Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 072 del 13/12/2018
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RESOCONTO STENOGRAFICO
Presidenza del vice presidente TAVERNA
PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,31).
Si dia lettura del processo verbale.
CASTALDI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.
PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.
Comunicazioni della Presidenza
PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Seguito della discussione e approvazione, con modificazioni, del disegno di legge:
(955) Misure per il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, nonché in materia di prescrizione del reato e in materia di trasparenza dei partiti e movimenti politici (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 9,35)
Seguito della discussione e approvazione della questione di fiducia
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 955, già approvato dalla Camera dei deputati.
Ricordo che nella seduta di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale, è stata respinta una questione pregiudiziale e ha avuto luogo la discussione sulla questione di fiducia.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.900, presentato dal Governo, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge n. 955, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
BALBONI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
BALBONI (FdI). Signor Presidente, cari colleghi, signori del Governo, dopo aver abolito in un sol colpo la povertà, oggi Governo e maggioranza compiono un altro prodigio e aboliscono la corruzione.
Ci hanno spiegato che, grazie alla cancellazione della prescrizione, che scatterà dopo la sentenza di primo grado, persino se di assoluzione, per i criminali non sarà più possibile sfuggire alla giusta punizione. I perfidi azzeccagarbugli resteranno con un palmo di naso: un efficace spot propagandistico, ma un pessimo servizio alla verità, signori della maggioranza e del Governo. È una fake news, che ignora dati di fatto incontrovertibili, invano ricordati da più parti anche ieri nel corso della discussione generale, vale a dire che quasi il 60 per cento dei procedimenti penali in realtà si prescrive in istruttoria, mentre un altro 20 per cento entro la definizione del primo grado.
Su di essi la riforma non ha ovviamente alcun effetto, ma alla maggioranza e al Governo questo non interessa, è un dettaglio trascurabile e si sa che, quando i dettagli danno fastidio, basta ignorarli.
Comunque poi si dirà che resta pur sempre un 20 per cento di reati: un po' poco per una riforma epocale, ma meglio di niente.
Purtroppo, però, non è nemmeno così o, per meglio dire, non lo sarà almeno per i prossimi undici o dodici anni. Come sappiamo, infatti, la riforma entra in vigore nel 2020 e non è retroattiva, perché la prescrizione è istituto di diritto sostanziale.
I reati meno gravi si prescrivono in sette anni e mezzo che, per effetto della riforma Orlando, possono arrivare fino a dieci anni e mezzo. Per i più gravi, come corruzione, peculato e concussione, si arriva a quindici, sedici o diciotto anni. Se l'aritmetica non è un'opinione, i primi effetti di questa epocale - si fa per dire - riforma, si manifesteranno nel nostro ordinamento giuridico non prima del giugno 2030 e questo solo per i reati meno gravi e comunque al netto delle numerose cause di sospensione della prescrizione, che continueranno ovviamente ad operare nel processo. Per il peculato i primi effetti ci saranno dal 2036, per la concussione dal 2038, per la corruzione tra il 2035 e il 2038, a seconda della gravità della singola fattispecie.
La domanda sorge quindi spontanea. Valeva la pena, signori del Governo e della maggioranza, calpestare la Costituzione, il principio della ragionevole durata del processo, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, le fondamenta stesse su cui si fonda da secoli la nostra civiltà giuridica, per una norma che - ammesso ci arrivi, e ho molti dubbi in proposito - produrrà i suoi effetti quando la maggioranza di noi sarà in pensione già da molto tempo, ma che purtroppo da oggi, per una sorta di eterogenesi dei fini, produrrà immediatamente tutti i suoi effetti negativi, trasformandosi nell'alibi con cui sviare l'attenzione da ogni reale stortura del sistema, sia essa organizzativa, gestionale o normativa?
Noi crediamo sarebbe stato molto più serio impegnarsi, ad esempio, per studiare come intervenire sui quattro uffici giudiziari in cui si verifica circa la metà di tutte le prescrizioni, vale a dire le corti d'appello di Roma, Napoli, Torino e Venezia, secondo gli stessi dati offerti dal Ministero.
Si sarebbe poi potuto studiare come semplificare e snellire la procedura, eliminando formalità ridondanti e superflue, ad esempio, in materia di notifica.
Si sarebbe potuto intervenire anche sulle reali cause delle lungaggini dei processi, che non sono dovute come ci dicono tutte le statistiche, se non in minima parte, all'attività difensiva - nei confronti della quale, signori del Governo, signor Ministro, occorrerebbe maggior rispetto - ma alle carenze degli uffici e degli organici, ai frequenti trasferimenti dei giudici o alle loro assenze, ai difetti o ai vizi di notifica dei testimoni o delle parti ad opera del pubblico ministero e così via.
O, ancora, studiare come deflazionare i processi, ampliando il ricorso agli istituti ad esso alternativi, come l'oblazione, il risarcimento quale causa di estinzione del reato, la messa alla prova, l'irrilevanza del fatto, eccetera; o, ancora, operando finalmente una radicale depenalizzazione, magari avendo cura questa volta di non mettere sullo stesso piano chi si appropria di cose di poco valore e chi di milioni di euro, come ha fatto il Governo a guida PD nella scorsa legislatura (ogni riferimento a fatti e persone di cui si è occupata la recente cronaca giudiziaria è puramente voluto); o ancora, per fare solo un ultimo esempio, introducendo in Costituzione la non impugnabilità da parte del pm delle sentenze di assoluzione, in ossequio al principio, che dovrebbe essere sacrosanto in uno Stato di diritto, del ragionevole dubbio.
Certo, sono tutte cose più difficili e complicate della facile e illusoria strada che Governo e maggioranza hanno scelto di seguire e di assai minor impatto propagandistico, che in realtà resta il vero scopo di questa norma manifesto. Del resto, parafrasando don Abbondio, si potrebbe dire che il senso di responsabilità uno se non ce l'ha, mica se lo può dare da solo.
Tuttavia, nel disegno di legge in esame ci sono anche altre norme, purtroppo di immediata efficacia, che noi non possiamo condividere. Mi riferisco all'articolo 6 che, attraverso le mentite spoglie dell'agente sotto copertura, introduce di fatto la non punibilità dell'agente provocatore, prevedendo addirittura che possa compiere attività prodromiche o strumentali e persino che possa offrire al pubblico ufficiale denaro o qualsiasi altra utilità all'evidente fine di indurlo in tentazione. Non si tratta, quindi, di un'attività volta a prevenire e acquisire le prove dei reati, su cui saremmo pienamente concordi, ma a provocarli e che, al contrario, si traduce in un altro gravissimo vulnus per lo stato di diritto, dalle conseguenze che temo saranno devastanti.
Infine vorrei concludere il mio intervento denunciando la doppia morale di questa maggioranza, che da un lato diminuisce ad appena 500 euro la soglia di pubblicità dei finanziamenti ai partiti, mentre dall'altro alla Camera respinge un emendamento - condiviso anche da Fratelli d'Italia - inizialmente presentato dalla Lega e poi sparito, come molti altri, nella nebbia del compromesso al ribasso. Mi riferisco alla proposta che avrebbe esteso anche alla piattaforma Rousseau le regole di trasparenza dei partiti e delle loro fondazioni. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP).
In conclusione, cari colleghi, Fratelli d'Italia avrebbe voluto confrontarsi in quest'Aula nel merito, non solo per tentare di migliorare il provvedimento su questi punti appena illustrati, ma per valorizzare anche quanto di positivo contiene. Il Governo con l'apposizione della fiducia ce lo ha impedito e anche per questa ragione il nostro voto sarà doppiamente contrario. (Applausi dai Gruppi FdI e FI-BP. Congratulazioni).
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UNTERBERGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, le intenzioni del provvedimento in esame sono positive e condivisibili, ma il modo con cui vengono declinate lascia diverse perplessità.
La corruzione è un male profondo che penalizza i migliori e gli onesti e distorce le regole del vivere civile. Bisognava continuare sulla strada delle riforme per affermare la piena certezza del diritto, la cui assenza è uno dei problemi più gravi per lo sviluppo del Paese. Si calcola infatti che la lentezza della giustizia costi un punto di PIL all'anno e sappiamo tutti che costituisce uno dei principali ostacoli nell'attrarre investimenti stranieri.
