Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 424 del 07/04/2022

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

424a SEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO

GIOVEDÌ 7 APRILE 2022

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Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia Berlusconi Presidente-UDC: FIBP-UDC; Fratelli d'Italia: FdI; Italia Viva-P.S.I.: IV-PSI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-ITALIA AL CENTRO (IDEA-CAMBIAMO!, EUROPEISTI, NOI DI CENTRO (Noi Campani)): Misto-IaC (I-C-EU-NdC (NC)); Misto-Italexit per l'Italia-Partito Valore Umano: Misto-IpI-PVU; Misto-Italia dei Valori: Misto-IdV; Misto-Liberi e Uguali-Ecosolidali: Misto-LeU-Eco; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-+Europa - Azione: Misto-+Eu-Az; Misto-PARTITO COMUNISTA: Misto-PC; Misto-Potere al Popolo: Misto-PaP.

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RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 15,03).

Si dia lettura del processo verbale.

MARGIOTTA, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15,07)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderanno il Ministro del turismo, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale e il Ministro della giustizia.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore Croatti ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03246 sulle misure per sostenere le imprese del comparto turistico, per tre minuti.

CROATTI (M5S). Signor Ministro, la crisi energetica che sta investendo drammaticamente l'economia dell'Europa è molto forte anche all'interno del nostro Paese, sia nelle famiglie che in tutto il comparto nazionale delle imprese, soprattutto in quelle turistiche. In particolare, il settore turistico dopo due anni di pandemia è estremamente in difficoltà e sta pagando un conto molto salato. Le imprese sono riuscite a sopravvivere in questo periodo, ma si ritrovano in questo momento davanti a una grande fragilità economica, dovendo affrontare anche l'impatto del caro energia, un duro colpo a tutti questi imprenditori che guardavano con speranza al post-pandemia.

Si apprende che oggi aziende legate al turismo come attività ricettive, ristorazione, parchi divertimento, negozi, bus turistici, stanno valutando se gettare la spugna o se proseguire in questo momento molto difficile, soprattutto rispetto a competitor europei che hanno un caro energia molto differente rispetto a quello del nostro Paese.

Sono dati relativi all'energia di Confcommercio-Nomisma, che ci dicono che le nostre imprese del terziario pagano quasi il doppio in bolletta rispetto ad altri Paesi. Questi dati dicono che, in media, i nostri 30.000 alberghi pagano una bolletta elettrica di 49.000 euro, che passerà a 79.000. Quella del gas passerà da 10.000 a 20.000 euro. Per i 140.000 bar del nostro Paese la bolletta elettrica passerà da 4.000 a 7000 euro e quella del gas da 5.000 a 10.000 euro; mentre per i 200.000 ristoranti del nostro Paese la bolletta elettrica passerà da 7.000 a 12.000 euro e quella del gas, in media, da 11.000 a 19.000 euro.

Il Governo ha già posto in essere delle azioni importanti per sostenere questo comparto turistico, che però adesso affronta rincari molto forti a fronte di una stagione che sta arrivando. Quindi, servono ulteriori aiuti, soprattutto perché, oltre alle bollette, c'è anche l'aumento dell'inflazione, l'aumento dei costi delle materie prime, la pandemia, l'incertezza dei mercati internazionali, che riducono i consumi e anche la possibilità di organizzare delle vacanze.

Quindi, signor Ministro, le chiedo come il suo Ministero intenda affrontare questo difficile inizio del 2022 e le suddette criticità per sostenere le imprese turistiche del nostro Paese.

PRESIDENTE. Il ministro del turismo, onorevole Garavaglia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

GARAVAGLIA, ministro del turismo. Signor Presidente, innanzitutto volevo ringraziare il senatore Croatti e anche il senatore Ripamonti, perché sono importanti gli aiuti, ma tante volte anche le riforme aiutano il settore. So che a breve verrà chiusa l'annosa questione delle guide turistiche e, per questo, ci tenevo in premessa a ringraziare i due senatori che stanno portando avanti questa importante riforma, che darà la possibilità, a tanti italiani e italiane, di lavorare in questo settore.

Ciò detto, abbiamo assunto una serie di misure, nel decreto sostegni ter e nel cosiddetto decreto taglia prezzi, che vanno nella direzione di dare un aiuto. Altro ancora poi verrà fatto, perché sappiamo che la questione non è chiusa. Faccio solo qualche esempio per far capire quanto si sta facendo.

Per quanto riguarda il mio Dicastero, il Ministero del turismo, vi è stato un incremento del fondo unico nazionale del turismo pari a 105 milioni di euro. Sostanzialmente, il budget di parte corrente del Ministero del turismo lo abbiamo esaurito, nel senso che cerchiamo di dare tutti gli aiuti possibili adesso. È inutile, infatti, dare risorse a ottobre. Servono ora le risorse per aiutare il settore. Qualche esempio: l'esonero contributivo; si è continuato con la cassa integrazione, che non si chiama più cassa Covid-19. È il nuovo regime, ma è stato reso a costo zero per gli operatori. C'è stato un intervento specifico per agenzie di viaggio e tour operator, con 5 mesi di decontribuzione. Non pagheranno la parte di costo del lavoro relativa alla contribuzione. Una misura che va nell'ottica giusta, perché contiene il messaggio: tieni i posti di lavoro, ti diamo uno sgravio, continua a lavorare e mantieni l'occupazione. Questo, secondo noi, è il modo giusto di agire per aiutare un settore particolarmente in difficoltà.

Vi sono poi interventi specifici per le strutture ricettive: il credito di imposta per chi è in locazione ed uno sconto Imu per chi è proprietario dei muri; la proroga del bonus termale, che ha avuto un importante successo e quindi verrà prorogato fino al 30 giugno, per consentire di esaurire tutte le risorse a bilancio. Non bisogna mai lasciare le risorse stanziate non utilizzate: questa è la cosa peggiore che possiamo fare. Fare debito e non usare le risorse è la cosa peggiore che si può fare in questo periodo. Poi interventi specifici: dai parchi tematici, con 20 milioni di euro ad acquari ed altre strutture, e 40 milioni per il settore degli eventi e del wedding.

Più in generale, il tema che ci impegnerà nei prossimi mesi è quello dell'energia. Sappiamo tutti che questa terribile guerra, scatenata da Putin in maniera così irragionevole, arreca un importante aggravio al costo dell'energia.

Ieri il Consiglio dei Ministri ha varato il DEF, con la destinazione di mezzo punto di PIL (9 miliardi ancora) al sostegno di economia, imprese e famiglie in questo periodo di difficoltà. È evidente che il settore del turismo riceverà una fetta importante di queste risorse, perché questo dice la matematica. L'aumento del costo dell'energia colpisce infatti chi consuma più energia e quindi, se dobbiamo aiutare le imprese energivore, il settore del turismo (pensiamo alla ristorazione, ma anche alla ricezione) è matematicamente - ahimè - uno dei settori più colpiti da questo incremento dei costi. Pertanto, queste ulteriori risorse garantiranno matematicamente aiuti importanti proprio al settore del turismo.

Ma non è finita. Sarà una dura sfida portare a termine questo ponte verso la ripartenza definitiva, ma guardiamo al futuro con serenità. Dal 1° maggio avremo finalmente le stesse regole di tutti gli altri Paesi e potremo quindi giocare su un piano di parità. Poiché il nostro è il Paese più bello del mondo - e lo sanno tutti - è la volta buona che la sfida la vinciamo.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Croatti, per due minuti.

CROATTI (M5S). Signor Presidente, signor Ministro, le azioni fatte sono importanti. Il comparto è infatti stato colpito duramente dalla pandemia e ci si aspettava di ripartire nell'estate 2022, mentre ci troviamo di fronte a difficoltà come la guerra e i rincari energetici.

Il blocco dei flussi turistici provenienti dall'Est - e soprattutto dalla Russia - e il caro energia (soprattutto il caro benzina con riferimento ai bus turistici, che sostengono costi doppi) sono fenomeni che dovranno assolutamente essere attenzionati. L'aumento dei costi del carrello della spesa e del carburante potrebbe far pensare alle famiglie di sacrificare le vacanze. Durante la pandemia abbiamo però capito quanto i viaggi e le vacanze facciano bene alla testa, ma soprattutto al cuore delle persone.

Il turismo è un settore trainante del nostro Paese e il dato del 13 per cento può solo migliorare. Bisogna far capire al presidente Draghi che, in questa situazione, il credito di imposta (un meccanismo che abbiamo utilizzato per il superbonus e che ha funzionato tantissimo, salvando l'economia) può essere utilizzato - e ne stiamo discutendo - per le aziende energivore e anche per le imprese turistiche, in quanto questi imprenditori ne hanno veramente bisogno.

Un altro tema che richiamiamo spesso è lo scostamento di bilancio, che serve per aiutare gli imprenditori che attraversano una fase molto difficile e hanno bisogno dell'assistenza del nostro Governo.

PRESIDENTE. Il senatore Magorno ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03245 sulla salvaguardia della quota degli investimenti del PNRR destinata al Sud, per tre minuti.

MAGORNO (IV-PSI). Signor Presidente del Senato, signori del Governo, signora Ministra, colleghi senatori, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, principale strumento a nostra disposizione per contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia, nell'ambito dell'iniziativa Next Generation EU, si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale.

Il nostro PNRR prevede investimenti e riforme cui sono associate risorse europee per 191,5 miliardi di euro, oltre a 30,6 miliardi provenienti dal Fondo complementare nazionale, per un totale di 222,1 miliardi di euro. La clausola del 40 per cento introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 77 prevede che le amministrazioni centrali coinvolte nell'attuazione del PNRR assicurino che almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle Regioni del Mezzogiorno. Il rispetto di tale obiettivo è oggetto di verifica da parte del Dipartimento per le politiche di coesione.

Considerato che le risorse destinate al Mezzogiorno si attestano su 86 miliardi, pari al 40 per cento della cifra complessiva che può essere ripartita territorialmente, in linea con il 40 per cento minimo fissato dal Governo, il rischio che le amministrazioni meridionali non presentino in tempo utile progetti adeguati per assorbire il 40 per cento delle risorse è più che reale.

È altrettanto concreto il pericolo che, in assenza di un meccanismo di salvaguardia della quota destinata al Sud, vada in frantumi l'obiettivo della coesione territoriale.

Il Dipartimento per le politiche di coesione ha calcolato che, sui 7,1 miliardi di euro di risorse riservate al Mezzogiorno, solo per 2,5 miliardi (corrispondenti a sette procedure) è stata prevista una salvaguardia della quota Sud sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili, o spostando le risorse alle singole Regioni del Mezzogiorno con maggiori progetti o aprendo una nuova gara con le risorse avanzate sempre con clausola del 40 per cento. Per 1,4 miliardi di euro (corrispondenti a sei procedure) è stato previsto lo scorrimento delle graduatorie indipendentemente dalla localizzazione territoriale, mentre per 3,2 miliardi (riferiti a 15 procedure) non si è disposta alcuna modalità di salvaguardia delle risorse non assegnate.

Ritenendo, infine, necessario che il Ministero per il Sud e la coesione territoriale introduca un meccanismo blindato di salvaguardia della quota del Sud, si chiede di sapere se il Ministro, in considerazione delle debolezze strutturali dell'area e della assoluta eccezionalità delle procedure previste dal PNRR, non ritenga necessario introdurre in tutti i bandi, ove non prevista, una specifica clausola di salvaguardia della quota Sud sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili, spostando, ad esempio, le medesime risorse alle singole Regioni del Mezzogiorno con maggiori progetti, affinché i finanziamenti vengano rimessi a disposizione degli stessi territori attraverso successive e più efficaci procedure.

PRESIDENTE. Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, onorevole Carfagna, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARFAGNA, ministro per il Sud e la coesione territoriale. Presidente, desidero svolgere, innanzitutto, qualche riflessione di carattere generale per poi rispondere alle osservazioni in merito alla previsione di una specifica clausola di salvaguardia.

Come l'onorevole interrogante sa, fin dal primo giorno il Governo ha lavorato per esplicitare, quantificare e rendere visibile la quota Sud del PNRR del Piano complementare, prima attraverso un'azione di ricognizione dei singoli interventi programmati, poi normando i meccanismi di tutela di tale quota. Grazie a questo lavoro, abbiamo stabilito di riservare al Sud almeno il 40 per cento degli interventi allocabili territorialmente prevedendo meccanismi di salvaguardia. In particolare, ricordo che è la stessa legge a prevedere che il Dipartimento per le politiche di coesione verifichi il rispetto dell'obiettivo minimo del 40 per cento e, ove necessario, sottoponga gli eventuali casi di scostamento alla cabina di regia che adotta le occorrenti misure correttive e compensative. È però evidente che quest'ultimo meccanismo di salvaguardia ex post interverrebbe in una fase patologica, quella del mancato rispetto del 40 per cento, che è interesse e dovere di tutti prevenire.

Con questo spirito, d'accordo con il Ministero dell'economia e con la cabina di regia del PNRR, il Dipartimento per la coesione ha intrapreso un'azione di monitoraggio ex ante che ci aiuta ad intervenire fin dalla fase di predisposizione dei bandi di ripartizione territoriale delle risorse del Piano. Grazie a questo monitoraggio abbiamo ora una conoscenza approfondita delle ricadute territoriali dell'intero piano. Sappiamo di essere in grado di rispettare e superare anche la quota del 40 per cento, perché la stima attuale è di 40,8 per cento, pari a oltre 86 miliardi sul totale di 211 miliardi territorializzabili. Conosciamo, però, anche gli ambiti di criticità su cui bisogna intervenire. È stata, quella promossa su mia sollecitazione dal Dipartimento per la coesione, un'operazione di trasparenza e di verità che serve a noi e che servirà soprattutto nel corso dei prossimi anni, dedicati all'attuazione materiale del Piano. È stata anche un'operazione di sensibilizzazione delle amministrazioni sul tema del rispetto della quota Sud. Per fare un esempio, negli ultimi bandi del Ministero dell'istruzione il riparto territoriale si è basato su un'approfondita analisi dei fabbisogni di diversi territori che ha portato ad un'assegnazione di risorse alle Regioni del Sud complessivamente di ben oltre il 40 per cento (abbiamo superato il 50 per cento). In questi bandi, peraltro, è stata prevista un'esplicita clausola di salvaguardia intra Sud come quella evocata dall'onorevole interrogante. Le risorse eventualmente non assorbite su base regionale saranno dedicate agli interventi delle altre Regioni del Mezzogiorno e stiamo invitando e sollecitando le diverse amministrazioni titolari di interventi PNRR ad esplicitare nei loro interventi a bando clausole di salvaguardia come questa.

Nel complesso degli interventi del Piano, è tuttavia evidente che l'esplicita apposizione di questa clausola intra Sud potrebbe non essere sufficiente laddove l'intera capacità progettuale degli enti territoriali del Mezzogiorno fosse inferiore all'intera quota Sud di risorse a disposizione per un determinato intervento.

Per questo i miei uffici sono al lavoro per elaborare ulteriori meccanismi di salvaguardia che permettano di trattenere le risorse eventualmente non spese nei territori cui per norma sono destinate.

Ovviamente a valle si porrà il tema, non meno rilevante, della capacità delle amministrazioni del Sud di utilizzare concretamente queste risorse, realizzando gli interventi nei tempi e nelle modalità date. Per questo però il decreto-legge 31 maggio 2021 n. 77 ha previsto la possibile attivazione di poteri sostitutivi da parte del Governo e noi saremo vigili affinché questo potente strumento venga utilizzato con tempestività ed efficacia non appena si manifestino i primi segnali di incapacità o di inadempienza.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Magorno, per due minuti.

MAGORNO (IV-PSI). Signor Presidente, signor Ministro, siamo soddisfatti per il lavoro che si sta facendo per il PNRR rispetto alla quota del Mezzogiorno. Siamo soddisfatti in generale per il lavoro che lei fa sui territori, per il confronto che ha con le Regioni e con l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (ANCI).

Le rivolgo un invito perché, parlando anche da sindaco, siamo preoccupati di non farcela. Non è l'ultima scialuppa, ma certamente per il Mezzogiorno d'Italia e soprattutto per i territori periferici il PNRR è un'occasione importante. Le chiederei allora di valorizzare ancora di più il confronto con le ANCI delle Regioni del Mezzogiorno, coinvolgendone i presidenti. Abbiamo bisogno di esprimere ancora di più la nostra opinione e soprattutto le nostre perplessità, evidenziando le difficoltà che i territori incontrano e soprattutto i Comuni del Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. La senatrice Nugnes ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03242 sugli effetti per il Mezzogiorno della revisione delle competenze regionali, per tre minuti.

NUGNES (Misto). Signor Presidente, signora Ministra, lei sa perfettamente che la ministra Gelmini ha riportato sul tavolo del Governo la questione del regionalismo differenziato. Negli ultimi anni, per questa richiesta, si è aperto un forte dibattito nel Paese che ha messo in evidenza molte contraddizioni, sull'opportunità stessa di ulteriori autonomie regionali, sulla modalità di coinvolgimento degli enti locali e della popolazione, sul ruolo stesso del Parlamento, su come questa legge possa essere emendata e sull'ampiezza delle materie da attribuire all'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, che rischia di minare il rispetto del principio di unitarietà della Nazione (articolo 5 della Costituzione), il riequilibrio territoriale e la sussidiarietà tra Nord e Sud (articolo 3 della Costituzione) e la stessa Missione 5 del PNRR, inclusione e coesione, tesa soprattutto al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne.

Noi ci permettiamo di chiederle, in qualità di Ministro del Sud, se lei non ritenga di poter promuovere una riforma costituzionale del Titolo V, alla luce di questi ventidue anni dalla precedente riforma costituzionale, che ha messo in evidenza tutte le difficoltà e le disarmonie rilevate da più parti nel Paese, tra i principi fondamentali della prima parte della Costituzione e il Titolo V, come è stato riformato. Oppure, vista la situazione attuale, ossia il fatto che siamo a fine legislatura, che siamo sottoposti da tre anni ad un continuo stato di emergenza dovuto al Covid, alla definizione del PNRR, all'emergenza climatica e ora alla guerra in Ucraina e anche all'inflazione, che nell'eurozona è arrivata al 7,5 per cento, se non intenda quantomeno attivarsi per posporre questa definizione del disegno di legge nella speranza di poter promuovere la trasparenza e la partecipazione del Parlamento, degli enti territoriali e di tutta la cittadinanza.

Se proprio non dovessimo arrivare a questo, come potremmo adoperarci affinché vengano prima definiti i livelli essenziali delle prestazioni (LEP) della legge n. 42 del 2009 per garantire su tutto il territorio nazionale, in modo uniforme, tutti i servizi e le prestazioni necessari per un omogeneo e diffuso benessere del Paese, nel rispetto articoli 3 e 5 della Costituzione.

PRESIDENTE. Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, onorevole Carfagna, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARFAGNA, ministro per il Sud e la coesione territoriale. Signor Presidente, in merito alla questione sollevata dall'interrogante, come noto, l'intenzione del Governo, da ultimo confermata anche nel DEF, è di procedere alla presentazione di un disegno di legge, collegato alla legge di bilancio per il 2022, che faccia da cornice entro la quale procedere alla concessione dell'autonomia a quelle Regioni che lo dovessero chiedere. Dico subito però che il tema dovrà essere affrontato con la massima condivisione a tutti i livelli istituzionali e con modalità adeguate ed efficaci di coinvolgimento delle Regioni - tutte le Regioni - e del Parlamento, a cui ovviamente poi spetterà la prerogativa dell'effettiva approvazione della norma.

Il quadro, evidentemente complesso, è collegato, a mio avviso, al verificarsi di alcune condizioni molto precise: una cornice unica che tenga insieme gli eguali diritti di tutti i cittadini italiani, a prescindere dai certificati di nascita o di residenza; la conseguente definizione dei LEP e dei fabbisogni standard; l'archiviazione del principio della spesa storica, nonché azioni perequative immediate associate all'ovvio rispetto degli equilibri di bilancio. In particolare, la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni, come da obbligo costituzionale, rappresenta a mio avviso una condizione imprescindibile, sine qua non, per l'attuazione dell'autonomia, affinché la valorizzazione delle differenti capacità di governo possa sì produrre concreti risultati e benefici per le Regioni più virtuose che intendano avvalersi di forme di autonomia differenziata, ma allo stesso tempo garantire pienamente il principio di uguaglianza dei cittadini, senza distinzione o discriminazione di residenza. È in questa direzione che personalmente sto lavorando.

Dal 2021 il Governo ha finalmente intrapreso un percorso positivo, destinato a consolidarsi: l'attuazione dei LEP asili nido, che, in parallelo alla costruzione di nuove strutture finanziate con il PNRR, consentirà dal 2026 a tutti i Comuni di poter offrire il servizio ad almeno il 33 per cento dei bambini residenti, rappresenta una piccola grande rivoluzione positiva, ma anche un modus operandi che intendiamo replicare per altre funzioni essenziali. Lo stesso dicasi per gli altri due LEP introdotti: LEP assistenti sociali e LEP trasporto scolastico degli studenti con disabilità.

Il percorso avviato che intendiamo proseguire con forza, fin dalla prossima legge di bilancio, dimostra che la conciliazione tra LEP e autonomia differenziata è un'imprescindibile disposizione costituzionale, è uno sforzo coerente con una visione avanzata e virtuosa di sussidiarietà e federalismo solidale, ma è anche una missione pienamente realizzabile e direi un imperativo categorico per chi vuole garantire il rispetto del principio dell'uguaglianza di tutti i cittadini, indipendentemente dal luogo di residenza o dal luogo di nascita.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Nugnes, per due minuti.

NUGNES (Misto). Signora Ministro, la ringrazio e non dubito del suo impegno, ma sono comunque molto preoccupata. Se non dovesse essere spazzata via l'idea della spesa storica, se non dovessero essere prima definiti tutti i LEP, credo che l'autonomia differenziata del Sud sarà un disastro non solo per il Sud, ma per tutto il Paese.

