Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 104 del 28/03/2019

SENATO DELLA REPUBBLICA
------ XVIII LEGISLATURA ------

104aSEDUTA PUBBLICA

RESOCONTO STENOGRAFICO (*)

GIOVEDÌ 28 MARZO 2019

_________________

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO,

indi del presidente ALBERTI CASELLATI

e del vice presidente CALDEROLI

_________________

(*) Include l'ERRATA CORRIGE pubblicato nel Resoconto della seduta n. 105 del 2 aprile 2019
(N.B. Il testo in formato PDF non è stato modificato in quanto copia conforme all'originale)

_________________

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Forza Italia-Berlusconi Presidente: FI-BP; Fratelli d'Italia: FdI; Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione: L-SP-PSd'Az; MoVimento 5 Stelle: M5S; Partito Democratico: PD; Per le Autonomie (SVP-PATT, UV): Aut (SVP-PATT, UV); Misto: Misto; Misto-Liberi e Uguali: Misto-LeU; Misto-MAIE: Misto-MAIE; Misto-Più Europa con Emma Bonino: Misto-PEcEB; Misto-PSI: Misto-PSI.

_________________

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,35).

Si dia lettura del processo verbale.

DURNWALDER, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Discussione e approvazione del disegno di legge:

(5-199-234-253-392-412-563-652-B) Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa (Approvato dal Senato in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa popolare; d'iniziativa dei senatori La Russa ed altri; Ginetti e Astorre; Caliendo ed altri; Mallegni ed altri; Ginetti ed altri; Gasparri ed altri; Romeo ed altri, e modificato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 9,38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 5-199-234-253-392-412-563-652-B, già approvato dal Senato in un testo risultante dell'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa popolare; d'iniziativa dei senatori La Russa ed altri; Ginetti e Astorre; Caliendo ed altri; Mallegni ed altri; Ginetti ed altri; Gasparri ed altri; Romeo ed altri, e modificato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che, ai sensi dell'articolo 104 del Regolamento, oggetto della discussione e delle deliberazioni saranno soltanto le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati, salvo la votazione finale.

Il relatore, senatore Ostellari, ha chiesto l'autorizzazione a svolgere la relazione orale. Non facendosi osservazioni la richiesta si intende accolta.

Pertanto, ha facoltà di parlare il relatore.

OSTELLARI, relatore. Signor Presidente, onorevoli componenti del Governo, colleghe e colleghi, il disegno di legge - come ampiamente noto - torna nuovamente all'esame di quest'Assemblea. Il testo è stato modificato dalla Camera limitatamente ai profili di copertura finanziaria.

Il provvedimento consta di nove articoli, fra i quali solo uno è stato modificato: si tratta dell'articolo 8, comma 1, che introduce il nuovo articolo 115-bis all'interno del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia. La previsione estende le norme sul gratuito patrocinio, sui criteri e sulle modalità di liquidazione, e quindi dei compensi e delle spese per la difesa, a favore della persona nei cui confronti siano stati disposti l'archiviazione, il proscioglimento o il non luogo a procedere per i fatti commessi in condizioni di legittima difesa o eccesso colposo.

Proprio la norma di copertura è stata oggetto di modifica da parte della Camera dei deputati: rispetto al testo approvato dal Senato nell'ottobre dell'anno scorso, che prevedeva una copertura anche per quell'esercizio finanziario, l'altro ramo del Parlamento è intervenuto facendo decorrere l'onere ovviamente dal 2019 e adeguando, di conseguenza, la copertura finanziaria al corrente triennio 2019-2021. Tale modifica è stata resa necessaria in quanto, ai sensi dell'articolo 18, comma 3, della legge n. 196 del 2009, le quote dei fondi speciali di parte corrente riferita a provvedimenti non approvati in via definitiva entro la fine dell'anno costituiscono economia di bilancio.

Questo è il contenuto tecnico della riforma che andiamo a esaminare oggi, per quanto riguarda l'articolo 8.

Prima dell'ultimo atto, nel quale il percorso si concluderà, concedetemi una precisazione sul concetto di difesa, che non è offesa, ma il suo contrario: sembra banale, eppure in pochi, commentando questa riforma, hanno compreso la differenza ontologica che sussiste tra difendere, difendersi e offendere.

Se qualcuno si introduce nel mio domicilio senza il mio consenso, sta già minacciando la mia vita e mettendo a repentaglio quella dei miei cari, perché ha scelto di oltrepassare un limite, commettendo un'azione che ha suscitato in me il fondato sospetto che non si fermerà di fronte a nulla, anche a rischio di pregiudicare la mia incolumità e quella di chi mi sta vicino. Se qualcuno entra a casa mia con violenza e senza chiedere permesso, non solo mi ha messo nelle condizioni di scansarmi, scappare o valutare il suo grado di pericolosità, posto che io ci riesca, ma ha fatto molto di più: mi ha necessariamente posto nella condizione, scomoda e non richiesta, non solo di difendermi, ma anche di dovermi difendere, e questo è fondamentale: ha reso, cioè, la mia azione necessaria, non opzionale; ha creato una situazione per cui difendere me e i miei cari è non solo una scelta, ma anche un obbligo morale, se non anche giuridico.

Quale dovrebbe essere, allora, la posizione dello Stato di fronte a ciò? Per qualcuno dovrebbe essere anzitutto di dubbio, incertezza e sospetto; per noi no: la difesa, in queste circostanze e in questi luoghi, dev'essere sempre considerata, salvo prova contraria, pienamente legittima. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Se mi difendo, la giurisdizione dello Stato non viene meno, anzi, rimane proprio per evitare l'abuso del diritto e anche da domani allo Stato spetta e spetterà il compito di valutare se l'esercizio della difesa non diventi una scusa per realizzare un'offesa immotivata.

Cari colleghi, quante volte abbiamo sentito dire che con questa riforma vogliamo sostituire l'individuo allo Stato? Tante, troppe volte. Lo dico chiaramente: da domani il domicilio privato degli italiani non diventerà il far west; non sarà un ambito dove vale tutto; non si trasformerà in uno spazio estraneo al diritto; sarà invece un territorio in cui - come in tutti gli altri dell'agire umano - la legge distingue con chiarezza chi è la vittima e chi è il carnefice, chi è nel giusto e chi non lo è e dove i magistrati realizzano e continueranno a realizzare la giurisdizione dello Stato, ma con una differenza rispetto al passato: in situazioni ben definite, il cittadino che si difende da un'offesa commette sempre un'azione legittima. Reagire a una minaccia concreta per eliminare un pericolo, nelle forme della mia spontaneità, in situazioni e stati d'animo che non ho scelto né cagionato, non può essere una colpa, ma è un diritto e, forse, anche un dovere. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

Cari colleghi, il testo che siamo chiamati a votare ha quindi subìto solo quell'unica modifica di cui abbiamo detto prima. Si tratta di un testo che ha unificato numerosi disegni di legge e accolto diverse sollecitazioni giunte in Commissione da parte sia di coloro che intendiamo tutelare - mi riferisco ai cittadini perbene, che sono stati costretti a difendersi - sia dei rappresentanti di associazioni, magistrati e avvocati. È un testo su cui si è lavorato con scrupolo e coscienza, nato dal confronto dialettico tra le parti.

Pertanto, è grazie al Governo, ai colleghi senatori di maggioranza e anche a quelli di minoranza - certamente non hanno risparmiato critiche a questa riforma - se oggi abbiamo di fronte un testo di buon senso, una riforma attesa ed equilibrata. Quindi, cari colleghi, andiamo ad approvarla. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione generale.

È iscritto a parlare il senatore Balboni. Ne ha facoltà.

BALBONI (FdI). Signor Presidente, signori del Governo, cari colleghi, ho ascoltato attentamente le parole del relatore e le condivido pienamente. Peccato che alle parole del relatore faccia seguito un testo legislativo che presenta ancora - a nostro avviso - parecchie lacune.

Si tratta certamente di un passo in avanti e, per questo, voteremo a favore, ma riteniamo che sarebbe servito più coraggio, caro Presidente, anche se non certamente nella parte che riforma l'articolo 2044 del codice civile. Infatti, con i commi 2 e 3 che il disegno di legge introduce, viene finalmente escluso il risarcimento del danno nei confronti di chi si introduce e aggredisce. Non vi sarà più il paradosso per cui l'aggredito che si difende deve anche risarcire l'aggressore. Questo è certamente un passo in avanti importante, così come lo è il comma 3 dell'articolo 2044 del codice civile, che, nel caso di eccesso colposo, limita il risarcimento a un'equa indennità lasciata all'equo apprezzamento del giudice. Peccato - ma questo non dipende dal legislatore - che questa riforma valga solo per il futuro, non trattandosi di norma penale più favorevole.

Ripeto, però, che sarebbe servito più coraggio, caro relatore, ad esempio ascoltando di più le proposte che da più parti sono venute - soprattutto da Fratelli d'Italia - in ordine ad alcune semplici considerazioni che vado brevemente a esemplificare. Anche nel nuovo testo si prevede che l'arma usata da chi si difende deve essere legittimamente detenuta. Voglio allora fare due semplici esempi, tratti dalla mia esperienza professionale. Si pensi a un padre che lascia l'appartamento in cui abita il figlio e si trasferisce nella casa più vicina, oppure a una persona che cambia la canna del fucile e fa la denuncia alla caserma dei carabinieri, ma dimentica di indicare il numero di matricola. Dopo molto anni la stessa persona cambia residenza, torna in caserma e viene denunciata perché nella precedente denuncia non era stata riportata la matricola del fucile. Ebbene, in questi due casi, se quelle due persone utilizzassero l'arma, verrebbero sottoposte a un procedimento penale per omicidio volontario, con la norma che stiamo per approvare.

Se i due anziani coniugi aggrediti e seviziati in casa loro si fossero difesi con un'arma di tal genere, sarebbero stati condannati per omicidio e, in base alla norma che questa maggioranza ha approvato, non solo sarebbero stati tenuti a risarcire il danno, ma addirittura gli aggressori, una volta usciti dal carcere, avrebbero ottenuto il reddito di cittadinanza. Abbiamo presentato un emendamento per risolvere questa chiara incongruenza ed è stato respinto.

Ma andiamo avanti. L'articolo 52, al comma 2, è rimasto inalterato, tranne che per l'aggiunta di quel «sempre» che non occorre un giurista per capire che non ha alcuna portata normativa. Ebbene, in base a questo comma 2, chi usa l'arma per difendere la propria incolumità è assistito dalla proporzione tra la difesa e l'offesa; chi invece usa l'arma per difendere i beni propri o altrui non è assistito da tale presunzione, ma deve dimostrare in primo luogo che non vi è stata desistenza da parte dell'aggressore e, in secondo luogo, che vi era pericolo di aggressione. Ma io vi chiedo come fa chi viene aggredito in casa propria a sapere se chi entra con la violenza vuole aggredirlo personalmente o vuole semplicemente rubargli l'argenteria: gli fa un'intervista? Ferma l'individuo che è entrato con la forza in casa sua e gli chiede se vuole solo l'argenteria - e allora non può reagire - oppure se vuole violentare sua moglie e sua figlia, ammazzarlo, seviziarlo e torturarlo? Per quando l'aggredito avrà accertato se le intenzioni erano queste, sarà già morto. Abbiamo presentato un emendamento per risolvere questa incongruenza ed è stato respinto.

Per fare un altro esempio: all'articolo 55 il nuovo comma introdotto prevede che, nei casi di cui alla difesa domiciliare, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto ha agito in nome della salvaguardia della propria o altrui incolumità, e non vi è alcun riferimento ai beni proprio o altrui di cui all'articolo 52. E allora torniamo da capo: come fa una persona che sta in casa e subisce l'intrusione a sapere se è in pericolo la sua incolumità o se sono in pericolo soltanto i suoi beni? Quando lo capisce, è già morto.

E ancora, sempre all'articolo 55 si dice che la punibilità è esclusa se chi si difende è in stato di grave turbamento derivante dalla situazione di pericolo. Ma chi stabilisce il grave turbamento? Tutti capiscono che si lascia un'enorme discrezionalità al giudice. Lasciare un'enorme discrezionalità al giudice vuol dire che anche in futuro coloro che purtroppo saranno costretti a difendersi dovranno subire ancora una volta il penoso calvario giudiziario che invece questa legge si propone di evitargli. Il Gruppo Fratelli d'Italia aveva proposto di far riferimento, per escludere la punibilità, non allo stato soggettivo dell'aggredito, che - tutti lo capiscono - per sua stessa natura è molto opinabile e sottoposto alla totale discrezionalità del giudice, ma alle modalità della condotta dell'aggressore, criterio certamente più oggettivo e più facilmente dimostrabile. Anche questo emendamento è stato respinto, come quello che voleva includere - come ho detto prima - anche la salvaguardia dei propri beni e non soltanto della propria incolumità.

Ancora: nella legge che noi, comunque, oggi approviamo rimane il riferimento alla necessità della difesa e rimane il riferimento all'attualità del pericolo. Ebbene, cosa dice la giurisprudenza? Dice che, a prescindere dal fatto che noi dichiariamo che la proporzione tra offesa e difesa è sempre presunta, il giudice, quando vuole valutare la necessità della difesa, deve necessariamente fare riferimento sia al rapporto tra i diversi beni sacrificabili - quello dell'aggredito e quello dell'aggressore - sia al rapporto tra gli strumenti di difesa e di offesa a disposizione delle due parti opposte.

Il risultato è che, anche in questo caso, si lascia un'amplissima discrezionalità al giudice. Anche in questo caso, il calvario giudiziario sarà tutt'altro che evitato. Occorreva affermare - secondo noi - signor Presidente, colleghi, che la difesa domiciliare è sempre un diritto. Bisognava avere questo coraggio. Ma gli amici della Lega non hanno avuto questo coraggio.

Fino a ieri avrei fatto un appello ai colleghi della Lega a ragionare su queste circostanze. Dopo che ieri, però, i colleghi della Lega hanno votato la concessione del reddito di cittadinanza anche ai delinquenti, ai malfattori e ai criminali, mi sono convinto che ormai non c'è più differenza, in questa maggioranza, tra Lega e MoVimento 5 Stelle. E mi sono convinto che, purtroppo, la strada per affermare davvero che la difesa è un diritto è ancora molto lunga. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Modena. Ne ha facoltà.

MODENA (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori rappresentanti del Governo, ho ascoltato con attenzione l'intervento del collega Balboni, perché devo riconoscere che egli ha fatto un excursus tecnico rilevante. Noi vogliamo mettere in evidenza semplicemente due questioni di fondo.

La prima questione riguarda il fatto che è vero che è stata fatta molta confusione - su questo ha ragione il Presidente - quando si parla del provvedimento sulla legittima difesa. Ed è stata fatta confusione perché, probabilmente, si voleva far passare questo provvedimento come un successo esclusivo del ministro Salvini. Cominciamo a chiarire, allora - come ha detto per primo il senatore Ostellari - che non si tratta della legge Salvini. Questa è una buona legge, sicuramente migliorabile - come ha detto il senatore Balboni - e lo è perché è di natura parlamentare. Essa è venuta fuori, cioè, dalla sintesi di varie proposte di legge, sia leghiste, di Forza Italia e del Partito Democratico ed è stata elaborata lungamente in Commissione, con una serie di audizioni, che hanno portato a un testo normativo di natura parlamentare. Credo che esso sia ben approfondito e per questo lo voglio rimarcare.

Anche «il manifesto», qualche giorno fa, riportava che ci sarebbe stata una specie di festa in pompa magna del Ministro dell'interno. Io credo che qui si tratti non di festeggiare nulla, ma di dare atto del fatto che, quando il Parlamento è messo nelle condizioni di svolgere il suo lavoro e di fare i suoi approfondimenti, produce norme equilibrate. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Noi abbiamo avuto degli esempi orribili di roba arrivata dal Governo - penso a decreti-legge, spazza giustizia e altro - mentre il provvedimento in esame è importante perché va in un'altra direzione.

Certo, anch'io come il senatore Balboni posso dire che volevamo qualcosa di più, perché avevamo ipotizzato il diritto di difesa. Mi interessa, però, maggiormente il principio di cui ho parlato prima, e cioè il fatto che si è lavorato in Commissione insieme (cosa di cui do atto, come già detto) al Presidente che ha avuto poi il compito di compilare un testo unico.

Suggerisco di evitare di fare confusione, perché bisogna essere chiari con i cittadini, con chi ci ascolta, con chi leggerà gli atti parlamentari: noi stiamo per votare un testo dove sono stati stabiliti alcuni princìpi, vale a dire che esiste sempre una proporzione tra la difesa e l'offesa quando si viene derubati o aggrediti in negozio o a casa. È stato rivisto il problema del risarcimento del danno. E a tal proposito apro e chiudo una parentesi: nessuno parlava del risarcimento del danno; il tema è venuto fuori perché lo abbiamo affrontato in Commissione.

Un altro punto che abbiamo affrontato, suggerito anche questo nel corso dei lavori della Commissione, è relativo al pagamento del danno da parte di chi - per esempio - ha rubato (o comunque è entrato in casa o luogo altrui) se vuole la sospensione condizionale della pena. Si tratta di un principio serio: si ha diritto alla sospensione condizionale se si risarcisce il danno. Bisogna, però, fare attenzione: non abbiamo eliminato la necessità di accertare il fatto. È sbagliato, quindi, dire che, da oggi in poi, se a casa di qualcuno trovi un morto, il fatto non sarà accertato semplicemente perché si ipotizza la legittima difesa. Questo sarebbe un inganno, e lo dobbiamo dire. L'accertamento da parte della magistratura sarà comunque effettuato e questo è stato uno dei punti di discussione tra chi voleva una linea un po' più netta e chi voleva mantenersi su una linea più morbida.

Dopo un anno di lavoro - a mio parere - parlare della normativa sulla legittima difesa è ormai quasi superato rispetto a ciò che dovrebbe fare il Governo. Credo che sulle spalle del Governo e del Ministro dell'interno vi siano altri oneri. I rappresentanti delle categorie produttive - e mi riferisco a Confcommercio, agli orafi, ai tabaccai, a Federfarma e a tanti altri - in Commissione non hanno chiesto di essere armati per sparare alla gente per strada in caso di furto. Il 92 per cento di loro ha chiesto, in sostanza, una garanzia da parte delle Forze dell'ordine. Voglio dire che è sbagliato parlare di far west e dire che il disegno di legge al nostro esame introduce il far west, perché nel corso delle numerose audizioni tenutesi in Commissione è stata avanzata una richiesta di maggiore presenza dello Stato. Si ritiene, quindi, che, solo se lo Stato è assente, ci debba essere la possibilità di intervenire personalmente. Il 93 per cento dei commercianti - vi do questo dato - ha detto chiaro e tondo che non terrebbe mai un'arma all'interno del proprio negozio. Gli imprenditori non si sentono sicuri, ma non vogliono neanche difendersi da soli e sparare alla gente o a un eventuale ladro. Vogliono, in sostanza, che lo Stato - e questo è il richiamo che rivolgo al Governo e a chi ha competenza in materia - non permetta ai cittadini di trovarsi nelle condizioni di dover scegliere tra la difesa dei propri beni, della propria vita oppure di quella dei propri cari, e la vita di chi entra nella loro casa per rubare. Si vuole una maggiore sicurezza garantita da uno Stato che operi in questo senso. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Detto ciò, il 59 per cento - e, ripeto, parliamo del tabaccaio, dell'orafo, del farmacista, del commerciante - chiede una maggiore tutela da parte delle Forze dell'ordine.

L'Italia non è come l'America, dove si pensa che magari ci si compra una pistola e si risolvono tutti i problemi; noi siamo un Paese, permettetemi di dirlo, di gente perbene, cioè di persone che vogliono semplicemente lavorare in pace nel proprio negozio e stare in pace nella propria casa. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Siamo un Paese di persone che vogliono che lo Stato faccia il proprio mestiere e considerano quindi la legittima difesa e la relativa previsione normativa come la ratio estrema nei casi peggiori che possono capitare.

La verità è che noi, però, dobbiamo garantire la certezza della sicurezza e la tranquillità a chi opera e lavora nel nostro Paese.

Diciamo quindi che va bene questa legge, ma è un primo passo, un passo fatto bene per i motivi che dicevo prima, perché di natura parlamentare, ma c'è ancora tantissimo lavoro da fare. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Rauti. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, mi consenta di rivendicare come parte politica e come Fratelli d'Italia quella che definirei una primogenitura sulla storica battaglia della legittima difesa. Già nella precedente legislatura e in quella in corso Fratelli d'Italia è stato tra i primi Gruppi a presentare un progetto di legge su questa materia.

Il punto, però, non è la primogenitura, ma la sostanza del provvedimento che oggi andiamo ad approvare, una sostanza che ha un quadro normativo di riferimento preciso, l'istituto della legittima difesa, ex articolo 52 del codice penale, collocato tra le cause di giustificazione del reato e fondato sulla necessità di autotutela della persona nel momento di un'assenza della tutela ordinaria.

L'articolo 52 sulla legittima difesa, che qui voglio ricordare, recita testualmente: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto» e sottolineo diritto «proprio od altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa». Qui entra in gioco l'aspetto controverso e delicato della proporzionalità, ovvero della sussistenza di un rapporto di proporzionalità tra difesa e offesa cui fa riferimento l'articolo 614 del codice penale.

Com'è noto, ma è bene ricordare, all'articolo 52 sono stati aggiunti dalla legge n. 59 del 2006, quella sulla cosiddetta legittima difesa domiciliare o allargata, taluni concetti ed elementi legati al già citato articolo 614 del codice penale, con la previsione del diritto all'autotutela in un domicilio privato in caso di violazione dello stesso.

Per descrivere e riassumere il perimetro con il quale ci si è dovuti confrontare per intervenire voglio anche ricordare quello che è stato scritto e scolpito nel contratto di Governo Grillo-leghista e che cito testualmente, perché ci serve per fare memoria. Si legge: «In considerazione del principio dell'inviolabilità della proprietà privata, si prevede la riforma ed estensione della legittima difesa domiciliare eliminando gli elementi di incertezza interpretativa (con riferimento in particolare alla valutazione della proporzionalità tra difesa e offesa) che pregiudicano la piena tutela della persona che ha subìto intrusione nella propria abitazione e nel proprio luogo di lavoro».

Qual è, però, il punto? È proprio il contratto Grillo-leghista al quale ho fatto necessariamente riferimento: noi infatti abbiamo seguito il provvedimento in Commissione giustizia, sia qui in Senato che alla Camera, e avremmo voluto vedere qualcosa di più, un cambiamento in più.

L'iter parlamentare su questo provvedimento è stato fortemente voluto dalla Lega - forse, posso dire, subito più che condiviso dal MoVimento 5 Stelle - e il relatore ci dice in apertura di dibattito che c'è stato un importante confronto dialettico. Noi riteniamo che di questo confronto dialettico la materia più sensibile del provvedimento ne abbia risentito in peggio. Naturalmente vale quanto è stato già detto dal mio collega Balboni, ma voglio sottolinearlo, perché chi è costretto a difendersi ora sarà più tutelato (questo è evidente), chi è vittima di un'aggressione sarà più tutelato e soprattutto verranno risparmiati alle vittime anni e anni di calvario giudiziario, di spese legali e di spese di risarcimento ai parenti del rapinatore. So che in Aula oggi sono stati invitati alcuni esponenti delle associazioni delle vittime, cioè di coloro che hanno subìto o ancora stanno subendo calvari giudiziari per eccesso colposo di legittima difesa. Ma evidentemente - come è già stato notato - resta inevitabile l'apertura di un'inchiesta giudiziaria a carico di chi si difende in casa propria.

Al di là del perimetro strettamente legislativo, le maglie sono allora più strette, è vero e ne siamo contenti; infatti voteremo in modo favorevole questo provvedimento. Ma resta ampia ed eccessiva la discrezionalità del giudice nella valutazione della proporzionalità tra offesa e difesa. Quando sento parlare - lo ha detto anche il mio collega Balboni - di quello che resta di quello stato soggettivo, non può non venirmi in mente e nel cuore quello di incredibile che alcune sentenze, anche ultimamente, ci hanno restituito, parlando di tempeste emotive nei casi di femminicidio, dando a questa evidenza una prova dei fatti e trasformando lo stato emotivo di tempesta in una attenuante. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP). Quindi stiamo attenti a questi elementi di eccessiva discrezionalità nella valutazione della proporzionalità. Sicuramente non possiamo condividere la posizione di tutti coloro che gridano adesso a un allarme, al far west, alla vendita libera delle armi. Non è vero, né crediamo che questo intervento possa sminuire il ruolo fondamentale delle forze di pubblica sicurezza.

Noi, da opposizione responsabile e patriottica, non solo siamo favorevoli, ma ammettiamo - l'abbiamo ammesso in Commissione e l'abbiamo ammesso anche qui in Aula, prima che il provvedimento andasse alla Camera - che questo provvedimento rappresenta un passo in avanti; tuttavia, esso non è il passo che era stato proposto e non è il passo che era stato promesso: questo bisogna dirlo con molta chiarezza. Insomma, noi avremmo voluto vedere rafforzato il testo che era in Commissione giustizia, poi passato alla Camera, perché restano debolezza e vulnerabilità in quei margini di discrezionalità nella valutazione della proporzionalità. Siamo sicuri che la sostanza cambi? Siamo sicuri che stiamo consegnando uno strumento legislativo che poi non veda comunque chi ha subìto un'aggressione trasformarsi da vittima in carnefice? No, noi non siamo sicuri di questo. Sicuramente è positivo quanto è contenuto e quanto è previsto nel testo del disegno di legge; sicuramente è positivo il non dovuto risarcimento all'aggressore, che ha rappresentato il danno e la beffa più clamorosa che la giurisprudenza possa immaginare.

Però voglio dire e voglio sottolineare con convinzione, da parte di Fratelli d'Italia, che concettualmente e direi ontologicamente questo provvedimento doveva e voleva fare di più. Lo dico perché sono convinta che, anche nell'animo di chi ha promosso per primo (dopo di noi) questa riforma, sicuramente non si è raggiunto quello che si è predicato e non si è raggiunto compiutamente quello che forse all'inizio ci sarebbe voluto. Noi infatti riteniamo che non sia concettualmente e ontologicamente declinato un principio fondamentale, che è il diritto e il dovere alla difesa quando si è vittima di un'aggressione. Se entri a casa mia, non mi interessa il motivo per cui entri; stai violando la mia casa, stai violando la mia famiglia e rappresenti una minaccia che non sono in grado di prevedere, la cui gravità non sono in grado di prevedere e che non devo prevedere, perché ho il diritto e il dovere di difendermi nel momento in cui sono vittima di una aggressione. E in questo non ci devono essere se e non ci devono essere ma.

Avviandomi alla conclusione, signor Presidente, ho sottolineato la nostra opposizione patriottica e responsabile e vorrei che la maggioranza prendesse atto che quando, come nel caso di ieri, presentiamo emendamenti per aiutare un provvedimento, forse ci vorrebbe più considerazione per chi si impegna comunque per il bene del Paese senza avere un pregiudizio nei confronti della maggioranza di Governo.

