi l'intervento. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). È evidente, colleghi, che siamo di fronte ad improvvisazioni senza valutazione della consistenza del fenomeno da governare. Ad oggi possiamo solo capire che con il disavanzo del 10,4 per cento del prodotto interno lordo, stiamo tentando di fronteggiare l'emergenza del «ferma Italia», assunto con conferenza stampa e con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, senza voti parlamentari. Diamo un'occhiata oltre le Alpi a una Repubblica semipresidenziale, dove prima il Governo è andato in Parlamento, ha illustrato le misure, ha preso il voto, poi ha fatto gli annunci e le conferenze stampa.

In conclusione, ai sensi della legge n. 196 del 2009, la nostra legge di contabilità, il Documento di economia e finanza, che portiamo al voto oggi, è rappresentato da tre parti, lasciatemi affrontare la parte del bilancio perché mi manca; la parte del programma di stabilità, che è un po' la fotografia legata all'analisi del conto economico e di cassa. C'è però anche la parte relativa a cosa vuol fare chi governa; la proposta del Governo per il dopo manca totalmente, con il Ministro dell'economia che sia in audizione che nella giornata di ieri nell'Aula parlamentare ha elencato una serie di temi che affronterà il Governo successivamente. Naturalmente con l'elenco dei tavoli tecnici e delle relative proposte con centinaia di personaggi. Il Ministro ci ha parlato di cantieri, burocrazia, semplificazione e fisco, indicando anche un termine di circa un mese. Tra un mese, se il trend è l'attuale, di totale insicurezza e senza alcuna certezza, il rischio è che vi siano aziende chiuse e tanti disoccupati. Ecco qual è la questione che ci troveremo ad affrontare tra un mese. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

Colleghi, una considerazione conclusiva; noi siamo parte di un qualcosa di più grande; più grande territorialmente, l'Europa; più grande per accordi, l'Unione Europea, con regole che vogliamo discutere un po' tutti e apprezzo che anche da parte di alcune forze di maggioranza ci sia una seria volontà di discussione e di valutazione di queste regole. Siamo parte però anche di qualcosa di ancora più grande, il mondo occidentale, quello liberale. Abbiamo di fronte a noi anche una sfida culturale per trovare una dimensione tra quello che è l'io della cultura liberale e democratica, e un noi che viene utilizzato da modelli autoritari con relazioni sociali che non ci appartengono. Da soli, colleghi, non possiamo farcela, ma uniti a quei Paesi che hanno condiviso con noi l'ultimo mezzo secolo e condividono con noi la pandemia, senza rinunciare ai nostri diritti e senza sacrificare i nostri interessi, possiamo farcela. La debolezza che manifestiamo al cospetto di questo nemico invisibile, subdolo e violento ci sta portando a ricreare, parafrasando l'immunità di gregge, la difesa di gregge, ma anche a discutere di rinunce alla libertà personale e politica e, per parte economica, alla libertà individuale, quella libertà che ha prodotto crescita e benessere nel mondo occidentale e che è stata la nostra casa negli ultimi settantacinque anni e per noi deve rimanere tale.

Cari colleghi, questa crisi ci impone il dovere di trovare un nuovo equilibrio tra solidarietà e libertà, tra collettivo e individuale. Rischiamo di perdere in un momento le imprese, il lavoro, i legami sociali, le relazioni e i familiari per non avere la capacità di governare un periodo difficile.

Forza Italia c'è. Per questi motivi il nostro voto sarà certamente favorevole alla risoluzione sullo scostamento di bilancio, anche se volevamo di più, e sarà un no convinto a un Documento di economia e finanza che non esprime disegni e speranze, ma solo confusa gestione del potere. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az).

LICHERI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LICHERI (M5S). Signor Presidente, signore senatrici e signori senatori, signori esponenti del Governo, noi del MoVimento 5 Stelle abbiamo voluto ascoltare davvero con particolare attenzione la discussione e il dibattito perché ci rendiamo conto che siamo davanti a un crocevia della storia.

Dobbiamo però constatare, purtroppo, di aver ascoltato ancora una volta parole antiche, riflessioni e considerazioni esattamente uguali a quelle di sei mesi, un anno o due anni fa. Il mondo, come lo abbiamo conosciuto finora, non esisterà più, perché c'è un microscopico virus che ne ha essiccato i polmoni economici. Tutte quelle schiere di fanti, quegli squadroni a cavallo che marciavano al grido «più mercato e meno Stato», adesso non esistono più, si sono volatilizzati.

Il senatore Andrea Cioffi ieri ha parlato delle logiche neoliberiste. Non ci sono più e dietro di loro ci hanno lasciato fumo, macerie, cenere; ci hanno lasciato ospedali da campo. (Applausi dal Gruppo M5S).

Adesso è diventato tutto così dannatamente più difficile, perché adesso c'è un'Europa che si scopre senza anima. C'è una moneta senza Stato e ci sono Stati senza monete. Ci sono diritti sociali che sono rimasti scritti sulla carta per tanto tempo e che oggi stanno venendo avanti ed esigono il pagamento del conto, che è un conto di sangue, perché qui oggi dobbiamo parlare di soldi, ma anche di sangue.

Davanti a voi, signori senatori e senatrici, avete infatti un Documento di economia e finanza che è il più impegnativo e doloroso degli ultimi cento anni di storia italiana. È vero, quei numeri fanno paura, fanno spavento e tutto vacilla. Vacilla addirittura quell'esasperato narcisismo dei piccoli leader di casa nostra, che fino all'altro ieri sembrava che avessero in tasca la soluzione di tutti i problemi. (Applausi dal Gruppo M5S). E ieri e oggi in Parlamento, senatore Romeo, l'unica cosa che siete riusciti a dirci è che servono soldi e dobbiamo abbassare le tasse: è l'unica cosa che siete riusciti a dirci in un contesto di guerra come quello attuale. (Applausi dal Gruppo M5S). È questo il vostro contributo.