Non stiamo parlando di un'ipotesi di decentramento, ma di una riorganizzazione intera del Paese, con conseguenze per tutto il Mezzogiorno. La stessa Conferenza Stato-Regioni rischia di essere vanificata nelle sue prerogative, come il Parlamento rischia di essere svuotato nella sua centralità e nella sua funzione essenziale. Siamo di fronte ad un'iniziativa che rischia di trasformare i diritti dei cittadini in beni disponibili a seconda del reddito, prevedendo il riparto delle risorse in base alla capacità fiscale territoriale nell'ambito delle Regioni dove si è nati. Dividere le Regioni per scuola, per sanità, per ambiente, per sicurezza, per beni culturali renderà il Paese diviso.

Quindi, le chiedo ancora, Ministra, di essere il soggetto che avanza una proposta di tipo diverso, almeno per questa fine legislatura. Non credo ci siano i tempi né le condizioni per arrivare davvero a un risultato che ci tenga tutti uniti e aiuti tutto il Paese a proseguire.

PRESIDENTE. Il senatore Boccardi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03243 sullo stato di attuazione dei progetti del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020, per tre minuti.

BOCCARDI (FIBP-UDC). Signora Ministro, oggi voglio porre l'attenzione su un'annosa questione che storicamente riguarda il nostro Paese: il ritardo di crescita di una parte del Paese che si chiama Mezzogiorno d'Italia.

A tal fine, anche ai sensi di quanto previsto dall'articolo 119 della Costituzione, nel 2011 è stato istituito il Fondo per lo sviluppo e la coesione, che destina l'80 per cento delle risorse al Mezzogiorno per ridurre i divari territoriali e soprattutto per sostenere lo sviluppo e la crescita economica. Visto lo scarso impegno delle risorse del periodo 2014-2018, l'articolo 44 del decreto-legge n. 34 del 2019 ha inteso operare una semplificazione nelle procedure di gestione del Fondo, finalizzata ad accelerare la realizzazione degli interventi.

Successivi provvedimenti normativi hanno previsto che gli interventi per i quali non sono previste obbligazioni giuridicamente vincolanti, ovvero non si provvede all'aggiudicazione dei lavori entro il 31 dicembre 2021, possono essere riprogrammati dal CIPESS. Tale disposizione prevede inoltre che il Ministro per il Sud, entro il 30 marzo di ogni anno, presenti una relazione al CIPESS.

In tale contesto, essendo tale data decorsa e approssimandosi il termine di scadenza delle obbligazioni giuridicamente vincolanti del 31 dicembre 2022, si chiede di sapere se lei, signor Ministro, ritenga di fornire una valutazione complessiva circa lo stato di attuazione del Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020, con particolare riguardo all'area di rischio connessa al non conseguimento delle obbligazioni giuridiche vincolanti al 31 dicembre 2022; e se intenda delineare con i suoi uffici e la Ragioneria generale dello Stato un percorso di azioni condivise finalizzate alla riduzione del rischio dovuto al mancato conseguimento dell'obbligazione giuridica vincolante alla loro scadenza, per evitare il definanziamento di interventi e risorse, che colpirebbe - come ben sappiamo - la parte più debole del Paese, e cioè il Mezzogiorno d'Italia.

PRESIDENTE. Il ministro per il Sud e la coesione territoriale, onorevole Carfagna, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARFAGNA, ministro per il Sud e la coesione territoriale. Signor Presidente, come certamente vi è noto, al prossimo CIPESS di metà aprile presenteremo la prima relazione annuale sull'andamento degli interventi dei Piani di sviluppo e coesione (PSC) della scorsa programmazione del Fondo di sviluppo e coesione 2014-2020 e sui dati riferiti al 31 dicembre 2021. Per questi Piani sussiste un vincolo normativo per l'assunzione delle cosiddette obbligazioni giuridicamente vincolanti al 31 dicembre 2022, il cui mancato rispetto provoca la revoca delle risorse assegnate, come ricordava l'onorevole interrogante.

La relazione che presenteremo conterrà una valutazione puntuale dello stato di attuazione dei diversi interventi dei PSC di Regioni e amministrazioni centrali, di quelli per i quali prevediamo il rispetto della scadenza di fine dicembre per l'assunzione delle obbligazioni giuridicamente vincolanti e per quelli a maggiore rischio di decadenza dei fondi. Immediatamente dopo la seduta del CIPESS, provvederemo naturalmente a rendere pubblici i dati puntuali, ma dalle analisi in nostro possesso è già evidente che il rischio di definanziamento riguarda circa 12,8 miliardi di euro. Vanno poi citati altri 8,5 miliardi di euro, al momento non monitorabili, in quanto associati a progetti non inseriti dalle amministrazioni titolari nel sistema nazionale di monitoraggio. È una mole ingente di risorse programmate la cui eventuale revoca rappresenterebbe anzitutto un'enorme occasione persa per le prospettive di sviluppo e coesione del Mezzogiorno, delle aree interne e di tutti i territori cui si rivolgono gli obiettivi del Fondo di sviluppo e coesione. È nostro dovere quindi salvaguardare queste risorse e accelerarne l'investimento a beneficio di tutti i cittadini, e in questa direzione stiamo lavorando.

Questa situazione, che naturalmente ereditiamo dal passato, è già oggetto di un urgente percorso di verifica da parte dei miei uffici attraverso il confronto con le autorità responsabili dei PSC e con la Ragioneria generale dello Stato. Inoltre, anche prima della formalizzazione della relazione presso il CIPESS, ho avviato un approfondimento con il Ministero dell'economia e delle finanze per individuare un nuovo percorso normativo e amministrativo complesso, incardinato nel CIPESS, che consenta da un lato di accelerare l'attuazione degli interventi più maturi, e dall'altro di evitare sia la revoca delle risorse, sia una semplice proroga di legge che sposterebbe solo di qualche mese il problema, senza risolverlo, e sarebbe un evidente premio all'inefficienza.

L'idea è dunque quella di valutare puntualmente gli interventi e lo stato di avanzamento in cui si trovano, individuando quelli che è opportuno confermare e stabilendo però nuovi cogenti cronoprogrammi di avanzamento finanziario sul modello del PNRR e del fondo complementare. Se abbiamo programmato di realizzare una strada, una rete fognaria o un porto turistico, occorre farlo in tempi e modi chiari e definiti.

A fianco a questo, insieme alle amministrazioni competenti, intendiamo individuare quelle risorse FSC 2014-2020 a maggior rischio di definanziamento che meritano di confluire in interventi diversi, maggiormente strategici e più rapidamente attuabili, ad esempio usandone una parte come fondi addizionali per interventi del PNRR, ovviamente rispettandone la destinazione dell'80 per cento al Mezzogiorno.

Ho declinato solo alcune delle linee di azione su cui ci stiamo muovendo, nella consapevolezza, condivisa in seno al Governo, della necessità di far fronte ad una situazione di primaria importanza, da affrontare con senso di responsabilità e con massima attenzione, anche per non iniziare il nuovo ciclo di programmazione 2021-2027 con nodi irrisolti del passato.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Boccardi, per due minuti.

BOCCARDI (FIBP-UDC). Signor Presidente, ringrazio la signora Ministro per gli impegni assunti e soprattutto per la chiara esposizione che ha voluto dare su un argomento molto importante e che - lo voglio sottolineare - assume un'importanza ancora maggiore, vista la crisi internazionale che tutti stiamo vivendo e per via della quale il nostro Paese, e soprattutto il Mezzogiorno, rischia di perdere una prospettiva di sviluppo, cosa che non può permettersi.

Vorrei altresì ringraziare la signora Ministro per il suo impegno costante nei confronti di quest'area del Paese e soprattutto per l'azione di responsabilità da parte sua, del Governo e delle amministrazioni chiamate a realizzare gli interventi che si devono fare. Stabilire tempi certi e responsabilità precise spinge ognuno di noi a fare il massimo per non perdere risorse e creare le occasioni di sviluppo.

Mi sia consentito svolgere una considerazione personale. Oggi da imprenditore sono molto soddisfatto, oltre che da senatore, perché finalmente sento parlare in quest'Aula non di deroghe, ma di precisi impegni concreti a favore dello sviluppo, soprattutto del nostro Sud. Auspico che tutto questo sia colto e messo in pratica dalle Regioni che fino ad oggi - ahimè - purtroppo non hanno brillato in tema di impegno e di utilizzo delle risorse. (Applausi).

PRESIDENTE. La senatrice Unterberger ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03251 sulla realizzazione del nuovo carcere di Bolzano, per tre minuti.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, signora Ministro, il Piano carceri 2010 ha previsto la realizzazione del nuovo istituto penitenziario di Bolzano da 250 posti, con uno stanziamento iniziale di 25 milioni di euro. In base all'intesa stipulata con il commissario delegato all'emergenza carceri, la Provincia autonoma di Bolzano si sarebbe assunta i costi di realizzazione e di gestione a valere sul concorso al riequilibrio della finanza pubblica, ai sensi dell'accordo di Milano del 2009. Contestualmente, lo Stato si impegnava anche a cedere alla Provincia la vecchia struttura carceraria, una volta entrata in funzione quella nuova.

La Provincia ha quindi indetto un bando a livello europeo secondo la normativa relativa ai partenariati pubblico-privati riguardante la progettazione, la realizzazione e la gestione dell'opera. Questo bando prevedeva, oltre al pagamento del contributo pubblico per l'investimento, anche un canone di disponibilità e un canone di servizi. Dopo l'espletamento della gara, la procedura è stata sospesa fino al chiarimento sul finanziamento dell'operazione di project financing voluta dal Ministero della giustizia come progetto pilota nell'edilizia penitenziaria.

Ad oggi, la Provincia ha speso oltre 17 milioni di euro integralmente rimborsati dal MEF attraverso il meccanismo dell'accordo di Milano. Con l'aggiudicazione definitiva e la stipula del contratto dovrà però sostenere i restanti oneri nella misura di oltre 100 milioni di euro nell'arco di sedici anni, per i quali è necessario che trovi applicazione il medesimo meccanismo contabile. Se ciò non accadesse, per la Provincia ci sarebbero pesanti conseguenze finanziarie.

Pertanto le chiedo di sapere se voglia definitivamente accertare l'applicazione del meccanismo di scomputo previsto dall'accordo di Milano e i pagamenti a carico della Provincia di Bolzano per oltre 7,5 milioni di euro all'anno, dal momento che corrisponderebbero a riduzioni di spesa per il Ministero della giustizia e che il nuovo penitenziario costituisce opera pubblica dello Stato, realizzata con finanziamenti erogati dalla Provincia per conto dello Stato.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signor Presidente, senatrice Unterberger, è vero: la realizzazione del nuovo penitenziario a Bolzano da 250 posti risale al vecchio Piano carceri del 2010. Sono stati svolti importanti passi, tra cui l'aggiudicazione della gara. Ora c'è una situazione di stallo e la procedura è sospesa proprio per il necessario chiarimento sul finanziamento dell'operazione di partenariato pubblico-privato.

Come già ricordato, per la realizzazione del nuovo istituto penitenziario sono stati al momento spesi circa 17 milioni, integralmente rimborsati dal Ministero dell'economia e delle finanze. Va sottolineato che la disciplina del codice dei contratti pubblici prevede che la pubblica amministrazione in questi contratti debba corrispondere al concessionario canoni periodici per la disponibilità del bene, inclusa la manutenzione ordinaria e straordinaria, e canoni per i servizi offerti (pulizia, mensa, lavanderia, eccetera). Alla fine del periodo concessorio, il concessionario deve consegnare alla pubblica amministrazione l'insieme in perfetto stato di manutenzione.

Nel caso di specie, il canone annuo è pari circa a 7,5 milioni, comprensivo di IVA, ed è composto da una parte per la disponibilità della struttura e un'altra parte per i servizi offerti a copertura dei costi di finanziamento.

Con specifico riferimento alla valutazione da parte dello Stato riguardo all'opportunità di sostenere tutti gli ulteriori oneri relativi anche ai canoni da corrispondere al concessionario, sono tuttora in corso un'approfondita istruttoria e un'approfondita valutazione a livello tecnico, legate alla comparazione tra le spese attuali e quelle future e concernenti anche la necessità, rappresentata dalla direzione generale dei detenuti e dei trattamenti del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, di realizzare un nuovo istituto che corrisponda al carcere della Costituzione, così come disegnato dalla commissione per l'architettura penitenziaria.

In quest'ottica dev'essere segnalato che il tribunale di sorveglianza di Bolzano, in data 6 ottobre 2021, ha rappresentato l'assoluta necessità di avere una nuova struttura penitenziaria nella città e, nelle more, di effettuare numerosi interventi nel carcere attuale, il cui costo si aggira intorno a 5 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le spese di ordinario funzionamento.

Qualora si decidesse di edificare comunque il nuovo istituto penitenziario, abbandonando strada del partenariato pubblico-privato, si dovrebbe procedere al passaggio di proprietà dei suoli acquisiti dalla Provincia di Bolzano al demanio e successivamente a reperire i fondi necessari e affidare al Ministero per le infrastrutture e la mobilità sostenibili la progettazione e la costruzione del nuovo istituto penitenziario, allungando notevolmente i tempi di realizzazione e, in quest'ultimo caso, la spesa si aggirerebbe intorno a 72 milioni di euro.

Questi sono gli elementi all'attuale valutazione dell'istruttoria cui facevo riferimento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Unterberger, per due minuti.

UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, signora Ministra, spero che si riesca a chiarire in tempi brevi, perché da noi in Sudtirolo già da anni e anni si parla del fatto che questo carcere non è più adeguato ed è sovraffollato e che né i detenuti, né la polizia penitenziaria riescono a viverci. Pertanto, c'è veramente l'urgenza di trovare una soluzione.

PRESIDENTE. Il senatore Balboni ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03248 sulla nomina del nuovo capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, per tre minuti.

BALBONI (FdI). Signora Presidente, signora Ministro, come lei sa molto bene, la polizia penitenziaria sta lavorando in condizioni veramente estreme.

Tra l'altro, proprio oggi alcuni sindacati della polizia penitenziaria hanno indetto una manifestazione sotto il Ministero della giustizia, per il prossimo mercoledì, 13 aprile, per chiedere provvedimenti nei loro confronti. Purtroppo, come sa, la polizia penitenziaria è soggetta a continue aggressioni, che ormai non si contano più, e la decisione di chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) e di trasferire i detenuti con problemi psichiatrici nei reparti ordinari, perché le residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza (REMS) sono tutte di là da venire, ha aggravato ulteriormente la situazione.

Inoltre, il sistema delle celle aperte, con la cosiddetta vigilanza dinamica, ha purtroppo consegnato alla criminalità organizzata il controllo di molte carceri, perché il personale a disposizione per vigilare è insufficiente, a fronte di detenuti che possono circolare liberamente all'interno del carcere per tutto il giorno. Ci sono carenze di organico, ma soprattutto l'età media è sempre più avanzata, per cui molti agenti di polizia penitenziaria faticano a far fronte a questi compiti tanto gravosi.

Come sa, signor Ministro, i medici all'interno delle carceri non ci sono più, perché l'assistenza sanitaria è stata trasferita alle ASL. Molti agenti di polizia penitenziaria non sanno più cosa fare, perché ormai, sistematicamente, i detenuti li denunciano per tortura, perché abbiamo una fattispecie di tortura talmente elastica, ampia e indifferenziata, per cui ci può stare dentro tutto, persino la sofferenza psicologica, figuriamoci in carcere.

In una situazione del genere, lei ha provveduto alla nomina del nuovo capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), sollevando le proteste dei sindacati, ma anche persino all'interno del Consiglio superiore della magistratura (CSM), perché indubbiamente il profilo del nuovo capo del DAP è più adatto al garante dei detenuti che al capo della polizia penitenziaria. È una nomina divisiva, purtroppo le ho già fatto presente anche questo e lei mi ha risposto invitandomi a valutarlo sul campo, però, signor Ministro, una nomina del genere andrebbe fatta con un giudizio ex ante e non rinviando a una valutazione ex post. Quindi, da questo punto di vista, le chiedo di sapere in base a quali criteri ha proceduto a questa nomina.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signor Presidente, senatore Balboni, abbiamo già avuto modo di confrontarci in altra sede su questo profilo. Per rispondere adeguatamente alla sua domanda, lasciando in disparte l'analisi della situazione carceraria, che lei rappresenta e che meriterebbe ben altro approfondimento in altra sede, occorre ripartire dalla lettura testuale della normativa in vigore, che riguarda la nomina del capo del DAP, che è l'articolo 30, comma 2, della legge n. 395 del 1990, successivamente modificata, di cui do lettura: «Al Dipartimento» dell'amministrazione penitenziaria «è preposto il capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, scelto tra i magistrati di Cassazione con funzioni direttive superiori o tra i dirigenti generali di pari qualifica, nominato con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro di grazia e giustizia».

Quanto alle qualifiche necessarie, la norma parla chiaro: la scelta deve farsi tra magistrati di Cassazione con funzioni direttive superiori, oppure tra dirigenti di livello dirigenziale generale dell'amministrazione penitenziaria. Nell'interrogazione in oggetto si faceva riferimento alla possibilità di scegliere tra le file del Corpo della polizia penitenziaria, ma questo non è consentito dalla normativa vigente.

Quanto alla procedura, il Ministro della giustizia avanza una proposta, a cui seguono una deliberazione del Consiglio dei ministri e un ultimo vaglio del Presidente della Repubblica, poiché l'atto di nomina avviene nella forma del decreto del Presidente della Repubblica (DPR).

Il 17 marzo scorso, in sede di Consiglio dei ministri (che, ripeto, è l'organo competente a deliberare la nomina), è stata distribuita a tutti la documentazione necessaria a valutare la professionalità del dottor Renoldi e la pertinenza delle sue esperienze pregresse rispetto all'incarico da ricoprire. Dalla documentazione emergeva in particolare la sua lunga esperienza (dieci anni) come magistrato di sorveglianza in Sardegna, il servizio prestato al Ministero per affrontare l'emergenza del sovraffollamento carcerario all'epoca della condanna dell'Italia da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo nel caso Torreggiani (2013), le funzioni ricoperte negli ultimi sei anni presso la prima sezione penale della Corte di cassazione, che si occupa, ratione materiae, di esecuzione della pena anche per i reati gravissimi, inclusa la criminalità organizzata. Il Consiglio dei ministri ha deliberato all'unanimità. Il successivo 22 marzo il Presidente della Repubblica ha firmato l'atto di nomina.

Quanto ai rapporti con i sindacati, a cui lei ha fatto riferimento, è fatto pienamente riscontrabile anche dalle agenzie di stampa che il dottor Renoldi ha già avviato un ampio e proficuo dialogo con tutte le sigle sindacali, anche in occasioni di recentissimi eventi pubblici (convegni organizzati dalle sigle sindacali stesse). Nell'ambito di questo dialogo - com'è stato fatto anche nel passato - saranno affrontati tutti i problemi delle gravi condizioni di lavoro della polizia penitenziaria, di cui sono pienamente consapevole e che tra l'altro ci hanno portato proprio quest'anno nella legge di bilancio, per la prima volta, a stanziare somme adeguate per predisporre un servizio di supporto psicologico ai suoi agenti ben consapevoli che gli anni passati sono stati particolarmente onerosi per loro.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Balboni, per due minuti.

BALBONI (FdI). Non posso dichiararmi soddisfatto, signora Ministro, mi dispiace. Il riferimento all'opportunità di nominare il capo del DAP all'interno del Corpo di polizia penitenziaria era ovviamente un riferimento de iure condendo. Mi interessava sapere la sua opinione; non me l'ha data, però la immagino.

Prendo atto della nomina del dottor Renoldi, di cui però non ho mai messo in dubbio le qualità professionali e il curriculum. Tuttavia, certamente non era l'unico ad avere queste qualità. La scelta del dottor Renoldi, come lei sa, ha suscitato contrarietà all'interno dello stesso CSM. Il dottor Di Matteo ha dichiarato di essere contrario a questa nomina, perché il dottor Renoldi - cito testualmente - "ha delegittimato con parole sprezzanti persone e istituzioni che meritavano rispetto", riferendosi - come lei sa - alle critiche rivolte dal dottor Renoldi all'antimafia militante, arroccata, secondo il dottor Renoldi, nel culto dei martiri.

Il dottor Renoldi ha manifestato contrarietà agli articoli 41-bis, relativo al regime carcerario duro per i mafiosi, e 4-bis della legge sull'ordinamento penitenziario. Ha definito il principio della certezza della pena "vecchio retribuzionismo da talk show" e frutto di "ottuso giustizialismo" (cito tra parentesi). Il dottor Salvatore Borsellino ha risposto testualmente alla stampa che Renoldi al DAP è l'ultima cambiale della trattativa Stato-mafia.

Ebbene, signora Ministro, la moglie di Cesare non dev'essere soltanto onesta, deve anche apparire al di sopra di ogni sospetto. In questo caso, penso che, con questa nomina, lei abbia fatto una scelta inutilmente divisiva. (Applausi).

PRESIDENTE. Il senatore Mirabelli ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03247 sui benefici carcerari e le comunicazioni tra detenuti e famiglie, per tre minuti.

MIRABELLI (PD). Signora Presidente, signora Ministra, conosciamo la situazione delle carceri italiane, che resta difficile, segnata da strutture spesso non adeguate e da un sovraffollamento preoccupante.

A questo negli ultimi due anni si è aggiunto il Covid, che ha creato ulteriori disagi. Le carceri sono rimaste chiuse, non ci sono stati colloqui, si sono chiuse tutte le esperienze di formazione e lavorative per le ovvie restrizioni dovute alla pandemia.

Ci sono state difficoltà grandi, che hanno scontato i detenuti e anche chi in carcere lavora. Credo che sia sbagliata l'idea di continuare a contrapporre detenuti ad agenti di polizia penitenziaria; ritengo che abbiamo il dovere di migliorare le condizioni del carcere nell'interesse di tutti.

Signora Ministra, conoscendo la sua sensibilità, per noi confermata dalle recenti scelte che ha fatto sul dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, le chiediamo di ragionare su che cosa fare dopo il Covid nelle carceri italiane, sapendo che è possibile intervenire per ridurre il sovraffollamento e migliorare, anche alla luce delle nuove esperienze che la pandemia ci ha portato, rendendo permanenti alcune di esse. Abbiamo assunto misure, come gli arresti domiciliari e la possibilità per chi lavorava fuori di non tornare in carcere a dormire, che abbiamo prorogato fino al dicembre del 2022. Credo che queste misure vadano confermate e rese permanenti, così come le innovazioni cui ci ha portato il Covid: per comunicare abbiamo usato Skype e introdotto le reti telematiche nelle carceri. Si tratta di una grande opportunità per gli incontri e per la formazione.