Con il provvedimento in esame, però, si è scelta una scorciatoia. Lo si fa, come al solito, per ragioni propagandistiche, per la necessità di mettere una bandierina rispetto alla domanda di maggiore giustizia che viene dall'opinione pubblica, ma lasciando sul tavolo tutta una serie di problemi. Questo vale soprattutto per la prescrizione.
Sono d'accordo con la necessità di sospenderla, anche con l'inizio del processo penale, come accade in tanti altri Paesi europei.
Non sono pochi i casi dove la difesa punta al raggiungimento della prescrizione e non all'assoluzione dell'imputato. Ma la sospensione della prescrizione, per avere senso, deve essere inserita in una rivisitazione complessiva del processo, mentre con questo provvedimento si aumenta soltanto il rischio di ledere il principio costituzionale della ragionevole durata del processo.
Per questo, prima di eliminare la prescrizione, si doveva semplificare il processo penale e riformare il sistema mettendo il focus sulla sostanza e non sulla forma, come purtroppo è adesso. Il coro di proteste che si è levato da parte di tutti gli operatori della giustizia la dice lunga su quali sono i rischi insiti in questa norma, non solo sul fronte delle garanzie per l'imputato, ma anche per quel che riguarda l'intasamento delle aule giudiziarie.
La norma sull'agente di copertura andava definita con maggiore cautela. Qui, invece, assomiglia di più all'agente provocatore, ossia una figura che, anziché aiutare la magistratura a individuare i reati, provoca le persone a commetterne, ed è una deriva pericolosa del ruolo dello Stato e del rapporto che deve avere con i cittadini.
E lasciano perplesse le norme sulla non punibilità per i corrotti che si pentono, così come quelle sulle pene accessorie, a cominciare da quella sull'interdizione perpetua di contrattare con la pubblica amministrazione, che scatta automaticamente e priva il giudice di ogni possibilità di valutazione. Come con la legge sui permessi umanitari, con quella sulla legittima difesa e la famosa proposta Pillon, anche in questo caso si provano a introdurre nel nostro ordinamento norme-sentenza, che limitano la discrezionalità dei giudici di decidere caso per caso.
Vi è poi tutto il capitolo che riguarda le norme sui partiti. Trovo significativo che queste norme vengano inserite in un provvedimento che voi definite spazza corrotti, quasi a voler suggerire all'opinione pubblica l'esistenza di una stretta correlazione tra politica e corruzione. Credo che questa continua svalutazione della politica sia una minaccia per la democrazia, anche perché, come si suol dire, la rivoluzione divorerà i propri figli. Quindi, basta con questa continua delegittimazione della politica alla quale appartenete anche voi.
Prima o poi occorrerà fare una riflessione sui costi della politica, sulle forme del finanziamento, un tema su cui non c'è mai stata la serenità necessaria, e che invece è essenziale per il corretto funzionamento della democrazia.
In conclusione, signor Presidente, noi crediamo che su questo provvedimento il Governo abbia scelto, ancora una volta, la strada della propaganda, scaricando sui cittadini le inefficienze della giustizia e rimandando invece questioni e criticità che meritavano altro approccio, altro trattamento. Avete chiamato questa legge spazza corrotti e non anti corruzione, come altri prima di voi che hanno lavorato su questa tematica. Come ha detto il senatore Balboni, domani direte che avete abolito i corrotti, come avete già abolito la povertà. E lo fate ponendo nuovamente la questione di fiducia, che congela il ruolo e le prerogative del Parlamento. I numeri, da questo punto di vista, cominciano a essere rilevanti: è la sesta volta che si ricorre a questo strumento, la seconda in Senato.
Tutto questo non fa che accentuare il nostro giudizio negativo ed è per queste ragioni che il Gruppo Per le Autonomie voterà contro la fiducia. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV) e della senatrice Rojc. Congratulazioni).
GRASSO (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GRASSO (Misto-LeU). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, come è noto, la corruzione è un reato senza testimoni, senza vittime, se non la collettività, e senza denunce, con un comune interesse degli autori al silenzio e all'omertà.
La corruzione mina l'economia nel profondo, toglie trasparenza alle transazioni e agli appalti, privilegiando e favorendo i corruttori a danno degli onesti e dei più capaci. La corruzione disperde risorse, rallenta lo sviluppo, è tra le cause della mancata crescita economica. Senza contare i suoi costi indiretti, difficili da quantificare ma ugualmente rilevanti. Un terreno di coltura ideale perché la corruzione si diffonda e si trasformi in qualcosa di ancor più grave: l'accettazione che non vi siano alternative, la resa delle coscienze.
Da procuratore nazionale antimafia chiedevo al legislatore l'inserimento del reato di corruzione tra quelli di competenza delle Direzioni distrettuali antimafia, perché in questo modo avrebbero potuto usare tutti gli strumenti di contrasto previsti per il crimine organizzato. Avevo già da allora chiara la situazione sistemica e di stretta connessione, in certe Regioni italiane, tra organizzazioni criminali, potere politico, pubblica amministrazione e settori dell'economia e dell'imprenditoria. Si potrebbe dire, in sintesi, che ai mafiosi oggi convenga molto di più corrompere che sparare o intimidire; e le evidenze investigative lo dimostrano in maniera evidente. Dobbiamo tenerne conto.
Un passo importante è stato compiuto, nella scorsa legislatura, con l'introduzione delle norme a difesa del whistleblower, cioè chi segnala un'irregolarità sul posto di lavoro. Ma con questo disegno di legge sull'anticorruzione si fanno, ebbene sì, due passi in avanti, a mio avviso.
Il primo è la previsione di una causa speciale di non punibilità per chi denuncia. Ho ben chiaro che il miglior risultato plausibile di questa norma sarà quello di insinuare un fattore di insicurezza che diminuisca la forza dell'accordo tra corruttore e corrotto: nessuna delle parti potrà più fare affidamento certo su un comune interesse a tacere e si determinerebbe quindi una sorta di deterrenza preventiva, un elemento che dissuada dall'entrare in un patto di carattere corruttivo. Questo è già un grosso passo in avanti.
Il secondo è l'estensione ai reati contro la pubblica amministrazione della disciplina delle operazioni sotto copertura, di cui ho ampiamente parlato in discussione. Ricordo che nel nostro ordinamento giuridico le operazioni sotto copertura sono già previste per molti altri delitti, dalle estorsioni al sequestro di persona, dall'usura al riciclaggio, dai delitti contro la libertà sessuale al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, dal traffico di stupefacenti al traffico di rifiuti e - pensate - anche alla contraffazione di marchi e brevetti. (Brusio).
PRESIDENTE. Mi scusi, senatore Grasso. Invito i colleghi che sono impegnati in conversazioni private a farlo con un tono di voce che non disturbi il senatore che sta intervenendo. Vi ringrazio.
GRASSO (Misto-LeU). Se non parlassero sarebbe ancora meglio.
PRESIDENTE. Sarebbe chiedere troppo.
GRASSO (Misto-LeU). Grazie per il tempo che mi farà recuperare.
Non credo che la corruzione sia meno grave della contraffazione dei marchi. Si dice che questo istituto serva per i terroristi e che serva per i mafiosi. Non è vero: è stato già esteso a tutti questi reati dalla nostra legislazione vigente.
La riforma della prescrizione andava inserita in un progetto organico di riforma del processo penale, che ora promettete di fare in pochi mesi. Io ricordo a tutti noi che, per riformare il processo, un insigne giurista come Giuliano Vassalli ci lavorò per dieci anni. Che ora voi ci mettiate dieci mesi, per una riforma, come voi dite, a 370 gradi, mi sembra onestamente difficile.
Con rammarico, avendo voi messo la fiducia, non è stato nemmeno possibile discutere gli emendamenti che ho proposto come pacchetto tempi-giustizia. Del resto, a voi non interessa risolvere i problemi, ma avere medaglie di latta da esibire sui social e soprattutto prevenire ogni possibile dissenso che già forte serpeggia all'interno dei vostri Gruppi.
