Legislatura 18ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 059 del 15/11/2018

RESOCONTO STENOGRAFICO

Presidenza del vice presidente TAVERNA

PRESIDENTE. La seduta è aperta (ore 9,35).

Si dia lettura del processo verbale.

NISINI, segretario, dà lettura del processo verbale della seduta del giorno precedente.

PRESIDENTE. Non essendovi osservazioni, il processo verbale è approvato.

Comunicazioni della Presidenza

PRESIDENTE. L'elenco dei senatori in congedo e assenti per incarico ricevuto dal Senato, nonché ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Sull'ordine dei lavori

PRESIDENTE. Informo l'Assemblea che all'inizio della seduta il Presidente del Gruppo MoVimento 5 Stelle ha fatto pervenire, ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento, la richiesta di votazione con procedimento elettronico per tutte le votazioni da effettuare nel corso della seduta. La richiesta è accolta ai sensi dell'articolo 113, comma 2, del Regolamento.

Seguito della discussione e approvazione del disegno di legge:

(909) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 settembre 2018, n. 109, recante disposizioni urgenti per la città di Genova, la sicurezza della rete nazionale delle infrastrutture e dei trasporti, gli eventi sismici del 2016 e 2017, il lavoro e le altre emergenze (Approvato dalla Camera dei deputati) (Relazione orale) (ore 9,38)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 909, già approvato dalla Camera dei deputati.

Ricordo che nella seduta di ieri i relatori hanno svolto la relazione orale e hanno avuto luogo la discussione generale, la replica dei rappresentanti del Governo e l'esame degli emendamenti e degli ordini del giorno riferiti agli articoli del decreto-legge.

Passiamo alla votazione finale.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, ricorderemo per sempre quella del 14 agosto come una delle più drammatiche giornate della storia recente dell'Italia.

È inaccettabile che un'arteria stradale così importante non sia stata adeguatamente controllata nel tempo. Però le lacrime e il cordoglio da parte delle istituzioni si trasformano in vuota retorica se le cose non cambiano. E per cambiare bisogna che il ponte venga ricostruito nel più breve tempo possibile, che la vita dei genovesi possa ritornare presto alla normalità, che le istituzioni intervengano per proteggere e tutelare tutte quelle attività commerciali e le imprese che oggi vivono in una città letteralmente tagliata in due. Così come è importante che la magistratura faccia il suo compito. Una lunga catena di inefficienze e negligenze che devono essere accertate e perseguite.

Parlando di questo decreto-legge, non si può pensare anche a quanto accaduto in questi giorni in tante Regioni per via del maltempo. L'Italia è un Paese molto fragile, ammalato di abusivismo, con troppe opere pubbliche senza cura, a rischio sicurezza. La messa in sicurezza del Paese deve diventare il grande tema dei prossimi anni se non vogliamo continuare ogni volta a fare il conto delle tragedie e quello delle vittime.

Per tornare al provvedimento, noi crediamo che si dovesse fare prima. Ci volevano meno annunci e più fatti, meno promesse e una più immediata attenzione ai bisogni concreti. (Brusio).

PRESIDENTE. Colleghi, io non riesco ad ascoltare il senatore Steger.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Ancora oggi non è chiaro chi dovrà ricostruire e quale sarà davvero il ruolo di Autostrade per l'Italia.

Ad ogni modo, quello che votiamo oggi è un testo corposo che contiene tanti elementi anche positivi su questioni legate ai danni che l'economia genovese ha subìto e subirà nei prossimi mesi. A mio avviso il Parlamento ha fatto un buon lavoro per arricchire e rendere più mirato il testo. Se vogliamo, è anche la riprova che quando il Parlamento è messo nelle condizioni di poter lavorare, questo porta ad un miglioramento sostanziale dei provvedimenti.

Tuttavia, da parte nostra restano tante perplessità sul fatto che nel provvedimento ci sia tutta una serie di articoli che nulla c'entra con il dramma del ponte Morandi, dal condono di Ischia allo spargimento dei fanghi. Io non capisco veramente perché non si sia fatto un provvedimento che riguardasse questo disastro e solo questo. (Applausi dai Gruppi Aut (SVP-PATT, UV) e PD). Infatti in tal caso si sarebbe stati molto più celeri e il commissario avrebbe già potuto avviare il suo lavoro.

Per quanto riguarda Ischia, il ministro Di Maio ha detto che non si tratta di un condono ma di una procedura accelerata per rispondere a quei cittadini che hanno fatto domanda di regolarizzazione di un abuso edilizio. Noi crediamo, invece, che quella norma porterà al riconoscimento di tutte le domande di regolarizzazione e, quindi, ad un vero e proprio condono e questo anche perché, per precisa volontà del Governo, sono state richiamate le norme del 1985, quelle del Governo Craxi, le più morbide e le più larghe possibili che siano mai state introdotte sul tema dei condoni.

Nonostante forti perplessità su queste parti del testo, noi non possiamo tirarci indietro rispetto ad un tema su cui ci deve essere la massima solidarietà nazionale ed è per questo che il Gruppo per le Autonomie, per senso di responsabilità verso Genova, voterà a favore del provvedimento.

DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, sono passati tre mesi dal crollo del ponte Morandi con i suoi morti, con le sofferenze e le centinaia di sfollati che ha provocato. A fronte, e anche a smentita, degli annunci roboanti che sono stati fatti in quei giorni e a seguire, e soprattutto delle promesse che tutto si sarebbe svolto in modo rapido, noi ci troviamo oggi, invece, di fronte ad un decreto-legge - quello su Genova al nostro esame - che non solo viene discusso dopo molto tempo ma che contiene un percorso per la ricostruzione molto ingarbugliato. Nonostante i poteri straordinari attribuiti ad un Commissario che ha un ampio potere di deroga, è ancora tutto molto nebuloso.

Vorrei qui soffermarmi rapidamente sulla vicenda delle deroghe, perché nonostante i cambiamenti che sono stati apportati, grazie anche al lavoro delle opposizioni alla Camera dei deputati, alcuni aspetti, quelli più inquietanti, sono praticamente rimasti identici. Pensiamo, per esempio, alla ricostruzione in deroga a tutte le norme vigenti, incluse quelle antimafia, che è stata corretta, ma certamente le preoccupazioni e i problemi non sono stati risolti, a fronte di quello che purtroppo avviene nel nostro Paese con una certa regolarità nei casi di emergenza, ovvero le infiltrazioni e la corruzione. Le norme non sono state corrette a sufficienza, perché ancora, nei fatti, si può andare in deroga.

Che dire poi del roboante annuncio del ministro Toninelli e di altri membri della maggioranza sulla vicenda della revoca della concessione per Autostrade. Vorrei ricordare che proprio ieri avete tranquillamente respinto un nostro emendamento, che proponeva semplicemente che, a fronte di un possibile mancato versamento al commissario straordinario da parte di Autostrade delle risorse per la ricostruzione e la demolizione del ponte, si sarebbe passati alla revoca. Avete ovviamente espresso parere contrario e respinto anche questo emendamento.

