Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 307 del 24/03/2021
Azioni disponibili
RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,05).
Si dia lettura del processo verbale.
DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del 16 marzo.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori
PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.
Sull'anniversario dell'elezione di Maria Elisabetta Alberti Casellati alla Presidenza del Senato della Repubblica
RIZZOTTI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RIZZOTTI (FIBP-UDC). Signor Presidente, vorrei ricordare che tre anni fa, proprio il 24 marzo del 2018, abbiamo eletto il primo Presidente donna del Senato della Repubblica italiana. Presidente, Auguri! (Applausi. L'Assemblea si leva in piedi).
PRESIDENTE. Senatrice Rizzotti, la ringrazio di cuore per gli auguri. Le sue parole mi riportano all'emozione di quella giornata e di una scelta che devo a voi tutti e per cui vi ringrazio. Vorrei che a questa ci fosse la partecipazione anche di tutte le donne che con la loro storia, i loro esempi e il loro coraggio hanno costruito l'Italia di oggi. (Applausi).
Disegni di legge, annunzio di presentazione
PRESIDENTE. Comunico che in data 22 marzo 2021 è stato presentato il seguente disegno di legge:
dal Presidente del Consiglio dei ministri, dal Ministro dell'economia e delle finanze, dal Ministro del lavoro e delle politiche sociali:
«Conversione in legge del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, recante misure urgenti in materia di sostegno alle imprese e agli operatori economici di lavoro, salute e servizi territoriali, connesse all'emergenza da COVID-19» (2144).
Senato, composizione
PRESIDENTE. Informo che la Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, nella seduta del 17 marzo 2021, ha proceduto alla convalida parziale dei senatori eletti nei collegi uninominali.
I nominativi degli eletti saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Sulla scomparsa di Ombretta Fumagalli Carulli
PRESIDENTE. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi). Purtroppo, colleghi, a una buona notizia ne segue, invece, una brutta.
Senatori, desidero rivolgere un commosso pensiero di vicinanza e cordoglio ai familiari, ai colleghi e agli amici della senatrice Ombretta Fumagalli Carulli.
Laureata con lode in giurisprudenza all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Ombretta Fumagalli Carulli è stata prima di tutto una donna di scienza, che ha dedicato gran parte della vita allo studio, alla conoscenza, alla cultura del diritto e al suo insegnamento. Dopo essere stata la prima donna in Italia, a soli trentun anni, a ottenere la titolarità di una cattedra universitaria di diritto canonico, fu anche, nel 1981, la prima ad essere designata dal Parlamento al Consiglio superiore della magistratura: risultati storici, questi, conseguiti in un'epoca in cui la presenza femminile nelle università e ai vertici delle istituzioni era ancora un dato marginale e colpevolmente sottovalutato.
Eletta alla Camera dei deputati nel 1987, Ombretta Fumagalli Carulli è stata parlamentare per quattro legislature, l'ultima qui in Senato, dove fu anche presidente del Gruppo Rinnovamento Italiano. Molti dei suoi interventi in quest'Aula e in quella di Montecitorio sono ancora oggi vere e proprie lezioni di diritto, per acume scientifico e lucidità di pensiero.
Chiamata più volte a ricoprire delicati incarichi di Governo, seppe sempre farsi apprezzare per competenza, professionalità e instancabile impegno al servizio dei cittadini. Profonda era la sua fede nei valori cristiano-democratici, fermo il suo rispetto per le istituzioni e sincera la sua costante attenzione alle tante fragilità del tessuto sociale.
In occasione del grande Giubileo del 2000, fu proprio Ombretta Fumagalli Carulli a promuovere la costituzione di un gruppo interparlamentare internazionale a cui aderirono i rappresentanti di cento Nazioni, espressione di cinque Continenti. Come presidente di quell'organismo, si fece voce appassionata nelle diplomazie e nei principali organismi internazionali.
Voce appassionata delle ragioni e delle istanze di tanti popoli in difficoltà, sensibile interprete di un momento storico di grandi trasformazioni del quadro politico, economico e sociale, nazionale e globale, Ombretta Fumagalli Carulli è stata una voce autorevole e competente su tanti temi, dalla giustizia alla tutela dell'ambiente e dei territori, dalle politiche di cooperazione e sviluppo a quelle sanitarie, dall'istruzione alle dinamiche occupazionali, specie quelle legate a una reale valorizzazione delle nostre eccellenze nazionali.
La sua scomparsa ci priva di una grande donna, un'amica, a cui mi legava la comune esperienza universitaria e che ho sempre stimato per dedizione e passione civica, espressione di un modo di interpretare l'impegno politico con rispetto per l'avversario, eleganza, educazione e spontanea apertura al dialogo e al confronto costruttivo, ma senza mai rinunciare alle proprie idee, battendosi per queste con coraggio e determinazione, facendo leva sulla forza della ragione e sul lavoro quotidiano, nell'interesse del prossimo e di tutta la Nazione.
In ricordo della senatrice Ombretta Fumagalli Carulli, invito pertanto l'Assemblea a osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio. Applausi).
Sulla solidarietà manifestata alla senatrice Licia Ronzulli
RONZULLI (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RONZULLI (FIBP-UDC). Signor Presidente, come sapete, dopo il mio appello pubblico sull'obbligatorietà della vaccinazione del personale sanitario, ho ricevuto gravi minacce personali. Vorrei ringraziare lei, signor Presidente, tutto il Senato, i colleghi, le istituzioni e i rappresentanti delle istituzioni e della forza pubblica che mi hanno espresso la loro solidarietà e hanno condannato questo clima d'odio. (Applausi).
Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2021 e conseguente discussione (ore 9,16)
Approvazione della proposta di risoluzione n. 4. Reiezione delle proposte di risoluzione nn. 1, 2, 3 e 5
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca: «Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista del Consiglio europeo del 25 e 26 marzo 2021 e conseguente discussione».
Ha facoltà di parlare il presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi.
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, onorevoli senatrici e senatori, le comunicazioni del Governo alle Camere prima del Consiglio europeo consentono un pieno coinvolgimento del Parlamento nei temi di discussione con i nostri partner. Si tratta di un passaggio importante per dar conto a voi delle posizioni che intendiamo assumere. Nelle mie comunicazioni intendo descrivere i principali temi all'attenzione del Consiglio che inizierà domani: la risposta alla pandemia di Covid-19, l'azione sul mercato unico, la politica industriale, la trasformazione digitale, le relazioni con la Russia e la situazione nel Mediterraneo orientale.
Prima di tutto, vorrei però esprimere forte soddisfazione per la partecipazione del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a un segmento del Consiglio europeo. (Applausi). La sua presenza conferma la reciproca volontà di imprimere, dopo un lungo periodo, nuovo slancio alle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati Uniti.
Nel mio primo discorso in Senato ho indicato come l'ancoraggio alle relazioni transatlantiche sia, insieme all'europeismo, uno dei pilastri della politica estera di questo Governo. Intendiamo perseguirlo sia sul piano bilaterale sia negli ambiti multilaterali, come la Presidenza italiana del G20.
Il 26 marzo il Consiglio europeo riconosceva la pandemia di Covid-19 come una sfida senza precedenti per l'Europa. A un anno di distanza, dobbiamo fare tutto il possibile per una piena e rapida soluzione della crisi sanitaria. Sappiamo come farlo: abbiamo quattro vaccini sicuri ed efficaci; tre sono già in via di somministrazione e il quarto, quello di Johnson & Johnson, sarà disponibile da aprile. Ora il nostro obiettivo è vaccinare quante più persone possibile, nel più breve tempo possibile.
Vorrei che il messaggio di oggi a voi fosse un messaggio di fiducia, un messaggio di fiducia a tutti gli italiani. Ho ripetuto in queste settimane che il Governo è determinato a portare avanti la campagna vaccinale con la massima intensità e siamo già all'opera per compensare i ritardi di questi mesi. Dobbiamo farlo per la salute dei cittadini, per l'istruzione dei nostri figli e per la ripresa dell'economia. L'accelerazione della campagna vaccinale è già visibile nei dati: nelle prime tre settimane di marzo, la media giornaliera delle somministrazioni è stata quasi di 170.000 dosi al giorno, più del doppio che nei due mesi precedenti.
Questo è avvenuto nonostante il blocco temporaneo delle somministrazioni di AstraZeneca, che sono state in parte compensate con un aumento delle vaccinazioni con Pfizer, ma il nostro obiettivo è portare presto il ritmo delle somministrazioni a mezzo milione al giorno. Accelerare con la campagna vaccinale è essenziale per frenare il contagio, per tornare alla normalità e per evitare l'insorgere di nuove varianti.
Se paragonate con il resto d'Europa, le cose qui già ora vanno abbastanza bene (per vaccini fatti, l'Italia è seconda dopo la Spagna), ma per i noti motivi l'Unione europea si colloca dietro a molti altri Paesi. Nel Regno Unito, giusto per fare un esempio, la campagna vaccinale procede più rapidamente, anche se bisogna dire che il numero delle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi è paragonabile a quello dell'Italia. Vediamo però cosa abbiamo da imparare da quell'esperienza e anche da quella di altri Paesi. Ovviamente hanno iniziato due mesi prima (anche questo per i noti motivi), ma lì si utilizza un gran numero di siti vaccinali e un gran numero di persone è abilitato a somministrare i vaccini; inoltre, ovviamente il richiamo della seconda dose è stato spostato nel tempo rispetto a quanto avviene in Europa. Insomma, quel che abbiamo da imparare è che, una volta che abbiamo una logistica efficiente (e l'abbiamo), con meno requisiti formali e un maggior pragmatismo si arriva anche a una maggiore velocità.
Procedere spediti con le somministrazioni è importante, ma è altrettanto cruciale vaccinare prima i nostri concittadini anziani e fragili, che più hanno da temere per le conseguenze del virus. Abbiamo già ottenuto importanti risultati: l'86 per cento degli ospiti delle residenze sanitarie assistenziali ha già ricevuto una dose di vaccino e oltre due terzi ha completato il ciclo vaccinale. Un recente studio dell'Istituto superiore di sanità ha stimato che il numero di nuovi casi di Covid-19 diagnosticati nelle RSA tra fine febbraio e inizio marzo è rimasto sostanzialmente stabile, a fronte di un chiaro aumento dell'incidenza nella popolazione generale.
Per quanto riguarda la copertura vaccinale di coloro che hanno più di ottant'anni, persistono purtroppo importanti differenze regionali, che sono molto difficili da accettare. Mentre alcune Regioni seguono le disposizioni del Ministro della salute, altre trascurano i loro anziani, in favore di gruppi che vantano priorità, probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale. Dobbiamo essere uniti. Dobbiamo essere uniti nell'uscita della pandemia, come lo siamo stati soffrendo insieme nei mesi precedenti. (Applausi). Tutte le Regioni devono attenersi alle priorità indicate dal Ministero della salute. In tempo di pandemia, anche se le decisioni finali - com'è noto - spettano al Governo, come ha ricordato anche una recente sentenza della Corte costituzionale, sono pienamente consapevole che solo con una sincera collaborazione tra Stato e Regioni in nome dell'unità d'Italia il successo sarà pieno. Il Governo intende assicurare la massima trasparenza ai dati sui vaccini e li renderà tutti pubblici sul sito della Presidenza del Consiglio, Regione per Regione e categoria di età per categoria di età.
Mentre stiamo vaccinando e la campagna di vaccinazione procede, è bene cominciare a pensare e a pianificare le riaperture. (Applausi).
Ora stiamo guardando attentamente i dati sui contagi - anche ieri c'è stata una riunione della cabina di regia - ma, se la situazione epidemiologica lo permette, cominceremo a riaprire la scuola in primis. (Applausi). Cominceremo a riaprire almeno le scuole primarie e la scuola dell'infanzia, anche nelle zone rosse, allo scadere delle attuali restrizioni, ovvero speriamo di poterlo fare - sottolineo che è una speranza - subito dopo Pasqua. (Commenti).
In sede europea, dobbiamo esigere dalle case farmaceutiche il pieno rispetto degli impegni. L'Unione europea deve fare pieno uso di tutti gli strumenti disponibili, incluso il Regolamento dell'Unione europea per l'esportazione dei vaccini, approvato il 30 gennaio, che fa chiarezza sulla distribuzione dei vaccini al di fuori dell'Unione europea, in particolare verso Paesi che non versano in condizioni di vulnerabilità e riteniamo vada applicato - e l'abbiamo dimostrato - quando è necessario. La pandemia rende evidente l'opportunità di investire sulla capacità produttiva di vaccini in Europa: dobbiamo costruire una filiera che non sia vulnerabile rispetto agli shock e alle decisioni che vengono dall'esterno e abbiamo già iniziato a stabilire, sostenuti dal Governo, accordi di partnership con case internazionali per la produzione in Italia. La Commissione europea ha istituito una task force guidata dal commissario Thierry Breton per rafforzare la produzione continentale. Si parla molto di autonomia strategica, spesso con riferimento alla difesa, alla sicurezza e al mercato unico, ma credo che oggi la prima sia in fatto di vaccini. (Applausi).
La sicurezza riguarda anche le materie prime e le catene del valore della transizione ecologica. La salute pubblica globale richiede un impegno comune da parte di tutti i principali attori internazionali nei confronti anche dei Paesi più vulnerabili. D'altronde, con un virus così insidioso, nessuno sarà davvero al sicuro, finché non lo saremo tutti. L'Italia ne è pienamente consapevole, come lo è che sia necessaria una rafforzata credibilità europea sui vaccini, perché si abbia un'autentica solidarietà internazionale in questo campo. Il dispositivo Covax è lo strumento migliore per raggiungere quest'obiettivo. Gli Stati aderenti includono Stati Uniti e Cina; l'Unione europea vi partecipa in modo cospicuo e la Commissione europea ha impegnato un miliardo di euro; l'Italia è stata la prima a contribuirvi nel 2020, con 86 milioni. Il grande merito di Covax è garantire la distribuzione dei vaccini secondo le effettive necessità dei Paesi riceventi e non in base all'interesse politico, economico o geopolitico dei donatori. Finora ha assicurato consegne di quasi 30 milioni di dosi di vaccini a 50 Paesi. Il nostro auspicio è continuare a rafforzare questo meccanismo e renderlo sempre più efficace.
La Presidenza italiana del G20 ha posto al centro della sua agenda la salute globale e il rafforzamento della cooperazione internazionale in materia sanitaria. In questo giocherà un ruolo di primo piano il vertice mondiale della salute, che ospiteremo a Roma il 21 maggio insieme alla Commissione europea. Intendiamo confrontarci con gli altri Paesi sulle esperienze fatte nella lotta contro il Covid-19. Vogliamo lavorare fin d'ora per migliorare la nostra preparazione di fronte a futuri eventi pandemici e sostenere le capacità internazionali per la ricerca. La ricerca e l'industria italiana nel settore delle scienze della vita sono già in prima linea a livello europeo e mondiale e faremo di tutto perché continuino a restarci.
Il 17 marzo 2021 la Commissione europea ha presentato una proposta volta a creare un certificato verde digitale per permettere una libera e sicura circolazione dei cittadini dell'Unione europea. L'obiettivo è dare, entro tre mesi, un certificato digitale a coloro che sono stati vaccinati, che hanno effettuato un test diagnostico per il SARS-CoV-2 o che sono guariti. La libertà di movimento deve andare di pari passo con la garanzia della salute. Occorre però raggiungere quest'obiettivo senza discriminazioni e nel rispetto della tutela dei dati sensibili dei cittadini. È un progetto complesso; la Commissione dovrà presentare linee guida dettagliate e gli Stati membri dovranno essere in grado di renderle operative.
Passo ora ai temi dello sviluppo, del mercato unico, della politica industriale e del digitale. In Consiglio europeo verranno trattati anche temi relativi al mercato unico, alla politica industriale e alla digitalizzazione. Per me non c'è veramente bisogno di ribadire l'importanza del mercato unico per il nostro sviluppo e il processo d'integrazione europea. Dal 1992 al 2018 le esportazioni tra Paesi europei sono cresciute fino a raggiungere il 20 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione, dimostrando quindi che un mercato europeo unico, coeso e con stessi standard, permette anche uno sviluppo delle esportazioni intraeuropee. Pertanto, dovremmo gradualmente dipendere sempre meno dal resto del mondo per le nostre esportazioni, così come avviene per tutti i grandi mercati e Paesi. Sono inoltre cresciute moltissimo le catene del valore attraverso i vari Paesi europei. Anche gli investimenti diretti esteri dal resto dell'Unione europea verso l'Italia, con il rafforzarsi del mercato unico, sono aumentati. In sostanza, difendere l'unicità del mercato significa difendere le aziende italiane che ne beneficiano in grande misura.
Alcune iniziative di politica industriale comune possono contribuire a rafforzare la capacità di innovazione in Europa, soprattutto in quei settori in cui l'Unione europea è rimasta indietro. Penso alla crescita di nuove grandi imprese che operano nel settore della tecnologia dell'informazione e della comunicazione. La cosiddetta bussola digitale, proposta dalla Commissione europea il 9 marzo scorso, elenca gli obiettivi per rafforzare il ruolo dell'Europa nell'economia digitale in termini di competenze e infrastrutture. Non sarà facile, visto il divario accumulato con gli Stati Uniti e la Cina. Questo processo richiederà profondi cambiamenti nella formazione dei lavoratori, nella cultura degli imprenditori e nei processi della pubblica amministrazione.
In Italia il programma Next generation EU offre un'enorme opportunità. Come ricordato dal ministro Colao nella sua audizione parlamentare, il 20 per cento dei fondi destinati a finanziare i piani europei di ripresa e resilienza riguarda proprio la trasformazione digitale. Tuttavia, lo sviluppo di questi nuovi settori non può prescindere da un'equa distribuzione dei loro proventi. Riteniamo che il Consiglio europeo debba procedere verso una soluzione globale consensuale sulla tassazione digitale internazionale entro metà 2021 nell'ambito dell'OCSE. Credo sia un apporto possibile proprio grazie alla collaborazione con la nuova amministrazione degli Stati Uniti e quindi su questo fronte intendiamo impegnarci. In altre parole, si vedono una certa apertura e disponibilità da parte dell'amministrazione di un Paese che in passato aveva invece dimostrato completa chiusura sulla possibilità di avere una tassa digitale. La Presidenza italiana del G20 è un'occasione particolarmente adatta per farlo.
Tocco ora brevemente i temi riguardanti Russia e Turchia, perché il Consiglio europeo farà anche un punto informativo sul futuro dei rapporti tra l'Unione europea e la Federazione Russa. Dibatteremo anche sullo stato del Mediterraneo orientale e sarà un'opportunità per fare il punto sulle relazioni tra l'Unione europea e la Turchia.
Il Consiglio europeo si baserà sul rapporto tra l'Unione europea e la Turchia, presentato dall'alto rappresentante Josep Borrel a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2020.
Occorre naturalmente che l'Unione europea lavori a proposte concrete per un'agenda positiva che favorisca una dinamica costruttiva anche in chiave di stabilità regionale. In altre parole, è facile coltivare le contrapposizioni in questi campi; è molto meglio cercare di costruire i rapporti futuri.
Ci sono molti temi su cui questo atteggiamento positivo è importante: il primo è lo spazio di collaborazione sulle migrazioni, sulla lotta al terrorismo e sull'unione doganale. A questo proposito ho esaminato ieri con il presidente Erdogan l'importanza di evitare iniziative divisive e l'esigenza, però, di rispettare i diritti umani. L'abbandono turco della Convenzione di Istanbul rappresenta un grave passo indietro. (Applausi). La protezione delle donne dalla violenza, ma in generale la difesa dei diritti umani in tutti i Paesi sono un valore europeo fondamentale. (Applausi). Io direi anche di più: solo un valore identitario per l'Unione europea. (Applausi).
Dobbiamo ribadire l'impegno come Governi e Parlamenti nazionali a costruire un'Europa che accolga i giovani e li formi come figli, non come riserva di lavoro, spesso sottopagato. Un futuro migliore per l'Europa unita passa attraverso un'azione concreta sull'occupazione, soprattutto giovanile, sulle parità, sulle pari opportunità, sui diritti sociali. Vogliamo occuparci di questi temi in un vertice sociale che sarà organizzato il 7 e l'8 maggio della Presidenza di turno portoghese del Consiglio dell'Unione europea. Ed è il tema che dobbiamo mettere al centro della conferenza sul futuro dell'Europa, che prenderà il via il 9 maggio: i giovani, l'occupazione giovanile; questo è il centro del futuro dell'Europa. Per questo appuntamento sollecitiamo la partecipazione attiva di tutti i cittadini europei e dei Parlamenti nazionali.
L'uscita dalla pandemia rappresenta la principale sfida di tutti i Governi europei, ma non è l'unica, e noi abbiamo ora l'atteggiamento di coloro che spronano gli altri partner e sono essi stessi consapevoli della necessità di agire urgentemente, con efficacia, senza perdere un attimo, come ho detto nel discorso.
Sono certo che, grazie al vostro sostegno, potremo meglio indirizzare e sicuramente rendere molto più forte la voce dell'Italia in Europa e negli altri contesti internazionali. (Applausi).
PRESIDENTE. Avverto che le proposte di risoluzione dovranno essere presentate entro la conclusione del dibattito.
Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
È iscritto a parlare il senatore Casini, al quale do il bentornato in Aula. (Applausi). Ne ha facoltà.
CASINI (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, la tirannia del tempo mi obbliga a fare delle riflessioni che sono evidentemente sintetiche. L'incipit del Presidente del Consiglio, che ha iniziato il suo discorso citando Biden, mi ha fatto ricordare quando andavamo ai corsi di formazione sulla politica italiana negli anni della nostra gioventù. C'era e c'è stata in questo Paese sempre - nella prima, nella seconda, non so se nella terza Repubblica - una continuità su tre punti fondamentali: l'Europa, la scelta atlantica, il multilateralismo.
Presidente, i suoi meriti sono stati illustrati ampiamente in questi giorni, non voglio aggiungermi al coro essendone stato sostanzialmente un cantore in tempi non sospetti, però credo che alla politica, a un Governo o a un Presidente del Consiglio non basti la capacità. Serve anche cogliere il momento che è determinato tante volte da situazioni che non sono riconducibili alla persona.
Pensi che in quest'Aula un anno fa parlavamo di Europa, declinando la tentazione dei sovranismi nazionali. Il multilateralismo era gravemente leso, perché il primo a non crederci più era il principale azionista del multilateralismo, cioè il Presidente americano. L'Alleanza atlantica era minata, perché evidentemente le priorità di Trump erano altre. I risultati di tutto questo sono stati devastanti ed è stato necessario il Covid-19 per capire ed aprire gli occhi a tutti gli europei, dimostrando che l'unico sovranismo che serve è quello europeo e che semmai il punto che noi abbiamo davanti è che questa Europa non funziona per come i Governi nazionali l'hanno minata negli anni passati.
La prova sul Covid - parliamoci chiaro, perché questo è il primo punto che si affronterà al Consiglio europeo - non è stata brillante da parte della Commissione europea. Non c'è stata brillantezza nell'affrontare, ad esempio, il tema del vaccino AstraZeneca, consentendo ai singoli Governi nazionali, come quello tedesco, di assumere provvedimenti che hanno obbligato gli altri, come quello italiano e francese, a seguirlo. Infatti, è ovvio - parliamoci chiaro - che chiunque fosse stato al posto del Governo italiano, nel momento in cui la Germania ha ritirato e bloccato il vaccino AstraZeneca, avrebbe fatto la stessa cosa, se non altro in termini precauzionali rispetto ai propri cittadini, ma è stato un danno e una scelta sbagliatissima. Lo dice chi è forse - come tutti voi sapete, parlando sempre in questi dibattiti di politica estera ed europea - il più filotedesco che ci sia. Ma l'errore è stato grande ed è mancato il coordinamento della Commissione europea. Dunque, Presidente, lei ha fatto bene a parlare di certificato vaccinale, ma il certificato vaccinale o è rigorosamente europeo, o è del tutto inutile e, anzi, forse dannoso.
Sul tema della trasformazione digitale delle tasse c'è un accordo amplissimo da parte di tutti noi, dunque serve solo la volontà e la forza dell'Europa.
Vorrei terminare parlando del Mediterraneo, che forse non sarà al centro del dibattito odierno, ma sarà al centro dei vostri colloqui. Presidente, ho colto - ma già la conoscevo - la sua attenzione storica verso la Germania, giustissima e sacrosanta, e anche verso la Francia. Ha ragione: Francia e Germania vanno avanti assieme e il ruolo tradizionale dell'Italia è stare in questa partnership, non contrastarla con iniziative velleitarie. Noi siamo lì; il ruolo delle scelte migliori di politica estera europea, da Ciampi a Napolitano, è stato essere a fianco di Germania e di Francia. Presidente, lei deve allora richiamare i nostri amici francesi al risultato della politica, ad esempio, che hanno condotto nel Mediterraneo e in Libia. La loro politica in Libia è stata l'alibi... (Il microfono si disattiva automaticamente).
PRESIDENTE. Senatore Casini, purtroppo ormai c'è la nuova regola: scaduto il tempo, si blocca il microfono e deve valere per tutti, mi dispiace. Potrà consegnare il testo scritto del suo intervento: non posso fare deroghe di sorta per nessuno. (Commenti del senatore Casini. Applausi).
È iscritta a parlare la senatrice Cirinnà. Ne ha facoltà.
CIRINNA' (PD). Signor Presidente, colleghe e colleghi, signor presidente Draghi, dedicherò i pochi minuti del mio intervento ad un'Europa di cui si parla poco e che invece è molto importante: l'Europa della democrazia e dei diritti, nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale e dalla sconfitta del nazismo e del fascismo. Voglio parlarvi dell'Europa dei diritti, per due ragioni: la prima perché democrazia e diritti - diritti civili e diritti sociali insieme - contraddistinguono l'identità dell'Europa «unita nelle diversità», come recita il motto dell'Unione e come lei, signor Presidente, poco fa ha enunciato. Sono diritti fondativi per l'Europa, che si differenzia, per storia e cultura, da altri spazi politici. È qualcosa di cui essere orgogliosi, in questo tempo così difficile.