Pertanto, rispetto al testo in esame, con le perplessità che ho cercato di illustrare a quest'Assemblea, voteremo comunque a favore, considerandolo un passo in avanti, ma non quanto si era promesso, perché per Fratelli d'Italia la difesa è sempre legittima, è un principio, è un diritto e questa legge, utile, buona, positiva, compilativa in alcuni aspetti, non rende la difesa sempre legittima. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pillon. Ne ha facoltà.

PILLON (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, vorrei preliminarmente ringraziare il senatore Emanuele Pellegrini (che siede accanto a me) e il senatore Candura per il lavoro svolto in Commissione, nonché il senatore Vescovi per il suo contributo al presente intervento.

Vorrei altresì dedicare un pensiero alle persone che hanno vissuto l'esperienza di doversi difendere prima da un'ingiusta aggressione e poi da un ingiusto processo (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Penso al tabaccaio Franco Birolo, al benzinaio Graziano Stacchio, al gioielliere Robertino Zancan, a Franco Sicignano e alla memoria di Ermes Mattielli, morto di crepacuore a seguito del processo a suo carico. Mai più lo Stato sia ambiguo, ma sappia schierarsi sempre dalla parte giusta (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

Il testo è stato oggetto di critiche insensate; ne ho lette molte, ne riporto una per tutte. Il Partito Democratico proponeva di specificare che per essere legittimati alla difesa occorre che l'aggressore usi le armi e non solo minacci di usarle. Se non ci fosse da piangere ci sarebbe da ridere, ma mi chiedo come si fa a dire cose simili. Seguendo questa logica, uno che si trovi un aggressore in casa potrebbe difendersi solo dopo aver ricevuto tre o quattro colpi di pistola, ma non mi risulta che i morti siano in grado di difendersi (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

La verità è che il testo è equilibrato e le critiche provenienti da destra e da sinistra lo testimoniano. La legittima difesa sussiste sempre quando viene violata la sacralità della casa familiare, luogo in cui ciascuno di noi ha il diritto di sentirsi al sicuro. La legittima difesa sussiste sempre quando si deve respingere un'intrusione, quando si ingenera un grave turbamento nell'aggredito. Niente più condizionale agli aggressori che non pagano prima il risarcimento del danno; pene più gravi per chi aggredisce la sacralità della famiglia, ma soprattutto niente più processi civili assurdi contro le vittime che, dopo essersi dovute difendere, devono anche affrontare un processo civile di risarcimento del danno. L'altra significativa introduzione è quella del gratuito patrocinio, non già per gli imputati, ma finalmente per le vittime di queste aggressioni. Penso che questa norma fortemente voluta dalla maggioranza degli italiani sia una norma di semplice buonsenso.

Concludo con le parole di un gigante del secolo scorso, San Giovanni Paolo II, il quale diceva che la legittima difesa può essere non soltanto un diritto, ma un grave dovere per chi è responsabile della vita altrui, del bene comune, della famiglia e della comunità civile. Oggi abbiamo realizzato questa profezia. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e FI-BP, nonché del senatore Di Marzio).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Stancanelli. Ne ha facoltà.

STANCANELLI (FdI). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghe e colleghi, in prima lettura al Senato il Gruppo Fratelli d'Italia ha votato a favore del disegno di legge in discussione, anche se tanti emendamenti che avevamo presentato in Commissione e in Aula non sono stati approvati.

Speravamo che il passaggio alla Camera ci rendesse giustizia, per adattare questo provvedimento alle esigenze che noi rappresentavamo con il disegno di legge che aveva come primo firmatario La Russa, sottoscritto da tutti i componenti del Gruppo al Senato: purtroppo questo non è avvenuto. Questa terza lettura si caratterizza soltanto per la norma finanziaria relativa al gratuito patrocinio.

Noi voteremo a favore, perché sappiamo che è un passo in avanti; ma è un passo in avanti, come hanno chiaramente illustrato, anche sotto il profilo giuridico, sia il collega Balboni che la collega Rauti, che non ci soddisfa per l'obiettivo che volevamo raggiungere. Vi sono, infatti, due aspetti della norma che fra poco approveremo che ci mettono nella difficoltà di dare corso a ciò che l'opinione pubblica ci chiede. Quando facciamo riferimento alla eccessiva discrezionalità del giudice, non lo facciamo perché riteniamo che non ci debba essere il controllo di legittimità sul comportamento di chi si difende a casa propria; noi lo sosteniamo perché riteniamo che sia diversa l'accezione concettuale del significato di difendersi a casa propria e quindi di non dover dimostrare il grave turbamento o la proporzionalità. È una presunzione legale, che noi, con il nostro disegno di legge, volevamo che entrasse nell'ordinamento giuridico italiano, per evitare ciò che il senatore Balboni ha giustamente sottolineato: il calvario giudiziario di chi deve provare che la propria difesa è stata proporzionale.

Ecco perché votiamo a favore, ma sosteniamo ancora una difficoltà nel far entrare nel nostro ordinamento un concetto basilare: chi si difende perché aggredito a casa propria non può valutare, nel momento dell'offesa, se la sua difesa è proporzionata o no all'azione di chi si introduce furtivamente a casa sua.

Vi è un secondo aspetto che intendiamo sottolineare. Non solo la sinistra, ma anche tanti intellettuali in Italia hanno indicato questo come il provvedimento che aprirà certamente la società italiana al far west: mai cosa è stata più menzognera di questa. Questo disegno di legge, infatti, non cambia minimamente la normativa sull'uso e sul controllo delle armi in Italia; come è stato detto dalla senatrice Rauti, non esiste in Italia una normativa pari a quella che vi è in tante altre parti del mondo (si fa spesso riferimento agli Stati Uniti d'America) e non vi è alcun mutamento. L'Italia è una delle Nazioni con più restrizioni, anche dal punto di vista amministrativo, nell'uso delle armi. Non esiste quindi questo pericolo.

Tra l'altro, come ha ricordato benissimo la senatrice Modena, nelle audizioni in Commissione giustizia al Senato abbiamo sentito tanti rappresentanti del mondo dell'imprenditoria e del commercio dire che il 93 per cento degli imprenditori non vuole usare le armi. Questa norma, quindi, serve soltanto a coloro i quali hanno la capacità e la volontà di difendersi.

Ecco perché Fratelli d'Italia si aspettava di più ma, come è stato detto ampiamente e come ripetiamo in questa sede, noi voteremo con convinzione a favore del disegno di legge in esame, come abbiamo fatto in prima lettura al Senato e come abbiamo fatto alla Camera. Avremmo preferito di più, ma ci auguriamo che, così come avvenuto con la riforma del 2006, quando si gridò allo scandalo ma poi, in effetti, si constatò che la riforma portava delle novità nella possibilità di difendersi, anche questa norma possa entrare nel vivo della società italiana, in attesa di poterla modificare ulteriormente, a vantaggio di chi viene offeso a casa propria e vuole difendersi. (Applausi dal Gruppo FdI).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Aimi. Ne ha facoltà.

AIMI (FI-BP). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, gentili colleghi, anticipo che anche noi voteremo convintamente a favore di questo disegno di legge che modifica le norme sulla legittima difesa e lo faremo per un'impostazione culturale che credo di poter dire ci appartenga per una primazia in una battaglia, quella appunto sulla legittima difesa, che va nell'ordine di salvaguardare la sicurezza del popolo italiano. La ratio di questa norma non è infatti quella di fare più morti e non è quella di togliere la vita a qualcuno, perché quando si viene aggrediti nella propria abitazione non esiste l'animus necandi e non c'è la volontà di offendere, ma c'è semplicemente la volontà di difendersi. La norma va quindi nella direzione, ovviamente, di fare meno morti e questo è anche il nostro auspicio.

La sicurezza è al centro di questa norma e non solamente di alcune categorie che certamente sono le più bersagliate, ma la sicurezza di tutti: la sicurezza anche di coloro che non si possono permettere di avere un allarme in casa o di avere la polizia privata che li controlla; la sicurezza di chi, Presidente, vive in condizioni di disagio e magari deve difendere un minimo di patrimonio che ha raccolto con enormi difficoltà, attraverso il lavoro, la fatica e il sudore della propria fronte. Ecco perché riteniamo convintamente che il provvedimento al nostro esame debba essere approvato. Questo è nel DNA della gente e non lo è da oggi, ma da sempre. Lo ritroviamo addirittura nel Digesto: addirittura un tempo la saggezza latina sosteneva che «vim vi repellere licet». C'è una giustificazione alla violenza: alla violenza si può rispondere legittimamente con una violenza in senso positivo.

Questo è il motivo per il quale voteremo a favore di questo provvedimento, in considerazione anche di un altro fatto. Noi che facciamo politica dobbiamo confrontarci con la realtà delle cose: abbiamo 600.000 immigrati clandestini; certamente non saranno e non possono essere tutti delinquenti, ma abbiamo la consapevolezza che una buona parte di costoro delinquono. Non lo diciamo semplicemente noi, ma lo dice la cronaca dei giornali, lo dicono le statistiche giudiziarie e lo dicono i procuratori della Repubblica. Vorrei ricordare quello che ha dichiarato il procuratore generale della Repubblica di Bologna presso la corte d'appello, Ignazio De Francisci, nell'ultima relazione del 2018: «L'Italia non è solo diventata un Paese importatore di detenuti stranieri, che preferiscono il nostro sistema a quello del loro Paese, ma diventerà ben presto una sorta di paradiso penale per i latitanti rumeni e di tutti gli altri Paesi dell'Est». Accade spesso che l'arrestato rumeno, quando si dà esecuzione a un mandato di arresto europeo, venga rimesso in libertà, in quanto la Romania o non risponde alle richieste di informazioni sullo stato delle sue carceri, o prende addirittura tempo. Abbiamo in Italia bande di delinquenti efferati che provengono dall'Est che consumano violenze inenarrabili, spesso nei confronti di anziani, di persone giovani e di coloro che si trovano in uno stato di minorata difesa. Noi abbiamo l'obbligo e il dovere giuridico di intervenire pesantemente con una norma che possa davvero dare a queste persone la possibilità di difendersi con coraggio nella propria abitazione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Il nostro è un appello anche al coraggio per uscire da questa situazione vergognosa e stagnante alla quale ci hanno abituato ormai da troppo tempo certe sentenze, che potremmo definire arcobaleno o addirittura con altri termini, che hanno messo in difficoltà lo stesso ordinamento.

Si tratta di sentenze creative, nelle quali si preserva l'eccezione. Ricordatevi sempre, infatti, che in queste situazioni drammatiche - che, per l'appunto, non sono la regola - la vittima è l'aggredito. Secondo la regola, è l'aggressore a commettere la violenza. Quando ci si trova all'interno della propria abitazione, che, come qualcuno ha ricordato anche in Aula, dovrebbe essere un luogo sacro, il luogo dove sono custoditi i nostri affetti e soprattutto dove vogliamo trovare la nostra tranquillità, la serenità, la pace, che vogliamo proteggere con grande forza, difendere tutto questo credo sia un atto legittimo e di giustizia. Quindi, la ratio di questa norma non è solo di ordine politico o giurisdizionale. Le ragioni attengono alla cultura del popolo italiano, e noi difendiamo, in questa situazione, la vita e la proprietà: questo è il nostro obiettivo.

Quando si viene aggrediti all'interno della propria abitazione, nei negozi o nelle nostre attività - anche in questo caso soccorre un broccardo latino: bis dat qui cito dat, ovvero chi colpisce per primo colpisce due volte - veniamo colpiti due volte, veniamo colpiti doppiamente.

Credo quindi sia doveroso e giusto dare la possibilità di evitare, in tantissimi casi, quella graticola giudiziaria che trascina l'imputato che si è difeso per troppi anni davanti ai tribunali. Questa deve essere la nostra impostazione. Ecco perché la norma in fondo non fa altro - ed è importante - che invertire il cosiddetto onere della prova. Oggi nelle aule giudiziarie spetta a noi dimostrare di essere stati aggrediti. Ebbene, invertiamo questo sistema; facciamo sì che siano coloro che ci hanno aggredito - o eventualmente la procura della Repubblica - a dover dimostrare che c'è una sorta di responsabilità.

Quando vengono i clienti, anche nel mio studio, in alcune occasioni sono persone che si ritrovano a dover rispondere di eccesso colposo in legittima difesa o anche di omicidio. Mi domando quali sono le parole consolatorie che si possono rivolgere a costoro, che semplicemente si sono sostanzialmente difesi.

In tantissimi casi si dice che è meglio la voce severa del magistrato rispetto a quella soave e consolatoria del sacerdote. In tantissimi casi ci si difende da situazioni realmente drammatiche. Noi abbiamo la convinzione che in uno Stato di diritto si debbano preservare anzitutto coloro che vengono aggrediti.

Innanzi tutto usciamo dalle bugie che in alcuni casi si dicono, come in questo caso: il procedimento verrà comunque aperto; non si chiude ma si apre nel caso in cui avvengano lesioni oppure vi sia un omicidio. Sono situazioni particolarmente delicate e drammatiche, però ricordiamoci anche che in Italia il numero di coloro che detengono le armi è estremamente esiguo: sono pochissimi, e sono pochissimi coloro che le sanno usare.

Sarei superstizioso se pensassi che ad essere pericolose sono le stesse armi e non le mani di chi le impugna. Ecco che allora la domanda finale è questa: siamo convinti che il nostro ordinamento sia davvero in grado di difendere ognuno di noi? Io credo di no, purtroppo, perché è evidente; è sotto gli occhi di tutti. Se così non è, dobbiamo dare la possibilità ai nostri consociati, agli italiani, di difendersi dalle aggressioni all'interno delle proprie abitazioni.

E quando vediamo qualcuno entrare all'interno delle nostre case, calandosi come la befana giù per il camino, oppure arrampicandosi come acrobati sui muri, sfondando le porte e usando la violenza, dobbiamo ricordare a costoro che può esserci anche un'altra alternativa. Ci sono mestieri che hanno dei rischi; se faccio l'imprenditore posso fallire; se faccio il chirurgo e dimentico il bisturi nella pancia di qualcuno, sicuramente rischio un'azione di risarcimento e l'apertura di un procedimento penale. Se faccio il delinquente, il topo di appartamenti o il rapinatore, devo sapere che, da adesso in poi, ci sarà il rischio anche per la mia incolumità, e devo sapere che è diventato un mestiere a rischio. Il nostro è un invito al coraggio rivolto al popolo italiano affinché si possa difendere nelle situazioni drammatiche che ho citato e non trovarsi una magistratura eccessivamente occhiuta e attenta solo agli interessi degli aggressori e non dell'aggredito. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Dal Mas. Ne ha facoltà.

DAL MAS (FI-BP). Signor Presidente, come ha già rilevato la collega Modena, il provvedimento al nostro esame nasce sotto una buona stella, perché in un certo senso raccoglie più indirizzi del Parlamento ed è di iniziativa parlamentare. Se fosse stato infatti d'iniziativa del Governo - o perlomeno di una parte di esso - ci sarebbe stato di che preoccuparsi.

Non è il provvedimento che avremmo voluto noi. Il disegno di legge da noi predisposto reca infatti nel suo incipit, in modo chiaro ed inequivoco, la dizione «diritto di difesa», mentre da questo provvedimento uscirà una sorta di scriminante modificata, quasi bifasica, che prevede un primo comma, che di fatto mantiene l'articolo 52 del codice penale inalterato, con i presupposti per l'esercizio della scriminante, cioè della non punibilità del fatto, e, poi, il secondo, terzo e quarto comma che modificano la portata della difesa nell'ambito del domicilio o di luoghi che siano assimilabili ad esso o alla privata dimora. Non si tratta quindi di un diritto di difesa, ma di una difesa domiciliare; questo è il compromesso e il massimo che la Lega è riuscita ad ottenere, a "strappare" per arrivare - "non al furto con strappo" - a questo provvedimento tanto richiesto dal vice presidente Salvini.

Gli aspetti positivi sono stati già messi in evidenza. Innanzitutto chi si difende dopo anni di processo e vede riconosciuta la legittimità del suo agire non dovrà pagare le spese di giustizia, in virtù dell'articolo 115-bis, inserito dopo l'articolo 115 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115. Si tratta di una misura legittima, ma ci siamo dimenticati di inserire il primo comma del citato articolo 52. Consentiamo cioè le spese dello Stato solo per la legittima difesa intramoenia, ma non per la legittima difesa in quanto tale. Avremmo potuto vedere meglio questo aspetto. Il principio infatti è dato, ancora una volta, dalla filosofia che ispira il provvedimento. Ricordo che la commissione Nordio che si è occupata della riforma del codice penale partiva da un paradigma completamente diverso e cioè che la cosiddetta concezione liberale presuppone che lo Stato sia la derivazione del pactum subiectionis dei cittadini, che danno allo Stato il riconoscimento del proprio diritto e ricevono in cambio tutela. Per avere questo, sacrificano parzialmente il diritto di libertà, di proprietà e i diritti individuali.

Ebbene per questa ragione noi abbiamo insistito e richiesto che il provvedimento sancisse il diritto di difesa, che recava con sé una conseguenza evidente: chi agisce nel diritto di difesa, non è punibile per un fatto antigiuridico, ma colpevole, perché quel fatto di per sé non sussiste e non costituisce reato.

Da qui l'incertezza normativa che ne discende, rispetto ai riflessi civilistici messi in luce anche negli interventi di questa mattina, perché evidentemente, nella cornice che opera nell'ambito dell'articolo 52, le modifiche che abbiamo apportato all'articolo 2044 del codice civile sono parziali. Rimane infatti il dovere della cosiddetta indennità, ossia l'indennizzo, che verrà o verrebbe posto a carico di colui il quale agisce in stato di eccesso colposo, scriminato non punibile sotto il profilo penale, ma punibile sotto quello civile. Il relatore Ostellari lo sa bene, perché in Commissione Forza Italia è stata chiarissima sul punto, ponendo la questione con specifici emendamenti. C'è una discrasia in ciò, in quanto la non punibilità penale rimane e residua dal punto di vista delle conseguenze civilistiche degli effetti.

PRESIDENTE. La invito a concludere, senatore Dal Mas.

DAL MAS (FI-BP). Certo, signor Presidente, la ringrazio.

L'hanno già detto i miei colleghi: Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento, anche se non è quello che avremmo voluto, perché avrebbe dovuto spiegare un concetto diverso: la difesa non è una scriminante, ma un diritto. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la senatrice Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.

GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, credevo veramente che oggi non ci fossero differenze e distinzioni su questo provvedimento, convinta che una parte della politica - soprattutto la sinistra - avesse abbandonato il proprio atteggiamento ideologico quando si parla di sicurezza e riuscisse a capire ciò di cui i cittadini italiani hanno bisogno e ciò che vogliono, che invece noi sappiamo benissimo. Basta andare in giro per le strade delle nostre periferie e in tutti i quartieri, infatti, per capire che essi vogliono che difendersi sia un diritto e che la difesa sia sempre legittima.

Ritengo anche che questa proposta di legge abbia avuto meno coraggio rispetto alle parole che tutti - da Fratelli d'Italia alla Lega, a Forza Italia - avevano detto in campagna elettorale. Fermo restando che questa legge è un passo in avanti rispetto alla precedente e che Fratelli d'Italia è assolutamente d'accordo, ci aspettavamo però più coraggio dagli amici della Lega, perché ci sono cose che avrebbero potuto essere diverse, come la questione del turbamento emotivo, che ancora esiste. È molto difficile, infatti, capire il turbamento emotivo dopo il tempo dell'azione, perché sappiamo... (Brusio).

PRESIDENTE. Mi perdoni un momento, senatrice Garnero Santanchè: il brusìo ha superato il livello di guardia, quindi vi pregherei di diminuire molto il volume o di lasciare l'Aula per parlare, colleghi.

Grazie, può proseguire.

GARNERO SANTANCHE' (FdI). Peccato per chi, vedendo queste discussioni, percepisca il disinteresse di moltissimi colleghi, perché qui stiamo parlando di un tema dirimente per la sicurezza degli italiani, ossia quello di difendersi nelle proprie case e aziende.

Riprendendo il discorso sospeso dall'interruzione, signor Presidente, avremmo voluto ancora più coraggio da parte degli amici della Lega, perché rimane la questione del turbamento emotivo. Ritengo molto difficile avere il termometro del turbamento emotivo di un individuo dopo che ha commesso un'azione, perché il magistrato non ne discuterà nell'immediato. Se stanotte qualcuno entrasse nelle nostre case, non certo per venire a prendere il tè con i pasticcini, credo che la nostra adrenalina e il nostro turbamento emotivo sarebbero a livelli altissimi, perché lo spavento e la paura che possa succedere qualcosa ai nostri cari sarebbero al massimo e raggiungerebbero picchi assoluti. Il dover giudicare questo aspetto successivamente mi sembra rappresenti veramente una lacuna di questo provvedimento che oggi diventerà una legge dello Stato. Ritengo che il principio della legittima difesa debba essere un diritto, perché tutti dovremmo poter difendere i nostri cari e le nostre cose in qualsiasi momento, se ci troviamo minacciati. Con questa legge ciò non sarà ancora possibile e - ripeto - si tratta di una lacuna veramente importante.

Ritengo anche che, come ho detto all'inizio del mio intervento, i cittadini italiani...(Brusio). Signor Presidente, trovo veramente complicato parlare in queste condizioni. Non dico che ci debba essere interesse, ma almeno educazione da parte di alcuni colleghi.

PRESIDENTE. Ha assolutamente ragione, senatrice.

GARNERO SANTANCHE' (FdI). Vogliamo dire agli altri cosa devono fare, ma poi se l'esempio è questo credo sia pessimo.

PRESIDENTE. Colleghi, non vorrei essere costretta a richiamarvi singolarmente.

Prego senatrice, prosegua.

GARNERO SANTANCHE' (FdI). Chi non è interessato può andare alla buvette a bersi un bel caffè, consentendo a chi interviene di parlare in condizioni normali. (Commenti dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Prosegua, senatrice.

GARNERO SANTANCHE' (FdI). Signor Presidente, riprendo il mio intervento.

Tutti sappiamo bene cosa vogliono i cittadini italiani. I sondaggi ci dicono - ma basta andare in giro per le strade delle nostre città per capirlo - che la paura sta aumentando; anzi stiamo correndo un pericolo perché stiamo passando dalla paura all'ostilità. Gli italiani diventano ostili, perché non si sentono sicuri nelle proprie abitazioni. Quindi questa legge rappresenta sicuramente un passo in avanti. Essa darà maggiore sicurezza ai cittadini italiani nelle proprie case, evitando loro di dover passare anni e anni nei tribunali italiani. Quante vite sono state rovinate in questo modo nell'ultimo periodo? Abbiamo visto innocenti passare per delinquenti e carnefici - e non per vittime - in molte situazioni. Con questa legge ciò finirà.

È mancato il coraggio ed è mancata quella legge che noi volevamo, senza il riferimento al turbamento emotivo e una discrezionalità dei magistrati che per noi è ancora troppo ampia. Ciononostante, riteniamo che questo provvedimento abbia sicuramente il favore della maggioranza dei cittadini italiani. È una legge che cambia, nella sostanza e in profondità, quello che era prima e che consentirà a molte persone che si difenderanno nelle loro case di non dover passare anni e anni attraverso avvocati, giudici e tribunali. È una legge che non contempla più il risarcimento, perché ciò che ha indignato moltissimo gli italiani è stato non solo il danno, ma anche la beffa di dover pagare chi era entrato nelle nostre case con forza e violenza per far del male e rubare.

Tutto questo non ci sarà più ed è per tale ragione che noi siamo favorevoli al provvedimento. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Saluto a rappresentanze di studenti

PRESIDENTE. A nome dell'Assemblea, saluto gli studenti e i docenti del Centro di formazione professionale «ENGIM Piemonte - S.L. Murialdo» di Pinerolo, in provincia di Torino, e gli studenti dell'Istituto statale «Vittorio Gassman» di Roma. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge
n.
5-199-234-253-392-412-563-652-B (ore 10,49)

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Cucca. Ne ha facoltà.

CUCCA (PD). Signor Presidente, signori del Governo (distratti), colleghi senatori, credo che abbiamo perso un'altra occasione. Ci troviamo, come peraltro è già accaduto ieri, a riprendere in mano un provvedimento che avrebbe meritato, anche in sede di prima lettura alla Camera, ben altra attenzione e non semplicemente un aggiustamento della vicenda economica relativa all'anno passato. Avrebbe meritato più attenzione, avrebbe meritato aggiustamenti, avrebbe dovuto riportarci nell'alveo della legalità e della legittimità, perché oggettivamente non si può condividere quello che è stato detto negli interventi che mi hanno preceduto, perché si sta stravolgendo un sistema. Oggi finalmente si è avuto il coraggio di parlare - lo stesso relatore l'ha fatto - della minaccia che nascerebbe dall'introduzione di taluno nell'altrui abitazione contro la volontà del proprietario ed è quello che ci siamo attardati a dire mille volte durante la discussione - che peraltro spesso era un soliloquio - in Commissione, una discussione che non ha prodotto praticamente niente, perché ormai si sta andando avanti con un attacco al parlamentarismo che ormai è evidente e sotto gli occhi di tutti. È un attacco che non consente di fatto di confrontarsi in maniera corretta, non consente, nell'ambito dei lavori di Commissione e di Assemblea di avere un confronto serrato, di cercare di capire quali sono le posizioni anche della minoranza. Le posizioni della minoranza, peraltro, sono state riportate in maniera corretta, perché effettivamente rispecchiano il contenuto delle audizioni che ci sono state. Stamattina però ho sentito dire da qualcuno che questo provvedimento ha accolto le indicazioni che erano pervenute dai soggetti auditi. Ebbene, io sono mediamente distratto, ma francamente non arrivo ad essere distratto fino a questo punto, perché i soggetti auditi hanno detto esattamente il contrario. Soltanto uno dei soggetti auditi si è detto d'accordo con il contenuto di questo provvedimento, mentre tutti gli altri (magistrati e avvocati) si sono detti contrari al mutamento di un sistema che era oggettivamente corretto e che forse avrebbe avuto bisogno di qualche aggiustamento nel concetto dell'eccesso di legittima difesa. Tutti i soggetti auditi hanno detto questo e infatti noi stessi avevamo proposto una modifica al concetto dell'eccesso colposo di legittima difesa e pensavamo che con quello si potesse chiudere. Così non è stato, perché si è voluto fare, anche una volta, un provvedimento che è palesemente uno spot elettorale; secondo alcuni esso risponde, come è stato detto anche poco fa, al comune sentire, sennonché anche i soggetti cosiddetti sensibili, nel corso delle audizioni, hanno tutti detto che non era il caso di consentire l'utilizzo delle armi. Hanno fatto presente che quei soggetti sensibili che si trovano ad essere aggrediti, pur essendo armati, hanno delle difficoltà oggettive a sparare contro un essere umano; hanno detto che non erano capaci di fronteggiare l'assalto di quelli che invece arrivano consapevoli del rischio che corrono e quindi pronti anche all'uso delle armi. Nessuno però ha chiesto di essere autorizzato, perché il nostro sistema - che, vivaddio, è un sistema garantista che davvero tutela i cittadini - prevedeva e fino ad oggi prevede il criterio di proporzionalità tra offesa e difesa. Questo criterio di proporzionalità oggi viene di fatto buttato alle ortiche e si introduce la possibilità di reagire sempre contro chiunque si introduca, anche per errore (lo abbiamo detto mille volte nel corso della discussione), nell'abitazione altrui. Sono stati fatti degli esempi, li ho fatti io e li ha fatti molto meglio di me il senatore Grasso, che ha detto che in questo modo stiamo autorizzando a sparare anche nei confronti del vicino di casa che si introduce nel giardino per raccogliere la palla che ha perso il bambino o nei confronti del figlio che esce, magari di nascosto, di notte e si dimentica le chiavi a casa ed entra dalla finestra: si consente di uccidere in queste condizioni per un mero errore. Inizialmente, addirittura, si era arrivati alla aberrazione che non fosse possibile neanche la valutazione da parte del giudice: è legittima difesa e rimane legittima difesa. Poi fortunatamente ci si è resi conto - anche per le indicazioni che sono pervenute da soggetti auditi, che hanno detto che il controllo del giudice è necessario per stabilire se effettivamente sussista o no la legittima difesa, perché altrimenti si correrebbe il rischio di coprire addirittura gli omicidi volontari - che a questo non si poteva arrivare.