Quindi, ci troviamo di fronte a tanti annunci e a continue promesse di tempi rapidi, ma la realtà è molto diversa, con procedure molto complicate e confuse, e ancora non si riesce a capire.

A proposito degli annunci sulla revoca, visto che è presente in Aula il ministro Toninelli, vorrei sapere che fine ha fatto la commissione che è stata insediata, perché da questo punto vista vorremmo avere qualche elemento.

In compenso, però, il decreto Genova, con un'operazione a dir poco discutibile, è stato caricato ed è diventato un decreto-legge omnibus, per infilarci delle operazioni vergognose. Come possiamo infatti definire l'operazione del condono a Ischia? Continuate a insistere che non si tratta di condono, ma di dare delle risposte ai cittadini, ma sapete perfettamente di cosa si tratta e la riprova c'è stata ieri. Pensiamo ai senatori di Forza Italia campani, che di solito si sono contraddistinti in questa Assemblea, anche nelle scorse legislature, solo e unicamente per ottenere il condono in Campania. Ieri, dopo l'ammutinamento del voto dell'altro giorno, si sono tutti ricompattati per respingere un emendamento, che era stato approvato in Commissione con il fine di cercare di ridurre il danno, impedendo di utilizzare le norme del condono del 1985.

Non si tratta, dunque, di una procedura per accelerare e dare risposte ai cittadini, ma è un modo per sanare tutto. Questo - lo dico qui - è solo e unicamente l'anticamera per procedere a risolvere tutta la vicenda del condono in Campania, perché evidentemente è quello che interessa al vice premier Di Maio: da Ischia a tutta la Campania. Vedremo tra qualche mese quello che accadrà: le mie parole risulteranno profetiche e saranno confermate dai fatti. L'obiettivo è assolutamente quello e il voto espresso ieri da quei senatori ne è la conferma lampante.

Sul terremoto del Centro Italia c'è un altro condono. È un problema che avevamo già affrontato nel decreto-legge n. 55 del 2018 e su quello c'era stato non solo un accordo, ma si era discusso a lungo e si erano respinti quei tentativi di procedere, anche in questo caso, ad un condono allargato. Avete fatto questa operazione e avete discusso il decreto Genova mentre veniva giù il Paese, con quello che è accaduto in Veneto e in Sicilia. Il nostro Paese ha bisogno di essere curato e non ha bisogno di altri condoni. Occorre mettere in campo un piano di investimenti strategico, di piccole e medie opere, per curare il nostro territorio e risanarlo e realizzare i piani di adattamento per far fronte ai cambiamenti climatici.

Bisognerebbe fare un'operazione di censimento per spostare e demolire tutte le case che sono nelle aree a rischio, e invece qui si promette che in caso di calamità naturale, terremoto, voi avrete la possibilità di accedere a dei condoni, per sanare quello che non potrebbe essere sanato in alcun modo. Per questo avete deciso di inserire il riferimento al condono del 1985: perché è quello più ampio, visto che tutti gli altri vincoli, quelli importanti per il nostro Paese, sono stati tutti approvati dopo.

Vogliamo poi parlare dell'altra norma vergognosa che avete inserito? L'articolo 41 sui fanghi. Anche qui vi siete permessi di dire che in questo modo finalmente c'è un inizio di normativa, sapendo perfettamente di dire il falso. Era una battaglia del MoVimento 5 Stelle, fatta in Lombardia specificamente, che portò a una sentenza del TAR. Voi permettete di spargere sui terreni agricoli - parliamo della terra, quella poi che deve darci il cibo, con tutto quello che comporta in termini di impatto sulla salute dei cittadini - i fanghi che hanno dei componenti - penso alla vicenda degli idrocarburi - a livelli maggiori di quelli permessi - anzi, non sono neanche permessi - per i fanghi industriali che devono essere smaltiti in discariche speciali, e che dovrebbero soltanto essere mandati all'incenerimento. O addirittura i parametri sono maggiori delle terre che vengono utilizzate per la rigenerazione e la risistemazione delle cave.

Quindi, avete fatto un'operazione grave, utilizzando la questione di Genova e non affrontando seriamente i problemi di Genova. Dietro al tema di Genova, come copertura avete inserito norme che non avevano nulla a che fare questo argomento. Torno a ribadirlo, sono norme assolutamente vergognose, e non ci sono alibi per questo. Ripeto, non ci sono alibi.

Sul cosiddetto decreto-legge Genova voi avete voluto artatamente anche rinunciare al contributo delle opposizioni, perché un lavoro serio su tale provvedimento, sulla ricostruzione e sulle risposte da dare ai cittadini avrebbe prodotto sicuramente l'accordo di tutto il Parlamento. Questo era il lavoro che tutti noi saremmo stati disponibili a fare. Invece avete voluto fare altro.

La verità è soltanto una e lo dico nell'annunciare il voto contrario dei senatori di Liberi e Uguali: dietro al mantra del cambiamento, dietro al mantra del Governo del cambiamento, la realtà è soltanto una, e lo dico ai senatori del MoVimento 5 Stelle: in realtà questo Governo sta cambiando voi in profondità. Voi state, uno alla volta, inesorabilmente tradendo tutti gli impegni che vi eravate assunti soprattutto sul fronte ambientale. Vi devo ricordare la TAP oppure altri provvedimenti che abbiamo già esaminato in quest'Aula? Questa è l'unica verità: voi state cambiando. Avete cambiato idea e dietro al Governo del cambiamento è rimasta solo la misera realtà di un cambiamento profondo del vostro Movimento. Questo gli italiani prima o poi ve lo ricorderanno, non solo nelle urne, ma in una critica che non potrete scrollarvi di dosso. (Applausi dai Gruppi Misto-LeU e dei senatori Collina, Cucca e Martelli).

RUSPANDINI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUSPANDINI (FdI). Signor Presidente, di fronte ad una reale emergenza i patrioti ci sono, non possono non esserci, e dunque dichiarano il voto favorevole.

Il decreto-legge però è molto deludente e lo diciamo con spirito costruttivo: è deludente innanzitutto per la tempistica. Ricorderemo quanto impiegò il Governo di centro-destra rispetto al drammatico terremoto dell'Aquila e quanto il cosiddetto Governo del cambiamento impiega per approvare un decreto-legge: il primo, il Governo di centrodestra, lo fece in dodici ore, questo partorisce una risposta dopo ben quarantacinque giorni di lotte intestine. Abbiamo avuto una reazione celere solo sui social network, ma di fatto molto deludente per come si è articolata e composta.

Tuttavia non è deludente soltanto per questo, ma perché purtroppo risponde a una triste liturgia che è tipica della cattiva politica, lasciatemelo dire, cioè quella a cui stiamo stati abituati in questi anni dai Governi del PD. Ricordate il decreto-legge sull'IMU? Si doveva parlare di abolizione dell'IMU, poi quel provvedimento conteneva norme sulla cessione di Banca d'Italia ai privati, una cosa gravissima. Oggi quella polpetta avvelenata è costituita dal condono a Ischia e dalla preoccupante modifica della normativa sui fanghi. Con l'innalzamento dei limiti consentiti della prescrizione di idrocarburi si rischia infatti di trasformare i nostri campi in discariche a cielo aperto. Siamo quindi molto preoccupati per il made in Italy, per la salute, e temiamo anche di danneggiare l'immagine del nostro Paese derivante dalle eccellenze dei nostri prodotti.