La seconda ragione è che l'Europa dei diritti oggi è minacciata ed è fondamentale che l'Italia faccia sentire, con forza, la propria voce su questo.
Signor presidente Draghi, lei è un italiano che ha frequentato l'Europa e ha respirato quell'aria di diritti e di democrazia, le aperture al riconoscimento delle diversità, all'emancipazione delle donne, all'uguaglianza piena e sa quanto democrazia e diritti siano per l'Europa un bene inestimabile e la garanzia della sua stessa esistenza, del futuro dell'Europa e del nostro futuro.
Oggi chiedo a lei, signor presidente Draghi, e a tutti noi, di rivolgere lo sguardo al di là dei nostri confini, di guardare a quel che sta accadendo in Polonia e in Ungheria, e a quello che sta accadendo alle porte dell'Europa, nella Turchia di Erdogan e nell'Egitto di al-Sisi. Si sta alzando una nube nerissima e pericolosa, che minaccia l'Europa della democrazia e dei diritti. La Turchia è uscita dalla Convenzione di Istanbul, come lei ha sottolineato, che è uno strumento fondamentale di tutela delle donne dalla violenza domestica e dalla violenza di genere e lo ha fatto usando argomenti ideologici e strumentali. La Polonia minaccia di fare lo stesso e addirittura si prepara a proporre una convenzione internazionale per la difesa della cosiddetta famiglia tradizionale, contro la libertà femminile e contro l'uguaglianza delle persone LGBT. Sempre in Polonia esiste, ormai da mesi, qualcosa di indicibile per noi europei, ovvero zone nelle quali le persone LGBT non possono più entrare. In Ungheria il tempo della pandemia è stato il tempo dei pieni poteri ad Orban, che fin dal primo momento si sono diretti contro le persone trans e contro la loro dignità. Le donne e le persone LGBT sono il bersaglio fisso e comune di questa azione violenta e ostinata di autocrati sovranisti, che tentano con ogni mezzo di riproporre un modello sociale fondato sull'esclusione e sulla subordinazione di alcune persone ad altre. (Proteste). Poverino!
A questa nube l'Europa cerca di resistere, perché, come ha ben detto il presidente Draghi poco fa, i diritti umani sono i diritti identitari dell'Europa. La Commissione europea, negli scorsi mesi, ha proposto una strategia per la piena uguaglianza delle persone LGBT+, da far valere nei confronti di tutti gli Stati membri. Voglio ricordare solo una frase, per me profondamente significativa, e sono felice di dirla davanti alla nostra Ministra dell'interno: se sei genitore in uno Stato dell'Unione, devi esserlo in tutti gli Stati. È una speranza per le nostre famiglie, che in Italia ancora attendono il riconoscimento giuridico dei minori che pagano per il modo in cui sono nati o per i genitori che hanno. (Commenti).
Questo non può più essere. Concludo, prima che si spenga il microfono.
Presidente Draghi, siamo certi che lei terrà uniti i valori dei diritti umani, dei diritti civili e sociali anche in Europa. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Bonino. Ne ha facoltà.
BONINO (Misto-+Eu-Az). Signora Presidente, dato il limite di tempo, le chiedo fin d'ora l'autorizzazione a consegnare il testo, se non riuscirò a elaborare i diversi punti.
PRESIDENTE. La Presidenza la autorizza in tal senso.
BONINO (Misto-+Eu-Az). Mi soffermerò sulla questione vaccini. A me spiace moltissimo criticare istituzioni delle quali mi onoro di aver fatto parte, ma la responsabilità politica fa parte degli oneri inderogabili che si assumono nel ricoprire funzioni così importanti. Invece, da parte della Commissione, mi spiace dirlo, continuano a venire dichiarazioni autoassolutorie e vaghe rassicurazioni sul futuro. Dal Presidente del Consiglio europeo, addirittura pronostici sulla campagna vaccinale, vista come una maratona in cui i vincitori si dichiarano alla fine, lasciando intendere che i 27 recupereranno alla fine il ritardo accumulato rispetto ai grandi partner USA e Inghilterra.
Sarebbe un parallelo interessantissimo se, però, ogni giorno di ritardo nelle somministrazioni non costasse all'Europa migliaia di morti. Quindi, il punto non è: vedremo alla fine; vediamo ora. È superfluo, per me, insistere sui molteplici errori commessi dalle istituzione europee e dagli Stati membri in solido. La Commissione infatti, ha preteso di esercitare competenze che non ha e gli Stati membri all'inizio, lo hanno consentito, salvo criticarla dopo.
Su questo, mi dispiace dirlo, ho apprezzato le sue iniziative, ma devo anche dire che le chiacchiere "bruxellesi" stanno a zero, perché i numeri parlano da soli. È inverosimile che i problemi di produzione delle case farmaceutiche si palesino solo quando è il momento di confermare le forniture verso l'Unione europea e non ci siano quando c'è da consegnare ad altri Paesi.
Il Belgio, Paese dove è basata gran parte della capacità produttiva di Pfizer e AstraZeneca, ha vaccinato, in tre mesi, più o meno quanto il Regno Unito in un giorno: 840.000 somministrazioni solo ieri. Che ci sia un problema da qualche parte è veramente un understatement. Non sarà, come dice Krugman, un european disaster, ma poco ci manca.
Noi presiederemo il G20 salute. Quella, forse, sarà un'occasione per mettere qualche puntino, ma già da domani, in un Consiglio che sarà davvero difficile, bisognerà ammettere che qualcosa è andato storto. E lo devono ammettere gli Stati nazionali e le istituzioni europee. Non entro nel caos italiano, che sarà oggetto di un altro dibattito, ma da domani le chiedo di difendere questa verità. Abbiamo fatto errori, in solido, istituzioni europee e Paesi nazionali. Solo questo ci aiuterà, forse. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Perosino. Ne ha facoltà.
PEROSINO (FIBP-UDC). Gentile Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi, sulla pandemia riporto quello che sento dalle persone che frequento: o è lockdown o non è lockdown. Questa volta abbiamo fatto una via di mezzo: si vede troppa gente in giro, probabilmente non riusciamo a raggiungere i risultati che vorremmo. Quello dell'anno scorso, forse perché improvvisato, perché non conoscevamo le conseguenze e non conoscevamo come sarebbe andata, secondo me ha dato più risultati in termini sanitari. Ma questa è un'opinione.
Sui vaccini credo che lei abbia dato una svolta, che era necessaria. Mi permetto di dire che bisogna acquistare a tutti i costi. È vero: noi non siamo Israele, che è partito per primo, che ha pochi abitanti e che riuscito, in qualche modo, ad accaparrarsi le dosi per vaccinare tutta la popolazione. Tuttavia si potrebbe spendere qualcosa in più per i vaccini, acquistandoli anche al di fuori delle procedure e al di fuori del codice degli appalti, eventualmente sanando poi in questo Parlamento. (Applausi). In questo modo risparmieremmo sugli altri fattori, sulle cure e soprattutto sulle sofferenze e sulle conseguenze di tali sofferenze. Sul certificato vaccinale europeo, di cui si parlerà al prossimo vertice, penso che si possa essere tutti d'accordo e che non si possano ipotizzare violazioni della privacy; esso è necessario affinché si possa circolare e vivere.
Le voglio rappresentare la situazione dell'Italia, sulla base della quale lei deve decidere visto che andrà a parlare in Europa. Il debito pubblico è una mia fissazione; nel mio breve intervento in occasione della fiducia al suo Governo ho parlato del fondo salva Italia. Paolo Panerai l'ha ripreso nella rubrica «Orsi & Tori» su "Milano Finanza"; si tratta di un vecchio progetto (che non è vecchio, ma attuale), che lei conosce e sul quale eventualmente, quando non saremo più in zona rossa, si potrà organizzare qualcosa di specifico. Metodo di soluzione parziale del problema, il fondo salva Italia potrebbe essere da lei apprezzato e attuato.
Per quanto riguarda i sostegni alla ripartenza, siamo alla vigilia della discussione in Aula del cosiddetto decreto-legge sostegni, ma lei ha una situazione che sarà ancora più difficile (lei e noi, signor Presidente del Consiglio, a nome degli italiani), quando si dovrà ripartire. Allora sì che servirà liquidità e ne servirà davvero tanta. Le faccio un esempio di cose che mi riferiscono: i prezzi delle materie prime (ferro e acciaio) sono aumentati del 30, del 40 o anche del 50 per cento, perché la Cina ne fa incetta. Qui la politica internazionale e quella dell'Europa potrebbero dire qualcosa a riguardo ai rapporti con la Cina e a qualche errore che forse abbiamo fatto. (Applausi).
C'è poi anche l'aumento del prezzo del petrolio; io ricordo i tempi in cui la benzina aumentava di dieci o di cento lire (prima dell'euro) e i giornali titolavano «aumenta la benzina, Governo ladro». Invece ora è aumentata del 10 per cento e non se ne parla; ma questo ha un'incidenza pazzesca sui prezzi. Sono aumentati, ad esempio, i prodotti per gli asfalti (faccio un esempio molto terra terra); visto che dobbiamo investire, gli enti locali devono asfaltare. Le faccio un esempio di cui lei è a conoscenza, per sintetizzare: se con 50.000 euro si asfaltava un chilometro, ora si asfaltano 700 metri. È un cambiamento, è un qualcosa che non riesce. Il problema è che i prezzi delle materie prime non dipendono da noi, ma ne dobbiamo tenere conto. Gli esportatori mi dicono ad esempio che un container si spediva con 700 euro; oggi, poiché il mercato è in mano alla Cina, ci vogliono 4.000 euro.
Vi è inoltre il problema del golden power. Il precedente Governo nelle settimane scorse ha forse sottovalutato e ha preso delle decisioni, cioè ha dato l'assenso al Crédit Agricole per la Creval oppure ha dato l'assenso a un fondo internazionale di investimento per acquistare Interoute, che era di proprietà di GTT (era l'autostrada dei dati ed era interessante difenderla come interesse nazionale). Viceversa la Francia ha negato l'assenso a Fincantieri (che è di Cassa depositi e prestiti), per via dei famosi cantieri Chantiers de l'Atlantique.
Con la Francia noi del Piemonte abbiamo una questione internazionale, quella del Colle di Tenda, di cui abbiamo discusso con un suo Vice Ministro due giorni fa in loco. Il Colle di Tenda è un valico internazionale, ma la Francia vuole agire a modo suo; noi pensiamo che sia una questione della quale lei sarà investito prossimamente e della quale dovrà parlare con il presidente Macron. Scherzando con qualche amico, mi veniva in mente e parafrasavo una vecchia frase: «spezzeremo le reni alla Francia». Ma non ci conviene: dobbiamo agire per via diplomatica e confidiamo nella sua autorevolezza.
Un altro aspetto della situazione che lei ha di fronte, e che non c'entra con i temi citati finora, concerne il calo del gettito. In Commissione finanze è stato certificato un primo calo di 40 miliardi; i giochi, tutte le tasse ed evidentemente anche le proroghe, seppure finanziate con artifizi contabili, vedono un calo di gettito.
Lei, signor Presidente del Consiglio, in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei conti ha detto una cosa interessante: la fuga dalla firma è una questione atavica, ma si è aggravata con il codice degli appalti. Penso che tale codice possa essere riformato, ma se si segue quello attuale in maniera solerte, giorno per giorno, procedura per procedura, con la responsabilità legale e legittima di tutti, si può anche procedere ed appaltare. Ma la fuga della firma esiste e se lei l'ha citata, vuol dire che è nel suo mirino e me ne compiaccio.
L'Europa - torno sul tema - ha paura dell'inflazione, ma non credo che in questo momento di deflazione e di interessi zero ci sia questo problema; un'inflazione fisiologica forse potrebbe essere un aiuto alla soluzione dei problemi del debito. Non parliamo di Patto di stabilità e di condizioni sul recovery; ci chiede troppe condizionalità sulle quali dobbiamo discutere e sulle quali dobbiamo essere fermi e forti, senza cedere ulteriore sovranità alla tecnocrazia.
Lei, signor Presidente del Consiglio, deve creare le condizioni, in accordo con l'Europa, per la crescita e per far ripartire l'economia dando certezza attraverso qualche strumento che può essere discusso in Parlamento ma che è del suo Governo, dei suoi Ministri, dei suoi consulenti, di sua invenzione creativa. Noi crediamo in questo, altrimenti non ne verremo fuori. (Applausi).
CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa, senatore Crucioli? Siamo in fase di discussione generale.
CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, è successa una questione piuttosto disdicevole e preoccupante. Come lei sa, cinque colleghi ed io abbiamo chiesto già da tempo il riconoscimento di una componente del Gruppo Misto...
PRESIDENTE. No, senatore Crucioli, la interrompo immediatamente.
CRUCIOLI (Misto). Aspetti. Non ci hanno consentito...
PRESIDENTE. No, senatore Crucioli. Lei deve leggere l'articolo 84, comma 5, del Regolamento. (Commenti del senatore Crucioli). La invito a sedersi, senatore Crucioli. Legga il Regolamento, che dovrebbe conoscere. Stia seduto e lasci andare avanti la discussione generale. (Commenti del senatore Crucioli). Si sieda.
È iscritto a parlare il senatore Mautone. Ne ha facoltà.
MAUTONE (M5S). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, la pandemia ha sconvolto in modo violento il mondo, non risparmiando i suoi effetti, in misura più o meno intensa, a nessuna Nazione. Per far fronte a tale emergenza tutti i Paesi, prima o dopo, hanno optato per lockdown più o meno generalizzati e più o meno protratti nel tempo, con le conseguenti chiusure, peraltro necessarie, di attività, di luoghi o di strutture che potevano, per il loro elevato rischio di contagio o di assembramenti e per l'impossibilità di poter rispettare le distanze di sicurezza, creare le condizioni favorevoli per la diffusione del virus e delle sue varianti.
Mai come in momenti di grande difficoltà come quello che stiamo vivendo, occorre ribadire la necessità della coesione e della condivisione delle scelte tra i vari Paesi dell'Unione europea. Se non si lavora insieme e non si va tutti nella stessa direzione, sarà molto difficile contrastare efficacemente la crisi globale che si è abbattuta come una bufera su tutti noi.
Credo che la nostra Italia, pur tra le tante difficoltà e tra le innumerevoli problematiche, abbia fatto delle scelte in gran parte condivisibili fronteggiando l'epidemia con misure e provvedimenti che spesso sono stati riferimento per gli altri Paesi europei. Si tratta di scelte non facili, fatte già dal Governo Conte, dettate dall'emergenza del momento e sempre nell'ottica che la tutela del bene salute è e deve essere prioritaria rispetto alle tante giuste esigenze e alle motivate richieste che provengono dalle diverse realtà sociali. La difficoltà maggiore era ed è, in attesa che la campagna vaccinale decolli, trovare questo difficile equilibrio.
Come detto, l'elemento nuovo è rappresentato dalla possibilità di poter utilizzare i vaccini anti Covid-19. In attesa di una copertura vaccinale della popolazione con percentuali sufficienti a raggiungere l'immunità di gregge, non possiamo non richiamare la necessità di continuare ad adottare le misure di prevenzione, individuali e collettive, da parte di tutti noi cittadini, indispensabili per poter vincere questa battaglia.
Mi corre l'obbligo, ancora una volta, di dover ringraziare tutti gli operatori sanitari per il loro impegno e la loro dedizione, ma anche tutti i cittadini che con spirito di sacrificio e di solidarietà, con rinunce affettive ed economiche hanno aderito con convinzione ai programmi di prevenzione adottati. Fondamentale è l'accelerazione della campagna vaccinale, richiesta unanime da parte dei territori e che deve trovare la sua corretta applicazione nel rispetto del piano vaccinale elaborato.
È indispensabile che essa riparta senza più ostacoli in maniera sempre più omogenea su tutto il territorio nazionale. In quest'ottica è fondamentale, da un lato, il corretto funzionamento della macchina organizzativa a tutti i livelli, centrali e regionali e, dall'altro, un'adeguata disponibilità delle dosi vaccinali da somministrare. A tal proposito, sarà compito del Governo - e, in particolare, suo, signor Presidente del Consiglio - ribadire in Europa il rispetto degli accordi sulla fornitura del numero di dosi di vaccini e dei contratti stipulati con le compagnie farmaceutiche in maniera trasparente e in ossequio agli impegni presi, sia dal punto di vista della tempistica delle consegne che della quantità di dosi di vaccino promesse ed effettivamente fornite.
Occorre rimboccarsi le maniche. Tutto ciò lo si fa non solo facendo rispettare i contratti e le forniture delle dosi di vaccino, ma anche aumentando, ove possibile, le capacità produttive e migliorando i processi di utilizzazione degli stessi, sempre nel rispetto della loro sicurezza e della loro efficacia. Ben venga, pertanto, la possibilità di annoverare nuovi marchi vaccinali anti Covid-19, che vanno a implementare la disponibilità di dosi necessarie a raggiungere nel più breve tempo una sempre più ampia fascia della popolazione, condizione questa - come sappiamo - indispensabile per fermare le mutazioni del virus e il riprodursi delle sue varianti. Occorre mettere un punto fermo e lavorare insieme agli altri partner europei.
Voglio concludere con un invito che riguarda il nostro Paese: sarebbe auspicabile una cabina di regia centrale che coordini meglio gli interventi regionali ed eviti le inefficienze che diverse Regioni hanno evidenziato nella programmazione della somministrazione delle dosi, come accaduto negli ultimi episodi registrati in Lombardia e in Calabria. Ribadisco l'importante... (Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi).
PRESIDENTE. Senatore, la Presidenza la autorizza a consegnare la restante parte del suo intervento scritto.
È iscritta a parlare la senatrice Fattori. Ne ha facoltà.
FATTORI (Misto-LeU). Signor Presidente, il Presidente del Consiglio nel suo intervento ha menzionato le parole «fiducia» e «speranza».
Tutti speriamo che alla fine andrà tutto bene, ma ciò avverrà solo se ci impegniamo a uscirne tutti insieme. Presidente, il virus infatti non fa distinzione di razza, religione, reddito o convinzioni politiche; infetta gli umani in ogni luogo e a ogni latitudine e, se non troviamo gli strumenti per vaccinare tutta la popolazione mondiale in tempi brevi, non andrà tutto bene perché il virus avrà tempo per mutare e sfuggire con le sue varianti ai vaccini attualmente in uso e ritornerà da noi come un boomerang. Per questo, nel primo punto della proposta di risoluzione presentata a nome di Sinistra Italiana insieme alle colleghe Nugnes e La Mura, chiediamo al Governo di farsi promotore efficace nelle sedi opportune per la deroga temporanea ai brevetti prevista dagli accordi TRIPs (Trade related aspects of intellectual property rights), così come proposto dai Governi di India e Sudafrica, e consentire in questo modo non solo una più efficiente pluralizzazione della produzione e distribuzione vaccinale, ma anche un'accelerazione della ricerca. La ricerca, infatti, ha bisogno dei dati che in questo momento sono coperti dal brevetto, quindi è fondamentale sospendere i brevetti.
Non andrà tutto bene in Europa, caro Presidente, se l'Unione europea non riuscirà a redimersi dal peccato originale di essere nata come un patto economico, quello per il carbone e l'acciaio, e non come una comunità di cittadini uguali, con diritti inalienabili e doveri inderogabili. L'Unione europea è il fanalino di coda nella percentuale di popolazione vaccinale, preda di vincoli e accordi capestro con le lobby farmaceutiche, che dettano l'agenda della salute europea.
Affinché il popolo europeo sia sovrano e scevro dai condizionamenti lobbistici, le chiediamo, nel secondo punto della proposta di risoluzione, di richiedere e pubblicare i contratti con le case farmaceutiche in tutti i loro elementi e farsi promotore presso le sedi dell'Unione europea affinché tali contratti vengano rivisti nella parte delle sanzioni in caso di inadempienza (così saranno adempienti), nonché nella distribuzione dei rischi da eventi avversi, che oggi ricadono in capo agli Stati membri.
Lei ha anche menzionato la parola "fiducia"; infatti andrà tutto bene se i cittadini conserveranno la fiducia nelle istituzioni e nella medicina. Non ci nascondiamo che la vicenda dello "stop&go" del vaccino AstraZeneca non ha aiutato in questa direzione. Non possiamo permetterci di perdere la fiducia dei cittadini prendendo decisioni politiche su questioni come la sicurezza dei vaccini e la valutazione degli effetti avversi, che dovrebbero essere esclusivamente pertinenti alla medicina.
Lei ha parlato anche di innovazione digitale e, per questo motivo, le chiediamo di farsi promotore in sede europea affinché venga adottato uno strumento evoluto e globale, in addizione alla normale farmacovigilanza, ossia il cosiddetto revised cap sviluppato dal Global advisory Committee on vaccine safety (GACUS) proposto dall'OMS, un algoritmo che consentirebbe di avere pubblicati in rete gli effetti avversi, in modo da identificare anche i più rari e consentire interventi rapidi, mirati e scevri da condizionamenti politici ed economici.
Appare evidente a tutti, da questa terribile pandemia, come i vaccini non siano solo un'arma contro il virus, ma strumenti bellici per prevalere nello scacchiere geopolitico globale. In nome di un'opposizione responsabile e propositiva, le chiediamo perciò di prendere in seria considerazione le nostre proposte ed esprimere un parere positivo sulla nostra proposta di risoluzione. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Iwobi. Ne ha facoltà.
IWOBI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, dopo qualche anno in cui buona parte della politica ha creduto a una possibile integrazione della Turchia nelle istituzioni europee, avviando le trattative per un processo di adesione, oggi siamo in una situazione totalmente differente.
Dal 2013, anno della repressione della proteste al Gezi Park, passando per l'elezione di Erdogan a Presidente della Repubblica, la Turchia ha intrapreso una deriva sempre più autoritaria. Dal 2016 la situazione relativa allo stato di diritto interno è gravissima.
Solo nell'ultima settimana abbiamo assistito all'annuncio di Erdogan sul ritiro unilaterale dalla Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne. Sempre negli ultimi sette giorni vi è stato un nuovo e grave indicatore della situazione interna alla Turchia: la Corte suprema d'appello ha presentato una richiesta di sciogliere il Partito Democratico dei Popoli, il partito politico filo-curdo, che rappresenta oggi la seconda forza di opposizione nel Parlamento turco. Ricordiamo che dal 2000 ad oggi la Turchia ha ricevuto quasi 30 miliardi di euro attraverso la Banca europea per gli investimenti e, dal 2002, oltre 10 miliardi di euro di fondo preadesioni. Dal 2016 ad oggi sono stati messi a disposizione 6 miliardi di euro per la gestione dei rifugiati. È difficile capire questo doppiopesismo dell'Unione: attenta ai valori e ai diritti universali, non riesce però a prendere una decisione e una posizione netta nei confronti della Turchia. Perché il tema della Turchia deve riguardarci da vicino come Italia?
La nuova politica estera di Istanbul è sempre più aggressiva, come possiamo vedere in Libia, dove ormai la Turchia è attore fondamentale a causa della mancanza di coraggio dell'Europa e dell'Italia. Le primavere arabe nel 2011 e il disimpegno degli Stati Uniti nel Mediterraneo hanno prodotto diversi vuoti di potere che hanno reso la vita complicata all'Italia e all'Europa nei rapporti con i Paesi del Nord Africa.
È inoltre estremamente difficile cooperare con i Paesi del Maghreb, perché tra di loro non c'è alcuna forma di integrazione. Gli scambi tra Marocco, Algeria, Tunisia, Libia ed Egitto sono nulli o quasi. È difficile quindi mettere in piedi una cooperazione strategica con un'area che non esiste come blocco unico, dove la Turchia mira a espandere la sua influenza. Per mantenere l'equilibrio strategico dell'area l'Europa deve insistere nel creare un blocco unico, come - ad esempio -l'Economic community of west african States (ECOWAS) dell'Africa occidentale, per facilitare i rapporti futuri.
Con la presidenza Biden e la lettura dei primi documenti strategici prodotti dalla nuova amministrazione, abbiamo capito che l'Unione europea tornerà a essere un'area prioritaria per gli Stati Uniti. Benissimo: uniamoci per riportare la NATO sempre presente nel Mediterraneo, per far cooperare le istituzioni europee con le istituzioni atlantiche affinché formino uno strumento di cooperazione nei Paesi del Nord Africa. Non lasciamoli nelle mani di potenze esterne e in conflitto con i nostri interessi.
La crisi economica che deriva dalla pandemia avrà un effetto devastante anche sui Paesi del Nord Africa e l'Africa subsahariana. Il rischio di instabilità dell'area aumenterà notevolmente con gli effetti che ormai tutti conosciamo. Non facciamoci trovare impreparati, signor Presidente. Torniamo ad avere un approccio strategico nel lungo periodo o ci troveremo nei prossimi anni con Paesi, come la Turchia, stabilmente nell'area mediterranea.
Concludo dicendo che la Turchia deve decidere se restare alleato delle democrazie occidentali o magari andare verso la Cina. Signor Presidente, le auguro buon lavoro. (Applausi).
PRESIDENTE. Vorrei dare il bentornato in Aula al senatore Castiello.
È iscritta a parlare la senatrice Naturale. Ne ha facoltà.
NATURALE (M5S). Signora Presidente, gentili senatori e senatrici, membri del Governo, Presidente del Consiglio, la pandemia ha moltiplicato l'impegno di tutti nel cercare le soluzioni migliori da attuare in uno scenario inedito nella storia dell'umanità per gli effetti sia sulla vita, sia sull'economia. Rimane un compito difficile per noi politici e per tutte le amministrazioni, ma anche un'opportunità straordinaria di inquadramento delle reali necessità per focalizzare nuovi orizzonti in tempi definiti.
Prima necessità resta sempre la salute e, dunque, ora d'imperio tra i piani di ogni Governo vi sono i vaccini, l'accelerazione nella produzione, nella distribuzione sui territori e nella somministrazione. È necessario compiere ogni sforzo per arrivare da qui alla fine del secondo trimestre di quest'anno a raggiungere e auspicabilmente a superare la soglia del 50 per cento della popolazione vaccinata. Rimane fondamentale la cooperazione sanitaria globale, nella piena convinzione che i vaccini sono un bene comune. Ed è una necessità mettere in sicurezza la campagna di vaccinazione mondiale, che serve anche a prevenire l'insorgere di nuove e più pericolose varianti.