Si sta tentando, semplicemente, di fare l'ennesimo spot elettorale con la forza dei numeri. A questi numeri ci dobbiamo piegare, ovviamente, ma la nostra voce abbiamo il dovere di farla sentire, a difesa dei princìpi democratici che fino ad oggi hanno ispirato l'attività giudiziaria di questo Paese: quei princìpi di giustizia che sono connaturati nel nostro sistema. Purtroppo, però, tutti gli emendamenti che abbiamo proposto sono stati ritualmente respinti.

Voglio, però, sottolineare anche un altro aspetto, sempre a proposito delle audizioni. Il Ministro, in una delle sue fugaci apparizioni, esattamente quando è venuto a fare la relazione annuale sullo stato della giustizia, aveva detto che tutta la sua azione era stata sempre concertata con i soggetti protagonisti, cioè con il personale amministrativo, con i magistrati e con gli avvocati, con i quali si è vantato di avere un confronto assiduo e continuo. Non metto in dubbio che il Ministro il confronto lo abbia con queste persone, peccato che non le ascolti. Peccato che vada avanti con provvedimenti redatti, probabilmente, anche da altri. Peccato che non si renda conto che la magistratura e l'avvocatura sono nettamente contrarie a questo provvedimento. Ciò è stato detto in maniera molto chiara. Verificate l'esito delle audizioni e ve ne renderete conto. (Applausi dal Gruppo PD). Nel corso di quelle audizioni è stato detto in maniera chiarissima che il sistema va bene così com'è. Lo ribadisco, l'unica cosa cui si poteva mettere mano era l'eccesso colposo in legittima difesa.

Invece no. Oggi, con uno spot, che è semplicemente e ancora una volta una captatio benevolentiae e una ricerca di voti, si è detto: «No, d'ora in avanti, se qualcuno vi offende, tranquilli, vi potete difendere, potete sparare». È stato detto anche stamattina in quest'Aula. Siamo all'aberrazione giuridica.

Ora, non è questo il primo provvedimento nel quale l'esito delle audizioni viene regolarmente disatteso; talvolta ci viene anche da pensare che siano totalmente inutili, perché ormai si è preso questo abbrivo: non si discute più nulla, arrivano i provvedimenti del Governo, vengono "scodellati" e non si possono modificare. Questo accade regolarmente. La discussione è il più delle volte mortificata e, consentitemi di dirlo, questo è palesemente un attacco al sistema parlamentare che - vivaddio - fino ad oggi è stato uno dei cardini del nostro sistema democratico.

Si vuole apparire come salvatori della Patria e talvolta si indossa la divisa per dire che si vuole essere garanti della giustizia giusta, ma, in effetti, tutto questo è soltanto apparenza. C'è la volontà di imporre le proprie idee, che troppo spesso violano palesemente i princìpi basilari del sistema democratico, i princìpi basilari della democrazia, i princìpi basilari dell'uguaglianza, i princìpi basilari del diritto alla vita, in questo caso specifico, tutti concetti sanciti in maniera molto chiara dalla nostra Costituzione.

Ma è anche palese che c'è un disinteresse totale, tant'è che anche ieri, a riprova di quanto ho appena detto (vale a dire che il nostro sistema con gli spot elettorali sta andando a farsi benedire), è nuovamente emerso che le carceri sono sovraffollate. Si badi bene: sono sovraffollate non perché siano aumentati gli arresti, che invece sono diminuiti, ma perché si sta attaccando, come dicevo, quel sistema fondato sulle libertà dell'individuo, fondato sul riconoscimento della dignità dell'uomo, dignità che è anche di coloro che vengono incarcerati per aver sbagliato i percorsi di vita. Si sta tornando ai sistemi di tanti anni fa, purtroppo ben conosciuti. E a breve ripartiranno, come da noi era stato abbondantemente previsto poco meno di un anno fa, le procedure di infrazione. Si apriranno le procedure di infrazione nei confronti dell'Italia per tanti provvedimenti che stiamo assumendo, e che sono palesemente contrari ai princìpi basilari, anche quelli dettati dall'Europa.

State distruggendo un sistema che - vivaddio - aveva portato questo Paese ad essere invidiato per il sistema giustizia, che ci consentiva di scrivere «Giustizia» con la G maiuscola, mentre voi, ormai, la state riducendo ad una parola scritta in un minuscolo quasi illeggibile. Tutto, infatti, è fondato sull'imposizione da parte di un Governo che tende a limitare i diritti dell'individuo e, in questo caso, sta armando persone che, oggettivamente, vogliono difendersi da sole, che vogliono approfittare dell'abdicazione da parte dello Stato dal proprio ruolo. Questo provvedimento è infatti il riconoscimento palese dell'incapacità dello Stato - e noi non siamo d'accordo - di difendere i cittadini per far dire poi a qualcuno: «Ci penso io a farvi difendere, lo potrete fare da soli».

Noi siamo, invece, per la difesa dello Stato. Noi crediamo che lo Stato debba occuparsi della difesa del cittadino e non favorire l'autodifesa, che porterà sicuramente, come dicevo, ai risultati di cui ho parlato. Quando inizieranno a vedersi i morti, le vittime di attacchi ingiustificati, nei casi prima evidenziati nei quali da oggi sarà consentito sparare contro queste persone, allora cominceremo a dire che forse abbiamo sbagliato qualcosa e forse sarà opportuno tornare indietro. Noi - ricordatelo - ve l'avevamo detto. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Pepe. Ne ha facoltà.

PEPE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, da tanti anni, da tanto tempo, il Paese e i cittadini chiedevano una risposta in termini di giustizia e in termini di sicurezza: in termini di giustizia per evitare processi ingiusti nei confronti di coloro i quali erano stati vittime di particolari atti delinquenziali; in termini di sicurezza per poter ricevere una protezione immediata, della propria vita, della propria incolumità e di quella dei propri cari, delle loro proprietà e anche del luogo di lavoro.

Purtroppo per tanto tempo questa domanda è rimasta inascoltata. La politica ha fatto finta di niente - e le istituzioni anche - e laddove invece ha prestato ascolto ha fatto qualche danno perché magari, per poter proteggere i propri cari e il proprio posto di lavoro, un cittadino aveva bisogno del metro per verificare se il ladro fosse un centimetro più in là o più in qua dell'uscio, oppure dell'orologio per vedere quanti minuti mancavano al tramonto e nel frattempo il danno sarebbe stato fatto.

Oggi abbiamo una risposta che, come diceva il nostro relatore, è equilibrata, una risposta che viene fuori dalle istanze parlamentari e che collima con l'esigenza di buon senso che emerge dal Paese.

Vorrei parlare rapidamente di tre verità, o di tre bugie a seconda dei punti di vista. Innanzitutto, la legge che verrà approvata non armerà gli italiani, non aprirà al far west: chi dice questo o non conosce il testo o mente sapendo di mentire. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Questa legge, infatti, non ha nulla a che vedere con la disciplina delle armi.

In secondo luogo, non è vero che questa legge garantirà a prescindere l'impunità di chi sarà costretto a difendere la sua proprietà, la propria persona o i propri cari perché l'azione penale, essendo obbligatoria, sarà avviata. Saranno avviate le indagini ma probabilmente, se il soggetto ha agito in uno stato di legittima difesa, tali indagini saranno prontamente archiviate e quindi non ci sarà un calvario per chi ha subìto già un danno perché questa legge pone delle regole certe e chiare.

In terzo luogo, questa legge non sostituirà i cittadini allo Stato. È una legge che invece crea una simbiosi giusta tra istituzioni e cittadini. Lo Stato, purtroppo, non può essere ovunque, non può essere dappertutto in maniera celere e vi è la necessità, in tante circostanze, che un cittadino, nell'immediatezza di un fatto, possa poter difendere ciò che di più caro ha al mondo.

Che cosa dirà questa legge lo ha anticipato già il collega Pillon. Questa legge dice che mai più una vittima sarà trattata da carnefice. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S). Mai più chi protegge la sua persona e i propri cari sarà trattato da delinquente e, ancora, mai più chi difende la sua proprietà, il proprio posto di lavoro e la propria attività sarà costretto ad essere perseguitato dal proprio Stato. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

È una legge giusta che sul piano degli effetti, così com'è accaduto nella sua genesi, consentirà di avere un giusto equilibrio tra la protezione dello Stato - che l'attuale Governo e l'attuale maggioranza hanno già incrementato con delle norme, potenziando anche le assunzioni nelle forze dell'ordine - e l'esigenza di chi come cittadino, come imprenditore o come lavoratore nella propria casa o sul proprio posto di lavoro non può aspettare che un intervento dello Stato, seppur celere ed efficace, gli assicuri protezione e assoluta sicurezza.

Che cosa vince con questa legge? Vince il buon senso. Questa non è la legge dei leghisti, né quella dei pentastellati: è la legge che volevano gli italiani, a dimostrazione del fatto che l'attuale maggioranza e l'attuale Governo sono in perfetta sintonia con gli italiani. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Caliendo. Ne ha facoltà.

CALIENDO (FI-BP). Signor Presidente, innanzitutto saluto il ministro Bongiorno, che ringrazio per il suo contributo sulla difesa legittima.

Non ho bisogno di annunciare il nostro voto favorevole sul provvedimento in esame: è sufficiente rivendicarne la paternità da parte di Forza Italia. Nella precedente legislatura la nostra proposta è stata discussa alla Camera dei deputati e, all'inizio dell'attuale legislatura, ho provveduto a ripresentarla negli stessi termini, dal momento che, non avendo noi la maggioranza, non era stata approvata. Devo dire però che, nel frattempo, c'era stata una lunga discussione all'interno di Forza Italia, che ci aveva portato ad andare al di là della nostra primigenia proposta di legge. Per quanto mi riguarda, personalmente aveva contribuito a farmi cambiare un po' idea il ministro Bongiorno, con il quale avevo proseguito, seppur da lontano, un confronto culturale avviato nella XVI legislatura. Siamo arrivati così ad un testo nel quale si parlava di diritto di difesa, mentre noi oggi stiamo per votare un provvedimento nel quale non si riconosce il diritto di difesa, ma si mantiene la legittima difesa come una scriminante del sistema penale, senza grandi novità rispetto all'articolo 52 del codice penale. È vero che si rafforza l'idea, che era già chiara nel testo precedente dell'articolo 52, con l'aggiunta dell'avverbio «sempre», ma questo non toglierà al giudice la possibilità e la facoltà di interpretare la norma e di valutare la situazione concreta che gli si presenterà, al fine di inquadrare penalmente la fattispecie concreta rispetto alla fattispecie prevista dalla norma e determinare o no la condanna.

Qual è, allora, la novità di questa normativa? È quella riferita all'articolo 55 del codice penale, vale a dire la previsione di un lecito eccesso colposo. È come se dicessi che, nei casi in cui sono superati i limiti dell'eccesso colposo, è giustificato e non può essere punito colui che abbia reagito in quelle condizioni.

Se questa è la logica, c'è da chiedersi da cosa nasca tutto questo. Nel testo da noi presentato era scritto che si doveva tener conto della paura e della concitazione del momento che induceva la vittima a mettere in atto una reazione all'aggressione.

Il professor Caruso, nel corso delle audizioni svolte durante l'esame in Commissione, ha suggerito di usare il termine «turbamento», prendendo spunto da quell'indicazione del nostro testo, ed essenzialmente di formulare l'articolo 55, comma 2, come un'ipotesi di lecito eccesso colposo. Però, scrive poi lo stesso professor Caruso (come farebbe qualsiasi studioso del diritto, ma anche qualsiasi buon universitario che frequenti la facoltà di giurisprudenza), ciò rappresenta un dato formidabile: se è lecito, non ci può essere una responsabilità penale, ma non ci può essere nemmeno una responsabilità civile, perché a un comportamento lecito non può conseguire un addebito di responsabilità. E qui devo dire che è stato bravo il relatore Ostellari; però poi è caduto nel tranello, lasciandosi coinvolgere nella vicenda che caratterizza i rapporti tra le due forze di maggioranza di questa legislatura, introducendo un indennizzo. Caro Pillon, ci sarà il processo civile, perché è il giudice civile che dovrà stabilire l'indennizzo. A favore di chi? Del danneggiato, dice l'articolo. Qualcuno - lo ripeto - aveva inteso che il danneggiato fosse colui che aveva subito l'intrusione nella casa. Eh no! Il danneggiato qui è l'aggressore, è colui che è entrato in casa nottetempo e che è stato ferito o ammazzato per una reazione di colui che stava in quella casa; in quel caso spetta l'indennizzo. Si apre quindi un lungo processo civile, che sostituisce il tempo del processo penale. Non voglio far riferimento alla mia esperienza, ma mi rivolgo al ministro Bongiorno e alla sua lunga esperienza: il processo penale molte volte si chiudeva nella fase delle indagini preliminari con la richiesta di archiviazione, mentre con il processo civile si dovranno aspettare vent'anni per avere la certezza di quanto dovrà pagare il povero Cristo che ha subito l'aggressione in casa.

Il nostro voto a favore è dovuto al fatto che si tratta di un passo in avanti in questa materia. Resta ferma però la necessità di far subentrare un concetto. Oggi parliamo di difesa legittima, ma un domani parleremo di tutte le attenuanti come diritti; è necessaria una nuova filosofia di interpretazione del diritto penale ed è necessario sanzionare comportamenti che sono in contrasto con i princìpi costituzionali. Mi auguro che ci sia questa volontà, perché stiamo facendo molte leggi, con l'intenzione che dobbiamo sempre rimodularle e riconfermarle. Mi meraviglia e mi dispiace che non ci sia il ministro Salvini, perché aveva garantito la sua presenza in questa seduta (ma so benissimo che lui è molto attento e comunque gli si può riferire ciò che sto dicendo). Faccio affidamento alla sua capacità, non dico di cambiare idea, ma di modulare l'intervento dello Stato in relazione alle necessità e alle interpretazioni che sorgono dalle leggi; anche in questo caso potrebbe agire come ha fatto di recente e tener conto degli aspetti che dovrebbero ancora essere migliorati per garantire un'effettiva incidenza sulla percezione della sicurezza.

Badate che questa norma non incide sulla sicurezza; il bisogno di sicurezza che c'è nel nostro Paese va risolto con alcune norme che il Ministro dell'interno dovrà portare, al fine di garantire quella sicurezza cui i cittadini hanno diritto. Questa norma incide sulla percezione della sicurezza, certamente un aspetto relativo e secondario rispetto alla sicurezza nelle città e nei paesi, alla possibilità per le donne di uscire in qualsiasi ora della notte e del giorno senza essere aggredite per la strada o violentate, come sta avvenendo negli ultimi tempi. Rispetto a questa situazione sarà il Ministro dell'interno a fare quello che deve fare.

Ma relativamente a questa legge, proprio perché è una normativa risalente all'epoca in cui eravamo maggioranza insieme, quando c'era vera attenzione ai problemi della gente (diversamente da quanto avviene oggi con i provvedimenti fatti dell'attuale maggioranza), occorrerebbe individuare una possibilità di correzione nei termini che ho illustrato, per rendere la stessa più coerente con le finalità che si vogliono raggiungere. Altrimenti da qui a qualche anno ci ritroveremo con la lamentela di quanti avranno dovuto subire un lungo processo civile, che diranno di essere esposti a ulteriori conseguenze. Badate, è vero che si avrà la difesa gratis nel processo penale, ma non in quello civile, quindi si avrà un'ulteriore conseguenza (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore Lucidi. Ne ha facoltà.

LUCIDI (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, il disegno di legge che ci apprestiamo ad approvare oggi è uno di quelli che hanno una ricaduta diretta sulla percezione dei nostri cittadini.

Purtroppo tutti noi in quest'Aula possiamo dire di aver avuto notizia di un fatto grave accaduto vicino a noi, però vorrei sottolineare che a mio avviso il valore politico del disegno di legge in esame va ben oltre ciò che è stato finora descritto, perché a pensarci bene i fatti che rientrano a queste fattispecie sono spesso ascrivibili a situazioni sicuramente di violenza, a volte di emarginazione sociale, a volte a persone con spiccata tendenza al crimine, molto spesso anche a situazioni legate a problemi di clandestinità o a volte di mancati rimpatri o questioni simili.

Vorrei dire una cosa molto importante secondo me, cioè che il 4 marzo 2018 gli italiani hanno scelto una direzione verso cui andare e hanno compiuto una scelta precisa, ma è anche vero che a tutti questi cittadini nel corso del tempo è stata sottratta la naturale tolleranza tipica del popolo italiano. A noi italiani è stata sottratta gran parte di quella cultura dell'accoglienza, facendo credere che sia appannaggio soltanto di una forza politica. Desidero spiegarmi meglio, perché secondo me questo è un concetto molto importante. Dobbiamo iniziare a chiederci quanto le politiche dell'accoglienza assolutamente disastrose a livello nazionale, regionale e locale, dei Governi precedenti, e ovviamente del Partito Democratico in particolare, abbiano condotto la stragrande maggioranza degli italiani a non potersi più permettere una politica dell'accoglienza naturale, sostenibile e opportunamente gestita. Siano stati costretti, proprio a causa delle citate politiche scellerate del Partito Democratico, ad affrontare questi fatti in maniera drammatica ed emergenziale.

Vorrei dire chiaramente che anche in questa maggioranza, checché se ne possa dire, è possibile trovare un atteggiamento di naturale tolleranza e attenzione verso determinate problematiche. (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Bergesio). In questo senso la politica disastrosa del Partito Democratico nell'accoglienza e nell'integrazione sociale ha completamente distorto la percezione delle comunità di cittadini italiani, che sono state portate all'esasperazione dalla incapacità della classe dirigente del Partito Democratico; pertanto ritengo giusto per questa maggioranza e ovviamente per gli italiani rivendicare una naturale, sostenibile e sana politica dell'accoglienza, fatta su numeri e soggetti che rientrino in un perimetro di legalità e sostenibilità.

Quello in esame è un disegno di legge molto atteso da tutto il nostro Paese e da tutte le nostre comunità locali. Lo dico a ragione per un motivo molto preciso, perché proprio nella città in cui vivo attualmente, Terni, si sono consumati almeno tre dei crimini più efferati della storia repubblicana dell'Umbria. E purtroppo, non da ultimo, nelle scorse settimane, nella mia città di origine, Spoleto, si è verificato un altro episodio grave di violenza domestica, perpetrata da criminali a seguito di una effrazione. Questi sono soltanto degli esempi, ma ciascuno di noi potrebbe fare lo stesso discorso. Sto parlando, signori, di omicidi commessi sull'uscio di casa: una coppia di anziani massacrata sul proprio letto; un giovane trentenne ternano letteralmente sgozzato all'uscita di un locale pubblico.

Non è soltanto di fronte a questi fatti, ma è anche pensando ai nostri genitori anziani da soli a casa, o magari a noi stessi e ai nostri figli o ai nostri amici, parenti o vicini, che possiamo dire che finalmente è arrivato il momento di considerare la difesa all'interno delle mura della propria casa o delle attività commerciali o imprenditoriali sempre legittima, contrariamente a quanto pensano gli intellettuali che hanno distrutto il nostro Paese (i famosi comunisti con il Rolex) (Applausi del senatore De Vecchis), ossia che sia invece legittimo introdursi all'interno di una proprietà privata senza che ciò possa minimamente scalfire la salute, la psiche e lo stato d'animo di una persona. Voglio ripetere questo concetto contrario a quello che pensano gli intellettuali che hanno distrutto il nostro Paese, che ritengono legittimo introdursi all'interno di una proprietà privata, senza che ciò possa minimamente scalfire la salute, la psiche e lo stato d'animo di una persona.

È chiaro che per quelli che noi abbiamo definito i "politicanti delle ZTL", che non frequentano le periferie, è difficile comprendere davvero cosa significhi integrazione nel degrado: è molto facile fare integrazione nei vostri quartieri agiati, è molto difficile farla nelle periferie delle nostre città.

Da oggi finalmente sarà possibile difendersi senza la preoccupazione di doversi a propria volta difendere da accuse di illegittima difesa. Finalmente viene meno anche la punibilità in sede civile, perché un'assoluzione in sede penale non corrisponderà necessariamente al risarcimento del danno derivante dal fatto. Pertanto, concludo il mio intervento ribadendo con forza il mio sostegno a questa iniziativa del Governo del cambiamento. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea gli studenti dell'Istituto di istruzione superiore «Falcone-Righi», di Corsico in provincia di Milano, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge
n.
5-199-234-253-392-412-563-652-B (ore 11,22)

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione generale.

Ha facoltà di parlare il relatore.

OSTELLARI, relatore. Signor Presidente, intervengo in una breve replica, essendo anche stato richiamato nell'intervento di poc'anzi del senatore Caliendo, il quale sa bene, perché abbiamo lavorato assieme a questo testo in Commissione e perché abbiamo parlato diverse volte di questo tema, che non è vero ciò che afferma, perciò dissento da lui. Non siamo assolutamente caduti in alcuna trappola, anche su questa forma marginale di indennizzo: l'abbiamo condivisa con la nostra maggioranza e l'abbiamo integrata in questo testo. Abbiamo scelto noi di rendere l'eccesso colposo non punibile e non, come dice lei, lecito. L'eccesso colposo oggi è punito penalmente e determina un risarcimento del danno; da domani l'eccesso colposo non sarà più punito dallo Stato e non darà più alcuna facoltà al soggetto che aggredisce di avanzare richieste di risarcimento del danno. Questo è chiaro nel testo. Gli interventi effettuati sono stati mirati non solo, ovviamente, alla legittima difesa, ma anche all'eccesso colposo ed a tanti altri argomenti (gli articoli sono nove e sono tanti gli argomenti che fanno parte di questa riforma).

Non è poi vero quanto afferma il PD, quando sostiene che sia stato, di fatto, eliminato il principio della proporzionalità. La proporzionalità di fatto esiste, ma all'interno di una abitazione, di determinati luoghi, di una certa cornice, come sa bene il senatore Cucca, la proporzione si presume sempre esistente, ovviamente se ci si difende da un'aggressione di quel tipo.

Non abbiamo legittimato, come sostenuto in altri interventi, alcun utilizzo improprio delle armi: questo non è mai stato detto e non si parla di ciò nel testo del decreto-legge.

Il senatore Cucca ha chiuso il suo intervento augurandosi che un domani qualcuno in quest'Aula non debba ricordarsi che qualcuno glielo aveva detto. Senatore Cucca, ricordo che già nel 2006 qualcuno lo aveva detto, come testimoniano anche alcuni articoli di giornale. Ne vorrei citare uno tratto da «l'Unità» e datato 25 gennaio 2006: «Votano un mostro giuridico: si può sparare per difendere se stessi o i propri beni in casa come per strada». Sono le stesse cose che si dicono oggi, in un clima che a mio avviso forse avete causato voi e nel tentativo di demolire una legge che è invece una riforma sentita dal nostro popolo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MORRONE, sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, ho ascoltato tutti e cercherò di rispondere in via generale.

A cosa punta questa riforma? Punta all'ampliamento dell'applicazione della legittima difesa, all'inasprimento delle sanzioni per i reati di furto, violazione di domicilio e rapina e all'introduzione di una presunzione di legittima difesa domestica.

Ci sono punti qualificanti nel disegno di legge. In estrema sintesi, possiamo dire che agisce sempre in stato di legittima difesa chi si trovi a dover rispondere a una intrusione violenta, nel proprio domicilio o nei luoghi di lavoro, compiuta con armi o con altri mezzi offensivi. Chi è aggredito, infatti, deve essere consapevole di poter reagire all'attacco senza dover temere un estenuante calvario giudiziario a proprio carico.

Non sussiste, dunque, alcuna possibilità che la nuova norma possa essere scambiata per una licenza di uccidere, come qualcuno ha volutamente travisato. Al contrario, si elimina ex ante qualunque dubbio sul perimetro della condotta giudicata non punibile. Viene quindi allargata la tutela per la persona che reagisce per difendersi, mentre si riduce la discrezionalità a disposizione dell'autorità giudiziaria per valutare la legittimità dell'atto di difesa. Rimane l'eccesso colposo, ma viene introdotto anche il concetto di «grave turbamento» determinato dal pericolo in atto. In coerenza con queste previsioni della norma, chi si è difeso secondo quanto previsto dalla legge non dovrà pagare alcun risarcimento nel caso abbia provocato danni a chi l'ha aggredito.

Infine, il patrocinio gratuito: chi si è difeso legittimamente da un attacco violento potrà beneficiare, durante il successivo procedimento penale, del patrocinio legale a spese dello Stato.

Si tratta dunque di una di una riforma di buon senso, un passo in avanti nella civiltà del diritto perché punta a impedire il ripetersi di gravi ingiustizie. Non è infatti concepibile che chi si difende legittimamente da un attacco violento diventi vittima due volte, del criminale e poi dello Stato. Non una riforma di parte, ma di buon senso e secondo giustizia. Una norma a favore di tutti. Chi è aggredito deve potersi difendere, consapevole del fatto che non sarà vittima, oltre che dell'aggressione, anche di percorsi giudiziari lunghi e costosi, talvolta vere e proprie persecuzioni dall'esito incerto perché collegate a una troppo accentuata discrezionalità.

Chi aggredisce e chi si difende non sono sullo stesso piano: da una parte c'è chi delinque, consapevole di correre dei rischi, dall'altra persone oneste che si oppongono al criminale che irrompe nelle loro abitazioni per rapinare, aggredire, picchiare o, peggio ancora, violentare. Noi siamo dalla parte dell'aggredito che legittimamente si difende.