Abbiamo apprezzato l'impostazione di voler costituire un'agenzia nazionale per governare le grandi criticità del nostro Paese, sempre più spesso sotto attacco da parte di agenti atmosferici e mutazioni climatiche che ci impongono una riflessione seria che non ci faccia subire passivamente le criticità, rispondendo di volta in volta come se fosse la prima. Il dissesto idrogeologico e i problemi strutturali che abbiamo con tutte le costruzioni in cemento armato impongono una grande operazione di messa in sicurezza del nostro Paese. Ciò è fondamentale, insieme a una campagna adeguata di formazione all'educazione ambientale. Non bastano le circolari del ministro Toninelli alle amministrazioni comunali per un monitoraggio delle nostre strutture spesso fatiscenti. Quindi siamo certamente disponibili a collaborare, ma lasciateci essere molto preoccupati per come verranno affrontati questi grandi temi, che sono i problemi della nostra contemporaneità, di oggi.

Inoltre, dopo il crollo del ponte Morandi, una delle bandiere della ricostruzione italiana, uno dei simboli del boom economico, noi, come credo tanti in quest'Aula, avremo difficoltà a spiegare che fine ha fatto la revoca delle concessioni alla società Autostrade per l'Italia SpA. Abbiamo difficoltà, dopo il furto autorizzato contro gli italiani, a spiegare perché non si parla di questo dopo tanti proclami. Avete tolto la concessione a chi incassa miliardi, ma non è capace di fare manutenzione e ha fatto morire vittime innocenti? L'avete tolta o no? Non si è capito. L'abbiamo visto? Non l'avete tolta.

Voteremo, dunque, a favore del provvedimento per amore di Patria, ma siamo molto arrabbiati e delusi per come lo avete composto (Applausi dal Gruppo FdI).

RENZI (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZI (PD). Signor Presidente, membri del Governo, colleghi senatori, voteremo contro il decreto-legge in esame per scelta della maggioranza. Quando in un Paese ci sono eventi drammatici come quello del ponte di Genova, le alternative che un Governo ha sono due. La prima è quella di chiedere all'opposizione un patto e di fare con essa un accordo. La seconda è invece quella di fare dell'opposizione l'alibi delle proprie incapacità.

Voi, colleghi della maggioranza, nelle ore immediatamente successive alla tragedia del ponte Morandi avete invaso le televisioni, a cominciare dal collegamento audio del ministro Toninelli dalla località di vacanza al TG1 delle ore 13,30, e avete attribuito la responsabilità agli avversari politici, indicando due fatti precisi.

Il primo è la concessione autostradale; il secondo è rappresentato dai soldi di Autostrade per l'Italia ai partiti. Lo ha spiegato molto bene il vice presidente Di Maio: il Governo precedente di notte si è riunito e in Parlamento ha dato la concessione a Autostrade per l'Italia. Come spesso accade, il ministro Di Maio ha sbagliato qualcosa. Non era di notte, ma era di giorno e - soprattutto - non era "il" Governo precedente, bensì "un" Governo precedente: il Governo che nel 2008 volle attribuire la concessione ad Autostrade per l'Italia. All'onorevole Di Maio sarebbe bastato girarsi alla sua sinistra, al tavolo del Consiglio dei ministri, e chiedere all'altro vice presidente e collega Matteo Salvini il perché di quella scelta. Già, lo dico perché rimanga agli atti del Senato: la concessione autostradale è stata votata non dal PD, che ha fatto ostruzionismo contro quell'atto, ma dalla destra e da un giovane deputato, allora membro della Commissione trasporti, poste e telecomunicazioni, che si chiama Matteo Salvini. (Applausi dal Gruppo PD). Di Maio chieda spiegazioni a lui, se lo faccia spiegare se è in grado di capirlo!

Il secondo punto riguarda i soldi di Autostrade per l'Italia. Quella mattina ho chiesto a Misiani e Bonifazi (che peraltro sono due senatori) se il Partito Democratico avesse ricevuto dei denari da Autostrade nel corso della sua esperienza, quindi anche con le segreterie precedenti. Entrambi mi hanno spiegato: guarda, Matteo, è incomprensibile il motivo per cui Di Maio ci sta attaccando, perché non abbiamo preso una lira. Allora ho chiesto: Ma, allora, forse la Leopolda, le associazioni, qualcuno di noi avrà preso dei fondi da Autostrade? Mi è stato risposto, il giorno dopo, dalla stampa libera e indipendente, che va ringraziata, che i soldi di Autostrade per l'Italia erano andati alla Lega Nord per l'indipendenza della Padania e non al PD. (Applausi dal Gruppo PD).

La strategia di buttare fango addosso agli avversari non funziona e non avrebbe dovuto essere fatta di fronte a 43 morti. Avete scelto la strada della demagogia. Dopo tredici minuti dalla messa funebre, durante il lutto nazionale, l'indecoroso portavoce del Presidente del Consiglio dei ministri, Rocco Casalino, inviava un testo a tutti i giornalisti, invitando a valorizzare i fischi rivolti ai senatori del PD. (Applausi dal Gruppo PD). Il giorno del lutto nazionale il super pagato portavoce del premier cercava di dividere la comunità nazionale.

Avete creato le condizioni per votare contro, con le vostre frasi demagogiche e assurde. Resterà agli atti del Senato il fatto che il senatore Toninelli, Ministro, fortunatamente pro tempore, della Repubblica, di fronte all'offerta di un grande genovese, quale Renzo Piano, di un progetto di ponte in acciaio per Genova, lo ha giudicato negativo. (Applausi dal Gruppo PD). Se non fosse una tragedia, oggi qui tutti ci metteremmo a ridere. Colleghi, risentitelo: Danilo Toninelli ha detto no a un progetto di Renzo Piano. Danilo Toninelli! (Applausi dal Gruppo PD).

Il Vice Presidente del Consiglio dei ministri ha detto: non voglio che sia Autostrade a ricostruire il ponte, bensì un'azienda pubblica. Ha individuato Fincantieri. Ma è possibile che nessuno in quest'Aula, fuori dall'Aula e sui giornali abbia detto che l'ultimo ponte - un ponte ferroviario in Sud America - Fincantieri l'ha fatto nella prima metà del secolo scorso? (Applausi dal Gruppo PD).

Caro Di Maio, Fincantieri fa le navi, non i ponti: le navi! (Applausi dal Gruppo PD e del senatore Errani).