Certo che servono soldi, certo che dobbiamo aiutare le imprese. E parliamo di soldi, diciamolo, parliamone in quest'Assemblea, che talvolta ha incarnato il contrasto della ricchezza.

Guardate che questa emergenza economica non ha mica colpito al cuore la politica, ha colpito al cuore la gente comune. I soldi non sono mai mancati alla classe politica; la classe politica i soldi li ha sempre avuti. E anche coloro che falsamente settimane fa denunciavano la chiusura del Senato (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az), lo stipendio non l'hanno mica rifiutato. Ripeto, lo stipendio non l'hanno rifiutato. Pensate che in questo momento nel mondo ci sono parlamentari che si stanno tagliando lo stipendio. (Vivaci commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

AUGUSSORI (L-SP-PSd'Az). Vergognatevi!

VOCI DAI BANCHI DELLA LEGA. Come vi permettete? Cosa ne sapete?

PRESIDENTE. Per cortesia, colleghi, ognuno esprime quello che ritiene opportuno dire. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az e FdI).

LICHERI (M5S). In molti Stati i parlamentari si stanno tagliando lo stipendio: lo chiamano un gesto verso la comunità. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Non costringetemi a sospendere la seduta. Facciamo finire il collega. Ognuno ha espresso quello che ha ritenuto.

Prego, senatore Licheri, termini il suo intervento. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Senatore Licheri, continui.

LICHERI (M5S). Come dicevo, in questo momento in molti Stati i parlamentari si stanno tagliando lo stipendio e lo chiamano un gesto... (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az e FdI).

PRESIDENTE. Per cortesia, tutti avete potuto esprimervi senza essere interrotti. Fate continuare il senatore Licheri.

LICHERI (M5S). La stessa proposta l'ha presentata il MoVimento 5 Stelle ed ha ottenuto il disprezzo dei politici e l'indifferenza dei giornali. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

Guardate, io e tanti colleghi siamo ancora al primo mandato parlamentare e abbiamo imparato tante cose.

URSO (FdI). Siete al Governo, lavorate!

LICHERI (M5S). Ma una delle cose che abbiamo... (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Colleghi, non possiamo continuare così. Non possiamo continuare in questa maniera. Ognuno deve dire quello che ritiene. Tutti hanno espresso le proprie opinioni.

Continui, senatore Licheri.

LICHERI (M5S). Dicevo che, in questi primi due anni e mezzo, chi è alla prima legislatura ha imparato tante cose. Una delle cose che abbiamo imparato è che in Parlamento spesso e volentieri, quando si parla di soldi, si parla sempre dei soldi degli altri e mai dei soldi propri. (Applausi dal Gruppo M5S). Questo non è corretto. Ci vogliono più soldi? È vero, ci vogliono più soldi. C'è la più grande manovra economica di sempre in quello scostamento al bilancio. È vero, e sono tanti gli aiuti a fondo perduto che stiamo mettendo, e non li elencherò per una ragione di brevità.

Ma mi voglio soffermare solo su una di queste misure, a proposito di solidarietà: il reddito di emergenza, cioè un reddito previsto per tutti quelli che fino ad oggi non erano riusciti a entrare nel cappello protettivo dello Stato. E sia benedetto il cielo che due anni fa il MoVimento 5 Stelle ha introdotto il reddito di cittadinanza. (Applausi dal Gruppo M5S). Senatrice Giammanco, lei ieri ha dileggiato il reddito di cittadinanza, ma senza il reddito di cittadinanza avreste avuto sotto le finestre i forconi della disperazione a questo punto. (Applausi dal Gruppo M5S).

Senatore Romeo, senatore Pagano, senatore Centinaio, avete ragione a dire che in Italia c'è la piaga della burocrazia e dell'arretratezza degli uffici pubblici. L'INPS ha fatto un autentico miracolo italiano: ha esitato in quattro settimane un numero di domande che avrebbe trattato normalmente in cinque anni. È un miracolo, ce ne rendiamo conto? (Applausi dal Gruppo M5S). Peccato però che chi punta il dito sull'arretratezza degli uffici pubblici italiani siano proprio coloro che quegli uffici hanno soppresso e che hanno tolto loro le risorse. (Applausi dal Gruppo M5S). Hanno allontanato i capaci e i meritevoli e hanno promosso gli amici dei partiti, i portatori di voto. Questa è la situazione in cui noi oggi ci troviamo. (Commenti).

Non accettiamo che qualcuno in quest'Aula ci riferisca qual è la disperazione che c'è fuori da queste mura, perché il MoVimento 5 Stelle è nato nella disperazione, noi siamo nati in una condizione storica di disperazione e di esasperazione sociale ed economica. (Applausi dal Gruppo M5S). La conosciamo molto bene l'esasperazione: Save the Children, due giorni fa, ci ha detto che al termine dell'emergenza un milione di bambini cadrà sotto la soglia di povertà assoluta. E papa Francesco... (Commenti). Signor Presidente, così è difficile, non si riesce a tenere il filo del discorso.

PRESIDENTE. Per cortesia. Prego, senatore Licheri.

LICHERI (M5S). Vediamo se citando le parole del Santo Padre riusciamo a calmare un po' l'atmosfera. Il Santo Padre due settimane fa si è domandato... (Commenti).

Posso continuare? Proviamo? Signor Presidente, mi dà facoltà?

PRESIDENTE. Sì, senatore Licheri.

LICHERI (M5S). Dicevo che il Santo Padre... (Commenti).

PRESIDENTE. Io vorrei un po' di silenzio. Voglio sentir terminare questa relazione del senatore Licheri, senza interruzioni. Prego, senatore Licheri.

LICHERI (M5S). Grazie, signor Presidente.