Ancora, riteniamo che si debba risarcire chi per due anni con il Covid non ha potuto fare nulla nel carcere e ha sofferto questa situazione. Le chiediamo quindi di assumere una misura per la liberazione anticipata, prevedendo uno sconto di pena superiore a quello già stabilito dalla legge.

Infine, è il momento di investire di più sulla formazione e sul lavoro, che sono i punti necessari per applicare la Costituzione, come lei ci ha insegnato in questi mesi di voler fare.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signora Presidente, ringrazio il senatore Mirabelli, che ha toccato molteplici temi, che muovono tutti da una considerazione che non posso non riprendere e rimarcare con forza.

Il carcere è stato particolarmente segnato da questi due anni di pandemia: sono stati durissimi, di grandi tensioni, usuranti per chi in carcere lavora e presta il suo servizio e più afflittivi per i detenuti, a causa della sospensione dei colloqui e delle visite dei familiari, dei trasferimenti e di tutte le attività.

In questo biennio sono stati introdotti perciò interventi riguardanti anche il campo penitenziario, come ricordato dai senatori interroganti, ed è stata prevista la possibilità di concedere licenze premio straordinarie per i semiliberi, permessi premio straordinari per i detenuti già ammessi al lavoro esterno e meccanismi deflattivi pensati già nel corso della prima ondata pandemica, quali l'accesso alla misura della detenzione domiciliare con braccialetto elettronico.

Naturalmente, si tratta di misure concesse individualmente all'esito del necessario vaglio della magistratura di sorveglianza, cui rinnovo il ringraziamento per l'opera svolta, specialmente in questi anni, che deve valutare caso per caso la meritevolezza della misura e l'assenza della pericolosità sociale.

Ha ragione il senatore Mirabelli, quando sottolinea la necessità di superare le contrapposizioni tra le ragioni della polizia e quelle dei detenuti, quelle delle garanzie e quelle della sicurezza. Migliori condizioni del carcere portano beneficio a tutti, indiscutibilmente.

Questi benefici adottati durante la pandemia sono stati confermati fino al 31 dicembre del 2022, col decreto-legge n. 228 del 2021, poi convertito. Quindi, comunque oltrepassano la durata dello stato di emergenza, che, come noto, si è concluso il 31 marzo scorso.

Queste misure hanno dato buona prova e perciò possono essere utili per contenere il perdurante problema del sovraffollamento, che è ancora il più allarmante in Italia. Vi faccio notare che, proprio nella giornata odierna, due voci autorevoli hanno riportato l'attenzione sul tema del sovraffollamento: una è pubblica, quella del presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, che ha toccato questo tema nell'ambito della conferenza stampa in occasione della relazione annuale della Corte.

Un'altra voce: stamattina ho ricevuto il presidente del Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d'Europa, Alan Mitchell, che ha insistito, come prima osservazione sulla situazione delle carceri italiane, che sta monitorando nel corso delle sue visite, proprio sul tema del sovraffollamento.

Anche la possibilità di intervenire sulla liberazione anticipata, per i detenuti che, negli ultimi due anni, abbiano dato piena prova di partecipazione all'opera di rieducazione, è benvenuta e va considerata adeguatamente, anche alla luce delle condizioni particolarmente gravose che hanno subito negli ultimi anni.

Ugualmente, le comunicazioni telematiche hanno dato un grande sollievo in questo periodo, consentendo di mantenere i rapporti con i familiari e di svolgere alcune attività anche in periodo di pandemia. Pertanto, si tratta di quelle innovazioni che è bene mantenere, non in luogo delle attività e dei colloqui in presenza, ma al loro fianco. Si tratta di sperimentazioni positive, che ben possono essere messe a sistema anche cessata l'emergenza pandemica.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Cirinnà, per due minuti.

CIRINNA' (PD). Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per le sue parole e per aver sostanzialmente accolto le motivazioni della nostra interrogazione. Quell'umanità dolente è stata molto più dolente dei cittadini fuori dal carcere in questi due anni di pandemia. Penso anche a tutte le famiglie, ai bambini, alle mogli e alle madri delle persone detenute. Quell'umanità dolente ha bisogno di essere ascoltata, lavoratori, detenuti e le loro famiglie.

Ci vuole uno scatto di umanità maggiore e forse l'accoglimento, in qualche modo, della possibilità di lavorare sui termini relativi ai famosi quarantacinque giorni applicabili alle persone meritevoli può essere una strada.

Un'ulteriore strada può essere un monitoraggio forte che il Ministero può fare sui tribunali di sorveglianza rispetto all'applicazione della legge n. 199 del 2010. Quella è una legge, non una misura speciale, che prevede che, sotto un anno e otto mesi di detenzione, si stia comunque ai domiciliari. Su questo abbiamo anche noi presentato un'ulteriore interrogazione, ma ci riteniamo pienamente soddisfatti dalle sue parole.

PRESIDENTE. Il senatore Pillon ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-03241 sulla dotazione di pistole ad impulsi elettrici per gli agenti della Polizia penitenziaria, per tre minuti.

PILLON (L-SP-PSd'Az). Signor Ministro, a partire dal 2018, il Ministro dell'interno pro tempore, Matteo Salvini, aveva dato impulso alla sperimentazione per l'utilizzo, da parte delle forze dell'ordine, delle pistole a impulsi elettrici, i cosiddetti taser, ritenendole un supporto importante per quanti lavorano ogni giorno per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico.

Con grande soddisfazione, l'impegno è stato mantenuto e le forze dell'ordine sono state dotate di dispositivi a conduzione elettrica: quasi 5.000 taser sono stati distribuiti su tutto il territorio nazionale. Nella fornitura però non sono stati inclusi purtroppo gli agenti di polizia penitenziaria, che quotidianamente subiscono aggressioni dai detenuti all'interno delle strutture penitenziarie.

Già con un precedente atto di sindacato ispettivo, a prima firma della senatrice Stefani, i parlamentari del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione hanno esposto il disagio denunciato dai sindacati di polizia penitenziaria relativamente alle aggressioni subite dagli agenti nello svolgimento del proprio lavoro e dai detenuti perbene.

È solo grazie all'elevata professionalità e all'alto senso di dovere se gli agenti penitenziari riescono a riportare l'ordine all'interno delle strutture carcerarie ed evitare peggiori conseguenze a persone o cose. Gli agenti di polizia penitenziaria sono con troppa frequenza vittime di aggressione ed è fondamentale per la loro incolumità che vengano loro garantiti tutele e strumenti idonei.

A oggi gli agenti di polizia penitenziaria non hanno in previsione la dotazione del taser, ma sarebbe importante rivalutare questa decisione. Si chiede pertanto di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno dotare il personale della polizia penitenziaria di idonei strumenti per difendersi dalle aggressioni internamente alle strutture carcerarie e per difendere gli altri detenuti, come ad esempio i dissuasori elettrici, anche solo ed esclusivamente nei casi in cui si trovino costretti ad affrontare aggressioni alla persona.

Mi permetto di aggiungere che, visitando spesso gli istituti penitenziari, ci troviamo di fronte alla lamentela da parte degli agenti di polizia penitenziaria, che sostengono di avere semplicemente le proprie mani per fronteggiare eventuali aggressioni. L'alternativa è tra l'uso delle proprie mani e l'uso della forza letale costituita dalle armi da fuoco in dotazione. Forse uno strumento intermedio, che salvaguardi la vita dell'aggressore, oltre a quella degli aggrediti, potrebbe essere utile a questo scopo.

PRESIDENTE. Il ministro della giustizia, professoressa Cartabia, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

CARTABIA, ministro della giustizia. Signor Presidente, senatore Pillon, abbiamo già sottolineato più volte nel corso della seduta, ma anche in un'altra precedente occasione presso la Camera dei deputati, la situazione di difficoltà, tensione, paura e particolare sensibilità che si è venuta a creare in questi anni nell'ambito soprattutto delle carceri, per cause che si possono intuire.

Per questo motivo, nell'interlocuzione con gli agenti della polizia penitenziaria e i loro sindacati sono state già messe in atto una serie di attività volte a rafforzare gli strumenti di sicurezza, tra cui, anche a richiesta dei sindacati, il potenziamento degli strumenti di videosorveglianza e bodycam già operativi, per la cui massima diffusione in tutti gli istituti italiani si sta attivando l'amministrazione.

Un altro sforzo particolarmente attento è stato svolto dall'amministrazione in questo ultimo anno per potenziare la formazione iniziale e quella permanente degli agenti. Lei, senatore Pillon, ha fatto riferimento alla loro professionalità. Si tratta di uno strumento importantissimo e lo è in particolare la formazione per gestire gli eventi critici e gli agiti violenti. Chi presta il suo servizio in carcere sa bene che le condizioni di sicurezza si costruiscono giorno per giorno con la gestione autorevole delle varie criticità che si vengono a manifestare.

Quanto all'eventuale sperimentazione anche per la polizia penitenziaria, è vero quello che lei ha detto, ossia che la polizia penitenziaria non è stata inclusa nell'ambito di sperimentazione dei cosiddetti electroshock weapon, armi a impulsi elettrici, come vengono denominati nel decreto-legge n. 119 del 2014. Taser è un brand, ma anche il modo comune con cui ormai vengono identificati.

Occorre sottolineare che, anche nelle sperimentazioni degli altri Corpi di polizia, sono considerate armi a tutti gli effetti e, come tali, devono sottostare alle stesse regole e alle stesse limitazioni previste per l'impiego di ogni altro armamento speciale di reparto, proprio a garanzia della sicurezza anzitutto di chi le porta. Il senatore interrogante sicuramente sa che gli operatori di polizia penitenziaria hanno in dotazione un'arma di ordinanza, che non può mai entrare nelle sezioni, a tutela anzitutto dell'interessato. Le armi non entrano in carcere, perché ogni arma che entra è un elemento di pericolo in più per tutti. Esistono invece gli interventi con armamenti speciali di reparto (elmetti protettivi anti sommossa, caschi protettivi e maschere antigas) che vengono utilizzati solo in casi di eventi critici e per i quali è necessaria l'autorizzazione specifica del direttore della struttura in casi eccezionali.

L'eventuale sperimentazione dei taser in carcere dovrebbe rientrare in questo secondo gruppo, cioè fra quelle armi e quegli strumenti che sono a disposizione del reparto soltanto per l'uso in caso di eventi critici, perché bisogna tenere conto che garantire la sicurezza in carcere è compito ben più delicato e ben più difficile, come anche già difficile è il compito che spetta alle Forze di polizia all'esterno.

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Pillon, per due minuti.

PILLON (L-SP-PSd'Az). Ministro, ci dichiariamo soddisfatti della sua risposta, posto che ci sembra di intuire che la sua volontà sia nel senso di iniziare o di valutare di iniziare una sperimentazione come arma di reparto, ovviamente con tutte le limitazioni e tutte le sicurezze che è necessario garantire, proprio perché non diventi un pericoloso strumento che poi venga rivolto contro coloro che sono lì per tutelare l'ordine pubblico.

Apprendiamo anche con grande soddisfazione dell'inizio della diffusione delle cosiddette bodycam, che sono uno strumento prezioso per le nostre Forze dell'ordine per garantire la sicurezza a loro e anche ai detenuti che vengono spesso fatti oggetto di aggressione da altri detenuti. La ringrazio e le auguro buon lavoro.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

LANNUTTI (Misto-IdV). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (Misto-IdV). Signor Presidente, secondo una famosa frase che qualcuno attribuisce a Benjamin Disraeli, premier britannico ai tempi della regina Vittoria, altri all'americano Mark Twain, ci sarebbero tre tipi di bugie: le bugie semplici, le sfacciate bugie e le statistiche.

Con nota stampa del 15 marzo 2022, l'Istat ha comunicato una revisione straordinaria della serie dati in valore dell'aumento dell'importo di gas naturale allo stato gassoso per il periodo luglio-dicembre 2021, attribuendo l'errore a problemi tecnici in fase di elaborazione, in particolare al malfunzionamento di alcune procedure di controllo e correzione dati che ha determinato una sottostima degli stessi dati.

Con successivo comunicato del 24 marzo, l'Istat ha reso noto che, a seguito di processi di revisione dei dati di importazione in valore del gas naturale allo stato gassoso per i mesi di luglio e dicembre 2021, si rende necessaria anche una revisione del PIL e dell'indebitamento delle pubbliche amministrazioni. In attesa del rilascio dei dati corretti, l'Istat fa sapere che il PIL nominale dovrebbe ridursi di 0,3-0,4 punti decimali, mentre l'indebitamento netto non dovrebbe subire variazioni. Tale sottovalutazione dei dati è stata di 394 milioni di euro a luglio, 552 ad agosto, 607 a settembre, un miliardo a ottobre, 1,5 a novembre, oltre due a dicembre, per un totale di 6,159 miliardi di euro. L'errore non è rimasto circoscritto a una sola edizione dell'indagine, ma è stato reiterato per ben sei volte, pur essendo noto che nella seconda metà del 2021 ci fossero tensioni sui prezzi del mercato internazionale del gas.

Col favore delle tenebre, il 4 aprile l'Istat ha corretto il PIL senza alcuna pubblica comunicazione, rendendo noti i nuovi dati sulla sua banca dati con un aumento di 4,1 miliardi di euro delle importazioni, una diminuzione del PIL di 5,8 miliardi di euro, un aumento della spesa per le famiglie per mezzo miliardo di euro e una diminuzione della spesa per i consumi della pubblica amministrazione di 1,5 miliardi. Quale sia il motivo di questo aggiustamento non è dato saperlo.

Concludo, signor Presidente, ringraziandola e ricordando che in questi periodi bui e angoscianti per le famiglie e i lavoratori costretti a sopportare le sanzioni per la sciagurata guerra tra Russia e Ucraina, con l'inflazione che a marzo ha registrato un aumento del 6,7 per cento, il potere di acquisto falcidiato, la crisi economica che dopo due anni di pandemia ha accentuato le disuguaglianze e aumentato povertà ed esclusione sociale, non si può consentire all'Istat, che mi auguro non sia la cinghia di trasmissione del Governo Draghi, di giocare con i dati dell'inflazione che incidono sul potere d'acquisto e sulla carne viva delle famiglie.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di mercoledì 20 aprile 2022

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica mercoledì 20 aprile, alle ore 14, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,20).

Allegato A

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA, AI SENSI DELL'ARTICOLO 151-BIS DEL REGOLAMENTO

Interrogazione sulle misure per sostenere le imprese del comparto turistico

(3-03246) (06 aprile 2022)

Croatti, Lanzi, Girotto, Vaccaro, Anastasi, Santillo, Puglia, Fede, Romagnoli, Naturale, Di Girolamo. - Al Ministro del turismo -

                    Premesso che:

            la crisi energetica che sta investendo l'Europa sta drammaticamente aggravando la situazione economica del nostro Paese, delle famiglie e delle imprese. In particolare alcuni comparti, come quello turistico, già provati da due anni di pandemia, rischiano di pagare un conto salatissimo;

            tante imprese che sono riuscite a sopravvivere ad una crisi senza precedenti, ritrovandosi in una situazione di grande fragilità economica, ora si trovano ad affrontare anche l'impatto sui bilanci del caro energia: è una situazione insostenibile e un duro colpo per tanti imprenditori che guardavano con speranza alla ripresa post pandemica;

            si apprende ogni giorno di aziende legate al turismo (attività ricettive, di ristorazione, parchi di divertimenti, negozi) che gettano la spugna, e di altre che stanno valutando se sussistano i presupposti per proseguire. Rispetto ai competitor turistici internazionali c'è inoltre un problema di competitività, dal momento che il nostro Paese è quello più in difficoltà in Europa sul caro energia: secondo Confcommercio, ad esempio, le nostre imprese del terziario quest'anno pagheranno bollette per l'elettricità in misura doppia rispetto alla Francia;

            altri dati significativi: per gli oltre 30.000 alberghi italiani la spesa per la bolletta elettrica passerà da 49.000 a 79.000 euro, la bolletta del gas da 10.000 a quasi 20.000 euro. Per i 140.000 bar d'Italia, la bolletta elettrica passerà in media da 4.000 a 7.000 euro per salire, con il costo del gas, da 5.000 a 10.000 euro in totale. Anche i quasi 200.000 ristoranti registreranno una maggiore spesa elettrica, che passerà da 7.000 a 12.000 euro che, con il gas, farà segnare un maggiore costo totale, da 11.000 euro fino a 19.000 euro (dati Confcommercio-Nomisma energia);

            il Governo ha già adottato misure per sostenere il comparto turistico e contrastare questi rincari, ma servono ulteriori e tempestivi aiuti a poche settimane dall'inizio della stagione estiva per salvare le imprese in difficoltà e con esse tanti posti di lavoro. Non ci sono solo le bollette, c'è anche l'aumento dell'inflazione, l'aumento dei costi delle materie prime, la situazione pandemica ancora presente, l'incertezza dei mercati internazionali, oltre alla riduzione dei consumi, che inciderà sulla capacità di spesa delle famiglie e dunque sulla possibilità di organizzare le vacanze,

            si chiede di sapere come il Ministro in indirizzo intenda affrontare la situazione di grande criticità che ha caratterizzato l'inizio del 2022 e in quali modi intenda sostenere le imprese del comparto turistico del nostro Paese.

Interrogazione sulla salvaguardia della quota degli investimenti del PNRR destinata al Sud

(3-03245) (06 aprile 2022)

Faraone, Magorno. - Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale -

                    Premesso che:

            il piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) rappresenta il principale strumento a disposizione degli Stati membri dell'Unione europea per contrastare gli effetti economici e sociali della pandemia da COVID-19 nell'ambito dell'iniziativa Next generation EU. Il piano nazionale di ripresa e resilienza italiano è stato inviato alla Commissione europea il 30 aprile 2021 e approvato dal Consiglio europeo il 13 luglio 2021;

            il piano si sviluppa intorno a tre assi strategici condivisi a livello europeo: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica, inclusione sociale. Il PNRR dell'Italia prevede investimenti e riforme a cui sono associate risorse europee per 191,5 miliardi di euro oltre a 30,6 miliardi provenienti dal fondo complementare nazionale istituito con il decreto-legge n. 59 del 2021, e successive modifiche, per un totale di 222,1 miliardi di euro;

            la "clausola del 40 per cento", introdotta in sede di conversione del decreto-legge n. 77 del 2021 all'art. 2, comma 6-bis, della legge n. 108 del 2021 (allegato parte 1), prevede che le amministrazioni centrali coinvolte nell'attuazione del PNRR assicurino che almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente, indipendentemente dalla fonte finanziaria di provenienza, sia destinato alle Regioni del Mezzogiorno. Il Dipartimento per le politiche di coesione della Presidenza del Consiglio dei ministri deve verificare il rispetto di tale obiettivo relazionando periodicamente alla cabina di regia appositamente costituita per l'attuazione del piano;

                    considerato che:

            le risorse destinate al Mezzogiorno si attestano a 86 miliardi di euro, cioè il 40,8 per cento dei 211,1 miliardi che possono essere ripartiti territorialmente (ulteriori 11 miliardi hanno valenza territoriale). Si è dunque sostanzialmente in linea con il 40 per cento minimo fissato dal Governo con il decreto-legge n. 77 del 2021 richiamato;

            il rischio che le amministrazioni meridionali non presentino in tempo utile progetti adeguati per assorbire il 40 per cento delle risorse è più che reale, e altrettanto concreto è il pericolo che, in assenza di un meccanismo di salvaguardia della quota destinata al Sud, vada in frantumi l'obiettivo della coesione territoriale che è uno dei pilastri del piano Next generation della Commissione europea;

            il Dipartimento per le politiche di coesione ha calcolato che, sui 7,1 miliardi di euro di risorse riservate al Mezzogiorno dai bandi aperti al 31 gennaio, solo per 2,5 miliardi (corrispondenti a 7 procedure) è stata prevista una salvaguardia della "quota Sud" sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili, o spostando le risorse alle singole Regioni del Mezzogiorno con maggiori progetti o aprendo una nuova gara con le risorse avanzate sempre con clausola del 40 per cento. Per 1,4 miliardi di euro (corrispondenti a 6 procedure) è stato previsto lo scorrimento delle graduatorie indipendentemente dalla localizzazione territoriale, mentre per 3,2 miliardi (riferiti a 15 procedure) non si è disposta alcuna modalità di salvaguardia delle risorse non assegnate;

            considerato, infine, che il Ministro per il Sud e la coesione territoriale ha già attuato importanti misure, in particolare potenziando l'assistenza tecnica alle amministrazioni locali, ma occorre introdurre un meccanismo blindato di salvaguardia della quota Sud,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, in considerazione della debolezza strutturale dell'area e dell'assoluta eccezionalità delle procedure previste dal PNRR, non ritenga necessario introdurre in tutti i bandi, ove non prevista, una specifica clausola di salvaguardia della quota Sud sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili, spostando, ad esempio, le medesime risorse alle singole Regioni del Mezzogiorno con maggiori progetti, affinché i finanziamenti vengano rimessi a disposizione degli stessi territori attraverso successive e più efficaci procedure.