Mi spiace dover dire, signor Presidente, che la pagina più nera l'ha scritta il Presidente del Consiglio, l'avvocato del popolo, o più correttamente l'avvocato delle concessionarie (AISCAT). Conte ha detto che non si aspettano i tempi della giustizia, che non possiamo aspettarli. Ho capito perché non si è presentato all'esame da professore ordinario a settembre: perché con una frase del genere - non si aspettano i tempi della giustizia - ti bocciano anche a diritto pubblico al primo esame. (Applausi dal Gruppo PD).

Come si può violare la separazione dei poteri? Come si può mettere in discussione, con una frase, gli investimenti esteri? Non basta un post per fare una revoca; non basta una photo opportunity per fare un vertice internazionale; non basta un decreto per abolire la povertà: ci vuole la serietà, la politica! (Applausi dal Gruppo PD). Serve una parola chiara nel dire che ci vuole la Gronda a Genova, ci vuole il Terzo valico a Genova, ci vogliono i soldi per il porto a Genova, ci vuole il Bisagno a Genova. E voi ci avete messo dentro Ischia! (Applausi dal Gruppo PD). Non avete detto una parola su Genova.

Io esprimo solidarietà al vice ministro Rixi perché lo so cosa pensa: è un avversario politico, lo abbiamo combattuto in sede di campagna elettorale. (Commenti dal Gruppo L-SP-PSd'Az). Ma quella del Terzo valico era una proposta che ha sempre visto tutti d'accordo. Noi abbiamo liberato le risorse con Delrio per il Terzo valico. Voi, sul Terzo valico, sulla Gronda, avete utilizzato una parola che vi tornerà contro, come un'onta perenne: «favoletta». (Applausi dal Gruppo PD. Commenti della senatrice Matrisciano). Una parola per la quale ancora oggi non siete degni di parlare di infrastrutture a Genova per ciò che avete detto. (Applausi dal Gruppo PD).

Presidenza del presidente ALBERTI CASELLATI (ore 10,08)

(Segue RENZI). Signor Presidente, noi avremmo comunque votato a favore del provvedimento, se soltanto non vi fossero stati due articoli. L'articolo 41 sui fanghi - è già stato spiegato - non c'entra niente con Genova, e soprattutto tradisce una battaglia che i 5 Stelle hanno sempre fatto.

Si dice che cambiare idea sia segno di intelligenza: i primi mesi di questo Governo dimostrano che voi avete tratti di genialità che non consideravamo (Applausi dal Gruppo PD e della senatrice Rizzotti),perché state cambiando idea su tutto, persino sui fanghi che era la vostra battaglia contro il mio Governo.

Ma il punto fondamentale è l'articolo 25; si dice che non è un condono. Leggo il titolo dell'articolo 25: «Definizione delle procedure di condono».

L'abusivismo uccide, non l'ambientalismo da salotto (Applausi dal Gruppo PD).L'abusivismo uccide, e dico a Salvini, che ha votato contro l'Accordo di Parigi al Parlamento europeo, che quella contro il climate change per la sostenibilità è una battaglia che questo Governo deve fare, e noi saremo al fianco del Governo, ma non si può continuare a dare la colpa all'ambientalismo da salotto se si costruiscono case abusive e si muore. (Applausi dal Gruppo PD).

Quando voi, cari amici di Forza Italia, votate a favore del provvedimento sul condono voluto da Di Maio, si compie un incredibile compromesso, il più inatteso della storia di questi primi sei mesi: Forza Italia e il MoVimento 5 Stelle, che in nome del condono a Ischia, cancellano la parola «onestà» e la legalità (Applausi dal Gruppo PD) dando una chance a chi vive di abusivismo.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Non è un problema di diritto parlamentare. Io dico al MoVimento 5 Stelle e alla Lega che loro hanno tutti i titoli per cambiare i membri di Commissione che non votano secondo la linea del partito. Su questo ho un'opinione che forse non è condivisa da altri: in Aula c'è la possibilità di esprimersi come si crede, ma noi pensiamo che sia vostro diritto portare avanti le vostre battaglie anche cambiando e modificando i membri della Commissione che non condividono la linea. Io su questo sono molto serio e onesto intellettualmente. Il punto non è cambiare un membro in Commissione: il punto è la modifica genetica di ciò che voi eravate e di ciò per cui avete combattuto in questi anni. (Applausi dal Gruppo PD). Avete fatto risuonare la parola «onestà» e state portando un condono dentro il decreto-legge di Genova.

Ecco perché, signor Presidente, con amarezza, voteremo contro questo provvedimento, ma vogliamo dirlo qui: non siamo i vostri nemici; siamo avversari politici, non siamo nemici. Ho chiamato Virginia Raggi dopo la sua assoluzione e sono stato criticato dentro il mio partito (Applausi dal Gruppo PD), ma credo sia un fatto di civiltà essere garantisti, come noi lo siamo sempre. Non abbiamo ricevuto lo stesso trattamento, a parti invertite, ma non mi interessa. (Applausi dal Gruppo PD).

Io dico che, quando c'è una battaglia politica, bisogna riconoscere che noi non siamo i vostri nemici. Il vostro nemico non sono i poteri forti (magari ci fosse qualche potere forte: vedo molti pensieri deboli e pochi poteri forti) e non è nemmeno la stampa: mai vista tanta ingratitudine nei confronti di chi vi ha permesso di fare una campagna elettorale senza un contraddittorio (e io di gratitudine pure mi intendo). Mai vista tanta ingratitudine. (Applausi dal Gruppo PD). Il vostro nemico non è il PD e men che mai Forza Italia, lo abbiamo visto: il vostro nemico è la realtà.

PRESIDENTE. Concluda, senatore.

RENZI (PD). È la realtà e vi sta presentando il conto, perché oggi, di fronte a quello che avete fatto, avete tradito le aspettative di Genova, avete tradito la vostra storia. (Vivi applausi dal Gruppo PD. Molte Congratulazioni).

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, colleghi senatori, membri del Governo, mi accingo a fare la dichiarazione di voto e potrei replicare, anche in modo forte, all'intervento che mi ha preceduto, ma ho soltanto dieci minuti e non voglio sprecare il mio tempo con chi annuncia di voler intervenire in senso costruttivo e poi il suo intervento è soltanto ricco di critiche. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Veniamo al merito. Stiamo per votare su un provvedimento che sicuramente non dà risposte alle 43 vittime del grande crollo del ponte Morandi; per quelle 43 vittime innocenti le risposte non ci sono. Noi, però, avremmo voluto dare ieri le risposte agli altri, a tre mesi esatti dal triste evento; non è stato possibile farlo, perché i 400 emendamenti dell'opposizione del Partito Democratico ce lo hanno impedito e abbiamo dovuto ulteriormente far slittare l'approvazione di questo decreto-legge. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

A Genova il mondo delle imprese e del lavoro è in grave stato di disagio per le pesanti e, in alcuni casi, insormontabili difficoltà. I cittadini che hanno dovuto abbandonare le loro case non riescono ancora a riorganizzare la loro vita; le vie di comunicazione urbana non riescono a sopportare, in alcuni momenti della giornata, il normale traffico collegato a coloro che vanno a lavorare o comunque si muovono per motivi importanti. Sia il traffico cittadino a ponente, sia quello di collegamento generale, regionale ed extraregionale, determinano ritardi che implicano anche gravi danni economici.