Non c'è dubbio che la maggioranza degli italiani sia convinta che, in questi anni, sia prevalso un pregiudizio nel giudicare molti di questi casi, tutti a sfavore dell'aggredito e a tutela dell'aggressore. Ripristinare la certezza del diritto e di un giudizio equo e giusto è il nostro obiettivo.

Colgo l'occasione per ringraziare il Presidente della Commissione, nonché relatore, Ostellari, il sottosegretario Molteni e i ministri Bongiorno, Salvini e Bonafede per i preziosi contributi e per l'impegno preso con gli italiani e oggi rispettato. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Comunico che è pervenuto alla Presidenza - ed è in distribuzione - il parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge in esame, che verrà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Procediamo all'esame degli articoli, nel testo comprendente le modificazioni apportate dalla Camera dei deputati.

Avverto che non sono stati presentati emendamenti né ordini del giorno.

Ricordo che gli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7 sono identici agli articoli 1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7 del testo approvato dal Senato.

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo dell'articolo 8.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Ricordo che l'articolo 9 è identico all'articolo 9 del testo approvato dal Senato.

Passiamo alla votazione finale.

LAFORGIA (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAFORGIA (Misto-LeU). Signor Presidente, ... (Brusio). Se fosse possibile, vorrei intervenire in una condizione dignitosa.

PRESIDENTE. Colleghi, vi pregherei di rimanere, se non proprio in silenzio, quantomeno a un livello bassissimo di conversazione in riferimento al volume. Prego, senatore Laforgia.

LAFORGIA (Misto-LeU). Signor Presidente, vorrei partire raccogliendo la provocazione - se volete, l'annotazione - che ho appena ascoltato da parte del senatore Lucidi, che è intervenuto in discussione generale, perché ha detto una cosa che in fondo condivido.

Secondo la tesi del collega Lucidi, in questo strano Paese, nella discussione pubblica, nel dibattito politico, accade che si inneschi un meccanismo per cui sembra ci siano temi - di fatto spesso è così - appannaggio della sinistra. Lucidi faceva riferimento al tema dell'immigrazione, salvo poi, in alcuni passaggi, aver trattato quel tema in un modo diverso da come ci si aspettava. Nella scorsa legislatura, per esempio, sono stato tra coloro che hanno contrastato alcune scelte su questo terreno. (Brusio).

PRESIDENTE. Oggi è veramente molto faticoso.

LAFORGIA (Misto-LeU). La ringrazio, Presidente. Vorrei dire che vale anche per la destra.

In questa stranezza - che vorrei iniziassimo a sanare - sembra che il tema della sicurezza sia appannaggio di quell'altro campo politico, appunto, quello che sento personalmente molto distante, persino opposto da me, e cioè la destra. È la destra che si occupa di sicurezza, e devo dire che tra le cose da sanare c'è anche un ritardo, per quanto ci riguarda, nell'affrontare un tema delicato che ha a che fare spesso con i soggetti più deboli. È ai soggetti più fragili che bisogna garantire un di più di sicurezza, e su questo c'è un lungo lavoro da fare.

Il tema, signor Presidente, è se la destra si stia occupando esattamente di questo o, per l'ennesima volta, stia mettendo in campo una grande operazione propagandistica. Lo dico ai colleghi presenti in questa Aula per il suo tramite; vorrei dare una notizia che non lo è: la legittima difesa esiste già ed è prevista dal nostro ordinamento, dal codice penale, il quale, all'articolo 52 - è stato citato più volte - contiene un'affermazione inequivocabile sul piano della interpretazione. Recita infatti: «Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalla necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa».

Stiamo parlando quindi del pericolo di un'offesa e l'ordinamento prevede già la possibilità di difendersi in una situazione in cui il soggetto si sente minacciato o ha la percezione di sentirsi minacciato da questo pericolo. Peraltro, l'ultima innovazione sul piano legislativo, la legge n. 59 del 2006, parla esplicitamente di difesa della propria o altrui incolumità, aggiungendo la difesa dei beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo di aggressione. Siamo di fronte al fatto che, pur essendo il nostro ordinamento molto chiaro sul punto e prevedendo già la legittima difesa, qualcuno ha voluto inserirsi in modo propagandistico ed ideologico per fare l'ennesima operazione da cortina fumogena e aggregare consenso su una misura che non produrrà risultati e, quando lo farà, si tratterà purtroppo di risultati catastrofici. Infatti, inevitabilmente, l'innovazione del codice penale e della legislazione introdurrà elementi di incertezza che mineranno la sicurezza dei cittadini e non il contrario. Questa è la prima notazione.

La seconda: vi pare che su un tema così delicato si sia voluta inserire una veste normativa a concetti di natura soggettiva, come il turbamento? Siamo nella sfera più incerta possibile sul piano dell'interpretazione giuridica e poi giurisprudenziale. Il turbamento è un sentimento e ciò vuol dire che chi è più soggetto a shock di carattere emotivo oppure addirittura chi è più disponibile per animo a reazioni incontrollate, è più nelle condizioni di dover reagire con un'arma di difesa? E deve essere giustificato per questa ragione? Stiamo parlando di questo? State introducendo un elemento di incertezza non per il carnefice, ma per la vittima e su questo terreno molto delicato si produrranno enormi danni.

C'è poi l'articolo 3, che modifica l'articolo 165 del codice penale in materia di obblighi del condannato. Se passa infatti la formulazione, nel caso di condanna per furto in abitazione o con strappo, per esempio, il beneficio della sospensione condizionale della pena sarebbe sempre e comunque subordinato ad un requisito economico. Sostanzialmente solo chi si può permettere il risarcimento può accedere al beneficio della sospensione condizionale della pena per il reato; tale misura sottrae la discrezionalità del giudice, privandola della funzione che avrebbe a legislazione vigente. Un tentativo non strettamente legislativo o giuridico, ma tutto politico: inserire un meccanismo automatico e deterministico e sottrarre alla discrezionalità del giudice, l'unico che ha in mano gli elementi per fare una valutazione, anche riguardante la sfera più squisitamente psicologica della vittima. Il giudice infatti non si è mai sottratto anche ad una valutazione di questo genere.

Concludo con una nota più prettamente politica, perché poi la ricaduta del provvedimento che state per approvare si misurerà inevitabilmente - io dico drammaticamente - con un dato di consenso.

I cittadini di questo Paese stanno pensando, a torto, di potersi finalmente armare per farsi giustizia da sé. Il dato politico è questo: per una strana nemesi o una specie di paradosso, il Ministro dell'interno, che dovrebbe garantire la sicurezza del Paese e quindi dei suoi cittadini - alla quale è preposto - più di altri spinge nella direzione di questa legge. Essa ha un significato molto preciso, ossia l'idea che quel Ministro - quindi il Governo che egli rappresenta e dunque lo Stato che quel Governo rappresenta - abdichi sostanzialmente alla propria funzione, ossia garantire la sicurezza dei propri cittadini. Egli dice dunque ai propri cittadini: siccome non sono in grado di mettere in campo politiche di prevenzione né di far esercitare la funzione della sicurezza agli unici che possono farlo - ossia i professionisti del settore, le Forze dell'ordine - armatevi da soli e partite, garantendola a voi stessi, ai vostri cari e ai vostri beni.

È un messaggio paradossale: il Ministro che deve garantire la sicurezza dei cittadini dice di non poterlo fare e che essi devono farlo da loro stessi. Il risultato naturalmente è che, come stanno dicendo fior fiore di giuristi e penalisti e persino pezzi importanti e significativi delle Forze dell'ordine, si sta perdendo non solo il lume della ragione, ma l'occasione di rafforzare lo Stato di diritto, perché in realtà questa roba qui, la schifezza che state facendo, lo rendono più fragile. È qualcosa di assolutamente insostenibile e insopportabile, rispetto alla quale esprimiamo tutta la nostra contrarietà, che naturalmente non si fermerà con questo voto, ma che porteremo anche fuori dal Palazzo. (Applausi del senatore Errani).

LA RUSSA (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LA RUSSA (FdI). Signor Presidente, avendo appena ascoltato un intervento dai banchi della sinistra, mi sembra che a volte veramente la storia non passi, tutto rimanga uguale e la sinistra continui ad avere l'incapacità di ascoltare ciò che promana dalla gente, dal popolo, da coloro che ci hanno mandato qui e che abbiamo il dovere di ascoltare.

Già nel 2006 la normativa della legittima difesa, che era andata bene per tanti anni, subì una modifica. Bisogna chiedersene il motivo: solo perché governava il centrodestra? No: erano mutate alcune condizioni sociali. Cos'era successo? Fino a un certo momento della nostra storia, la rapina in casa era un'eccezione assoluta, rarissima. I numerosi e agguerriti delinquenti italiani facevano quasi sempre rapine in banca, alle poste o, al massimo, nelle gioiellerie, ma le rapine in casa non c'erano quasi; venivano commessi furti in casa, per cui i ladri stavano attenti a verificare quando non vi fosse nessuno e poi compivano la loro opera delinquenziale.

L'immigrazione dall'Est ha portato in Italia una metodologia che non apparteneva alla criminalità italiana: ve lo dice un penalista e anche il Presidente, essendo a sua volta un penalista, in questo momento me lo potrebbe confermare. Tale metodologia è tipica di un altro tipo di criminalità, che entra nell'abitazione, minaccia, imbavaglia, percuote, ferisce e, a volte, uccide chi non dice dove sono i beni da portare via e poi se ne va con il bottino e, spesso, con la vita del derubato.

Questa nuova realtà, di fronte alla quale la sinistra ha gli occhi bendati, ha portato alla necessità di offrire alla magistratura una legge che ne tenesse conto. È colpa nostra se nel 2006 non abbiamo saputo fornire una normativa chiara e univoca, così mettendo la magistratura nella condizione di emettere sentenze divergenti. Non do la colpa alla magistratura; anzi, dico che la norma del 2006 (frutto della mediazione tra cattolici, Alleanza nazionale, liberali e non liberali e con l'influenza della sinistra) era imperfetta e lasciava libero spazio alla discrezionalità e alla diversità di giudizio da magistrato a magistrato.

Pertanto, come testimonia il fascicolo che avete in mano, noi di Fratelli d'Italia siamo stati i primi a proporre una modifica a quella norma, ma non perché, caro collega, ci piaccia il far west (peraltro, non sei esperto di film sul far west, dove tutti potevano portare la pistola e l'OK Corral avveniva nelle strade e mai all'interno delle abitazioni). Qui stiamo parlando di allargare l'ambito non di tutta la legittima difesa, ma solo di quella domiciliare e non stiamo modificando di una sola virgola la normativa in materia di detenzione di armi; anzi, la vostra predicazione del far west, falsa e bugiarda, ha portato a una cosa incredibile: secondo la normativa che il Governo e la maggioranza ci hanno proposto, la legittima difesa è valida solo se ci si difende con un'arma legittimamente posseduta. Pertanto, per chi si difende con un'arma non legittimamente posseduta non vale la legittima difesa (mentre sarebbe giusto che venisse imputato solo per possesso ingiusto e illecito di un'arma). Questa è una delle piccole follie della normativa, che comunque complessivamente apprezziamo e voteremo.

Tornando al ragionamento, voi che predicate il rispetto verso la magistratura dovreste essere i primi a votare la normativa proposta, perché offre finalmente alla magistratura un criterio chiaro di comportamento e giudizio. Non è vero che togliamo ogni potestà discrezionale alla magistratura, la quale dovrà sempre controllare che vi sia stato un ingresso ingiusto. Sarà il magistrato - e non io - a decidere se l'ingresso era ingiusto, occasionale o altro e dovrà anche verificare se l'intento era quello di nuocere. Dopo di che, fatte queste verifiche, la difesa domiciliare dovrebbe essere sempre legittima, senza altra necessità di giudizio e valutazione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Per questo motivo, abbiamo proposto la modifica della normativa del 2006 e voteremo a favore del provvedimento, anche se è diverso da come l'avremmo voluto, ma capiamo che si tratta di un buon equilibrio tra posizioni diverse presenti all'interno del Governo. Mi ha fatto molto piacere ascoltare l'intervento del collega Lucidi, che non è ora presente in Aula, che ha dimostrato che all'interno del MoVimento 5 Stelle c'è un'area non di sinistra. Si tratta di un intervento che, al 90 per cento, avrei potuto sottoscrivere.

Perché diciamo che, pur votandolo, il provvedimento non ci soddisfa completamente? Ve lo voglio dire molto velocemente. Oltre alla vicenda dell'arma legittimamente detenuta, il provvedimento contiene un'altra piccola, ma non tanto, valutazione erronea. Infatti, si prevede che quando ci si deve difendere nella propria abitazione dall'offesa ingiusta contro i propri beni si deve strare attenti a che non vi siano desistenza e pericolo di aggressione.

È giusto che per difendersi si debba controllare che vi sia un pericolo di aggressione, ma davvero, cari colleghi, avete fatto bene a respingere il nostro emendamento che voleva eliminare l'analisi della desistenza da parte dell'aggredito? Davvero pensate che chi a casa propria trova una persona che sta entrando in maniera violenta nella sua intima sfera, che sta rubando a casa sua e che vuole portargli via i suoi beni possa valutare se quell'individuo girando la schiena stia desistendo o stia per prendere un'arma? (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP). È sbagliato aver respinto questo emendamento, così come sbagliato è stato insistere sul fatto che il turbamento debba essere grave, che è un'altra discrezionalità che mette in imbarazzo la magistratura. Sarebbe bastato parlare di turbamento. Quand'è che un turbamento è grave e quand'è che non è grave? Chi lo decide? Quando lo decidiamo? Chiamiamo lo psicologo al momento e fermiamo i ladri perché dobbiamo controllare se il turbamento è grave, medio o modesto? È ridicolo. Questi sono i due errori di questa norma, che avremmo voluto correggere con i nostri tre emendamenti, compreso quello sull'arma legittimamente detenuta, che non avete voluto correggere. Ci va bene lo stesso. È comunque un passo avanti nella difesa e nella tutela di chi, in questi anni, ha sofferto questa normativa, di chi in questi anni, dopo aver avuto la disgrazia di trovarsi sotto il fuoco di un delinquente nella propria abitazione o sotto la minaccia della propria incolumità di notte o di giorno, ha poi subìto sulla propria pelle l'onta di un processo e qualche volta di una condanna, ma basta anche un'assoluzione che arriva dopo tre anni per essere un male - questo sì - ingiusto, che noi abbiamo sempre cercato di eliminare.

Parlando solo dei lombardi, dedichiamo questo nostro voto a Mario Cattaneo di Casaletto Lodigiano, a Rodolfo Corazzo di Rodano, a Francesco Sicignano di Vaprio D'Adda e a tutti gli altri aggrediti ingiustamente perseguitati da uno Stato fino adesso cieco, che grazie a questa legge mi auguro non lo sarà più. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).

MIRABELLI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MIRABELLI (PD). Signor Presidente, in un recente dibattito televisivo ho sentito alcuni esponenti del MoVimento 5 Stelle sostenere che la questione della cittadinanza ai bambini che nascono in Italia da coppie straniere non è una priorità. Io trovo che sia un'opinione legittima, ma che sia un'opinione espressa in un Paese in cui 70.000 bambini l'anno nascono da coppie straniere. Mi domando però perché, allora, in questi anni è diventata una priorità la legittima difesa, questione assolutamente marginale. Negli ultimi dieci anni non sono mai stati più di dieci l'anno i procedimenti per abuso o abuso colposo di legittima difesa. Perché allora diventa un tema su cui mobilitare l'informazione, le Camere, il lavoro del Parlamento? La risposta è semplice: si usa la questione per cavalcare paure legittime e fare propaganda per mascherare l'incapacità di rispondere alla domanda di sicurezza che c'è nel Paese. Questa è una legge che cancella uno dei fondamenti della nostra Costituzione e dello Stato di diritto, quello della proporzionalità tra offesa e reazione difensiva. La legge dice infatti che la reazione difensiva è sempre a priori proporzionata e quindi si può sparare a una persona che sta scappando dopo essere stata scoperta o solo perché si trova all'interno del proprio giardino. Nonostante ci abbiate provato, non siete riusciti però ad evitare che comunque ci sia una valutazione da parte della magistratura, ma cancellare il principio di proporzionalità è un'aberrazione. Come abbiamo già dimostrato nella scorsa legislatura, noi condividiamo la necessità di stare a fianco delle vittime di reato che sono state costrette a difendersi, arrivando a introdurre il concetto di grave turbamento e riconoscendo il risarcimento delle spese processuali per chi si è difeso legittimamente, ma cancellare il principio di proporzionalità cambia tutto.

Mi preoccupa questo principio di proporzionalità cancellato, se associato a un'affermazione che il Ministro dell'interno ripete spesso quando siamo di fronte a episodi di questo tipo: se la sono cercata.

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 11,55)

(Segue MIRABELLI). Quel «se la sono cercata» giustifica qualunque comportamento? Quel «se la sono cercata» che cosa vuol dire? Che si può fare qualunque cosa a una persona che se lo sia meritato? Non c'è alcuna pietà umana, non c'è alcuna valutazione sul valore di una vita umana. «Se la sono cercata» non può essere una categoria che usano le istituzioni. Non può esserlo.

La pericolosità di questo provvedimento sta qui. Non sta solo nel merito, ma nel messaggio che incentiva i cittadini a difendersi da soli e che propone un modello di società pericoloso. Questo provvedimento, associato a quello che avete voluto e che ha recepito in modo estensivo la direttiva europea sulle armi, consentendo la libera vendita di armi più pericolose di quelle che erano consentite prima e riducendo i requisiti per l'acquisto, rischia di aprire una strada a quella cultura che mi pare sia il riferimento di molti degli argomenti che ho sentito portare avanti. Quella cultura che ha portato i Paesi che hanno adottato questa linea, come gli Stati Uniti, a contare nel 2017 40.000 morti uccisi da armi da fuoco. In un anno solo, due terzi dei morti che ci sono stati nel Vietnam.

Tenete conto che l'Italia, già oggi, è il primo Paese per morti ammazzati da armi da fuoco in Europa, nonostante siamo il quindicesimo per armi possedute. È la cifra più alta in Europa. (Applausi dal Gruppo PD).

Ho detto che questa legge interviene su una questione marginale. Negli ultimi anni i processi per abuso di legittima difesa o abuso colposo sono stati pochissimi. E ciò rende evidente che ciò che conta per voi, per chi l'ha proposta, sono i messaggi potenti e dannosi che volete trasmettere: armatevi per difendervi, perché le istituzioni non sono in grado di tutelare le persone. Questo è il messaggio. Non solo non c'è più sicurezza dopo questo manifesto sulla legittima difesa, ma, anzi, i cittadini si sentiranno più soli e abbandonati a se stessi da un Governo che, anziché investire per rendere più sicure le nostre città, preferisce alimentare le paure e dire: difendetevi da soli noi. Noi non siamo capaci di garantire la sicurezza. (Applausi dal Gruppo PD).

Il fatto che sia il Ministro dell'interno e non quello della giustizia a intestarsi questa norma la dice lunga. Chi deve garantire sicurezza dà ai cittadini un messaggio di impotenza. Dice: fate voi, arrangiatevi. Noi ve lo consentiamo. E se questa scelta comporterà più vittime si dirà che se la sono cercata, come si dice troppo spesso, e chi se ne frega se stiamo parlando comunque di vite umane.

È una bandiera ideologica. Oggi la approverete e vedremo le conseguenze nei prossimi anni, ma due cose vanno dette. La prima: non ci sarà più sicurezza e i cittadini lo devono sapere. I casi qui citati, gli anziani uccisi mentre dormivano e altri casi, non si risolvono armando le persone o pensando che possano armarsi e difendersi da sole nelle case. Anzi, come dimostra la storia dei Paesi che hanno adottato queste strategie, dove questa strada è stata intrapresa ci saranno più armi e ci saranno più morti.

La seconda: vi assumete in toto la responsabilità di queste scelte. Non ve l'ha chiesto il popolo. Non è la legge che voleva il popolo. Ve lo state inventando. Il popolo non vuole la legge per potersi difendere da solo, come voi raccontate. Avete fatto di questa vicenda una bandiera ideologica. Le persone chiedono sicurezza e prevenzione, di non essere lasciate sole di fronte ai pericoli. A queste domande voi non sapete rispondere se non facendo credere loro che la soluzione è difendersi da soli.

Voteremo no per queste ragioni. Voteremo no per questo manifesto ideologico. Voteremo no per una legge che diminuirà la sicurezza in questo Paese. (Applausi dal Gruppo PD. Congratulazioni).

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROMEO (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli senatori, membri del Governo, finalmente ci siamo. Nel provvedimento che votiamo oggi non c'è alcun riferimento alla licenza di uccidere, alcuna volontà di trasformare il Paese in un far west, di trasformare i nostri cittadini in pistoleri, né tanto meno di dare la possibilità di sparare alle spalle quando un ladro entra in casa tua. Non è prevista alcuna vendita libera di armi, perché abbiamo sentito che il provvedimento dovesse contenere anche questo. No. Chi ha evocato questi scenari dice solo fantasie che sono state create ad hoc per cercare di mettere in difficoltà, creare dei dissapori all'interno della maggioranza di Governo, tra le forze di Governo ma anche tra la maggioranza di Governo e la magistratura. Non è così. Questo è un provvedimento equilibrato, di buon senso, che sancisce un sacrosanto diritto che è quello di potersi sempre difendere in casa propria. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Dice bene il ministro Bongiorno quando afferma che sbaglia chi entra in casa altrui. Soprattutto, chi entra per derubare, per violentare, per aggredire deve anche mettere in considerazione il fatto che può subirne le conseguenze, che corre un rischio. Dal provvedimento emerge chiaramente che vogliamo mettere in evidenza soprattutto il fatto che la tutela dell'aggredito deve prevalere sulla tutela dell'aggressore. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

La legge, infatti, prevede la non punibilità per chi agisce in stato di grave turbamento derivante da una situazione di pericolo e di chi agisce per difendere la propria e altrui incolumità. È una legge che serve per difendere le vittime, perché chi si è difeso, chi ha reagito, spesso e volentieri, poi, ha dovuto subire un vero e proprio calvario giudiziario.

Tranquillizziamo tutti: non è vero che non ci saranno le indagini. Tutte le volte che ci sarà un'aggressione è evidente che le indagini ci saranno, quindi la magistratura il suo lavoro lo farà, come l'ha sempre fatto perché anche su questo punto sono state dette delle bugie e sono state espresse fantasie, sempre per alimentare tensioni che non era necessario alimentare.

Le indagini ci saranno. Certo, qualcuno della minoranza sostiene che in realtà già oggi la legge sulla legittima difesa esiste e che in molti casi si è arrivati ad una assoluzione, ossia le persone che hanno reagito sono state poi dichiarate innocenti perché la magistratura ha verificato che non c'era eccesso colposo di legittima difesa. È vero, questo non lo neghiamo, però non dimentichiamoci cosa hanno dovuto passare queste persone perché, oltre ad uno stato di particolare agitazione a livello psicologico, che poi ti segna per tutta la vita, hanno dovuto spesso e volentieri sborsare molti soldi per le spese legali, i periti di parte, per lo psicologo chiamato ad aiutare la famiglia, spese per rimettere in sicurezza l'abitazione che ha subito ovviamente danni. Ci sono addirittura casi di persone che sono state condannate in primo grado a risarcire i parenti delle vittime, poi assolte in secondo grado e in Cassazione, e che hanno dovuto sborsare, alla fine di tutto, circa 120.000 euro di spese legali per poi magari rischiare anche una causa civile perché non è detto che, una volta usciti dal campo penale, non ci siano anche le cause civili per il risarcimento dei danni.

Ebbene, con il provvedimento che oggi stiamo per votare questo non sarà più possibile perché le persone, se alla fine saranno dichiarate innocenti, non dovranno più pagare le spese legali, che saranno a carico dello Stato, com'è giusto che sia. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Allo stesso modo, non ci sarà più la necessità di risarcire i malviventi, che è una delle cose più intollerabili cui in molti casi abbiamo dovuto assistere negli ultimi tempi. Non ci sarà più risarcimento per i malviventi, che anzi e finalmente - nella legge è previsto - subiranno pene più severe, che è quello che noi spesso richiamiamo ed è giusto che sia così. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Apprestandoci ad approvare questa legge, il pensiero va alle tante persone che nel corso del tempo hanno dovuto subire - sono diverse e molte dovrebbero essere anche qui oggi a seguire direttamente dalle tribune i nostri lavori - e alle famiglie di quei benzinai, tabaccai, gioiellieri e ristoratori che, per aver reagito e per essersi difesi, alla fine si sono trovati nelle condizioni di passare quasi dalla parte del torto. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S). Il nostro pensiero va a loro e alle tante persone che - ahimè - avendo subito un'aggressione, non sono riuscite a salvarsi, perché in molti casi è successo anche questo.

Chiudo con un ringraziamento che rivolgo indubbiamente a tutti i colleghi di Camera e Senato, ai Gruppi, e non solo di maggioranza, ma anche di minoranza - com'è stato giustamente detto - e a tutti coloro che hanno collaborato.

Qui in Senato i lavori sono stati condotti in modo brillante dal nostro presidente della Commissione giustizia Ostellari, ma ci tengo a ricordare anche il lavoro del sottosegretario Molteni, che per tanti anni ha condotto la battaglia per cui si è arrivati alla giornata odierna. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Voglio ricordare anche l'impegno del ministro Stefani che, da membro della Commissione giustizia nella precedente legislatura, ha seguito il provvedimento, perché è giusto essere riconoscenti a chi comunque ha lavorato per tanti anni e oggi ha portato finalmente questo provvedimento in Aula per l'approvazione finale. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Come ho già detto, ringrazio tutti i Capigruppo per il lavoro che è stato fatto, perché non dimentichiamo che questo provvedimento sarà votato dalla stragrande maggioranza del Parlamento. Molto probabilmente il Partito Democratico ha perso un'altra occasione per stare vicino agli italiani e a tutti i nostri cittadini. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Nell'annunciare il voto favorevole del Gruppo Lega-Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione, ci tengo a precisare che il provvedimento in esame non è la bandiera di questo o di quel partito: si tratta di affermare un principio sacrosanto nell'interesse della sicurezza di tutti i cittadini. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S. Congratulazioni).

MALPEZZI (PD). Però ci sono leghisti al Governo!

GASPARRI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GASPARRI (FI-BP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento.

Perché serve una legge sulla legittima difesa, che molti hanno contestato alla radice, parlandone male e descrivendone la potenziale pericolosità? La legge serve perché non basta la modifica che il centrodestra introdusse saggiamente nel 2006, che ha lasciato però troppi margini interpretativi in sede di processo, che si sono ritorti a danno delle vittime. Ed è per questo che siamo qui a discutere di questo provvedimento.

Non si poteva varare un testo come quello in cui si distingueva la notte e il giorno e così via: devo dire che alcuni esercizi fatti su questa materia da sinistra sono stati veramente temerari. (Applausi dal Gruppo FI-BP). È bene, dunque, avere evitato decisioni nella scorsa legislatura, quando Forza Italia sostenne con forza già nel 2015 alla Camera e al Senato la necessità di una tale modifica.