Interrogazione sugli effetti per il Mezzogiorno della revisione delle competenze regionali

(3-03242) (06 aprile 2022)

Nugnes. - Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale -

                    Premesso che:

            la riforma del Titolo V prevista dalla legge costituzionale n. 3 del 2001 ha introdotto all'articolo 116 della Costituzione, terzo comma, la possibilità di attribuire forme e condizioni particolari di autonomia alle Regioni a statuto ordinario, il cosiddetto regionalismo "differenziato o asimmetrico";

            recenti dichiarazioni del Ministro per gli affari regionali, Gelmini, riportano il tema, dopo brusche accelerate e colpi di freno, sul tavolo del Governo con l'annuncio dell'imminente arrivo in Parlamento dell'apposito disegno di legge quadro, risultante anche dal lavoro di una commissione di studio appositamente costituita;

            appare necessario che il provvedimento legislativo in corso di definizione, oltre a fornire una cornice di garanzie di trasparenza e omogeneità delle procedure di stipula, che al momento non ha, tenga conto innanzitutto e prioritariamente della determinazione, nelle materie oggetto di attribuzione, della definizione dei LEP (livelli essenziali di prestazione) previsti dalla legge n. 42 del 2009;

            valutato che:

            negli ultimi anni alcune Regioni, in testa Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna, hanno avviato autonomamente il percorso per la richiesta di condizioni particolari e molto allargate di autonomia, aprendo di fatto un ampio dibattito politico: sull'opportunità stessa di ulteriori autonomie regionali, alla luce dell'unitarietà della nazione; sulle modalità del coinvolgimento degli enti locali; sul ruolo del Parlamento e l'emendabilità in sede parlamentare della legge; sull'ampiezza delle materie da attribuire nell'attuazione dell'articolo 116, terzo comma, della Costituzione, che rischia di minare: il rispetto del principio di sussidiarietà e di unitarietà della nazione (articolo 5 della Costituzione); il riequilibrio territoriale, senza peggiorare la disparità territoriale tra Nord e Sud (articolo 3 della Costituzione); la missione 5 del PNRR, "Inclusione e coesione", tesa al sostegno della parità di genere, al contrasto alle discriminazioni, all'incremento dell'occupazione giovanile, e soprattutto al riequilibrio territoriale e allo sviluppo del Mezzogiorno e delle aree interne,

            si chiede di sapere:

            se, nella persona della Ministra per il Sud ed al fine della tutela della questione territoriale, alla luce dei 22 anni dalla riforma del Titolo V, non si ritenga opportuno, viste le difficoltà e le disarmonie constatate da più parti tra i principi fondamentali della Costituzione (articoli da 1 a 12) e il Titolo V come riformato, valutare, come viene richiesto da più parti nel Paese, di promuovere una riforma costituzionale di revisione del Titolo V della Costituzione;

            se, alla luce delle emergenze che il nostro Paese sta attraversando nell'ultimo triennio, che ha visto la necessità di istituire un Governo di emergenza nazionale, a causa della pandemia da COVID-19, dell'urgenza della definizione del PNRR e dell'emergenza climatica, dell'attuale guerra in Ucraina, che vede gli italiani estremamente e pericolosamente coinvolti, di un'inflazione galoppante a livelli mai visti negli ultimi dieci anni che ha raggiunto nell'eurozona punte del 7,5 per cento, condizioni particolarmente risentite nelle regioni del Sud Italia, il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno quantomeno posporre la definizione di questo progetto di legge;

            se intenda almeno promuovere maggiore trasparenza e coerenza per l'iter di definizione della legge con consultazioni oltre che con le Regioni interessate, con il Parlamento, tutti gli enti territoriali e con il coinvolgimento della cittadinanza;

            se intenda e in che modo, con riferimento alle condizioni riportate in premessa, adoperarsi affinché non si verifichino disparità tra Regioni che penalizzino in particolare quelle del Mezzogiorno, armonizzando gli interventi di differenziazione con un progetto che, pur nel rispetto delle maggiori autonomie regionali, preveda innanzitutto l'inderogabile preventiva definizione dei LEP, come previsto dalla legge n. 42 del 2009, garantendo su tutto il territorio nazionale, in modo uniforme, tutti i servizi e le prestazioni necessarie per un omogeneo e diffuso benessere del Paese, nel rispetto degli articoli 3 e 5 della Costituzione.

Interrogazione sullo stato di attuazione dei progetti del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020

(3-03243) (06 aprile 2022)

Bernini, Boccardi, Galliani, Gallone, Giammanco, Mallegni, Mangialavori, Rizzotti, Ronzulli, Aimi, Alderisi, Barachini, Barboni, Berardi, Binetti, Caliendo, Caligiuri, Cangini, Cesaro, Craxi, Dal Mas, Damiani, De Bonis, De Poli, De Siano, Fazzone, Ferro, Floris, Gasparri, Ghedini, Giro, Alfredo Messina, Modena, Pagano, Papatheu, Paroli, Perosino, Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Tiraboschi, Toffanin, Vitali, Vono. - Al Ministro per il Sud e la coesione territoriale -

                    Premesso che:

            ai sensi dell'articolo 44, comma 15, del decreto-legge n. 34 del 2019, il Ministro per il Sud e la coesione territoriale deve presentare, tra l'altro, una relazione al CIPESS sullo stato di attuazione del Fondo sviluppo e coesione 2014-2020 al 31 dicembre 2021, fornendo anche una valutazione circa il potenziale conseguimento delle obbligazioni giuridicamente vincolanti (OGV), la cui scadenza è prevista al 31 dicembre 2022;

            la citata disposizione prevede come scadenza dell'adempimento il 31 marzo di ogni anno;

            essendo tale data decorsa, ed approssimandosi il termine di scadenza delle OGV del 31 dicembre 2022, l'istruttoria finalizzata all'acquisizione di quei dati è certamente definita e le risultanze con ogni probabilità nella disponibilità del Ministro;

            fermo restando il rispetto delle competenze del CIPESS, organo cui è destinata la relazione,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo ritenga di fornire una valutazione complessiva circa lo stato di attuazione del FSC 2014-2020, con particolare riguardo all'area di rischio connessa al non conseguimento delle OGV al 31 dicembre 2022;

            se intenda delineare, con i suoi uffici e la Ragioneria generale dello Stato, un percorso di azioni condivise finalizzato alla riduzione del rischio dovuto al mancato conseguimento dell'OGV alla loro scadenza.

Interrogazione sulla realizzazione del nuovo carcere di Bolzano

(3-03251) (06 aprile 2022)

Unterberger, Steger, Durnwalder, Laniece, Bressa. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            il piano carceri, approvato il 24 giugno 2010 dal comitato di indirizzo e controllo, aveva previsto la realizzazione del nuovo istituto penitenziario a Bolzano da 250 posti detentivi, prevedendo inizialmente uno stanziamento di 25 milioni di euro;

            in base all'intesa istituzionale stipulata il 23 dicembre 2010 tra l'allora commissario delegato per l'emergenza carceri e il presidente della Provincia, la Provincia autonoma di Bolzano si sarebbe assunta, per conto dello Stato, l'integrale finanziamento dell'infrastruttura, inclusi i costi di gestione, a valere sul concorso al riequilibrio della finanza pubblica, ai sensi dell'accordo di Milano del 2009;

            lo Stato, da parte sua, si impegnava a trasferire la proprietà della struttura penitenziaria da dismettere alla Provincia autonoma mediante specifico atto di cessione, da formalizzare, immediatamente dopo l'ultimazione, il trasferimento e la messa in esercizio della nuova struttura penitenziaria;

            la Provincia autonoma di Bolzano ha quindi indetto e pubblicato un bando a livello europeo, redatto secondo alla normativa relativa ai partenariati pubblico-privati, ai sensi dell'articolo 153 del codice dei contratti pubblici, concernente la progettazione, realizzazione e gestione del nuovo istituto penitenziario e che prevedeva oltre al pagamento di un contributo pubblico per l'investimento anche un canone di disponibilità ed un canone di servizi;

            successivamente alla conclusione della gara, con la redazione di una graduatoria degli operatori economici, di un'aggiudicazione provvisoria e la successiva nomina del primo in graduatoria quale promotore, è stata istituita una conferenza dei servizi, alla quale ha partecipato anche un rappresentante del Ministero della giustizia, che insieme al promotore ha concordato modifiche al progetto;

            la procedura è stata però sospesa fino al chiarimento sul finanziamento dell'operazione di partenariato pubblico-privato, non richiesta dalla Provincia, ma voluta dal Ministero della giustizia al fine di sperimentare, all'interno di un progetto pilota, l'istituto del project financing nell'ambito dell'edilizia penitenziaria italiana;

            ad oggi, per la realizzazione del nuovo istituto penitenziario, sono stati spesi 17.135.887,53 euro, integralmente rimborsati dal Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso il meccanismo dell'accordo di Milano: per effetto dell'articolo 2, comma 123, della legge n. 191 del 2009, gli oneri riferiti al nuovo istituto penitenziario rientrano nella categoria di spese che, previo accordo Stato-Provincia, sono sostenute dalla Provincia e successivamente defalcate dal contributo di finanza pubblica a cui è annualmente tenuta la Provincia ai sensi delle disposizioni statutarie;

            in questo senso, la Provincia ha sostenuto le spese per l'esproprio e le connesse spese tecniche e il Ministero dell'economia ha già defalcato dal contributo di finanza pubblica il corrispondente importo, nell'ambito di un importo preventivato di complessivi 25 milioni di euro, ma con l'aggiudicazione definitiva e la stipula del contratto la Provincia dovrà sostenere i restanti oneri (19.518.400 euro, da versare in base agli stati di avanzamento lavori, un canone di disponibilità pari a 5.246.000 euro e un canone servizi pari a 2.311.087,60 euro per 16 anni) per i quali è necessario che trovi applicazione il medesimo meccanismo contabile;

            qualora l'intesa istituzionale venisse disattesa, per la Provincia autonoma di Bolzano ci sarebbero pesanti conseguenze finanziarie, dovendosi assumere oneri nella misura di oltre 100 milioni di euro nell'arco di 16 anni, secondo quanto previsto nella relazione di sintesi di riequilibrio del piano economico-finanziario, non ravvisandosi, peraltro, una norma che consenta alla Provincia di farsi carico di tale spesa;

            l'urgenza dell'avvio dei lavori per la realizzazione del nuovo penitenziario è motivata non solo dalla necessità di realizzare finalmente una struttura idonea alla funzione, ma anche di rispettare le disposizioni in materia di esproprio per pubblica utilità, avendo la Provincia già provveduto a suo tempo all'acquisizione dell'area su cui insisterà l'opera e al passaggio della proprietà dell'area stessa in capo allo Stato;

            l'intesa istituzionale condiziona anche la realizzazione dell'opera al trasferimento alla Provincia dell'attuale carcere sito in via Dante a Bolzano, laddove si potrebbe ipotizzare, qualora il valore dell'immobile si attestasse intorno ai 19,5 milioni di euro, di non applicare il meccanismo di scomputo dal contributo di finanza pubblica al citato contributo da versare alla società aggiudicataria alla stipula del contratto,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, relativamente ai canoni richiamati in premessa, per un ammontare complessivo di oltre 7,5 milioni di euro all'anno per sedici anni, i quali peraltro corrisponderebbero a riduzioni di spesa da parte del Ministero della giustizia, in quanto riferiti alla manutenzione dell'immobile e al costo dei servizi che supporteranno l'istituto penitenziario, voglia definitivamente accertare l'applicazione del meccanismo di scomputo, di cui all'articolo 2, comma 123, della legge finanziaria n. 191 del 2009, ai pagamenti annuali cui sarebbe tenuta la Provincia autonoma di Bolzano, dal momento che il nuovo penitenziario costituisce opera pubblica dello Stato, realizzata con finanziamenti erogati dalla Provincia per conto dello Stato.

Interrogazione sulla nomina del nuovo capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria

(3-03248) (06 aprile 2022)

Balboni, Ciriani. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            lo scorso 9 marzo 2022 il Consiglio superiore della magistratura ha approvato, a maggioranza, la delibera con la quale si disponeva il collocamento fuori ruolo del dottor Carlo Renoldi, magistrato ordinario che ha conseguito la V valutazione di professionalità, al momento in servizio presso la Corte di cassazione in qualità di consigliere, atto finalizzato alla sua nomina a capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della giustizia;

            in data 17 marzo 2022, il Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro in indirizzo, ha deliberato la nomina a capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria;

            tale nomina ha suscitato non poche perplessità e reazioni, manifestate sin da subito da alcuni componenti dello stesso Consiglio superiore della magistratura (a margine dell'approvazione della citata delibera del 9 marzo) che al riguardo hanno evidenziato prese di posizione del dottor Renoldi in tema di carcere duro per i mafiosi nonché di ergastolo ostativo, posizioni discutibili tali da rendere tale scelta molto "divisiva";

            analoghi dubbi sono stati manifestati nelle scorse settimane non solo da parte di diversi sindacati di Polizia penitenziaria, tra cui il SAPPE, che, come si apprende dalla stampa, ha inviato sia al Ministro che al massimo vertice del CSM, la richiesta di riconsiderare la nomina, esprimendo perplessità sulle dichiarazioni rese dal dottor Renoldi in ordine ad un'attenuazione o demolizione del "regime del 41-bis", ma anche da diverse forze politiche, in primis "Fratelli d'Italia", che in diverse sedi e in più occasioni, anche in Senato, ne ha già messo in discussione l'opportunità politica;

                    considerato che:

            lo scorso 15 marzo presso la 2a Commissione permanente (Giustizia) del Senato, in sede di audizione sullo stato di attuazione del PNRR, il Ministro in indirizzo, a fronte di specifica domanda, ha invitato a giudicare l'operato del capo del DAP sul campo, con ciò rinviando ad una sorta di giudizio ex post sul profilo del nuovo capo del DAP che, al contrario, avrebbe dovuto essere fatto ex ante;

            questa scelta ha determinato l'emersione di un dibattito che tuttora non è placato, ponendo importanti e non trascurabili questioni di carattere etico oltre che giuridico, rispetto alla strategia che il Governo intende perseguire nell'amministrazione della politica carceraria, delineando un indebolimento degli strumenti dispositivi e operativi in un comparto così delicato;

            tutto ciò avviene, peraltro, in un contesto oramai perdurante di carenze strutturali, di adeguate garanzie e di risorse di supporto operativo alle forze di Polizia penitenziaria, contesto che rischia di venire ulteriormente deteriorato,

            si chiede di sapere:

            quali siano state le caratteristiche professionali specifiche che hanno determinato la scelta del dottor Renoldi come capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e, con riferimento al rinvio della valutazione sull'opportunità della scelta al suo operato, auspicato dallo stesso Ministro quali strumenti e procedure di verifica siano previste nel corso del suo mandato e quali provvedimenti potrebbero essere adottati ove le riserve illustrate trovassero conferma;

            se il Ministro in indirizzo non ritenga che sarebbe preferibile individuare la figura da destinare al vertice del DAP all'interno del corpo della Polizia penitenziaria, espressione certa di professionalità e competenza nel delicato e complesso comparto carcerario.

Interrogazione sui benefici carcerari e le comunicazioni tra detenuti e famiglie

(3-03247) (06 aprile 2022)

Mirabelli, Malpezzi, Ferrari, Biti, Collina, Cirinnà, D'Arienzo, Marcucci, Rossomando. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            le drammatiche condizioni di sovraffollamento in cui vive la popolazione carceraria, come noto, hanno procurato all'Italia nel corso degli anni diverse condanne da parte della Corte europea dei diritti dell'uomo, a partire dal 2009. In particolare nel 2013, causa Torreggiani e altri c. Italia, la CEDU ha condannato il nostro Paese e lo ha invitato a provvedere, entro due anni, con misure deflattive, a ripristinare condizioni vivibili nelle carceri. Tuttavia, superata l'iniziale deflazione, nel 2020 in Italia si contavano nuovamente 61.000 detenuti a fronte di 47.000 posti effettivi. Attualmente sono presenti 54.615 detenuti nonostante una capienza effettiva di 47.736 posti regolamentari;

            la mancanza strutturale di adeguati spazi ha giocato un ruolo particolarmente significativo durante la pandemia e, contestualmente alle scarse condizioni igieniche all'interno delle strutture, ha reso difficile il rispetto dei protocolli sanitari, primo fra tutti il distanziamento sociale. A fronte della drammatica crisi epidemiologica da COVID-19 il contesto carcerario si è da subito rivelato particolarmente esposto al virus. Pertanto, con l'intento di contenere il diffondersi dell'epidemia, le carceri sono state chiuse a tutti gli accessi esterni, sono state sospese le attività formative, i laboratori e soprattutto i colloqui in presenza con i familiari;

            a seguito delle restrizioni, che hanno portato l'aggravarsi del persistente stato di isolamento sociale dei detenuti, sono esplose violente proteste in diversi istituti penitenziari del nostro Paese nelle quali sono morte 14 persone e andate distrutte alcune sezioni;

            per garantire, quindi, maggiori contatti con le famiglie è stato aumentato il numero di telefonate a disposizione per ogni detenuto, passando da un contatto settimanale a una telefonata al giorno, ed inoltre è stata introdotta la possibilità di effettuare chiamate tramite "Skype";

            rilevato che allo scopo di fronteggiare le diverse criticità emerse, nonché allo scopo di contenere l'aumento dei contagi, gli articoli 28, 29 e 30 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, hanno introdotto misure in deroga in materia di licenze premio per i detenuti in regime di semilibertà, durata straordinaria dei permessi premio e modalità di detenzione domiciliare. Misure che, da ultimo, con il decreto-legge 30 dicembre 2021, n. 228, recante Disposizioni urgenti in materia di termini legislativi, sono state prorogate al 31 dicembre 2022,

            si chiede di sapere:

            se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno, mediante proprie iniziative, consentire ai detenuti in regime di semilibertà, che nel corso degli ultimi due anni hanno goduto delle licenze premio di cui all'articolo 52 della legge 26 luglio 1975, n. 354, con durata superiore ai 45 giorni e che abbiano tenuto una condotta rispettosa di tutti gli obblighi imposti loro e abbiano altresì dimostrato un comportamento tale da far ritenere raggiunto un loro pieno recupero, di continuare a godere di tali licenze anche oltre la data del 31 dicembre 2022;

            se non ritenga opportuno, inoltre, disporre, mediante atti di propria competenza, l'introduzione di misure volte ad innalzare la detrazione di pena di cui all'articolo 54 in materia di liberazione anticipata, per i detenuti che negli ultimi due anni abbiano dato prova di piena partecipazione all'opera di rieducazione, allo scopo di favorire da un lato il loro reinserimento nella società e dall'altro l'adozione di misure deflattive relativamente alla popolazione carceraria richieste al nostro Paese in diverse occasioni dalla Corte europea dei diritti dell'uomo;

            se, alla luce dell'adozione di nuove forme di comunicazioni telematiche tra i detenuti e i familiari, non ritenga opportuno mantenere tali forme di comunicazioni e incentivarne l'utilizzo anche in occasione di interventi per la formazione dei detenuti medesimi, garantendo tuttavia l'utilizzo di piattaforme che garantiscano elevati standard di sicurezza;

            se non ritenga opportuno provvedere ad un significativo investimento per le attività di formazione in carcere, attività fondamentali ai fini dell'attuazione della finalità rieducativa della pena ai sensi dell'articolo 27 della Costituzione.

Interrogazione sulla dotazione di pistole ad impulsi elettrici per gli agenti della Polizia penitenziaria

(3-03241) (06 aprile 2022)

Pillon, Emanuele Pellegrini, Pepe, Urraro. - Al Ministro della giustizia -

                    Premesso che:

            a partire dal 2018, Ministro dell'interno pro tempore Salvini aveva dato avvio ad una sperimentazione per l'utilizzo da parte delle forze dell'ordine delle pistole ad impulsi elettrici (taser), ritenendole un supporto importante per quanti lavorano ogni giorno per garantire la sicurezza e l'ordine pubblico;

            con grande soddisfazione, l'impegno è stato mantenuto e le forze dell'ordine sono state dotate di dispositivi a conduzione elettrica: quasi 5.000 taser sono stati distribuiti su tutto il territorio nazionale;

            nella fornitura non sono però stati inclusi gli agenti della Polizia penitenziaria, che quotidianamente, purtroppo, subiscono aggressioni dai detenuti all'interno delle strutture penitenziarie;

            già con precedente atto di sindacato ispettivo (interrogazione 4-03075, presentata dalla sen. Erika Stefani il 1° aprile 2020), i parlamentari del Gruppo Lega Salvini premier hanno esposto il disagio denunciato dai sindacati di Polizia penitenziaria relativamente alle aggressioni subite dagli agenti nello svolgimento del proprio lavoro;

            è solo grazie all'elevata professionalità e all'alto senso del dovere se gli agenti penitenziari riescono a riportare l'ordine all'interno delle strutture carcerarie e ad evitare peggiori conseguenze a persone o cose;

            gli agenti penitenziari sono con troppa frequenza vittime di aggressioni ed è fondamentale per la loro incolumità che vengano loro garantite tutele e strumenti idonei;

            ad oggi per gli agenti della Polizia penitenziaria non è prevista la dotazione dei taser, ma sarebbe importante rivalutare questa decisione,

            si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non ritenga opportuno dotare il personale della Polizia penitenziaria di idonei strumenti per difendersi dalle aggressioni internamente alle strutture carcerarie, quali i dissuasori elettrici (taser), anche solo ed esclusivamente nei casi in cui si trovino costretti ad affrontare aggressioni e al fine di salvaguardare la propria incolumità.

 

Allegato B

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Accoto, Barachini, Battistoni, Bellanova, Bini, Bongiorno, Borgonzoni, Bossi Umberto, Casolati, Cattaneo, Centinaio, Cerno, Ciriani, Cucca, De Carlo, De Poli, Di Marzio, Errani, Fazzolari, Floridia, Garavini, Grassi, Iori, Lomuti, Lupo, Marinello, Merlo, Messina Assunta Carmela, Moles, Monti, Morra, Napolitano, Nastri, Nisini, Pichetto Fratin, Pisani Giuseppe, Pittella, Pucciarelli, Ronzulli, Segre, Sileri e Vanin.

.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Girotto, per attività della 10ª Commissione permanente; Arrigoni, Castiello, Fazzone, Magorno e Urso, per attività del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica; Bottici e Piarulli, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità "Il Forteto"; Alfieri, Marino, Rauti e Verducci, per partecipare a un incontro internazionale.

Sono considerati in missione, ai sensi dell'art. 108, comma 2, primo periodo, del Regolamento, i senatori: Barboni, Biti, Iwobi, Pazzaglini e Pergreffi.