Un lavoro sinergico tra gli Stati del mondo è indispensabile anche per il raggiungimento della sostenibilità ambientale, della tutela della biodiversità, del rispetto delle norme ambientali e della salute pubblica, sostanzialmente in linea con gli obiettivi del green deal europeo.
Oltre al rispetto per l'ambiente, è anche necessario il rispetto universale dei diritti fondamentali delle donne e degli uomini, di cui purtroppo esistono violazioni in ogni parte del mondo. Sono passati sessant'anni dalla pubblicazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, che però rappresenta ancora un sogno più che una realtà. Inoltre, è oltremodo inquietante considerare come rinascimento le condizioni orrende in cui vivono i popoli in ancora troppi Paesi del mondo. Occorre quindi una politica globale che guardi allo sviluppo sociale ed economico, al mercato unico, che deve però sempre tutelare le produzioni locali e garantire la giusta distribuzione del valore.
Ci sono da affrontare ancora molti ostacoli, tra cui la transizione digitale per cui l'Italia occupa gli ultimi posti in Europa. Questa è una condizione inaccettabile che riverbera i suoi effetti negativi anche nella governance della pandemia. È altresì inaccettabile anche che le cosiddette big tech, i giganti del web, paghino tasse irrisorie in Europa, portando le loro sedi in Stati con regimi di tassazione agevolati, penalizzando le imprese nostrane. Urgono soluzioni quale un'imposta digitale unica europea per società extraeuropee.
Faccio parte della 9a Commissione e desidero rappresentare quanto sia importante, e quanto invece si senta nettamente in questo settore il suo ritardo, la digitalizzazione, indispensabile per evitare gli abusi di fitofarmaci e gli sprechi di acqua che non possiamo più permetterci. Vi è altresì necessità di ricerca per un'innovazione al passo con i bisogni e per una conversione energetica rispettosa del patrimonio naturale e quindi del suolo agricolo. Bellezze naturali e paesaggistiche sono un patrimonio culturale inestimabile, una risorsa strategica che rende l'Italia meta turistica ambita da tutto il mondo, ma che ancora paga lo scotto di carenze infrastrutturali ataviche. Il tutto è molto più evidente nelle aree interne, che sembrano ormai inevitabilmente destinate allo spopolamento e all'abbandono, soprattutto al Sud. Tale situazione deve essere invertita, in quanto la bellezza di quelle zone è impareggiabile. Intanto la realtà pandemica che stiamo vivendo ci obbliga a considerare necessario il distanziamento sociale e apre, quindi a questi luoghi una nuova e utile opportunità.
In generale è d'obbligo considerare gli squilibri territoriali esistenti e il fatto che gli investimenti al Sud siano stati più che dimezzati nell'ultimo decennio. La grandezza dell'Italia è data dalla varietà dei territori, che da Nord a Sud rappresenta un valore da salvaguardare. Un valore sono anche i nostri prodotti enogastronomici e la nostra dieta mediterranea, patrimonio immateriale dell'UNESCO, insidiata dal sistema di etichettatura Nutri-Score, un metodo intuitivo e fuorviante, perché fa apparire come dannosi per la salute - ad esempio - l'olio d'oliva e il parmigiano. Serve invece una cultura alimentare a tutela del made in Italy. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Abate. Ne ha facoltà.
ABATE (Misto). Signor Presidente del Consiglio, oggi per la prima volta parlo da questa postazione, tra i banchi del Gruppo Misto, al quale sono arrivata per aver votato no alla fiducia al Governo Draghi, il suo Governo. La seguo però con molta attenzione e, proprio in vista del Consiglio europeo che si terrà il 25 e il 26 di questo mese, dal momento che si parlerà, oltre che dei vaccini per la pandemia che ci sta mettendo a dura prova, anche del mercato unico, le chiedo con fermezza, Presidente, di insistere a nome e a tutela delle eccellenze agroalimentari e vitivinicole italiane, che oggi si sentono e sono minacciate proprio dall'Europa. Mi riferisco al sistema di etichettatura nutrizionale che da Bruxelles si vorrebbe applicare a tutti gli Stati membri e che gli esperti dicono con fermezza che penalizza prodotti che hanno fatto grande nel mondo il made in Italy.
Non è accettabile, Presidente, che Paesi come la Francia, che ha elaborato il Nutri-Score, Spagna, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, facciano fronte comune per convincere l'Europa ad adottare obbligatoriamente quei bollini che penalizzano soltanto il made in Italy. L'ormai triste e famosa etichetta a semaforo è voluta dalle principali multinazionali, ma è combattuta dai produttori delle più importanti DOP e IGP italiane, dal parmigiano al vino, dal prosciutto di Parma all'olio extravergine di oliva e da tantissimi alimenti preziosi della dieta mediterranea. Tutti questi alimenti sarebbero da bollino rosso per via del loro contenuto di grassi, sali e zuccheri scientificamente ritenuti sani. Bisogna fare di più e bisogna farlo ora, sia perché il tema è tornato di strettissima attualità; sia perché sul controverso tema delle etichette Bruxelles dovrà pronunciarsi soltanto nel 2022; sia soprattutto perché la ripresa del mercato italiano post pandemia da coronavirus deve gettare le sue basi dell'export di prodotti agroalimentari e vitivinicoli di qualità.
Quello del Nutri-Score, Presidente, è un modello che mette a repentaglio un sistema che vale 552 miliardi e costituisce il 15 per cento del PIL italiano e - peggio ancora - l'esistenza di prodotti italiani di qualità. Siamo davanti a un tentativo subdolo, mascherato da tutela della salute, di penalizzare i prodotti tradizionali per favorire cibi costruiti in laboratorio proprio da quelle multinazionali che oggi appoggiano l'introduzione del sistema a semaforo; un paradosso per cui il nostro parmigiano reggiano verrebbe classificato con il semaforo rosso, mentre cibi e bevande prodotti nei laboratori di sintesi verrebbero magari classificati ottimi per la salute e contrassegnati dal colore verde.
Una vittoria il made in Italy l'aveva già ottenuta a dicembre, quando il Governo Conte aveva bloccato il documento di conclusione del Consiglio agricoltura e pesca dell'Unione europea, che avrebbe accelerato l'adozione di un sistema di etichettatura a colori sul modello del Nutri-Score.
L'Italia la esorta, quindi, Presidente, ad andare in Europa a difendere i prodotti del made in Italy. Saluto anche il ministro Patuanelli, presente in Aula, che già so che in questi giorni a Bruxelles ha sollevato questo rilevante e pericolosissimo fenomeno europeo. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Ostellari. Ne ha facoltà.
OSTELLARI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente del Consiglio, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, la salute è il bene più prezioso di un individuo e di un popolo. Per preservarla, l'Europa ha lavorato bene e con prontezza? Durante la prossima conferenza del Consiglio europeo, si dovrà parlare anche di questo. E, per valutare la diffusione dei vaccini tra i Paesi membri, sarà necessario ripercorrere i mesi difficili e confusi trascorsi, partendo da una data: il 17 giugno 2020. È di quel giorno, infatti, la prima comunicazione ufficiale della Commissione europea su una strategia integrata e di insieme; il tutto ben sei mesi dopo il primo focolaio di Covid nella città cinese di Wuhan e quattro mesi dopo il primo caso in un Paese membro. Al 30 settembre 2020 le istituzioni europee avevano investito circa 459 milioni di euro in progetti sul coronavirus. Abbastanza?
Circa una settimana fa il Vice Presidente della Commissione europea, in un'intervista rilasciata a un quotidiano tedesco, ha dichiarato che dalle istituzioni europee sono stati commessi degli errori in fase di ordinazione dei vaccini. A rispondergli, poco dopo, è stato Eric Mamer, portavoce della Commissione stessa, che ha smentito l'ipotesi di errori in sede di approvvigionamento dei vaccini. Chi ha ragione?
Guardiamo i dati. Da un'analisi comparata con quanto avvenuto nella programmazione, nel finanziamento, nell'approvvigionamento e nella distribuzione dei vaccini negli Stati Uniti e nel Regno Unito le differenze sono evidenti. Gli Stati Uniti hanno perseguito il finanziamento e l'approvvigionamento dei vaccini attraverso l'operazione Warp Speed, annunciata ufficialmente già nel maggio 2020. L'onere, stimato inizialmente in 10 miliardi, è stato poi aumentato con ordini esecutivi specifici.
A differenza dell'Unione europea, gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno acquistato milioni di dosi di vaccini già nell'estate del 2020, ancora prima di conoscerne l'efficacia. È stata una mossa azzardata? Forse, ma alla fine è stata vincente e - come confermano anche importanti esperti a livello mondiale - si è rivelata determinante in termini di vantaggio strategico.
Facciamo un passo indietro. Nella primavera del 2020 Francia, Germania, Paesi Bassi e Italia formarono una sorta di partenariato chiamato Inclusive vaccine alliance, contrattando alcune milioni di dosi di vaccino AstraZeneca; il tutto mentre Paesi come Francia e Spagna stavano negoziando separatamente con l'azienda Moderna.
Nel giugno 2020 la Commissione europea decise di intervenire e acquistò vaccini per conto di tutti gli Stati membri, assorbendo così la Inclusive vaccine alliance. Il motivo? Secondo la Commissione, i grandi Paesi sarebbero sempre stati in grado di acquistare i vaccini da soli, ma non i Paesi più piccoli. Così, per assicurare le forniture anche a questi ultimi, la Commissione ritenne di negoziare in esclusiva e per tutti, allo scopo anche di ottenere prezzi migliori, così da dimostrare politicamente che l'adesione al progetto comunitario fosse vantaggiosa proprio nel momento in cui il Regno Unito abbandonava l'Unione. Benché l'obiettivo della Commissione potesse apparire lodevole negli intenti, la volontà di negoziare in blocco per 27 Paesi si è rivelata a dir poco inefficace.
Colleghi, oggi l'Unione europea sostiene di aver diversificato i suoi ordini sin dall'inizio e di non aver prenotato dosi in numero eccessivo per mancanza di certezze sull'efficacia dei vaccini, diversamente da quanto hanno fatto invece gli amici d'oltremanica. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: a fronte di un effettivo risparmio, la salute dei nostri concittadini è ancora in grave pericolo e con essa è a rischio anche la tenuta del sistema economico e sociale esisteva, che, per essere rimesso in piedi, avrà bisogno di investimenti di valore ben più superiore ai 29 miliardi utilizzati per l'acquisto dei vaccini.
Confrontiamo le cifre. A oggi negli Stati Uniti hanno avuto almeno la prima dose di vaccino 85 dei 320 milioni di abitanti, mentre nel Regno Unito sono 30 milioni (pari a quasi il 50 per cento della popolazione) i cittadini che hanno ricevuto la prima somministrazione; il tutto mentre nell'Unione europea solo 50 su 450 milioni di abitanti hanno ricevuto la prima dose.
A fronte di queste cifre, guardiamo quindi con fiducia al futuro, ma chiediamo una verifica di quanto è stato fatto. Inoltre, presidente Draghi - come lei ha già dimostrato qui con le sue prime azioni - chiediamo un cambio di passo anche in Europa. (Applausi).
PRESIDENTE. Colleghi, mettete giù i cartelli. Trovo inaccettabile che lei faccia una manifestazione perché ignora il Regolamento. Poteva benissimo dire quello che voleva a fine seduta. Studiate il Regolamento e tirate via i cartelli. È incredibile. Studiate! Studiate e state tranquilli! (Commenti).
È iscritto a parlare il senatore Pellegrini Marco. Ne ha facoltà.
PELLEGRINI Marco (M5S). Signor Presidente, gentili colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, signor Presidente del Consiglio, sono felice che questa volta il Parlamento, in vista del Consiglio europeo, possa discutere dei veri problemi che interessano e preoccupano i cittadini italiani ed europei, come quello del contrasto alla pandemia, e non debba più perdere tempo su false questioni, come quella di richiedere o meno il MES, che sembrava di vitale importanza fino a un mese fa e che ora è completamente scomparsa dal dibattito politico: false priorità utilizzate ad arte per far cadere il precedente Governo e il presidente Conte e per creare un clima d'odio, che di sicuro non ha fatto bene al Paese.
Considerato che dopo le sue nettissime parole, presidente Draghi, la questione MES è morta e sepolta, ci aspettiamo e pretendiamo che il senatore Renzi - uno dei principali sostenitori dei prestiti del MES - fornisca urgentemente spiegazioni all'opinione pubblica italiana e mondiale sulla sua attività in Arabia Saudita; sui suoi rapporti con il principe Mohammed bin Salman; sui soldi che prende come membro del board del Future investment initiative, che è una diretta emanazione del Regno saudita. Visto che è un senatore della Repubblica pagato dai cittadini, ci aspettiamo e pretendiamo che si confronti con giornalisti veri, e non con quelli immaginari, che dia spiegazioni vere anche sul presunto rinascimento saudita. E pretendiamo che egli stesso non ponga domande e dia risposte come se fosse Marzullo.
Il Covid-19 e la campagna vaccinale fanno tornare d'attualità i veri temi strategici, quelli che stanno davvero a cuore ai cittadini italiani ed europei e che possono cambiare la loro vita e il loro futuro.
Gli avvenimenti degli ultimi dodici mesi hanno dimostrato che l'urto terribile della pandemia è stato retto grazie alla sanità pubblica, dai medici e dai paramedici che lavorano nel settore pubblico, che si sono prestati a turni massacranti per mesi e mesi e ancora oggi allo scopo di coprire carenze d'organico e di strutture, originati dai tagli selvaggi delle risorse in questo settore, attuati sistematicamente negli anni scorsi in nome di una ideologia che era ed è una completa fandonia, che è stata utile solo a chi la propalava, visto che poi ha acquisito posizioni personali di potere.
I fatti hanno dimostrato che è falso sia che il privato e il mercato siano sempre virtuosi ed efficienti sia lo Stato sia sempre inefficiente e sprecone. I fatti hanno invece dimostrato che centinaia di migliaia di vite umane sono state salvate dalla sanità pubblica. Prendiamone atto, confrontiamoci e procediamo al ripotenziamento della sanità pubblica attraverso un colossale e pluriennale programma di investimenti che riguardi anche la medicina territoriale.
Confrontiamoci sul Titolo V in tema di sanità e discutiamo se convenga ai cittadini avere 20 sistemi sanitari regionali o se, invece, non sia più efficiente tornare a un sistema che abbia centralità e unitarietà statale. La posizione del MoVimento 5 Stelle è nota e al riguardo abbiamo presentato un disegno di legge a prima firma Taverna - di cui sono cofirmatario - e auspichiamo un ampio dibattito nel Paese e in Parlamento nell'esclusivo interesse dei cittadini.
Le disfunzioni della campagna vaccinale in alcune Regioni sono inaccettabili - ne ha fatto cenno anche lei, signor presidente Draghi - e, per tragica ironia della sorte, tali inefficienze si sono verificate specie in quelle Regioni che si autodefiniscono virtuose da anni, ma che collezionano da mesi disastri su disastri a causa della completa inettitudine di chi le governa.
Infine, confrontiamoci sui temi importantissimi della ricerca scientifica e della produzione dei farmaci; anche in questo campo abbiamo bisogno di un presidio fortissimo dello Stato, degli Stati membri per l'esclusiva tutela della salute dei cittadini europei. Anche qui occorre invertire sciagurate politiche mercatistiche e ideologiche degli ultimi anni, perché l'attuale pandemia ha dimostrato che non possiamo essere alla mercé di aziende private che decidono la quantità di vaccini da produrre, a quali Stati venderli, a quali prezzi, se rispettare o meno il contratto; il tutto a loro esclusivo vantaggio.
Abbiamo il dovere di impedire tutto questo e dobbiamo agire subito con coraggio e determinazione. Se non lo faremo, la responsabilità morale di centinaia di migliaia di morti ricadrà su di noi. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garavini. Ne ha facoltà.
GARAVINI (IV-PSI). Signor Presidente, presidente Draghi, onorevoli colleghi, vaccini ed ancora vaccini, in Italia a livello europeo: la priorità di questa fase non può che essere un efficiente approvvigionamento di dosi e un'accelerazione sulle vaccinazioni. Scene come quelle che abbiamo visto nei giorni scorsi in Regione Lombardia sono inaccettabili. Al contrario, è molto positivo che lei, presidente Draghi, in appena un mese di tempo, abbia subito predisposto un piano per la vaccinazione di mezzo milione di persone al giorno: è un passo avanti gigantesco rispetto a sole poche settimane fa.
Ha fatto bene, già nel corso dell'ultimo Consiglio europeo, a pretendere che l'Unione europea alzasse la voce nei confronti delle case farmaceutiche, affinché tengano fede ai loro impegni, arrivando anche a vietare l'esportazione al di fuori dell'Europa dei vaccini predisposti in Italia da quelle stesse aziende. Allo stesso modo, è condivisibile la sua proposta, signor Presidente, di ordinare ulteriori vaccini in modo autonomo, come Paese, laddove non si riesca a ottenere sufficienti dosi attraverso gli ordinativi già fatti dall'Europa, perché noi abbiamo un imperativo: salvare vite umane e tornare in fretta alla normalità. Non possiamo permetterci di fare della vaccinazione una questione politica e non possiamo precluderci l'uso dell'uno o dell'altro vaccino. La situazione continua a essere troppo grave. Bisogna riuscire a dotarsi in breve tempo di un numero congruo di vaccini, indipendentemente dalla tipologia, così da riuscire a vaccinare entro l'estate, con la prima dose, almeno i tre quarti della popolazione, in modo da ridurre consistentemente il numero di malati gravi che finiscono in terapia intensiva. Contemporaneamente bisogna velocizzare l'acquisizione di licenze, così da essere nelle condizioni di riconvertire impianti industriali per la produzione di vaccini, in Italia e in Europa, con un contemporaneo massiccio investimento nella sperimentazione, attraverso la creazione di un incubatore comunitario che serva a potenziare la ricerca a livello europeo e a renderci il più possibile autonomi in materia di vaccini. La nostra ambizione è tornare alla quotidianità nel minor tempo possibile, favorendo anche il ritorno alla libera circolazione. Ecco che è un bene che l'Unione europea si sia dotata di un certificato verde digitale, cioè un passaporto vaccinale, che può contribuire ad un graduale ripristino della mobilità in Italia e in Europa, con positive ricadute a livello anche economico.
Accanto alla questione sanitaria c'è però un altro tema ambizioso al centro dell'agenda di domani: il tema dei rapporti internazionali. Ci ritroviamo nelle sue parole, signor Presidente, ogni volta che sottolinea l'impronta europeista e atlantista del suo Governo, così come quando esprime preoccupazione per quanto sta avvenendo all'interno della Federazione Russa e in altri Paesi in merito al mancato rispetto dei diritti fondamentali. Noi condividiamo queste preoccupazioni, rispetto alla Russia ad esempio, con la quale come Unione europea intratteniamo rapporti politici piuttosto tesi, perché contestiamo diverse loro infrazioni attraverso un progressivo inasprimento delle sanzioni. Per quanto queste ultime non siano bastate a dissuadere Putin dai suoi atteggiamenti autoritari, credo che continuino a rimanere l'unica strada percorribile per segnalare il nostro disappunto, in Russia come pure in altri Paesi dove si continua sistematicamente a violare i diritti universalmente riconosciuti. Trovo valida la scelta adottata dall'Unione europea di prevedere sanzioni mirate contro singoli, così da gravare il meno possibile su un'intera società civile e colpire invece in modo puntuale dirigenti responsabili vicini alla Presidenza. In questo modo cerchiamo di tenere al tempo stesso aperto il dialogo con un Paese che per la sua storia, ma anche per la sua posizione geografica, è destinato a mantenere un ruolo di rilievo per l'Unione europea.
Con il nostro agire politico cerchiamo di indurre i nostri partner internazionali al rispetto dello Stato di diritto, compresi i diritti delle donne. Ed è ciò a cui puntiamo con la richiesta di un agenda dell'Unione europea con la Turchia, che condizioni eventuali accordi finanziari e di cooperazione al rientro della Turchia nella Convenzione di Istanbul.
Serve una politica estera equilibrata, in cui l'Italia sia protagonista, a favore del dialogo e della mediazione. C'è bisogno di un Italia che sia presente. Con lei, Presidente, siamo sicuri che la voce dell'Italia tornerà di nuovo a contare. Noi siamo al suo fianco. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente del Consiglio, l'abbiamo ascoltata con molto interesse e l'avremmo voluta qui anche un mese fa, in occasione del Consiglio europeo precedente, in cui pure si parlava di piano vaccinale. La nostro proposta, purtroppo, non è stata accettata e ci auguriamo che invece diventi prassi istituzionale venire in Parlamento e coinvolgerlo in occasione dei Consigli europei, anche per dare un segno di discontinuità rispetto all'Esecutivo precedente, che con molti atti lo ha svuotato progressivamente di alcune competenze e prerogative. È passato un mese da quel Consiglio europeo ad oggi, sono accadute cose senza precedenti e, signor Presidente, è tempo di andare oltre.
Signor Presidente del Consiglio,Fratelli d'Italia le chiede di alzare la voce in Europa e di farlo nella gestione dei vaccini. Lei deve dire con chiarezza, perché può farlo, che l'impatto delle varianti ha trovato i Paesi europei impreparati, nonostante si conoscesse da tempo il tasso di contagiosità. In questo clima di impreparazione, è stato un cortocircuito la campagna di profilassi ritardata, che ha rivelato il totale e clamoroso fallimento dell'Unione europea nel piano vaccinale. L'Unione europea ha sottoscritto contratti capestro con le aziende farmaceutiche, che non hanno rispettato i tempi e i numeri delle dosi da consegnare e, grazie a quei vincoli assurdi, sottoscritti da Bruxelles, quelle stesse case farmaceutiche sono rimaste sostanzialmente impunite rispetto alle loro inadempienze. Su questo fallimento, come un ciclone, è arrivata la questione relativa ad AstraZeneca del 10 marzo: quello appena trascorso è stato quindi un mese molto denso.
Signor Presidente, lei può e deve dunque dire all'Europa che ha enormi responsabilità nella cattiva gestione dei piani vaccinali e deve farlo, perché l'Europa sta pagando un prezzo altissimo alla pandemia. Il numero delle vittime ha già superato la cifra di un milione: si tratta del 35,5 per cento del totale dei decessi del pianeta. Nella sua ultima conferenza stampa, in occasione del decreto-legge sostegni, ha evocato un concetto ispirato al pragmatismo anche riguardo all'export dei vaccini da parte delle case farmaceutiche inadempienti. Ha anche detto di più: se il coordinamento dell'Unione europea non funziona, faremo in altro modo; e, se l'UE non autorizza presto, potremo farlo noi. Ha fatto quasi lasciar intendere che si possa aprire alla valutazione dello Sputnik. Questo pragmatismo e l'autonomia decisionale, che oggi ha chiamato autonomia strategica, vanno bene: lo faccia e ci troverà d'accordo. Se lo Sputnik è un vaccino sicuro ed efficace, non c'è guerra commerciale che tenga. Va valutato e messo in commercio subito, così come va valutato qualsiasi altro vaccino ritenuto potenzialmente utile al contrasto del Covid. Se il siero prodotto dagli scienziati di Mosca, signor Presidente, può aiutare a vincere la pandemia, l'Unione europea non può rifiutare un altro potenziale rimedio. Non ce lo possiamo permettere soltanto per un pregiudizio geopolitico, perché devono essere prevalenti l'interesse della salute e l'interesse scientifico. Se il commissario Breton dice - come ha fatto oggi - che non serve, lei può agevolmente dire il contrario.
Insomma, signor Presidente, uso le parole di Giorgia Meloni nel dire che il Governo italiano si deve svegliare dal torpore e agire nell'esclusivo interesse nazionale, intervenendo in sede europea e, se necessario, andando avanti per la propria strada. Basta ritardi e guerre commerciali. Basta perdere un tempo che non c'è, mentre il virus accelera e si modifica! Serve una radicale inversione di rotta.
Vengo ora al piano vaccinale. Lei oggi afferma che vaccineremo quante più persone possibili nel più breve tempo possibile. Nulla da dire: è condivisibile. Il punto, però, sono i numeri. Se il ritmo è quello di oggi, ovvero 158.000 dosi, per raggiungere il 70 per cento degli italiani occorre oltre un anno. E questo non lo dico io.
Non può rimanere questo il ritmo. Quando lei dice, ottimisticamente forse, che ci potrebbero essere due mesi di ritardo, devo pensare che ogni giorno di ritardo può significare 500 persone che muoiono. Se devo moltiplicare questa cifra per due mesi, significa che possono morire 30.000 persone. E non voglio fare altri conti, perché non sono numeri, ma sono persone e la responsabilità è enorme.
Qual è il piano, allora? 500.000 iniezioni al giorno ad aprile e 700.000 a maggio? Bene: bisogna arrivarci. Bisogna arrivarci ed essere pronti. Il piano predisposto dal generale Figliuolo può funzionare come macchina, ma solo se ci saranno le dosi necessarie e se ci sarà la platea per somministrarle, altrimenti fallirà tutto. Bisogna mettere a punto tante cose, di cui sentiamo parlare ma che non vediamo messe a sistema.
La campagna vaccinale lanciata il 27 dicembre è poi fallita. Su questo lei non ha le responsabilità dirette e personali, ovviamente, ma sa che ciò rientra nella fallimentare politica sanitaria messa in atto dall'Esecutivo precedente, che vede nel ministro Speranza il segno di una sinistra continuità, mentre è di radicale discontinuità che, anche su questo, l'Italia ha bisogno.
Ancora: ha chiesto alle Regioni un riallineamento. È giusto ma, se mancano indicazioni precise a livello centrale, è difficile richiamare le Regioni. Come mai abbiamo il paradosso per il quale vediamo che la popolazione over 80 è stata vaccinata neppure per il 30 per cento del suo totale, quando ormai è chiaro che il virus colpisce per l'86 per cento persone di fascia anziana. È un paradosso inspiegabile, presidente Draghi.