Amici della maggioranza, a proposito di fiducia, ho letto che sulla vostra piattaforma Rousseau è stata inaugurata una pagina per le denunce e le delazioni contro quelli che tra di voi tradiscono i princìpi del MoVimento. Complimenti. Complimenti per l'idea di democrazia che state dimostrando. Lasciatemi fare allora la prima delazione, qui, pubblicamente: tutti voi, sia al Governo che in Parlamento, state tradendo quanto avete predicato per anni, nessuno escluso, né chi sta zitto e obbedisce, né chi rilascia dichiarazioni e interviste e poi si adegua, né chi critica, sempre a tempo scaduto, quando le decisioni sono state prese altrove. Sta diventando un'abitudine quella della fiducia; quando si inizia - è già successo ai vostri predecessori - è difficile smettere. In fondo, è molto più semplice costringere che convincere.
Chiedetevi però quanto tempo potete durare, se già dopo pochi mesi ogni voto segreto vi terrorizza? Quanto a lungo pensate possano ancora funzionare le vostre finte liti sui giornali? Mi sembra invece una realtà che siete piuttosto uniti quando si tratta di occupare qualche poltrona. Quanto pensate che il gioco delle parti potrà durare, tra finti giustizialisti da un lato e veri inquisiti dall'altro? Urlavate in piazza: «Onestà e trasparenza!». Ora vi limitate a chiedere di minimizzare l'attenzione su indagini del valore di milioni di euro. Vale lo stesso per i colleghi leghisti.
Oggi io, che sono a favore della sospensione della prescrizione e di quei rimedi per la corruzione, sarò obbligato a votare contro la fiducia al Governo, perché delle politiche di questo Governo non condivido praticamente nulla, a parte quello che ho appena detto. Voi invece, per contratto, voterete a favore. Non sentite l'ironia della cosa? Se non ricordo male, un vostro esponente, l'allora ministro Roberto Castelli, ricopriva l'incarico che oggi ricopre il ministro Bonafede, quando il Gruppo della Lega votò compattamente la legge ex Cirielli, che andava esattamente nella direzione opposta, accorciando i tempi della prescrizione, dopo che il Parlamento aveva inserito all'articolo 111 della Costituzione la ragionevole durata del processo, senza però prendere nessuna iniziativa per accorciare i tempi del processo stesso.
Questo significa votare la fiducia per voi: coprire con un obbligo ipocrita qualsiasi contorsione politica, rispetto agli ideali che avete sempre difeso e sostenuto.
Su questi temi io non cambio idea, a differenza vostra. Avrei voluto discutere nel merito e avrei voluto, a mio modo, aiutarvi a migliorare il testo. Alla fine, come ho dichiarato ieri su un quotidiano, avrei anche votato a favore, ma con l'apposizione della fiducia e con l'impossibilità di intervenire, lo avete reso impossibile. Si tratta di un'altra occasione sprecata, a causa della vostra debolezza al Governo, nel Parlamento e presto - credetemi - nel Paese. Per questi motivi, con dispiacere, dichiaro il voto contrario sulla fiducia da parte della componente Liberi e Uguali del Gruppo Misto. (Applausi dal Gruppo Misto-LeU).
VALENTE (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALENTE (PD). Signor Presidente, ci sono temi, in una democrazia, che chiamano all'impegno comune tutte le forze politiche e la lotta alla corruzione nella pubblica amministrazione è sicuramente uno di questi.
Il Partito Democratico ne è sempre stato convinto, in questo senso ha sempre lavorato e lo ha fatto anche sul provvedimento in esame, nonostante il silenzio assordante e imbarazzante delle forze di maggioranza in Commissione e nonostante ora questa scandalosa fiducia, messa solo per chi ha paura dei voti segreti della sua stessa maggioranza. Continueremo a farlo soprattutto dopo l'approvazione del provvedimento in esame, parlando alle tantissime aspettative deluse fuori da quest'Aula, che saranno chiamate a toccare con mano il prezzo assurdo della vostra propaganda. Lo possiamo fare anche perché, non da oggi, siamo convinti che la prima vittima della corruzione sia proprio la buona politica. Se nella pubblica amministrazione avanza l'illegalità è la politica a diventare meno efficace, credibile ed autorevole ed è la sua capacità di decisione e di intervento a diventare sicuramente meno efficace.
Il nostro sarà un voto convintamente contrario al disegno di legge in esame e alla questione di fiducia. Sarà un voto contrario per l'impianto culturale del provvedimento in esame, che è profondamente antidemocratico e illiberale, un voto contrario per gli scarsi risultati che si perseguono con le scelte compiute, ma anche e soprattutto un voto contrario per il prezzo mostruoso, in termini di garanzie, di diritti e di spazi di libertà che viene imposto in nome di una semplice e presunta lotta alla corruzione. Di lotta alla corruzione vera ed effettiva, infatti, all'interno del provvedimento in esame ce n'è davvero poca.
Per questo nessuna manifestazione di piazza, nessun tono enfatico, nessun annuncio pirotecnico riuscirà a coprire i vuoti e l'inefficacia di questo provvedimento che mostra soltanto la distanza abissale che passa tra i vostri annunci e gli atti di governo.
Oggi abbiamo la dimostrazione che il vostro patto di potere - quello che voi chiamate contratto - si regge sullo scambio di un reciproco interesse: a un pezzo di voi campo libero per cavalcare e usare a proprio uso e consumo le paure di chi chiede più sicurezza; all'altro, campo libero per cavalcare nella stessa maniera la rabbia di chi chiede una politica più onesta e trasparente. Ma c'è di più. Nel "decreto insicurezza" avete abbinato il tema della sicurezza a quello dell'immigrazione; in questo provvedimento, al tema della corruzione collegate la trasparenza dei partiti. Lo fate con un messaggio recondito, ma insieme chiaro e pericoloso: l'insicurezza la portano gli immigrati, la corruzione i partiti. (Applausi dal Gruppo PD). Lo fate intestandovi una strategia pericolosa per il tessuto democratico e la salvaguardia di uno stato di diritto, e tutto solo per venire qui in Aula e davanti al Paese a recitare la parte dei moralizzatori. Ci dispiace svegliarvi da questo bel sogno e riportarvi con i piedi a terra: su questo terreno siete fuori tempo massimo; per questo copione non siete più credibili.
A nessuno in quest'Assemblea compete il ruolo di pubblico ministero dell'etica pubblica, ma soprattutto a nessuno di voi questo ruolo sarebbe consentito, men che meno a coloro che siedono tra i banchi del Governo.
Provo a ricordare a noi tutti, non siete forse voi quelli che hanno sdoganato odiosi condoni ergendosi a paladini di una delle forme di illegalità tra le più pericolose per la sicurezza dei cittadini? (Applausi dal Gruppo PD). Non siete voi quelli che hanno incassato e nascondono oggi illegittimamente 49 milioni di euro dei cittadini? (Applausi dal Gruppo PD). Quale lezione sulla trasparenza potrebbe venire da chi per anni si è fatto gestire e finanziare un movimento da un'azienda privata senza alcuna trasparenza e controllo? Quale credibilità ha chi si fa finanziare la campagna elettorale da produttori di sigarette elettroniche e poi ne condona i debiti col fisco? (Applausi dal Gruppo PD). Che credibilità può avere chi sa che la prima alleanza da fare per combattere la corruzione è quella con magistrati e Forze dell'ordine, e ogni giorno da questo Governo arrivano attacchi che minano la credibilità della magistratura senza che lei, ministro Bonafede, alzi mai la voce a difendere quella magistratura? (Applausi dal Gruppo PD). No, questa sceneggiata noi non ve la consentiamo. Non ve la consentiamo proprio perché la lotta alla corruzione è un problema serio, vero, da affrontare con rigore e serietà. Del resto, nessuna sorpresa; almeno vi va riconosciuta una coerenza nella sceneggiatura.
Li ricordiamo tutti i vostri voti e le vostre parole quando su questo terreno abbiamo cercato di fare qualcosa di serio. Lo hanno già ricordato i miei colleghi quindi procedo spedita: le pene per reati contro la pubblica amministrazione, il falso in bilancio, la sospensione condizionale della pena, il ruolo dell'ANAC. Ricordiamo i vostri voti, ricordiamo i vostri commenti. Eppure noi, oggi dall'opposizione eravamo pronti anche a migliorare quegli interventi perché non abbiamo la presunzione - a differenza vostra - di dire «dopo di noi, il diluvio».
Sappiamo che la lotta alla corruzione richiede un impegno continuo, su più livelli: che non si abbassi mai la guardia della risposta repressiva ma che, soprattutto, si diano strumenti di prevenzione più ampi. Per questo oggi la scelta da fare, signor Ministro, cari colleghi della maggioranza, richiedeva coraggio, serietà e rigore, caratteristiche del tutto assenti nella vostra maggioranza.