Disegni di legge, annunzio di presentazione

Senatore Grasso Pietro

Modifiche alla legge 20 giugno 2003, n. 140, in materia di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione (2578)

(presentato in data 06/04/2022);

senatori Toffanin Roberta, Floris Emilio, Gallone Maria Alessandra, Sciascia Salvatore, Perosino Marco, Papatheu Urania Giulia Rosina, Rizzotti Maria, Ronzulli Licia, Serafini Giancarlo, De Bonis Saverio, Damiani Dario, Barachini Alberto, Ferro Massimo, Mallegni Massimo, Tiraboschi Maria Virginia, Paroli Adriano

Disposizioni in materia di revisione della disciplina dell'ISEE (2579)

(presentato in data 06/04/2022);

senatori Salvini Matteo, Romeo Massimiliano, Pillon Simone, Tosato Paolo, Faggi Antonella, Montani Enrico, Saponara Maria, Candiani Stefano, Calderoli Roberto, Arrigoni Paolo, Alessandrini Valeria, Augussori Luigi, Bagnai Alberto, Bergesio Giorgio Maria, Borghesi Stefano, Bossi Simone, Briziarelli Luca, Bruzzone Francesco, Campari Maurizio, Candura Massimo, Cantu' Maria Cristina, Casolati Marzia, Corti Stefano, De Angelis Fausto, Doria Carlo, Ferrero Roberta, Fregolent Sonia, Fusco Umberto, Grassi Ugo, Iwobi Tony Chike, Lucidi Stefano, Lunesu Michelina, Marin Raffaella Fiormaria, Marti Roberto, Mollame Francesco, Ostellari Andrea, Pazzaglini Giuliano, Pellegrini Emanuele, Pepe Pasquale, Pergreffi Simona, Pianasso Cesare, Pirovano Daisy, Pisani Pietro, Pittoni Mario, Pizzol Nadia, Riccardi Alessandra, Ripamonti Paolo, Rivolta Erica, Siri Armando, Sudano Valeria, Testor Elena, Urraro Francesco, Vallardi Gianpaolo, Vescovi Manuel, Zuliani Cristiano

Norme in materia di contrasto alla surrogazione di maternità (2580)

(presentato in data 07/04/2022);

DDL Costituzionale

senatori Craxi Stefania Gabriella Anastasia, Modena Fiammetta, Mallegni Massimo

Istituzione di una Convenzione costituente per la revisione della parte II della Costituzione (2581)

(presentato in data 07/04/2022).

Disegni di legge, assegnazione

In sede redigente

2ª Commissione permanente Giustizia

Sen. Boldrini Paola ed altri

Disposizioni in materia di parità di trattamento delle persone che sono state affette da patologie oncologiche (2548)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro), 10ª (Industria, commercio, turismo), 12ª (Igiene e sanità)

(assegnato in data 06/04/2022).

In sede referente

2ª Commissione permanente Giustizia

Dep. Bruno Bossio Vincenza

Modifiche alla legge 26 luglio 1975, n. 354, al decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203, e alla legge 13 settembre 1982, n. 646, in materia di divieto di concessione dei benefici penitenziari nei confronti dei detenuti o internati che non collaborano con la giustizia (2574)

previ pareri delle Commissioni 1ª (Affari Costituzionali), 5ª (Bilancio), 6ª (Finanze e tesoro)

C.1951 approvato in testo unificato dalla Camera dei deputati (T.U. con C.3106, C.3184, C.3315)

(assegnato in data 06/04/2022).

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Ministro dello sviluppo economico, con lettera del 4 aprile 2022, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 148 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 - lo schema di decreto ministeriale concernente la ripartizione per l'anno 2022 del fondo derivante dalle sanzioni amministrative irrogate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato da destinare ad iniziative a vantaggio dei consumatori (n. 379).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 10ª Commissione permanente, che esprimerà il parere entro 20 giorni dall'assegnazione.

Governo, trasmissione di documenti e assegnazione

Il Presidente del Consiglio dei ministri, con lettera in data 7 aprile 2022, ha inviato, ai sensi degli articoli 7, comma 2, lettera a), e 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196, il Documento di economia e finanza 2022 (Doc. LVII, n. 5). Alla sezione II del Documento è allegata la nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui al comma 4 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009.

Con la medesima lettera, il Presidente del Consiglio dei ministri ha altresì trasmesso la relazione ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243 (Doc. LVII, n. 5 - Annesso).

Al Documento sono allegati:

il rapporto sullo stato di attuazione della riforma della contabilità e finanza pubblica, di cui all'articolo 3 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 5 - Allegato I);

il documento sulle spese dello Stato nelle regioni e nelle province autonome, di cui al comma 10 dell'articolo 10 della legge n. 196 del 2009 (Doc. LVII, n. 5 - Allegato II);

la relazione sui fabbisogni annuali di beni e servizi della pubblica amministrazione e sui risparmi conseguiti con il sistema delle convenzioni Consip, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 (Doc. LVII, n. 5 - Allegato III).

Il Documento è deferito, ai sensi dell'art. 125-bis del Regolamento, alla 5a Commissione permanente e, per il parere, a tutte le altre Commissioni permanenti e alla Commissione parlamentare per le questioni regionali. Le Commissioni si esprimeranno in tempo utile affinché la Commissione Bilancio riferisca all'Assemblea nella seduta di mercoledì 20 aprile 2022.

Governo, trasmissione di atti e documenti

La Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 7 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni, la comunicazione concernente il conferimento di incarico di funzione dirigenziale di livello generale alla dottoressa Daniela Mastrofrancesco, nell'ambito del Ministero dell'interno.

Il Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, con lettera in data 4 aprile 2022, ha inviato, ai sensi dell'articolo 15, comma 2-ter, del decreto legislativo 15 luglio 2015, n. 112, la relazione sullo stato di attuazione dei contratti di programma tra il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e Rete ferroviaria italiana Spa, riferita al contratto di programma 2016-2021 - parte servizi e al contratto di programma 2017-2021 - parte investimenti, aggiornata al 31 dicembre 2020.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 8a Commissione permanente (Doc. CXCIX, n. 4).

Petizioni, annunzio

Sono state presentate le seguenti petizioni deferite, ai sensi dell'articolo 140 del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni permanenti, competenti per materia.

Il signor Giovanni Di Salvo da Miano (Napoli) chiede:

una revisione organica delle disposizioni in materia di università (Petizione n. 1070, assegnata alla 7a Commissione permanente);

una disciplina sistematica del complesso di norme giuridiche relative alla materia della clinica legale e istituzione dell'Albo nazionale degli enti e dei clinici legali (Petizione n. 1071, assegnata alla 2a Commissione permanente);

il signor Luciano Greco da Fuscaldo (Cosenza), alla luce della situazione emergenziale legata al conflitto in Ucraina e alla conseguente opportunità di riduzione dei consumi di determinate materie prime, chiede l'adozione di provvedimenti volti a ridurre la popolazione carceraria e, in generale, il numero di persone che frequentano le case circondariali (Petizione n. 1072, assegnata alla 2a Commissione permanente);

la signora Francesca Grassi da Taranto chiede che le somme percepite a titolo di invalidità riconosciuta non vengano considerate ai fini delle soglie stabilite per l'erogazione del reddito di cittadinanza (Petizione n. 1073, assegnata alla 11a Commissione permanente);

il signor Sandro Mastropasqua da Poggio Moiano (Rieti) chiede che non si proceda all'invio di materiale bellico all'Ucraina (Petizione n. 1074, assegnata alle Commissioni permanenti riunite 3a e 4a);

il signor Alessio Tezza da Rovereto (Trento) e numerosi altri cittadini chiedono disposizioni urgenti in materia di superbonus 110% e, in particolare, in merito alla cessione dei crediti edilizi (Petizione n. 1075, assegnata alla 6a Commissione permanente);

il signor Renato Lelli da Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona) chiede disposizioni urgenti in materia di immigrazione stagionale con riferimento ai braccianti agricoli e ai fenomeni di caporalato (Petizione n. 1076, assegnata alla 9a Commissione permanente).

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 1° al 7 aprile 2022)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 141

RIZZOTTI: sulla situazione dell'Associazione Italiana Alberghi per la Gioventù (4-06758) (risp. GARAVAGLIA, ministro del turismo)

SANTILLO ed altri: sulle problematiche nella gestione amministrativa del Comune di Casoria (Napoli) (4-04869) (risp. SCALFAROTTO, sottosegretario di Stato per l'interno)

Mozioni

ARRIGONI, ROMEO, PEPE, PAZZAGLINI, BERGESIO, RUFA, ZULIANI, SUDANO, ALESSANDRINI, BRIZIARELLI, URRARO, LUCIDI, RICCARDI, FAGGI, RIPAMONTI, CAMPARI, MONTANI, PIANASSO, CANDURA, TOSATO, AUGUSSORI, DORIA, LUNESU, CANTU', PELLEGRINI Emanuele, SAPONARA, FERRERO, TESTOR - Il Senato,

premesso che:

l'Unione europea si è impegnata raggiungere la neutralità climatica al 2050;

tra le opzioni della decarbonizzazione è prevista l'elettrificazione spinta dei consumi finali dall'attuale quota del 22 per cento al 55 per cento entro il 2050;

l'Unione europea chiede una rapida e ambiziosa attuazione di piani di investimento per l'idrogeno elaborati dagli Stati membri come elemento fondamentale per la transizione energetica della UE;

è necessario contenere il costo dell'energia per assicurare la tenuta del comparto industriale e sociale del Paese;

la recente crisi in Ucraina ha reso ancora più necessario avere un sistema energetico nazionale sicuro, stabile e largamente indipendente;

è evidente che tali obiettivi non potranno essere raggiunti facendo affidamento alle sole fonti rinnovabili, anche a causa della non programmabilità del fotovoltaico e dell'eolico;

considerato che:

il nucleare è stato inserito dalla Commissione UE nella tassonomia come una tecnologia sostenibile;

l'energia elettrica importata dall'Italia da Francia, Svizzera, Austria e Slovenia, pari a circa il 13 per cento dei consumi nazionali, è in prevalenza prodotta da tecnologia nucleare;

l'Agenzia internazionale per l'energia (IEA) ha messo in risalto che per raggiungere le emissioni nette di gas serra pari a zero entro il 2050 sarà necessario incrementare la quota di energia nucleare a livello globale, dato confermato anche da uno studio prodotto dall'Ufficio parlamentare francese per la valutazione scientifica e tecnologica;

secondo l'Intergovernmental panel on climate change, l'organismo scientifico intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, le emissioni da produzione elettronucleare sono pari a 12 grammi di anidride carbonica per kilowattora di elettricità, simile ai valori registrati per l'energia eolica, mentre i pannelli solari per produzione fotovoltaica arrivano a un valore di 41 grammi per kilowattora per installazioni domestiche e 48 grammi per kilowattora per i parchi solari;

nel mondo esistono attualmente 437 reattori in operazione, una sessantina in costruzione e molti altri in progettazione avanzata;

nell'Unione europea sono attualmente in funzione 103 reattori nucleari, 4 in costruzione e 7 in progetto e nel mix energetico europeo la generazione nucleare rappresenta circa il 26 per cento del totale con circa 732 terawattora all'anno;

l'energia nucleare rappresenta un'alternativa low carbon agli altri combustibili fossili ed è un componente critico dei mix energetici di tutti gli Stati europei;

la Francia che possiede il maggior numero di reattori nucleari (56) è la nazione in Europa che presenta, insieme ai Paesi scandinavi, la minore intensità di carbonio nella produzione elettrica (misurata in grammi equivalenti di anidride carbonica per chilowatt all'ora);

l'Italia ha abbandonato definitivamente il nucleare dopo i referendum che hanno fatto seguito agli incidenti nucleari di Chernobyl del 1986 e di Fukushima del 2011 senza però riflettere sulla sicurezza relativa delle diverse fonti di energia; secondo uno studio dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica e di "Forbes" che ha calcolato il numero di morti per miliardo di kilowattora di energia prodotta: il nucleare risulta infatti la fonte di energia più sicura a fronte del carbone, di gran lunga il meno sicuro, seguito da petrolio, biomasse, gas naturale, idroelettrico, solare ed eolico;

l'Italia è circondata da centrali nucleari presenti in Spagna, Francia, Svizzera e Slovenia con 13 centrali collocate a meno di 200 chilometri dai confini italiani;

Paesi come Francia, Gran Bretagna, Finlandia, Stati Uniti, Polonia, Cina, Russia e India stanno continuando ad investire nella produzione di energia da fissione;

importanti aziende italiane, come Exor che nel 2021 ha ottenuto uno dei maggiori contributi positivi investendo in due società canadesi attive nel ciclo dell'uranio, investono nell'energia nucleare fuori dai confini nazionali portando all'estero capitali che potrebbero creare ricchezza e lavoro in Italia;

nel mondo sono in fase di sviluppo e industrializzazione una trentina di modelli di small modular reactor , nuovi reattori nucleari di piccola taglia basati sulla tecnologia light water reactor di III generazione provata, nota e a maggiore sicurezza intrinseca, che in virtù delle loro ridotte dimensioni e modularità garantiscono una migliore e più agevole localizzazione rispetto ai tradizionali impianti nucleari; inoltre, attraverso semplificazioni di progetto e prefabbricazione negli stabilimenti, consentono la riduzione dei tempi di costruzione, la capacità di abbattere drasticamente la quantità del rifiuto finale e la possibilità di essere utilizzati in modo flessibile come integrazione delle reti con impianti rinnovabili per correggere l'intermittenza che oggi ne pregiudica il pieno e continuo utilizzo e quindi essere un supporto alla stabilità della rete elettrica;

la Francia ha dedicato 470 milioni di euro per attività di ricerca e sviluppo di tali reattori modulari di piccola taglia;

su questi nuovi reattori del futuro scommettono anche Stati Uniti, Cina e Russia oltre a nuovi protagonisti come l'Argentina e il Sud Africa;

atteso che:

la crisi energetica che l'Italia sta vivendo è un fenomeno strutturale e non transitorio, esacerbato da due anni di pandemia e dalla recente crisi in Ucraina, che potrà essere affrontato solo ricorrendo all'utilizzo di un insieme di risorse che possano garantire una transizione energetica sostenibile anche da un punto di vista sociale ed economico;

il nucleare è ritenuta la tecnologia che, combinata alle rinnovabili, nel medio-lungo termine consentirà di perseguire gli obiettivi di decarbonizzazione con emissioni nette zero al 2050 e allo stesso tempo permetterà sia di rispondere alla domanda sempre crescente di energia elettrica per la progressiva elettrificazione dei consumi, sia di garantire un sistema energetico sicuro e stabile nonché di produrre idrogeno senza emissioni,

impegna il Governo:

1) a favorire il dibattito sull'energia dell'atomo, in particolare per quello di ultima generazione, basato su rigore scientifico;

2) a favorire una campagna di informazione oggettiva al fine di evitare opposizioni preconcette con la consapevolezza che il problema dell'accettazione sociale rappresenta una tappa essenziale per la realizzazione di qualsivoglia impianto energetico;

3) a sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare di ultima generazione, oltre che alla fusione nucleare già oggi praticata da ENEA con aspettative però di lungo termine;

4) a recuperare il divario tecnologico favorendo collaborazioni e scambi di personale scientifico qualificato con Paesi dal riconosciuto know how in ambito nucleare, rilanciando corsi universitari di ingegneria e fisica nucleare;

5) a favorire la partecipazione a progetti internazionali e europei, anche mediante collaborazione diretta con Francia alla luce del trattato bilaterale;

6) a definire una nuova strategia nazionale sul nucleare ed un piano nazionale che contempli un mix bilanciato fra tutte le fonti energetiche al fine di ridurre la nostra vulnerabilità e dipendenza dall'import di energia, emerse ormai con evidenza e con crescente preoccupazione agli occhi di tutti i cittadini italiani.

(1-00474)

ROMEO, BRIZIARELLI, CANTU', LUCIDI, RIPAMONTI, RIVOLTA, DORIA, PEPE, URRARO, PELLEGRINI Emanuele, CANDURA, ARRIGONI, AUGUSSORI, CAMPARI, FAGGI, TOSATO, LUNESU, RICCARDI, ALESSANDRINI, PIANASSO, ZULIANI, PERGREFFI, FERRERO, CANDIANI, TESTOR, SAPONARA, PISANI Pietro - Il Senato,

premesso che:

la legge n. 125 del 2008 ha istituito sull'intero territorio italiano la missione denominata "Strade sicure", che ha iniziato ad operare dal 4 agosto 2008;

la missione si articolava inizialmente su 3.000 unità dell'Esercito italiano, per operare, a disposizione dei prefetti, nello svolgimento di servizi di vigilanza a siti ed obiettivi sensibili, ovvero per svolgere compiti di perlustrazione e pattugliamento congiuntamente alle forze di polizia;

unitamente a tali obiettivi, la missione nel corso degli anni è intervenuta, con compiti di presidio, per operare in occasione di situazioni emergenziali come il sisma sull'isola di Ischia e nell'area etnea della provincia di Catania, per far fronte agli eventi meteorologici che hanno interessato la provincia di Belluno e per fortificare le attività di controllo nella "terra dei fuochi";

va altresì ricordato come la missione abbia avuto un ruolo operativo anche in occasione di specifici eventi come l'Expo 2015, il Giubileo straordinario tra il 2015 e il 2016 e il vertice G20 del 2021;

durante l'emergenza pandemica iniziata nel febbraio 2020, per assolvere a specifici compiti conseguenti alla gestione di tale fase, il dispositivo della missione "Strade sicure" è stato integrato di ulteriori 253 unità tramite il decreto-legge n. 18 del 2020 ("cura Italia"); tale dispositivo è stato ulteriormente integrato di 500 unità con il decreto-legge n. 34 del 2020 ("decreto rilancio");

considerato che, la legge di bilancio per il 2021 (legge n. 178 del 2020) ha previsto l'organizzazione quantitativa e temporale del dispositivo della missione secondo il seguente schema: a) 7.050 unità fino al 30 giugno 2021; b) 6.000 unità dal 1° luglio 2021 al 30 giugno 2022; c) 5.000 unità dal 1° luglio 2022 al 31 dicembre 2022;

la legge di bilancio per il 2022 (legge n. 234 del 2021) ha prorogato l'impiego di quest'ultimo contingente di 5.000 unità sino al 31 dicembre 2023, ed ha inoltre prorogato la scadenza al 31 marzo 2022 del contingente di 753 unità disposto durante l'emergenza COVID;

la missione si è dimostrata un importante dispositivo di controllo del territorio, contribuendo ad un'attività di deterrenza anche nei confronti della microcriminalità, oltre che un significativo supporto nella gestione del fenomeno migratorio;

come certificato dal documento approvato dalla IV Commissione permanente (Difesa) della Camera dei deputati il 30 luglio 2020, a conclusione dell'indagine conoscitiva sulle condizioni del personale militare impiegato nell'operazione "Strade sicure", i risultati conseguiti dall'inizio dell'operazione (nel periodo di analisi 2008-2019) sono estremamente significativi, con circa 50.000 persone denunciate, arrestate o poste in stato di fermo; circa 5 milioni sono stati i controlli a persone e automezzi cui sono scaturiti sequestri di 1.191 armi, 2 tonnellate di droga e circa 490.000 articoli contraffatti;

valutato infine che gli attuali scenari, con la ripresa dei flussi migratori a Sud, sulla rotta mediterranea, e a Nordest, lungo la rotta balcanica, anche facilitati dall'arrivo della stagione estiva, non consentono un alleggerimento del dispositivo della missione, che nei fatti attenua e supporta l'onere del controllo e della gestione del territorio alle forze di polizia,

impegna il Governo:

1) a ristabilire, sino al 31 dicembre 2022, il contingente di 753 unità disposto durante l'emergenza COVID;

2) a ripristinare, sino al 31 dicembre 2023, le 1.050 unità che hanno smesso di operare il 30 giugno 2021;

3) a procrastinare, infine, sino al 31 dicembre 2023, la riduzione da 6.000 a 5.000 unità prevista per il 30 giugno 2022.