Ancora, la campagna vaccinale è partita secondo alcune categorie, mentre adesso, invece, per fasce d'età: confusione e ritardi. E soprattutto, avete dimenticato, nelle fasi 1 e 2, le categorie dei disabili, dei fragili, i caregiver e i loro familiari. Oggi - per fortuna - ve ne ricordate, e anche grazie a un emendamento di Fratelli d'Italia.
Nulla potrà giustificare il caos che abbiamo visto. Nulla potrà giustificare anziani in fila, assembrati e magari portati con gli autobus. Nulla potrà giustificare il ritardo nelle assistenze domiciliari e il ritardo di protocolli non aggiornati da parte del Ministero. Davvero nulla.
Noi non abbiamo solo criticato: abbiamo fatto un piano vaccinale. Tra l'altro, alcune proposte le vediamo inserite e ne siamo contenti. Questo è un caso in cui ci va bene anche solo il fatto di partecipare. Il nostro piano vaccinale prevedeva assistenza domiciliare, allargamento della platea dei vaccinatori, coinvolgendo medici di base e farmacisti. Anche sui farmacisti, però, dovete sbrigarvi a fare i protocolli, altrimenti non riuscirete a mettere a punto questo sistema.
Vede, presidente Draghi, il punto è anche che, su tutta la strategia di contenimento della pandemia, non vediamo segni di importante discontinuità, perché siamo ancora qui con la DAD, con le scuole chiuse, con i ristoranti chiusi, con i vaccini che non arrivano. Mi avvio alla conclusione, perché mi rendo conto che il mio tempo è finito. Mi piacerebbe parlarne del reshoring farmaceutico, ma lo farò la prossima volta.
Presidente Draghi, il punto è sempre uno ed è sempre quello: quale postura avere stando in Europa. Noi continuiamo a pensare che sia necessario difendere, in Europa, l'interesse nazionale e considerarlo preminente. Non potremo mai accettare alcuna cessione di sovranità nazionale, come lei ha detto anche nelle sue comunicazioni il giorno del voto di fiducia.
Presidente, questo è il momento in cui bisogna essere assertivi e non si può cedere su nulla. Lei guarda l'Europa, oggi, da un'altra posizione. Il suo compito e il suo dovere, oggi, è pensare solo e soltanto all'Italia e agli italiani. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Nannicini. Ne ha facoltà.
NANNICINI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghe, onorevoli colleghi, signor Presidente del Consiglio, membri del Governo, il prossimo Consiglio europeo riveste un'importanza fondamentale per le cittadine e i cittadini europei, stremati e angosciati dalla pandemia e dagli effetti economici e sociali che produce. L'Unione europea, rispetto alla crisi finanziaria del 2008 e alla successiva crisi del debito sovrano, quando sbagliammo tempi e modi di risposta a quella duplice crisi, ha dimostrato di esserci, mettendo in campo una risposta forte e coordinata.
Ma non possiamo distrarci e non possono esserci ritardi nell'attuazione di quella risposta. Vaccini sicuri, efficaci e rapidamente accessibili sono la migliore risposta non solo all'emergenza sanitaria, ma anche alla recessione e alla crisi occupazionale. È importante che dal prossimo Consiglio escano scelte che rassicurino le cittadine e i cittadini europei del fatto che, grazie al coordinamento europeo, tutti gli Stati membri potranno procedere speditamente con i piani vaccinali. Ma uscire dalla crisi con un'Europa più forte e più giusta - e di conseguenza con un'Italia più forte e più giusta - non dipende solo dai vaccini; dovremo realizzare, impostandolo già oggi, un salto di qualità nella costruzione europea.
Presidente Draghi, nel suo discorso di insediamento lei ha detto che sostenere questo Governo significa condividere la prospettiva di un'Unione europea sempre più integrata, che approderà a un bilancio comune capace di sostenere i Paesi nei periodi di recessione. Parole chiare: nessuno meglio di lei può sapere i limiti di lasciare da sola la politica monetaria nella risposta alle crisi. Non si tratta di cedere sovranità, ma di costruire una nuova sovranità laddove una sovranità non c'è, laddove gli Stati europei da soli non sono in grado di rispondere alle sfide globali che abbiamo di fronte.
È chiaro che tutte le decisioni richieste da un passaggio storico di questo tipo non saranno discusse nel prossimo Consiglio, ma è importante che fin da ora il Governo italiano faccia capire tre cose. La prima: Next generation EU non è solo la giusta risposta all'emergenza pandemica, ma è l'embrione di una possibile futura unione fiscale, di strumenti di debito e tassazione comuni che permettano di arrivare a un bilancio europeo più forte e a una vera politica fiscale europea, che complementi quella monetaria. La seconda: serve una revisione del Patto di stabilità e crescita prima della sua reintroduzione nel 2023, che tenga conto delle conseguenze della pandemia e affianchi alle regole di bilancio criteri di sostenibilità ambientale e sociale, per favorire una crescita sostenuta, sostenibile e inclusiva. La terza: la transizione digitale ed ecologica delle nostre economie non sarà sostenibile se non si ripenseranno gli strumenti di tassazione delle multinazionali, non solo digitali, facendo fare un passo in avanti decisivo allo schema BEPS dell'OCSE contro l'elusione fiscale internazionale e chiedendo scelte coerenti ai nostri partner.
È un segnale bellissimo che il presidente degli Stati Uniti Biden partecipi a una parte del prossimo Consiglio europeo, rilanciando una stagione di multilateralismo già inaugurata con il reingresso degli Stati Uniti nell'accordo sul clima. Ma non basta. L'Unione europea deve chiedere agli Stati Uniti di aderire immediatamente ai Common reporting standard, all'accordo multilaterale per lo scambio di informazioni; senza scambio reciproco e automatico di informazioni non può esserci un sistema equo di tassazione. Il multilateralismo ha bisogno di scelte concrete, non solo di momenti simbolici. È il momento di costruire un'Europa che si viva come una comunità di destino, cementata da nuove forme di sovranità. Abbiamo istituzioni europee, un mercato europeo e una moneta europea; abbiamo bisogno di una politica di bilancio europea, di una cittadinanza europea radicata in alcuni diritti sociali comuni e di uno spazio politico europeo, di partiti e sindacati europei, di una discussione politica che prenda le scelte che ci attendono con testa e cuore sinceramente europei.
Lei è la leadership ideale perché l'Italia e l'Europa raccolgano questa sfida.
Tale sfida non si può vincere in un giorno, ma non può essere rinviata, chiarendo che l'Italia c'è ed è pronta ad andare avanti con chi ci sta. Dopo il whatever it takes, abbiamo bisogno di un whoever it takes, facendo capire da subito che esiste un nucleo forte di Paesi pronti a fare un salto di qualità nella costruzione europea, senza restare prigionieri di bilanciamenti infiniti e soprattutto di veti incrociati.
È il momento di costruire reti, non di porre veti. Buon lavoro. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Romani. Ne ha facoltà.
ROMANI (Misto-IeC). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, abbiamo apprezzato le dichiarazioni di questa mattina, ma ancora di più le risposte che lei ha dato nel corso della conferenza stampa di venerdì scorso a Palazzo Chigi. La sobrietà, ma anche l'efficacia delle sue comunicazioni le hanno consentito di dare risposte che raramente si sono sentite con tale chiarezza da parte di un Presidente del Consiglio italiano. Lei ha detto che cerchiamo sempre un coordinamento europeo e, se funziona, dobbiamo seguirlo; se non funziona, ce ne andiamo per conto nostro. Semplice, elementare, come quando in sede di consultazione si disse che la fisionomia del Governo sarebbe stata fortemente europeista, specificando che chi ne avesse fatto parte doveva condividere questa visione, anche nelle intenzioni di avere un bilancio comunitario di dimensioni più significative. Un europeismo forte, quindi, che vuole prendere parte alle decisioni nell'interesse nazionale, superando il contrasto fra coloro che hanno inteso l'Europa come un'entità o un'autorità superiore a cui essere assoggettati e coloro che invece l'hanno sempre combattuta ritenendo che l'interesse nazionale fosse incompatibile con quell'idea di Europa.
Un consiglio però mi sento di darle, signor Presidente del Consiglio: comunichi di più; glielo dice un senatore che mastica la comunicazione da qualche anno.
Vaccini. Lei, con grande chiarezza, ha detto che assumerà AstraZeneca e che suo figlio ha già fatto il vaccino, sempre AstraZeneca, nel Regno Unito: anche in questo caso, semplice, chiaro, convincente; non come quella confusione comunicativa che ha fatto l'EMA. Ciò che lei ha detto sulla sospensione di AstraZeneca è stato sicuramente efficace; forse - mi permetta - leggermente tardivo: abbiamo perso due giorni importanti, non nella contabilità delle vaccinazioni, ma sicuramente come diffusione di incertezza nella pubblica opinione.
In Italia il Governo ha deciso di partire giustamente dalle categorie più colpite dall'incidenza della letalità della malattia, e dal personale sanitario che è chiamato a reggere e a fronteggiare questa emergenza. In una campagna vaccinale che deve fare i conti ancora con la scarsità dei vaccini, si deve per forza ragionare in termini di priorità di intervento; priorità che, salvo particolari esigenze territoriali, devono essere determinate dal livello nazionale del Governo, e il ritmo delle vaccinazioni non può più avere quell'andamento a macchia di leopardo che ha avuto fino ad oggi. Mi auguro che il pragmatismo militare del generare Figliuolo ci possa aiutare in questa direzione.
Ci siamo posti anche il problema dell'obbligatorietà delle vaccinazioni di alcune categorie, e chi in quest'Aula ha fatto una proposta in questo senso è stato o è stata linciata dai leoni da tastiera, che forse sono gli stessi leoni da tastiera che facevano vergognose campagne No vax. Tutta la mia solidarietà va alla senatrice Ronzulli, che è stata oggetto di attacchi indecorosi e indegni. (Applausi).
Un secondo argomento del Consiglio europeo è la questione mediterranea. Come Italia siamo membri del G7 e, al suo interno, unico Paese proiettato interamente sul Mediterraneo. Siamo la frontiera meridionale dell'Europa rispetto all'immigrazione economica. Nel Mediterraneo abbiamo interessi strategici ed economici di diversi settori (dalla pesca al turismo, alle prospezioni di gas e di petrolio) ed ogni tensione geopolitica nelle acque del Mediterraneo si riflette negativamente sugli interessi e sulla sicurezza nazionale. A fronte di tutto ciò, abbiamo sostanzialmente abdicato ad ogni ruolo e consegnato le chiavi del Mediterraneo a Turchia e Russia, militarmente, politicamente e culturalmente. Turchia e Russia si sono spartite prima la Siria. La Turchia, nell'indifferenza generale, ha fornito centinaia di droni armati alle forze azere, che hanno annichilito le forze armate, ha indicato il nuovo Premier libico e, insieme alla Russia, si è spartita di nuovo la Libia, irridendo l'embargo europeo della missione Irini e portando circa 20.000 tagliagole jihadisti dalla Siria che dovevano bilanciare l'appoggio ad Haftar dei mercenari del gruppo Wagner.
Troppo cruda la mia lettura su quanto c'è da meditare? Non credo. La nostra classe politica ha sempre avuto poco interesse alla politica estera, ma qui parliamo del ruolo dell'Italia nel mondo, anzi di quello che succede alle porte di casa.
Il tempo a mia disposizione si sta esaurendo quindi concludo il mio intervento. Signor Presidente del Consiglio, dobbiamo innanzitutto garantire la nostra sicurezza; promuovere i nostri interessi strategici, commerciali ed economici e recuperare quel ruolo di influenza che spetta al nostro Paese nel Mediterraneo.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Binetti. Ne ha facoltà.
BINETTI (FIBP-UDC). Signor Presidente, Presidente del Consiglio, colleghi, in questo importante appuntamento stiamo mettendo insieme le nostre idee e le nostre considerazioni in uno scenario totalmente diverso rispetto a poche settimane fa.
A me preme mettere in evidenza due punti, uno dei quali coincide in parte con quanto detto dagli altri colleghi e che ha molto a che vedere con questa grande sfida mondiale per la salute di tutti. Nel 1978 c'era lo slogan di Alma-Ata che diceva «Salute per tutti entro il 2000». Ci piacerebbe poter dire: salute per tutti nell'anno 2021. La sfida della pandemia, infatti, la si vince tutti insieme o non la vinceremo affatto.
Per quanto riguarda l'Italia, però, al di là di una serie di informazioni falsamente accattivanti, molto spesso propinate anche la sera nei telegiornali e in varie occasioni in cui sembra che in Italia vada tutto bene (a sentire i telegiornali, andiamo ogni sera meglio, salvo il numero delle persone che muoiono e il numero dei vaccini che non si fanno), raramente sentiamo messo a punto il problema: non è solo la questione del numero dei vaccini disponibili in Italia a fare la differenza rispetto agli altri Paesi. Ciò che fa la differenza è che il numero di vaccini entra spesso in rotta di collisione con i vaccinatori, con i luoghi in cui si vaccina e con le procedure con cui la gente si deve registrare per vaccinarsi.
Recentemente ho scritto una lettera proprio al generale Figliuolo facendo riferimento a tutti coloro che, essendo senza fissa dimora, nonostante l'età è ben difficile che possano accedere ai luoghi di prenotazione previsti dai meccanismi regionali o nazionali. È molto difficile se non hai un computer o non hai modo di utilizzarlo. Viceversa, sappiamo, per esempio, che nel Regno Unito le persone sono state chiamate direttamente: ci sono degli elenchi; tutti sono già registrati per codici anagrafici ed è facile riuscire a capire chi ha bisogno e ha una precedenza.
Noi ci dibattiamo molte volte in problematiche come quella che abbiamo appena vissuto relativamente alla vicenda di AstraZeneca. Davanti all'evento avverso creatosi a Siracusa, immediatamente è scattato l'atto di accusa nei confronti dei medici presenti in quel momento. Pur essendo un atto di accusa formale, ha investito una parte importante della classe medica, caricandola di una responsabilità che non era direttamente loro. Si capisce quanto possa diventare ambigua l'idea di vaccinarsi in farmacia. Se non c'è un medico, infatti, chi garantirà che l'anamnesi fatta in quel momento al paziente e che le condizioni raccolte sulla sua situazione clinica siano davvero ottimali?
Ci manca una visione strategica di insieme. Lei oggi ha parlato di visione strategica, ma noi preferiamo condensare la nostra denuncia sul numero di vaccini che non arrivano dall'Europa o dalle grandi aziende, in modo che la colpa sia di altri, rispetto all'assunzione di responsabilità interna dell'organizzazione integrata dei servizi vaccino, vaccinatore, luogo di vaccinazione e persona che si fa carico responsabilmente di questo processo. Ci manca davvero questa armonia di insieme del lavoro, come molto spesso riscontriamo nella stessa frammentazione del nostro sistema burocratico, ampiamente legato alla pubblica amministrazione e anche al Ministero della salute. Noi ragioniamo per linee parallele - come si dice tante volte, per silos non comunicanti tra di loro - e non riusciamo a integrare questa visione.
È chiaro che la vera sfida a questo problema, che è un problema di deficit di modello organizzativo e professionale integrato, dovrebbe essere nelle nuove generazioni. Lei oggi ha detto che presto ci sarà una grande assise e al centro dell'obiettivo di tutta l'Europa sarà posta proprio la next generation, ossia i diritti dei più giovani. Ma i più giovani sono stati privati del diritto alla scuola e vengono messi nella condizione di didattica a distanza, per cui tutte le sere ci raccontano che va benissimo, salvo ricordarsi che ci sono persone che, per classi sociali, non accedono alla didattica a distanza, perché mancano di strumenti, di cultura, di spazi; ci sono persone che hanno difficoltà oggettive sul piano dell'apprendimento: penso ai tanti ragazzi per i quali le disabilità intellettive costituiscono un elemento pregiudiziale forte per poter accedere a questo modello; ci sono poi altre forme, forse più sofisticate e meno note, di discriminazione, come quella che stiamo sperimentando ancora una volta tra i ragazzi che frequentano le scuole statali e quelli che frequentano le scuole paritarie, come se certi diritti degli uni non fossero anche i diritti degli altri e come se questo non introducesse, fin dalla più giovane età, il concetto di discriminazione. Lottiamo tanto contro tutte le forme di discriminazione, ma la discriminazione che nell'ambito della scuola separa la scuola paritaria dalla scuola statale è vergognosa. Noi abbiamo una legge, la legge Berlinguer del 2000 (che fa ventun anni e tuttavia non è ancora applicata), che permette ai ragazzi di sperimentare sulla propria pelle, fin dagli inizi in cui si cimentano e si confrontano con la società, che ci sono figli e figliastri o, se preferiamo, figli di un dio minore.
Questa realtà dovrebbe per noi rappresentare la maggiore e la migliore sfida possibile; la meglio gioventù è quella che dovremmo riuscire a far emergere dopo questa drammatica operazione che la pandemia ha imposto a tutti noi. Ma quali giovani potremmo mettere in pista, se a scuola non ci sono andati, se hanno fatto esperienza dell'inoccupazione e non della disoccupazione, se non hanno avuto modo di misurarsi con esperienze creative, che sono quelle che sviluppano davvero il talento?
Tutto questo fa sì che questa famosa next generation, che a livello europeo tutti sogniamo, non avrà gambe per camminare; sarà come succede, a volte, a una persona che ha subìto un incidente e che per molto tempo è rimasta ferma, per cui tutto il sistema osteoarticolare fatica a mettersi in movimento. Noi dobbiamo cominciare, invece, da ora a occuparci di loro, perché è ora il momento di permettere alle nuove generazioni di prepararsi alla sfida del dopo pandemia. Non dovremmo cominciare quando finisce la pandemia, altrimenti commetteremmo lo stesso errore di chi pretende di far cominciare la campagna vaccinale quando arrivano i vaccini, avendo dimenticato tutte le tappe precedenti con cui avremmo dovuto predisporre gli strumenti. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Candiani. Ne ha facoltà.
CANDIANI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, Ministri, colleghi, presidente Draghi, è indubbio che il Consiglio al quale parteciperà tra poche ore sarà molto importante: in quella sede si svilupperà e si discuterà del nodo vaccini.
Abbiamo una necessità estrema di tornare alla normalità e tutti abbiamo ormai ben chiaro che questo può avvenire attraverso una campagna vaccinale seria, determinata e che non conosca confini.
C'è bisogno, Presidente, di tornare a vivere; sembra una frase fatta e tanto semplice, ma è la realtà. Potremmo parlare infatti della necessità vaccinale anche come un nuovo obiettivo di competitività tra Paesi; i primi che potranno cominciare a far circolare i loro rappresentanti e i loro imprenditori all'estero, avranno più capacità di competere rispetto ad altri. Però ormai c'è anche, come è evidente a chiunque, in ogni Paese, un bisogno di normalità da parte delle persone, da parte di chi va a scuola, dei nostri anziani e delle persone qualunque, di poter uscire e ritrovarsi, riprendere quelle relazioni e quei rapporti sociali ormai sostanzialmente annullati.
Signor Presidente, abbiamo necessità di avere certezza che i tentennamenti che abbiamo visto nelle settimane e nei mesi passati, a partire dalla gestione del Piano vaccinale in Unione europea, non debbano e non possano ripetersi in futuro. (Applausi). Confidiamo che lei saprà far valere le ragioni italiane, badando bene che il nostro Paese abbia una sua autonomia e una sua capacità anche di indipendenza in questo settore. Abbiamo appreso con grande soddisfazione dei passi in avanti che stiamo facendo in maniera decisa. Il ministro Giorgetti ha parlato della creazione di nuovi vaccini o, meglio, della creazione in Italia di vaccini: ciò ci rassicura, ma abbiamo bisogno di certezze pragmatiche e concrete.
Presidente, le sue comunicazioni odierne saranno sottoposte ad una votazione in Senato con delle risoluzioni sulle quali il Governo dovrà impegnarsi. Crediamo fermamente che questo non sarà solo un esercizio di retorica perché la politica che, purtroppo, anche in un recente passato, ha dato troppo spesso esempio di poca credibilità e affidabilità, ha bisogno invece di ritrovare, nella capacità che deve dimostrare il Governo di prendere gli impegni e di portarli fino in fondo, un punto di riscossa e una capacità di crescita anche nell'opinione pubblica e nei cittadini.
Abbiamo bisogno di risorse, Presidente, in sede europea deve essere chiaro; le regole del gioco che ci hanno impedito anche in questi anni di crescere vanno cambiate. Dovremo prendere nuovo debito per sostenere le nostre imprese, gli artigiani, i commercianti, i bar e i ristoratori, tutti coloro che oggi sono chiusi e non hanno trovato ristoro o sostegno. Prenderemo questo nuovo debito, noi siamo qui per dare supporto al suo Governo con la massima determinazione quando ci chiederà di prendere nuovo debito. Occorre però che, con altrettanta determinazione, lei in sede europea inizi chiaramente a far capire che le regole che hanno condizionato il bilancio dell'Italia dopo questa pandemia dovranno essere riviste. (Applausi). È indubbio, infatti, che pensare di ritornare alle regole precedenti il Covid per la gestione dei bilanci, che siano quelli dei Comuni o che sia quello dello Stato, sarà impossibile. Occorre quindi, come chiediamo negli impegni inseriti nella risoluzione, una seria coscienza di questo fatto e iniziare a rivedere i trattati e soprattutto le regole di gestione dei bilanci.
Il debito sarà importante, crescerà, ma deve crescere per sostenere la ripresa e la capacità di produzione che ha sempre contraddistinto il nostro Paese. Presidente, occorre battersi anche per rivedere lo status quo. Sappiamo, ce lo dicono in tanti e lo diciamo sempre noi a noi stessi, che occorre rivedere le regole del gioco; riformare il sistema delle regole. Tutto ciò non può valere a senso unico, ma deve valere anche in sede europea. Se abbiamo assunto la responsabilità di sostenere il suo Governo è anche per cambiare dall'interno un'Unione europea che per troppe volte non si è dimostrata all'altezza delle aspettative dei cittadini.
Occorre essere consapevoli della necessità di modificare le regole del gioco per quanto riguarda il fisco in Italia, ma anche per quanto riguarda l'equità dei sistemi fiscali in Europa; occorre certamente che siano riviste le regole di governance all'interno dell'Unione europea, perché non debba solo apparire, ma debba esserci la certezza che un Paese non può mettere in scacco gli altri, come accaduto anche nelle scorse settimane con la gestione dei vaccini.
Signor Presidente, noi le diamo e le daremo mandato con la votazione, prendendo gli impegni citati, e confidiamo che la sua credibilità, che l'ha portata ad essere Presidente del Consiglio dei ministri, anche con il nostro sostegno, possa essere in questo senso esercitata al massimo livello in sede europea.
Siamo abituati ad essere pragmatici, lei lo ha detto prima e citerò le sue parole: occorre agire con meno requisiti formali e con pragmatismo. Questo vale su tutti i livelli: nazionale e internazionale. Su questa capacità di intervento si giudicherà l'efficacia del suo Governo e noi su questo siamo ovviamente qui per fare la nostra parte. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cioffi. Ne ha facoltà.
CIOFFI (M5S). Signor Presidente, come ci ha ricordato il Presidente del Consiglio, alla riunione del Consiglio europeo si parlerà, tra le tante cose, di mercato unico, di industria, di digitale e su questo aspetto mi vorrei soffermare.
Come ci ha ricordato, il documento alla base di tutto questo è la cosiddetta bussola per il digitale. In questo momento storico ci troviamo in una situazione di perturbazione (se volessimo usare un'analogia matematica) e abbiamo bisogno dei punti cardinali della bussola, che per lunghissimo tempo sono stati quelli che la Costituzione aveva indicato a tutti i cittadini. Abbiamo vissuto due momenti di crisi, uno dietro l'altro: il 2008 con la crisi finanziaria e adesso la crisi sociale e pandemica. Queste due crisi, una dietro l'altra, ci hanno fatto ritornare al momento storico della fine della Seconda guerra mondiale, quando abbiamo vissuto di seguito la crisi del 1929 e la Seconda guerra mondiale. In quel momento i cittadini, anche se provenivano da ideologie, da forze, da pensieri diversi, si unirono per arrivare al termine della guerra e scrivere proprio quella Costituzione che è la bussola che ci ha guidato per tanti anni ed è molto viva ancora oggi. In quel periodo ci fu una grande alleanza tra chi gestiva la cosa pubblica e il popolo e quell'alleanza portò al boom economico all'implementazione dei diritti sociali.
Noi abbiamo ancora bisogno di quella forza. Ormai gli Stati Nazione non hanno più la possibilità né la forza di competere nel mercato globale e dobbiamo andare oltre gli Stati Nazione. Questo è ciò che si evince da quel documento, che è la base si discussione. S'intravede questa direzione quando si parla di progetti multi-Paese, in cui gli Stati collaborano per arrivare a degli obiettivi comuni, come ad esempio sul tema dei supercalcolatori high performance computing (HPC), in cui Paesi hanno collaborato per avere una potenza di calcolo che possa essere paragonabile a quella dei due grandi attori nella scena globale: Stati Uniti e Cina. Avviene lo stesso quando si parla della computazione quantistica. Ricordo che quando ero Sottosegretario al Ministero dello sviluppo economico nel primo governo Conte ne parlammo diffusamente con il capo della Directorate-general for communications networks, content and technology (DG Connect), che è l'ingegnere italiano Roberto Viola, una persona molto preparata. Lo stesso avviene quando si parla dei semiconduttori, su cui la bussola digitale dice che dobbiamo arrivare al 20 per cento della produzione globale; abbiamo un esempio, che è la società STM, posseduta in maniera paritetica dallo Stato italiano e dallo Stato francese, il resto è sul mercato; poi c'è anche la società austro-tedesca Infineon. Sul cloud si parla di Gaia-X, una federazione di imprese. Noi però dobbiamo andare oltre la federazione e arrivare a qualcosa che era l'idea di Airbus, cioè una società che lavora e produce in quei sistemi, al cui interno ci sono società europee. Quando parlo di società europee non mi riferisco a realtà che sono parte di società non europee, la cui parte europea ha sede fiscale e legale in Europa; sto parlando di società realmente europee, che pagano le tasse e producono in Europa. Dobbiamo andare oltre tutti i problemi legati ai paradisi fiscali. Quindi, forse, abbiamo bisogno di una maggiore pianificazione dell'economia. Bisogna trovare l'equilibrio tra la pianificazione e la libertà.