Proseguire nella riforma della pubblica amministrazione, aumentare la qualità del servizio offerto in primo luogo attraverso percorsi di semplificazione organizzativa e trasparenza dei procedimenti: era questa la scommessa da vincere. Da qui passa la legalità dei comportamenti. Solo così si rende la pubblica amministrazione impermeabile a fenomeni corruttivi. Me ne rendo conto, è una strada per voi lunga e faticosa, ma è l'unica possibile per fare sul serio. Voi ne avete scelto un'altra: quella basata solo e soltanto sulla repressione dei fenomeni criminali. La vostra è la strada più facile; purtroppo però per il Paese e per gli italiani, anche quella meno efficace e insieme più pericolosa.
Dite di voler rendere precario l'accordo correttivo, e inserite l'agente sotto copertura e la causa di non punibilità. Avete voluto alzare il tiro. Avete detto: se non si può mettere l'agente provocatore, con la causa di non punibilità sostanzialmente lo inseriamo ugualmente.
Abbiamo cercato di migliorare questo testo e anche in questo caso vi abbiamo ricordato la vostra incoerenza. Riconoscete con belle parole il lavoro e il merito del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione Cantone, ma ne avete ignorato completamente i suggerimenti. (Applausi dal Gruppo PD). Quello non è solo un bravo magistrato, è il Presidente dell'Autorità nazionale contro la corruzione: il vostro provvedimento è un disegno di legge volto a contrastare la corruzione nella pubblica amministrazione, se non lo vogliamo chiamare spazza corrotti, come lo chiamate voi. Ebbene, avete ignorato i suggerimenti del presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione.
Fuori da queste Aule intanto ci sono intere categorie, a partire dalla magistratura e dall'avvocatura, che protestano e gridano le loro preoccupazioni da settimane contro le vostre scelte. Tutte queste persone vi chiedono che quel principio di certezza della pena, che voi giustamente invocate, si realizzi non a scapito di diritti e garanzie sacrosanti dei cittadini, ma facendo leva su una macchina giudiziaria dotata di strumenti investigativi forti, ed anche, soprattutto, di maggiori strumenti e risorse organizzative e strumentali per i nostri uffici giudiziari.
Quelle voci che voi avete ignorato in queste settimane non ci chiedevano più tempo per arrivare a sentenza, ma più risorse per arrivarci in meno tempo e in maniera più efficace, incisiva e, soprattutto, giusta.
Dopo un mese e più di discussione, nessuno ha ancora capito in quale modo lo stop alla prescrizione dovrebbe favorire la ragionevole durata dei processi. La conseguenza è che ci saranno processi infiniti e imputati colpevoli a prescindere, cui far pagare la sofferenza del processo prima che intervenga una sentenza definitiva. Sbaglia chi pensa che la vostra sia stata una scelta inconsapevole. È stata un'operazione cinica e pericolosa perché avete scelto di scaricare i costi del nostro sistema giudiziario sui cittadini, su coloro che - innocenti o colpevoli non importa - entreranno nel tunnel del processo e non sapranno quando ne usciranno, dando così il benservito a uno dei princìpi cardine del nostro ordinamento: la ragionevole durata del processo. Lo dico al collega Giarrusso - che stamattina non è in Aula - e a molti altri che su questo si sono soffermati: quel principio non è un modo per farla fare franca a presunti colpevoli, ma un atto di civiltà - e sottolineo civiltà - da parte di uno Stato che non riesce a dimostrare le sue tesi d'accusa in un tempo ragionevole e che rinuncia perciò - e soltanto per questa ragione - alla sua pretesa punitiva verso un presunto innocente. (Applausi dal Gruppo PD). Ripeto: nel nostro ordinamento vale il principio di presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. (Applausi dal Gruppo PD).
Sulla prescrizione avete scelto deliberatamente di non guardare i dati della normativa attuale su uso delle pene accessorie, innalzamento dei massimi di pena e non punibilità. Avete fatto norme a efficacia minima, ma a pericolo massimo. Fate come se logica e strumenti usati per la lotta alla grande criminalità organizzata e al terrorismo possano applicarsi automaticamente alla lotta per la corruzione, quella grande e meno grande, ma molti pubblici ministeri che avete audito vi hanno detto che non è così (e voi sapete che non è così). Penso, in particolare, alle deroghe che prevedete per l'uso del trojan, uno tra gli strumenti investigativi più invasivi esistenti al giorno d'oggi e che con la vostra scelta sarà sostanzialmente fuori dal controllo dell'autorità giudiziaria.
Tutto questo avviene perché avete molto a cuore l'idea di una giustizia penale a uso solo simbolico ed emergenziale. Non è un caso che uno dei primi atti di questo Governo sia stato il buttare a mare la riforma penitenziaria, riproponendo così l'idea che il carcere sia l'unico strumento utile per punire e reprimere il crimine. Su questo tra 5 Stelle e Lega la comunione di intenti è massima, altro che divisione!
Voi vi fregiate del fare le leggi con il solo scopo di rispondere alle richieste dei cittadini. Non vi rendete conto che il rischio è di esercitare la giustizia con il pollice verso. Questa però non è più giustizia, ma arbitrio, non è presunzione di innocenza, ma sospetto di colpevolezza per tutti. Tutto questo ricorda una fase storica che di democratico non ha avuto nulla! (Applausi dal Gruppo PD). Contro quella deriva autoritaria e illiberale che mina i fondamentali di uno Stato di diritto e di una cultura giuridica, che il mondo intero ci invidia, il Partito Democratico ci sarà sempre. In compenso, la vera lotta alla corruzione la rimandate a non so quando e con essa rinviate sine die la battaglia per un'amministrazione efficiente e trasparente, così come quella per una buona politica.
Ma noi non ci arrendiamo: continueremo a lavorare per arginare i danni delle vostre scelte irresponsabili e propagandistiche e per fare in modo che tra i cittadini la giusta richiesta di una buona politica e di una buona amministrazione impermeabile ai fenomeni corruttivi divenga sempre più lontana da propaganda e demagogia e sempre più vicina a una politica seria, rigorosa e per questo efficace e concreta.
Per queste ragioni il nostro sarà un voto orgogliosamente e convintamente contrario a questo provvedimento e, soprattutto, a questo Governo. (Applausi dal Gruppo PD. Molte congratulazioni).
*PEPE (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PEPE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, in premessa devo dare atto della coerenza del Partito Democratico che, come sempre gli capita quando non sa che dire, divaga. Stamattina ha parlato di argomenti che nulla hanno a che vedere. (Commenti dal Gruppo PD).
MARCUCCI (PD). Parla del provvedimento!
PRESIDENTE. Ho permesso l'intervento della senatrice, che ha anche sforato i tempi, e l'Aula è stata in silenzio. (Commenti dal Gruppo PD). Il vostro intervento è stato fatto e adesso si consenta al senatore di intervenire in un'Aula rispettosa. (Commenti della senatrice Bellanova). Senatrice Bellanova, ho ascoltato il vostro duro intervento politico e non ho ancora avuto la possibilità di ascoltare il senatore che ha appena cominciato. (Commenti dal Gruppo PD). Vi prego di mantenere un rispetto per chi sta parlando e non voglio intervenire più. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S. Commenti della senatrice Bellanova). Senatrice Bellanova, non ho intenzione di consentire discussioni in questa Aula. (Vivaci commenti della senatrice Bellanova). D'accordo? Faccia intervenire il senatore.
PEPE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, potrei ricordare ai colleghi del Partito democratico che appartengono a quella cultura politica che, con la legge Severino, ha accorciato i termini di prescrizione per aiutare il portaborse del loro ex segretario di partito. (Commenti dal Gruppo del PD).
Potrei ricordare ai colleghi del Partito Democratico che appartengono a quella cultura politica che in una notte d'estate ha abolito l'abuso d'ufficio per aiutare il loro Presidente del Consiglio. (Commenti dal Gruppo del PD).
MARCUCCI (PD). Parla del provvedimento!