Come hanno ricordato i colleghi Caliendo, Aimi e Modena, d'accordo con la capogruppo Bernini, all'inizio di questa legislatura abbiamo ripresentato le nostre proposte di legge: le abbiamo sostenute in Commissione e in Aula e abbiamo votato poi a favore del testo nella fase finale dell'iter legislativo, pur rammaricandoci - e lo dico al ministro Salvini - che alcuni nostri emendamenti non siano stati accolti. Riteniamo che questa legge sia un passo in avanti, ma forse qualcuno ha dovuto frenare un po' per qualche alleato indeciso sui temi in questione. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

I tempi sono stati un po' lenti, non basta la scriminante. Noi vogliamo dire con chiarezza un sì al diritto alla difesa del cittadino e vogliamo dire anche no alla doppia aggressione. Vedete, sono stati citati in questi mesi tanti casi: ci sono persone che hanno subìto prima l'aggressione del criminale e poi l'aggressione di un giudizio durato fino a sei anni (un'ulteriore pena ingiusta). (Applausi dal Gruppo FI-BP). Ora questa legge non abolisce la valutazione del magistrato, ma sposta il baricentro dalla parte del cittadino aggredito. Si poteva fare, ministro Salvini, qualche passo in più e, lo faremo quando ci sarà omogeneità culturale e programmatica nelle forze di Governo. Ma questa - come si suol dire - è un'altra storia.

La legge quindi è un deterrente, ma anche un avviso. Noi non vogliamo una Nazione armata. Che questa legge, però, ampliando i margini di azione e di difesa del cittadino, costituisca un deterrente nei confronti del crimine, non è un fatto negativo: la deterrenza delle norme è uno degli strumenti per garantire la legalità. E voglio ricordare non solo le persone come Stacchio e tante altre, che tutti abbiamo conosciuto in questi anni e che sono protagoniste vive di episodi di legittima difesa. Vorrei che quest'Aula ricordasse anche tutti quelli che invece sono morti tentando di difendersi, perché aggrediti dal crimine. (Applausi dal Gruppo FI-BP). In questi giorni segnati finalmente dal ritorno di Battisti in carcere in Italia, ricordo il caso Torregiani, uno episodio simile a quelli di cui stiamo trattando: un gioielliere aggredito che non fece in tempo a difendersi. Egli morì e il figlio porta ancora sulla carne la conseguenza di quella aggressione. Pensiamo a quelli che fanno le polemiche e a tutti coloro che non partecipano ai programmi televisivi per spiegare cosa è successo, perché - ahimè - sono da tempo morti, in quanto non sono riusciti a esercitare con efficacia il diritto di difendersi.

Noi riteniamo che ci si debba anche chiedere lo Stato da che parte sta: è il quesito del provvedimento in esame. Ora, è ovvio che occorrono un accertamento e una verifica - non c'è il far west - ma una propensione di favore verso la vittima ci deve essere. Signor Ministro, le chiediamo anche di portare a compimento quei provvedimenti di rafforzamento della presenza dello Stato sul territorio, perché è vero che il cittadino ha il diritto di difendersi, ma ha anche bisogno di trovare sulla strada quei carabinieri e poliziotti di quartiere che i Governi di centrodestra vararono. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Si dia corso a quelle assunzioni e a quegli stanziamenti che nel decreto sicurezza, che pure condividemmo per il suo spirito, definimmo insufficienti; e purtroppo siamo ancora di questo avviso. Ci lamentiamo di ciò che si può fare in più e non si fa, e non di ciò che si fa su certi temi.

Noi quindi - lo diciamo con chiarezza - stiamo dalla parte di quei farmacisti, commercianti, gioiellieri e famiglie, perché anche la casa - come ha detto prima il senatore Aimi - e la proprietà privata sono un bene da tutelare. La proprietà non è un furto da saccheggiare, ma è un bene che si ha il diritto di tutelare. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Noi non ci vergogniamo di dirlo: persone e beni, ovviamente con l'equilibrio necessario.

Se fossero stati approvati i nostri emendamenti, avremmo avuto ancora più chiarezza; ci sono delle cadute civilistiche e nasceranno aspetti interpretativi, ma ci sarà tempo e modo di occuparsene. Voglio dire con chiarezza che questa non è una legge che sancisce la licenza di uccidere: essa tutela il dovere di non morire per mano di criminali, nel proprio negozio o nella propria casa. (Applausi dal Gruppo FI-BP). È esattamente il contrario: la gente non si metterà a sparare ai passanti dalle finestre, come oggi ho letto ipotizzare da qualcuno sui giornali. Si tratta di non avere il dovere di immolarsi perché un criminale irrompe nella propria casa per depredarla di qualsiasi cosa.

Noi siamo convinti del voto favorevole, che accoglie parzialmente le battaglie che abbiamo fatto, che continueremo a fare e che speriamo potranno essere approvate con una maggioranza culturalmente omogenea. Quindi, l'appuntamento è con una maggioranza di centrodestra che faccia la legge fino in fondo a tutela dei cittadini. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Qualcuno dice che rispetto al nostro voto ci sono delle implicazioni politiche. Guardate che non c'è alcuna implicazione misteriosa: c'è la chiarezza politica. Noi abbiamo detto fin dall'avvio di questa legislatura che avremmo difeso tutti gli argomenti tratti dal programma del centrodestra; peraltro, le proposte di Forza Italia anche qui in Senato sono stampate e documentate. Questo era uno dei princìpi cardine della politica della sicurezza che il centrodestra ha proposto e, quindi, noi siamo lì dove gli elettori ci hanno collocato il 4 marzo del 2018, con una coerenza incrollabile (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Noi siamo il centrodestra con Berlusconi da venticinque anni. Per qualcuno sono troppi? Noi pensiamo che siano pochi, perché di questi venticinque solo nove li abbiamo vissuti al Governo, mentre gli altri li abbiamo vissuti con Governi di sinistra o di tecnici che hanno rovinato l'Italia. Noi continuiamo in un impegno di centrodestra che tra l'altro quest'anno, da Palermo a Potenza, da Pescara a Cagliari, ha visto prevalere la proposta, le candidature del centrodestra. Capisco che alcuni dell'attuale maggioranza di Governo votino con disagio il disegno di legge in esame, che forse è anche utile perché, signor Presidente, di legittima difesa - ovviamente non armata, ma dialettica, politica e pacifica - ci sarebbe bisogno anche nei confronti di alcuni settori di questo Governo che hanno portato l'Italia alla recessione. Ci vorrebbe davvero una legittima difesa sul piano dell'economia e del lavoro.

Noi voteremo a favore, consci della battaglia che abbiamo condotto in questi anni - una battaglia che è politica, giuridica e culturale - per spostare il baricentro del diritto penale non verso il far west, non verso violenze diffuse, ma verso la tutela del cittadino, del commerciante, della famiglia, della casa, affinché anche la magistratura faccia i suoi accertamenti, ma non ritenga di avere di fronte dei criminali, bensì delle vittime che non possono subire il supplizio di un altro processo. Pertanto, la coerenza assoluta di Forza Italia è inattaccabile, perché restiamo sui programmi con cui ci siamo presentati agli elettori alle elezioni politiche, con i quali stiamo continuando a vincere sul territorio con un centrodestra unito; poi, se altri sono collocati altrove, è problema loro.

Il nostro è anche un voto a favore di uno dei cardini, dei temi principali del centrodestra: più sicurezza, più tutela per il cittadino, più legittima difesa. Con questa coscienza e con questa coerenza siamo lieti che questo provvedimento sia arrivato al suo passaggio finale: si poteva fare di più, prima e meglio, ma ci accontentiamo in attesa di archiviare un Governo che su altri versanti fa danni all'Italia. E siamo lieti di vedere almeno un pezzo del programma del centrodestra vincere con un voto che Forza Italia esprime con lo spirito di chi ha patrocinato queste tesi per primo, senza dover subire lezioni da nessuno, ma con quella coerenza che è la nostra tipica scelta. Il nostro è quindi un sì alla coerenza. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Congratulazioni).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea i docenti e gli studenti dell'Istituto comprensivo «Salvo D'Acquisto» di Napoli, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge
n.
5-199-234-253-392-412-563-652-B (ore 12,18)

VONO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VONO (M5S). Signor Presidente, colleghi, onorevoli signori del Governo, il provvedimento su cui si è finora discusso riguarda modifiche in materia di legittima difesa domiciliare ed eccessi colposi e interviene anche relativamente ad alcuni reati contro il patrimonio e sul delitto di violazione di domicilio.

È vero che la materia è stata oggetto di modifiche con la legge n. 59 del 2006, che ha introdotto l'ipotesi della legittima difesa domiciliare, ma non è vero che quella riforma possa oggi considerarsi del tutto esaustiva. La legge non è statica e men che meno la dottrina e la giurisprudenza. Per affrontare le esigenze della società che cambia e si evolve continuamente, la legge deve allo stesso modo aggiornarsi sempre a tutela delle garanzie costituzionali nei confronti di ogni cittadino. È innegabile che oggi siano cambiate le condizioni sociali ed è fuor di dubbio che il legislatore non possa accontentarsi di aver riformato una legge nel passato, ma debba necessariamente intervenire per rendere i testi normativi adeguati ai tempi.

L'istituto della legittima difesa è collocato normativamente tra le cause di giustificazione del reato e ha la sua ragion d'essere proprio nella necessità di autotutela della persona, quando non è possibile la tutela diretta da parte dell'ordinamento. Pertanto - e lo dico ai colleghi della sinistra - è la stessa normativa che riconosce una speciale deroga, entro determinati limiti, alla prerogativa dello Stato dell'uso della forza.

L'articolo 1, di modifica del secondo comma dell'articolo 52 del codice penale, introducendo l'avverbio «sempre» e così affermando che sussiste sempre il rapporto di proporzionalità tra la difesa e l'offesa, trova finalmente una soluzione ai limiti della liceità della legittima difesa, che la presunzione legale introdotta nel 2006 non era riuscita a superare, eludendo di fatto il principio della presunzione assoluta.

Con l'introduzione del quarto comma dell'articolo 52 del codice penale viene sancito il sacrosanto diritto all'autotutela, considerando sempre in stato di legittima difesa chi, di fronte agli atteggiamenti minacciosi posti in essere con l'uso di armi o altri mezzi di coercizione fisica, reagisca prontamente in difesa della propria vita o della propria o altrui incolumità. E questo non significa che non subirà un processo, perché l'azione penale in Italia è obbligatoria, proprio ai sensi della nostra Costituzione.

Nel testo, poi, viene considerato il tema dell'abuso della scriminante integrativo alla legittima difesa. All'articolo 2, pur rimanendo identica la definizione che riconduce all'eccesso colposo, di cui all'articolo 55 del codice penale, vengono introdotti due commi, che escludono la responsabilità di chi abbia commesso il fatto in caso di minorata difesa o di grave turbamento, derivante proprio dalla situazione di pericolo.

Inoltre, l'articolo 7 interviene anche sul piano civilistico della legittima difesa e dell'eccesso colposo, normando ulteriormente l'articolo 2044 del codice civile, con la specifica che, nel caso di legittima difesa domiciliare, per cui è esclusa la responsabilità, ex articolo 52, secondo, terzo e quarto comma, del codice penale, è esclusa anche la responsabilità di chi ha commesso il fatto. Questa modifica è resa necessaria per impedire che l'autore del fatto, se assolto in sede penale, debba essere obbligato a risarcire il danno derivante dallo stesso evento in sede civile. Fino a oggi, le vittime, oltre a subire anni di processi, che le portano a rivivere quotidianamente le scene di violenza subite, quando ce la fanno, hanno dovuto risarcire con migliaia di euro ladri e aggressori, con gravi conseguenze, quindi, dal punto di vista non solo psicologico, ma anche economico, per se stesse e le proprie famiglie.

Crediamo che queste norme abbiano, malgrado le discussioni strumentali di una politica di ristretti orizzonti, anche giuridici, un aspetto fortemente preventivo, in quanto soprattutto la disposizione dell'articolo 52 del codice penale, come modificata e combinata all'articolo 2044 del codice civile, agisce da deterrente, inducendo l'aggressore a desistere e a riflettere prima di porre in essere l'azione delittuosa, considerate la possibilità per la vittima, determinata ora dalla legge, di difendersi, se in determinate condizioni, e la negazione di qualsivoglia risarcimento monetario in sede civile, che spesso rende la vittima ulteriormente penalizzata.

È proprio in quest'ottica, che molto spesso vede aggressori lautamente risarciti e beneficiati, in determinati casi, con la sospensione condizionale della pena, che si inserisce la subordinazione di tale concessione al pagamento integrale dell'importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa, nei casi di condanna per furto in appartamento. Solo i miopi vedono il riferimento discriminante nell'unico elemento economico e non riescono a scorgere il lato preventivo della norma e l'azione di deterrenza a commettere il reato, considerato che queste azioni solitamente sono poste in essere da chi, non possedendo alcun capitale finanziario, va alla ricerca indebita di quello altrui.

Altri elementi deterrenti della legge rientrano nell'inasprimento del quadro sanzionatorio per i reati di violazione di domicilio, furto in abitazione, furto con strappo e rapina, con previsione di ulteriore inasprimento delle pene per le ipotesi aggravate.

Anche le disposizioni in materia di spese di giustizia, che estendono le norme sul gratuito patrocinio a favore della persona nei cui confronti sia stata disposta l'archiviazione o il proscioglimento e il non luogo a procedere, con decorrenza dell'onere dall'anno 2019, testimoniano la volontà di questa maggioranza di garantire e tutelare ogni cittadino che agisca nella legittimità della difesa.

L'intervento legislativo in tema di legittima difesa ed eccesso colposo, nei termini in cui lo abbiamo concepito ed elaborato, si è reso necessario per porre fine ai casi di inciviltà che sempre più spesso costringono tutti noi a rinunciare alle nostre abitudini, alla nostra vita privata anche all'interno delle nostre abitazioni e delle nostre attività commerciali, professionali e imprenditoriali, per colpa di azioni criminose poste in essere da chi non ha il minimo senso civico di rispetto per l'altro.

Non esistono giustificazioni per chi si introduce in un'abitazione privata, tanto più se la finalità è per delinquere, malmenare, violentare e spesso anche uccidere. E non hanno importanza i numeri o le statistiche relative ai procedimenti discussi o esistenti nei tribunali perché, se anche si trattasse di un solo caso, avremmo l'obbligo, con il potere legislativo a nostra disposizione, di intervenire in quanto garanti della legalità dello Stato.

Fedeli a questo ruolo e ai princìpi di giustizia e legalità fondanti del MoVimento 5 Stelle e in cui ognuno di noi si riconosce, abbracciando simbolicamente tutti i familiari delle vittime e continuando a stare accanto a chi ce l'ha fatta, esprimiamo voto favorevole all'approvazione del provvedimento in esame. (Applausi dai Gruppo M5S e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, nel suo complesso.

(Segue la votazione).

Il Senato approva. (v. Allegato B). (Vivi, prolungati applausi dai Gruppi M5S, FI-BP, L-SP-PSd'Az e FdI, i cui senatori si levano in piedi).

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

CIRINNA' (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CIRINNA' (PD). Signor Presidente, colleghi, oggi è l'ultima seduta parlamentare prima della riunione del Congresso mondiale delle famiglie che si terrà a Verona. Intendo chiedere al Presidente per quale motivo non sia stata messa in votazione la mozione che chiedeva un chiarimento sul patrocinio a questo evento. Segnalo che la mozione è stata firmata da tutto il Gruppo - sottolineo tutto il Gruppo - del Partito Democratico, dai membri del Gruppo Misto appartenenti a LeU, dalla senatrice Bonino e dal senatore del Partito Socialista Nencini. Questa mozione chiedeva, Presidente, un chiarimento importante per quello che riguarda il patrocinio.

Il Consiglio dei ministri, nella persona del presidente Conte, ha smentito che ci sia il patrocinio della Presidenza del Consiglio, ma a tutt'oggi, se apriamo il sito del Congresso delle famiglie, appare addirittura lo stellone della Repubblica. (Il ministro Salvini si reca sugli scranni del Gruppo L-SP-PSd'Az, ricevendone gli applausi. Tutti i senatori del Gruppo L-SP-PSd'Az si rivolgono verso la tribuna degli operatori dell'informazione facendo il segno del pollice in su).

Lo stellone della Repubblica non può essere concesso per qualcosa che voglia semplicemente... (Commenti dal Gruppo PD).

Mi risulta che siano vietate le foto in Aula, Presidente. (Applausi ironici dal Gruppo L-SP-PSdAZ. Reiterati commenti e proteste dal Gruppo PD e del senatore Errani).

Ormai questo è lo stadio.

PRESIDENTE. Se vi sedete, ascoltiamo la senatrice Cirinnà.

VERDUCCI (PD). Vergogna!

CIRINNA' (PD). Hanno tutto l'interesse i senatori della Lega a non ascoltare quello che sto dicendo, un altro abuso perpetrato ai danni della Repubblica.

PRESIDENTE.Senatrice, prosegua. Io l'ascolto.

CIRINNA' (PD). La ringrazio, Presidente. La sua carica importante, la seconda carica dello Stato...

ERRANI (Misto-LeU). Non è accettabile. La seduta non è finita!

PRESIDENTE. Per favore, state seduti.

I senatori stanno defluendo. Aspettiamo che defluiscano allora.

Senatrice Cirinnà, sono interventi di fine seduta. Lasciate che le persone che non intendono ascoltare defluiscano. (Commenti della senatrice Malpezzi).

Lei non ha la parola, senatrice Malpezzi. (Commenti dal Gruppo PD).

MALPEZZI (PD). I senatori della Lega si sono messi tutti a favore dei fotografi.

PRESIDENTE. Prego, senatrice Cirinnà, prosegua. (Commenti dal Gruppo PD).

CIRINNA' (PD). I colleghi della Lega non hanno alcun interesse - ripeto - ad ascoltare che hanno perpetrato...

PRESIDENTE. Non hanno alcun interesse e stanno defluendo. Siccome io ho interesse ad ascoltarla, per favore, concluda il suo intervento.

CIRINNA' (PD). Presidente, vorrei utilizzare tutto il tempo a mia disposizione tranquillamente per spiegare alla seconda carica dello Stato che ancora ci sono quarantotto ore di tempo per non perpetrare un abuso ai danni della Repubblica. (Applausi dal Gruppo PD). Si tratta di un abuso ai danni di qualcosa che rappresenta tutti, come è lo stemma, detto stellone, della nostra Repubblica, che, nonostante le polemiche, i palleggi ridicoli, le smentite e le prese in giro, appare ancora nel patrocinio di quel congresso, libero di farsi - per carità, libero di tenersi - ma non nel nome dello Stato; un congresso dove parleranno persone che hanno solo l'interesse a discriminare tra famiglie di un certo tipo e altre di altro tipo.

La cosa grave, signor Presidente, è che vi parteciperanno tre Ministri (Commenti del senatore La Russa), ma non in quanto esponenti e segretari del loro partito, ma nella veste di Ministri, rappresentando quindi questo Parlamento, il Governo e il Paese. Non è giusto. Gli italiani devono sapere. (Applausi dal Gruppo PD).

La vera gravità riguarda il ministro Bussetti, perché alcuni Ministri, che amministrano e governano nel nome di tutti, nel rispetto della Costituzione, non possono prestarsi ad ambigue discussioni discriminatorie: la scuola è pubblica e resta tale.

Il Ministro dell'interno faccia il Ministro dell'interno per tutti e per tutte le famiglie. Le famiglie sono tutte uguali: quelle di sposati, di uniti civilmente, le famiglie monoparentali, le famiglie monogenitoriali. Non è accettabile che, sotto lo scudo della Repubblica, si discrimini. (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Masini).

COMINCINI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

COMINCINI (PD). Signor Presidente, alcune settimane fa ho presentato un'interrogazione al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti a proposito di un importante intervento di mitigazione acustica che deve essere realizzato dalla società Milano Serravalle-Milano Tangenziali SpA sul territorio del Comune di Buccinasco.

Una serie di lungaggini burocratiche sta impedendo a quell'opera, finanziata da parte della concessionaria, di poter essere eseguita.

Presidenza del vice presidente CALDEROLI (ore 12,33)

(Segue COMINCINI). L'interrogazione non è stata ancora evasa e, quindi, chiederei alla Presidenza di voler sollecitare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti affinché dia una risposta.

A me non interessa tanto la risposta formale all'interrogazione che ho presentato quanto lo smuovere una penna dal banco del Ministero e del dirigente competente, il quale deve semplicemente approvare un piano finanziario che la società concessionaria ha presentato ormai da tempo, che è in ritardo e ancora non viene approvato dal Ministero. Solo con l'approvazione di quel piano finanziario l'opera di mitigazione acustica potrà essere realizzata.

Chiedo quindi alla Presidenza di sollecitare il Ministro e il suo Ministero a rispondere all'interrogazione, ma soprattutto a dare corso a una semplice incombenza burocratica. (Applausi dal Gruppo PD).

D'ALFONSO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

D'ALFONSO (PD). Signor Presidente, intervengo per richiamare le attenzioni del nostro ordinamento e, quindi, del Ministro competente su una questione autostradale che ha visto andare in onda qui anche un pezzo di spettacolo tra un interrogante civetta e il Ministro rispondente.

Il decreto-legge per Genova ha assegnato 192 milioni di euro per lavori urgenti sull'autostrada A24-A25. In seguito, abbiamo avuto la legge di conversione e per tre volte il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha sbagliato a redigere il decreto ministeriale, poiché è stato omesso il concerto dell'Ufficio centrale di bilancio dello stesso Ministero. La contabilità pubblica è costruita su una coppia di consistenze finanziarie, per cui ci sono la contabilità di cassa e quella di competenza: i 192 milioni di euro per gli interventi urgenti per la messa in sicurezza hanno avuto 162 milioni di euro in cassa e 30 milioni in competenza; nei fatti, da settembre, c'è una specie di pendolo di Foucault che non rende disponibili tali risorse.

Intervengo quindi per richiamare le attenzioni dell'ordinamento e, attraverso di esso, del Ministro e del Ministero affinché si allineino linguaggi e documenti, per fare in modo che quelle risorse producano cantierizzazione e tute di operai capaci di realizzare interventi. Ad oggi, quell'autostrada necessita di oltre 2 miliardi di euro di lavori: 192 milioni di euro sono in pancia al Ministero e circa 461 sono stati già utilizzati dal 2003 ad oggi.

Gli interventi di fine seduta di questo tipo devono servire a riordinare l'agenda dei Ministri e dei Ministeri. (Applausi dal Gruppo PD).

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per portare l'attenzione di quest'Assemblea su Cesare Battisti, terrorista più volte condannato, evaso nel 1981 dal carcere di Frosinone e per anni fuggitivo e latitante. Finalmente è tornato in Italia - in manette, se Dio vuole - grazie a un'operazione di polizia internazionale che l'ha condotto in arresto lo scorso 12 gennaio a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia.

Battisti è stato riconsegnato alle patrie galere e trasferito nel carcere di Oristano, dove finalmente potrà scontare l'ergastolo e non più circolare a piede libero, prendendo il sole sulle spiagge del Sud America e sorseggiando una cerveza.

Nei giorni scorsi, le cronache hanno riportato la notizia che Battisti ha ammesso - finalmente e per la prima volta, lo sottolineo - le proprie responsabilità per i crimini che gli sono stati imputati. Per la prima volta, dopo decenni, Battisti si è dichiarato colpevole - li ha ammessi, come riportano i verbali degli interrogatori - di quattro omicidi, che hanno messo fine a quattro vite innocenti per un'ideologia assassina e vigliacca.

Leggo testualmente le parole del terrorista, perché così si chiama: «Sono stato sostenuto nella mia latitanza da partiti, gruppi di intellettuali, soprattutto nel mondo editoriale, come sostegno ideologico e logistico»; «(…) ero ritenuto un intellettuale, scrivevo libri, ero insomma una persona ideologicamente motivata». Nei suoi racconti si apprende di una vita normale, l'apertura di un ristorante, la scrittura di libri e la collaborazione con riviste, come nulla fosse, signor Presidente. Meno male che sono arrivati Bolsonaro in Brasile e Matteo Salvini in Italia, che finalmente hanno permesso di riportarlo nel nostro Paese e consegnarlo alla giustizia.

Caro Presidente, mi avvio a concludere con una riflessione. L'ammissione degli omicidi da parte di Battisti non può che farci pensare a quegli intellettuali, scrittori, giornalisti, esponenti della sinistra radical chic che in tutto questo tempo si sono ostinati a difendere Cesare Battisti senza se e senza ma, come se fosse un perseguitato o la vittima di una persecuzione politica. E invece no, signor Presidente: era solo una persona che fuggiva dalle proprie responsabilità e dalla giustizia. Il problema di costoro è se il ministro Salvini indossi o no la giacca delle Forze dell'ordine e non se un assassino sia assicurato alla giustizia.

Concludo con un invito a questa sinistra: continuate così; state sempre dalla parte sbagliata e sarete per noi una grandissima soddisfazione. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

VERDUCCI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

VERDUCCI (PD). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per ricordare in quest'Aula la figura di Ernesto Buondonno, scomparso pochi giorni fa a Fermo.

Egli fu protagonista, a livello locale e nazionale, di quella rivoluzione culturale, prima ancora che nella medicina e nella psichiatra, guidata dalle idee e dalle azioni di Franco Basaglia. Fu una rivoluzione certamente nel nostro Paese, ma, per il suo impatto, anche a livello internazionale.

Ernesto Buondonno arrivò a Fermo, da giovane psichiatra, per lavorare nell'ospedale psichiatrico, quello che un tempo veniva chiamato manicomio. Negli anni Cinquanta, quando arrivò nel nostro Paese, la diagnosi della malattia mentale equivaleva a una vera e propria sentenza di morte e nei manicomi c'erano contenzione, isolamento e privazione della libertà. L'idea era quella di reprimere e sedare, oltre che controllare, nonché nascondere al resto della città e della società coloro che sperimentavano una malattia così angosciosa e dolorosa. Signor Presidente, il manicomio era l'emblema di una logica sociale volta anche all'annientamento del diverso.

Ernesto Buondonno, con Franco Basaglia e tantissimi altri psichiatri, fu invece protagonista di un altro modello di psichiatria, quella che poi è stata chiamata psichiatria democratica, e delle lotte per trasformare i manicomi in comunità terapeutiche e, soprattutto, per superare i pregiudizi e lo stigma e abbattere i muri. Nel 1974 egli fu protagonista dell'apertura del manicomio, qualche anno prima della cosiddetta legge Basaglia, che nel 1978 sarà un passo enorme in avanti per il nostro Stato di diritto contro la segregazione e l'emarginazione sociale e a favore di cure improntate al recupero delle storie personali dei malati, al dialogo e alla comprensione.