Possiamo e dobbiamo fare questo, mettendo i cittadini al centro di questa azione, come sempre. D'altra parte, anche quando la Banca centrale europea ha immesso liquidità nel mercato, ha parzialmente indirizzato l'economia e questa è un'azione che dobbiamo continuare a fare. Dobbiamo far capire che la competizione si fa non dentro l'Unione europea, ma fuori dall'Unione europea. La competizione tra Paesi dell'Unione europea è male, mentre la competizione con i Paesi extra Unione europea è bene. Lo stesso vale per la web tax. Lei ha parlato dell'OCSE, ma l'OCSE... (Il microfono si disattiva automaticamente. Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Comunico che sono state presentate le proposte di risoluzione n. 1, dalla senatrice Fattori e da altre senatrici, n. 2, dai senatori Paragone e Martelli, n. 3, dal senatore Crucioli e da altri senatori, n. 4, dai senatori Marcucci, Licheri, Romeo, Bernini, De Petris, Faraone, Fantetti e Unterberger, e n. 5, dal senatore Ciriani e da altri senatori. I testi sono in distribuzione.
Ha facoltà di intervenire il presidente del Consiglio dei ministri, professor Draghi, al quale chiedo anche di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.
DRAGHI, presidente del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti per il sostegno che mi avete dato nei vostri interventi, che indubbiamente rende questi passaggi internazionali molto più forti. C'è anche un altro motivo, che mi sovveniva in questo momento: queste discussioni internazionali, se hanno un passaggio parlamentare come questo o come altri, vengono recepite non come delle soluzioni di élite, ma come delle soluzioni ampiamente condivise, con tutta la democrazia, con tutta la società di questo Paese. Vi ringrazio, quindi, anche per questo. (Applausi).
Ringrazio anche il senatore Romani, che non vedo ora, per i suoi consigli sulla comunicazione, di cui farò certamente tesoro in futuro.
Inizierò dalla politica estera. La linea di politica estera del Governo italiano è quella di sostenere il Governo di unità nazionale in Libia, con l'obiettivo di arrivare alle elezioni all'inizio di dicembre. È, nel frattempo, necessario che il cessate il fuoco venga rispettato e sembra vi siano sviluppi incoraggianti su questo fronte, nel senso che varie componenti, mercenari e non, cominciano a lasciare il Paese. Io stesso farò una visita in Libia, credo il 6 o il 7 aprile, comunque nella prima settimana di aprile. È abbastanza chiaro che l'Italia difende in Libia, nel Mediterraneo orientale, ma un po' dovunque, i propri interessi nazionali e la cooperazione internazionale nel campo della sicurezza con i suoi partner strategici. Se vi fossero interessi contrapposti, l'Italia non dovrebbe avere alcun dubbio: deve difendere i propri interessi nazionali. (Applausi). L'Italia non deve nemmeno avere, senatore Casini, timori reverenziali verso nessun partner, qualunque esso sia. D'altronde, mi pare, nel corso della mia vita, di aver sempre dimostrato estrema indipendenza nella difesa dei valori fondamentali dell'Europa e della Nazione. (Applausi).
Sul piano vaccinale, vi ringrazio di tutti i contributi. Non so se ci sono stati errori o no, non mi va di perdere tempo su quello che è stato. Certamente c'è stata una grande illusione di tutti i cittadini europei, questo è fuori discussione. Ora le cose vanno meglio. Il commissario preposto all'uopo, quindi soltanto da circa un mese, Thierry Breton è bravissimo e i risultati si cominciano a vedere.
Occorre ora guardare al futuro.
Per quanto riguarda il coordinamento europeo, come mi è stato ricordato - l'ho detto in conferenza stampa l'altra volta - va sempre cercato e bisogna lavorare continuamente per rafforzarlo. Se non funziona in questi momenti drammatici, dove il tempo è estremamente prezioso (come è stato detto da molti di voi), occorre anche trovare delle risposte da soli. (Applausi). Ovviamente noi pretendiamo il rispetto dei contratti da parte delle multinazionali produttrici di vaccini. (Applausi).
D'altronde, avete visto che l'Italia è stata in un certo senso la prima a fondare la propria azione su tre pilastri: pretendere il rigoroso rispetto e sanzionare, anche bloccando le esportazioni (da questo punto di vista, è stata la prima), nonché procedere alla pronta sostituzione dei vaccini mancanti. Effettivamente c'è stata una diminuzione della vaccinazione, ma solo per un giorno in quanto il giorno dopo la mancanza di vaccino è stata quasi del tutto compensata con un altro vaccino avente le stesse caratteristiche.
Ripeto che dobbiamo guardare all'esperienza degli altri Paesi per imparare. Questi sono episodi nuovi, c'è tutto da imparare e si sta imparando ogni giorno. È ingiusto biasimare per gli errori passati non pensando alla novità dell'esperienza.
Cosa impariamo? Impariamo che una logistica efficiente (occorre che ci sia l'efficienza, perché altrimenti non si comincia neanche) consente di perseguire gli obiettivi molto più velocemente se, anche lì, si attua un certo pragmatismo nella somministrazione dei vaccini e nell'individuazione dei siti vaccinali, ossia - in sostanza - si procede alla sburocratizzazione (parola orrenda, che però rende l'idea) del processo di amministrazione dei vaccini. Lì abbiamo da imparare e credo non vi sia alcun dubbio.
Voglio ancora dire che, proprio cercando di guardare al futuro e riprendendo il messaggio di fiducia che deve uscire da questo Consiglio europeo, noi per primi - lo voglio ribadire - dobbiamo ora iniziare a pensare alle riaperture, a cominciare dalla scuola. (Applausi).
Altri temi come il progresso dell'Unione europea - anzi, dell'area dell'euro - verso un'unione più integrata con l'adozione di un bilancio comune (o comunque l'inizio di un tragitto verso l'unione fiscale) e le regole del Patto di stabilità non sono previsti nell'ordine del giorno di questo Consiglio. L'unico cenno è al fatto che le clausole di salvaguardia che sospendono non il Patto di stabilità, ma le sue procedure, dovranno essere riattivate nel 2023. Credo che la discussione per un Patto di stabilità diverso e per regole diverse, di cui ormai tutti sentono la necessità, durerà molto tempo in quanto si svolgerà intanto quest'anno, ma anche nel 2022. Si tratta di tempi molto lunghi. Avremo modo di confrontarci tante volte su questi temi in futuro. Oggi non è all'ordine del giorno e non credo che verrà toccato come tema particolare, ma è chiaro che teniamo un occhio ben vigile su questi aspetti. (Applausi). Sarete quindi regolarmente informati. Credo così di aver finito. (Applausi).
PRESIDENTE. Chiedo ora al sottosegretario Amendola di esprimere il parere sulle proposte di risoluzione presentate.
AMENDOLA, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, esprimo parere contrario sulle proposte di risoluzione nn. 1, 2, 3 e 5. Il parere è favorevole sulla proposta di risoluzione n. 4 della maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alle votazioni.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signora Presidente,colleghe e colleghi, rappresentanti del Governo, presidente Draghi, la pandemia sta mettendo a dura prova il progetto europeo, anche perché non è concepito come un management per crisi del genere. È in questa situazione che coloro che in dodici ore si erano trasformati in europeisti tornano a fare dell'Europa il capro espiatorio di tutto.
Sembra già dimenticato che l'Europa ha messo sul piatto i soldi del recovery fund, che finanzia il nostro debito pubblico con la BCE e paga la cassa integrazione con Sure. È vero, con i vaccini poteva muoversi più velocemente, ma non dimentichiamoci che è costituita da 27 Paesi con interessi non sempre identici.
Se vogliamo renderla più efficace nelle decisioni dobbiamo integrare di più e cedere più sovranità, esattamente il contrario di quello che vorrebbero i critici: dare niente e pretendere il massimo, e soprattutto dare la colpa per ogni cosa che non funziona all'Europa. Non è colpa dell'Europa, tuttavia, se AstraZeneca ha firmato impegni che non rispetta e in Europa consegna 33 dosi ogni 1.000 abitanti contro i 210 della Gran Bretagna o se, invece di implementare cinque strutture di produzione che erano pensate per fornire l'Europa, ne implementa solo una. Se sappiamo che i Big pharma non sono filantropi ci scontriamo anche con un protezionismo sempre più accentuato.
L'Europa è stata l'unica a rispettare gli accordi; fino a febbraio ha esportato 41 milioni di dosi ad altri Paesi, 9 milioni per la Gran Bretagna e uno per gli Stati Uniti. Giusto, quindi, che si pretenda adesso reciprocità, valutando il blocco delle esportazioni verso quei Paesi che non fanno altrettanto.
Veramente qualcuno pensa che in un mercato così spietato i singoli Stati avrebbero potuto fare meglio di un'istituzione che rappresenta 450 milioni di persone? A valutare da come sta procedendo il Piano nazionale, davvero no. E questo non dipende solo dalla carenza di vaccini. Fino a ora abbiamo ricevuto 10 milioni di dosi e ne abbiamo usate poco più di 8, ma soprattutto la percentuale delle vaccinazioni tra le persone più fragili come gli ultraottantenni lascia a desiderare.
Gli anziani che hanno ricevuto la prima dose vanno dal 66 per cento nel Sud Tirolo ad addirittura solo il 28 per cento di altre Regioni. Sappiamo che in certe Regioni si è preferito vaccinare categorie meno esposte al rischio, come i professori universitari - che non vedono uno studente da un anno - o gli addetti stampa negli ospedali.
L'ironia vuole che le Regioni che stanno avendo maggiori problemi nell'organizzazione della campagna vaccinale siano guidate dai partiti al primo posto nell'inveire contro l'Europa. Problemi che non solo danneggiano la salute della propria popolazione, ma anche l'idea del federalismo.
Davanti a questo spettacolo indecente, addirittura una convinta federalista come me è tentata nel chiedere un maggiore intervento dello Stato centrale. Devo aggiungere che, a differenza del Sud Tirolo o di altri Paesi, nel dibattito italiano manca la discussione sui test rapidi fai da te, che come da noi possono servire a riaprire le scuole o gli altri luoghi tendenzialmente affollati.
Presidente Draghi, l'efficienza nel testare e vaccinare non sarà solo la chiave per salvare tante vite umane, ma anche per mettere di nuovo in moto l'economia e per riaffermare il proprio ruolo nel mondo. È chiaro a tutti che sui vaccini si sta giocando anche una partita geopolitica, come dimostra il fatto che la Russia ha vaccinato appena il 4 per cento della propria popolazione, ma si dice pronta a vendere il vaccino a tutti. Pertanto, è bene che dopo Trump venga rilanciata l'alleanza transatlantica con Biden, che partecipa al vertice per una collaborazione anche sui vaccini. Bene anche la discussione sulla green card, nella quale vengano inseriti i guariti, i testati e i vaccinati. Deve essere un progetto uniforme in tutta Europa, che permetta di passare i confini e con il quale i singoli Stati possono riconsegnare le libertà tolte con la pandemia. Ritengo infondate le critiche sulle eventuali discriminazioni. La privazione della libertà è nell'impossibilità di muoversi, non nel ridare a chi non rappresenta un pericolo per sé e per gli altri la possibilità di tornare a esercitare fino in fondo i propri diritti essenziali; libertà che speriamo tutti di riavere al più presto. (Applausi).
FANTETTI (Europeisti-MAIE-CD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FANTETTI (Europeisti-MAIE-CD). Signor Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, riprendo la parola in quest'Aula dopo diciotto giorni di convalescenza Covid, di cui cinque in terapia subintensiva. (Applausi). Vorrei rivolgere un ringraziamento a tutti i sanitari, quelli italiani, che anche nel mondo sono stati riconosciuti come particolarmente attenti ed efficaci nella battaglia che ci vede tutti coinvolti, a nome di tanti cittadini che ancora stanno combattendo.
Per quanto riguarda le comunicazioni di oggi, Presidente, i limiti mostrati dall'Europa circa le vaccinazioni sono costati più vite umane e assai caro all'economia stessa dell'intera Unione. Quanto prima avremo vaccinato la popolazione, la stragrande maggioranza di essa, più vite avremo salvato e prima l'economia europea potrà ripartire. Guardando a Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito, i cui Governi si sono impegnati a vaccinare entro l'inizio dell'estate la totalità della popolazione adulta, è chiaro che i limiti dell'azione europea in questa circostanza, in particolare nel procurement, sono stati evidenti. Come sostenuto dal Governo italiano, il nostro sostegno convinto è per un coordinamento europeo che è strada maestra sull'implementazione di un'efficace politica sui vaccini. Qualora non si riuscisse a perseguirlo, vista la grave situazione sanitaria, si dovrebbero perseguire altre strade e siamo d'accordo con lei, come Gruppo degli Europeisti.
Circa il mercato unico e la digitalizzazione, siamo favorevoli a un rapido abbattimento di tutti gli ostacoli, implementati a causa del Covid-19, che ostacolano il libero scambio delle merci e dei servizi tra i Paesi membri dell'Unione. L'agenda digitale, il cosiddetto Digital compass, che mira a una forte digitalizzazione dell'Europa entro il 2030, impegnandosi a indicare obiettivi e tempi proprio in questi giorni, serve all'Europa per avviarsi verso un nuovo sviluppo economico e sociale proiettato nel futuro. Le nuove tecnologie digitali potranno essere di grande supporto in settori come istruzione, ambiente e sanità e fungere da volano per la creazione di nuovi posti di lavoro. Della svolta digitale l'Europa deve essere protagonista mondiale, perché creando oggi delle solide basi potrà essere domani leader in settori già oggi di fortissima crescita, come la blockchain, la computazione quantistica, l'intelligenza artificiale. L'Unione deve accelerare nel creare infrastrutture di reti sicure e il potenziamento della banda ultralarga, proseguendo per una digitalizzazione della pubblica amministrazione che sia a livello europeo, ma certamente italiano, diventi facilmente e finalmente accessibile ai cittadini. In tal senso, tra l'altro, rivolgiamo un plauso all'impegno del ministro Colao di giungere a una piena digitalizzazione dell'Italia entro il 2026, con quattro anni di anticipo rispetto alla scadenza prefissata nel 2030 dal Digital compass.
Colleghi, l'Europa si batte per i diritti e le libertà dei suoi cittadini, per la libertà di espressione e la tutela della loro privacy. In tal senso è necessario potenziare i poteri e l'azione del Garante europeo della protezione dei dati, circa il trattamento dei dati personali da parte dell'Unione, al fine di assicurare il rispetto delle norme sulla privacy. Perché ciò avvenga è necessario un controllo delle nuove tecnologie implementate dalle grandi multinazionali nel settore digital, che possono influire sulla protezione dei dati. Ciò per evitare, come purtroppo sappiamo già avviene, che le regole siano aggirate in modi diversi, raccogliendo dati senza il necessario consenso degli utenti. Tali dati vengono poi passati a numerose altre aziende, per la lucrosa profilazione degli utenti nel mondo dell'ecosistema dell'advertising, a dispetto sempre delle norme sulla privacy.
Cito infine l'atteggiamento della Turchia. Le sue ingerenze nella regione di Cipro, certamente in violazione degli accordi internazionali, oltre al gravissimo ritiro dalla Convenzione di Istanbul e alle le trivellazioni nel Mediterraneo orientale non autorizzate, creano un'oggettiva tensione nei rapporti tra Ankara e Unione europea. Noi Europeisti riteniamo che l'obiettivo dell'Europa sia e debba restare la cooperazione con la Turchia, certi che i buoni rapporti consentirebbero l'incremento degli scambi commerciali, con un reciproco beneficio. Va intrapresa una mediazione e, in tal senso, crediamo importante che sia riaffermata la storica sintonia tra Europa e Stati Uniti nell'approccio alle problematiche di quell'area, che ci veda coprotagonisti piuttosto che al traino, promuovendo ad esempio la conferenza multilaterale sul Mediterraneo orientale, che punti e riaffermare il primato del diritto internazionale e il rispetto pieno dei diritti umani nei Paesi dell'area.
Infine, signor presidente Draghi, lei ha accennato ad alcuni argomenti che non sono all'ordine del giorno del Consiglio, ma che sono di particolare rilevanza e hanno uno scenario entro il 2022. Abbiamo appena realizzato un evento, come Gruppo Europeisti-MAIE-Centro Democratico, sul tema di strategica importanza dell'etichettatura nutrizionale, il cosiddetto Nutrinform Battery. C'è una battaglia in corso a livello europeo rispetto ad altri sistemi alternativi, che sono penalizzanti per le produzioni agroalimentari di eccellenza italiana e, in ultima analisi, per i consumatori. Su questo sappiamo che il Governo è attento e continueremo a fungere da pungolo, perché vengano difesi, a livello europeo, gli interessi italiani. In questo senso, le auguriamo buon lavoro. (Applausi).
RENZI (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZI (IV-PSI). Signora Presidente del Senato, signor Presidente del Consiglio, signor Sottosegretario per gli affari europei, onorevoli colleghe e colleghi, il fatto che lei, signor presidente Draghi, da domani rappresenti l'Italia al Consiglio europeo è una buona notizia. È una buona notizia per l'Italia, ma è anche una buona notizia per l'Europa. Chi ha avuto modo di assistere agli incontri europei nei quali il presidente Draghi, con altra funzione, prendeva la parola, ricorda l'attenzione che i suoi nuovi colleghi gli prestavano, giustamente, per l'autorevolezza delle sue parole e per l'importanza del suo ruolo. Quella autorevolezza, da domani è l'autorevolezza dell'Italia, che politicamente, per ragioni di rispetto della scelta del Presidente della Repubblica, è oggettivamente più coesa, più forte e più autorevole. Si tratta dunque di un buon passo in avanti, per tutte e per tutti.
Inoltre, mi pare di poter dire che la condivisione quasi unanime delle sue parole, sia sulla logistica, quando ha detto testualmente che siamo «già all'opera per compensare i ritardi» degli ultimi mesi, sia sulla questione delle riaperture da pianificare per tempo, a cominciare dalla scuola, rappresenti un ulteriore passo in avanti. La domanda da porsi, allora, è che tipo di Unione europea vedrà lei e non che tipo di Italia vedranno gli europei. Ci sono purtroppo luci ed ombre, lei lo ha detto nel suo intervento e lo condividiamo. C'è un passo in avanti enorme sul tema del recovery plan e della capacità di rispondere alla crisi, a differenza di quanto accaduto nel 2011, ma c'è una oggettiva debolezza sui vaccini, che va sottolineata.
Lo dico oggi, quando in Israele si riparte, il giorno dopo le elezioni politiche, ma, soprattutto, dopo che la stragrande maggioranza dei cittadini si incammina ad uscire dal periodo di crisi. E lo diciamo soddisfatti naturalmente per i nostri amici inglesi, ma con un "ahimè" come cittadini europei per ciò che ha fatto il Regno Unito. Diciamolo con chiarezza, senza infingimenti, soprattutto noi che siamo filo europei e convinti sostenitori dell'Unione: un anno fa, l'Unione europea assisteva alle difficoltà del primo ministro Boris Johnson (ricorderete: in alcuni casi, difficoltà anche di natura personale). Quanto è cambiato, da allora! Nel giro di undici mesi, la straordinaria capacità di vaccinazione ha fatto diventare la vaccinazione, paradossalmente, uno spot per i sostenitori della Brexit.
Ho ragione di credere, signor Presidente, come lei e come molti di noi, che la Brexit, sul medio periodo sarà un disastro per il Regno Unito: perlomeno, ne siamo convinti noi. Oggi, però, oggettivamente questa campagna vaccinale segna un punto importante per Johnson nella narrazione antieuropea. Dunque, l'Unione europea deve darsi una smossa. Ecco perché la presidenza del presidente Draghi è un elemento molto importante e interessante.
Ovviamente, il punto di partenza è che questo riconoscimento parte dagli Stati Uniti d'America. La presenza di Joe Biden al Consiglio europeo, ancorché agevolata dalle nuove forme di comunicazione o, meglio, dalle nuove forme di discussione (sarà, dunque, un collegamento), è un fatto enorme. Era, dai tempi di Bush che un Presidente degli Stati Uniti non partecipava al Consiglio europeo e questo accade quando gli Stati Uniti hanno riaffermato le ragioni del multilateralismo. Questo multilateralismo, però, fa fatica.
Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, c'è un fatto di cui non parla nessuno o quasi nessuno in queste ore, neanche nei giornali italiani. È l'incontro tra il ministro degli esteri cinese Wang Yi e il suo omologo russo Sergey Lavrov, che in queste ore si sono visti per preparare un grande accordo tra Russia e Cina, che è oggettivamente una sfida agli Stati Uniti d'America e alla comunità atlantica, con la quale, con le parole del presidente Draghi nel primo intervento in Senato, ci siamo finalmente riappacificati, in modo strategico e strutturale.
È un passaggio difficile, perché questa alleanza tra Russia e Cina viene sottovalutata, ma aprirà un nuovo scenario, specialmente inserendola dentro la piattaforma One Belt One Road, e porterà, paradossalmente, la discussione soprattutto in Europa, nei Balcani, dove storicamente abbiamo sempre sofferto, come dimostra la storia del Ventesimo secolo, le principali ragioni di frizione.
Dunque, questo passaggio tra Russia e Cina sfida gli Stati Uniti d'America e sfida l'Unione europea ad essere in grado di rispondere. Onorevoli colleghi, la prima frase di Anthony Blinken, il segretario di Stato americano al vertice Nato è stata una critica fortissima al Nord Stream 2, che nel 2015-2016 noi, come Italia, cercammo di combattere, ma che vide la Germania perseguire un proprio interesse di parte e non un interesse europeo.
Insomma, su questi temi, presidente Draghi, la sua autorevolezza sarà importante, anche nella veste di presidente di turno del G20, prima volta per l'Italia.
Poi, c'è il tema della Turchia, che è sicuramente legato alla Convenzione di Istanbul (assolutamente apprezzabili le parole del Governo in quest'Aula), ma che pone un tema legato al Mediterraneo. Il disegno strategico della Turchia in questi anni, infatti, è stato un disegno strategico finalizzato, non soltanto a eliminare la presenza europea, come ha detto il senatore Casini, facendo riferimento anche alle mancanze di altri Paesi europei, ma è stata una presenza devastante, soprattutto in Libia.
Ora vediamo alcuni passi in avanti che il Governo sta compiendo in Libia dopo anni di sostanziale incapacità. La politica estera, infatti, è una cosa seria. La politica estera non è organizzare un convegno per fare la photo opportunity da mandare al TG1. La politica estera è la capacità di avere un disegno strategico articolato negli anni. In Libia noi ci stiamo giocando un pezzo di futuro.
Su questi temi, il Consiglio europeo è molto più che un Consiglio europeo su un singolo ordine del giorno. È il rinnovato rapporto tra Stati Uniti ed Europa; è la presenza di un nuovo leader italiano; è la presenza di un leader italiano che guida il G20 ed è l'apertura di una pagina in cui, comunque, Russia e Cina stanno giocando una partita, di cui non parla nessuno, ma che, fondamentalmente, è una grande sfida a tutto e a tutti.
Su questi temi, signor Presidente, oltre alla centralità del Mediterraneo, mi permetto di ribadire la centralità dell'Africa. Noi abbiamo bisogno di tornare ad avere una strategia per l'Africa. Giustamente, chi ci segue da casa dirà che noi abbiamo bisogno dei vaccini. Certo, io condivido totalmente le riflessioni che il Governo ha posto in quest'Aula, oggi e nei giorni precedenti. Sicuramente dobbiamo pensare alle riaperture.
Però, se dobbiamo fare una discussione di politica estera veramente degna di questo nome, il tema dell'Africa è lì e non lo possiamo eludere. C'è poi tutto il tema della centralità del Paese nel rapporto con i Balcani, che secondo me sono il punto di riferimento dei prossimi anni.
Signor Presidente, la politica estera vede l'Italia da sempre come un ponte, saldamente collocato nell'Alleanza atlantica, ma sempre capace di dialogare. Mi piacerebbe che in questa sua presidenza del G20 lei potesse riportare l'Italia a essere un ponte, un ponte verso l'Africa. Ieri ero in Senegal e ho incontrato il presidente Macky Sall, che mi ha raccontato, tra le varie cose, un fatto incredibile: da giovane voleva venire a studiare in Italia (era un giovane leader in crescita), però ebbe la borsa di studio dai francesi e non dagli italiani, perché noi abbiamo sempre avuto un disinteresse nella capacità di attrarre giovani talenti. Quanto sarebbe bello se, assieme al Ministro dell'università e al Ministro degli esteri, potessimo lanciare un progetto per mille talenti all'anno da far venire dall'Africa, dai Paesi del Sud-Est asiatico e dal Sud America, per vivere, d'accordo con le nostre istituzioni europee, un'occasione di formazione. Come sarebbe bello, signor Presidente, se lei potesse ritirare fuori dal cassetto (in parte è stato fatto negli ultimissimi mesi) quel grande progetto Ventotene che avevamo lanciato con la cancelliera Merkel e con il presidente Hollande, per fare di Ventotene l'isola nella quale formare le nuove generazioni, in particolar modo nei luoghi dove Sandro Pertini ha vissuto il suo confino e la sua prigionia. (Applausi). Come sarebbe bello, signor Presidente, se lei potesse incaricarsi di essere un ponte anche verso le nuove generazioni. Lo dico perché il presidente Draghi ha detto, concludendo, che il 9 maggio, il giorno della partenza della Conferenza sul futuro dell'Europa e il giorno della Festa dell'Europea, sarà il momento in cui lanceremo il grande tema delle nuove generazioni e del lavoro. Bene: il 9 maggio 2021 sarà una giornata particolare non soltanto perché si festeggerà come sempre l'Unione europea, ma perché il 9 maggio del 1921 nacque Sophie Scholl, giovane cattolica bavarese; essa fu una delle martiri della resistenza antinazista. Sarebbe molto bello se, nel centenario della sua nascita, una rosa bianca ispirasse filosoficamente il cammino dell'Europa verso il domani. Europa di valori e non soltanto Europa di numeri e di cifre.