PRESIDENTE. Senatore Marcucci, ho ascoltato l'intervento che ha fatto in qualità di Capogruppo, politicamente anche severo nei confronti degli altri partiti. Quindi, la pregherei adesso di lasciare intervenire il senatore Pepe per consentirgli di esprimere la sua visione politica e legislativa. Ve ne chiedo la cortesia, nel massimo rispetto, lo stesso che ha espresso l'Assemblea nei vostri confronti. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).
MALPEZZI (PD). Sul provvedimento la ascoltiamo volentieri!
PEPE (L-SP-PSd'Az). Vorrei ricordare, Presidente, che quella cultura politica, in un frangente di questa Repubblica, ha addirittura provato ad aiutare Sofri, Bompressi e Pietrostefani, perché hanno una visione giustizialista quando conviene a loro, o di converso garantista sempre quando conviene a loro. A proposito di terroristi, caro Ministro, spero che il presidente Bolsonaro finalmente assicuri Battisti alle patrie galere per i crimini schifosi che ha commesso qui in Italia.
PRESIDENTE. Senatore Pepe, si attenga al merito del provvedimento. La magistratura farà il suo dovere nell'ambito della sua attività.
PEPE (L-SP-PSd'Az). Ci arrivo subito, Presidente, e spiego le ragioni per cui la Lega voterà favorevolmente rispetto a questo provvedimento, partendo da un assunto: il fenomeno corruttivo, purtroppo, è radicato ed è diffuso nella politica e nella pubblica amministrazione italiana. Pertanto è un fenomeno che va spazzato via con una legge importante.
Tra le tante cose che ho sentito durante questo dibattito (alcune coerenti rispetto al provvedimento, altre meno), non ho sentito parlare dell'effetto deterrente della norma penale. È un effetto importante in un Paese civile, anche se non è l'unico, in ragione del quale i cittadini devono sapere che lo Stato non scherza più rispetto a determinati argomenti. È un modo per dire ai cittadini «basta commettere determinati reati».
Noi parliamo, come ha detto il senatore Grasso, di reati che hanno un impatto sociale pesantissimo. Infatti, la parte offesa di questi reati è l'opinione pubblica e la comunità nazionale o può essere una comunità cittadina: di questo parla il disegno di legge anticorruzione. Non parla di quanto ho anche sentito dire, cioè di delitti colposi. Qualcuno faceva accenno alla responsabilità dei sindaci, per esempio, nelle lesioni colpose o negli omicidi colposi, ma questo non esiste. Così come non esiste all'interno di questo provvedimento l'abuso d'ufficio, che è la tagliola in cui tutti quanti gli amministratori comunali (lo dico anche da sindaco) rischiano di incappare in maniera più frequente. Questo è un reato che all'interno del provvedimento non è assolutamente annoverato.
Un'altra riflessione vorrei farla rispetto al giusto processo e vorrei farmi e fare a questa Assemblea alcune domande: il processo attuale è un processo giusto, sì o no? È un processo che si celebra in una ragionevole durata, sì o no? È un processo che nella fase delle indagini viene condotto in maniera riservata, sì o no?
Partendo dalla prescrizione, pochi hanno rilevato che è un istituto che avrà efficacia contestualmente all'avvio del nuovo processo penale, ovvero dal primo gennaio 2020. Ritengo allora che questa sia la sfida più importante; fare un processo che assicuri trasparenza, parità effettiva tra accusa e difesa e, soprattutto, celerità. Se infatti un processo si celebra con celerità, viene garantito lo Stato assicurando la pena al colpevole, ma soprattutto viene garantito l'innocente, che non è costretto a subire procedimenti penali per anni e anni, magari uscendone fuori illeso. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Ricordo che, solamente negli ultimi trenta anni, i casi di errori giudiziari sono stati 27.000; alcuni si sono verificati con il vecchio procedimento inquisitorio, tantissimi altri con l'attuale procedimento accusatorio.
La vera sfida è allora quella del nuovo procedimento penale. Una norma va vista nella sua praticabilità e nei suoi effetti rispetto al processo penale. Questa è la sfida che il Governo ha accettato con la legge delega che andrà in scadenza non alle calende greche, ma alla fine del prossimo anno. È lì che tutta l'Assemblea e l'assise parlamentare, del Senato e della Camera, si giocheranno una partita importante.
Vorrei ricordare ai colleghi che hanno parlato di libertà rispetto al provvedimento che, dai nostri banchi, ma sono convinto da tutti, la libertà è un valore irrinunciabile: la nostra, ma soprattutto, per certi versi, quella degli altri. Qualcuno amava definirla come l'ossigeno: senza non si vive. Ricordo che la libertà non si decanta, ma si conquista e si difende. In passato i nostri padri l'hanno fatto con atti eroici, a noi spetta farlo con atti di civiltà e quest'atto può essere il nuovo processo penale che la legge delega assegnerà al Governo. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).
VITALI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VITALI (FI-BP). Signora Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, vorrei premettere una questione di metodo e, poi, affrontare il merito del provvedimento.
Per quanto riguarda il metodo, mi verrebbe da dire «benvenuti sulla terra». Signor Ministro, parlo con lei. Mi sembra infatti che voi eravate quelli che vi opponevate ai Governi che mettevano la fiducia; eravate quelli che occupavate i banchi del Governo per protestare contro gli atti che limitavano la libertà e la libera coscienza dei parlamentari. Oggi, invece, ponete la fiducia proprio per controllare i vostri parlamentari (Applausi dal Gruppo FI-BP), perché siete sicuri che neanche loro avrebbero potuto votare questo provvedimento.
Nel merito il provvedimento nasce come una misura anticorrotti; e che c'entra la prescrizione? Essa era stata già regolata un anno fa dal ministro Orlando, dal Governo di centrosinistra che l'aveva aumentata rispetto ai limiti stabiliti dalla cosiddetta legge Cirielli, di tre anni; diciotto mesi dopo la sentenza di primo grado e diciotto mesi dopo la sentenza di secondo grado; un totale di dieci anni e mezzo. Il collega che mi ha preceduto parlava di un processo giusto in tempi rapidi, voi lo allungate e lo ritenete ingiusto, creando una disparità di trattamento tra accusa e difesa! (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Questa non era una norma della quale si sentiva il bisogno, credo piuttosto che si tratti di una misura contrattuale, un do ut des: tu mi dai l'anticorruzione e la prescrizione, io ti do la sicurezza. Un Paese non può però fondarsi su questi patti.
Sono un avvocato da più di quarant'anni e mi sono sentito, signor Ministro, profondamente offeso quando lei, in una trasmissione - a lei infatti piace più frequentare i talk show che le Aule parlamentari - ha affermato che con il provvedimento finirà la pacchia degli avvocati azzeccagarbugli che con i loro espedienti allungano il processo. Ministro, lei forse non sa che dal 2001 i rinvii chiesti dall'avvocato e dall'imputato sospendono automaticamente la prescrizione. (Applausi dal Gruppo FI-BP). Altro che azzeccagarbugli! Lei allunga la prescrizione, violando l'articolo 111 della Costituzione sulla ragionevole durata del processo e l'articolo 6 della Convezione per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e ciò è in contrasto con la legge Pinto, che ha stabilito la ragionevole durata del processo in tre anni per quello di primo grado, in due anni per quello d'appello e in un anno quello in Cassazione. Sono sei anni! (Applausi dal Gruppo FI-BP). Lei porta l'estinzione dei reati a vent'anni: come fa a giustificare la ragionevole durata del processo? E la legge Pinto? Lei sta creando un varco nel quale lo Stato sarà costretto a pagare centinaia di migliaia di euro di risarcimento danni per la irragionevole durata del processo. (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Le dico anche una cosa, che forse le sembrerà strana: con questa legge, lei raggiunge esattamente l'effetto opposto a quello che si è prefissato; lei con questa legge vuole spazzare la società da corrotti e corruttori e invece li agevola, perché se allunga fino a vent'anni i tempi della prescrizione, consente a costoro di continuare a commettere reati per vent'anni, altro che spazzare via dalla società i corrotti! (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Lei sa, signor Ministro, che nel nostro Paese ogni anno 7.000 cittadini vengono dichiarati non colpevoli dopo aver patito la carcerazione preventiva? Lei sa che un terzo dei processi si conclude con una sentenza di assoluzione? A lei è mai capitato di difendere o di venire a conoscenza di situazioni di amministratori locali che sono stati buttati in carcere, che sono stati indicati al pubblico ludibrio, che sono stati distrutti nella carriera, negli affetti, nella famiglia, nella dignità e sono stati assolti dopo dieci anni, quando ormai non avevano più bisogno neanche delle scuse dello Stato? (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Lei ha un merito: vuole introdurre nel nostro ordinamento il processo eterno. Noi pensavamo che ci fosse la vita eterna: lei ci insegna, con questo provvedimento, che c'è il processo eterno. La ringraziamo.