Signor Presidente, ricordando oggi le vicende di Ernesto Buondonno e Franco Basaglia, voglio anche ricordare l'importanza dello Stato di diritto in un tempo, come il nostro, in cui il Governo di MoVimento 5 Stelle e Lega attacca a più riprese i diritti, anche costituzionali, riconosciuti nel nostro Paese. Voglio rendere omaggio a quegli uomini che, ridando dignità e cittadinanza a coloro che erano considerati reietti dal mondo, al punto di dover essere nascosti agli occhi del resto della società, hanno dato alla nostra democrazia e al nostro Paese quel rispetto e quei diritti di cui oggi ci fregiamo e per cui siamo conosciuti in tutto il mondo. (Applausi dal Gruppo PD).

LANNUTTI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (M5S). Signor Presidente, vorrei portare all'attenzione dell'Assemblea e anche del Governo, nella speranza possa rispondere alle interrogazioni depositate, notizie di pratiche illegali poste in atto da UBI Banca, i cui vertici sono a giudizio per gravissimi reati a seguito di circostanziate denunce inoltrate a partire dal 2012 da Adusbef e da un ex parlamentare, Presidente dei piccoli azionisti di UBI, Giorgio Jannone.

Questo processo va avanti grazie alla costanza e alla tenacia di alcuni magistrati, come il pubblico ministero Fabio Pelosi, e dagli ufficiali della Guardia di finanza, tutti trasferiti perché non dovevano indagare su quel sepolcro imbiancato. Si tratta di fatti gravissimi che vengono censurati e oscurati e nel cui processo, purtroppo, la Banca d'Italia neppure si è costituita parte civile.

IWBank, l'istituto online del gruppo UBI, tra il 7 maggio 2008 e il 14 maggio 2014 avrebbe effettuato transazioni senza controlli antiriciclaggio per la notevole somma di 1.000 miliardi di euro - ripeto, 1.000 miliardi - senza le adeguate verifiche sulla titolarità effettiva delle somme movimentate su 104.000 dei 140.000 conti e con esami incompleti sugli altri 36.000. Il buco negli accertamenti obbligatori ha riguardato 49 milioni di operazioni su titoli e strumenti finanziari. Per quelle vicende, il pm di Milano Elio Ramondini lunedì scorso, 25 marzo, nel processo con rito abbreviato davanti al giudice per le udienze preliminari del tribunale Cristina Mannocci, ha chiesto la condanna a due anni e sei mesi per ciascuno dei 14 indagati nel procedimento in cui sono imputati anche in base alla legge n. 231 sulla responsabilità degli enti. Per questi gravissimi comportamenti, signor Presidente, ieri Bankitalia in tarda serata, solo dopo una decina di anni dall'inizio delle violazioni, ha diramato un comunicato in cui rende nota la decisione del direttorio dello scorso 8 marzo con cui è stata comminata al gruppo UBI la sanzione di 1,2 milioni per violazione delle normative antiriciclaggio.

Sollecito quindi il Governo a rispondere sulla vicenda descritta e sulla direttiva europea sull'onorabilità dei banchieri, in applicazione della direttiva europea 2013/36 del 26 giugno 2013, che fa decadere dalla carica l'amministratore semplicemente indagato in vista dell'assemblea di UBI del 12 aprile (fra qualche giorno) i cui accordi prevedono il rinnovo di Victor Massiah alla carica di amministratore delegato e di Roberto Nicastro, ex presidente del fondo che con 3,6 miliardi salvò le quattro banche, regalando a UBI tre delle quattro banche.

Un fatto molto importante riguarda Assogestioni, la società dei fondi che non ha presentato per protesta alcun candidato.

Concludo, signor Presidente, auspicando interventi drastici a tutela del risparmio, ritenendo gravissimi questi comportamenti, come ad esempio il rinvio dell'udienza in prossimità della prescrizione per i reati di truffa ed altri gravissimi reati a carico dei banchieri di Arezzo, che hanno azzerato i risparmiatori di Banca Etruria, dove ci fu purtroppo il suicidio di Luigino D'Angelo. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 2 aprile 2019

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 2 aprile, alle ore 16, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 12,47).

Allegato A

DISEGNO DI LEGGE

Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di legittima difesa (5-199-234-253-392-412-563-652-B)

ARTICOLI DA 1 A 9 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Art. 1.

Identico all'articolo 1 approvato dal Senato

(Modifiche all'articolo 52 del codice penale)

1. All'articolo 52 del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al secondo comma, dopo la parola: «sussiste» è inserita la seguente: «sempre»;

b) al terzo comma, le parole: «La disposizione di cui al secondo comma si applica» sono sostituite dalle seguenti: «Le disposizioni di cui al secondo e al quarto comma si applicano»;

c) dopo il terzo comma è aggiunto il seguente:

«Nei casi di cui al secondo e al terzo comma agisce sempre in stato di legittima difesa colui che compie un atto per respingere l'intrusione posta in essere, con violenza o minaccia di uso di armi o di altri mezzi di coazione fisica, da parte di una o più persone».

Art. 2.

Identico all'articolo 2 approvato dal Senato

(Modifica all'articolo 55 del codice penale)

1. Dopo il primo comma dell'articolo 55 del codice penale è aggiunto il seguente:

«Nei casi di cui ai commi secondo, terzo e quarto dell'articolo 52, la punibilità è esclusa se chi ha commesso il fatto per la salvaguardia della propria o altrui incolumità ha agito nelle condizioni di cui all'articolo 61, primo comma, numero 5), ovvero in stato di grave turbamento, derivante dalla situazione di pericolo in atto».

Art. 3.

Identico all'articolo 3 approvato dal Senato

(Modifica all'articolo 165 del codice penale)

1. All'articolo 165 del codice penale, dopo il quinto comma è aggiunto il seguente:

«Nel caso di condanna per il reato previsto dall'articolo 624-bis, la sospensione condizionale della pena è comunque subordinata al pagamento integrale dell'importo dovuto per il risarcimento del danno alla persona offesa».

Art. 4.

Identico all'articolo 4 approvato dal Senato

(Modifiche all'articolo 614 del codice penale)

1. All'articolo 614 del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo comma, le parole: «da sei mesi a tre anni» sono sostituite dalle seguenti: «da uno a quattro anni»;

b) al quarto comma, le parole: «da uno a cinque anni» sono sostituite dalle seguenti: «da due a sei anni».

Art. 5.

Identico all'articolo 5 approvato dal Senato

(Modifiche all'articolo 624-bis del codice penale)

1. All'articolo 624-bis del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo comma, le parole: «da tre a sei anni» sono sostituite dalle seguenti: «da quattro a sette anni»;

b) al terzo comma, le parole: «da quattro a dieci anni e della multa da euro 927 a euro 2.000» sono sostituite dalle seguenti: «da cinque a dieci anni e della multa da euro 1.000 a euro 2.500».

Art. 6.

Identico all'articolo 6 approvato dal Senato

(Modifiche all'articolo 628 del codice penale)

1. All'articolo 628 del codice penale sono apportate le seguenti modificazioni:

a) al primo comma, la parola: «quattro» è sostituita dalla seguente: «cinque»;

b) al terzo comma, alinea, la parola: «cinque» è sostituita dalla seguente: «sei» e le parole: «da euro 1.290 a euro 3.098» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 2.000 a euro 4.000»;

c) al quarto comma, la parola: «sei» è sostituita dalla seguente: «sette» e le parole: «da euro 1.538 a euro 3.098» sono sostituite dalle seguenti: «da euro 2.500 a euro 4.000».

Art. 7.

Identico all'articolo 7 approvato dal Senato

(Modifica all'articolo 2044 del codice civile)

1. All'articolo 2044 del codice civile sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

«Nei casi di cui all'articolo 52, commi secondo, terzo e quarto, del codice penale, la responsabilità di chi ha compiuto il fatto è esclusa.

Nel caso di cui all'articolo 55, secondo comma, del codice penale, al danneggiato è dovuta una indennità la cui misura è rimessa all'equo apprezzamento del giudice, tenuto altresì conto della gravità, delle modalità realizzative e del contributo causale della condotta posta in essere dal danneggiato».

Art. 8.

Approvato

(Disposizioni in materia di spese di giustizia)

1. Dopo l'articolo 115 del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di spese di giustizia, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 2002, n. 115, è inserito il seguente:

«Art. 115-bis (L). - (Liquidazione dell'onorario e delle spese per la difesa di persona nei cui confronti è emesso provvedimento di archiviazione o sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento nel caso di legittima difesa) - 1. L'onorario e le spese spettanti al difensore, all'ausiliario del magistrato e al consulente tecnico di parte di persona nei cui confronti è emesso provvedimento di archiviazione motivato dalla sussistenza delle condizioni di cui all'articolo 52, commi secondo, terzo e quarto, del codice penale o sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento perché il fatto non costituisce reato in quanto commesso in presenza delle condizioni di cui all'articolo 52, commi secondo, terzo e quarto, del codice penale nonché all'articolo 55, secondo comma, del medesimo codice, sono liquidati dal magistrato nella misura e con le modalità previste dagli articoli 82 e 83 ed è ammessa opposizione ai sensi dell'articolo 84. Nel caso in cui il difensore sia iscritto nell'albo degli avvocati di un distretto di corte d'appello diverso da quello dell'autorità giudiziaria procedente, in deroga all'articolo 82, comma 2, sono sempre dovute le spese documentate e le indennità di trasferta nella misura minima consentita.

2. Nel caso in cui, a seguito della riapertura delle indagini, della revoca o della impugnazione della sentenza di non luogo a procedere o della impugnazione della sentenza di proscioglimento, sia pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, lo Stato ha diritto di ripetere le somme anticipate nei confronti della persona condannata».

2. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, valutati in 590.940 euro annui a decorrere dall'anno 2019, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento del fondo speciale di parte corrente iscritto, ai fini del bilancio triennale 2019-2021, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2019, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero della giustizia.

3. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.

Art. 9.

Identico all'articolo 9 approvato dal Senato

(Modifica all'articolo 132-bis delle norme di attuazione del codice di procedura penale)

1. Al comma 1 dell'articolo 132-bis delle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale, di cui al decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, dopo la lettera a-bis) è inserita la seguente:

«a-ter) ai processi relativi ai delitti di cui agli articoli 589 e 590 del codice penale verificatisi in presenza delle circostanze di cui agli articoli 52, secondo, terzo e quarto comma, e 55, secondo comma, del codice penale» .

Allegato B

Parere espresso dalla 5a Commissione permanente sul disegno di legge n. 5-199-234-253-392-412-563-652-B

La Commissione programmazione economica, bilancio, esaminato il disegno di legge in titolo, esprime, per quanto di propria competenza, parere non ostativo.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute al banco della Presidenza le seguenti comunicazioni:

Disegno di legge n. 5-199-234-253-392-412-563-652-B:

sulla votazione finale, le senatrici Bonino e Rossomando avrebbero voluto esprimere un voto contrario.

Congedi e missioni

Sono in congedo i senatori: Alderisi, Arrigoni, Barachini, Battistoni, Bertacco, Bogo Deledda, Borgonzoni, Bossi Umberto, Candiani, Cattaneo, Cioffi, Crimi, D'Angelo, De Poli, Galliani, Giacobbe, Ginetti, Maffoni, Mangialavori, Marcucci, Marin, Merlo, Monti, Napolitano, Parente, Renzi, Ronzulli, Santangelo, Siri, Solinas e Zanda.

Sono assenti per incarico avuto dal Senato i senatori: Giarrusso e Grasso, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere; Briziarelli, per attività della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati; Paroli, per attività dell'Assemblea parlamentare della NATO; L'Abbate, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'InCE; Augussori, Castaldi, Ferrara, Taverna e Vattuone, per attività dell'Assemblea parlamentare dell'Osce; Rampi, per attività dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa; Casini e Garavini, per partecipare a incontri internazionali.

Inchieste parlamentari, nuovo deferimento

È stata nuovamente deferita, in sede referente, ai sensi dell'articolo 35, comma 2, del Regolamento, la seguente proposta d'inchiesta parlamentare, già assegnata in sede redigente:

alla 9a Commissione permanente:

De Bonis e altri. - "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sull'emersione e gestione dell'emergenza Xylella fastidiosa nei territori della Puglia", previ pareri della 1a, 2a, 5a, e della 13a Commissione permanente (Doc. XXII, n. 6).

Governo, trasmissione di atti per il parere. Deferimento

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 27 marzo 2019, ha trasmesso - per l'acquisizione del parere parlamentare, ai sensi dell'articolo 2 della legge 25 ottobre 2017, n. 163 - lo schema di decreto legislativo recante la disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui al regolamento (UE) 2015/757 concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di anidride carbonica generate dal trasporto marittimo (n. 76).

Ai sensi della predetta disposizione e dell'articolo 139-bis del Regolamento, lo schema di decreto è deferito alla 13a Commissione permanente, che esprimerà il parere entro il termine del 7 maggio 2019. Le Commissioni 2a, 5a, 8a e 14a potranno formulare le proprie osservazioni alla 13a Commissione entro il 27 aprile 2019.

Governo, trasmissione di atti e documenti

Il Ministro dei beni e delle attività culturali, con lettera in data 21 marzo 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 1, comma 4, della legge 15 dicembre 1998, n. 444, la relazione sugli immobili adibiti a teatro, relativa all'anno 2018.

La predetta documentazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 7a Commissione permanente (Atto n. 212).

Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, con lettera in data 22 marzo 2019, ha inviato - ai sensi dell'articolo 9 della legge 24 gennaio 1978, n. 14 - la comunicazione concernente la nomina del professor Pasquale Tridico quale soggetto a cui, ai sensi dell'articolo 25, comma 2, del decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, sono attribuiti i poteri del Presidente e del consiglio di amministrazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale (INPS), nonché la nomina del dottor Adriano Morrone quale suo vice (n.9).

Tale comunicazione è trasmessa, per competenza, alla 11a Commissione permanente.

Il Ministro per i rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, con lettera in data 21 marzo 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 10, comma 2, del decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, le relazioni sullo stato della disciplina militare e sullo stato dell'organizzazione delle Forze Armate, relative all'anno 2016 (Doc. XXXVI, n. 1) e all'anno 2017 (Doc. XXXVI, n. 2).

I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 4a Commissione permanente.

Il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, con lettera in data 12 marzo 2018, ha inviato, ai sensi dell'articolo 27, comma 5, della legge 7 agosto 1990, n. 241, la relazione - predisposta dalla Commissione per l'accesso ai documenti amministrativi - sulla trasparenza dell'attività della Pubblica amministrazione, relativa all'anno 2017.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente (Doc. LXXVIII, n. 1).

Governo, trasmissione di atti e documenti dell'Unione europea di particolare rilevanza ai sensi dell'articolo 6, comma 1, della legge n. 234 del 2012. Deferimento

Ai sensi dell'articolo 144, commi 1 e 6, del Regolamento, sono deferiti alle sottoindicate Commissioni permanenti i seguenti atti e documenti dell'Unione europea, trasmessi dal Dipartimento per le politiche europee della Presidenza del Consiglio dei ministri, in base all'articolo 6, comma 1, della legge 24 dicembre 2012, n. 234:

comunicazione della Commissione Unione dei mercati dei capitali: progressi nella creazione del mercato unico dei capitali per un'Unione economica e monetaria forte (COM(2019) 136 definitivo), alla 6a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a;

relazione congiunta al Parlamento europeo e al Consiglio - Migliorare la governance degli oceani: due anni di progressi (JOIN(2019) 4 definitivo), alla 13a Commissione permanente e, per il parere, alla Commissione 14a.

Autorità garante della concorrenza e del mercato, trasmissione di atti. Deferimento

Il Presidente dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, con lettera in data 19 marzo 2019, ha inviato, ai sensi dell'articolo 21 della legge 10 ottobre 1990, n. 287, una segnalazione in merito alla legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021, con riferimento alle comunicazioni informative sanitarie e all'iscrizione all'albo territoriale dei direttori sanitari, all'affidamento di servizi di tesoreria e di cassa a Poste italiane Spa nonché alla disciplina del secondary ticketing.

La predetta segnalazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a, alla 5a, alla 8a, alla 10a e alla 12a Commissione permanente (Atto n. 213).

Corte costituzionale, trasmissione di sentenze. Deferimento

La Corte costituzionale ha trasmesso, a norma dell'articolo 30, secondo comma, della legge 11 marzo 1953, n. 87, le seguenti sentenze, che sono deferite, ai sensi dell'articolo 139, comma 1, del Regolamento, alle sottoindicate Commissioni competenti per materia, nonché alla 1a Commissione permanente:

sentenza n. 54 del 6 febbraio 2019, depositata il 20 marzo 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 31 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4 (Misure urgenti in materia di organizzazione e funzionamento della pubblica amministrazione), convertito, con modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80 (Doc. VII, n. 40) - alla 5a e alla 8a Commissione permanente;

sentenza n. 55 del 6 febbraio 2019, depositata il 20 marzo 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 21-ter, comma 1, del decreto-legge 24 giugno 2016, n. 113 (Misure finanziarie urgenti per gli enti territoriali e il territorio), convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2016, n. 160, nella parte in cui l'indennizzo ivi indicato è riconosciuto ai soggetti nati nell'anno 1958 e nell'anno 1966, dalla "data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto", anziché dalla "medesima data prevista per i soggetti nati negli anni dal 1959 al 1965" (Doc. VII, n. 41) - alla 12a Commissione permanente;

sentenza n. 56 del 20 febbraio 2019, depositata il 20 marzo 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 1, comma 1080, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020), nella parte in cui non richiede l'intesa con la Conferenza unificata in relazione al decreto ministeriale da esso previsto (Doc. VII, n. 42) - alla 5a e alla 8a Commissione permanente;

sentenza n. 40 del 20 febbraio 2019, depositata il 21 marzo 2019. La Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo 12 maggio 2015, n. 72 (Attuazione della direttiva 2013/36/UE, che modifica la direttiva 2002/87/CE e abroga le direttive 2006/48/CE e 2006/49/CE, per quanto concerne l'accesso all'attività degli enti creditizi e la vigilanza prudenziale sugli enti creditizi e sulle imprese di investimento. Modifiche al decreto legislativo 1° settembre 1993, n. 385 e al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58), nella parte in cui esclude l'applicazione retroattiva delle modifiche apportate dal comma 3 dello stesso articolo 6 alle sanzioni amministrative previste per l'illecito disciplinato dall'articolo 187-bis del decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58 (Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, ai sensi degli articoli 8 e 21 della legge 6 febbraio 1996, n. 52), in via consequenziale, ai sensi dell'articolo 27 della legge 11 marzo 1953, n. 87 (Norme sulla costituzione e sul funzionamento della Corte costituzionale), la Corte ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 6, comma 2, del decreto legislativo n. 72 del 2015, nella parte in cui esclude l'applicazione retroattiva delle modifiche apportate dal comma 3 dello stesso articolo 6 alle sanzioni amministrative previste per l'illecito di cui all'articolo 187-ter del decreto legislativo n. 58 del 1998 (Doc. VII, n. 43) - alla 2a, alla 6a e alla 14a Commissione permanente.

Corte dei conti, trasmissione di documentazione. Deferimento

Il Presidente della Sezione centrale di controllo sulla gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti, con lettera in data 20 marzo 2019, ha trasmesso la deliberazione n. 3/2019/G - Relazione concernente "Gli esiti dell'attività di controllo svolta nell'anno 2017".

La predetta deliberazione è deferita, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 5a Commissione permanente (Atto n. 211).

Regioni e province autonome, trasmissione di relazioni. Deferimento

Con lettere in data 12 e 18 marzo 2019, sono state inviate, ai sensi dell'articolo 16, comma 2, della legge 15 maggio 1997, n. 127, le relazioni sull'attività svolta nell'anno 2018 dai seguenti difensori civici:

della Provincia autonoma di Trento (Doc. CXXVIII, n. 6);

della Regione autonoma Valle d'Aosta (Doc. CXXVIII, n. 7).

I predetti documenti sono deferiti, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 1a Commissione permanente.

Il Difensore civico della Regione autonoma Valle d'Aosta, in qualità di Garante dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale, con lettera in data 18 marzo 2019, ha inviato, ai sensi degli articoli 2-ter e 15 della legge regionale 28 agosto 2001, n. 17, la relazione sull'attività svolta nell'anno 2018.

Il predetto documento è deferito, ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento, alla 2a Commissione permanente (Atto n. 210).

Risposte scritte ad interrogazioni

(Pervenute dal 22 al 28 marzo 2019)

SOMMARIO DEL FASCICOLO N. 25

AIMI: sulla vicenda della diciottenne saudita Rahaf Mohammed al-Qunun (4-01073) (risp. DEL RE, vice ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale)

ANGRISANI ed altri: sulla necessità di bonificare il fiume Sarno in Campania (4-00857) (risp. COSTA, ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)

BERNINI: sulla realizzazione di un insediamento industriale in area "ex Cercom" a Comacchio (Ferrara) (4-00721) (risp. COSTA, ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare)

Mozioni

NATURALE, MOLLAME, AGOSTINELLI, FATTORI, TRENTACOSTE, ABATE, LOREFICE, PUGLIA, DONNO, LOMUTI, ROMANO, LANNUTTI, ANASTASI, PELLEGRINI Marco, ACCOTO, ANGRISANI, DI MICCO, CROATTI, LA MURA, GALLICCHIO, TURCO - Il Senato,

premesso che:

il problema della Xylella in Puglia si riscontra a partire dall'autunno del 2013, quando alcuni olivicoltori della zona di Gallipoli (Lecce) evidenziarono una strana sintomatologia nelle piante di olivo, descrivibile come un disseccamento;

mediante una serie di ricerche, si è arrivati a delineare con certezza il collegamento tra la sintomatologia osservata e la Xylella;

la Xylella, conosciuta con il nome scientifico di Xylella fastidiosa, è un batterio che vive e si riproduce nello xilema, occludendo i vasi conduttori della pianta;

l'infezione di Xylella fastidiosa è trasferita mediante tre insetti vettori, tra i quali il più presente ed il più efficiente è la sputacchina media (Philaenus spumarius, Linneo 1758), molto presente in Europa;

a causa della sua pericolosità, la Xylella è classificata come "patogeno da quarantena" nella lista A2 della European and Mediterranean plant protection organization (EPPO);

dal 2013 al marzo 2018 sono stati registrati 11 interventi della Regione Puglia che, a seguito dell'individuazione di nuovi focolai, hanno spostato verso nord la linea di demarcazione con la zona indenne;

considerato che:

la gravità dell'epidemia in atto, congiuntamente all'enorme rischio potenziale di espansione in altre regioni del Paese, rende necessaria l'applicazione di misure di contenimento;

è indispensabile uno stretto coordinamento tra le varie istituzioni chiamate a gestire le azioni di contrasto sul territorio a tutti i livelli (nazionale, regionale, provinciale, comunale) e con diverse funzioni (legislative, amministrative, di prevenzione, controllo, informazione, ricerca);

l'attuale sistema organizzativo degli interventi per il contrasto alla diffusione della malattia vede impegnati, a livello nazionale, il Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, con la gestione del servizio fitosanitario centrale e coordinamento dei servizi fitosanitari regionali, mentre a livello regionale vi sono una serie di soggetti, con ruoli e attività complementari (l'osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, l'Agenzia regionale attività irrigue e forestali, ARIF, i laboratori accreditati, InnovaPuglia SpA ed il comando regione Carabinieri forestali Puglia);

attualmente non esiste un metodo per curare le piante infette da Xylella fastidiosa ed è dunque fondamentale, come ha ritenuto la comunità scientifica nel documento pubblicato dall'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nel gennaio 2015, intervenire sui vettori mediante un programma di lotta integrata che comprenda sia il controllo sui medesimi che la tempestiva riduzione delle sorgenti d'inoculo;

la lotta ai vettori deve privilegiare misure fitosanitarie di natura agronomica e fitoiatrica a basso impatto ambientale;

la prima azione da condurre nella lotta ai vettori consiste in un attento e puntuale monitoraggio che, nelle forme giovanili, si concretizza in un'osservazione diretta delle piante erbacee, mentre nelle forme adulte può essere svolto con retino entomologico o con trappole adesive gialle, sia sulla copertura erbacea che sulla chioma dell'olivo;

gran parte delle misure utili al controllo dei vettori sono già incluse nella legislazione nazionale;

in particolare, il decreto del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali 13 febbraio 2018 recante "Misure di emergenza per la prevenzione, il controllo e l'eradicazione di Xylella fastidiosa (Well et al.) nel territorio della Repubblica italiana" prevede operazioni meccaniche per l'eliminazione delle piante erbacee spontanee nel periodo marzo-aprile, al fine di eliminare larga parte degli stadi giovanili degli insetti vettori, nonché interventi insetticidi per il controllo degli insetti adulti nel periodo compreso tra il mese di maggio e il mese di ottobre;

per quanto riguarda la zona indenne del territorio regionale pugliese, di cui al decreto ministeriale 18 febbraio 2016, costituita dal restante territorio della Puglia posto a nord della zona cuscinetto, nonché nel restante territorio nazionale, devono essere rafforzate le misure preventive idonee a ridurre il rischio di introduzione e diffusione del batterio mediante gli insetti vettori;

è necessario un piano di monitoraggio, che deve includere un programma di ispezioni e campionamenti, sia in zone demarcate che in zone indenni;

il monitoraggio delle piante finora realizzato dal servizio fitosanitario della Regione Puglia nelle diverse aree delimitate mette in evidenza un totale di 164.600 maglie ispezionate e una percentuale del 2 per cento di piante positive nella zona di contenimento e dello 0,1 per cento nella zona cuscinetto;

l'attività di monitoraggio, diagnosi e prevenzione non può prescindere da un potenziamento della rete di laboratori di analisi certificati sul territorio nazionale;

a tal proposito il regolamento (UE) 2016/2031 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 ottobre 2016, e il regolamento (UE) 2017/625 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 marzo 2017, prevedono l'istituzione di laboratori nazionali ufficiali per gli organismi nocivi da quarantena;

nell'ambito del nuovo quadro normativo nazionale di riordino del servizio fitosanitario nazionale, il centro di ricerca difesa e certificazione del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria (CREA-DC) sarà individuato come istituto di riferimento nazionale per la protezione delle piante, organismo scientifico di supporto per le attività di protezione delle piante a livello nazionale e di coordinamento della rete nazionale dei laboratori di diagnostica sugli organismi nocivi delle piante;

l'ispezione e il campionamento sui territori regionali va effettuata dagli ispettori o agenti fitosanitari o da personale tecnico adeguatamente formato e specificamente incaricato dal servizio fitosanitario regionale;

ogni squadra deve essere costituita da un minimo di due unità, e deve essere dotata di equipaggiamento adeguato;

l'attività ispettiva deve essere condotta anche presso vivai autorizzati a produrre in zone demarcate;

è indispensabile attuare i controlli previsti dall'articolo 11 della decisione di esecuzione (UE) 2015/789 della Commissione del 18 maggio 2015, in base alla quale gli Stati membri effettuano controlli ufficiali regolari sulle piante specificate sottoposte a movimentazione al di fuori della zona delimitata, o da una zona infetta ad una zona cuscinetto;

la ricerca ha svolto e continua a svolgere un ruolo fondamentale nello studio di tutti i fattori dell'epidemia ed i progetti di ricerca e sperimentazioni (sia quelli conclusi, che quelli ancora in corso) sono riconducibili a tre fonti di finanziamento: quello dell'Unione europea (procurement EFSA, tre progetti del programma Horizon 2020), quello nazionale (Ministero delle politiche agricole) e quello regionale (Regione Puglia);

il ripristino del potenziale produttivo nelle aree colpite rappresenta una delle priorità principali, al fine di sostenere un'economia agricola che vede nella filiera olivicola il principale settore produttivo, di conservare un paesaggio agrario di straordinaria unicità e bellezza, e di evitare l'abbandono dei terreni;

il ripristino si attua mediante lo snellimento delle procedure autorizzative di eradicazione degli ulivi infetti;

l'immediato abbattimento delle piante infette dà luogo alla corresponsione di un contributo ai proprietari o conduttori a qualunque titolo dei terreni agricoli e delle aree ricadenti nelle zone delimitate (zona cuscinetto e zona di contenimento), per indennizzare i costi legati all'estirpazione delle piante di olivo infette dall'organismo Xylella fastidiosa ed il valore delle piante abbattute;

non hanno tuttavia diritto ad indennizzo i proprietari o conduttori a qualsiasi titolo dei terreni agricoli e delle aree ricadenti nelle zone delimitate che non adempiano alle ordinanze di abbattimento nei modi e tempi indicati dalle competenti autorità fitosanitarie;

è inoltre necessario procedere tramite la rimozione di piante disseccate a seguito di Xylella nella zona infetta, subordinata al rilascio di apposita autorizzazione su istanza di parte;

tale autorizzazione può essere concessa per motivi fitosanitari quando la pianta è in situazione di improduttività o di seria compromissione della produttività;

la pubblica amministrazione, accertata la presenza della malattia, può concedere l'autorizzazione all'espianto, purché il richiedente pianifichi la messa a dimora di un egual numero di olivi o altre specie arboree;

il rispetto della continuità dell'uso e della destinazione agricola dei terreni interessati da infezioni di Xylella è assicurato in Puglia dalla legge regionale 8 ottobre 2014, n. 41, che dispone, per tali terreni, il rispetto della tipizzazione urbanistica vigente al momento dell'espianto, escludendo la possibilità di rilascio di permessi di costruire in contrasto con la precedente destinazione urbanistica;

al fine del ripristino del potenziale produttivo, è poi necessario sostenere le riconversioni verso coltivazioni resistenti di olivo, o anche verso altre colture arboree, con lo scopo di diversificare il paesaggio agrario ed aumentare la biodiversità del territorio;

al fine di tutelare gli ulivi secolari e quelli monumentali, la legge della Regione Puglia 29 marzo 2017, n. 4, che riprende la legge della Regione Puglia 4 giugno 2007, n. 14, propone incentivi alla sperimentazione delle soluzioni proposte dalla ricerca scientifica e viene stabilito il finanziamento di operazioni di potatura straordinaria conservativa degli ulivi monumentali;

è necessario tutelare gli olivicoltori e i vivaisti, nonché i lavoratori dipendenti e gli altri operatori della filiera, tramite interventi compensativi delle perdite di reddito,

impegna il Governo:

1) ad adottare le misure necessarie al fine di contrastare l'espansione del fitopatogeno Xylella fastidiosa, individuando le azioni utili per il ripristino e il rilancio della coltura olivicola, del settore vivaistico e dell'economia agricola del territorio interessato;

2) a sostenere progetti di ricerca e sperimentazione, indispensabili per trovare soluzioni che consentano lo sviluppo e la sperimentazione di innovazioni tecniche, con funzione curativa e preventiva.