Dicevo che il Santo Padre, poche settimane fa, si domandava se non fosse il caso di pensare a una forma di retribuzione universale che mettesse in sicurezza tutte le categorie professionali, anche i lavoratori delle mansioni più umili. E se qualcuno in questo momento e in queste parole di Papa Francesco intravede i princìpi di una battaglia che stiamo portando avanti da tempo noi del MoVimento 5 Stelle, quella del reddito minimo garantito, lo dica, perché adesso è arrivato il momento di immaginare il nostro futuro. Possiamo osare, possiamo azzardare di più.

Io qui adesso mi rivolgo al Governo, perché il Governo deve trovare più coraggio dentro se stesso e deve prendere esempio dal coraggio dei nostri cittadini, perché l'Italia oggi ha una diversa consapevolezza di sé. Abbiamo smesso di vederci come gli altri ci vedevano e abbiamo cominciato a guardarci per quello che siamo: un popolo unito, un popolo forte, un popolo coraggioso. (Applausi dal Gruppo M5S).

E, allora, autorevoli esponenti del Governo, scostiamoci dal bilancio, ma facciamolo per disegnare un nuovo futuro. Incominciamo a pensare a nuovi lavori, a nuovi modelli lavorativi e cominciamo a realizzare un'economia solidale, un ambiente più sano. Strappiamo finalmente la sanità alle consorterie e riprendiamoci quel diritto alla salute che da troppo tempo avevamo perduto. (Applausi dai Gruppi M5S e PD). Forse adesso abbiamo capito la lezione: davanti alle grandi malattie l'antidoto non sta in uno, due o dieci vaccini; sta semplicemente nel vivere rispettando gli equilibri di un Pianeta. (Applausi dal Gruppo M5S).

I cittadini italiani in questo momento sono modello per le altre Nazioni. È allora arrivato il momento in cui i cittadini diano al Governo il coraggio che loro hanno dimostrato: è vero, avete una montagna da scalare, signori del Governo, e qualcuno sta scommettendo contro di voi. Qualcuno ha scommesso sul virus, qualcuno ha scommesso contro Giuseppe Conte per un suo destino politico breve. (Applausi dal Gruppo M5S). Ma noi del MoVimento 5 Stelle diamo il nostro voto favorevole perché tutti gli uomini e tutte le donne del MoVimento 5 Stelle preferiscono scommettere sulle capacità straordinarie di questo unico, stupefacente, meraviglioso Paese. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).

PRESIDENTE. Procediamo alla votazione delle proposte di risoluzione.

Le proposte di risoluzione saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.

Avverto che per tale deliberazione è necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea. Pertanto, la votazione delle proposte di risoluzione avrà luogo mediante procedimento elettronico con scrutinio simultaneo.

Ricordo che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha espresso parere favorevole sulla proposta di risoluzione n. 101, presentata dai senatori Perilli, Marcucci, De Petris, Faraone e Unterberger.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo ai sensi dell'articolo 102, comma 5, del nostro Regolamento, che così recita: «Quando il testo da mettere ai voti contenga più disposizioni o si riferisca a più soggetti od oggetti o sia comunque suscettibile di essere distinto in più parti aventi ciascuna un proprio significato logico ed un valore normativo, è ammessa la votazione per parti separate», ovvero quella che ci consente, votando la prima parte, la cosiddetta votazione del canguro.

Quindi, rispetto alla risoluzione n. 100, di cui sono primo firmatario, chiedo la votazione per parti separate, ovvero di votare la prima parte fino alle parole «verso l'Obiettivo di medio termine (OMT)»; la seconda parte dalle parole «senza ricorrere» fino alla fine.

Lo dico non solo da un punto di vista tecnico, ma anche da un punto di vista politico: il nostro impegno autorizza il Governo, ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, a procedere all'aggiornamento del piano di rientro verso l'Obiettivo di medio termine (OMT) ovvero il cosiddetto scostamento. È lo stesso contenuto della risoluzione presentata dalla maggioranza, ragion per cui non si può chiedere il sostegno a favore dello scostamento e però dire che si vota quello che decidete voi e non quello che propongono gli altri. Se si vota questa prima parte e viene approvata, il Ministro è autorizzato e così il Governo.

C'è poi la questione della seconda parte, che è riferita al discorso del MES. Abbiamo fatto di tutto: non abbiamo votato sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio, ma abbiamo optato per l'informativa per non dover votare sul MES.

Sul MES, però, prima o poi, si dovrà arrivare a un confronto. Succederà adesso, sull'emendamento successivo. Ci sono forze di opposizione che sono a favore, ci sono forze di maggioranza che sono a favore e qualcuna è contrario. Ciascuno assumerà una posizione. Quindi, io chiedo a quest'Aula che si consenta il voto separato e, finalmente, ci si possa esprimere.

Concludendo, cito quanto pubblicato oggi, non su un giornale di centrodestra, filoleghista o sovranista. Sto parlando de «la Repubblica»: «Nel MES spunta la "sorveglianza rafforzata"». «In particolare, c'è il passaggio finale sul quale si concentrano le trattative da qui all'8 maggio. La frase è tecnica».

TONINELLI (M5S). Ma quanto sta parlando?

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Io ho tre minuti per esporre la mia proposta e, quindi, stia zitto. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Colleghi, lasciatemi ascoltare il senatore Calderoli.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). «La Commissione europea chiarirà monitoraggio e sorveglianza in accordo con le regole del two pack. Un passaggio obbligato del Trattato del meccanismo europeo che implica una sorveglianza rafforzata da parte della stessa Commissione e della BCE. Un richiamo alla vecchia Troika (manca il Fondo monetario internazionale) che in teoria potrebbe portare alla richiesta di un doloroso programma di aggiustamento macroeconomico».