Buon lavoro, signor Presidente, Italia Viva è con lei. (Applausi).
LA RUSSA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, la ringrazio molto di avermi dato la parola, perché in dieci minuti l'unica forza politica che è all'opposizione di questo Governo dovrà cercare di affrontare tutti i temi che in quest'Aula hanno riecheggiato, a partire dall'ultimo, quello del senatore Renzi. Fra l'altro, l'abbiamo ascoltato senza bisogno di sovrapprezzo, assolutamente in forma gratuita. Ci ha interessato per il suo sguardo, per l'orizzonte sull'Europa e sui problemi internazionali; tuttavia egli ha prudentemente saltato la vicenda della pandemia, sulla quale invece noi, che abbiamo solo dieci minuti, ci dobbiamo purtroppo soffermare.
La nostra, presidente Draghi, è la voce di chi si aspetta molto dalla sua opera, ma non ha fiducia nella somma dei partiti che compongono la sua maggioranza, che - legittimamente, per carità - hanno posizioni politiche differenti tra loro, come è emerso anche in sede di discussione. Penso alle posizioni politiche sullo ius soli, sulle cartelle esattoriali (prima lite), sulle riaperture. Se litigano già adesso, presidente Draghi, che succederà nel semestre bianco, quando non avranno più paura dello scioglimento del Parlamento e potranno dare sfogo alle loro sostanziali differenze?
Noi ci aspettiamo molto, quindi, non dal suo Governo, ma dalla sua personale autorevolezza, che lei dovrà far valere soprattutto nei confronti di un'Europa che finora è stata assolutamente matrigna nei confronti dell'Italia. Anche oggi è riecheggiato il suo richiamo all'europeismo; lei ha detto che questa è una maggioranza di chi "bla bla" l'Europa. Ma non vorremmo che fosse una difesa dello status quo di questa Europa, che ancora una volta, più che in passato, ha dimostrato che occorre una profonda revisione della sua natura.
Dai Trattati di Roma in poi, mai l'Europa aveva avuto una débȃcle come quella che ha manifestato sul piano vaccinale e sull'acquisizione dei vaccini. Ma vi rendete conto che, per una micragnosa questione di pseudo-risparmio, che è costata la vita a migliaia e migliaia (forse milioni, in prospettiva) di persone, ci siamo fatti sopravanzare, forse per motivi anche geopolitici, dagli Stati che erano fuori da quell'Europa che doveva essere salvifica? Il Regno Unito della Brexit ha praticamente affrontato e risolto il problema dei vaccini; anche Israele. Ma attenzione, perché c'è un pezzetto di Italia che ha più diritti degli italiani: parlo della Repubblica di San Marino. Si è rivolta allo Sputnik, l'ha preso e sono tutti vaccinati. Possibile che questa Europa non abbia potuto... (Brusio).
Signor Presidente, non importa. Stanno ancora complimentandosi con il senatore Renzi; è giusto, li lasci fare, perché di complimenti dopo tante critiche ne ha sicuramente diritto. (Applausi). Lo dico con affetto e simpatia. Va bene.
Signor Presidente del Consiglio, noi ci aspettiamo... Oltre a sollecitare la sua attenzione, perché siamo l'opposizione e, se lei chiacchiera con chi le sta seduto vicino, è difficile che io possa andare avanti. Non si è neanche accorto di quello che sto dicendo. Se questa è l'attenzione, forse qualche critica anche a lei la potrò muovere.
Dicevo, ci aspettiamo che lei in Europa sappia rinegoziare, anzi costringa l'Europa a rinegoziare i contratti di acquisizione dei vaccini, uscendo da una sorta di geopolitica, affrontando la possibilità reale - non a parole - dell'acquisizione di altri vaccini - non voglio fare nomi, dico tutti i vaccini - che sono necessari e indispensabili.
Signor Presidente, se aspettiamo che il piano, ottimo, del generale Figliuolo si manifesti nella sua interezza per accorgerci magari a giugno che le 70 milioni di dosi previste non saranno arrivate, o che, se ne arrivassero anche meno non fossimo poi in grado in Italia di utilizzarle appieno, credo che allora non ci sarebbe stato bisogno di una persona autorevole come Draghi. Faccia valere la sua autorevolezza, altrimenti andrebbe benissimo un Conte qualsiasi. Se lei è qui, deve manifestare la sua capacità di presenza in Europa in difesa dell'Italia.
Signor Presidente del Consiglio, lei andrà a discutere non solo di pandemia, non solo di vaccini, ma basterebbe già questo per invertire il peso che l'Italia non ha saputo avere in Europa. Lei parlerà di altre questioni: dei rapporti con la Russia, dei rapporti nel Mediterraneo, dei rapporti con gli Stati Uniti d'America, a partire dal rapporto con Biden, da tutti elogiato. Nei confronti di Trump, giustamente, quando diceva delle frasi strane, c'era la sollevazione; ma mi chiedo come sia possibile che ci sia il silenzio totale quando un uomo come Biden, prima di scivolare sulla scaletta dell'aereo, dichiara che il Capo di uno Stato importante come la Russia sia un killer. Ripeto, nel silenzio generale. (Applausi). Ma è possibile che nessuno sappia o voglia protestare su cose di questo genere? Ci aspettiamo che qualcuno dica in Europa che il sultano Erdogan si è avvalso nella sua azione imperiale - che sta provocando danni non solo all'Italia nel quadrante del Mediterraneo orientale, ma a tutta l'Europa - dell'azione della Francia, che con la sua politica ha finito per agevolare la penetrazione di Erdogan in Libia, e quindi di sconvolgere anche la questione delle migrazioni e della tutela dei trattati che impedirebbero a chi non ne ha diritto di varcare i nostri confini.
Avremmo bisogno che qualcuno si occupasse realmente degli interessi generali dell'Europa, che sono quelli che noi europeisti più convinti di altri su questo vorremmo fossero riservati all'Unione europea, mentre la stessa si diletta a fissare timbri che vogliono penalizzare i prodotti del made in Italy.
Presidente, noi abbiamo fiducia nella sua autorevolezza, ma non abbiamo speranza che questa possa davvero cambiare i rapporti all'interno dell'Unione europea se lei non se ne fa veramente carico. Perché lei se ne faccia carico c'è bisogno che questo Parlamento si esprima in maniera precisa a partire, per esempio, dal recovery plan. Presidente, la prego di ascoltarmi: noi stiamo discutendo il piano di Conte. Prima che il recovery plan diventi definitivo torni in Senato perché vogliamo capire quale sarà questo progetto. In caso contrario, succederà che, ancora una volta, passeremo dal Natale alla Pasqua, dalla Pasqua all'altro Natale, continuando con sacrifici inutili perché le chiusure che lei ha promesso di interrompere resterebbero tali. Ci auguriamo che ciò non avvenga, che la sua autorevolezza sovrasti la litigiosità della sua maggioranza e che in Europa faccia qualcosa che noi auspichiamo da sempre: il suo cambiamento e non l'annullamento. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore La Russa, faccio una precisazione per mero scrupolo.
Proprio all'inizio del suo intervento - lei sa che siamo in diretta televisiva - c'è stato un passaggio dal terzo al secondo canale. Ho verificato e non si è perso nulla del suo intervento. Lo volevo dire perché l'ho verificato io. È stato un mio scrupolo personale. Non volevo aprire un dibattito; era solo una precisazione perché siamo in sede di dichiarazione di voto.
LA RUSSA (FdI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, faccio una precisazione. Non mi lagno perché so che è casuale. L'unica forza di opposizione che c'è è veramente sfortunata perché entrambe le volte che il presidente Draghi è venuto in Senato a riferire, il cambio di canale ha riguardato Fratelli d'Italia. Sicuramente il caso si accanisce contro l'unica forza di opposizione. Il caso. (Applausi).
PRESIDENTE. Ho controllato proprio perché non ci fossero disfunzioni di sorta. Cercheremo di migliorare questi collegamenti.
ALFIERI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALFIERI (PD). Signor Presidente, auguriamo i migliori lavori al presidente Draghi al Consiglio europeo.
È importante il voto favorevole del Partito Democratico e - spero - del maggior numero di colleghi possibili perché ci giochiamo evidentemente una partita importante: l'Italia è protagonista nella costruzione di una nuova Europa. Non si parte da zero. Con il Governo precedente, grazie al lavoro del ministro Amendola, del ministro Gualtieri, del commissario Gentiloni Silveri, siamo riusciti a riportare l'Italia ad essere protagonista e non più isolata in Europa. L'abbiamo visto su quello che sembrava fino a poco tempo fa impossibile, quasi un sogno, cioè l'idea di costruire gli eurobond, un embrione di debito europeo, con garanzie basate su risorse proprie, in crescita, qualcosa che fino a poco tempo fa era impensabile. Si tratta di un successo costruito con il protagonismo del Partito Democratico, del Governo precedente e dei partiti che componevano la maggioranza precedente.
Parto da qui, perché è chiaro che una delle questioni principali riguarda l'Europa come strumento fondamentale, straordinario, originale nell'affrontare le grandi sfide internazionali. Con la retorica delle piccole patrie non andiamo da nessuna parte; non avremmo mai potuto affrontare la pandemia e in un momento di crisi come questo lo si avverte ancora di più.
Come abbiamo visto, infatti, la decisione di fine gennaio di emanare un regolamento europeo, che ha permesso all'Italia e a lei, Presidente, di prendere una decisione importante per la prima volta e quindi di negare l'autorizzazione all'esportazione dei vaccini in una fase straordinaria (non l'avremmo mai voluto fare) verso un Paese che non ne aveva bisogno (i dati in Australia lo dimostrano), dà il senso di cosa voglia dire avere l'Europa alle spalle, di come si possa esercitare davvero la sovranità nel momento in cui si è in grado di affrontarla ad una scala adeguata. Affrontarla a livello europeo significa essere efficaci, essere al fianco dei cittadini.
Lo vediamo anche sul tema dei certificati verdi. Io penso sia importante dare il via al trust framework, che ci permette - e sappiamo quanto sia importante per un Paese come il nostro, che deve ripartire e investire sul turismo - di avere uno strumento per una libera e sicura circolazione. Noi sappiamo che torneremo a vivere e torneremo alla normalità nel momento in cui potremo dare certezza ai nostri cittadini di potersi muovere perché saranno finalmente vaccinati.
Devo dire che, in proposito, abbiamo apprezzato il passaggio che ha fatto sull'esigenza di armonizzazione del lavoro delle Regioni e del rispetto dei criteri. Io vengo dalla Lombardia e avverto con grande nettezza l'esigenza di avere una governance univoca, di evitare di avere cittadini di serie A e di serie B, dal Lazio alla Lombardia. C'è una bella differenza. (Applausi).
Io sono orgoglioso di essere lombardo; sono un po' meno orgoglioso di vedere quello che è successo in questi giorni, per cui dobbiamo chiedere scusa ai cittadini. Anche se non governiamo noi, chiediamo scusa, da questo Parlamento, perché quanto sta accadendo è inaccettabile. Noi dobbiamo garantire parità di diritto e di trattamento a tutti. (Applausi).
Come ho sentito dire dai colleghi, penso che il segnale del rientro degli Stati Uniti in un'ottica multilaterale sia un fatto rilevante e lei ha fatto bene a sottolinearlo nel suo passaggio: la presenza di Biden apre una nuova prospettiva e una nuova era. È evidente che quattro anni sono passati, quindi è un bene che gli europei siano andati avanti. È altresì positivo il concetto di autonomia strategica, non solo sulla difesa, come vediamo sui vaccini: il tema della diplomazia vaccinale nel primo periodo è stato davvero preoccupante.
È importante poter incidere nella costruzione di un nuovo ordine internazionale, dove la Cina fa la sua parte e legittimamente mette in campo un progetto come la Belt and road initiative, che certamente non è solo un progetto commerciale ed economico, ma ha l'ambizione di ridisegnare le relazioni internazionali.
Il modo con cui noi stiamo rispondendo e l'aver investito nel progetto Covax all'interno dell'Organizzazione mondiale della sanità è un segnale forte di come gli Stati Uniti, che rientrano nel multilateralismo, possono trovare degli alleati in noi europei, per ricostruire quell'ordine che ci permette (anche a noi, Italia) di essere protagonisti in un'ottica multilaterale.
Salutiamo quindi positivamente il messaggio iniziale da lei lanciato di rientro nell'Accordo di Parigi da parte degli Stati Uniti (probabilmente propedeutico anche alla ripartenza dei negoziati sull'Accordo sul nucleare iraniano), il rientro da protagonisti nel sistema delle Nazioni Unite, la possibilità di negoziare in maniera diversa - sarà uno dei punti dell'agenda - sul tema della tassazione del digitale nel confronto con i big tech e con le grandi piattaforme dell'online. Avere al fianco l'Europa è decisivo e fondamentale in una delle partite strategiche che dobbiamo giocare.
Quindi non più come prima, basato sui rapporti di forza; Macron prova ad aprire il dossier della web tax, partono i dazi e via rappresaglie reciproche: non ne usciamo più. Il rapporto con gli Stati Uniti è perciò fondamentale.
Vorrei quindi soffermarmi brevemente sulla Turchia e la Russia. Signor Presidente, abbiamo apprezzato il passaggio sulla Convenzione di Istanbul. Lo dico perché i Governi precedenti a guida Partito Democratico (Applausi), grazie a quella Convenzione, hanno investito in un'innovazione legislativa senza precedenti e l'abbiamo fatto portando norme di civiltà a tutela delle donne e contro la violenza di genere.
Chiediamo a lei, che ha detto già parole chiare, di portare la nostra voce in Europa perché la Turchia possa tornare a essere parte di quella Convenzione e di condizionare anche collaborazioni future al fatto che quei diritti, che fanno parte della nostra identità, siano rispettati.
Da ultimo, visto che si parlerà del rapporto con la Turchia e la Russia, introduco un tema, che non è stato toccato, ma che sta particolarmente a cuore a noi e alla politica estera del nostro Paese. Mi riferisco al rapporto con la Libia: grazie anche al lavoro che abbiamo svolto insieme, assistiamo a una nuova fase in Libia, a un dialogo politico che ha portato alla formazione del nuovo governo Dbeibah. Penso che vada aiutato e il modo migliore per farlo è spiegare alla Turchia e alla Russia che devono rispettare gli accordi e ritirare le truppe dalla Libia, unico modo per far partire una transizione davvero duratura. (Applausi). Ecco, da questo punto di vista, l'Europa può essere protagonista e il rapporto con gli Stati Uniti è fondamentale.
Signor Presidente, in bocca al lupo per questo passaggio; noi saremo al suo fianco. (Applausi).
LAFORGIA (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAFORGIA (Misto-LeU). Signora Presidente, signor Presidente del Consiglio, vorrei intanto ringraziarla per la puntualità delle sue comunicazioni alla vigilia di un appuntamento così importante, come il Consiglio europeo. La ringrazio, signor Presidente, anche per averci ricordato un principio basilare: dopo un anno dallo scoppio della pandemia mondiale, non possiamo continuare a chiedere sacrifici alle donne e agli uomini del nostro Paese in relazione soprattutto a un tema che è persino innaturale per l'animo umano, ossia l'azzeramento della sfera delle relazioni sociali e sacrifici economici - stiamo parlando infatti delle condizioni materiali delle persone - senza che in cambio vi sia la chiarezza indiscutibile di come si esce da questa crisi e da questo tunnel.
I nostri concittadini e le nostre concittadine non ci propongono una moneta di scambio, ma un nuovo patto sociale su cui si deve fondare la relazione tra Istituzioni e cittadini, senza il quale non possiamo procrastinare un quadro di regole che altrimenti non verrebbe compreso e accettato.
Da questo punto di vista, signor Presidente, la sottolineatura che ha fatto è molto importante. Dobbiamo sentire l'urgenza di questo passaggio, perché, com'è stato citato negli interventi che mi hanno preceduto, siamo tutti uguali di fronte alla paura della malattia e alla pandemia, che però - per citare l'espressione poetica di una importante maschera partenopea - non è una livella nei suoi effetti. La pandemia ha prodotto e sta producendo effetti devastanti sul terreno dell'apertura della forbice delle disuguaglianze nel nostro Paese, ma non solo. Dobbiamo mettere tale punto al centro, dev'essere la nostra ossessione e informare l'azione del Governo e del Parlamento. Le persone ci dicono di essere disponibili ad accettare un nuovo quadro di regole, ma vogliono sapere da noi quando e come si uscirà dalla condizione che stiamo vivendo. Questa dev'essere la nostra responsabilità.
Faccio tre sottolineature, anche se non ho molto tempo. Naturalmente mi riferisco ad alcuni passaggi che lei stesso, signor Presidente del Consiglio, ha sottolineato con molta forza.
La prima è che ci sono responsabilità degli Stati e delle loro articolazioni - ci torno tra qualche secondo - sul tema della distribuzione e della somministrazione dei vaccini. Tuttavia, ci sono responsabilità che, pur non essendo in capo agli Stati, ma alle aziende farmaceutiche (quindi stiamo parlando di aziende private), hanno un impatto enorme sul terreno della credibilità delle istituzioni: le persone se la prendono con noi e non con le case farmaceutiche. Di questo dobbiamo essere consapevoli, pertanto bisogna fare di tutto e ogni cosa che sarà nel nostro potere, perché ci sia anche un meccanismo sanzionatorio nei confronti delle case farmaceutiche.
Signor Presidente del Consiglio,ha fatto bene a rendersi protagonista di un'azione di diniego rispetto alla vicenda delle esportazioni di AstraZeneca verso l'Australia secondo regole che esistono (Regolamento di esecuzione UE n. 111 del 2021). Occorre far funzionare le regole che esistono e magari anche immaginarne di nuove, perché non possiamo pensare di uscire da questa condizione considerando che il tema di cui stiamo trattando sia riferibile a un bene come un altro. La salute pubblica non è un bene come un altro, pertanto anche tutti gli attori in gioco, a partire dalle aziende che hanno la responsabilità di produrre e rendere disponibili i vaccini, devono seguire una regola che non può essere quella del mercato. C'è poco da fare, siamo consapevoli della relazione tra gli sforzi in ricerca e il tasso di remunerazione anche economica che questa debba avere. Vi sono però due elementi che non possiamo non considerare: il primo è che in quegli sforzi di ricerca anche gli Stati contribuiscono con ingenti risorse; il secondo è che stiamo parlando di una pandemia mondiale.
Ho sentito parlare di geopolitica e di soft power agito attraverso la politica dei vaccini, è inutile nasconderlo. Benissimo, se l'Europa vuole fare una cosa da superpotenza mondiale, si renda protagonista fino in fondo nella discussione al suo interno e in seno all'Organizzazione mondiale del commercio della deroga agli accordi sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (TRIPs) sui vaccini. Vi è poco da fare, infatti, signor Presidente del Consiglio: possiamo coprire anche la totalità della popolazione dei Paesi più ricchi, ma se questa copertura non riguarda l'intera popolazione mondiale, da questo tunnel semplicemente non usciamo e questa è una grande verità che dobbiamo dirci (Applausi).
In secondo luogo, ha toccato il tema delicatissimo delle Regioni, citato anche dal collega che mi ha preceduto: ce ne sono alcune che stanno vaccinando avvocati e tengono in disparte fragili e anziani (Applausi); ce ne sono altre che hanno a disposizione vaccini, ma dimenticano di chiamare i vaccinandi, a partire dagli anziani (e questo è il caso della Lombardia). Signor Presidente, questa situazione non è più tollerabile, perché ci sono un tema che riguarda il Servizio sanitario nazionale e una discussione che dobbiamo fare da subito, non da rimandare. È vero infatti che in alcune Regioni siamo forti e che sul terreno dell'ospedalizzazione ci sono centri di eccellenza, ma ce ne sono altre che hanno smantellato completamente la medicina di territorio, e questo è un grande tema.
C'è poi una questione di architettura istituzionale: non è più pensabile una Babele istituzionale tale per cui ciascuna Regione fa quello che vuole. Non è più tollerabile una situazione di questo genere. Allora quella roba non ha nulla a che fare con l'autonomia, che è un principio importante; quello a cui abbiamo assistito è piuttosto centralismo regionale che va superato e dobbiamo approfittare anche di questa situazione emergenziale per fare da subito una riflessione anche su tale terreno.
Infine, il tema della Convenzione di Istanbul e della Turchia è stato già citato e ci sta cuore, come si capisce anche dagli interventi trasversali. Lei, signor Presidente del Consiglio, peraltro, ha fatto una sottolineatura anche con aggettivi adeguati rispetto all'uscita della Turchia da questa convenzione, da questo importante trattato.
Ha ragione chi mi ha preceduto nel dire che bisogna collegare, nei prossimi passaggi, e vincolare operazioni di cooperazione e di collegamento anche di tipo finanziario alla possibilità che la Turchia rientri in questa Convenzione.
Come italiani e come europei, signor Presidente, dobbiamo essere in prima fila sul terreno della difesa dei diritti civili, ma anche essere consapevoli che su questo bisogna avanzare molto di più di quanto non abbiamo fatto fino ad ora. Anche nel nostro Paese continua ad esserci una disparità tra donne e uomini in termini di salario e di opportunità di accesso, che rischia di allargarsi proprio nell'epoca della pandemia. Si è parlato molto di DAD: la cosa buffa è che "dad" in inglese vuol dire papà; ebbene, si scrive "papà", ma si legge "mamma". Ecco il rischio che corriamo in questo Paese. Aiutiamo le donne e riduciamo tale divario, perché rischia di allargarsi irrimediabilmente.
Le proponiamo queste riflessioni e pensiamo che le possa portare, con grande autorevolezza, in seno e nel cuore dell'Europa. (Applausi).
GIAMMANCO (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIAMMANCO (FIBP-UDC). Signor Presidente Draghi, in vista del Consiglio europeo, nel quale si lavorerà per il ritorno alla normalità del nostro Continente, vorrei ringraziarla per il cambio di passo che da subito ha voluto imprimere al modo in cui il Paese stava affrontando l'emergenza sanitaria ed economica causata dalla pandemia. La rapida sostituzione di alcune figure rimosse da ruoli chiave responsabili di una gestione inefficace e spesso poco trasparente della crisi, il nuovo approccio nell'affrontare le tante criticità che purtroppo caratterizzano questa fase storica e la fermezza con la quale ha assunto decisioni delicate, come quella del blocco delle esportazioni di oltre 250.000 vaccini in partenza verso l'Australia, hanno incontrato il nostro apprezzamento.
È necessario dare un'accelerazione al piano vaccini, ricorrendo a ogni misura possibile, correggendo lo scompenso tra le Regioni e colmando i ritardi accumulati. Per questo, signor Presidente, siamo sulla stessa lunghezza d'onda.
Nell'attesa che si arrivi presto alla massima copertura vaccinale possibile, mi permetta però di riportarle la preghiera di molti medici di base che, ancora dopo un anno, aspettano dallo Stato linee guida nazionali per il trattamento domiciliare del Covid-19. Anche in questo caso, infatti, le Regioni vanno in ordine sparso. Eppure, se tutti i pazienti fossero prontamente curati in modo efficace a casa, il numero di quelli ospedalizzati si potrebbe ridurre, signor Presidente. Serve quindi un protocollo unico delle cure, lo chiedono in tanti. La vigile attesa o il paracetamolo consigliati dal Ministero della salute in una circolare del 30 novembre dello scorso anno possono andar bene per i giovani, ma chi è più anziano deve potersi curare da subito a casa, prima che la situazione precipiti.
Sappiamo anche che si sta lavorando a una piattaforma unica per le prenotazioni dei vaccini. Le chiedo quindi di intervenire per far sì che in tutte le Regioni si possano vaccinare senza problemi i non residenti, i cosiddetti fuori sede: studenti, lavoratori e anziani, che non devono essere costretti a cambiare domicilio o -peggio - ad affrontare a proprie spese spostamenti, con tutti i rischi connessi, solo per poter usufruire di un proprio diritto.
Nella guerra contro il virus non combattiamo da soli, ma nella direzione tracciata dall'Unione europea. Da quando è partita la campagna vaccinale, però, gli Stati Uniti o Paesi come il Regno Unito e Israele hanno dimostrato che si può fare più in fretta e meglio dell'Europa. Dobbiamo lavorare, quindi, per recuperare il tempo perduto. Servono più dosi vaccinali e serve richiamare le case farmaceutiche che producono i vaccini al rispetto degli impegni presi. AstraZeneca, ad esempio, non ha rispettato nemmeno un quarto delle consegne programmate.
Sono necessari maggiori investimenti per intensificare la produzione europea. Vogliamo un'Europa più intraprendente e meno attendista. Mentre l'Unione europea ha esportato circa 10 milioni di dosi verso la Gran Bretagna, il Regno Unito non ha spedito nulla e certamente adesso appare necessario agire con fermezza. Nella definizione dei contratti per l'acquisto dei vaccini, l'Unione non ha investito abbastanza. Lei, signor Presidente, non ha voluto fare polemiche e la capisco, ma l'Unione è stata protagonista di una negoziazione troppo timida e di un approccio prudentemente burocratico e a tratti poco chiaro, obbligando semplicemente le grandi multinazionali a fare del loro meglio, senza definire alcuna clausola relativa a brevetti e tecnologie.
È quindi necessario rendere l'Europa autosufficiente nella produzione dei vaccini, anche attraverso strumenti di partenariato tra pubblico e privato. Nel frattempo servono efficienza e rapidità da parte dell'EMA nelle procedure di approvazione dei vaccini già autorizzati e disponibili fuori dall'Unione europea, in modo che si possa contare su una diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
Signor Presidente Draghi, il Consiglio europeo di domani sarà un'occasione importante per fare il punto della situazione con gli altri Paesi su ciò che non è andato e su come procedere per correggere gli errori fatti. Ci attendiamo decisioni chiare, ma in caso contrario le chiediamo, forte della sua autorevolezza, il coraggio di scelte anche autonome, a partire dall'acquisto diretto di vaccini dalle aziende produttrici, nel segno di un europeismo pragmatico che potrà fare da apripista a un nuovo corso all'insegna di un maggior decisionismo, affinché l'europeismo non si riduca a una mera delega all'Europa, ma si arricchisca e alimenti del contributo dei singoli Paesi membri.