(1-00475)

PIRRO, CASTELLONE, MAUTONE, PISANI Giuseppe, GUIDOLIN, RUSSO, LANZI, DE LUCIA, CORBETTA, LEONE, PAVANELLI, GAUDIANO, RICCIARDI, TRENTACOSTE, PRESUTTO, CROATTI, ROMANO, LOREFICE - Il Senato,

premesso che:

la Missione Salute del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell'individuare gli obiettivi dell'investimento "Case della Comunità e presa in carico della persona", volti a far fronte al processo di invecchiamento della popolazione italiana e alla quota incrementale di persone anziane con patologie croniche o non autosufficienti, mira ad aumentare il volume delle prestazioni rese in assistenza domiciliare fino a prendere in carico, entro la metà del 2026, il 10 per cento della popolazione di età superiore ai 65 anni;

attualmente, solo il 3,2 per cento delle persone fragili riceve cure domiciliari e, secondo i dati divulgati da "Italia Longeva", solo il 3 per cento delle persone over 65 riceve cure domiciliari, a fronte di un numero totale di tre milioni di persone che necessiterebbero delle cure continuative. In particolare: poco più del 10 per cento (15 miliardi di euro circa) della spesa sanitaria è destinato a piani di long term care, di questi, solo l'1,3 per cento (2,3 miliardi di euro) è destinato a cure domiciliari, con un contributo a carico delle famiglie stimato attorno ai 76 milioni di euro;

secondo la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche mancano in Italia oltre 60.000 infermieri e "senza una soluzione alla carenza di organico chi rischia di più è l'assistenza, ma anche l'applicazione del PNRR che punta tutto sull'assistenza territoriale"; allo stesso modo anche le stime di "SalutEquità" evidenziano che nei prossimi anni la carenza di personale sanitario sarà calcolabile in circa venticinquemila medici e oltre sessantatremila infermieri e che "si avvertirà soprattutto sul territorio dove il fabbisogno dei soli infermieri di famiglia e comunità [?] è stato quantificato per rispondere alle esigenze del PNRR in almeno 20-30 mila unità";

considerato che:

il Servizio Sanitario Nazionale garantisce alle persone non autosufficienti o in condizioni di fragilità, l'assistenza sanitaria a domicilio, attraverso l'erogazione delle prestazioni mediche, riabilitative, infermieristiche e di aiuto infermieristico necessarie e appropriate in base alle specifiche condizioni di salute della persona (art. 22 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 12 gennaio 2017, relativo ai Livelli Essenziali di Assistenza);

l'art. 22 del citato decreto articola l'assistenza domiciliare secondo quattro livelli caratterizzati da un grado crescente di complessità del bisogno e di intensità dell'intervento necessario. I pazienti ADI più complessi possono disporre infatti di prestazioni professionali di tipo medico, infermieristico e riabilitativo, accertamenti diagnostici, fornitura dei farmaci, di dispositivi medici e di preparati per nutrizione artificiale;

nel definire l'assistenza domiciliare, lo schema di decreto per la riforma dell'assistenza territoriale trasmesso dal Ministero della salute alle Regioni reca una descrizione meno dettagliata delle cure domiciliari rispetto al cosiddetto decreto LEA prevedendo un elenco "aperto" di elementi necessari per le cure domiciliari base e integrate (ADI I, II e III livello) e la funzione del personale sanitario che le opera: "trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l'assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, con patologie in atto o esiti delle stesse, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana";

seppur le cure domiciliari rappresentano uno dei setting assistenziali più importanti della rete territoriale, ad oggi l'assistenza domiciliare è vista quasi sempre come coincidente con le sole prestazioni sanitarie e sociosanitarie erogate tramite l'assistenza domiciliare integrata (ADI) senza considerarne l'integrazione esistente con le attività di telemonitoraggio e l'insieme delle terapie salvavita (ventilazione meccanica, nutrizione artificiale, ossigenoterapia, dialisi domiciliare), imprescindibili per il mantenimento domiciliare del paziente e per garantirgli una migliore condizione di vita;

attualmente le cosiddette terapie salvavita sono acquistate dalle stazioni appaltanti delle Regioni attraverso modalità diverse (accordo quadro, gara aperta) per ogni porzione dell'esigenza assistenziale del paziente, con l'effetto di erogare prestazioni qualitativamente e quantitativamente differenti a pazienti con la medesima patologia. In tale contesto, l'onere organizzativo delle prestazioni ricade sul caregiver, spesso anziano, del paziente complesso, il quale dovrà relazionarsi con un fornitore di prestazioni e servizi diversi per ogni aspetto assistenziale;

la Conferenza Stato-Regioni il 4 agosto 2021 ha sancito l'intesa sul documento recante "Proposta di requisiti strutturali, tecnologici e organizzativi minimi per l'autorizzazione all'esercizio e requisiti ulteriori per l'accreditamento delle cure domiciliari", prevedendo l'attuazione di modelli di accreditamento in ogni Regione entro un anno dalla data di sottoscrizione dell'atto. Ad oggi, tuttavia, solo la Lombardia e il Lazio hanno introdotto un modello ADI basato sull'accreditamento degli erogatori;

nonostante quanto previsto dall'intesa Stato-Regioni del 4 agosto scorso, che individua la necessità di un sistema tariffario unico nazionale, risulta ad oggi assente un nomenclature di prestazioni e prodotti in grado di uniformare gli standard qualitativi delle cure domiciliari in tutto il territorio nazionale e non esiste un'unica tariffa per ogni tipologia di attività;

una recente analisi condotta dall'Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, intitolata "Analisi del paziente fragile nel contesto del Servizio Sanitario Nazionale" ha evidenziato come l'adozione a livello nazionale di un modello di accreditamento delle cure domiciliari garantirebbe un risparmio di oltre quattro miliardi di euro nei prossimi dieci anni, efficientando la presa in carico dei pazienti e riducendo le differenze di trattamento,

impegna il Governo:

1) a prevedere, negli atti di riforma del sistema sanitario territoriale, una definizione di cure domiciliari comprensiva di tutte le tipologie di servizi e prestazioni erogate ai pazienti domiciliari;

2) a favorire la predisposizione da parte delle Regioni di un modello di presa in carico che garantisca ai pazienti un'integrazione di tutte le prestazioni fornite su base domiciliare in capo ad un unico soggetto erogatore, in modo da agevolare l'aderenza terapeutica del paziente ed efficientarne l'organizzazione della presa in carico;

3) ad adottare misure per garantire che tutte le Regioni adempiano nel più breve tempo possibile alla predisposizione dei modelli di accreditamento previsti dall'intesa della Conferenza Stato-Regioni del 4 agosto 2021;

4) a predisporre un unico nomenclatore di prestazioni e servizi domiciliari che renda uniformi gli standard qualitativi delle cure domiciliari e a prevedere un'unica tariffa per ogni tipologia di attività sanitaria e sociosanitaria offerta, garantendo qualità e controllo della spesa attraverso una standardizzazione della tipologia di servizio, al fine di superare le profonde disomogeneità regionali che limitano l'accesso alle cure in base al luogo di residenza;

5) a intraprendere misure specifiche per contrastare la carenza di personale medico e sanitario dedicato alle cure domiciliari.

(1-00476)

CANTU', ROMEO, FREGOLENT, AUGUSSORI, DORIA, LUNESU, MARIN, TOSATO, PELLEGRINI Emanuele, PIANASSO, RIVOLTA, ZULIANI, BERGESIO, CAMPARI, ALESSANDRINI, ARRIGONI, PERGREFFI, RICCARDI, LUCIDI, BRIZIARELLI, TESTOR, PISANI Pietro - Il Senato,

premesso che:

il 31 marzo 2022 è terminato lo stato di emergenza deliberato dal Consiglio dei ministri il 31 gennaio 2020 e successivamente prorogato nei termini in relazione all'emergenza epidemiologica da COVID-19;

le varie proroghe e i due anni ed oltre di emergenza non hanno fatto sì che si provvedesse a tutelare alcune posizioni che per le loro fragilità avrebbero dovuto maggiormente sensibilizzare l'attenzione del Governo in materia di prevenzione, sicurezza e protezione in particolare dei lavoratori in possesso del riconoscimento di disabilità con connotazione di gravità (art. 3, comma 3, della legge n. 104 del 1992) e dei lavoratori in possesso di certificazione attestante una condizione di rischio derivante da immunodepressione o da esiti di patologie oncologiche o in conseguenza dello svolgimento di terapie salvavita, nonché dei lavoratori esclusi dall'obbligo vaccinale sulla base di idonea certificazione medica legittimante l'esenzione dalla vaccinazione anti SARS-CoV-2;

il decreto-legge n. 24 del 2022 non ha neppure preso in considerazione per la parte afferente alla sanità il dissesto di sistema che si è venuto a creare in questi due anni di pandemia da più parti valutato in oltre 5 miliardi di euro di mancate risorse riconosciute alle Regioni in parte corrente, lasciando al PNRR la rigidità imposta dall'Europa con una priorità maggiore data ai progetti non conforme alle esigenze di upgrading tecnologico che deve essere contestuale alla messa in sicurezza e a norma antisismica delle strutture, il che purtroppo non consente né di colmare le lacune del SSN in materia infrastrutturale né tantomeno le carenze di risorse umane e strumentali essenziali per il rafforzamento delle attività di prevenzione, il recupero dei ritardi nelle cure delle patologie non COVID e il potenziamento delle cure territoriali e domiciliari, secondo i nuovi standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi di cui alla bozza di decreto ministeriale in corso di perfezionamento;

considerato il deficit strutturale, nonostante il dettato generale della norma, in materia di controlli che non si possono limitare alle sole previsioni del cosiddetto CIS (contratto istituzionale di sviluppo) di natura prettamente formale e procedimentale, rilevando la necessità di introdurre un sistema puntuale di valutazione, tracciabilità e controllo degli interventi e progetti a missione 6 del PNRR che dovrebbe essere agganciato alla previsione dell'ecosistema dati sanitari di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 4 del 2022;

onde assicurare le necessarie coperture si suggerisce di riconoscere alle Regioni flessibilità nell'utilizzo delle risorse in parte corrente e a investimento, con garanzia di coerente allocazione negli impieghi e negli esiti mediante controlli stringenti alla stregua del modello dell'ecosistema dati sanitari sull'effettiva finalizzazione a garanzia nel tempo di efficace contrasto di inappropriatezze, sprechi e disfunzioni;

posto che gli obiettivi della missione 6 del PNRR non possono realizzarsi se disgiunti da un contestuale percorso di adeguamento gestionale delle aziende sanitarie e delle relative articolazioni ospedaliere e territoriali, appare indispensabile introdurre a norma di legislazione ordinaria correttivi normativi atti a rafforzare in qualità e quantità il personale operante nelle strutture anche di emergenza urgenza preospedaliera ed ospedaliera per un reale potenziamento del monte ore di risorsa umana effettivamente in grado di superare la fase emergenziale per poi essere a regime nella nuova normalità valorizzando il know how competenziale e professionale già disponibile anche per accelerare il processo formativo dei nuovi assunti nella fase emergenziale;

allo scopo, non essendo il momento di disperdere competenze, conoscenze ed esperienze qualificate, si suggerisce per tutto il periodo di vigenza del PNRR: a) di mantenere la possibilità di conferire financo oltre i limiti di età gli incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a dirigenti medici, veterinari e sanitari nonché al personale del ruolo sanitario del comparto sanità, collocati in quiescenza, anche ove non iscritti al competente albo professionale in conseguenza del collocamento a riposo, nonché agli operatori socio-sanitari collocati in quiescenza; b) di superare le incompatibilità di cui all'articolo 4, comma 7, della legge n. 412 del 1991, e all'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, rendendo possibile la libera professione (che non deve eccedere il limite del 25 per cento del monte orario complessivo e deve essere autorizzata dal datore di lavoro prioritariamente nella struttura di appartenenza ovvero per il cittadino o nei confronti dei medici di famiglia nonché presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie della rete) aperta a tutti gli operatori delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge n. 43 del 2006 con rapporto di lavoro dipendente presso le aziende sanitarie locali ed ospedaliere, gli IRCCS pubblici nonché gli altri enti e strutture del SSN; c) in attesa della messa a regime del riordino del sistema preospedaliero ed ospedaliero di emergenza urgenza secondo il modello di cui al disegno di legge n. 2153, presentato presso il Senato della Repubblica nella presente Legislatura, al fine di colmare le carenze stimate complessivamente su base nazionale in almeno 4.000 medici e 10.000 infermieri, escludere disparità dispositive e penalizzazioni nel percorso lavorativo degli operatori sanitari che lavorano nella medicina d'urgenza e rianimazione in punto di istituti legati alle indennità accessorie o equivalenti (tenuto conto dei carichi di lavoro rispetto alle altre attività e specializzazioni trattandosi di professioni usuranti, che danno poco spazio alla carriera, con turnistica logorante senza un vero e proprio riconoscimento sostitutivo compensativo sì da assicurare trattamenti economici sovrapponibili per quantità e qualità di performance prestazionali rese) atte a valorizzare e non discriminare il personale operante presso il sistema preospedaliero ed ospedaliero di livello dirigenziale e non dirigenziale, medico, infermieristico, tecnico e soccorritore con rapporto di lavoro dipendente o convenzionato ovvero di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, così come dovendosi assicurare pari regole in materia di libera professione della dirigenza sanitaria anche per le specializzazioni di medicina d'urgenza tanto in attività extraospedaliera (attualmente SET 118) che nelle unità operative di medicina d'urgenza, pronto soccorso e più in generale nei dipartimenti di emergenza urgenza e accettazione (DEA), superando differenti trattamenti e discipline in materia di incompatibilità ed esclusività; d) nonché di elevare temporaneamente il limite anagrafico per l'accesso all'elenco nazionale di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 171 del 2016, a 68 anni in materia di conferimento di incarichi di direzione generale,

impegna il Governo, per tutto il periodo di vigenza del PNRR e nell'ambito delle risorse disponibili a legislazione vigente:

1) ad assumere iniziative volte a prorogare le misure previste a tutela dei lavoratori fragili, di cui fra l'altro all'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020 nonché dei lavoratori esclusi dall'obbligo vaccinale avuto riguardo alle previsioni di cui al comma 7 dell'articolo 4 del decreto-legge n. 44 del 2021;

2) a mantenere la possibilità di conferire anche oltre i limiti di età incarichi di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, a dirigenti medici, veterinari e sanitari nonché al personale del ruolo sanitario del comparto sanità, collocati in quiescenza, anche ove non iscritti al competente albo professionale in conseguenza del collocamento a riposo, nonché agli operatori socio-sanitari collocati in quiescenza;

3) a superare, almeno in via sperimentale, le incompatibilità di cui all'articolo 4, comma 7, della legge n. 412 del 1991, e all'articolo 53 del decreto legislativo n. 165 del 2001, rendendo possibile la libera professione (che non deve eccedere il limite del 25 per cento del monte orario complessivo e deve essere autorizzata dal datore di lavoro prioritariamente nella struttura di appartenenza ovvero per il cittadino o nei confronti dei medici di famiglia nonché presso le strutture sanitarie e socio sanitarie della rete) aperta a tutti gli operatori delle professioni sanitarie di cui all'articolo 1 della legge n. 43 del 2006 con rapporto di lavoro dipendente presso le aziende sanitarie locali ed ospedaliere, gli IRCCS pubblici nonché gli altri enti e strutture del SSN;

4) ad escludere disparità giuridiche ed economiche per i professionisti dei servizi territoriali e ospedalieri di emergenza urgenza in punto di istituti legati alle indennità accessorie o equivalenti atte a valorizzare e non discriminare il personale operante presso il sistema preospedaliero ed ospedaliero di emergenza urgenza di livello dirigenziale e non dirigenziale, medico, infermieristico, tecnico e soccorritore con rapporto di lavoro dipendente o convenzionato ovvero di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, così come in materia di libera professione della dirigenza sanitaria anche per le specializzazioni di medicina d'urgenza tanto in attività extraospedaliera (attualmente SET 118) che nelle unità operative di medicina d'urgenza, pronto soccorso e più in generale nei DEA superandosi disparità di norme in materia di incompatibilità ed esclusività, garantendo eque prospettive di carriera e di trattamento economico anche mediante misure compensative in forma di indennità specifiche per gli operatori dei servizi di emergenza urgenza (oltre che di assistenza e tutele legali, protezione dagli episodi di aggressione e violenza sui luoghi di lavoro) variabili per quantità e qualità di performance prestazionali rese in ragione dell'impatto della turnistica e del carico di lavoro e delle condizioni di pressione e logoramento psicofisico intrinseco alle attività svolte;

5) ad elevare temporaneamente il limite anagrafico per l'accesso all'elenco nazionale di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 171 del 2016, a 68 anni in materia di conferimento di incarichi di direzione generale;

6) ad introdurre un sistema puntuale di valutazione, tracciabilità e controllo degli interventi e progetti a missione 6 del PNRR agganciato alla previsione dell'ecosistema dati sanitari di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 4 del 2022, atto a coniugare le opere di messa a norma e sicurezza anche antisismica delle strutture con la dotazione nei relativi reparti e servizi ospedalieri di strumentazione tecnologica up to day, mediante rilevazione complessiva da rendere prioritaria senza ulteriore indugio per darne contezza nel successivo step di verifica e monitoraggio dello stato di attuazione del PNRR sulla base di griglia di dotazione essenziale per le attività di prevenzione diagnosi e cure secondo standard aggiornati rispetto ai parametri indicati nel decreto ministeriale n. 70 del 2015, con adeguamento tecnologico a massimo di 5 anni quale parametro di sostituzione necessitata in presenza di nuove tecnologie superiormente validate;

7) a riconoscere alle Regioni flessibilità nell'utilizzo delle risorse in parte corrente e a investimento, ferma la corretta allocazione negli impieghi e negli esiti mediante controlli stringenti alla stregua del modello dell'ecosistema dati sanitari sull'effettiva finalizzazione, a garanzia nel tempo del contrasto di inappropriatezze, sprechi e disfunzioni ma anche degli investimenti in risorse umane e strumentali indispensabili anche per rispondere ai nuovi standard delle cure territoriali di cui alla bozza di decreto ministeriale in corso di perfezionamento, consentendo il ripianamento straordinario dei maggiori costi sostenuti durante lo stato di emergenza sanitaria per tutto il periodo di attuazione della missione 6 del PNRR;

8) a prevedere, in sede di revisione e trasparenza dell'accreditamento e del convenzionamento delle strutture di cui all'adottanda legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, che a tutti i contratti e a tutti i singoli accordi ai sensi dell'articolo 8-quinquies del decreto legislativo n. 502 del 1992 si applica il sistema di valutazione quanti qualitativa, monitoraggio e controllo delle prestazioni erogate in regime di servizio sanitario nazionale nell'interesse dell'utenza di cui all'articolo 21 del decreto-legge n. 4 del 2022 consentendo l'abrogazione del comma 14, primo periodo, dell'articolo 15 del decreto-legge n. 95 del 2012, per il conseguente abbattimento delle liste di attesa con nuove regole di ingaggio degli erogatori tenuti a condividere effettivamente le agende e in tempo reale (pubblicate on line) e remunerati per una fetta parte in ragione del pieno abbattimento delle liste di attesa (con obiettivo principale l'azzeramento delle inappropriatezze) modello negoziale che si integra con le nuove regole di ingaggio dei medici di medicina generale per l'effettivo sviluppo dell'assistenza territoriale nel SSN e con la valorizzazione della libera professione all'interno del SSN;

9) ad assicurare che le disposizioni citate vengano attuate nei limiti delle risorse disponibili autorizzate a legislazione vigente e in ragione e per l'effetto nell'ambito della disciplina di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge n. 35 del 2019, e nel rispetto delle risorse annualmente stanziate per l'assistenza specialistica ambulatoriale e per l'assistenza ospedaliera.

(1-00477)

Interrogazioni

MANTOVANI, PELLEGRINI Marco, D'ANGELO, DONNO, RICCIARDI, GAUDIANO, CASTALDI, CORBETTA, TRENTACOSTE, LANZI, VANIN, NATURALE, PESCO, ROMANO, PISANI Giuseppe, CIOFFI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

si apprende da organi di stampa che nel pomeriggio di mercoledì 30 marzo 2022, la pagina web dell'Agenzia delle entrate e Riscossione, dell'Agenzia Dogane e Monopoli ha subito un blocco, così come il portale del Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze e, infine, quello della Ragioneria generale dello Stato;

da quanto emerso nelle ore successive, la causa del down improvviso dei siti e dei servizi informatici, secondo SOGEI S.p.A., che gestisce dati e servizi per la pubblica amministrazione, in particolare per il Ministero dell'economia e delle finanze e per le Agenzie fiscali, e il cui data center è situato in zona Laurentina, quadrante sud di Roma, andrebbe ricercata in una caduta di tensione dell'impianto elettrico che ha mandato in tilt i sistemi;

AReti, la società del gruppo ACEA, che svolge attività di distribuzione dell'energia elettrica nella Capitale, a sua volta, ha diramato una nota in seguito al guasto, spiegando che "si è verificato un cosiddetto "buco di tensione", che ha interessato la rete elettrica che alimenta le utenze della zona Cecchignola. Si tratta di "fenomeni transitori della durata di frazioni di secondo", che rientrano tra i disturbi ammessi sulla rete elettrica di distribuzione. AReti sta collaborando con i tecnici SOGEI per gli approfondimenti sul caso"";

il blocco dei portali web di SOGEI avrebbe prodotto notevoli disagi, causando l'interruzione di una serie di servizi che si appoggiano alla sua infrastruttura: dalla fattura elettronica col sistema di interscambio (SDI) alla ricetta elettronica, al sistema tessera sanitaria, dalla rete del gioco legale (a SOGEI si appoggia il totalizzatore nazionale, che registra in tempo reale le puntate) al sito "Italia domani", per monitorare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, dall'Anagrafe della popolazione residente, alle piattaforme per l'APP di contact tracing "Immuni" e il green pass, dalle incombenze tributarie per i contribuenti al sito del "Computer security incident response team" italiano (CSIRT);

in data 1° aprile 2022, alle ore 14:00, a 48 ore dal blackout, SOGEI ha comunicato in una nota che "a seguito del problema tecnico che ha riguardato la rete elettrica, la totalità dei servizi erogati è stata ripristinata" e "che non sono stati in alcun modo persi né alterati dati e informazioni;

tuttavia, secondo quanto riportato dall'agenzia "Wired Italia", l'Autorità garante per la protezione dei dati, il 31 marzo scorso, ha chiesto informazioni a SOGEI in merito a quanto accaduto, inviando una richiesta;

l'Agenzia delle entrate, dal canto suo, con una nota, ha specificato che dal comunicato diffuso da SOGEI relativamente al guasto, si evince che i cali di tensione non hanno soltanto tolto alimentazione agli impianti, ma hanno causato veri e propri "danneggiamenti", che hanno evidentemente determinato problemi hardware gravosi al data center coinvolto. Ciò ha portato offline i servizi per alcune ore, impedendo l'espletamento di pratiche anche urgenti con un conseguente e inevitabile rinvio dei termini di prescrizione e degli adempimenti fiscali a favore dei contribuenti;

considerato che:

il data center di SOGEI costituisce, in sostanza, la piattaforma digitale dell'amministrazione pubblica;

a SOGEI, infatti, fanno capo, a titolo meramente esemplificativo e non esaustivo, il monitoraggio della spesa sanitaria (Tessera sanitaria, Fascicolo sanitario Elettronico, Ricetta elettronica, Anagrafe Nazionale degli Assistiti) l'Anagrafe della popolazione residente, le piattaforme per l'app di contact tracing "Immuni" e il green pass, i sistemi per la Ragioneria generale dello Stato. SOGEI conduce, inoltre, il Sistema Informativo della Fiscalità per il Dipartimento Finanze, il Sistema doganale e le piattaforme di gioco per l'Agenzia delle dogane e dei monopoli;

l'incidente non è certamente da considerarsi un caso isolato, ma rientra in un contesto molto più ampio, legato alle ataviche e irrisolte problematiche di arretratezza sul fronte tecnologico e digitale del Paese;

nel corso dell'audizione tenutasi in Commissione Affari Costituzionali e Lavori Pubblici del Senato, in data 29 luglio 2020, nell'ambito dell'esame del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, recante "Misure urgenti per la semplificazione e l'innovazione digitale", l'amministratore delegato di SOGEI S.p.A., dottor Andrea Quacivi, affermava che SOGEI è una garanzia di solidità e fattività, in grado di garantire una infrastruttura altamente affidabile, non solo per la gestione della stessa, ma anche quale soggetto che può fornire un contributo di competenza per realizzare l'interoperabilità dei sistemi informativi e delle basi di dati delle pubbliche amministrazioni;

SOGEI dichiara sul proprio sito web che "tutte le soluzioni proposte [dalla società] prevedono il servizio di Disaster Recovery dei componenti di business che fornisce la certezza, ai clienti e ai loro utenti, di poter riprendere le attività produttive in caso di disastro che colpisca il sito primario";

l'Agenzia per l'Italia Digitale (AgID) ha avviato e concluso, in conformità con quanto previsto dalla circolare 1/2019 e dal Piano triennale, il censimento del patrimonio ICT (Information and Communication Technology) della Pubblica Amministrazione con l'obiettivo di rilevare lo stato delle infrastrutture IT della PA e acquisire informazioni essenziali per dar vita al processo di razionalizzazione dei data center della PA italiana e di adozione del modello cloud e da tale censimento il data center di SOGEI è stato classificato come data center di classe A;

l'evento disastroso descritto ha consentito di constatare, invece, la vulnerabilità e l'inaffidabilità dell'infrastruttura facente capo a SOGEI;

in un'ottica di prevenzione, nei confronti di un evento che si verifica molto frequentemente nei data center, non c'è stata la opportuna e adeguata resilienza,

si chiede di sapere:

quali siano le cause della mancata resilienza di SOGEI, che, in presenza di eventi disastrosi, non permettono di farvi fronte, evitando i disservizi e garantendo la continuità operativa, e se il Ministro in indirizzo ritenga vi siano delle responsabilità da attribuire alla farraginosa macchina amministrativa interna;

quali iniziative si intenda adottare, al fine di porre rimedio rapidamente alle carenze di SOGEI S.p.A. e rendere concretamente il data center di SOGEI resiliente e, di conseguenza, classificabile in classe A;

se non ritenga che vada rinnovato l'apparato manageriale di SOGEI;

se non ritenga che le competenze informatiche in queste strutture debbano essere remunerate a livelli di mercato;

se non ritenga che il data center di SOGEI vada declassificato fino ad nuova certificazione da parte di AgID.