Dobbiamo ringraziare - e dovremmo farlo tutti - il Comune di Genova e la Regione Liguria per l'importante uso di energie nel creare, con grande velocità, concrete alternative di comunicazione viaria cittadina, che impediscono il totale collasso: un'azione locale unita alla preziosa presenza del Governo, tramite il vice ministro Edoardo Rixi (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az e del senatore Lomuti), che tutti quanti ringraziamo e che - lo dico anche rispetto a un intervento che mi ha preceduto - tramite il Governo si è attivato, anche con atti concreti, subito dopo il triste evento (non so se le ore erano dodici o forse meno).

Abbiamo visto tutti queste cose e tutti dovremmo apprezzarle. Purtroppo c'è ancora qualcuno a Genova - e qualcun altro in quest'Aula - che continua ad avere i paraocchi e non ha visto quanto è successo e gli interventi positivi delle amministrazioni locali e di questo Governo in merito. Ma i paraocchi, anche in quest'Aula, collega Renzi, si sono smascherati in questi giorni e lei stesso li ha smascherati nell'intervento di poc'anzi.

La necessità di ridurre i tempi, a parole, è riconosciuta da tutti, ma solo a parole: infatti, l'atteggiamento del Partito Democratico è stato palesemente dilatorio, con l'evidente intenzione di rimandare il provvedimento alla Camera dei deputati, per poi rimandarlo, modificato, al Senato, avviando un rimpallo di chi non vuol fare; ma a Genova, però, siamo abituati ai danni e al non fare del Partito Democratico. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Addirittura, il collega Margiotta in Commissione mi ha sconvolto: ha più volte inneggiato all'importanza del bicameralismo per sostenere il rinvio del decreto-legge alla Camera; alla faccia della coerenza!

Usate le invenzioni e delle fantasie per dimenticare lo schiaffo ricevuto dagli italiani al referendum. Collega Renzi, dovevate smettere di fare politica, ma lei oggi è qui a pontificare, dopo aver perso il referendum, seduto sui banchi di quel Senato che lei voleva abolire! (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

VOCE DAL GRUPPO L-SP-PSd'Az. Bravo!

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Dov'è la coerenza? Sappiatelo, perché immagino lo abbiate...

MIRABELLI (PD). Il condono, parla del condono!

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Presidente, sto parlando con lei, non capisco perché...

PRESIDENTE. Non interrompete, colleghi. Prego, senatore Bruzzone.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). A breve, dovrete ingoiare un altro rospo con la conversione di questo decreto-legge: buon appetito! E tra gli strumenti usati per il rinvio del decreto - ne abbiamo avuto la replica questa mattina - è stata citata la Gronda. Si sarebbero potuti citare, collega Renzi, anche il tunnel della Val Fontanabuona, la linea ferroviaria pontremolese, la ferrovia per Ventimiglia, l'autostrada Albenga-Carcare-Predosa, la strada Santa Margherita Ligure-Portofino, il rifacimento del Porto di Rapallo, il tunnel di collegamento tra la val d'Aveto e la Val Fontanabuona, la strada statale Albisola-Acqui Terme, la strada della Val Varenna. Ma con quale coraggio oggi citate la Gronda, che per noi dev'essere fatta - e la vogliamo - ma che oggi non c'è, collega Renzi, perché il Partito Democratico, che allora aveva una «S» in più, ha deciso e votato di non farla, per ben due volte? (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

In Consiglio comunale a Genova, ne sono testimone diretto, il 2 marzo del 1992 e il 20 giugno del 1994, per colpa vostra, la Gronda... (Commenti dal Gruppo PD). C'era il PDS, che era un PD con una «sinistra» in più.

VOCI DAL GRUPPO L-SP-PSD'AZ. Bravo!

LAUS (PD). Racconta la storia! Cosa dici?

VALENTE (PD). Si rivolga alla Presidenza, senatore Bruzzone!

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Ecco qua (il senatore Bruzzone mostra due fogli dattiloscritti), ghe l'ò inta stàcca e o tîo fêua, sono le due delibere del Consiglio comunale con cui voi avete proposto e votato di non fare la Gronda, che sarebbe stata in uso da oltre quindici anni! (Proteste dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatore Bruzzone, i cartelli no.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Chiedo scusa, signor Presidente, ha ragione, ma non sono cartelli, bensì delibere del Consiglio comunale di Genova: da quindici anni la Gronda ci sarebbe stata e forse avremmo anche alleggerito il traffico sul ponte Morandi. (Commenti della senatrice Bellanova).

FARAONE (PD). Stai governando!

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Vi dico di più, perché la storia vale anche per noi: il sindaco di allora era Merlo, ma il vice sindaco era tal Claudio Burlando che aveva anche la delega all'assessorato ai lavori pubblici e i cantieri erano già avviati per la Gronda, bretella Voltri-Rivarolo ed erano appaltati per 880 miliardi di lire dalla società pubblica IRI-Italstat. (Commenti del senatore Laus).

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Basta però, Presidente.

PRESIDENTE. Fate terminare, colleghi: prima non siete stati interrotti.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Presidente, chiedo scusa, ma vorrei andare avanti su questi temi e non mi interessa neanche...

PRESIDENTE. Vada avanti.

VALENTE (PD). Si rivolga alla Presidenza, senatore Bruzzone!

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Appaltati 880 miliardi di lire, il vostro no è costato 120 miliardi di penali alle imprese che già lavoravano per la ricostruzione dell'opera: i cantieri erano aperti.

La Liguria, in quell'occasione, perse 1.000 miliardi di lire e oggi venite a parlare di Gronda? (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S).

Verrebbe da citare, Presidente, un altro grande genovese oltre a Renzo Piano; un certo tal Gilberto Govi che in una delle sue opere diceva «Cara, Gigia» (in questo caso Partito Democratico) se ti de na faccià pe' terra 'e lastre fan sangue (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az. Commenti dal Gruppo PD).

Abbiamo avuto a Genova decenni di amministrazione del Partito Democratico, l'assessore comunale «No Gronda», Claudio Burlando, diventò Ministro dei trasporti e per dieci anni fu presidente della Regione Liguria...

MIRABELLI (PD). Stiamo parlando di un decreto-legge.

PRESIDENTE. Ognuno la pensa come vuole. Fate finire. (Commenti dal Gruppo PD).

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Abbiate il coraggio di tacere una volta tanto!

PRESIDENTE. Smettetela di interrompere. Termini il suo intervento, senatore Bruzzone.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Mi avvio a terminare. Credo di avere ancora tempo.

PRESIDENTE. Ha ancora un minuto e mezzo.

BRUZZONE (L-SP-PSd'Az). Presidente, sono un cacciatore, ma non mi interessa sparare sulla Croce Rossa. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S. Commenti dal Gruppo PD). Lezioni di Gronda non ne vogliamo da nessuno, tantomeno dal Partito Democratico e, fortunatamente, la Liguria, Savona, Genova, La Spezia e Sarzana sono state liberate dai governi deleteri del Partito Democratico.