L'obiettivo dev'essere attrezzarsi per avviare un'autentica vaccinazione di massa, anche con il coinvolgimento dei privati, senza preclusioni ideologiche, e anche acquistando vaccini come lo Sputnik, senza farne una questione geopolitica.
Stante poi la volontà della Commissione europea di prorogare l'allentamento dei vincoli del Patto di stabilità anche per l'anno 2022, cui lei si è riferito poc'anzi, ci auguriamo che si possa lavorare in Europa anche per estendere di un altro anno la deroga alla normativa sugli aiuti di Stato.
Le regole temporanee sugli aiuti di Stato, se applicate a realtà economiche di un certo rilievo e in contesti socio-economici particolarmente disagiati, possono rivelarsi davvero preziose. Ad esempio, grazie al Temporary framework si potrebbe estendere la decontribuzione per le imprese del Sud di un ulteriore anno. Ciò darebbe nuovo ossigeno a tanti imprenditori che, con coraggio, hanno deciso di investire nel Mezzogiorno, nonostante le mille difficoltà. Inoltre, compenserebbe anche il forte calo degli investimenti pubblici che ha colpito il Sud negli ultimi anni e che lei stesso ieri ha rilevato, stigmatizzando ciò che denuncio da tempo, ossia il grave sottoutilizzo del Fondo per lo sviluppo e la coesione, di cui è stato speso solo poco più del 6 per cento.
Infine, signor presidente Draghi, in vista della Conferenza sul futuro dell'Europa del prossimo 9 maggio, data simbolo, sarà fondamentale ribadire l'importanza di riformare l'Unione europea superando il metodo intergovernativo e le decisioni all'unanimità (quindi il potere di veto di pochi) a vantaggio del metodo comunitario, prezioso per prendere con maggiore rapidità decisioni delicate in un mondo globalizzato, in cui le economie nazionali sono sempre più interdipendenti e le comunicazioni di un'immediatezza mai sperimentata prima.
Signor Presidente Draghi, i punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo di domani sono tanti e impegnativi. Nell'annunciarle quindi il nostro voto favorevole alla proposta di risoluzione di maggioranza che a breve voteremo, le auguriamo buon lavoro e la invitiamo a proseguire il suo impegno nel solco di quel cambio di passo che ha giustificato la nascita di questo Governo. Per quanto ci riguarda, continueremo a lavorare e collaborare con lei e il suo Esecutivo per portare il Paese fuori dall'emergenza. (Applausi).
PRESIDENTE. Prima di proseguire con le dichiarazioni di voto, comunico, per completezza di informazione, che all'inizio dell'intervento della senatrice Giammanco siamo passati dal secondo al terzo canale della RAI.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SALVINI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, conto che mi comunichi alla fine su che canale stiamo andando in onda; comunque sia, ringrazio per la pazienza chi ci sta seguendo da casa, facendo zapping col telecomando.
Signor presidente Draghi, la ringrazio per la concisione, per la precisione e per aver messo al centro ciò che interessa a 60 milioni di italiani. Riportiamo al centro il merito, che significa premiare chi fa bene e punire chi fa male.
Chiunque abbia a cuore le sorti dell'Europa deve evidenziare che qualcuno ha sbagliato, e sbagliare sulla pelle e sulla salute dei cittadini è grave, quindi ci aspettiamo che qualcuno a Bruxelles paghi per errori che hanno avuto drammatiche conseguenze. Non è possibile far finta di niente. (Applausi). Non è possibile che il Regno Unito, che doveva morire di solitudine, stia vaccinando 800.000 persone al giorno; non è possibile che San Marino, nel cuore del nostro Paese, abbia vaccinato un terzo della popolazione, prendendo vaccini da qualunque Paese. Non è possibile che Israele sia avanti.
A proposito, che giunga dal mio Gruppo - e penso da tutta l'Assemblea - un augurio di buon lavoro al prossimo Governo israeliano, e spero a Bibi Netanyahu, che è esempio di pace, sicurezza, rispetto, tolleranza e orgoglio da quelle parti. (Applausi). A proposito di Europa, ne vogliamo una che metta al centro i valori e i diritti, ma non solo i valori economici. Quando parliamo di Israele, sogno un'Europa che prenda una volta per tutte la parte giusta, perché fra Israele e Iran stiamo con la democrazia, la pace, la civiltà e il diritto.
Oggi è l'anniversario dell'orribile strage delle fosse ardeatine, che dobbiamo onorare e ricordare, perché non si veda mai più un simile atto di ferocia; non devono valere di meno altri atti di ferocia che stanno accadendo impunemente in altre parti del mondo - e penso alla strage fisica e culturale del popolo degli uiguri in Cina - perché non c'è rapporto economico che tenga, quando ci sono di mezzo i valori e la vita degli esseri umani. (Applausi).
Signor presidente Draghi, è giusto che provi nel miracolo di riportare a buona condotta il regime turco, ma ricordo che anche quel regime cancella non solo i diritti delle donne, bensì qualsiasi tipo di libertà (perfino la verità storica); fino a che non verrà data giustizia agli armeni con il riconoscimento del genocidio, penso che non ci si possa sedere allo stesso tavolo di qualcuno che mette in galera chi si azzarda a ricordare la verità storica. (Applausi).
Dicevamo di un'Europa, signor Presidente, che punti al benessere, al lavoro, alla salute e al diritto alla felicità incluso nella Dichiarazione d'indipendenza degli Stati Uniti, non di quella della direttiva Bolkestein o del Nutri-Score: giù le mani dalle spiagge italiane, dalla dieta mediterranea, dal lavoro, dallo sforzo e dai sacrifici dei nostri pescatori e dei nostri agricoltori. (Applausi). Puntiamo piuttosto sulla concorrenza leale dei giganti del web, perché qualcuno in quest'anno di pandemia ci ha guadagnato bilioni e trilioni.
Non è possibile che le imprese, gli artigiani, i commercianti italiani ed europei subiscano la concorrenza sleale economica e fiscale di multinazionali che vendono - e a volte sfruttano - in Italia e in Europa per andare a pagare le tasse altrove. (Applausi). Se, quindi, riuscirà a porre al centro dell'agenda europea la concorrenza leale con i giganti del web, le sarà reso merito storico, da questo punto di vista. Certo, signor Presidente, un'Europa che, all'atto della sua nascita, negò le sue radici, la sua storia e i suoi fondamenti giudaico-cristiani parte male, perché non puoi accogliere nessun altro se ti vergogni e neghi la tua identità e le tue origini. (Applausi). Chissà che non si possa ricominciare in maniera più positiva.
Quanto a Russia e Cina, ho sentito altri colleghi parlare di buoni rapporti: attenzione, buone relazioni; in questo momento, però, la scienza dovrebbe prevalere sui ragionamenti politici. Bene ha fatto come il cancelliere tedesco Angela Merkel, a sollecitare al responso l'Agenzia europea del farmaco anche sul vaccino Sputnik; se funziona, lo si usi; non è possibile fare guerre politiche e geopolitiche sulla pelle dei cittadini italiani ed europei: questo sicuramente non è accettabile. (Applausi).
In Libia occorre tornare protagonisti, perché i dati aggiornati a ieri - lo ricordava il collega Iwobi - danno un raddoppio degli sbarchi irregolari e controllati nel nostro Paese. Lo dico ad alcuni colleghi in questo Parlamento, con tutto il rispetto: poiché è per questo che abbiamo scelto di sostenerla con convinzione, cercheremo di badare sempre alle cose che ci uniscono e non a quelle che ci dividono; a maggior ragione, prima di parlare di ius soli, si tornino a difendere e a proteggere i confini di questo Paese, perché prima difendiamo il suolo e poi ragioniamo di come allargarne i diritti di cittadinanza. (Applausi).
Riguardo alla Cina, come dicevamo, la libertà non è un diritto negoziabile, ma la responsabilità neanche; quindi, buoni rapporti con tutti, ma aspettiamo il giorno in cui un tribunale internazionale indipendente chiamerà la Repubblica Comunista Cinese a rispondere del contagio che ha diffuso in tutto il mondo, con le sue omissioni, con le sue bugie, con i suoi silenzi e coi suoi ritardi. (Applausi).
Lei, signor presidente Draghi, ha l'autorevolezza di rimettere l'Italia al centro delle politiche economiche, migratorie, identitarie e demografiche. L'Italia è il terzultimo Paese in Europa per crescita demografica: mi auguro che si corra sulla via dell'assegno unico per quello che riguarda i figli, perché un Paese che non investe nei suoi figli e nei bimbi che nascono è destinato a morire. Conto che abbia l'autorevolezza per rimettere al centro queste priorità.
E poi la parola che ha scaldato i cuori, non solo nostri, ma - penso - di tutto il Paese che sta seguendo, è «riaperture» e ritorno alla vita: signor Presidente, calendarizziamo e programmiamo un percorso per restituire agli italiani il diritto di vivere, di studiare, di amare e di lavorare. Il decreto sostegni più efficiente è far riaprire i negozi, i ristoranti e le attività sportive, culturali ed educative, altrimenti non ce la faremo mai. (Applausi).
La ringrazio per aver messo al centro i bimbi e le famiglie, con la riapertura subito dopo Pasqua - questo è l'obiettivo su cui stiamo lavorando, a dio piacendo e condizioni sanitarie permettendo - di asili nido e scuole materne ed elementari. Stiamo togliendo il futuro ai nostri bimbi e ai nostri figli. (Applausi). Bene ha fatto quindi a mettere al centro questo tema.
Poi uno guarda i telegiornali alla sera e si deprime, perché ieri ci hanno spiegato che i tedeschi sarebbero dovuti stare chiusi in casa fino al 18 aprile. Adesso, contrordine compagni; il cancelliere Merkel ha detto: nessun lockdown fino al 18 aprile, torniamo indietro, riapriamo e, anzi, approviamo uno scostamento di bilancio di 60 miliardi di euro. Ecco, signor presidente Draghi, abbiamo lavorato sul decreto sostegni e su quello che abbiamo ereditato, per le due mensilità, dal Governo passato. Sul prossimo scostamento di bilancio - cito le sue parole durante un intervento della scorsa estate - «costi quello che costi e tutto quello che serve»: non risparmiamo sul prossimo scostamento. (Applausi). Se la Germania ci mette 60 miliardi, abbiamo il diritto di fare altrettanto.
A proposito di piano vaccinale, è giusto chiedere parità di diritti per tutti e mi domando perché gli anziani in Toscana debbano essere gli ultimi per copertura vaccinale in Italia. (Applausi). Cos'hanno fatto di male gli ultraottantenni toscani per vedersi scavalcare da politici e altre categorie non particolarmente a rischio? Quindi, prima di far polemiche a vanvera, guardate in casa vostra, perché sulla salute dei nostri nonni non si può e non si deve scherzare. Non ci devono essere i furbetti del vaccino. (Applausi).
LICHERI (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LICHERI (M5S). Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, il MoVimento 5 Stelle quest'oggi voterà a favore della proposta di risoluzione della maggioranza, ma dev'essere chiaro che governare significa fare i conti con la realtà. Voglio cominciare il mio intervento con questa frase, all'apparenza scontata, ma mai sterile e lo faccio per due ordini di motivi. In primo luogo, ritengo che tutti i colleghi che mi hanno preceduto stamattina abbiano offerto un pezzo di realtà e a lei, signor Presidente del Consiglio, spetta il compito di metterli tutti insieme. Il secondo ordine di motivi è che ricorderà come, poche settimane fa, il suo ingresso in politica sia stato salutato dai giornali e dalle televisioni con toni quasi fideistici, come se fosse la venuta del salvatore o di un moderno demiurgo, che avrebbe fatto tutto ciò che gli altri non erano stati capaci di fare. Abbiamo anche scherzato su questo, perché si tratta di un difetto e di un limite tutti italiani.
Sappiamo tutti però, in questa sede, che chi governa non può non fare i conti con la realtà, che oggi ci dice che, purtroppo, al mondo ci sono cinque persone che muoiono per Covid ogni minuto, cinque Regioni che ancora hanno le terapie intensive sotto pressione un'importante Regione del Nord che si trova in una condizione di caos da più di un anno e non riesce a uscirne e un piano di vaccinare che stenta a decollare. Soprattutto, signor presidente Draghi, l'Europa rischia di essere messa sotto scacco dalle logiche di profitto di quattro aziende farmaceutiche e questo il Parlamento italiano non lo può accettare! (Applausi). Non lo possiamo tollerare né consentire, perché governare significa fare i conti con la realtà, che è questa.
Signor Presidente, d'accordo che c'è una politica che ieri ringhiava perché gli esercizi commerciali restavano chiusi e oggi, che lo sono ancora, non ringhia più (Applausi); d'accordo che ci sono giornali che prima si lamentavano, perché l'entità dei ristori era bassa, e adesso che sono rimasti sostanzialmente uguali, non si lamentano (Applausi). Al netto di tutte queste piroette di pensiero, però, signor presidente Draghi, sta di fatto che le conseguenze socio-economiche legate alla pandemia sono destinate a essere devastanti, se le vaccinazioni non subiranno una rapida accelerazione a livello globale (e lo sottolineo, signor Presidente). Le case farmaceutiche devono rispettare gli accordi presi con l'Unione europea, perché i vaccini sono un bene di tutti e non un affare per pochi. (Applausi). Questo l'Italia lo deve dire chiaramente a Bruxelles!
Si proceda dunque a un'immediata revisione del meccanismo di controllo e di blocco dell'export dei vaccini e si faccia scattare la reazione anche per il mancato rispetto delle scadenze intermedie. Abbiamo capito il giochetto di questi signori: arrivare in prossimità della scadenza. Si proceda a una sospensione temporanea dell'accordo TRIPs (Trade related aspects of intellectual property rights) sui brevetti. Le avevamo poi chiesto coraggio, perché questo è un momento storico in cui ne occorre. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE), che rappresenta i 37 Paesi più ricchi del mondo, per il tramite della Banca mondiale, acquisisca i brevetti e li doni ai Paesi più poveri del mondo. Questo le chiediamo! Una pandemia mondiale non può essere eliminata vaccinando solo le popolazioni più ricche della terra. (Applausi). Non può essere eliminata in questa maniera, perché così non andiamo lontano e il MoVimento 5 Stelle vuole andare lontano.
Dobbiamo continuare a dettare l'agenda politica europea, come abbiamo fatto con il Governo Conte, migliorare la capacità di pensare in prospettiva e disegnare una cornice di riferimento duratura, perché nessuno in quest'Aula, care senatrici e cari senatori, sa per quanto tempo dovremo continuare a sostenere la liquidità di chi ha perso un lavoro o di quelle aziende che sarebbero state sane, se non ci fosse la pandemia.
Le aziende che oggi sopravvivono grazie ai sussidi, però, signor presidente Draghi, il prossimo anno devono poter competere con le loro concorrenti estere, ma per poterlo fare devono avere alle spalle un Paese nel pieno di un processo di innovazione e digitalizzazione. Solo così potranno combattere ad armi pari.
Il Consiglio europeo, signor Presidente, discuterà le priorità fondamentali ed esaminerà la cosiddetta bussola per il digitale, come ha detto anche lei. Bene: l'Italia faccia presente l'urgenza di approvare il pacchetto di proposte di servizi digitali presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre scorso.
Liberiamo il pieno potenziale delle tecnologie digitali per raggiungere prima gli obiettivi della neutralità climatica. Andiamo avanti in questo percorso coraggioso con la decarbonizzazione energetica e lo sviluppo delle tecnologie innovative nel settore delle energie rinnovabili.
Onorevoli senatrici e senatori, dopo la fine della pandemia la nostra vita sarà completamente diversa. Dobbiamo incominciare a pensarci. Tanti lavori scompariranno, tanti verranno alla luce. Cambieranno le nostre abitudini, il nostro mercato, le nostre economie, il nostro modo di viaggiare e i nostri trasporti. Dietro la transizione digitale ed ecologica, però, c'è tanto lavoro per i nostri giovani e per le nostre donne.
Ci sono industrie che finalmente saranno moderne, durature e veloci, perché puntare sullo sviluppo sostenibile e sul rispetto delle biodiversità equivarrà semplicemente a creare nuovo lavoro e nuovi lavori per i nostri giovani e per le nostre donne, che lei ha messo al centro del suo discorso stamattina, e noi l'abbiamo apprezzato.
Fuori di qui, però, la corsa all'estero e ai nuovi mercati è già iniziata e non possiamo rischiare di restare indietro. Allora su queste nuove imprese, su questo nuovo modo di fare impresa e su questi nuovi lavori sarà possibile, finalmente, regalare all'Italia un futuro di prosperità.
La Turchia rispetti i diritti inviolabili dell'uomo: no alla logica dei blocchi contrapposti, ma la Turchia rispetti la Carta costituzionale e i diritti inviolabili del cittadino! (Applausi).
CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
CRUCIOLI (Misto). Signor Presidente, ieri abbiamo tentato di depositare una risoluzione per dare al Presidente del Consiglio un indirizzo per la prossima riunione del Consiglio europeo. Abbiamo appreso che, anche se doveva essere presentata ieri e quindi essere la numero 1, è stata presentata come terza, oggi. L'importanza dell'ordine di presentazione a lei è sicuramente noto, perché ovviamente determina l'ordine del voto e può precludere le risoluzioni successive. Questo ho tentato di dire oggi, parlando sull'ordine dei lavori, ma me lo ha impedito, invitandoci a studiare. Accolgo senz'altro il suo invito, perché studiare è una cosa importante per tutti, e, a mia volta, le rivolgo l'invito a essere imparziale e democratica, come le impone il suo ruolo, importante, di Presidente del Senato.
Detto questo, passando al discorso del Presidente del Consiglio oggi, rilevo la vaghezza di molte delle cose da lui dette sugli importantissimi punti all'ordine del giorno del Consiglio europeo. Rilevo che non ha detto nulla sulla necessità di pubblicare le clausole contrattuali sulle forniture dei vaccini e su questo l'Italia dovrebbe prendere posizione in Europa. Non ha detto nulla sui provvedimenti che pretenderà nei confronti di chi ha sbagliato in Europa. Non ha detto nulla sugli approfondimenti che dovrebbe pretendere né sui lamentati ritardi burocratici sulla validazione del vaccino Sputnik. Non ha detto nulla, o poco, sui certificati e patentini vaccinali, in particolare su come l'Italia pretenderà che sia rispettata la privacy e che non ci siano discriminazioni nei confronti di coloro che non sono ancora vaccinati. Per quanto riguarda la politica estera e, in particolare, le relazioni geopolitiche con la Russia, non ha detto nulla sulla posizione che l'Italia prenderà in Europa sulle sanzioni alla Federazione Russa.
Di fronte a questa genericità, "L'alternativa c'è" voterà a favore della risoluzione presentata e si asterrà su tutte le altre.
PRESIDENTE. Senatore Crucioli, lei ha l'atteggiamento di chi vuole saltare la fila. Qui non si salta la fila. Lei era terzo, l'ha presentato stamattina, e quindi non poteva scavalcare né la senatrice Fattori, né il senatore Paragone.
FATTORI (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
FATTORI (Misto-LeU). Signor Presidente, nella nostra proposta di risoluzione avevamo chiesto tre cose. In primo luogo, la sospensione degli accordi TRIPs, per consentire la distribuzione dei vaccini e l'attivazione della ricerca, che è prevista in base all'articolo 9, commi 3 e 4, dell'Accordo di Marrakech, che ha costituito il WTO, a condizione che esista una giustificazione fondata su circostanze eccezionali. Voi avete detto "no" al primo punto della nostra proposta di risoluzione, senza neanche chiedere una riformulazione e senza neanche venire a parlarci. Questo è gravissimo. Quali circostanze emergenziali ci sono più gravi di 3 milioni di morti? Cosa aspettate per prendere questa posizione?
Il secondo punto riguardava la trasparenza degli accordi commerciali con le case farmaceutiche. Voi avete detto "no" senza chiedere riformulazioni e senza venire a parlarci.
Il terzo punto prevedeva di implementare una farmacovigilanza aggiuntiva, suggerita dall'OMS, non da Sinistra Italiana, e voi avete detto "no"; ciò avrebbe consentito di monitorare gli effetti avversi senza prendere decisioni politiche estemporanee sulla sospensione dei vaccini.
Dire "no" a queste tre cose è gravissimo. A questo punto non lo dovete spiegare a me, perché non c'è più tempo. Io sarei venuta a parlarvi e avrei accettato delle riformulazioni; ma non avete voluto farlo. Dovete quindi spiegare ai cittadini perché dite "no" a trasparenza, sicurezza e sospensione dei brevetti; lo dovete spiegare ai cittadini, quando ci sarà un'altra ondata.
Nella proposta di risoluzione della maggioranza si chiede di sospendere gli accordi TRIPs tenendo conto dell'equilibrio tra la protezione della proprietà intellettuale e l'accesso universale ai vaccini. Quale equilibrio ci può essere tra i profitti di pochi e la salute di tutta la popolazione mondiale? Me lo dovete spiegare. Vergognatevi! (Applausi). Questa è la testimonianza dell'ipocrisia di questo Governo, che non ha voluto neanche chiedere una riformulazione di una proposta di risoluzione dell'opposizione, perché siete tutti insieme appassionatamente, senza considerare le esigenze dei cittadini. Quindi io voterò "sì" alla nostra proposta di risoluzione, perché è sicurezza, trasparenza e salute pubblica. (Applausi).
NUGNES (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
NUGNES (Misto-LeU). Signor Presidente, mi permetta di fare una citazione. Non ci andrò leggera, signor Presidente del Consiglio. Con questa nostra proposta di risoluzione non le abbiamo chiesto di eliminare il capitalismo, che è alla base di questa situazione di pandemia globale e di crisi socio-economica. No, non glielo abbiamo chiesto. Però lei, il 10 marzo 2021, è andato in Europa a contraddire la posizione della Camera, che si era espressa rispetto ai TRIPs, e ha contraddetto anche il regolamento che prevede già, in caso di grave necessità, di sospendere i TRIPs. Quello che invece leggiamo nella proposta di risoluzione della maggioranza è una mortificazione della portata della richiesta, perché - come ha detto la mia collega - qui viene riportata in maniera superflua una definizione che vuole essere a tutela della proprietà intellettuale, la quale è già data nei fatti.
Mi chiedo allora per quale motivo lei abbia voluto questo Governo, senza un'area politica definita. Perché ha messo il Parlamento nella condizione di non poter lavorare? Gliel'ho chiesto in dichiarazione di voto sulla fiducia e torno a chiederlo adesso, perché questa è una sua precisa responsabilità.
Per quanto riguarda la Turchia, signor Presidente del Consiglio, le voglio fare un appello. È circolata la voce che il cittadino Abdullah Öcalan sia morto. A causa della mancanza di un'informazione affidabile sull'attuale situazione, il popolo curdo e i suoi amici sono profondamente preoccupati. Il Comitato per la prevenzione della tortura del Consiglio d'Europa, nel suo rapporto dell'agosto 2020, ha confermato le nostre preoccupazioni riguardanti la disumana condizione detentiva di Öcalan. Chiedo che in Europa il 25 di questo mese, ossia domani, lei vada a sollevare anche tale questione, che ho avuto modo di portare all'attenzione del presidente della Camera Roberto Fico il 3 marzo, pregandolo di farla presente al ministro degli affari esteri Luigi Di Maio. Siamo però ancora senza alcuna risposta. (Applausi).
PARAGONE (Misto). Domando di parlare per dichiarazione di voto in dissenso dal mio Gruppo.
PRESIDENTE. Ne prendo atto e le do la parola.
PARAGONE (Misto). Signor Presidente, mi ha piacevolmente sorpreso l'attacco politico della senatrice Emma Bonino alla Commissione europea e alla sua presidente Ursula von der Leyen, così come ho ascoltato pesanti j'accuse nei confronti di Bruxelles. Vediamo quanto siete sinceri. Ho proposto a quest'Aula una risoluzione con cui si impegna il Governo a chiedere ufficialmente le dimissioni della signora von der Leyen, la cui inadeguatezza e irresponsabilità sono palesi. Attenti a non ripetere l'errore di quando copriste l'allora presidente Junker e i suoi magheggi fiscali a favore delle multinazionali.
Se è vero, presidente Draghi, che l'Europa ha definito l'emergenza Covid una sfida senza precedenti, allora le responsabilità devono avere nomi e cognomi. Avere nascosto le negoziazioni con i colossi del farmaco è scandaloso. "Big pharma" è più forte dell'Europa perché l'Europa soffre una sudditanza nei confronti del potere multinazionale, dai vaccini al cibo. Con il Nutri-Score le trappole del TTIP rientrano dalla finestra. Senza trasparenza non c'è democrazia; e se non c'è trasparenza, di quali certificati digitali parlate? Prima di rilasciare pseudo-passaporti, dovete portare in Parlamento i contratti desecretati e gli allegati del caso, altrimenti i vostri lasciapassare saranno l'ennesimo atto di forza del Leviatano neoliberista.
La chiusura delle scuole è il più evidente e drammatico shock che stiamo vivendo. La sua speranza di aprire le scuole dopo Pasqua è già subdola nel presupposto. Voi dovete aprirle, punto e basta, perché non c'è relazione tra contagi e lezioni. Basta con la DAD: state rovinando un'intera generazione di bambini e adolescenti. Avete lasciato in una desolante solitudine famiglie italiane. Ci avete raccontato che il successo della generazione Erasmus è figlio dell'Europa, mentre la depressione della generazione lockdown è orfana di responsabili, come tutte le sconfitte. Avete fallito sulle mascherine, sui vaccini, sui ristori, sulla fiducia generosa all'Europa. O siete scarsi o abbiamo un problema: il primo si chiama von der Leyen.
PRESIDENTE. Prima di passare alle votazioni, avverto che, in linea con una prassi consolidata, le proposte di risoluzione saranno poste ai voti secondo l'ordine di presentazione.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dalla senatrice Fattori e da altre senatrici.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Cosa succede? Non avete votato? Avete avuto problemi con i tablet? Allora annullo la votazione. Rimettiamo i tablet in funzione.