Questa è «la Repubblica». Io qui ci leggo la Grecia. Quindi, chiedo che l'Assemblea si esprima sulla possibilità di votare per parti separate. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Senatore Calderoli, ella correttamente ha citato l'articolo 102, comma 5, che prevede la possibilità di votare per parti separate quando sono racchiusi, in una risoluzione, più concetti. Ora, a me non sembra che in questa sua proposta di risoluzione ci siano due concetti. Questo si deduce, non solo nella parte dispositiva, ma anche nella parte motiva.

Mi spiego meglio. Quando lei dice: «Autorizza il Governo a procedere all'aggiornamento del piano di rientro senza ricorrere allo strumento del meccanismo europeo di stabilità per finanziare tale scostamento», questa è una subordinata. Lei viene a dire che autorizza il Governo allo scostamento, a condizione che non si ricorra allo strumento del MES per finanziare questo scostamento.

Quindi, non ci sono due parti separate che possono essere votate, ma è un concetto unico e lo dice anche nella parte propositiva. Infatti, lei assume: «Nella predetta relazione - la relazione del Ministro - si fa riferimento all'esigenza di precostituire le condizioni per avere la disponibilità di risorse aggiuntive al fine di assicurare il finanziamento di eventuali ulteriori iniziative». Questo significa che io prevedo di approvare lo scostamento a determinate condizioni. Quindi, è una subordinata che va ad illustrare la possibilità di un voto favorevole esclusivamente a condizione che ci sia il non ricorso al MES. Pertanto ritengo non ammissibile la votazione per parti separate.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, votiamo normalmente per parti separate la parte comune di un emendamento, che è assolutamente privo di senso. Nel caso dovesse essere approvato, si votano tutte le seconde parti, nel caso venga bocciato, non si vota più alcunché. Quindi, se venisse bocciata la prima parte della mia proposta di risoluzione, la seconda decadrebbe. La prima parte ha un significato compiuto. Il disavanzo, o lo scostamento, richiede obbligatoriamente delle risorse aggiuntive, perché diversamente non si parlerebbe di scostamento e nell'ultima parte si dice come reperirle. La prima parte dice che ci si scosta, poi si dice di non usare quello strumento. Se viene bocciata la prima parte, la seconda non si vota. Le chiedo e le risollecito, visto che, quando viene chiamata sul Regolamento, deve esprimersi, a far votare l'Assemblea e a farle decidere se è giusta o no la votazione per parti separate, visto che l'Assemblea comunque è sempre sovrana. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Senatore Calderoli, ritengo e le ribadisco che la sua proposta di risoluzione è stata scritta in maniera tale che non presuppone una autonomia delle due parti. Lei dice che si autorizza esclusivamente a condizione che, e dunque non posso far votare una parte che ha una subordinata, dicendo evidentemente che approva lo scostamento, a condizione che ci sia un finanziamento e che le risorse non possono essere prese dal MES. Non c'è un'autonomia concettuale fra le due parti. Non essendoci, non ritengo che si possa procedere ad una votazione per parti separate.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 100, presentata dal senatori Calderoli e da altri senatori, alla relazione, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012.

(Segue la votazione).

Senatori presenti

241

Senatori votanti

240

Favorevoli

75

Contrari

158

Astenuti

7

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

CRUCIOLI (M5S). Faccio presente che nella precedente votazione non ha funzionato il sistema di rilevazione elettronica, ma intendevo esprimere un voto di astensione.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 101, presentata dai senatori Perilli, Marcucci, De Petris, Faraone e Unterberger, alla relazione, ai sensi dell'articolo 6, comma 5, della legge n. 243 del 2012.

(Segue la votazione).

Senatori presenti

278

Senatori votanti

277

Favorevoli

276

Contrari

1

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dai Gruppi M5S, PD, IV-PSI e dei senatori Romeo e Galliani).

Resta preclusa la proposta di risoluzione n. 102, presentata dalla senatrice Bernini e da altri senatori.

Passiamo alla proposta di risoluzione n. 1 al Documento di economia e finanza, accettata dal Governo, sulla quale sono stati presentati emendamenti, che invito i presentatori ad illustrare.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, illustro l'emendamento 1.1, tralasciando gli altri per parlarne eventualmente in dichiarazione di voto, perché credo chieda quella che dovrebbe essere la regola che un Governo e uno Stato di diritto applicano. Leggo testualmente: «Dopo le parole "impegna il Governo" inserire le seguenti: "ad assicurare il rigoroso rispetto dei princìpi costituzionali in materia di potestà normativa dell'Esecutivo e di controllo del Parlamento e, pertanto, a privilegiare, ai fini della determinazione delle politiche pubbliche di sostegno e rilancio dell'economia, gli strumenti di legislazione ordinaria, anche di urgenza, rispetto al ricorso a fonti normative regolamentari, di carattere secondario;"».

Ieri abbiamo sentito l'intervento del presidente Zanda, con un forte richiamo alla centralità del Parlamento.

Ora, la nostra Costituzione è fatta dai dodici princìpi fondamentali, dalla Parte I, «Diritti e doveri dei cittadini», e dalla Parte II, «Ordinamento della Repubblica». Con un unico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, tranne l'articolo 12 sul Tricolore, che non è stato ancora toccato, tutti gli altri princìpi e diritti sono stati compressi o limitati attraverso un atto amministrativo. Leggo autorevoli costituzionalisti, tra cui Vladimiro Zagrebelsky, il quale afferma che a differenza di altre Costituzioni la nostra non prevede lo stato di emergenza come base per speciali deroghe al funzionamento dei poteri dello Stato e i diritti alla libertà delle persone. Il nostro sistema costituzionale, però, stabilisce analiticamente che per questo o quel diritto di libertà siano possibili limitazioni in considerazione di legittime necessità, come la sanità o la sicurezza pubblica. Centrale, nel sistema, è il Parlamento, perché ogni limite che si voglia o si debba imporre ai diritti deve essere disposto per legge. Hanno parlato la presidente Cartabia, il professor Panebianco, il presidente emerito Marini: i princìpi fondamentali sono inalienabili e non toccabili. Alcuni possono essere limitati in funzione di una legge e non di un atto amministrativo.