Il provvedimento al nostro esame, per il quale ringrazio nuovamente il Governo e il nostro genovese Edoardo Rixi, contiene risposte per l'alleggerimento delle procedure e per la ricostruzione; risposte ai cittadini che hanno dovuto lasciare le case, sostegno alle imprese della zona e a tutte quelle penalizzate, sostegno al porto di Genova e alle attività collegate.

Per questi motivi, Presidente, il nostro voto sarà distante da chi, per puro dovere di teatro, ha tentato di fermare con un rinvio alla Camera l'importante atto che stiamo per votare. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

Pertanto, colleghi, il voto del Gruppo Lega Salvini Premier-Partito Sardo d'Azione sarà favorevole. (Applausi dai Gruppi L-SP-PSd'Az e M5S. Moltissime congratulazioni).

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Salutiamo il Liceo scientifico statale «Galileo Ferraris», di Torino.(Applausi).

Ripresa della discussione del disegno di legge n. 909 (ore 10,23)

BIASOTTI (FI-BP). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BIASOTTI (FI-BP). Signor Presidente, signor Ministro, mi permetta una replica affettuosa al mio amico senatore Bruzzone: a noi interessa il presente ed il futuro non quello che è successo venti, trenta, quaranta o cento anni fa. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Lui dice che non spara sulla Croce Rossa del PD. Io, signor Ministro, le ricordo che il suo capo, Grillo, ha detto due giorni fa che non spara sulla Croce Rossa, parlando di lei, perché è del tutto inutile. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Veniamo però alle questioni più importanti, signor Ministro. Il mio Gruppo alla Camera si è astenuto e la stessa cosa faremo oggi per amore della nostra città. Abbiamo avuto quindi tanta benevolenza.

Signor Ministro, non abbiamo fatto opposizione. Le ricordo che ieri abbiamo effettuato, in tre ore, 309 votazioni. So cosa significa fare opposizione: è una cosa totalmente diversa. Quindi tanta benevolenza, signor Ministro, ma non possiamo, per dovere e obbligo verso i genovesi, non rimarcare tutti gli sbagli, l'impreparazione, le bugie e l'incompetenza che il suo Governo, e lei in particolare, ha mostrato nella vicenda del decreto-legge per Genova. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Cari amici del MoVimento 5 Stelle, non so per quale motivo il senatore Toninelli sia stato nominato ministro, non certo per la sua passata esperienza lavorativa, perché ha fatto il carabiniere e l'assicuratore; questo però non ci scandalizza, abbiamo visto di peggio. Quello che ci scandalizza, signor Ministro, è che lei non studia, non approfondisce. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Se lei, invece di fare dichiarazioni su tutto, avesse approfondito la questione, non avrebbe fatto questa serie di brutte figure di cui parlano i comici e sono pieni ormai i giornali e le televisioni.

Detto questo, affrontiamo il problema.

Lei ha dichiarato - e così tutto il Governo - che avrebbe fatto una legge speciale su Genova e a mia memoria l'opinione pubblica non ha mai assistito a una tragedia come quella di Genova. Sono tre mesi, signor Ministro, che tutti i TG e tutte le televisioni parlano tutti i giorni di Genova: questa è una vicenda che veramente ha colpito il sentimento degli italiani, quindi avevamo il diritto di avere una legge solo per Genova. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Con tutto il rispetto per gli amici di Ischia e per il terremoto dell'Aquila, avevamo il diritto e voi avete il dovere di fare una legge solo per Genova e l'avremmo approvata tutti.(Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Ebbene, la prima cosa che ha fatto è stata venire in Parlamento, nella Sala del Mappamondo, davanti alle due Camere riunite, e parlare per un'ora, di cui cinquantacinque minuti contro Autostrade, revocando tutte le concessioni di Autostrade. Signor Ministro, le ricordo che lei ha revocato 400 metri di autostrade dal punto del crollo del ponte a Genova Ovest e altri 400 metri di autostrade dal punto del crollo del ponte a Genova Cornigliano: in tutto 800 metri. Se non lo sa, la Società autostrade gestisce 2.858 chilometri. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

MALLEGNI (FI-BP). Ma non lo sa!

BERNINI (FI-BP). Ci guardi!

BIASOTTI (FI-BP). Toninelli, scusi! Lei ha revocato 800 metri. Si vergogni, faccia questa revoca!

BELLANOVA (PD). Toninelli, esci dal tunnel!

BIASOTTI (FI-BP). E poi mi scusi, tornando alle cose serie, lei ha scritto nel decreto che la Società autostrade, essendo responsabile dell'infrastruttura, ha l'obbligo e il dovere di spendere e di ricostruire l'opera. Ma scusi, lei parla dell'obbligo di spendere per ricostruire il ponte e non glielo fa fare?

MALLEGNI (FI-BP). Ma non lo sa!

BIASOTTI (FI-BP). E poi prevede che chiaramente il commissario i soldi li prenda da un'altra parte, se non paga la Società autostrade. Ma perché non glielo avete fatto fare alla Società autostrade, che è l'unico soggetto ad aver fatto il progetto? In seguito lei, signor Ministro, avrebbe potuto revocare, condannare, fucilare, quello che voleva. Ma ci dia questo ponte!

VOCI DAL GRUPPO FI-BP. Dimissioni! Dimissioni! Dimissioni!

PRESIDENTE. No, i cori da stadio sono banditi in quest'Aula.

BIASOTTI (FI-BP). Signor Ministro, se lei avesse approfondito, non avrebbe potuto dare degli ignoranti ai genovesi che l'hanno criticata perché lei voleva fare un ponte vivibile, transitabile e percorribile. Il ponte di Genova non è quello di Istanbul, che è un ponte nella città, come anche il Ponte vecchio a Firenze. Il ponte Morandi è un viadotto autostradale a 50 metri sul Polcevera, che esonda un anno sì e l'altro anche. (Applausi della senatrice Bellanova). Come si fa a dire delle cavolate del genere?

Per quanto riguarda i commissari, lei ne ha nominati cinque e dopo una settimana ne ha revocati tre e due si sono dimessi per incompatibilità. (Commenti dal Gruppo M5S). Tutti abbiamo chiesto di nominare commissario il Presidente della Regione, che era già stato dal vostro Governo nominato...

VOCI DAL GRUPPO FI-BP. Ma signor Ministro! Signor Ministro, ci ascolti! Spenga il telefonino, vergogna!

VOCI DAL GRUPPO PD. Deve ascoltare!

PRESIDENTE. Scusate! Senatore Biasotti, ha ancora quattro minuti e mezzo. Vada avanti.

BIASOTTI (FI-BP). Signor Presidente, vorrei recuperare il tempo perso. Le rimostranze erano circa il fatto che il Ministro giocava con il cellulare anziché stare un po' attento. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

VOCI DAL GRUPPO FI-BP. Cafone!

PRESIDENTE. Adesso non c'è una conversazione o un dibattito fra il Ministro e il senatore Biasotti. Lei continui, senatore.