LAUS (PD). Bella questa! (Applausi del senatore Laus).
VITALI (FI-BP). Lei fa rimpiangere il ventennio fascista e il codice Rocco: lei ha fatto una norma ancora più restrittiva di quella. Certo, parliamo di giuristi illuminati, voi oggi siete più interessati a contendervi i like sui vostri profili piuttosto che a rispondere alle esigenze del Paese. Questa norma, però, viola anche l'articolo 27 della Costituzione, perché sostituisce alla presunzione di innocenza quella di colpevolezza. Signor Ministro, non so lei che concetto abbia del processo, ma il processo non è un luogo dove il colpevole cerca di farla franca: molto spesso è una tragedia che si abbatte su un cittadino al quale viene riconosciuta l'innocenza quando ormai è stato distrutto in tutti i suoi valori.
Dove è finito il principio costituzionale della rieducazione della pena? Che senso ha condannare una persona dopo quindici o vent'anni dal commesso reato? La persona che espierebbe la pena è una persona completamente diversa da quella che commise il reato. Quale rieducazione sarebbe possibile dopo tanto tempo? (Applausi dal Gruppo FI-BP).
Un'altra inesattezza, signor Ministro, l'ha detta sempre in una delle tante trasmissioni che la vedono protagonista: lei ha detto che questa è una norma a favore delle parti lese, perché non ci saranno più prescrizioni, e ha citato l'esempio del disastro di Viareggio. Mi verrebbe da dire che lei ha detto una fesseria, ma per rispetto istituzionale dico che lei ha detto un'inesattezza. Signor Ministro, le parti lese non vogliono un processo infinito, ma il risarcimento del danno e lo vogliono subito, in tempi certi, non infiniti! (Applausi dal Gruppo FI-BP). Avete inserito i reati contro la pubblica amministrazione paragonandoli a quelli mafiosi. Avete introdotto la possibilità di utilizzare l'agente sotto copertura, ma in effetti, a leggere bene la norma, non si tratta di questo, bensì di un vero e proprio agente provocatore, che interviene non per scoprire il reato, ma per commetterlo: questa è l'incapacità di uno Stato che non sa difendere i cittadini. Avete ridotto l'accesso ai benefici penitenziari e state creando le condizioni per far saltare il sistema detentivo, già al limite; aumentate le pene e limitate l'accesso alle misure alternative, ma quando varerete un piano di edilizia penitenziaria e di arruolamento di polizia penitenziaria? Fate la faccia feroce, ma scaricate le vostre inadempienze sul sistema! Avete violato i princìpi di proporzionalità e ragionevolezza.
Ricordo che in una delle loro prime uscite, prima il ministro Salvini, poi anche il ministro Di Maio, in occasione di alcune assemblee di enti associativi, dissero che da quel momento sarebbe cambiata la musica: non c'era più la presunzione di colpevolezza e il cittadino non sarebbe stato più visto dallo Stato come un nemico e il contribuente come un evasore. Complimenti, avete fatto esattamente il contrario: autorizzare l'accesso indiscriminato alle banche dati e ai conti correnti dei contribuenti, senza il controllo dell'autorità giudiziaria, e prevedere la pena accessoria dell'interdizione dai pubblici uffici e il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, anche in caso di sospensione della pena, fanno sì che il cittadino sia visto sempre con pregiudizio dallo Stato.
Non avete fiducia neanche nella magistratura, che dite di vantare e tutelare. Avete sottratto al giudice la possibilità di graduare l'entità e la durata della pena accessoria in base alla gravità dei fatti e sulla base del suo prudente apprezzamento. Oltre a violare esigenze di coerenza e ragionevolezza del sistema, avete inciso sul principio della proporzionalità. Se di riforma si doveva parlare, non potevate cominciare peggio, intervenendo sul processo al contrario, senza diminuirne i tempi, ma allungandoli.
Mi rivolgo agli amici della Lega, con i quali abbiamo votato la riforma sulla prescrizione, la cosiddetta ex Cirielli, abbiamo introdotto in maniera stabile l'articolo 41-bis, abbiamo modificato tutta la normativa antimafia e abbiamo aumentato le pene per i reati nella pubblica amministrazione: come fate a votare un provvedimento di questo tipo? (Applausi dal Gruppo FI-BP). State creando un mostro giuridico, del quale voi stessi sarete vittime, ma questo ci interessa poco, perché chi è artefice del proprio destino pianga se stesso; purtroppo, però, ne saranno vittima i cittadini, anche quelli che vi hanno votato in buona fede (che non è lei, signor Ministro) e che sicuramente non vi voteranno più.
In conclusione, anche questa riforma si inserisce nelle controriforme: come il decreto dignità, che, anziché occupazione, garantisce disoccupazione; il decreto sicurezza, che è un topolino partorito da una montagna; il provvedimento sulla concretezza, che, al contrario, crea ostacoli e anziché sburocratizzare aumenta le problematiche; il decreto anticorrotti, che invece di reprimere il fenomeno lo incoraggia. Vi invito a fermarvi finché potete e soprattutto a cercare, per il tempo che vi resta, di non fare più danni di quelli che potremo umanamente riparare quando - e quel tempo è molto vicino - torneremo a governare questo Paese.
Per tali ragioni, voteremo convintamente contro la fiducia a questo provvedimento. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Molte congratulazioni).
MORRA (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MORRA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, il provvedimento di legge che stiamo per approvare merita grande rispetto e considerazione.
Ho ascoltato cose che mi hanno lasciato molto perplesso, per non dire altro, perché evidentemente in quest'Aula - e per fortuna, forse, soltanto qui - non c'è una vera percezione di cosa significhi esattamente «corruzione». La corruzione, infatti, è un vulnus, un cancro, un tumore che affligge la società italiana da tempo lunghissimo, senza che sia stato affrontato il problema con il dovuto coraggio. (Applausi dal Gruppo M5S).
C'è stato qualcuno che, nel 2015, visitando il quartiere di Scampia, zona famosa per camorra e non per corruzione, ha detto che la corruzione è il linguaggio di cui si servono le mafie per corrompere i pubblici ufficiali. Questo qualcuno era Bergoglio, il pontefice che voi citate molto spesso, con l'ipocrisia di chi poi, predicando bene, fa esattamente il contrario. (Applausi dal Gruppo M5S.Commenti dal Gruppo FI-BP).
SACCONE (FI-BP). Parla per Lanzalone!
MORRA (M5S). Posto che a parole tutti quanti riconosciamo che la corruzione spuzza... (Commenti dal Gruppo FI-BP).
PRESIDENTE. Colleghi, vale quanto ho già detto ai senatori del Partito Democratico. Siamo intervenuti tutti e ciascuno ha fatto il proprio intervento politicamente forte, per cui chiedo la cortesia di fare silenzio, lasciando intervenire i colleghi.
MORRA (M5S). Quando Bergoglio sostiene che la corruzione spuzza, tutti quanti ad applaudire e ad osannarlo, Presidente. Quando poi, però, bisogna perseguire comportamenti contrassegnati appunto da volontà corruttiva o comunque di accettazione di tale volontà, ci si prona ad una logica per cui prevale un atteggiamento molto ipocrita, che è quello dell'indulgenza plenaria.
Fin dall'800 il nostro Paese ha memoria di scandali che hanno colpito le pubbliche amministrazioni e le classi dirigenti delle stesse pubbliche amministrazioni, senza che siano stati mai perseguiti veramente. Senza allora voler tornare allo scandalo della Banca romana, che ha coinvolto qualcuno che poi è diventato Presidente del Consiglio, senza voler ricordare che qualcuno lo ha definito il «Presidente del Consiglio della malavita», senza voler ricordare che noi abbiamo necessità di un provvedimento che quantomeno indichi che questo Stato sta cambiando, il termine giusto che vorrei uscisse da queste Aule è «cambiamento».