Comprendiamo lo stato dell'emergenza, la necessità di intervenire, ma con questo emendamento si crea il presupposto perché questo, in condizioni normali, non abbia più ad accadere, perché se qualcuno vuole intervenire lo deve fare con una legge, con un decreto-legge e non con un atto amministrativo di cui, se del caso, si dovrà occupare il tribunale amministrativo regionale e non certo il Parlamento.

Su questi atti si sono sentiti Regioni, enti locali, associazioni, sindacati e il Parlamento non è mai stato coinvolto. È un richiamo a cosa fare in futuro e quindi prendere atto che a decidere devono essere gli eletti del popolo e non i nominati nelle task force. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

MALAN (FIBP-UDC). Signor Presidente, il mio Gruppo ha presentato alcuni emendamenti e innanzitutto osserviamo che il risultato più importante che si è già determinato in questa giornata, che è quello di consentire lo scostamento, per cui di consentire gli interventi che sono assolutamente necessari in questo periodo di emergenza, è passato grazie al voto decisivo del centrodestra. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI). Nel primo voto, infatti, ci furono soltanto 158 voti da parte della maggioranza di Governo, mentre ce ne vorrebbero 161 e ce ne sono stati molti di più grazie all'apporto decisivo del centrodestra, che ha mostrato senso di responsabilità, mettendo al primo posto gli interessi dei cittadini senza guardare la firma della proposta. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

Noi non condividiamo questo Documento di economia e finanze, abbiamo pertanto presentato degli emendamenti, in particolare volti a venire incontro ai contribuenti e alle imprese. Molti contribuenti, molte imprese sono in ginocchio, sono feriti da questa chiusura e da una riapertura incerta, che non sappiamo quando avverrà e soprattutto quali risultati avrà. Quando ci sono dei contribuenti e delle imprese in ginocchio, che sono feriti, non si possono prendere a bastonate, ma si devono aiutare. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

Noi proponiamo un patto un patto fiscale per una riduzione dei carichi pendenti, per una possibilità di dilazione dei pagamenti su cinque anni. È un investimento per lo Stato. Perché pretendere subito dei pagamenti? Si sente parlare dall'Agenzia delle entrate di migliaia, di centinaia di migliaia, forse di milioni di cartelle esattoriali: pretendere subito i soldi vuol dire far fallire delle aziende, far perdere il posto di lavoro a decine, forse centinaia di migliaia di lavoratori. Invece, concedere dilazioni e una riduzione vuol dire che lo Stato incasserà e lo farà nel momento in cui sarà umano chiedere a queste imprese e a questi contribuenti di pagare quanto sarà dovuto, con la dovuta riduzione. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC).

Inoltre, vorrei dire qualcosa sempre in relazione a questo periodo di difficoltà e di ripresa che speriamo arrivi presto e con regole chiare, non più con cose scritte attraverso questi terribili esperti delle task force, che chiaramente non sono capaci di scrivere le norme (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC e L-SP-PSd'Az). Anche loro, infatti, fanno litigare Ministri con capi di Gabinetto e con il Presidente del Consiglio, ciascuno dà la sua interpretazione, poi alle Forze dell'ordine tocca applicarle, prendersi responsabilità che dovrebbero essere del Governo e a molti cittadini che pensano di osservare le regole capita di trovarsi multati con sanzioni pesantissime, con il ragionamento di dire che poi si farà ricorso. Nel frattempo, i pochi soldi che magari qualcuno aveva in casa finiscono in multe ingiuste.

Per accompagnare la ripresa, noi chiediamo di consentire uno strumento che possa dare modo facilmente di saltare la burocrazia; poi, superata l'emergenza, ciascuno tornerà a essere della sua ideologia, a dire che tutto deve essere regolamentato, irrigidito. Consentiamo l'uso dei voucher in agricoltura, per le baby-sitter, per tutti quei lavori (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC). Non si può pensare di irrigidire il mercato del lavoro in un momento come questo, significa veramente dare contro agli italiani, dare contro a quelli che vogliono lavorare. Diamo modo a quelli che percepiscono il reddito di cittadinanza di andare a lavorare, di trovare quelle opportunità che speriamo presto ci siano e non percepire i soldi stando a casa, prendendo più di coloro che hanno sempre contribuito e hanno sempre lavorato. (Applausi dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI).

PRESIDENTE. I restanti emendamenti si intendono illustrati.

Invito il relatore e il rappresentante del Governo a pronunziarsi sugli emendamenti in esame.

PELLEGRINI Marco, relatore. Signor Presidente, esprimo parere contrario su tutti gli emendamenti.

MISIANI, sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, esprimo parere conforme a quello del relatore. (Applausi ironici dai Gruppi FIBP-UDC, L-SP-PSd'Az e FdI).

CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Bravo!

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.1.

BUCCARELLA (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BUCCARELLA (Misto). Signor Presidente, il 4 marzo 2020 in quest'Aula abbiamo votato la conversione in legge del decreto-legge n. 6 del 2020, il cui articolo 3, comma 1, ha autorizzato il Presidente del Consiglio e le altre autorità di carattere regionale a provvedere con riferimento alla limitazione anche di diritti costituzionali precisamente indicati nell'articolo 1 del decreto-legge in parola, mediante emanazione dei decreti della Presidenza del Consiglio dei ministri, oppure le ordinanze che potevano essere - e sono state anche quelle emesse - da parte dei Presidenti di Regione.