(3-03254)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

RICHETTI, MASINI, GRIMANI - Al Ministro della transizione ecologica. - Premesso che:

la crisi dei prezzi dell'energia, esplosa ancor di più a seguito dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, ha causato effetti negativi per famiglie e imprese a causa dell'insostenibile aumento del costo di gas ed elettricità;

l'Italia, infatti, produce quasi il 50 per cento dell'energia elettrica tramite gas naturale, di cui ogni anno ne importa dalla Russia circa 30 miliardi di metri cubi (circa il 40 per cento delle importazioni totali), cifra che è andata progressivamente ad aumentare negli ultimi anni a causa della mancata applicazione della SEN (Strategia Energetica Nazionale) del 2017;

alla luce dei fatti delle ultime settimane, appare quindi necessario affrancarsi velocemente dalle importazioni di gas russo e non dipendere più da contesti geopolitici instabili e regimi poco affidabili per il proprio approvvigionamento;

l'Italia si è attivamente impegnata a raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e phase-out del carbone entro il 2025, ma bisogna essere consapevoli che l'indipendenza dal gas russo comporta necessariamente, pur solamente nel breve periodo, dei costi non certo trascurabili anche dal punto di vista ambientale;

si calcola che nel giro di qualche mese si possa sostituire il 36 per cento dell'energia elettrica attualmente prodotta tramite gas con energia prodotta a carbone, utilizzando tutta la potenza attiva installata sul territorio italiano e riavviando solo temporaneamente gli impianti in via di dismissione;

in aggiunta, risulta necessario aumentare le importazioni di gas naturale liquefatto (GNL), il quale richiede, non solo lo sblocco dei progetti di rigassificatori fermi da diverso tempo (Gioia Tauro e Porto Empedocle), ma anche l'acquisto o il noleggio immediato di rigassificatori galleggianti per una capacità complessiva di circa 10-15 miliardi di metri cubi annui;

infine, si evidenzia che sarebbe possibile aumentare la capacità di trasporto dei gasdotti esistenti nel Mediterraneo,

si chiede di sapere:

quali iniziative siano state intraprese per rendere l'Italia indipendente dalle importazioni di gas russo e quando si ritenga che tale obiettivo sarà raggiunto;

se si preveda, nel breve periodo, di aumentare la produzione delle centrali a carbone.

(3-03252)

GIARRUSSO, PARAGONE, DE VECCHIS - Al Ministro dell'interno. - Premesso che, per quanto risulta agli interroganti:

in data 9 febbraio 2022, durante l'orario di apertura al pubblico nel ristorante denominato "Paradiso - Domus Pinsa" di Velletri (Roma) e mentre si trovavano all'interno, oltre ai clienti a cena, anche circa 80 persone in piedi in una sala di 500 metri quadri per la consumazione di un aperitivo, si sarebbero introdotti in massa, all'interno del locale, agenti delle forze dell'ordine;

in particolare, le forze dell'ordine avrebbero bloccato il servizio di ogni reparto del ristorante per il controllo dei documenti di riconoscimento e dei green pass di tutti i clienti presenti;

il proprietario del ristorante avrebbe chiesto invano alle forze dell'ordine il mandato di perquisizione o di controllo; gli agenti per oltre due ore si sarebbero dedicati all'identificazione dei clienti presenti all'interno del locale, tra cui molti bambini, mentre un cordone di agenti delle forze dell'ordine in tenuta antisommossa avrebbe bloccato ogni via d'uscita del locale spaventando di fatto i commensali;

per i controlli sarebbero stati impegnati circa 30 unità tra agenti della DIGOS, agenti di polizia in tenuta anti sommossa e Carabinieri;

rilevato che, da quanto si evince dalla denuncia presentata dall'amministratore del ristorante alla Procura di Roma in data 11 febbraio 2022, gli agenti delle forze dell'ordine si sarebbero rifiutati di esibire non solo il mandato di perquisizione, ma anche i tesserini identificativi di coloro che emettevano il verbale,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se non intenda, nell'ambito delle proprie attribuzioni, attivare le procedure ispettive e conoscitive previste dall'ordinamento, per appurare se non vi siano stati pressioni psicologiche, intimidazioni, abusi di potere verso i clienti presenti nel locale (tra cui diversi bambini), nonché l'interruzione del servizio al pubblico durante l'orario lavorativo.

(3-03253)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

DESSI' - Al Ministro dell'interno. - Premesso che:

notizie di stampa riferiscono che, nella mattinata di ieri 6 aprile 2022, i Carabinieri avrebbero effettuato una perquisizione all'interno dei locali della sede nazionale dell'Unione sindacale di base (USB) a Roma in via dell'Aeroporto, a seguito di una telefonata anonima, che segnalava la presenza di un'arma all'interno dei locali;

le due pattuglie di Carabinieri intervenute avrebbero rinvenuto immediatamente, all'interno di uno dei bagni, una pistola, esattamente nel posto indicato dalla segnalazione anonima;

l'arma è stata rinvenuta nella cassetta dell'acqua dello scarico in un bagno riservato al pubblico: pare perciò evidente all'interrogante che colui che ha effettuato la segnalazione o è un "curioso" che va ad infilare le mani negli sciacquoni dei bagni, o è lui stesso l'autore del posizionamento dell'arma;

in considerazione della "precisissima" segnalazione ricevuta dalle forze dell'ordine, l'interrogante ritiene singolare che si sia proceduto all'inutile perquisizione della sede sindacale e che non si siano, invece, immediatamente concentrate le indagini sul soggetto che ha effettuato la telefonata anonima;

l'Unione sindacale di base ha ritenuto l'irruzione dei Carabinieri una provocazione e con una nota pubblicata subito dopo l'evento ha denunciato con forza "l'inaudita irruzione dei carabinieri", "la chiara ed evidente macchinazione contro un sindacato conflittuale, una messa in scena che fa a comodo a molti, troppi", con l'evidente intento di "screditare un'intera organizzazione e le moltitudini di lavoratori, disoccupati, di precari, di senza casa che la supportano";

l'episodio appare all'interrogante grave. Esso sembra, ricordando nelle modalità tanti fatti accaduti nel passato, la classica costruzione di una falsità, atta a criminalizzare e ad intimorire un sindacato che, in questa fase, insieme ad altri partiti e movimenti della società civile, lotta contro la guerra a favore della vera pace e si è apertamente schierato contro l'invio delle armi in Ucraina;

a parere dell'interrogante, al fine di scongiurare la creazione di un pericoloso clima di tensione, occorre fare piena luce su quanto accaduto,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti descritti e se e come intenda attivarsi, per quanto di competenza, per raccogliere ogni elemento e informazione utile a comprendere appieno la vicenda.

(4-06899)

PORTA - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

i Comites, istituiti con la legge n. 205 del 1985 e profondamente riorganizzati con la legge n. 286 del 2003, sono organismi di rappresentanza delle comunità italiane all'estero nei confronti delle rappresentanze diplomatico - consolari italiane. Essi, inoltre, "previa intesa con le autorità consolari, possono rappresentare istanze della collettività italiana residente nella circoscrizione consolare alle autorità e alle istituzioni locali, con esclusione delle questioni che attengono ai rapporti tra gli Stati" (art. 1, comma 4, legge n. 286 del 2003). Di conseguenza, "le rappresentanze diplomatico - consolari rendono partecipe il Comitato degli incontri ufficiali con le autorità locali sulle questioni di interesse della comunità rappresentata, con esclusione di quelle che attengono ai rapporti tra Stati" (art. 1, comma 5, legge n. 286 del 2003);

in coerenza con tale funzione di rappresentanza e tutela delle comunità verso le autorità locali e di interlocuzione con esse sulle questioni di interesse comunitario, sia pure per il tramite delle autorità consolari, al fine di garantirne l'autonomia di determinazione e di iniziativa, l'art. 5, comma 4, della richiamata legge n. 286 del 2003 sancisce la non eleggibilità oltre che dei "dipendenti dello Stato italiano che prestano servizio all'estero, ivi compresi il personale a contratto", anche di "coloro che detengono cariche istituzionali e i loro collaboratori salariati";

in completa contraddizione con il quadro richiamato è l'assetto del Comites dell'Uruguay, unico organismo di rappresentanza della comunità italiana nel Paese, il cui Presidente, oltre a non avere fatto nei termini prescritti, in qualità di membro del Consiglio generale degli Italiani all'estero, la prescritta opzione per uno degli organismi, determinando con il suo comportamento l'invalidità degli atti adottati dall'organismo irregolarmente costituito, è anche un parlamentare nazionale nelle file del Partito Nacional per la legislatura 2020-2025, in qualità di supplente sia per la Camera che per il Senato;

nell'ordinamento costituzionale dell'Uruguay, diversamente da quello italiano, ogni candidato può indicare un elenco di supplenti che in caso di elezione, possono realmente sostituirlo sia nel lavoro d'aula che di commissione, oltre che nell'esercizio dell'iniziativa legislativa, ricevendo una regolare retribuzione per il lavoro svolto;

considerato che:

nel caso indicato, la mancata osservanza della norma sulla ineleggibilità a componente del Comites e, a maggior ragione, sulla impossibilità di ricoprirne la carica di Presidente, da parte di un eletto al Parlamento nazionale metterebbe colui che ricopre il doppio incarico nella paradossale condizione di essere interlocutore di se stesso ogni volta che l'organismo intenda sollevare questioni vitali per la comunità italiana, inerenti alle politiche sociali, ai diritti civili, alle condizioni di lavoro, alle politiche formative e di integrazione e così via, depotenziando il ruolo e la credibilità dello stesso organismo;

la consultazione dei siti ufficiali del Parlamento nazionale uruguayano conferma in modo trasparente e inoppugnabile che il Presidente del Comites di Montevideo ha partecipato a riunioni di assembla, riunioni di commissioni e che ha presentato proposte di legge nel Parlamento uruguayano, ricevendo una regolare retribuzione per le giornate di attività legittimamente prestate in qualità di supplente;

la condizione di ineleggibilità, peraltro, si estende anche a un'altra componente del Comites di Montevideo, che è contemporaneamente consigliera comunale, sempre per il Partito Nacional, di una municipalità importante come quella di Florida, insidiando il profilo di piena legalità dell'organismo rappresentativo;

la trasposizione di logiche di parte del panorama politico locale è evidentemente divisiva in un organismo che dalla sua unitarietà ricava la sua forza e la sua credibilità e dannosa quando, andando al di là di legittimi orientamenti personali, determina la cristallizzazione di posizioni di maggioranza-opposizione nell'ambito di organismi istituzionali, appesantendone il clima interno e condizionandone l'autonomia nelle scelte e nell'iniziativa,

si chiede di sapere quali indicazioni il Ministro in indirizzo intenda dare alle autorità diplomatico-consolari, affinché la vita del Comites dell'Uruguay sia riportata alla piena legalità e alla sua normalità democratica, in considerazione anche del fatto che le eccezioni di ineleggibilità sollevate da alcuni eletti, pur avanzate nella riunione di insediamento, come la legge prevede, e nelle successive riunioni dell'organismo, sono state finora eluse dalla maggioranza interna e non adeguatamente considerate dagli stessi rappresentanti consolari presenti.

(4-06900)

LANNUTTI, GIANNUZZI, LEZZI, ANGRISANI, MORRA, LA MURA - Ai Ministri della difesa e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

nelle scorse settimane numerosi media, in particolare molti ed informatissimi servizi di Pinuccio, l'inviato di "Striscia la Notizia", la trasmissione in onda su Canale 5 ideata da Antonio Ricci, hanno riportato la notizia di una trattativa per la compravendita, poi non realizzata, di navi da guerra e sommergibili tra le aziende italiane Leonardo e Fincantieri e il Governo della Colombia, nella quale avrebbero avuto un ruolo da intermediario, insieme ad altri (come lo studio legale americano Robert Allen Law), l'ex presidente del Consiglio dei ministri Massimo D'Alema;

l'operazione si sarebbe dovuta concludere entro il 31 marzo, come dimostrerebbe un documento di Fincantieri, il "Memorandum of understanding" (MOU), rivelato dal quotidiano "La Verità", documento firmato il 27 gennaio 2022 dal direttore generale della Divisione navi militari Giuseppe Giordo (adesso sospeso dal suo incarico), e veicolato da Fincantieri tramite Giancarlo Mazzotta, ex sindaco azzurro di Carmiano (comune del Salento sciolto per mafia);

in particolare, nella vendita da 4 miliardi di euro di mezzi militari alla Colombia da parte di Fincantieri e Leonardo, «4 corvette Fcx30 e due sommergibili classe Trachinus prodotti da Fincantieri e di alcuni aerei M346», per l'addestramento dei piloti, prodotti da Leonardo, con 80 milioni di euro di possibili provvigioni per i mediatori, l'Amministratore delegato, Alessandro Profumo, audito in 4a Commissione permanente (Difesa) del Senato il 6 aprile 2022, ha risposto, tra l'altro, alle domande dei senatori: "Si tratta di 'success fee' che vengono pagate esclusivamente quando il contratto si è concluso ed è stato erogato il pagamento, ossia quando la società ha incassato";

all'indomani della stesura del MOU, avvenuta a Bogotà, Fincantieri avrebbe chiesto di interloquire attraverso mail istituzionali e di conoscere la catena decisionale e di trasmettere tutte le informazioni a Giordo, facendo riferimento, appunto, all'accordo del 27 gennaio;

nel documento citato tra Fincantieri e i colombiani, come scrive "La Verità", vengono indicati gli obiettivi realistici, che lasciano intendere come fosse vicina la conclusione della trattativa: "Viene chiesto al governo colombiano di precisare i passi istituzionali da compiere e i tempi di approvazione, essendo questa informazione molto importante per consentire all'azienda partecipata al 70% dal governo italiano (Fincantieri) di rispettare la normativa anti-corruzione imposta dal governo italiano";

viene inoltre puntualizzato che sia Fincantieri sia Leonardo, per non violare la normativa sulla trasparenza, "devono fornire evidenza dei contatti instaurati", anche perché la chiusura dell'accordo dovrà essere annunciata al mercato;

Fincantieri si dice pronta a rispettare le scadenze del 31 marzo 2022 (firma del contratto) e l'inizio del finanziamento a maggio 2022, purché il Governo colombiano riesca a seguire tutti i tempi dell'iter. A garantire la copertura finanziaria dell'operazione sarebbe stata la Sezione speciale per l'Assicurazione del Credito all'Esportazione (SACE), controllata totalmente da Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., a sua volta controllata per l'83 per cento dal Ministero dell'economia. SACE avrebbe dovuto fornire una lettera di preautorizzazione a favore del Governo della Colombia, quale soggetto finanziabile, il segnale che l'accordo, tramite la controllata SACE, era veramente ad un passo. Infatti, il 3 febbraio 2022 proprio la SACE risponde a Fincantieri, sottolineando di "non vedere l'ora di partecipare a questa transazione", documento firmato da Daniela Cataudella, managing director, e Cristina Morelli, capo dell'export finance. Le due manager nella comunicazione "privata e confidenziale" avrebbero confermato che l'acquirente può finanziare parzialmente la fornitura tramite un credito all'esportazione coperto appunto da SACE, con il Ministero delle finanze colombiano che agisce da garante dell'operazione;

considerato che da quanto emerso da articoli e interviste, vi sarebbe la conferma che già da alcuni mesi vi sarebbero state delle interlocuzioni tra Fincantieri, Leonardo e la Colombia, che avrebbero però percorso un doppio binario: da una parte il Governo italiano, attivato e coinvolto da Leonardo e Fincantieri e, dall'altra, una mediazione condotta da altri soggetti, sempre per conto delle due aziende italiane;

considerato infine che:

nei giorni scorsi Stellantis ha rimborsato con un anno di anticipo, il prestito da 6,3 miliardi di euro erogato a marzo 2020 da Intesa Sanpaolo a FCA Italy, garantito all'80 per cento da SACE, che a fronte della garanzia pubblica, con condizioni particolarmente favorevoli, FCA si era impegnata ad usare le risorse per pagare fornitori e personale degli stabilimenti italiani e "gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali";

soprattutto in una fase così delicata dello scenario internazionale, non possono esserci ombre sia sull'operato delle industrie italiane delle armi e della difesa, che sulle ambiguità delle competenze e sui ruoli interni ed esterni delle suddette aziende pubbliche, ma soprattutto sull'impegno economico di SACE, sulla cui trasparenza non vi debbono essere dubbi,

si chiede di sapere:

quali iniziative intenda assumere il Governo nei confronti delle aziende Leonardo e Fincantieri al fine di appurare se le stesse stessero realmente conducendo trattative con il Governo colombiano per la vendita di assetti da guerra, se avessero informato e richiesto assistenza ai livelli istituzionali competenti, quale sia l'effettivo ruolo dei mediatori italiani in questa vicenda;

in base a quali criteri, il 3 febbraio 2022 SACE avrebbe risposto a Fincantieri, sottolineando di "non vedere l'ora di partecipare a questa transazione", nel documento già citato;

chi abbia autorizzato tale copertura assicurativa e se il Governo non ritenga tali condotte, che impegnano le garanzie pubbliche, conformi alle regole di rigore e massima chiarezza, più che doverose nella gestione di SACE, che all'interrogante appare non sempre trasparente.

(4-06901)

GRANATO - Al Ministro della giustizia. - Premesso che a quanto risulta all'interrogante:

il giudice monocratico del Tribunale di Napoli nord, ha emesso, in data 11 marzo 2022, un'ordinanza nei confronti di V. M. contenente la misura cautelare del divieto di avvicinamento, per una distanza pari ad almeno 300 metri, alla signora L. D. R.;

da quanto appreso dall'interrogante, il pubblico ministero, a seguito delle querele della persona offesa, aveva richiesto al giudice l'applicazione delle misure cautelari del divieto di dimora nel comune di Giugliano in Campania e del divieto di avvicinamento a D. R., imputando a M. la commissione del reato di stalking, di cui all'articolo 612-bis del codice penale (rubricato "atti persecutori"); ai sensi del comma 1 del suddetto articolo, la configurazione di tale reato è prevista con condotte reiterate di minaccia o molestia, tali da cagionare "un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita";

nell'ordinanza citata, in cui si enucleano i particolari della condotta tenuta da M., il giudice ha ritenuto che la misura cautelare del divieto di dimora nel comune di Giugliano in Campania fosse sproporzionata, non essendo ancora definito il quadro indiziario di riferimento; dall'altra parte, ritendendola invero proporzionata, è stata disposta la misura cautelare del divieto di avvicinamento alla persona offesa;

valutato che:

sovente, fatti di cronaca riportano una stretta correlazione tra lo stalking e il femminicidio; molte donne vittime di violenza privata e atti persecutori, infatti, avevano in precedenza denunciato gli abusi e le angherie subite, non riuscendo tuttavia ad ottenere provvedimenti limitativi della libertà del perseguitante risultati, in seguito, efficaci;

a parere dell'interrogante, dunque, occorre agire al più presto per incrementare il grado di incisività delle misure cautelari che possono essere disposte dall'autorità giudiziaria in via preventiva, onde evitare l'aggravamento, spesse volte preludio di esiti fatali, della situazione;

secondo recenti dati diffusi dal Servizio analisi criminale della Direzione centrale della Polizia criminale riportati da "Rainews" in relazione ai reati contro le donne in Italia, "i reati spia nel 2021 hanno fatto registrare una diminuzione rispetto al 2019 (da 41.799 a 39.166). Ma, allargando lo sguardo invece negli ultimi 4 anni, rispetto al 2018, i dati dello scorso anno indicano invece un aumento dei reati di stalking (+18%), maltrattamenti contro familiari e conviventi (+30%) e violenza sessuale (2%)"; secondo la Direzione, dunque, "i numeri confermano la necessità di riservare alla violenza di genere la massima attenzione, non solo nella prevenzione e nel contrasto, ma anche nel supporto alle vittime e nelle campagne informative mirate a rimuovere quegli ostacoli socio-culturali che, prevedibilmente, faranno sì che il fenomeno persista anche nel prossimo futuro";

considerato, inoltre, che una recente sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (15 luglio 2021), che ha suscitato un ampio dibattito al livello dell'opinione pubblica, ha stabilito che il reato di stalking non possa ritenersi un'aggravante nel caso di omicidio commesso dopo l'esecuzione di condotte persecutorie poste in essere dall'agente nei confronti della persona offesa, in quanto quest'ultimo si configurerebbe quale reato complesso,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo, nell'ambito delle proprie competenze, non reputi opportuno intervenire al fine di incrementare il livello di tutela personale delle persone offese, in primo luogo delle donne, nell'ambito delle misure cautelari che possono essere disposte in relazione alle imputazioni per il reato di stalking (art. 612-bis del Codice penale), considerato il principale "reato-spia" nei casi di femminicidio.