Pochi giorni fa, Cafiero de Raho - nome che forse fa venire l'orticaria a qualcuno che è qua dentro - in un studio televisivo ha ricordato una lezione di Corrado Alvaro, il quale ripeteva come la disperazione più grande che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente possa essere inutile e voi, classi dirigenti, avete fatto penetrare questo dubbio nella testa di tanti, troppi cittadini (Applausi dal Gruppo M5S). Essere onesti in questo Paese, infatti, è difficile e pretende anche una sorta di coraggio che molto spesso alcuni singoli non si riconoscono.
Vi leggo alcuni passaggi tratti dal libro di Piercamillo Davigo «Il sistema della corruzione», che dovrebbero farci riflettere tutti: «In vita mia non avevo mai visto un corrotto. Me l'immaginavo come un visitor, con la lingua verde che fuoriesce dalla bocca, e quando le guardie mi portarono questo detenuto rimasi impressionato dalla sua assoluta normalità». Qualcuno potrebbe anche ricordarsi Hannah Arendt, perché quello che ci deve colpire è «la banalità del male» e, pertanto, la normalità della corruzione. Continua Davigo: «Era uno come me. Avrebbe potuto essere un mio compagno di università o di serate in discoteca. Allora misi via il foglietto con gli appunti e l'unica domanda che formulai fu: "Ma come può un ragazzo di ventisette anni vendersi per 250.000 lire?". L'imputato per un po' rimase in silenzio e poi rispose: "Lei non può capire, perché appartiene ad un mondo del quale queste scelte sono soltanto individuali: essere onesto o disonesto dipende da lei. Io, dopo quindici giorni dal mio arrivo, ho capito che in quell'ufficio" - un ufficio pubblico - "rubavano tutti! E ho anche capito che non avrebbero tollerato la presenza in mezzo a loro di un uomo onesto." - perché l'onestà non può essere ammessa - "Mi avrebbero cacciato perché sarei stato un pericolo per tutti gli altri. Le 250.000 lire me le ha messe in mano il mio capoufficio. Io ero in prova, e ho avuto paura di essere cacciato via se non le avessi prese. Non ho avuto il coraggio che ci vuole per essere onesto". (Applausi dal Gruppo M5S).
Mi chiedo quindi se sia mai possibile che si debba accettare di vivere in un Paese in cui l'onestà, che Kant definiva la miglior politica, pretende coraggio; è mai possibile che l'abitudine sia al crimine, alla delinquenza, alla corruzione e all'esser corrotti? (Applausi dal Gruppo M5S). È allora questo che bisogna cambiare, è qui che dobbiamo operare un ribaltamento di paradigma.
Per capire cosa si intende per ribaltamento del paradigma, entriamo nel merito del provvedimento. Per contrastare - come ribadiva il senatore Grasso - reati banali, ma anche il terrorismo e la mafia, noi abbiamo deciso di garantire, attraverso interventi legislativi, premialità a chi, pentendosi, collabora. Finalmente permettiamo, purché tutto sia secondo norma, a chi la vuole farla finita con un certo mondo per cui la disonestà è il modello, di poterla far finita e quindi di passare dal crimine allo Stato.
Aggiungo anche che proprio pochi giorni fa hanno consegnato le motivazioni per la sentenza in appello della vicenda denominata Mafia capitale, che ha certificato come fosse mafia. In quelle motivazioni è stato ribadito che qualcuno (Carminati) ci metteva l'intimidazione, che è tipica del comportamento mafioso, e qualcun altro (Buzzi) ci metteva la corruttela, cioè la propensione ad acquistare assenso da parte di pubblici amministratori, di pubblici ufficiali che dovrebbero rappresentare lo Stato ma che si svendono per soddisfare loro egoistici interessi, danneggiando lo Stato tutto e soprattutto i più deboli! (Applausi dal Gruppo M5S). Badate che accettare una bustarella (perché così si inizia) equivale ad accettare con mano il comportamento di chi si presenta con la lupara in spalla. Accettare la bustarella significa impedire che in una terra che vive oggi in molta parte della sua popolazione il dramma, la tragedia della miseria, si possa far spesa sociale, perché se si permette al privato indebitamente di frodare lo Stato, non solo si sta frodando lo Stato, ma si sta frodando il più debole dei cittadini di quello Stato. Pertanto, chi combatte la corruzione lo fa per i valori della democrazia e non di altro e questo voi non lo avete mai praticato (Applausi dal Gruppo M5S),perché avete anteposto l'interesse del singolo al bene comune; bene comune che si salvaguarda anche - e questo abbiamo fatto nella norma - non soltanto aumentando i massimi edittali della pena, ma soprattutto elevando i minimi di pena. (Applausi dal Gruppo M5S).
Paradossalmente, infatti, con Tangentopoli e con tutto quello che è emerso dopo abbiamo scoperto che quanto più si denunciava, tanto più si condannava, tanto più le pene erano inferiori al passato, quasi a voler dire: «Vabbè, lo facciamo tutti, quindi indulgenza plenaria per corrotti e corruttori». Questo non va bene!(Applausi dal Gruppo M5S).
Lasciatemi dire che, anche se molti hanno eccepito anche su questo, che io credo che i cittadini, gli elettori tutti, saranno contentissimi nel sapere che, finalmente, chi froda lo Stato avrà difficoltà a continuare a contrattare con lo Stato e a rappresentare lo Stato. Chi è uomo di Stato ha una dignità enorme e anche nel più umile dei servitori dello Stato vi deve essere quella disciplina, quell'onore che fa sì che lavorando per lo Stato - e cioè per noi tutti - non si accetti alcuna pratica corruttiva, non si metta in atto alcun comportamento criminale, paramafioso, che affossa la democrazia.
Le interdittive temporanee per chi incorre in pene inferiori a due anni (ma anche e soprattutto definitive) sono allora ciò che tutti i cittadini onesti vogliono, perché non possiamo più consentire che lo Stato sia il bancomat presso cui tutti quanti prelevano senza aver precedentemente depositato!
Vi ricordo, concludendo, che nessuno si è scandalizzato allorquando - e non è una barzelletta - alla Regione Calabria la dirigente responsabile dell'anticorruzione è stata anche lei arrestata per corruzione. Per corruzione, maledizione! (Proteste dal Gruppo FI-BP).
Se allora noi accettiamo che nei territori più deboli, lì dove vi deve essere ancor più vigilanza, ancor più controllo, ancor più trasparenza, la spesa pubblica possa diventare alimento per pratiche para e simil-mafiose... (Proteste dal Gruppo PD).
MARGIOTTA (PD). Il tempo, signor Presidente! Il tempo!
PRESIDENTE. Senatore Morra, la invito a concludere. Senatore Margiotta, ho concesso due minuti in più a tutti e mancano ancora quindici secondi. La Presidenza non fa preferenze, non scherzi, senatore Marcucci. (Commenti dei senatori Malpezzi e Marcucci).
MORRA (M5S). Io so che ragionare di onestà dà problemi a tanti, però io penso che a tutti quanti gli italiani farebbe piacere il rovesciamento di quella frase tristissima, che è riportata nel testo di Piercamillo Davigo da cui ho attinto: noi non dobbiamo essere il Paese in cui c'è necessità di coraggio per essere onesti; noi dobbiamo essere il Paese in cui, con fierezza, si deve essere onesti! (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
Votazione nominale con appello
PRESIDENTE. Indìco la votazione dell'emendamento 1.900, presentato dal Governo, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge n. 955, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ai sensi dell'articolo 94, secondo comma, della Costituzione e ai sensi dell'articolo 161, comma 1, del Regolamento, la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo mediante votazione nominale con appello.
Ciascun senatore chiamato dal senatore Segretario dovrà esprimere il proprio voto passando innanzi al banco della Presidenza.
I senatori favorevoli alla fiducia risponderanno sì; i senatori contrari risponderanno no; i senatori che intendono astenersi si esprimeranno di conseguenza.
Hanno chiesto di votare per primi, e l'ho concesso, i senatori Arrigoni, Bagnai, Bongiorno, Bottici, Dell'Olio, Ferrara, Floris, Magorno, Pesco e Urso.
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello di tali senatori.
(I predetti senatori rispondono all'appello).
Estraggo ora a sorte il nome del senatore dal quale avrà inizio l'appello nominale.
(È estratto a sorte il nome del senatore Parrini).
Invito il senatore Segretario a procedere all'appello, iniziando dal senatore Parrini.