(1-00103)

BAGNAI, BOTTICI, MONTANI, ROMEO, TOSATO, SAVIANE, BOSSI Simone, PUCCIARELLI, BONFRISCO, CASOLATI, RIVOLTA, ZULIANI, FERRERO, SOLINAS - Il Senato,

premesso che:

la Banca d'Italia è il quarto detentore di riserve auree al mondo, dopo la Federal Reserve statunitense, la Bundesbank tedesca e il Fondo monetario internazionale;

il quantitativo totale di oro detenuto dall'istituto, a seguito del conferimento di 141 tonnellate alla Banca centrale europea (BCE), è pari a 2.452 tonnellate (metriche) costituito prevalentemente da lingotti (95.493) e, per una parte minore, da monete;

l'oro dell'istituto è custodito prevalentemente nei propri caveau e in parte all'estero, presso alcune banche centrali;

a giudizio dei proponenti del presente atto di indirizzo, la proprietà delle riserve auree nazionali è surrettiziamente apparsa nella discussione parlamentare come un tema di dibattito, specie dopo l'avvento del sistema bancario europeo e lo stratificarsi della normativa nazionale, rendendo dunque necessario un intervento legislativo chiarificatore;

ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dello Statuto del Sistema europeo delle banche centrali (SEBC) e della BCE, queste costituiscono parte integrante delle riserve dell'eurosistema, assieme alle altre banche centrali nazionali e a quelle di proprietà della Banca centrale europea. Infatti l'articolo 127 del TFUE (ex art. 105 del TCE) stabilisce, al comma 2, che tra i compiti fondamentali da assolvere tramite il SEBC è quello di "detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri"; al contempo, l'articolo 30 dello statuto del SEBC prevede che "La BCE ha il pieno diritto di detenere e gestire le riserve in valuta che le vengono trasferite e di utilizzarle per gli scopi indicati nel presente statuto";

più specificatamente, la normativa europea ribadisce la detenzione, sia esplicitamente nel titolo dell'articolo 31 dello statuto SEBC, e in particolare nella disposizione del comma 2 del medesimo articolo, che fa riferimento alle "attività di riserva in valuta che restano alle banche centrali nazionali dopo i trasferimenti", con ciò evidenziando nessuna supponibile ingerenza del diritto europeo circa la proprietà e il titolo in forza del quale le banche centrali nazionali detengono tali riserve, ivi comprese quelle auree, lasciando così sul campo del diritto nazionale la determinazione della questione;

la risposta fornita in data 27 marzo 2019 dal presidente della Bce, dottor Mario Draghi, all'interrogazione presentata dai parlamentari europei Marco Valli e Marco Zanni conferma e chiarisce questa interpretazione, laddove esplicita che "il Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e lo Statuto del SEBC non utilizzano il concetto di proprietà per determinare le competenze del SEBC (...) in relazione alle riserve", competenze che riguardano la detenzione e la gestione delle riserve stesse;

la detenzione da parte della Banca d'Italia delle riserve auree avviene ai sensi del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e dello statuto SEBC mentre la relativa iscrizione nell'attivo di bilancio della banca è frutto di una semplice convenzione e non implica alcun implicito diritto di proprietà, come chiaramente specificato anche negli statuti di altre banche centrali europee aderenti al SEBC;

risulta già agli atti parlamentari della XVIII Legislatura la proposta di legge AC 1064 a prima firma del deputato Claudio Borghi recante un intervento di interpretazione autentica volto a chiarire l'assetto della proprietà delle riserve auree detenute della Banca d'Italia che, come peraltro ribadito in Senato dal Presidente del Consiglio dei ministri, professor Giuseppe Conte, rispondendo all'interrogazione 3-00622 nella seduta del 21 febbraio 2019, rientra nell'ambito della discrezionalità politica del legislatore nazionale;

l'iter dell'AC 1064, dopo l'assegnazione in sede referente del 21 settembre 2018 alla VI Commissione parlamentare (Finanze) della Camera dei deputati, è stato avviato il 13 dicembre 2018 e l'esame è tuttora in corso,

impegna il Governo:

1) ad adottare le opportune iniziative al fine di definire l'assetto della proprietà delle riserve auree detenute dalla Banca d'Italia nel rispetto della normativa europea;

2) ad adottare le iniziative opportune al fine di acquisire, anche attraverso la Banca d'Italia, le notizie relative alla consistenza e allo stato di conservazione delle riserve auree ancora detenute all'estero e le modalità per l'eventuale loro rimpatrio, oltre che le relative tempistiche.

(1-00104)

PESCO, BAGNAI, BOTTICI, MONTANI, PIRRO, FERRERO, CASTALDI, DI NICOLA, DI PIAZZA, DRAGO, FENU, LANNUTTI, LEONE, ACCOTO, DELL'OLIO, GALLICCHIO, PELLEGRINI Marco, PRESUTTO, RIVOLTA, TOSATO, TURCO, ZULIANI, DI MARZIO, DONNO, CORBETTA, PIARULLI, ROMANO, ANGRISANI, VANIN, LUCIDI, RICCARDI, ORTIS, MONTEVECCHI, CASTELLONE, ROMAGNOLI, GARRUTI, CROATTI, AIROLA, D'ANGELO, LANZI, GUIDOLIN, VACCARO, MATRISCIANO, QUARTO, LUPO, PACIFICO, TRENTACOSTE, NATURALE, TAVERNA, MORRA, RUSSO, ABATE, VONO, GIANNUZZI, COLTORTI, GIARRUSSO, AGOSTINELLI, GRANATO, AUDDINO, BONFRISCO, LOMUTI, BORGHESI, MANTERO, BOSSI Simone, MARILOTTI, MININNO, MAIORINO, CASOLATI, MOLLAME, CASTIELLO, NOCERINO, CORRADO, PETROCELLI, CRUCIOLI, PUCCIARELLI, DE LUCIA, PUGLIA, DESSI', RICCIARDI, DI GIROLAMO, SANTILLO, FEDE, SILERI, FLORIDIA, GAUDIANO, PARAGONE - Il Senato,

premesso che secondo quanto risulta ai proponenti del presente atto di indirizzo:

in data 1° luglio 2014 il Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD) ha trasmesso alla Banca d'Italia una richiesta di autorizzazione di intervento in favore di Banca Popolare di Bari SCpA, già Tercas-Cassa di risparmio della provincia di Teramo SpA (Banca Tercas SpA);

tale intervento prevedeva tre misure: in primo luogo, un contributo di 265 milioni di euro a copertura del deficit patrimoniale di Tercas; in secondo luogo, una garanzia di 35 milioni di euro a copertura del rischio di credito associato a determinate esposizioni di Tercas; in terzo luogo, una garanzia di 30 milioni di euro a copertura dei costi derivanti dal trattamento fiscale della prima misura. Il 7 luglio 2014 la Banca d'Italia ha autorizzato l'intervento;

alla luce della portata dell'intervento di FITD, nel febbraio 2015, la Commissione europea ha chiesto alle autorità italiane informazioni sull'intervento del FITD, aprendo la procedura per presunti aiuti di Stato per il sostegno finanziario verso banca Tercas;

come evidenziato da un approfondimento del Ministero dell'economia e delle finanze del 23 dicembre 2015, l'interlocuzione con la Commissione sul caso Tercas si interseca e diviene corpo unico con la soluzione prospettata dal FITD per il salvataggio di 4 banche regionali commissariate (Banca delle Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti);

lo stesso FITD, in un comunicato stampa del 27 ottobre 2015, sottolinea di aver deliberato interventi "imponenti, pari a circa 2 miliardi di euro" per il salvataggio di Banca Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti e che "se dovessero essere rimborsati i depositi garantiti delle 4 banche, la somma ammonterebbe a 12,5 miliardi di euro, cifra che il Fondo non ha e non avrà mai". Ad ogni modo, si legge nel medesimo comunicato, "serve l'ok dalla UE per l'operazione";

nel corso del 2015, per mesi, si ritarda, a giudizio dei proponenti colpevolmente, l'intervento sulle quattro banche, aggravando la situazione di liquidità degli istituti, mentre, parallelamente, si attende che la Commissione europea deliberi su caso Tercas. La posizione della Commissione sembra sempre più indirizzata ad identificare l'utilizzo dei fondi (privati) del FITD come aiuto di Stato;

anche il dottor Barbagallo, capo del Dipartimento vigilanza bancaria e finanziaria della Banca d'Italia, nel corso di un'audizione nell'ambito dell'istruttoria condotta dalla Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario della XVII Legislatura, ha dichiarato che "ad Agosto 2015 DG-COMP comunica formalmente il divieto di procedere, ricapitalizzazione 4 banche da parte del FITD, in assenza di una sua decisione in merito (Caso Tercas)";

la posizione della Commissione sul caso Tercas (e quindi sulle quattro banche) seppur all'epoca non definitiva (lo diverrà solo il 23 dicembre 2015) porta il FITD a non effettuare il salvataggio delle quattro banche attraverso l'utilizzo delle disponibilità finanziarie del Fondo obbligatorio;

in data 11 novembre 2015, 10 giorni prima della risoluzione, il Fondo delibera l'autorizzazione all'aumento di capitale in Banca Etruria;

la posizione della Commissione europea in merito all'utilizzo del FITD allo scopo di ricapitalizzare un piccolo numero di banche non sistemiche, sebbene non ancora ufficialmente espressa sul caso Tercas collegato, emerge con chiarezza in una mail inviata in data 19 novembre 2015 da Lord Hill e Margrethe Vestager al Ministro pro tempore Pier Carlo Padoan. Nella mail si precisa che l'utilizzo del Fondo Interbancario si configura come aiuto di Stato, con le relative conseguenze di attivazione della BRRD (Bank recovery and resolution directive);

a seguire, in data 22 novembre 2015, il parere contrario preventivo della Commissione sul caso Tercas, determina la mancata ricapitalizzazione delle quattro banche da parte del FITD;

pertanto, con il decreto-legge 22 novembre 2015, n. 183, il Governo procede alla scissione delle quattro banche (Banca delle Marche, CariFerrara, Banca Etruria e CariChieti, in "good bank" e "bad bank" messe in liquidazione, allo scorporo dei crediti in sofferenza, utilizzando parametri di valutazione di circa un terzo rispetto ai valori medi di bilancio delle banche italiane ed europee nel 2015 (17,40 per cento contro una media del 50 per cento). Tale svalutazione massiva determina di fatto l'insolvenza delle banche e l'azzeramento degli azionisti ed obbligazionisti subordinati;

il 23 dicembre 2015 la Commissione europea ha ufficializzato la decisione, affermando che le misure del FITD, autorizzate dalla Banca d'Italia, costituivano aiuti incompatibili e illegittimi concessi dalla Repubblica italiana a Tercas e ha disposto che detti aiuti fossero recuperati;

l'Italia e il Fondo interbancario presentano ricorso, argomentando che il sostegno del FITD sia di tipo privatistico e, pertanto, non rientrante nel controllo degli aiuti di Stato;

in data 19 marzo 2019, il Tribunale dell'Unione europea annulla la decisione della Commissione;

la sentenza del Tribunale UE sul caso Tercas sconfessa, dunque, le decisioni ed i dinieghi preventivi su interventi FITD su salvataggi bancari della Commissione e certifica che l'intervento del Fondo interbancario di tutela dei depositi non poteva essere impedito, come invece è stato fatto dalla Commissione;

risulta, quindi, oggi evidente una serie di responsabilità, le quali hanno causato danni economici enormi al Paese, ai risparmiatori, al sistema bancario ed, in particolar modo, alle banche medio piccole;

il danno della perdita di fiducia da parte dei correntisti è incalcolabile e probabilmente foriero degli ulteriori collassi bancari, che si sono poi succeduti;

ai sensi e per gli effetti dell'articolo 266 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, da una sentenza di annullamento deriva l'obbligo per l'Istituzione che ha adottato l'atto, di disporre un "ripristino adeguato della situazione del ricorrente" o di evitare comunque un atto identico;

come da giurisprudenza consolidata, può essere sollevata questione di responsabilità extracontrattuale dell'Unione, se sono soddisfatte le tre seguenti condizioni cumulative: 1) illeceità del comportamento contestato all'istituzione interessata; 2) effettività del danno; 3) sussistenza di un nesso di causalità tra detto comportamento e danno lamentato;

nel caso in esame appaiono soddisfatte tutte le citate condizioni,

impegna il Governo:

1) a quantificare, anche avvalendosi degli organi tecnici istituzionali competenti, tra cui la Corte dei conti e l'Avvocatura dello Stato, i danni causati dalle conseguenze dirette ed indirette della decisione UE 2016/1208, relativa agli aiuti di stato su Banca Tercas, annullata poi in data 19 marzo 2019 dal Tribunale dell'Unione europea;

2) ad attivarsi presso le competenti sedi, anche avvalendosi degli organi tecnici, istituzionali competenti, tra cui la Corte dei conti e l'Avvocatura dello Stato, al fine di richiedere il totale risarcimento dei danni tra cui:

a) danni conseguenti alla mancata ricapitalizzazione delle banche regionali da parte del FITD, causata dalle interlocuzioni, anche informali, con i commissari europei per la concorrenza, in cui sono state esposte posizioni contrarie agli interventi tramite FITD, anche in momenti in cui non si era ancora conclusa l'istruttoria sul caso gemello e strettamente collegato di banca Tercas;

b) danni derivanti dal panico diffuso presso i depositanti e dall'effetto contagio verso gli istituti bancari percepiti più deboli;

c) danni derivanti dalla svalutazione eccessiva dei crediti in sofferenza, causata dalla risoluzione delle quattro banche e dal contagio che tale svalutazione ha prodotto nel sistema bancario;

d) danni reputazionali al sistema bancario ed al sistema Paese Italiano;

e) danni causati dall'innalzamento dello spread e quindi del costo di emissione debito pubblico, per la quota causata dall'aumento rischio Paese, direttamente collegata a rischio sistema bancario;

f) danni per il crollo delle quotazioni azionarie del comparto bancario;

g) danni derivanti dalle criticità e dai costi addizionali collegate alla decisione UE, nella risoluzione di altre crisi bancarie successive, quali Veneto Banca - Banca Popolare di Vicenza, Banca Monte dei Paschi di Siena, Banca Carige.

(1-00105)

Interpellanze

MOLLAME, ABATE, NATURALE, PUGLIA, AGOSTINELLI, QUARTO, ORTOLANI, GALLICCHIO, PIRRO, ACCOTO, GAUDIANO, FATTORI, LANNUTTI, DI NICOLA, PELLEGRINI Marco, MARINELLO, ROMAGNOLI, DI PIAZZA, GUIDOLIN, CAMPAGNA, MATRISCIANO, DRAGO, ANGRISANI, GIANNUZZI, LANZI, GARRUTI, MANTERO, PARAGONE, LUCIDI, PACIFICO, DI GIROLAMO, FEDE, PETROCELLI, SANTILLO, TURCO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. -

(2-00031p. a.)

(Già 4-01422)

Interrogazioni

DELL'OLIO, GARRUTI - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Premesso che secondo quanto risulta agli interroganti:

la Cassa di Prestanza è un ente istituito quasi un secolo fa dal Comune di Bari, con finalità di previdenza, sovvenzioni e assistenza in favore dei dipendenti comunali iscritti. Ai sensi dell'articolo 1 dello statuto della Cassa Prestanza, lo scopo istituzionale della stessa è concedere agli iscritti sovvenzioni, sussidi, premi di buonuscita e attuare altre forme di assistenza e previdenza;

l'articolo 14 dello statuto dispone che sono organi della Cassa: il presidente (sindaco del Comune di Bari o suo delegato), il Consiglio di amministrazione, il Collegio dei sindaci revisori, l'Assemblea dei soci;

lo statuto disciplina, altresì, i poteri e le competenze di ciascun organo di governo presente al proprio interno. Tra i predetti poteri vi sono quelli relativi al prelievo del contributo mensile sugli stipendi dei dipendenti aderenti alla Cassa di Prestanza (adesione irrevocabile da statuto);

considerato che:

a seguito della ricezione di alcune proposte di deliberazione comunale, relative all'impiego di circa euro 500.000 annui da trasferire dal bilancio civico a quello di Cassa Prestanza, i consiglieri comunali del MoVimento 5 Stelle si sono attivati per l'analisi specifica della questione;

risulta agli interroganti che l'analisi dello statuto abbia mostrato chiaramente che la gestione e il patrimonio di Cassa Prestanza sono del tutto separati da quelli del Comune di Bari e che la gestione "particolare" della Cassa avrebbe generato, nel tempo, forti perdite di liquidità, anche in ragione di alcune singolari decisioni quali, a titolo di esempio, quella di liquidare i dirigenti non con il metodo contributivo ma applicando il sistema retributivo, o, come sembrerebbe, quella di procedere a liquidazioni di potenziali iscritti in realtà non dipendenti del Comune;

non risulta determinata l'esatta qualificazione giuridica e/o contabile dei contributi posti a carico del bilancio comunale a favore della Cassa Prestanza dei dipendenti del Comune, non rinvenendo nello Statuto della Cassa Prestanza alcun riferimento all'obbligatorietà degli stessi;

al fine di evitare un potenziale danno erariale, il Movimento 5 Stelle ha interpellato la Corte dei conti. Tale decisione ha generato un ampio dibattito politico, che ha comportato successivamente, da parte dell'amministrazione comunale, l'interruzione dei prelievi dei contributi mensili e il congelamento dei fondi disponibili;

ad oggi la Cassa Prestanza ha smesso di liquidare le buonuscite, generando una situazione di forte crisi e di incertezza economica nei confronti dei dipendenti comunali, che per anni hanno versato regolarmente contributi all'interno della stessa Cassa, certi di affidare in buone mani i propri risparmi;

per anni il Comune di Bari, in particolare i sindaci che si sono succeduti (presidenti della Cassa), i revisori e il Consiglio di amministrazione hanno tranquillizzato i dipendenti sulla corretta gestione della Cassa Prestanza, ma, ad oggi, risulta che non siano reperibili nemmeno i libri contabili;

risulta agli interroganti che l'Amministrazione comunale, nel tempo, non ha mai assunto una posizione chiara, né fornito informazioni esaustive e proposte risolutive e rispettose dei diritti dei circa 1.100 dipendenti del Comune di Bari iscritti alla Cassa;

considerato, infine, che secondo quanto riportato nell'articolo pubblicato il 21 marzo 2019 sul quotidiano "la Repubblica", edizione di Bari, titolato "Cassa Prestanza - Il danno erariale c'è stato ma senza dolo", il procuratore regionale della Corte dei conti avrebbe dichiarato che il danno patrimoniale alle casse del Comune di Bari è stato accertato, sebbene manchi l'elemento "psicologico del dolo o della colpa grave dei presunti responsabili", per cui non vi sarebbero i presupposti per l'azione di responsabilità,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza di quanto descritto;

quali iniziative di propria competenza intenda assumere, al fine di trovare una soluzione alla questione e, al contempo, evitare il danno erariale;

se e come ritenga di agire per evidenziare le responsabilità di chi ha causato il danno erariale, eventualmente anche in solido con altri soggetti;

quali iniziative di propria competenza intenda adottare al fine di garantire ai dipendenti pubblici iscritti alla Cassa di Prestanza il recupero delle somme versate.

(3-00744)

Interrogazioni orali con carattere d'urgenza ai sensi dell'articolo 151 del Regolamento

LONARDO - Al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. - Premesso che:

in materia di utilizzo in agricoltura dei fanghi di depurazione, la sentenza del TAR Lombardia n. 1782 del 20 luglio 2018, che ha ripreso quanto precedentemente affermato dalla Corte di cassazione (con la sentenza n. 27958 del 6 giugno 2017), ha ribadito, in estrema sintesi, che, in mancanza di valori limite per gli idrocarburi nella disciplina dettata dal decreto legislativo n. 99 del 1992, si applica la disciplina più generale prevista dal codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006) e, conseguentemente, i fanghi ad uso agricolo devono rispettare i limiti previsti dalla tabella 1 dell'allegato 5 al titolo V della parte IV del decreto legislativo n. 152 del 2006, ove viene fissato un valore massimo di 50 milligrammi per chilo per gli idrocarburi pesanti e di 10 milligrammi per chilo per quelli leggeri, in termini di sostanza secca;

l'articolo 41 del decreto-legge n. 109 del 2018, cosiddetto decreto Genova, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 130 del 2018, ha nuovamente consentito l'utilizzo dei fanghi di depurazione da spargere sui terreni;

la problematica principale dei fanghi di depurazione di provenienza industriale è il loro potenziale ecotossico e la difficoltà intrinseca a definirne la tossicità lungo termine (basti pensare ai Pfas nella provincia di Vicenza); inoltre, la loro presenza non esclude la contaminazione di altri inquinanti dichiaratamente cancerogeni e mutageni con un'elevata persistenza ambientale, quali metalli pesanti, diossina e IPA;

la tossicità dei suddetti inquinanti si aggrava quando vengono metabolizzati e bioaccumulati negli organismi lungo la piramide alimentare al cui vertice si trova inevitabilmente l'uomo, inteso come essere umano;

a parere dell'interrogante, le modifiche introdotte con il decreto-legge n. 109 del 2018 costituiscono una violazione del principio di precauzione europeo che, molto semplicemente, in caso di dubbi circa pericoli per l'ambiente e per la salute, impone di scegliere la cautela,

si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo non intenda proporre l'adozione di urgenti disposizioni volte a operare una revisione organica della normativa di settore, superando le situazioni di criticità emerse a seguito delle modifiche operate dal citato articolo 41, in merito alla mancata distinzione tra fanghi industriali e fanghi civili.

(3-00743)

Interrogazioni con richiesta di risposta scritta

IANNONE - Ai Ministri per i beni e le attività culturali, delle infrastrutture e dei trasporti e dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che:

il comune di Sant'Anastasia (Napoli) è costituito da un territorio in gran parte vincolato, come tutta l'area vesuviana;

la disciplina delle suddette aree urbanistiche che, quindi, introduce dei divieti per edificare nelle aree particolarmente sensibili, presenterebbe delle limitazioni fin troppo ampie che poco si conciliano con le esigenze reali del territorio;

appare, infatti, inverosimile che, a differenza del Comune di Sant'Anastasia, il Comune di Pomigliano d'Arco, situato nelle immediate vicinanze, non sia completamente vincolato;

in passato, la situazione avrebbe accentuato il fenomeno dell'abusivismo edilizio all'interno del centro storico e nelle aree di campagna. Molteplici sono, infatti, le costruzioni abusive, per lo più costituite per essere utilizzate come dimore, che gli enti locali non riuscirebbero a gestire in termini di demolizione delle strutture e di ricollocazione degli abitanti, a causa delle carenti risorse economiche a disposizione;

per di più, quanto appena evidenziato avrebbe creato un forte calo demografico ed una forte compressione delle iniziative economiche,

si chiede di sapere se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza dei fatti esposti e quali urgenti iniziative di competenza intendano porre in essere, al fine di far introdurre delle misure per rivedere la perimetrazione delle aree vincolate, nonché per rendere più efficace l'azione di contrasto alla costruzione di immobili abusivi e per la gestione di quelli già realizzati.