Esprimo quindi la mia dichiarazione di voto personale in senso contrario all'emendamento 1.1, pur apprezzandone astrattamente lo spirito, il quale, concretamente contrasta con una vicenda parlamentare che ha avuto luogo in questa sede e che ha visto peraltro l'assenza di voti contrari, perché tutti, compreso il presidente Calderoli, hanno votato favorevolmente, come la maggior parte di quest'Assemblea: 234 voti favorevoli, 5 astenuti, 0 contrari. Questo perché in quel momento, forse adesso meno, c'era la consapevolezza che il dover affrontare una crisi sanitaria ed economica che stava iniziando a prendere forma e i cui contorni erano sconosciuti all'epoca ancor più di quanto lo siano adesso, e dunque le forze politiche sono state coerenti in questa assunzione di responsabilità, autorizzando il Governo e i Presidenti delle Regioni a provvedere in maniera elastica, veloce e dinamica al contrasto della diffusione del contagio.

Pertanto, contestando il contenuto concreto dell'emendamento al nostro esame, esprimo il mio voto contrario ricordando con l'occasione all'Assemblea che tutto il Parlamento, anche l'altra Camera, aveva votato sostanzialmente all'unanimità a favore di tale provvedimento. Rimane ferma, chiaramente, la disposizione che impone che gli stessi decreti governativi siano sottoposti all'esame di legittimità costituzionale e immagino che non mancheranno ricorsi giurisdizionali che interesseranno anche la Corte costituzionale sul contenuto, ma riguardo la forma dei provvedimenti del Governo, anche in tema di limitazioni dei diritti costituzionali, credo veramente che la polemica che si sta sollevando sia infondata, pertanto il mio voto è contrario. (Applausi dal Gruppo M5S).

BAGNAI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BAGNAI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, vorrei esporre il punto di vista del mio Gruppo - e non solo del mio Gruppo ormai, direi ormai della parte maggioritaria della dottrina giuridica - sul tema in specie. Che ci sia stato un voto favorevole in condizioni di emergenza all'attribuzione, con una clausola di intervento aperto, di un potere al Presidente del Consiglio dei ministri è un fatto, è a verbale e non può essere negato, ma conferire un potere non significa conferire un abuso di potere. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e FI-BP).

Che questo potere sia stato esercitato in modo irresponsabile e in spregio del Parlamento, sollevando anche il tema di un conflitto di attribuzione che a questo punto dovrà necessariamente essere sollevato, è altresì un fatto ed è provato dal fatto che, successivamente, lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, non sappiamo per quale motivo, se per intimo gaudio o se per sollecitazione di chi aveva la potestà di sollecitarlo, ha ritenuto di dover sanare questa irregolarità intervenendo con gli strumenti che l'ordinamento costituzionale prevede, cioè con lo strumento del decreto-legge.

Queste considerazioni smontano qualsiasi argomento del tipo: «avete stato voi». Questa idea la possiamo anche mettere da parte. Vogliamo dire che è stato ingenuo da parte del Parlamento affidarsi ad un primo Ministro che ha agito con questa spregiudicatezza? Diciamo così. Non gettiamo su questa opposizione, che anche oggi ha dato prova di essere responsabile, regalandovi quei voti che vi mancavano per fare quello che era necessario (e che voi state facendo male) per favorire il rilancio del Paese, la responsabilità degli abusi di un personaggio che ormai monocraticamente pretende di governare il Paese come un despota non particolarmente illuminato. D'accordo? (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e FI-BP).

Questo è il senso dell'emendamento: serviva anche a salvare la dignità di questa istituzione che a noi sta a cuore, agli altri lo vedremo col voto. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

*QUAGLIARIELLO (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

QUAGLIARIELLO (FIBP-UDC). Signor Presidente, in termini di diritto e in termini costituzionali con un decreto-legge non si può assegnare una delega senza fissarne limiti e termini. Noi ci siamo trovati in un momento assolutamente eccezionale, quello in cui scoppiava la pandemia, e come è stato ricordato anche oggi in Aula abbiamo una Costituzione che non prevede l'eccezionalità, a differenza di altri Paesi, come l'Ungheria ad esempio - dove lo stato di eccezione è previsto e quindi vi si può ricorrere in caso di necessità - o la Francia.

C'è poi - oltre evidentemente a questa difficoltà, alla quale si è provveduto con un atto di fiducia e di responsabilità da parte di tutta l'Aula - il tema dell'opportunità politica e del buon senso.

Tutti abbiamo seguito il dibattito di ieri e anche le voci che si sono autorevolmente alzate da parte della maggioranza. Queste voci dicono che una cosa è l'emergenza, altra cosa è la prospettazione del futuro: sono due momenti assolutamente distinti. E se è possibile utilizzare appieno, anche oltre quello che sarebbe previsto e possibile, la disponibilità di quest'Aula in un momento di emergenza, bisognerebbe avere il buon senso di creare delle camere di compensazione nel momento nel quale c'è da prospettare invece il ritorno al futuro.

Amici della maggioranza, credo che questa sia un'ulteriore disponibilità e un'ulteriore occasione che vi viene in qualche modo proposta: quella di dare un segno tutti quanti che abbiamo capito e che certe cose vanno fatte insieme e vanno fatte in Parlamento.

Io vorrei, signor Presidente, ricordare a quanti sono più europeisti di me quello che accade in altre democrazie che hanno costituzioni molto meno parlamentaristiche delle nostre. In Francia vige il semipresidenzialismo e, se leggiamo la Costituzione della Quinta Repubblica, la parte sul potere esecutivo viene prima di quella riservata al potere legislativo. Eppure, lì un Primo Ministro ha avuto la bontà di recarsi in Parlamento e affermare: «Io non dico una parola sulla riapertura del Paese prima di aver parlato con il mio Parlamento e di aver ricevuto un voto dal mio Parlamento». La stessa cosa è accaduta in Spagna.

Non possiamo non valutare quello che invece è accaduto qui e dare un segno come Parlamento. Dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Dobbiamo dire che vogliamo ripartire insieme e vogliamo avere delle camere di compensazione. Se non è possibile un Governo di salvezza nazionale, che pure nei dopoguerra si prende in considerazione, quantomeno dovrebbero essere necessari luoghi nei quali si stemperano i conflitti e si decide insieme.