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 1, presentata dalla senatrice Fattori e da altre senatrici.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 2, presentata dal senatore Paragone e Martelli.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 3, presentata dal senatore Crucioli e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 4, presentata dai senatori Marcucci, Licheri, Romeo, Bernini, De Petris, Faraone, Fantetti e Unterberger.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B).
Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della proposta di risoluzione n. 5, presentata dal senatore Ciriani e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato non approva. (v. Allegato B).
Si è così concluso il dibattito sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri.
Ricordo che è ora convocata la Conferenza dei Capigruppo.
Sospendo la seduta fino alle ore 15,30.
(La seduta, sospesa alle ore 13,09, è ripresa alle ore 15,30).
Presidenza del vice presidente TAVERNA
Sui lavori del Senato
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la Conferenza dei Capigruppo ha approvato il calendario dei lavori fino al 1° aprile.
Martedì 30 marzo, alle ore 16,30, sarà discusso il disegno di legge recante delega al Governo per l'assegno unico e universale, già approvato dalla Camera dei Deputati. Per la discussione del provvedimento sono state ripartite fra i Gruppi tre ore, incluse le dichiarazioni di voto. Gli emendamenti dovranno essere presentati entro le ore 12 di venerdì 26 marzo.
Mercoledì 31 marzo, alle ore 9,30, sarà discusso, ove concluso dalla Commissione, il decreto-legge in materia di abilitazione all'esercizio della professione di avvocato, per il quale sono state ripartite tra i Gruppi tre ore, escluse le dichiarazioni di voto.
Nel pomeriggio di mercoledì 31 marzo, dalle ore 16 alle 19,30, e giovedì 1° aprile, a partire dalle ore 9,30, sarà discussa la relazione delle Commissioni riunite bilancio e politiche dell'Unione europea sulla proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza. Per la discussione del documento si è proceduto alla ripartizione dei tempi per un totale di sette ore, incluse le dichiarazioni di voto.
La Conferenza dei Capigruppo tornerà a riunirsi martedì 30 marzo, alle ore 15.
Calendario dei lavori dell'Assemblea
PRESIDENTE. La Conferenza dei Presidenti dei Gruppi parlamentari, riunitasi oggi, con la presenza dei Vice Presidenti del Senato e con l'intervento del rappresentante del Governo, ha adottato - ai sensi dell'articolo 55 del Regolamento - il calendario dei lavori fino al 1° aprile:
| Martedì | 30 | marzo | h 16,30 | - Disegno di legge n. 1892 e connesso - Delega al Governo per l'assegno unico e universale (approvato dalla Camera dei deputati) (voto finale con la presenza del numero legale) |
| Mercoledì | 31 | marzo | h. 9,30-19,30 | - Disegno di legge n. 2133 - Decreto-legge n. 31, Abilitazione all'esercizio della professione di avvocato (voto finale entro il 14 aprile) (scade il 12 maggio) (ove concluso dalla Commissione)
- Relazione delle Commissioni riunite 5ª e 14ª sulla Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza (dalle ore 16 di mercoledì 31 marzo) |
| Giovedì | 1° | aprile | h. 9,30 |
Gli emendamenti al disegno di legge n. 1892 e connesso (Delega al Governo per l'assegno unico e universale) dovranno essere presentati entro le ore 12 di venerdì 26 marzo.
Il termine di presentazione per gli emendamenti al disegno di legge n. 2133 (Decreto-legge n. 31, Abilitazione all'esercizio della professione di avvocato) sarà stabilito in relazione ai lavori della Commissione.
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 1892 e connesso
(Delega al Governo per l'assegno unico e universale)
| Relatori |
| 15' |
| Governo |
| 15' |
| Gruppi 3 ore, incluse dichiarazioni di voto, di cui: |
|
|
| M5S |
| 31' |
| L-SP-PSd'Az |
| 28' |
| FIBP-UDC |
| 25' |
| Misto |
| 26' |
| PD |
| 20' |
| FdI |
| 21' |
| IV-PSI |
| 15' |
| Europeisti-MAIE-CD |
| 13' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 12' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione del disegno di legge n. 2133
(Decreto-legge n. 31, Abilitazione all'esercizio della professione di avvocato)
| Relatori |
| 15' |
| Governo |
| 15' |
| Gruppi 3 ore, escluse dichiarazioni di voto, di cui: |
|
|
| M5S |
| 31' |
| L-SP-PSd'Az |
| 28' |
| FIBP-UDC |
| 25' |
| Misto |
| 26' |
| PD |
| 20' |
| FdI |
| 21' |
| IV-PSI |
| 15' |
| Europeisti-MAIE-CD |
| 13' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 12' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Ripartizione dei tempi per la discussione della Relazione delle Commissioni riunite 5a e 14a
sulla Proposta di Piano nazionale di ripresa e resilienza
(7 ore, incluse dichiarazioni di voto)
| Relatori |
| 30' |
| Gruppi 6 ore e 30 minuti, di cui: |
|
|
| M5S | 1 h | 8' |
| L-SP-PSd'Az | 1 h |
|
| FIBP-UDC |
| 53' |
| Misto |
| 50' |
| PD |
| 44' |
| FdI |
| 40' |
| IV-PSI |
| 32' |
| Europeisti-MAIE-CD |
| 28' |
| Aut (SVP-PATT, UV) |
| 27' |
| Dissenzienti |
| 5' |
Sui lavori del Senato
CRUCIOLI (Misto). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CRUCIOLI (Misto). Presidente, siccome sono stato ripreso oggi dalla Presidente, chiedo di poter replicare ai sensi dell'articolo 66, comma 2, del Regolamento per spiegare l'accaduto, che è presto detto.
Ho chiesto di intervenire perché ieri, insieme ad altri quattro colleghi, avevamo tentato di presentare una risoluzione che: come è noto l'ordine di deposito determina l'ordine dei votazione, importante per evitare il rischio di preclusione qualora sia votata prima una risoluzione di tenore contrario. Nonostante questo tentativo, per motivi che stiamo verificando, la risoluzione non è stata depositata. Non è questo però il punto.
Ho chiesto di intervenire per segnalare all'Assemblea che si era verificato questo problema: un deposito effettuato in una giornata è risultato depositato invece il giorno successivo, con tutto ciò che ne consegue. Nonostante io abbia chiesto di poter intervenire sull'ordine dei lavori, mi è stata tolta la parola e la Presidente successivamente ha detto che avevo l'atteggiamento di chi voleva passare avanti. Siccome non è questo il motivo per cui sono intervenuto, tengo a specificarlo e tengo anche a dire che tale equivoco dimostra ancora di più l'opportunità che la richiesta di autorizzazione e di riconoscimento della nostra componente «L'alternativa c'è» sia valutata in tempi rapidi. Se fossimo stati riconosciuti quantomeno come componente, tutto quanto è accaduto probabilmente non si sarebbe verificato. In tal caso avremmo diritto, infatti, a un rappresentante della componente che si sarebbe potuto interfacciare in maniera più istituzionale sia con il Gruppo, sia con la Presidenza.
Pertanto, siccome da un po' di tempo pende questa istanza e siccome nell'ultima riunione della Giunta per il Regolamento c'è stato un mero rinvio, chiedo nuovamente, tramite lei, di arrivare possibilmente a una decisione sul riconoscimento di «L'alternativa c'è», che sarebbe l'unica componente o comunque una componente organizzata di opposizione. Credo ci sia molto bisogno di poter interloquire all'interno del Parlamento in una dialettica tra maggioranza e opposizione che invece mi sembra ultimamente un po' compressa.
PRESIDENTE. Senatore Crucioli, le rispondo che non è di mia competenza il riconoscimento della componente, che appartiene ad altro ruolo che non è attualmente il mio. Riferirò comunque alla Presidente quanto lei ha detto che ne prenderà conoscenza.
Per quanto riguarda invece la risoluzione, da informazioni da me acquisite, si trattava comunque della terza in ordine temporale di presentazione. È stata quindi calendarizzata e inserita nella votazione esattamente con riferimento al momento del suo recepimento da parte dell'Assemblea che - a quanto è in mia conoscenza - è stato comunque questa mattina. Per il resto rimando agli Uffici preposti.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
CORRADO (Misto). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CORRADO (Misto). Signor Presidente, negli istituti pugliesi che fanno capo al Ministero della cultura, 25 lavoratori sono sull'orlo del licenziamento dopo quasi venti anni di servizio. Si tratta dei dipendenti di Nova Apulia, società concessionaria per i servizi al pubblico, biglietterie comprese, del Museo archeologico nazionale di Taranto, di Castel del Monte, del Castello svevo di Bari, del Castello svevo di Trani, del Museo archeologico nazionale-Castello di Gioia del Colle e del Museo e Parco archeologico di Egnazia.
Il silenzio regna sovrano, mentre si imputa all'inadempienza del concessionario nella gestione di quei siti lo smantellamento delle biglietterie e dei servizi al pubblico, causato in realtà dal contegno di un funzionario interno all'amministrazione e reso pubblico da una pronuncia della Corte dei conti.
Diversamente, nel Museo di Taranto i dipendenti di Nova Apulia sono stati messi in recupero, fino al 17 marzo, dei diciotto giorni di concessione congelati a causa del DPCM del 3 novembre 2020, che imponeva la chiusura dei musei su tutto il territorio nazionale.
Dopo vent'anni di lavoro nessun diritto è garantito a questo personale, neppure la speranza di essere inserito con la clausola sociale nella gara che le direzioni degli istituti citati saranno costrette prima o poi a bandire. Sono professionalità altamente qualificate che, con le loro famiglie, vengono buttate in mezzo a una strada e per questo motivo il 12 marzo scorso hanno protestato a Bari.
Cosa fanno il Ministro che non c'è, Dario Franceschini, e il direttore generale che non c'è, Massimo Osanna? Il diritto al lavoro, garantito dalla Costituzione, è diventato un'inutile bugia; una chimera per questi lavoratori che, mentre la realtà è il precariato attuato proprio dallo Stato, chiedono a gran voce di essere internalizzati. Gli utenti non sanno che chi fornisce loro le informazioni, registra le prenotazioni, si occupa della biglietteria e della didattica di un museo è non un dipendente statale, bensì un lavoratore iperqualificato e titolato, ma precario e sottopagato. Non sanno e forse non vogliono sapere. Pretendono un servizio di alto livello, al quale non corrisponde però uno stipendio adeguato e puntuale.
Mentre si gongola per gli ingressi gratuiti dei siti, è bene si sappia che, a fronte di quei biglietti non pagati, 25 persone e 25 famiglie non avranno più un lavoro. Grazie, ministro Franceschini, a nome di tutti questi e di molti altri lavoratori che in tutt'Italia sono e saranno nelle stesse condizioni. (Applausi).
D'ANGELO (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
D'ANGELO (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare a tutti noi che marzo è il mese della consapevolezza dell'endometriosi, una patologia femminile che è stata caratterizzata negli anni dal silenzio e dalla disinformazione. La giornata mondiale quest'anno si celebra il 27 marzo.
«Facciamo luce sull'endometriosi» è la call to action promossa dal Team Italy della Worldwide Endomarch, che ormai da diversi anni organizza a Roma una marcia che si tiene in altre 50 capitali del mondo per richiamare l'attenzione su una malattia ancora oggi poco conosciuta, ma largamente diffusa tra le donne in età fertile.
Nell'impossibilità, dovuta all'emergenza sanitaria da Covid-19, di riunirsi in presenza, quest'anno la manifestazione si svolge in forma virtuale attraverso l'illuminazione di giallo dei monumenti più importanti di diverse città italiane per combattere la disinformazione attraverso un gesto simbolico che accende i riflettori su questa patologia.
A nome mio e dei colleghi che hanno condiviso la richiesta che abbiamo rivolto alla Presidente Alberti Casellati, che ringraziamo per aver accolto l'iniziativa, Palazzo Madama sarà illuminato di giallo il 25 marzo prossimo, dal tramonto all'alba del giorno dopo. È un piccolo ma significativo gesto per contribuire a creare consapevolezza sull'endometriosi, per promuoverne la conoscenza e consentire alle donne che ne sono affette di accedere ai percorsi di cura più appropriati. Non essendo ancora stata scoperta una cura, infatti, l'unica arma per arginarne l'avanzare è la prevenzione e, prima ancora, la sensibilizzazione. Stiamo parlando di 3 milioni di donne in Italia con diagnosi accertata, una su dieci; nel 25 per cento dei casi l'endometriosi è asintomatica e viene individuata solitamente nel corso di esami eseguiti per le difficoltà riscontrate nella procreazione. È una malattia subdola, perché i sintomi sono spesso collegati ad affezioni di altra natura o di origine psicosomatica. Questo comporta un ormai noto ritardo diagnostico che oscilla fra i cinque e i nove anni; ritardo che può compromettere irrimediabilmente la qualità di vita della donna, causandone in alcuni casi anche l'infertilità.
Esistono terapie per alleviare i sintomi della malattia. Dal 2017 l'endometriosi è stata inserita nell'elenco delle patologie croniche e invalidanti negli studi clinici più avanzati, riconoscendosi alle pazienti che ne sono affette il diritto ad usufruire in esenzione di alcune prestazioni specialistiche di controllo. Sempre nel dicembre 2019 è stato creato il Fondo nazionale per il sostegno dello studio, della ricerca e della valutazione dell'incidenza della endometriosi, con un emendamento alla legge di bilancio del sottosegretario Sileri, primo firmatario tra l'altro del disegno di legge recante disposizioni per la diagnosi e la cura dell'endometriosi, attualmente all'esame in 12a Commissione.
Informazione, prevenzione e diagnosi precoce sono dunque le principali armi per combattere l'endometriosi, una patologia invisibile che purtroppo esiste. Lo Stato e il legislatore devono a queste donne tutela e sostegno, assicurando che il sistema sanitario garantisca la migliore formazione del personale medico e un'adeguata attività di ricerca scientifica.
Con sensibilità e responsabilità accendiamo le luci gialle di Palazzo Madama e di tutte le città italiane e del mondo che a questa doverosa battaglia civile vorranno unirsi. (Applausi).
LEONE (M5S). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEONE (M5S). Signor Presidente, mi sconforta come cittadina e mi dà un senso di frustrazione apprendere che nel carcere di Lecce un detenuto sarebbe stato ridotto in isolamento dopo che ne è accertato lo stato di positività al Covid. A quanto pare, non è un caso singolo, ma coinvolge una decina di detenuti. Queste persone sarebbero state lasciate prive di acqua e perciò costrette a dissetarsi servendosi delle acque dei rubinetti maleodoranti e ai limiti della potabilità. Ebbene, è intollerabile che ciò avvenga in un luogo, il carcere, che è uno spazio eminentemente statale. Auspico pertanto che la campagna vaccinale negli istituti penitenziari venga attuata al più presto e nel modo più omogeneo per tutta la popolazione carceraria. In tal modo, lo Stato potrà garantire, come da Carta costituzionale, il diritto alla salute per tutte le persone che lo frequentano.
Un altro vivido auspicio voglio rivolgerlo alla ministra Cartabia, affinché faccia chiarezza sul caso di Lecce e appuri, qualora ci siano, le responsabilità di un trattamento così lesivo della dignità di un cittadino detenuto, che non perché è ristretto cessa di essere una persona, né tantomeno nel carcere lo Stato cessa di essere Stato, anche durante quest'epoca contrassegnata dall'emergenza continua e sempre nuova. (Applausi).
PILLON (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PILLON (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, gentili colleghe, cari colleghi, la pandemia ha evidenziato i problemi strutturali di un modello sociale, di derivazione nordeuropea, deliberatamente orientato a una società individualista. Con la scusa di perseguire autonomia e indipendenza delle persone e di superare un presunto modello patriarcale, si sta portando la società da un sistema comunitario fondato sulla famiglia e sulle relazioni tra comunità locali e corpi intermedi a un sistema individualista, in cui le persone vivono per lo più da sole, senza reti parentali e relazionali e non si costituiscono più nuove famiglie. Tale esperimento di ingegneria sociale è purtroppo ormai realtà in alcuni Paesi, tra cui spicca la Svezia, con quasi la metà degli abitanti che ormai vivono da soli e con uno dei più alti tassi di ricorso alla compravendita di gameti per l'autofecondazione delle donne, oppure all'utero in affitto.
Ci sono forze politiche, economiche e sociali che prevedono che l'intera Europa, in particolare per quel che interessa l'Italia, si debba incamminare in questa lugubre strada. Potenti organizzazioni, quali ad esempio Open Democracy, teorizzano apertamente ormai il superamento della famiglia naturale grazie proprio alla pandemia. Nel contempo, Presidente, il tasso di natalità nel nostro Paese è crollato, con un -21 per cento di nascite, unito - purtroppo - a un aumento della mortalità causata dal Covid. Nel 2020 si stima che siamo sotto i 400.000 nuovi nati e sopra i 740.000 morti. Le famiglie italiane, spesso da sole, hanno affrontato i carichi familiari, la pandemia, la DAD, la chiusura, il lockdown. Credo serva decisamente un cambio di rotta chiaro, nitido e coraggioso sia in Italia, sia in Europa.
È necessario respingere questi tentativi. Pensiamo sia sbagliato investire nelle politiche individualiste e, al contrario, crediamo sia fortemente opportuno restituire fiducia alla famiglia naturale, unica società primordiale - oserei dire ecosostenibile - capace di far ripartire il nostro Paese sotto il profilo sia demografico ed economico, sia soprattutto umano.
Per tutte queste ragioni, la Lega ha depositato negli scorsi giorni un disegno di legge per la tutela, la promozione e la valorizzazione della famiglia naturale e di tutte le mille attività che le famiglie italiane ogni giorno portano avanti in silenzio e con dignità, promuovendo il benessere e il futuro dei loro figli, degli anziani, delle persone vedove e delle persone con disabilità.
Consegniamo questo disegno di legge all'attenzione del Parlamento e del Governo, con la speranza che in tempi rapidi si possa procedere a investire nuovamente sul migliore degli investimenti, quello che secondo Winston Churchill era mettere latte nei biberon. (Applausi).
BOLDRINI (PD). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BOLDRINI (PD). Signor Presidente, intervengo per sollecitare la risposta a un'interrogazione a mio parere urgente, anche se è stata depositata una decina di giorni fa, riguardante l'annuncio di ENI di voler chiudere definitivamente il cracking del petrolchimico di Porto Marghera. La chiusura dell'impianto di Porto Marghera potrebbe avere conseguenze pesanti anche per lo stabilimento di Ferrara. A rischio ci sono numerosi posti di lavoro e il futuro del comparto.
Il Ministro non ha ancora risposto, ma ENI dovrebbe motivare le proprie scelte e spiegare il proprio piano industriale per i prossimi anni al fine di evitare ripercussioni sugli stabilimenti di Ferrara, Mantova e Ravenna. Nella sola città di Ferrara sono infatti a rischio 1.600 posti di lavoro, nonché il futuro di un comparto che è strategico per l'economia non solo locale, ma anche nazionale.
Sollecito pertanto la risposta all'interrogazione da parte del Ministro dello sviluppo economico perché ho saputo, sempre dalla stampa - noi apprendiamo infatti dalla stampa queste informazioni, tra cui l'incontro che c'è stato tra l'amministratore delegato dell'ENI Claudio Descalzi e il sindaco di Venezia - che ci dovrebbe essere un tavolo ministeriale per approfondire la materia.
Sollecito la risposta all'interrogazione, presentata nell'esercizio delle prerogative di sindacato ispettivo spettanti ai membri del Parlamento, affinché io e gli altri cofirmatari possiamo essere messi a conoscenza di ciò che sta avvenendo, di quale sia il piano industriale di ENI (comprese le relative ricadute occupazionali e ambientali per il sito di Porto Marghera, la cui strategicità deve essere mantenuta e non solo annunciata a parole) e di come ENI intenda relazionarsi con gli stakeholder e discutere con trasparenza le proprie politiche industriali, ovviamente anche con i parlamentari che hanno presentato l'interrogazione.
MAGORNO (IV-PSI). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAGORNO (IV-PSI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, porto oggi all'attenzione dell'Assemblea il progetto del Recovery Sud, sostenuto da oltre 300 sindaci meridionali che si sono uniti con un solo fine: lavorare insieme per il bene dei cittadini e per rilanciare il Mezzogiorno.
La Commissione affari costituzionali della Camera dei deputati ha già approvato un nostro documento recependone alcune indicazioni. Il Recovery Sud è un'esperienza storica dettata dalla consapevolezza che non bisogna consentire in alcun modo che l'unica e ultima possibilità di sanare definitivamente l'impietoso e anticostituzionale divario esistente tra Nord e Sud possa essere drammaticamente persa.
Siamo pronti a collaborare nella necessaria revisione del Piano nazionale di ripresa e di resilienza, affinché risponda quanto più possibile alla necessità dei nostri territori in cui vivono milioni di storie, con donne e uomini che quotidianamente si impegnano a migliorare il proprio avvenire e soprattutto giovani che, oggi più di ieri, chiedono che venga loro restituito il diritto a sperare. Stiamo raccogliendo il grido di disperazione di genitori preoccupati per il futuro dei loro figli. Leggiamo negli occhi di commercianti, imprenditori, lavoratori precari, disoccupati, docenti e studenti lo sconforto e la voglia di reagire.
Dalla distribuzione delle risorse stanziate con i cosiddetti provvedimenti ristori, ripartiti in base alla ricchezza fiscale dei territori, al ridotto turnover dei docenti e dei ricercatori universitari, alla diminuzione dei posti letto, alla crescita continua del differenziale di reddito, al sempre più risicato numero di dipendenti dei Comuni, alla spesa sociale pro-capite diseguale rispetto al Nord: tutto parla di un Mezzogiorno sempre più distante dal resto d'Italia. Al Sud devono essere date le stesse opportunità di crescita degli altri territori.
Riteniamo che, oltre alla distribuzione settoriale, si debba tener conto di un'equa e calibrata ripartizione territoriale, applicando gli stessi criteri che l'Unione europea utilizza per determinare la cifra complessiva spettante al nostro Paese, che tenga conto anche del principio di interdipendenza economica tra macro-aree d'Italia. Chiediamo di destinare ai Comuni del Sud 5.000 figure in più rispetto a quelle già previste per redigere i progetti del Piano e di definire il livello territoriale in tutte le sue missioni, linee di progetto e risultati attesi per i cittadini e le imprese.
Il 29 marzo incontreremo la ministra per il Sud e la coesione territoriale, onorevole Mara Carfagna, alla quale - così come abbiamo fatto in una lettera indirizzata al Presidente della Repubblica e al Presidente del Consiglio dei ministri - rinnoveremo la richiesta di un impegno concreto da parte del Governo affinché finalmente al Mezzogiorno d'Italia sia concessa l'occasione che merita sin dalla nascita della nostra Nazione, e la straordinaria e irripetibile quantità di risorse messa a disposizione dal recovery fund sia destinata e utilizzata per realizzare, dopo decenni di obiettivi mancati, quella coesione sociale, economica e territoriale che rende il nostro Paese - anche in ossequio all'articolo 117 della Costituzione - degno dell'unità che la storia ha voluto consegnarci.
MALAN (FIBP-UDC). Domando di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MALAN (FIBP-UDC). Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta all'interrogazione 3-02325 del 4 marzo scorso - sono dunque scaduti i giorni previsti dal Regolamento per dare una risposta - della quale illustro sinteticamente il contenuto per mostrare l'urgenza e il mio stupore nel non aver sentito risposta da parte del Ministro.
Nel 2006 viene bloccato dall'Unione europea un tentativo di prorogare di ulteriori anni la concessione dell'autostrada Brescia-Padova, che era nelle mani della stessa società da ben cinquant'anni allora - adesso siamo arrivati a sessantacinque - perché non era collegata ad alcuna necessità. E generalmente bisognerebbe fare le gare dal momento che esiste la competizione.
Il Governo reagì, nel 2007, prorogando ancora la concessione - a questo punto posso dirlo - con il pretesto di realizzare l'autostrada Valdastico Nord, che si sapeva fin dall'inizio non sarebbe stato possibile realizzare per la contrarietà della Provincia di Trento. Questo ha recentemente dato luogo a un'azione da parte della Corte dei conti che, avendo riscontrato questo fatto, ha chiesto un danno erariale di 178 milioni alla dirigenza dell'ANAS che, all'epoca, aveva la competenza per giudicare su tali questioni.
La proroga era condizionata all'approvazione dell'intero progetto definitivo dell'autostrada Valdastico entro il 30 giugno 2013.
Il 18 marzo 2013, qualche giorno prima di quella scadenza, viene - sì - presentato un progetto, ma non quello definitivo, bensì preliminare e non di tutta l'autostrada, ma solo di metà di essa, tra l'altro una metà priva di parecchi chilometri di cui neppure si conosceva la collocazione. Questo è scritto nell'atto stesso.
Sulla base della deliberazione del CIPE, il 6 aprile 2020 il dirigente per le concessioni autostradali del Ministero delle infrastrutture ha confermato la scadenza della concessione alla fine del 2026, pur essendo questo documento totalmente inidoneo a soddisfare le condizioni previste dall'atto che fu anche approvato dal Parlamento. Ebbene, il problema ulteriore è che non soltanto questa deliberazione è totalmente insufficiente, ma è stata anche annullata dal Consiglio di Stato fin dall'inizio del 2019. Dunque, un funzionario del Ministero ha posto una firma che serve a fare incassare - guarda caso - ad Atlantia la bellezza di 1,2 milioni di euro ogni giorno: soldi che dovrebbero andare allo Stato, sulla base di un documento non soltanto insufficiente ma addirittura inesistente.
Mi aspetto che il Ministro - non poteva sapere di questo prima della mia interrogazione - risponda. Per agevolarlo, oggi ho anche presentato un'interrogazione a risposta scritta su argomento sostanzialmente collegato per sapere quali altre firme di tal genere sono state poste.
Mi aspetto una risposta, perché la sua mancanza costa al contribuente 1,2 milioni di euro ogni giorno. (Applausi).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 30 marzo 2021
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 30 marzo, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 15,55).