(4-01492)

RAUTI, CIRIANI, CALANDRINI, FAZZOLARI, GARNERO SANTANCHE', IANNONE, LA PIETRA, MAFFONI, URSO, ZAFFINI - Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. - Premesso che:

il giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana istituita con la legge 30 marzo 2004, n. 92, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, volta a "conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale";

nonostante ogni anno vengano organizzate numerose iniziative istituzionali a cui partecipano i più alti esponenti del Governo e dello Stato italiano tra cui il Presidente della Repubblica, purtroppo continuano a esistere sacche di giustificazionismo e riduzionismo volte a infangare il ricordo delle tragedie occorse nella regione nord;

il 6 marzo 2019 il quotidiano "La Verità" ha pubblicato una lettera dell'ambasciatore Gianfranco Giorgolo, che da anni si spende in tutte le sedi perché il 10 febbraio sia onorato con il rilievo istituzionale che merita, che ha "denunciato" l'indisponibilità del "Circolo degli esteri" della Farnesina alla sua richiesta di organizzare una conferenza in occasione del giorno del ricordo in memoria delle foibe e in onore degli esuli, per "motivi di sensibilità";

se è vero che il circolo è un'associazione privata e indipendente dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, è anche vero che l'articolo 2 dello statuto recita che "le finalità del Circolo sono di concorrere alle attività istituzionali e di rappresentanza del Ministero" e il suo presidente è a capo della Direzione generale degli italiani all'estero del Ministero che dovrebbe curare anche le questioni degli esuli,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza del fatto descritto;

quale sia la sua opinione sulle motivazioni addotte a giustificazione del rifiuto da parte del Circolo di celebrare con una conferenza il giorno del ricordo e se non ritenga che tale diniego sia stato lesivo di una memoria condivisa e faticosamente raggiunta nella storia nazionale italiana.

(4-01493)

FATTORI, CORBETTA, DE PETRIS, GARAVINI, BUCCARELLA, MARTELLI - Al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:

nel contratto di Governo, in particolare nel capitolo dedicato all'Unione europea, è pattuito che nei trattati di libero scambio ci si oppone alle iniziative che comportano un eccessivo affievolimento della tutela dei diritti dei cittadini, oltre a una lesione della corretta e sostenibile concorrenza sul mercato interno, come il TTIP (Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti) e il CETA (Accordo economico e commerciale globale);

la Commissione europea, in base alla dichiarazione USA-UE del 25 luglio 2018, intende avviare con gli USA una cooperazione regolatoria, che prevede la creazione di una serie di non meglio definiti "comitati di esperti" europei e statunitensi, i quali vaglieranno, anche su input degli stakeholder, tutte le norme considerate come barriere agli scambi commerciali;

la cooperazione regolatoria copre l'intero spettro delle normative europee e nazionali, intervenendo fra l'altro su agricoltura e sicurezza alimentare, misure sanitarie e fitosanitarie, chimica e ambiente;

gli Stati Uniti si sono ritirati dall'accordo di Parigi sul clima e il Parlamento europeo ha più volte sottolineato la criticità di negoziare accordi commerciali con Paesi che non aderiscono al protocollo sul clima;

la Commissione europea ha rinunciato ad effettuare una valutazione di impatto economico, sociale e ambientale dell'accordo con gli Stati Uniti, come pure prevede la normativa comunitaria;

considerato che:

con la dichiarazione conclusiva del Consiglio europeo svoltosi il 21-22 marzo 2019 chiede che vengano mossi i passi necessari a una rapida implementazione di tutti gli elementi della dichiarazione congiunta USA-UE del 25 luglio 2018;

con la suddetta dichiarazione si è convenuto di "collaborare per abolire tutti i dazi, le barriere e le sovvenzioni sui prodotti industriali diversi dalle automobili", "lavorare per ridurre le barriere e aumentare gli scambi nei servizi e nei settori chimico, farmaceutico, medico e della soia", "rafforzare la (…) cooperazione strategica nel settore energetico" con l'importazione in Europa di maggiori quantità di gas naturale liquefatto ottenuto con l'impattante e controversa tecnica del fracking, "varare un dialogo serrato sulle norme tecniche per agevolare gli scambi, ridurre gli ostacoli burocratici e abbattere i costi";

è stata sempre espressa la contrarietà dalle forze politiche che compongono questo Governo nei confronti di un trattato di liberalizzazione commerciale transatlantico con gli Stati Uniti;

nonostante le rassicurazioni europee su un'esclusione dell'agricoltura dal mandato negoziale, il capo negoziatore statunitense Robert Lighthizer ha dichiarato che "Gli Stati Uniti non possono avere un accordo con l'UE che non si occupi di agricoltura" e allo stesso modo 114 membri del Congresso USA hanno affermato che un trattato che non garantisca il libero al mercato europeo ai prodotti agricoli e alimentari statunitensi sarebbe inaccettabile, come si legge su "stop-ttip-italia.net" il 23 marzo 2019,

si chiede di sapere:

se il Governo ritenga di chiarire i tempi e le modalità con cui l'Italia intende procedere al rilascio del mandato a negoziare richiesto dalla Commissione europea e se intenda subordinare il mandato ad una valutazione europea di impatto sociale e ambientale di un accordo USA-UE sul modello del TTIP;

se intenda creare momenti di confronto e analisi sugli effetti di un potenziale trattato europeo con gli Stati Uniti sull'economia nazionale e i comparti produttivi anche coinvolgendo le Commissioni parlamentari competenti, la società civile, i sindacati e le associazioni di categoria, e, in caso affermativo, con quali metodologie e tempi;

in che modo intenda tutelare l'agricoltura italiana dai potenziali effetti negativi di un'armonizzazione al ribasso, portata avanti attraverso la cooperazione regolatoria USA-UE, delle regole e delle tutele oggi vigenti per il settore;

se non intenda chiarire perché, sebbene si esorti la politica ad abbandonare un'economia basata sui combustibili fossili per evitare che entro il 2030 il riscaldamento globale ecceda di 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali, abbia avallato un negoziato che prevede maggiori importazioni di gas naturale liquefatto estratto per lo più con il fracking, una delle più inquinanti tecniche esistenti.

(4-01494)

QUAGLIARIELLO - Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e dello sviluppo economico. - Premesso che:

nel 2004 l'Acquedotto Pugliese SpA predisponeva un progetto preliminare inserito nell'"Accordo di programma quadro per la tutela delle acque e gestione integrata delle risorse idriche" di realizzazione di un nuovo impianto di depurazione a servizio degli abitanti di Sava, Manduria e delle marine di Manduria (Taranto);

a seguito dell'analisi delle alternative riguardanti l'ubicazione dell'impianto di depurazione, gli enti coinvolti stabilivano che il sito dovesse essere posto in prossimità delle marine di Manduria;

con decreto n. 210/CD/A del 19 dicembre 2005, il commissario delegato per l'emergenza ambientale finanziava la costruzione dell'impianto per un importo di 11.360.000 euro, rinviando "l'assunzione di determinazioni in ordine all'importo necessario a finanziare la realizzazione della condotta sottomarina all'adozione del successivo provvedimento", prevedendo lo scarico del nuovo impianto in battigia;

l'Acquedotto Pugliese SpA predisponeva, con prot. n. 2802 del 30 maggio 2006, un ulteriore progetto preliminare di realizzazione di un nuovo impianto di depurazione avente la previsione dello scarico in battigia;

nonostante numerosi atti presentati dalle amministrazioni locali limitrofe e da taluni cittadini, con deliberazione n. 1236 del 12 giugno 2012, la Giunta regionale pugliese confermava formalmente la volontà di realizzare l'impianto e l'intera rete di distribuzione;

considerato che:

secondo i documenti a disposizione dell'interrogante, il suddetto depuratore sarebbe progettato per una portata fino a 10.080 metri cubi/giorno;

il codice dell'ambiente (decreto legislativo n. 152 del 2006) prevede il divieto di scarico sul suolo dei reflui depurati ad una distanza dal mare inferiore a 2,5 chilometri dal mare fino a 5.000 metri cubi al giorno e il divieto di scarico ad una distanza inferiore a 5 chilometri per quantità fino a 10.000 metri cubi al giorno;

a fronte della prima bozza di variante prodotta dall'Acquedotto Pugliese, qualificandolo come procedura "di emergenza", il Comune di Avetrana produsse uno studio tecnico di fattibilità, che prevedeva l'arretramento del depuratore a più di 5 chilometri dal mare e l'eliminazione di qualunque ipotesi di scarico nelle acque marine;

in data 7 di aprile 2017 la direzione del Dipartimento infrastrutture e ambiente della Regione Puglia verbalizzò ai rappresentanti dei Comuni di Manduria e Avetrana la possibilità, in capo ai medesimi municipi, di approvare l'ipotesi migliorativa prodotta dal Comune di Avetrana;

pochi giorni dopo, il Consiglio comunale di Avetrana approvò il nuovo progetto, mentre quello di Manduria, contrariamente alle attese, non deliberò nella direzione auspicata dalla popolazione, avviando i lavori poi bloccati dalle manifestazioni cittadine;

la successiva variante elaborata dall'Acquedotto Pugliese, con la previsione di trincee drenanti nell'area del depuratore e presso i terreni di masseria Marina (entrambi scarichi sul suolo posti rispetto al mare a meno di due chilometri e in contrasto con le norme) è stata anch'essa bocciata in sede di VIA (Valutazione impatto ambientale) dal Servizio regionale di gestione delle risorse idriche;

considerato, infine, che:

da fonti stampa emergerebbe la volontà da parte della società Acquedotto Pugliese SpA e della Regione Puglia di avviare ugualmente i lavori;

tale progetto, se realizzato nella forma originaria, causerebbe emissioni odorigene inquinanti e maleodoranti, con relativi rischi per la salute, oltre il divieto di balneazione lungo l'arenile di altissimo pregio compreso tra Specchiarica e Chidro, a causa della presenza di scarichi reflui inquinanti;

la realizzazione del progetto causerebbe un significativo deprezzamento di migliaia di immobili ubicati nella zona turistica di contrada "Urmo" e della costa di Manduria, oltre al fatto che rischierebbe di vanificare qualsiasi sforzo volto allo sviluppo turistico balneare della fascia costiera,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo siano a conoscenza di quanto esposto e se dispongano di nuove ed ulteriori informazioni al riguardo;

quali iniziative intendano assumere per evitare la costruzione di un'opera, che violerebbe apertamente le disposizioni del Codice dell'ambiente e metterebbe in pericolo la salute dei cittadini;

se, nell'ambito delle rispettive competenze, non ritengano opportuno sollecitare la Regione Puglia, di concerto con i Comuni di Manduria, Avetrana, Sava e Maruggio, a individuare soluzioni tecniche condivisibili che tutelino l'ambiente, l'ecosistema e che rispettino il dettato normativo del codice dell'ambiente;

se, nell'ambito delle proprie competenze, non ritengano opportuno attivare politiche ambientali atte al contrasto dell'intrusione marina e della costante desertificazione dei territori interessati, scongiurando il rischio concreto della compromissione dell'equilibrio ambientale.

(4-01495)

LUCIDI, TRENTACOSTE, DONNO, LANNUTTI, FERRARA, GAUDIANO, ANGRISANI, VANIN, ABATE - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Premesso che:

a partire dagli anni '70 è stata realizzata la strada statale 675 Umbro-Laziale, denominata raccordo Terni-Orte, la quale nel tratto compreso tra il chilometro 27 e il chilometro 29 attraversa, tagliandolo in due, il centro abitato di San Liberato frazione del comune di Narni (Terni), comportando per gli abitanti un livello di rumore più volte accertato come intollerabile;

tale opera è stata realizzata senza adeguate barriere fonoassorbenti e per questo da oltre 30 anni gli abitanti di San Liberato hanno chiesto ripetutamente la loro installazione all'Anas, alla Regione Umbria, al Comune di Narni e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti a tutela della propria salute e del rispetto del diritto di veder protette le abitazioni da un livello di rumore superiore a quanto indicato dalla normativa;

in seguito a una segnalazione dei cittadini, dal 17 al 24 novembre 2017 sono stati effettuati dei rilevamenti dall'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa), sia nelle ore diurne che nelle ore notturne: si è riscontrato un evidente sforamento dei limiti previsti dalla legge a causa dell'inquinamento acustico proveniente dalla strada statale 675 Umbro-Laziale;

la popolazione locale ha avviato una petizione per chiedere l'installazione delle barriere antirumore da parte degli enti competenti, allegando certificati medici di cittadini, tra cui quelli di bambini, per patologie ricollegabili al grave problema;

considerato che:

l'intervento a cui si fa riferimento è di normale amministrazione, un intervento ordinario e comune a tantissime situazioni analoghe lungo le arterie stradali del nostro Paese: non si comprende il motivo per cui è apparentemente impossibile la realizzazione delle barriere fonoassorbenti nel breve tratto di strada;

pur essendo un intervento ordinario esso potrebbe fare una grandissima differenza per la qualità della vita di tantissime persone;

preso atto che:

a seguito dell'interrogazione presentata in Consiglio regionale dell'Umbria dal consigliere Andrea Liberati nonché a seguito di incontri con Anas, si apprende che dette opere verranno effettuate secondo "il piano di interventi" redatto in data 17 aprile 2013, con una misurazione ed una situazione ambientale totalmente differente da quella odierna, e i lavori saranno avviati solo dopo la sua approvazione da parte della Conferenza unificata;

gli interventi a cui si fa riferimento e riguardanti il comune di Narni sono previsti tra il 10° e il 14° anno dall'approvazione del piano di interventi, pertanto se fosse approvato in questo anno tali interventi inizierebbero tra il 2029 e il 2033;

considerato infine che, a parere degli interroganti, la tempistica di risoluzione proposta è praticamente inaccettabile sotto il punto di vista sia ambientale e sanitario che tecnico, vista anche l'esigua spesa dell'intervento, che ammonta a circa 1,5 milioni di euro, con proposta di anticipo della stessa Regione Umbria,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza della situazione;

se e quali misure intenda adottare affinché vengano installate barriere fonoassorbenti di ultima generazione presso il suddetto tratto stradale.

(4-01496)

LANNUTTI, TRENTACOSTE, ORTIS, DELL'OLIO, LEONE, GALLICCHIO, COLTORTI, FENU, ABATE, NATURALE, PELLEGRINI Marco, AGOSTINELLI, DI NICOLA, PESCO, LANZI - Al Ministro dello sviluppo economico. - Premesso che:

in queste settimane i clienti dei gestori telefonici delle linee fisse stanno ricevendo in bolletta, sotto forma di voce singola o accorpata ad altri servizi a pagamento, l'addebito per la consegna delle Pagine bianche, ovvero gli elenchi telefonici stampati e distribuiti da Italiaonline, ex Seat Pagine gialle;

il compenso per tale servizio inserito in bolletta (si tratta di tariffe non regolamentate) varia da 1,80 a 3,20 euro più IVA (in casi particolari arriva anche 5 euro più IVA), un giro d'affari per le società di telecomunicazioni che oscilla tra i 30 e i 40 milioni di euro, per un servizio peraltro di dubbia utilità, visto che oggi si possono reperire le informazioni di contatto dei soggetti presenti negli elenchi telefonici consultando agevolmente internet (Pagine bianche ha infatti un proprio sito, accessibile da qualsiasi dispositivo) o chiamando i numeri speciali a questo dedicati (che però sono a pagamento);

la consegna dell'elenco telefonico negli oltre 8.000 comuni in Italia avviene solitamente "a terra", cioè negli androni di condomini e uffici, e in alcuni casi sui marciapiedi, una consegna del tutto "anomala" per chi avrebbe diritto a un recapito personale che paga annualmente in bolletta;

gli elenchi telefonici incustoditi, se non ritirati dagli utenti, rimangono tali sino al successivo recupero, trasformandosi in tonnellate di carta destinata al macero, ovvero in uno spreco indecente di denaro a carico del contribuente, oltre che in un danno ambientale per via degli alberi abbattuti per la carta;

considerato che:

fino al 2012 la spedizione degli elenchi rientrava nei servizi universali di "pubblica utilità", come le comunicazioni postali o la fornitura di energia elettrica. In seguito, con il decreto legislativo n. 70 del 2012, la spedizione è stata esclusa dagli obblighi, e nonostante ciò gli elenchi telefonici hanno continuato a essere recapitati in tutte le case degli italiani, anche in quelle degli utenti che non ne hanno fatto esplicita richiesta;

a marzo 2015 la questione è arrivata sul tavolo dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), che ha aperto tre procedimenti nei confronti di Vodafone, Wind e Telecom per "l'omissione informativa sulla possibilità di rinunciare alla fornitura degli elenchi e quindi all'addebito in bolletta dell'importo relativo";

come denunciato da "il Fatto Quotidiano", in un articolo del 27 marzo 2019, «dal 2016 ai nuovi clienti non viene più appioppato questo costo, ma per tutti gli altri l'addebito automatico resta. Almeno questo vale per Tim e Wind-Tre (che gestisce Infostrada): i clienti dell'ex monopolista sono così costretti a pagare 3,2 euro più Iva all'anno (per i clienti business si arriva a 5 euro), mentre l'altro gestore fa sborsare 2,54 euro». E ancora: «Tim, che in questa storia fa la parte del leone con oltre 10 milioni di linee fisse, assicura però di rimborsare il costo del servizio a tutti gli utenti che contattano il Servizio Clienti». «Sul fronte Fastweb, la società da giugno 2018 ha invece deciso di fornire solo a chi ne faccia esplicita richiesta il servizio a un costo di 1,80 euro, che è quasi il costo vivo che viene pagato a Italiaonline. Teletu, gestito da Vodafone, ha invece eliminato l'addebito automatico dal 2016. Ma si tratta di un numero di clienti irrisorio»;

è evidente che in alcuni casi le società di telecomunicazioni hanno preferito applicare la cosiddetta strategia dell'opt-out (ovvero se il cliente non vuole il servizio e quindi non vuole l'addebito del servizio, deve fare esplicita richiesta al gestore), una strategia vietata dal codice del consumo (di cui al decreto legislativo n. 206 del 2005),

si chiede di sapere:

se la consegna degli elenchi telefonici avvenuta senza esplicita richiesta degli utenti consumatori, in palese violazione del codice del consumo, relativo al riassetto delle disposizioni vigenti in materia di tutela dei consumatori, non rappresenti un arbitrio a danno delle famiglie, un giro d'affari "improprio" per le società di telecomunicazioni dovuto all'esborso da parte dei clienti per un servizio non richiesto, e un grande spreco di carta, che spesso finisce al macero;

se il Ministro in indirizzo non ritenga di intervenire con urgenza per evitare in futuro l'iniquo addebito, in palese violazione del codice del consumo, per la consegna degli elenchi nella bolletta degli utenti, laddove il servizio non sia esplicitamente richiesto.

(4-01497)

PISANI Giuseppe, CASTELLONE, SILERI - Al Ministro della salute. - Premesso che:

l'ospedale "San Marco", sito nel quartiere Librino di Catania, è una delle strutture destinate a potenziare la rete sanitaria regionale siciliana, servendo, in particolar modo, la città di Catania;

la struttura è fondamentale per la gestione dell'emergenza sanitaria dato che i restanti ospedali, quali il "Garibaldi" e il policlinico, risultano distanti dal centro e del sud della città in termini sia di percorso che di percorribilità;

attualmente sono ancora in corso i lavori per il completamento dell'ospedale San Marco, dopo molte attese da parte della cittadinanza e numerosi rinvii da parte dei politici locali;

si precisa che la struttura è dotata di più dipartimenti, quali quello di medicina e chirurgia, di accettazione e di urgenza, di pronto soccorso, di cardiologia, di radiologia, di anestesia-rianimazione e di ortopedia. La loro apertura è prevista gradualmente: innanzitutto verrà inaugurato il dipartimento materno infantile, oggi ospitato dall'ospedale "Santo Bambino"; successivamente il pronto soccorso ostetrico e, infine, i restanti;

l'assessore per la salute della Regione Siciliana, dottor Ruggero Razza, aveva assicurato la consegna dei locali e l'apertura al pubblico entro marzo 2019;

tuttavia l'ex direttore generale Cantaro, in un'intervista al quotidiano "La Sicilia", mostrava perplessità circa la data di consegna, rilevando la complessità dell'opera, che consta di vari dipartimenti;

ciò che è importante non è soltanto l'apertura della struttura ma che la stessa si doti del personale medico necessario per permetterne un efficiente funzionamento: l'azienda ospedaliera necessita, infatti, di una sessantina di medici e 70-80 infermieri e tecnici di radiologia;

le associazioni del territorio, quali "Rete Piattaforma Librino" oltre che "Rete sociale di Librino", lamentano un'insostenibile situazione stante l'interminabile attesa di completamento dei lavori e la mancata apertura dell'ospedale entro i termini originariamente stabiliti. In tal modo, infatti, viene lasciata senza copertura sanitaria tutta la parte sud delle città di Catania, vale a dire circa 100.000 cittadini;

il progetto del nuovo ospedale è stato finanziato tramite fondi europei (100 milioni di euro) e il mancato rispetto della scadenza per l'ultimazione dell'opera comporterà il pagamento di una penale;

considerato che, a parere degli interroganti:

è necessario monitorare l'andamento dei lavori per sancire una data certa di ultimazione;

è altresì importante che, oltre al completamento dei lavori della struttura, sia aperto ogni reparto e sia dotato del personale medico necessario,

si chiede di sapere quali iniziative il Ministro in indirizzo intenda adottare affinché sia garantita l'apertura dell'ospedale San Marco entro tempi certi e con la dotazione del personale sanitario necessario.

(4-01498)

PELLEGRINI Marco, MORONESE, NATURALE, PIRRO, PRESUTTO, ACCOTO, QUARTO, ORTOLANI, GARRUTI, GALLICCHIO, DONNO, MATRISCIANO, MOLLAME, CASTELLONE, DELL'OLIO, ROMANO, MAUTONE, PESCO, URRARO, LANNUTTI, LOMUTI, MANTERO - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Premesso che, secondo quanto risulta agli interroganti:

la discarica di Deliceto (Foggia) (sita in contrada Catenaccio, località Masseria Campana, in agro di Deliceto) è un impianto complesso per il trattamento meccanico biologico (TMB) dei rifiuti solidi urbani, costituito da centro di selezione rifiuti, linea di biostabilizzazione, linea di compostaggio ed annessa discarica di servizio di rifiuti indifferenziati e/o residui dopo la raccolta differenziata;

il sito è gestito da una società privata, la BIWIND srl (già Agecos), di proprietà dei Bonassisa;

la concessione dell'utilizzo del sito per il trattamento dei rifiuti, da parte dell'Ato Foggia (ambito territoriale ottimale) in favore della società BIWIND, scade il 31 marzo 2021;

attualmente, il sito è inattivo, in quanto le volumetrie utilizzabili sono esaurite al 30 ottobre 2017;

la trasmissione televisiva "Striscia la notizia" (nelle puntate del 18 marzo 2019, 20 marzo 2019 e 25 marzo 2019) evidenziava che, nottetempo, si sarebbero verificati degli sversamenti di percolato in un canale naturale che scorre adiacente al suddetto impianto. Il percolato sarebbe stato aspirato da una pozza di accumulo sita all'interno dell'impianto mediante una pompa idrovora (riportante scritte adesive della società Agecos). In buona sostanza, il percolato sarebbe stato abusivamente e illecitamente sversato nel canale, invece di smaltirlo secondo legge, sostenendone i relativi non trascurabili costi;

la gravità di tale comportamento è del tutto evidente, in quanto il percolato, che è un liquido, in genere, fortemente contaminato da sostanze organiche e inorganiche, dopo il suddetto sversamento nel canale, potrebbe essere defluito nel fiume Carapelle (che attraversa il Tavoliere) e aver contaminato i campi agricoli limitrofi, attraversati dal canale e dal fiume, prima che quest'ultimo sfoci a mare, nel golfo di Manfredonia;

durante la suddetta puntata del 18 marzo 2017 di "Striscia la notizia" è stato trasmesso un video che descrive per immagini quanto riportato e, inoltre, è stata trasmessa un'intervista anonima a un ex dipendente dell'impianto, il quale denuncia e conferma che tali pratiche di sversamenti non autorizzati sono ricorrenti;

durante la puntata del 20 marzo 2019 sono stati, altresì, mostrati verbali relativi alle attività di controllo dei pozzetti di raccolta del percolato della discarica, dai quali emergerebbe che detti pozzetti, per quasi tutto il 2017, sono rimasti "a secco" e che, pertanto, non sarebbe stato possibile effettuare l'analisi del percolato per "mancanza di acqua". Tale motivazione appare a giudizio degli interroganti singolare, atteso che l'inverno del 2017 è stato caratterizzato da precipitazioni particolarmente abbondanti;

nella puntata del 25 marzo 2019, è stata trasmessa un'intervista a una persona che frequenta quei luoghi, la quale ha testimoniato di aver sentito, per lungo tempo, rumori notturni riconducibili al funzionamento di una pompa idrovora, nonché il contestuale cattivo odore proveniente dal canale e, infine, la presenza di numerosi autoarticolati in prossimità della discarica durante il fine settimana, apparentemente senza alcuna giustificazione, visto che ufficialmente il TMB è esaurito;

secondo la stampa locale, l'AGER (Agenzia territoriale della Regione Puglia per il servizio di gestione dei rifiuti) e il servizio dell'AIA della Regione Puglia, starebbero effettuando controlli nel sito, in seguito al clamore mediatico suscitato dalla vicenda;

precedentemente ai fatti descritti, la società BIWIND Srl srl aveva richiesto una modifica sostanziale dell'Autorizzazione integrata ambientale (AIA) rilasciata con determina dirigenziale n. 167 del 30 marzo 2009 e modificata con determina dirigenziale n.13 del 20 febbraio 2013. L'intervento proposto riguardava la realizzazione di un nuovo bacino di trattamento per rifiuti non pericolosi (per un volume complessivo di circa 492.000 metri cubi), in prossimità dell'ormai esaurito TMB. E con delibera del 17 novembre 2017 n. 1908, la Giunta della Regione Puglia stabiliva di considerare interventi di ampliamento/risagomatura della discarica per circa 500.000 metri cubi. La Giunta regionale, in tal modo, disponeva di dar mandato alla Sezione autorizzazioni ambientali della Regione Puglia, al fine di verificare la presenza dei requisiti tecnici e ambientali per il rilascio dei titoli autorizzativi. Attualmente, risulta pertanto pendente il procedimento di modifica del provvedimento AIA per la realizzazione dell'ampliamento,

si chiede di sapere:

se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;

se intenda adoperarsi affinché vengano appurati, attraverso le autorità competenti, giudiziarie e sanitarie, eventuali illeciti compiuti ai danni dell'ambiente, e se vi sia stato un effettivo corrompimento delle acque;

se intenda attivarsi, per quanto di competenza, affinché la Regione Puglia possa valutare con maggiore attenzione e scrupolo eventuali e future nuove autorizzazioni per la discarica di Deliceto, anche ritirando le autorizzazioni in essere all'azienda in oggetto, nel caso venga appurato un'eventuale illecito ai danni dell'ambiente e dei cittadini.

(4-01499)