BIASOTTI (FI-BP). Io vorrei continuare, signor Presidente.

PRESIDENTE. Deve continuare.

BIASOTTI (FI-BP). Le associazioni tutte, dagli industriali ai commercianti, avevano individuato in Toti il commissario giusto. Però il presidente Toti, un giorno sì e l'altro anche, ha litigato con il ministro Toninelli; allora, per non mettere Toti, hanno deciso di mettere un commissario non ligure e hanno continuato a fare queste dichiarazioni. Poi si vede che o non l'hanno trovato o che questo fantomatico funzionario non ha accettato e allora sono tornati su un genovese, un tale Gemme (persona meravigliosa, che io conosco), per poi accorgersi che il dottor Gemme non era compatibile, perché lavorava in Fincantieri. Siamo tornati allora, per fortuna, su Bucci; quattro tentativi per arrivare al gioco dell'oca.

Ma veniamo al concreto. Signor Ministro, lei ha detto che ha fatto il decreto-legge con il cuore, un decreto inappuntabile sul piano giuridico. Signor Ministro, io non so se lei sa che la sua maggioranza (perché noi della minoranza non abbiamo battuto un chiodo) ha fatto 77 modifiche al suo decreto alla Camera dei deputati. Ora, se io attribuisco un compito a un mio manager e questo mi fa 77 sbagli, io credo che, se non lo mando via, se ne va lui. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Commenti della senatrice Bellanova). Quindi, signor Ministro, 77 modifiche; per fortuna, e ringraziamo il vice ministro Rixi e il sottosegretario Siri; ringraziamo chi le ha fatte queste modifiche.

Ma andiamo al contenuto. Lei ha dichiarato sempre che avrebbe cercato di aiutare - perché questo era un caso talmente eclatante che avreste dovuto veramente dare una dimostrazione di efficienza voi dei 5 Stelle, nuovi al Governo - le imprese. Ora, si vede che voi proprio non ce la fate ad aiutare le imprese, perché per voi le imprese sono furto e malaffare. Signor Ministro, le imprese a Genova hanno fatto alla Camera di commercio... (Commenti dal Gruppo M5S).

CROATTI (M5S). Cosa stai dicendo?

BIASOTTI (FI-BP). Una Camera di commercio ha fatto fare un'autocertificazione dove 2.058 imprese hanno autodichiarato, sotto responsabilità penale, che hanno avuto 422 milioni di danni (le imprese della zona arancione). Questo decreto-legge ne prevede 10 e credo che non li daremo a una o a due imprese, ma li divideremo. Signor Presidente, parlo con lei che mi sta a sentire, perché il Ministro gioca con il cellulare. (Applausi dal Gruppo FI-BP. Commenti dal Gruppo PD).

LAUS (PD). Gioca con l'Italia!

BIASOTTI (FI-BP). Mi permetta, 10 milioni fanno 4.858 euro per ogni azienda. Signor Ministro, lasci perdere. Siamo avari, se li tenga quei 10 milioni. Lasci stare, non li vogliamo! (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Per quanto riguarda la viabilità e le infrastrutture, signor Ministro, lei parla, ma io le ho consigliato ad agosto di venire a Genova. La Liguria è forse l'unica Regione, insieme alla Sicilia, che ha ancora le autostrade a due corsie e che ha ancora un binario unico; siamo ancora nell'Ottocento. Ha ancora la camionale. Da Genova per andare a Milano facciamo la camionale, signor Ministro, non so se lei l'ha mai fatta: due corsie. (Commenti dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Fatelo parlare, ognuno ha il diritto di dire quello che vuole. Fatelo terminare.

BIASOTTI (FI-BP). È l'unica città, forse in Europa, ma certamente in Italia, in cui l'autostrada entra nella città, da nord a sud e da est a ovest, per transitarci. E il ponte Morandi è in mezzo a questa città.

Signor Ministro, io gliel'ho già detto al question time: la Gronda, cari amici, non è un pezzo di tetto spiovente dove ci piove l'acqua piovana. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD. Applausi ironici del senatore Marco Pellegrino). È un'opera essenziale! E, quando lei dice che deve vedere i costi e i benefici, signor Ministro, i costi non ci sono, perché la Gronda è pagata dalla Società autostrade, che è già stata rimborsata con l'aumento dei biglietti e con l'allungamento della concessione. Quindi allo Stato (5 Stelle) costa zero; sono solo benefici. Studi, signor Ministro, per favore. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

Andiamo avanti.

Signor Ministro, mi raccomando, quando lei parla della TAV, dice che starete a sentire l'opinione pubblica. Concludo allora con un po' di veleno: signor Ministro, lasci perdere l'opinione pubblica. Io mi sono fatto un po' gli affari suoi.

GASPARRI (FI-BP). Ascolta!

BIASOTTI (FI-BP). Lei si è candidato nel 2010 in Lombardia è ha preso 84 preferenze. Dico 84! (Applausi dal Gruppo FI-BP. Proteste dal Gruppo M5S).

CASTALDI (M5S). Tu zero!

PRESIDENTE. Concluda, senatore Biasotti!

BIASOTTI (FI-BP). Non mi fanno parlare. Poi, non contento, si è candidato al Comune di Crema e ha preso nove preferenze. Nove!

Signor Ministro, se lei ascolta il popolo, se ne vada a casa! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD. Commenti dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Senatore, il tempo è terminato, concluda.

CROATTI (M5S). Basta!

BIASOTTI (FI-BP). Concludo riconfermando il voto di astensione del mio Gruppo, certamente non per il ruolo del Governo ma soprattutto perché ci auguriamo, nell'interesse della Nazione, che si rinsavisca e che si faccia qualcosa per la mia Liguria. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD. Molte congratulazioni. Vivaci proteste dal Gruppo M5S).

SANTILLO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SANTILLO (M5S). Signor Presidente, intervengo mentre i nostri colleghi di Forza Italia festeggiano come se avessero vinto il campionato del mondo. (Il senatore Mirabelli fa cenno di voler intervenire).

PRESIDENTE. Siamo in fase di dichiarazione di voto. Per l'ordine dei lavori se ne parla dopo.

SANTILLO (M5S). Per piacere silenzio e tempo, Presidente.

MARCUCCI (PD). Può richiamare il Ministro ad avere un atteggiamento consono?

PRESIDENTE. Ma non stiamo parlando noi due!

SANTILLO (M5S). Signor Presidente, parte da adesso il tempo, spero. Abbiamo appena assistito a dei comizi... (Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

Presidente, per cortesia, silenzio in Aula, se è possibile.

BELLANOVA (PD). Ascolta!

MIRABELLI (PD). Presidente, è qui a provocare!

PRESIDENTE. Se il Ministro non è interessato ad ascoltare, non possiamo fare nulla! (Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

SANTILLO (M5S). Presidente, per cortesia, si può chiedere silenzio in Aula? (I senatori dei Gruppi PD e FI-BP intonano il coro: «Fuori! Fuori! Fuori!»).