(Il senatore Segretario CASTALDI e, successivamente, il senatore Segretario DURNWALDER fanno l'appello).
(Nel corso delle operazioni di voto assumono la Presidenza il vice presidente ROSSOMANDO - ore 10,57 -, indi il vice presidente TAVERNA - ore 10,58 -).
Rispondono sì i senatori:
Abate, Accoto, Agostinelli, Airola, Anastasi, Angrisani, Arrigoni, Auddino, Augussori
Bagnai, Barbaro, Bergesio, Bonfrisco, Bongiorno, Borghesi, Borgonzoni, Bossi Simone, Bottici, Botto, Briziarelli, Bruzzone, Buccarella
Calderoli, Campagna, Campari, Candiani, Candura, Cantù, Casolati, Castaldi, Castellone, Castiello, Catalfo, Centinaio, Cioffi, Coltorti, Corbetta, Corrado, Crimi, Croatti, Crucioli
D'Angelo, De Bonis, De Falco, De Lucia, De Vecchis, Dell'Olio, Dessì, Di Girolamo, Di Marzio, Di Micco, Di Nicola, Di Piazza, Donno, Drago
Endrizzi, Evangelista
Faggi, Fattori, Fede, Fenu, Ferrara, Ferrero, Floridia, Fregolent, Fusco
Gallicchio, Garruti, Gaudiano, Giannuzzi, Giarrusso, Girotto, Granato, Grassi, Guidolin
Iwobi
La Mura, Lannutti, Lanzi, Leone, Lezzi, Licheri, Lomuti, Lorefice, Lucidi, Lupo
Maiorino, Mantero, Mantovani, Marilotti, Marin, Marinello, Marti, Matrisciano, Mautone, Merlo, Mininno, Mollame, Montani, Montevecchi, Moronese, Morra
Naturale, Nisini, Nocerino, Nugnes
Ortis, Ortolani, Ostellari
Pacifico, Paragone, Patuanelli, Pazzaglini, Pellegrini Emanuele, Pellegrini Marco, Pepe, Pergreffi, Perilli, Pesco, Petrocelli, Pianasso, Piarulli, Pillon, Pirro, Pisani Giuseppe, Pisani Pietro, Pittoni, Pizzol, Presutto, Pucciarelli, Puglia
Quarto
Riccardi, Ricciardi, Ripamonti, Rivolta, Romagnoli, Romano, Romeo, Rufa, Russo
Santangelo, Santillo, Saponara, Saviane, Sbrana, Sileri, Siri, Stefani
Taverna, Tesei, Toninelli, Tosato, Trentacoste, Turco
Urraro
Vaccaro, Vallardi, Vanin, Vescovi, Vono, Zuliani.
Rispondono no i senatori:
Aimi, Alfieri, Astorre
Balboni, Barachini, Barboni, Battistoni, Bellanova, Berardi, Bernini, Berutti, Biasotti, Binetti, Bini, Biti, Boldrini, Bonifazi, Bonino, Bressa
Caliendo, Carbone, Causin, Cesaro, Ciriani, Cirinnà, Comincini, Conzatti, Craxi, Cucca
D'Alfonso, D'Arienzo, Dal Mas, Damiani, De Bertoldi, De Petris, De Poli, De Siano, Durnwalder
Errani
Fantetti, Fazzolari, Fazzone, Ferrari, Ferrazzi, Floris
Galliani, Gallone, Garavini, Gasparri, Ghedini, Giammanco, Giro, Grasso, Grimani
Iannone, Iori
La Pietra, La Russa, Laforgia, Lanièce, Laus, Lonardo
Magorno, Malan, Malpezzi, Manca, Mangialavori, Marcucci, Margiotta, Marsilio, Martelli, Masini, Messina Alfredo, Messina Assuntela, Minuto, Mirabelli, Misiani, Modena, Moles
Nannicini, Nastri
Pagano, Papatheu, Parente, Parrini, Patriarca, Perosino, Pichetto Fratin, Pittella
Quagliariello
Rauti, Richetti, Rizzotti, Rojc, Ronzulli, Rossi, Rossomando, Ruspandini
Saccone, Schifani, Sciascia, Serafini, Siclari, Stabile, Stefano, Steger, Sudano
Taricco, Testor, Tiraboschi, Toffanin, Totaro
Unterberger, Urso
Valente, Vattuone, Verducci, Vitali, Zaffini.
Si astiene il senatore:
Monti.
Dichiaro chiusa la votazione e invito i senatori Segretari a procedere al computo dei voti.
(I senatori Segretari procedono al computo dei voti).
Saluto ad una rappresentanza di studenti
PRESIDENTE. Saluto una rappresentanza di studenti dell'Istituto comprensivo «Omodeo-Beethoven» di Scisciano, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori. (Applausi).
Risultato di votazione
PRESIDENTE. Proclamo il risultato della votazione nominale con appello dell'emendamento 1.900, presentato dal Governo, interamente sostitutivo degli articoli del disegno di legge n. 955, sull'approvazione del quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
| Senatori presenti | 282 |
| Senatori votanti | 282 |
| Maggioranza | 141 |
| Favorevoli | 162 |
| Contrari | 119 |
| Astenuti | 1 |
Il Senato approva. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).
Risultano pertanto ritirati o preclusi tutti gli emendamenti e gli ordini del giorno presentati al disegno di legge.
Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno
CANDURA (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, intervengo in merito ai fatti di Strasburgo dell'altro giorno. La gravità di quanto accaduto non necessita di ulteriori note.
Colleghi, voglio farvi ricordare quanti minuti di silenzio si siano svolti: a quanti minuti di silenzio avete assistito? Quante dichiarazioni di cordoglio, quanti «Mai più»? Ricordate i gessetti colorati? Conoscete la gravità dell'evento che è successo e anzitutto mi unisco alla solidarietà verso la famiglia di Antonio Megalizzi, il nostro connazionale attualmente in condizioni disperate in ospedale. (Applausi).
Il luogo che è stato colpito è il mercatino di Natale presso la cattedrale di Strasburgo. Questo mercatino risale al 1570, è una tradizione che attiene alle nostre radici più profonde, quelle radici cristiane colpevolmente negate da alcuni di noi, ma ben presenti per i nostri nemici.
Il signor Cherif Chekatt, il colpevole che stanno ricercando, già noto alle Forze dell'ordine per posizioni estreme, ha una caratteristica in comune con i colpevoli di mille altri eventi occorsi in Europa e nel mondo, ovvero la sua visione del mondo, la sua ideologia e la sua religione: è un musulmano.
Vi posso dire che uno dei primi comunicati stampa delle Agenzie europee nelle ore immediatamente successive all'evento è stato fatto dalla comunità islamica locale di Strasburgo, che con tragicomico cinismo ha affermato che le vere vittime di questo attentato sono i musulmani. Spieghiamo bene: si spara per le strade, si uccidono cittadini europei e non solo europei e gli occidentali, che tollerano queste comunità poco tolleranti nei nostri confronti, sono colpevoli, a prescindere, di razzismo. Guai a ribellarsi al fatto di essere bersagli di un attentato! Tant'è vero che nel discorso della Presidenza, per il resto encomiabile, che ha ricordato l'evento, le parole «Islam» e «musulmano» erano assenti, perché abbiamo timore di dire la verità. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Abbiamo timore di dire che la separazione tra Stato e chiesa e la laicità dello Stato, che non vengono dall'illuminismo, ma sono molto più antiche, perché la frase «Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio» non l'ha detta Rousseau, ma l'ha detta Gesù Cristo ed è riportata nel Nuovo Testamento, per noi è un principio scontato, perché connaturato alla nostra religione ed è scontato perché è connaturato ai principi della democrazia.
PRESIDENTE. Concluda, senatore.
CANDURA (L-SP-PSd'Az). Ebbene, occorre fare attenzione, perché questi princìpi sono molto delicati e c'è da chiedersi - concludo, signor Presidente - se l'Islam è integrabile nella nostra democrazia. Questa ideologia - e non religione - lo è? Per me no e con questo concludo e vi invito a riflettere. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).
Atti e documenti, annunzio
PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.
Ordine del giorno
per la seduta di martedì 18 dicembre 2018
PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 18 dicembre, alle ore 17, con il seguente ordine del giorno:
La seduta è tolta (ore 11,51).