(4-06902)

PEPE - Ai Ministri dello sviluppo economico e della transizione ecologica. - Premesso che:

la città di Maratea, in provincia di Potenza, conosciuta come la "Perla del Tirreno" è l'unico comune della regione Basilicata ad affacciarsi sul mar Tirreno e, col suo paesaggio costiero e montano insieme, rappresenta una delle principali mete turistiche dell'Italia meridionale;

più volte insignita della prestigiosa "Bandiera Blu", per le acque incontaminate, Maratea ha conquistato anche le "cinque vele", riconoscimento assegnato da Legambiente e dal Touring club italiano;

in virtù di ciò, appare sempre più evidente la necessità di perseguire ogni utile sforzo per valorizzare l'indiscusso patrimonio ambientale e migliorare la qualità dei servizi balneari, la maggior parte dei quali è a conduzione familiare, che nel tempo hanno necessitato di investimenti degni di nota e che, a causa della riforma del regime delle concessioni demaniali marittime, a seguito dell'adozione da parte dello Stato italiano della Direttiva servizi del 2006/123/CE (nota come "Direttiva Bolkestein"), rischiano di cedere il passo a multinazionali; epilogo, questo, da scongiurare assolutamente;

come se ciò non bastasse, si segnala, altresì, che anche quest'anno si sono registrati nel territorio gravi incendi, che hanno investito un'area di circa 30 ettari, deturpando di fatto una vasta distesa di patrimonio naturale e devastando manufatti di proprietà dell'azienda agricola e florovivaistica ex PAMAFI, già Soc. Coop. Flomar a.r.l., nata dall'iniziativa imprenditoriale della famiglia Rivetti;

giova sul punto rammentare che la ex PAMAFI di Maratea dal 24 maggio 2007 è stata posta in liquidazione coatta amministrativa dal Ministero dello sviluppo economico e, successivamente, risulta essere stata riscattata dalla Regione Basilicata (subentrata nei rapporti attivi e passivi del disciolto ESAB) col pagamento di 30 rate annuali di 70.105,80 euro cadauna;

pertanto, vista la rilevanza che merita il territorio di Maratea, appare evidente la necessità di intervenire attraverso il compimento di una immediata, totale ed imponente opera di rigenerazione e valorizzazione, sia urbana, che ambientale da parte delle Istituzioni competenti, anche alla luce dell'occasione unica offerta ai territori dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza,

si chiede di sapere alla luce della intrigata vicenda, sfociata in una liquidazione coatta amministrativa, che ha visto il susseguirsi di diversi gestori delle attività in loco e il coinvolgimento, a vario titolo, sia dello Stato che della Regione Basilicata, l'Ente proprietario del sito ex PAMAFI di Maratea (già ex soc. coop. Flomar arl) o, in caso di pendenze in essere, quale sia il loro status procedurale, nonché se lo stesso sito risulti essere libero da qualsivoglia vincolo, in modo da poter consentire a chi vi ha la competenza di poter procedere alla esecuzione di interventi che si dovessero ritenere opportuni o necessari.

(4-06903)

TESTOR - Ai Ministri della cultura e dell'economia e delle finanze. - Premesso che:

il 2 per mille alle associazioni culturali ha avuto alterne vicende nel nostro Paese, creato nel 2016, non fu previsto nell'anno successivo, per essere poi riproposto nel 2021, per aiutare queste realtà, così duramente provate dalla pandemia. Semplicemente scrivendo il codice fiscale dell'associazione scelta sulla propria dichiarazione dei redditi, a distanza di due anni, lo Stato versava all'associazione una parte delle tasse pagate dal contribuente, senza nessun aggravio finanziario per quest'ultimo;

la legge di bilancio per il 2022 non ha previsto né la proroga né il finanziamento del 2 per mille alla cultura e questo, insieme a numerose altre realtà, penalizzerà fortemente le bande musicali, le orchestre a plettro, le orchestre sinfoniche amatoriali, i gruppi folk musicali, i cori, ovvero tutte quelle associazioni musicali amatoriali che su tutto il territorio nazionale sono stimate in circa 6.000 gruppi. Dato che in media un organico strumentale è formato da 30 elementi, si parla di un totale di oltre 180.000 strumentisti e, se si aggiungono in media 20 allievi, si contano circa 120.000 persone;

un ulteriore ostacolo allo sviluppo di queste realtà associative è costituito dall'obbligo a stipulare un'assicurazione per coloro i quali operano nell'associazione, nonché la necessità di iscriversi al Registro unico del terzo settore, a seguito della riforma prevista dal codice, di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017. Da questa riforma ci si aspettava una semplificazione degli adempimenti, nonché l'equiparazione delle bande musicali a realtà già esistenti, quali le associazioni sportive dilettantistiche, che godono di agevolazioni proprio perché svolgono funzioni educative e sociali e invece vengono messe sullo stesso piano di grandi realtà come Croce Rossa e Caritas. La riforma comporta un aumento notevole di adempimenti burocratici e spese che sta portando alla chiusura delle bande musicali, perché nessuno vuole più gestire un'associazione con tutte queste incombenze burocratiche e fiscali;

l'articolo 2 della Costituzione parla delle formazioni sociali, quali sono le associazioni culturali, che devono essere tutelate dallo Stato. L'attuale Governo, in varie occasioni, ha affermato che "le politiche culturali sono centrali nelle scelte di politica economica del governo",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo intendano ripristinare, nel primo provvedimento utile, il contributo del 2 per 1000 per le associazioni culturali;

se si preveda, a breve, una nuova disciplina fiscale per le bande musicali, assimilabile a quella prevista per le associazioni sportive dilettantistiche, di cui alla legge n. 398 del 1991, visto che queste realtà musicali costituiscono un patrimonio di tradizioni da salvaguardare e di sviluppo di talenti, contribuendo efficacemente all'integrazione, nei piccoli centri urbani, di chi è più svantaggiato.

(4-06904)

CIOFFI, GAUDIANO - Ai Ministri della salute, dell'università e della ricerca e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

l'art. 4 della Costituzione prevede che "La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto". Ogni cittadino ha dunque il diritto di svolgere la propria attività lavorativa in un ambiente di lavoro sano che ne preservi e tuteli la dignità di lavoratore;

l'art. 2087 del codice civile stabilisce che "L'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro";

considerato che:

il 6 aprile 2022 è stato pubblicato sul quotidiano "Corriere della Sera" un articolo scritto da Andrea Pasqualetto e Giovanni Viafora dal titolo "Salerno, i video e le accuse degli specializzandi della scuola di Ortopedia: 'Costretti a fare flessioni in reparto'", nel quale viene raccontata la vicenda di cui sono protagonisti alcuni specializzandi della scuola di ortopedia di Salerno;

l'articolo riporta che "alla Scuola di specializzazione pare abbiano imposto un certo rigore. 'Giacca, cravatta e puntualità (...). Se si arriva in ritardo rispetto alle 6.30 del mattino, che significa 6.32, punizione, cioè flessioni'. C'è chi racconta di un ambiente poco sereno, di gente trattata a male parole, di urla in reparto. 'Non è gioco, non è goliardia. Fra le punizioni ho visto escludere colleghi dalla sala operatoria per cose che non c'entravano con il lavoro. Questa non è formazione, è tensione'";

a quanto risulta dall'articolo, l'Associazione liberi specializzandi ha raccolto la denuncia, corredata da video, degli specializzandi e ha informato il rettore dell'università di Salerno, che ha chiesto una relazione dettagliata sui fatti segnalati, il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera "Giovanni di Dio e Ruggi d'Aragona", l'assessore regionale campano per la salute e il direttore generale per la formazione universitaria. Per verificare la situazione sarebbero in corso due indagini interne: una nell'azienda ospedaliera, l'altra dell'università;

come riportato dal sito ufficiale dell'università la scuola è stata diretta, fino alla data di ieri, dal professore Nicola Maffulli, descritto dalla stampa come un "sessantaduenne napoletano che si divide fra Londra, dove ha una cattedra onoraria alla facoltà di Medicina della Queen Mary University, e Salerno, dove insegna Ortopedia e dirige, oltre alla formazione, anche il dipartimento dell'apparato locomotore. Un nome, il suo, di fama internazionale. Quinto ortopedico nel ranking mondiale, specializzato anche in Medicina dello Sport, Maffulli è presidente europeo dei medici sportivi ed è conosciuto anche per aver curato vari campioni, fra cui David Trezeguet e Thierry Henry, e per essere un punto di riferimento per i calciatori della Premier League",

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti;

se non ritengano che i fatti avvenuti a Salerno si possano ascrivere alla fattispecie del mobbing verticale;

quali strumenti di competenza intendano utilizzare per inserire delle metodologie di controllo della qualità del lavoro all'interno delle strutture sanitarie pubbliche al fine di prevenire e contrastare ogni forma di illegalità.

(4-06905)

PESCO, VANIN, NATURALE, PAVANELLI, CROATTI, GAUDIANO, L'ABBATE, LANZI, ROMANO, PISANI Giuseppe, DI GIROLAMO, SANTANGELO, TRENTACOSTE, PRESUTTO, RICCIARDI, GALLICCHIO, GUIDOLIN, MARINELLO, MONTEVECCHI, CAMPAGNA, LANNUTTI - Ai Ministri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali. - Premesso che:

la crisi umanitaria conseguente, in particolar modo, a scenari di guerra, come quello attuale che sta coinvolgendo il popolo ucraino e i soldati russi, sta provocando una serie di conseguenze devastanti, coinvolgendo esseri umani innocenti, anche bambini e ragazzi ancora minorenni;

nel corso del question time svoltosi presso il Senato in data 24 marzo 2022 il Ministro dell'interno riferiva che: "Attualmente risultano inseriti nel circuito dell'accoglienza 277 minori" stranieri non accompagnati provenienti dall'Ucraina;

nel conflitto in corso in Ucraina fonti ufficiali stimano che circa 4 milioni di cittadini ucraini, per il 90 per cento donne e bambini, abbiano attraversato il confine occidentale per trovare rifugio. I dati riportati da alcuni organi di stampa indicano come i minorenni siano stimati tra gli 800.000, di cui molti senza accompagnatore ("Panorama", 29 marzo 2022) e i 2 milioni ("Corriere della Sera", 30 marzo), oltre i numerosi profughi civili della parte orientale del Paese, in conflitto fin dal 2014;

la rivista "Panorama" fa riferimento ad alcune organizzazioni umanitarie che stimano in diverse migliaia, il numero di minori per i quali si sono perse le tracce, nonostante da settimane abbiano lanciato un appello a tutte le autorità competenti di incrementare i controlli e registrare tutti i bambini in arrivo nei loro Paesi;

secondo l'organizzazione non governativa "Magnolia", associazione umanitaria con sede a Kiev, "non c'è un controllo. Questo flusso di 24 ore al giorno è pericoloso per questo oggi gli ucraini cercano di limitare l'uscita dei bambini. È un tema che abbiamo segnalato per primi e a tutti. C'è un numero infinito di realtà volontarie di gente che si reca alla stazione di Varsavia portando dei dolci ed ha una copertura con la casacca di volontario ma non ha un'identità. Nelle grandi emergenze sono sempre scomparsi tantissimi bambini";

secondo le parole della dottoressa Claudia Pretto, riportate dalla "Gazzetta dell'Emilia" il 1° aprile, "L'Ucraina è sempre stata negli anni, soprattutto negli anni più recenti, luogo di arrivo, partenza e transito per le vittime della tratta degli esseri umani, non solo ucraini, ma anche migranti (...) L'Ucraina è uno dei paesi più interessati nel continente europeo dal traffico di esseri umani con oltre 260.000 vittime ucraine del traffico negli ultimi 30 anni";

considerato che:

l'Unione europea ha applicato la direttiva 2001/55/CE per la protezione temporanea alle persone in fuga dal conflitto, ma non ha attuato un quadro che rimandi direttamente alla più recente direttiva 2011/36/UE concernente la prevenzione e la repressione della tratta degli esseri umani e la protezione delle vittime;

non sono state conferite specifiche indicazioni a tutti gli Stati membri per la protezione del superiore interesse dei minori ai sensi dell'art. 3 della Convenzione delle Nazioni unite sui diritti del fanciullo (New York, 20 novembre 1989). Nel contesto di flussi migratori forzati da conflitti armati, è di fondamentale importanza tutelare in ogni maniera legalmente possibile l'interesse superiore del fanciullo che, in quanto soggetto fragile, può essere facilmente vittima di trafficanti senza scrupoli e reti criminali;

l'art. 9 della legge 7 aprile 2017, n. 47, a tutela dei minori stranieri non accompagnati in arrivo in Italia, prevede l'istituzione del sistema informativo nazionale dei minori stranieri non accompagnati (SIM), presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, nel quale confluiscono le cartelle sociali dei minori, con tutti gli elementi utili alla determinazione della soluzione di lungo periodo per il minore, nel suo superiore interesse. Questo sistema sicuramente implementa le attività di censimento e monitoraggio dei giovani in arrivo in Italia, tuttavia nelle ultime settimane non è risultato strumento sufficiente per controllare e tutelare in maniera piena i bambini e gli adolescenti ucraini, considerando oltretutto che i dati riportati nell'ultima relazione non corrispondono con la realtà dei fatti;

in Italia la gestione dei profughi ucraini è stata affidata al commissario Ferrandino che ha sottolineato l'importanza di segnalare alla questura ogni arrivo in Italia di un minore straniero non accompagnato, ossia privo di assistenza e rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili, attraverso il "piano minori stranieri non accompagnati" messo a punto dal Ministero dell'interno per la gestione di un dossier così delicato, per numeri e per il tema, quale quello dei minori arrivati dall'Ucraina;

secondo quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2020, il fondo per l'accoglienza dei minori reca uno stanziamento complessivo pari a circa 166 milioni di euro per il 2020 e 166 milioni per il 2021 e 186 per il 2022 (cap. 2353 dello stato di previsione del Ministero dell'interno);

gli interventi in favore di minori stranieri non accompagnati sono in parte finanziati anche con le risorse provenienti dal fondo europeo asilo, migrazione e integrazione (FAMI) 2014-2020;

ritenuto ad avviso degli interroganti che, nonostante le diverse normative, coperture e possibilità, nel contesto dell'attuale conflitto tra Russia e Ucraina, l'attività di repressione del traffico di essere umani a livello nazionale e internazionale appare poco efficiente, provocando, oltre a tutto il dolore e al massacro causato dai bombardamenti, un gravissimo, spregevole e inaccettabile rischio di adozioni clandestine, prostituzione minorile e traffico di organi,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo stiano predisponendo ulteriori iniziative di competenza finalizzate ad un più adeguato controllo dei flussi di minori stranieri non accompagnati, al fine di garantire loro la massima protezione;

se si abbia notizia del verificarsi di casi di traffici illeciti in Italia di minori ucraini;

se e con quali modalità l'Italia sia promotrice o sia impegnata in un'azione comune europea per la repressione di organizzazioni internazionali dedite al traffico di esseri umani, con particolare riferimento ai minori provenienti dall'Ucraina, magari attraverso un piano dedicato di polizia internazionale;

se le autorità di frontiera siano nelle condizioni di effettuare e incrementare i controlli sulle reali identità dei minori e degli adulti accompagnatori, in sinergia con il censimento SIM;

se non sia il caso di attivare una campagna di sensibilizzazione finalizzata a prevenire eventuali abusi su minori già provati da indicibili sofferenze.

(4-06906)

NATURALE, DONNO, DE LUCIA, MONTEVECCHI, FERRARA, CROATTI, AGOSTINELLI, VACCARO, TRENTACOSTE - Ai Ministri della cultura e per la pubblica amministrazione. - Premesso che:

con delibera CIPE n. 3/2016, recante "Fondo sviluppo e coesione 2014-2020: Piano stralcio Cultura e Turismo (articolo 1, comma 703, lettera d) legge n. 190/2014)", è stato approvato e finanziato il Piano stralcio "Cultura e Turismo" e, nell'ambito dello stesso, è stato assegnato al Comune Isole Tremiti (Foggia) un finanziamento di 20 milioni di euro per il rilancio e recupero del complesso abbaziale e dell'isola di San Nicola. In data 6 settembre 2017 è stato sottoscritto il disciplinare d'obbligo che regolava i rapporti tra il Segretariato generale-Servizio II del Ministero per i beni e le attività culturali e il turismo (ora Ministero della cultura), responsabile dell'attuazione del Piano stralcio, e il Comune delle Isole Tremiti per l'attuazione degli interventi compresi all'interno dell'intervento n. 22 denominato "Isole Tremiti - San Nicola";

i suddetti fondi furono destinati alla riqualificazione e al rilancio di 5 macro aree relative all'Isola di San Nicola: l'area portuale; il borgo; il complesso abbaziale; il contesto paesaggistico; le aree cimiteriali;

considerata l'importanza e l'urgenza del restauro conservativo dell'abbazia e della chiesa, che già hanno visto lo stanziamento di precedenti fondi, sarebbe stato necessario operare in primis avvalendosi di ditte specializzate e utilizzando materiali idonei. Invece, purtroppo, si è scelta la parcellizzazione in tanti piccoli interventi disomogenei che sembra destinata a vanificare la potenzialità dei fondi stanziati. Tante aree che annullano quasi interamente la necessità primaria di conservazione di un bene culturale di grandissimo valore che resta in balia dei danni del tempo e di interventi non adeguati;

come se non bastasse, le gare d'appalto relative ai progetti non si svolgono attraverso la stazione unica appaltante della provincia di Foggia, bensì sono gestite attraverso una Centrale Unica di Committenza (CUC): stazione appaltante costituita nel 2017 formata dai Comuni di Isole Tremiti e Rodi Garganico, il cui responsabile è M. M., funzionario direttivo contabile delle Isole Tremiti;

a ricoprire il ruolo di capo Ufficio Tecnico del Comune di Tremiti (capofila della CUC), segretario o presidente di gara chiamato ad occuparsi delle procedure per l'affidamento dei servizi tecnici e dei lavori alle ditte appaltatrici, nonché Responsabile unico del procedimento per gli appalti (RUP) è sempre l'arch. F. D. M.;

detta concentrazione di incarichi configura, a parere dell'interrogante, una chiara incompatibilità, come da disposizioni di cui all'art. 77, comma 4, del decreto legislativo n. 50 del 2016, recante "Codice dei contratti pubblici", corroborate dalla deliberazione dell'Autorità nazionale anticorruzione n. 760 del 4 settembre 2019, in quanto il soggetto chiamato a rivestire il ruolo di RUP è deputato a svolgere funzioni di controllo sull'operato della stessa commissione di gara;

le commissioni giudicatrici per tutte le gare di appalto, risultano avere sempre la medesima composizione, ovvero l'ing. D. T., dipendente del Comune di Monte Sant'Angelo nella veste di presidente, l'ing. D. M., responsabile Ufficio Tecnico del Comune di Rodi Gargano e il geometra Z., dipendente del Comune di Apricena, e il dirigente F. D. M., che ricopre il ruolo di RUP e segretario verbalizzante o presidente delle operazioni di gare effettuate dalla commissione;

nella CUC Isole Tremiti si ritrova coinvolto nelle gare per la gestione dei fondi anche D. P., vicesindaco a Rodi Garganico per due consiliature, sul quale nel 2014 ha indagato la Guardia di finanza per un incarico retribuito (vietato per chi è in stato di quiescenza), legato a D. M., tanto che è stato lui il consulente affidatario dell'incarico da 26.000 euro come "esperto ufficio di piano per implementazione dei sistemi di coordinamento, gestione e monitoraggio dell'intervento n. 22 "Isole Tremiti - San Nicola";

di quanto descritto il 7 gennaio 2022 l'interrogante ha informato l'Autorità nazionale anticorruzione;

considerato che, a giudizio dell'interrogante:

la vicenda narrata configura un fortificato sistema in cui una ristretta cerchia di dirigenti pubblici gestiscono l'intero quadro operativo. Una gestione di un'ingente dotazione di denaro che appare, non solo dirottata dal suo scopo originario e urgente su opere di dubbia qualità e utilità, ma anche palesemente indirizzata ad affidare incarichi a figure legate agli stessi dirigenti nel totale arbitrio. Inoltre si rilevano alcune incongruenze tra i progetti e i lavori eseguiti, come quello relativo all'ex dissalatore poi eseguito su un manufatto 10 volte più piccolo cioè sulla vasca dei benedettini, i cui costi, però, anziché diminuire sono aumentati;

dalla firma del citato disciplinare d'obbligo (6 settembre 2017) sono passati quasi 5 anni;

l'art. 8 del disciplinare d'obbligo prevede che le procedure di gara per l'attuazione dell'intervento dovevano essere avviate entro dicembre 2017. Il termine di ultimazione dei lavori, servizi o forniture era stabilito entro il 31 dicembre dell'annualità successiva all'ultima annualità prevista dal profilo di spesa dell'intervento, quindi 31 dicembre 2021;

alcuni cantieri non sono mai stati aperti e solo pochi lavori sono stati completati rispetto a quelli previsti, facendo registrare un notevole ritardo per cui si rischia la revoca del contributo previsto dall'art. 14 del disciplinare d'obbligo. L'art. 13 prevede che il Segretario generale - Servizio II si riservava la facoltà di effettuare le verifiche e i controlli relativi allo stato di attuazione degli interventi,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto riportato;

quali iniziative di competenza intenda adottare per far luce sulla vicenda, sulla scarsa professionalità messa in campo per le necessarie attività di restauro del patrimonio culturale dell'Isola di San Nicola, sui ritardi nei relativi lavori e sulla necessità di maggiore trasparenza nelle procedure e nelle attività legate alle gare d'appalto per il progetto di rilancio e recupero dell'Isola San Nicola, affinché la stessa possa tornare a rappresentare il vero fulcro culturale delle Tremiti.

(4-06907)

Interrogazioni, da svolgere in Commissione

A norma dell'articolo 147 del Regolamento, la seguente interrogazione sarà svolta presso la Commissione permanente:

6ª Commissione permanente (Finanze e tesoro):

3-03254 della senatrice Mantovani ed altri, sui disservizi informatici di SOGEI S.p.A..