Signor Presidente, tutto ciò fu immaginato perfino quando scoppiò la Guerra fredda ed esistevano conflitti ben più profondi di quelli che ci sono oggi. L'Assemblea costituente servì a questo: a una ripartenza insieme. Oggi anche coloro i quali, tra cui il sottoscritto, non aderiscono appieno a quella Costituzione, riconoscono che quel momento è stato importante.

L'emendamento 1.1 ha semplicemente il senso di dire che il Parlamento c'è e vuole dare un segno; abbiamo superato l'emergenza, facciamo di quest'Aula una camera di compensazione per poter ripartire insieme. Il voto contrario è in qualche modo uno schiaffo che viene dato alle opposizioni, un ulteriore schiaffo. E guardate che questa non può essere una conferenza per Skype, in cui si decidono gli emendamenti, quasi si trattasse di un vol-au-vent.

È troppo poco, c'è bisogno di un segno e di un voto chiaro e questa è l'occasione che forse non dovremmo lasciarci sfuggire. (Applausi dal Gruppo FIBP-UDC e della senatrice Lunesu).

CRUCIOLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.

PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.

CRUCIOLI (M5S). Signor Presidente, intervengo per dichiarazione di voto sugli emendamenti 1.1, 1.2 e 1.8, in dissenso dal mio Gruppo. Anch'io ritengo, come è stato esplicitato poc'anzi, che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri non sia lo strumento adatto per limitare i diritti costituzionali, perché ovviamente ciò non si può fare con un atto amministrativo. Ritengo invece che ci siano degli strumenti adatti come il decreto d'urgenza. Non capisco tuttavia perché si sia aperta la discussione in sede di risoluzione per il Documento di economia e finanza, mentre ci sarà tempo e luogo di parlare di questo argomento in sede di conversione del decreto-legge n. 19.

Per questo motivo, essendo d'accordo sul contenuto, ma non sulla forma con cui è stata aperta la discussione, mi asterrò quindi nella votazione sugli emendamenti 1.1, 1.2 e 1.8.

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.1, presentato dai senatori Calderoli e Candiani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.2, presentato dai senatori Calderoli e Candiani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.8, presentato dai senatori Candiani e Calderoli.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.3.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, dalla prima votazione successiva al voto sullo scostamento di bilancio, se i numeri sono numeri, devo prendere atto che la maggioranza da sola non ha i numeri per lo scostamento, non ci sono santi. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FIBP-UDC). Quindi maggioranze in Senato per fare determinate operazioni non ce ne sono.

Allo stesso modo, pur nella libertà che spetta ad un senatore, ho ravvisato non partecipazioni al voto, astensioni pesanti e importanti rispetto al voto dell'emendamento 1.1 e questo mi fa ben sperare che un minimo di coscienza critica e politica all'interno del Senato sia rimasto.

Tornando all'emendamento 1.3, mentre prima non ci è stato consentito, in ragione dell'indisponibilità del voto per parti separate, ora con questo emendamento si dice chiaro e tondo di aggiungere, in fine, le seguenti parole: «escludendo ogni ricorso allo strumento del Meccanismo europeo di stabilità».

Adesso qui casca l'asino: se uno vota a favore, non vuole il MES; se uno vota contro, dice sì al MES. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Lo può fare in maniera coerente. Io la storiella del MES incondizionato non la accetto più e il perché l'ho appena letto. Voi volete votare contro. Sono sicuro che il Gruppo Italia Viva-PSI voterà contro, come il PD e Forza Italia, convintamente. Ma voglio vedere coloro che dicono di essere contrari al MES e votano a favore. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore De Bertoldi. Commenti dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di stare seduti e di non interrompere.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Mi spiace, ma il re è nudo. Trovo notevole somiglianza fra il presidente Conte e il premier Tsipras, e poca ne vedo tra il ministro Gualtieri e Varoufakis. Vedo il Sottosegretario che invece ravvisa. Di gente disponibile qui a dare le dimissioni per un ideale, non ne vedo proprio. Per l'amore della poltrona, rimanere tutti. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FdI, e della senatrice Rizzotti).

PERILLI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PERILLI (M5S). Signor Presidente, noto che, secondo quanto riferito dal senatore Calderoli, che in buon ordine conclude un'intera filiera di persone, almeno settantadue volte, secondo la loro tesi, noi avremmo votato per il MES. (Applausi dal Gruppo M5S). Vado a occhio. E non è banale quello che è stato detto. Anche alla Camera continuate a dire «non fate questo» e ripetete la parola «MES», però poi dite che l'abbiamo firmato. C'è una contraddizione logica, quindi cercate di chiarirvi le idee, perché anche le trappole dal punto di vista verbale e retorico, che strumentalmente cercano di captare consensi (quando siete in calo di consensi), poi per forza di cose hanno un termine. (Applausi dai Gruppi M5S e PD).

Le persone hanno capito benissimo il gioco che state facendo con l'uso della parolina «MES». Non andate alla sostanza e sapete benissimo - è venuto il Presidente del Consiglio - che andremo a votare su tale questione. Però ogni volta dovete dire che abbiamo attivato il MES e che l'abbiamo firmato. E poi giustamente il Presidente del Consiglio dice: «Mi dispiace, ve lo devo dire: sono balle». (Applausi dai Gruppi M5S e PD).

MARCUCCI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, credo che la misura oggettivamente sia colma. Da ieri assistiamo, da parte della Lega, ad atteggiamenti provocatori e che prendono in giro il Parlamento: dalle finte occupazioni ad oltranza - che evidentemente ad oltranza non erano, ma forse lo sono quando il Parlamento è chiuso e quindi sono inutili - a una serie di presentazioni di emendamenti esclusivamente strumentali. Che il loro obiettivo, nel momento più drammatico del Paese, nel quale il Governo e il Parlamento cercano le risorse necessarie per uscire dalla crisi sanitaria ed economica (Applausi dai Gruppi PD e M5S), sia prenderci in giro tutti, ci dice che la misura è colma. Se non altro, le presentazioni di questi emendamenti strumentali, che hanno solo la finalità di prendere in giro il Paese, dovrebbero creare un atteggiamento di sdegno e lo hanno creato: non ne possiamo proprio più, non ne possiamo più dei vostri giochetti sulla pelle degli italiani. (Applausi dai Gruppi PD e M5S). Permettetecelo.

La maggioranza sarà coerente, determinata e unita nell'interesse dell'Italia. (Applausi dai Gruppi PD e M5S).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.3, presentato dai senatori Calderoli e Candiani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.4.

CIRIANI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRIANI (FdI). Signor Presidente, questo emendamento - secondo noi - è significativo di quello che per la maggioranza è il concetto di collaborazione e condivisione. Ha natura narrativa e discorsiva, essendo un emendamento al DEF e non tecnico; esso parla della possibilità di emettere titoli di Stato speciali volti all'obiettivo di internalizzare il debito pubblico, giornalisticamente definiti BOT patriottici.

È un'idea nata in queste settimane da parte di molti economisti che noi abbiamo sostenuto; essa ha la finalità di mobilitare l'enorme risparmio privato delle famiglie italiane verso i titoli di Stato italiani. È un modo per contrastare l'epidemia, per raccogliere soldi e avere un debito il più possibile detenuto dalle famiglie italiane, anziché dagli speculatori stranieri delle banche d'affari, che utilizzano il debito per attaccare l'economia italiana e la libertà di movimento della nostra politica e del Governo stesso. È una buona idea, un'idea di buon senso su cui si può lavorare.

Non è un'idea sovranista - mi riferisco a qualche precedente intervento di colleghi - perché, cambiando il nome, è la stessa idea che domenica scorsa sul maggiore quotidiano finanziario italiano («Il Sole 24 Ore») ha lanciato il più grande banchiere italiano, l'amministratore delegato di Banca Intesa Messina, che ha parlato di bond sociali o di titoli di Stato sociali proprio con questa finalità, e cioè con l'obiettivo di raccogliere almeno 500 miliardi di risparmio privato italiano in più anni. Oggi ho letto - e penso le avranno lette anche i colleghi - le dichiarazioni rilasciate dal dottor Iacovoni, un alto dirigente del Tesoro responsabile dell'ufficio del debito, in un'intervista a «MF Milano Finanza», in cui dice che ci saranno per la prima volta delle emissioni di un nuovo titolo, che potremmo definire una sorta di BTP patriottico, la cui raccolta sarà destinata a coprire le spese per il contrasto alla pandemia.

Mi domando allora perché l'ostinazione cocciuta del Governo nell'opporsi anche alle proposte di buon senso da parte delle opposizioni, salvo poi farsene carico e intitolarsele, come è avvenuto anche per la riduzione o la cancellazione dell'IVA sui prodotti sanitari di emergenza. Ci vorrebbero un po' più di buon senso e di onestà intellettuale, se si invoca la collaborazione tra maggioranza e opposizione, perché questo rimarrà agli atti. Le proposte di buonsenso vengono tutte cassate, salvo poi fare il contrario il giorno dopo. (Applausi dal Gruppo FdI).

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CALDEROLI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento o meglio sull'ordine dei lavori.

Ieri mi sono sforzato di riuscire a convincere tutti allo stretto rispetto di quelle che sono le disposizioni dei nostri senatori Questori, che hanno studiato le postazioni da cui ciascun rappresentante di Gruppo può intervenire senza mettere a rischio i colleghi vicini.

Prego pertanto tutti i colleghi di scendere dai banchi e di utilizzare quelle postazioni che sono proprio previste per il nostro interesse.

PRESIDENTE. Aggiungo a questa raccomandazione giusta del senatore Calderoli l'altra raccomandazione ripetuta da ieri, perché vedo spesso affollamenti al centro dell'Aula, persone che parlano troppo vicine.

È stato profuso uno sforzo veramente grande da parte dei nostri senatori Questori per apprestare Aula e tribune in modo che ci fosse il distanziamento richiesto. Quindi, per cortesia, rispettiamo il loro lavoro.

Signor Sottosegretario, lei parla con la mascherina abbassata. Quindi, pregherei anche lei di attenersi a quelle che sono le regole che valgono ovviamente per tutti.

I nostri senatori Questori possono far sistemare le persone secondo l'ordine che è stato stabilito. Questo riguarda la salute di tutti, colleghi; non stiamo parlando perché abbiamo il piacere di riprendere questo o quello. Ciò riguarda la salute dell'intera Assemblea.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.4, presentato dal senatore Ciriani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.5, presentato dal senatore Ciriani.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.6, presentato dalla senatrice Bernini.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'emendamento 1.7, presentato dalla senatrice Bernini.

(Segue la votazione).

Il Senato non approva. (v. Allegato B).

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dai senatori Perilli, Marcucci, De Petris e Faraone.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dai Gruppi M5S e PD).

Risulta pertanto preclusa la proposta di risoluzione n. 2, presentata dai senatori Bernini, Romeo e Ciriani.

Colleghi, faccio presente che la seduta riprenderà alle ore 13,30 e non più alle ore 12,30, come previsto. (Brusio).

Colleghi, se state fermi, potrete ricevere un'informazione.

Dunque, la seduta riprenderà alle ore 13,30, per via di un ritardo accumulato alla Camera dei deputati, con l'informativa del Presidente del Consiglio dei ministri sulle iniziative del Governo per la ripresa delle attività economiche.

La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 12,25, è ripresa alle ore 13,36).