PRESIDENTE. Signor Ministro, la pregherei di fare attenzione alle dichiarazioni di voto. Molti senatori stanno dicendo che lei è sempre al telefono. La pregherei di ascoltare. Io non posso vedere da qui quello che fa il Ministro. (Proteste dal Gruppo M5S).

Proseguiamo con la dichiarazione di voto.

SANTILLO (M5S). Signor Presidente, il ministro Toninelli è di fronte a me e non è mai stato al telefono. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Vada avanti, prego.

SANTILLO (M5S). Abbiamo assistito a dei comizi elettorali piuttosto che a delle dichiarazioni di voto. Forza Italia, poco fa, si è permessa di offendere un Ministro della Repubblica dimenticando letteralmente di aver scambiato una ragazzina per la nipote di Mubarak. (Applausi dai Gruppi M5S. Commenti dai Gruppi FI-BP e PD).

Questo è stato detto. Il senatore Renzi ha ricordato il senatore Mario Monti, nominato senatore a vita nella scorsa legislatura e mai presente in Aula. Oggi lo vedete? Eppure si parla del decreto-legge su Genova. Ha poi parlato di povertà... (Commenti dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Per favore, ognuno si accomodi al proprio posto e lasciamo finire la dichiarazione di voto.

SANTILLO (M5S). Abbiamo sentito parlare di povertà. Qualcuno qui si dovrebbe chiedere, dato che amministrava precedentemente il Paese, come ha fatto a far scendere 1.700.000 famiglie e cinque milioni di italiani sotto la soglia di povertà. Menomale che il Governo del cambiamento propone il reddito di cittadinanza. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Vi pregherei di accomodarvi tutti!

SANTILLO (M5S). Infine c'è qualcuno che non sa leggere perché l'articolo 25 del decreto-legge, ed entro nel merito, si intitola: «Definizione delle procedure di condono». (Applausi dal Gruppo M5S. Applausi ironici e commenti del Gruppo PD).

MARCUCCI (PD). Bravo! È un condono!

SANTILLO (M5S). Si capisce chiaramente che riguarda case danneggiate dal sisma che hanno richieste di condono pendenti. Nessun nuovo condono! (Applausi dal Gruppo M5S).

Ci troviamo oggi a votare in Assemblea un decreto-legge che non avrebbe mai dovuto avere motivo di esistere. (Commenti dal Gruppo PD). Signor Presidente, si può parlare? (Proteste dal Gruppo M5S all'indirizzo del Gruppo PD).

PRESIDENTE. Nessuno di voi è stato interrotto. Fatelo finire! (Commenti della senatrice Moronese).

SANTILLO (M5S). Non dico questo, perché come ovvio nessuno di noi avrebbe mai voluto che si verificasse nel nostro Paese una tragedia... (Commenti della senatrice Bellanova)

Signor Presidente, non riesco a parlare. (Proteste dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Non è possibile. Mi costringete a sospendere la seduta. (Alcuni senatori del Gruppo M5S intonano il coro: «Fuori! Fuori!» all'indirizzo dei senatori del Gruppo PD. Commenti del Gruppo PD all'indirizzo del Ministro).

VOCI DAL GRUPPO PD. Condono! Condono!

PRESIDENTE. Ma basta! Guardate, questa mattina mi sembra un'Assemblea da asilo infantile. Per favore, finite!

Avanti, finisca la sua dichiarazione di voto, senatore Santillo.

SANTILLO (M5S). Signor Presidente, ho appena iniziato.

Nessuno di noi avrebbe mai voluto che si verificasse, nel nostro Paese, una tragedia come quella di Genova o gli eventi sismici del Centro Italia e dell'isola di Ischia. Se quelli che ci hanno preceduto, i competenti (Proteste dal Gruppo PD) avessero attuato dei programmi efficaci di prevenzione, controllo, monitoraggio delle infrastrutture (Applausi dal Gruppo M5S)e nel caso dei terremoti avessero messo in campo interventi efficaci e tempestivi di messa in sicurezza e di ricostruzione post-sisma, oggi non saremo qui a votare un provvedimento...

MALPEZZI (PD). A votare un condono!

SANTILLO (M5S). ...che appunto riguarda delle emergenze che potevano e dovevano essere evitate. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Il 14 agosto scorso a Genova è crollato il ponte Morandi, mettendo in evidenza una delle più grandi falle del sistema delle concessioni autostradali: i controlli. Come stabilisce l'articolo14 del codice della strada, per le strade in concessione i poteri e i compiti dell'ente proprietario della strada sono esercitati dal concessionario. Questi poteri sono la manutenzione, la gestione e la sicurezza. Ebbene, Signor Presidente, il paradosso è che chi doveva essere controllato si controllava da solo. Così la Società autostrade per l'Italia sosteneva che il ponte Morandi era sicuro e nel frattempo i Governi precedenti, in un esercizio di imbarazzante superficialità, effettuavano i controlli soltanto leggendo le carte. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). Ora, mentre cercheremo di porre rimedio anche a questa indecenza, Signor Presidente, abbiamo un'unica certezza: la Società autostrade per l'Italia non parteciperà alle ricostruzioni del ponte. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti delle senatrici Bellanova e Malpezzi), perché se a casa mia l'ascensore cade dall'ottavo piano con delle persone dentro, a rimontarlo non richiamerò mai la ditta che ha il contratto di manutenzione e sicurezza; quella, tutt'al più mi pagherà il risarcimento e i lavori per il ripristino. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Insieme a quel ponte, Signor Presidente, sono crollati i sogni e le speranze, la quotidianità e le aspettative di tante persone, lavoratori e aziende. Ora i cittadini di Genova hanno bisogno di recuperare al più presto la normalità e il Governo ha trovato le risorse da mettere in campo. Per questo motivo sono stati affidati poteri speciali al commissario per la ricostruzione, sono state studiate misure fiscali che possano dare ossigeno a queste persone e misure di sostegno a favore delle imprese danneggiate come conseguenza del crollo e stanziate risorse straordinarie per fronteggiare le criticità dei trasporti e della viabilità e per l'ottimizzazione dei flussi veicolari e della logistica del porto: il vero punto nevralgico della città di Genova. È necessario, Signor Presidente, intervenire con urgenza per avere la certezza che tragedie come quella di Genova non si ripetano più. Chi ci ha preceduto, sempre quelli competenti, ci consegnano un'Italia che in ambito infrastrutturale ha bisogno di essere rivista da cima a fondo. I cittadini devono avere la certezza che le loro strade e autostrade, ponti, viadotti dighe e gallerie siano sicuri, perché loro le pagano e loro le utilizzano. (Commenti della senatrice Bellanova).

BITI (PD). Il Ministro è sempre al telefono! (Proteste dal Gruppo PD. Richiami del Presidente).

SANTILLO (M5S). È grazie a questo decreto-legge che verranno istituiti l'Agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali... (Commenti dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Non posso avere sempre gli occhi a... (Proteste della senatrice Biti). Continui, senatore Santillo.

SANTILLO (M5S). Con questo decreto-legge istituiamo dunque l'Agenzia per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali, l'archivio informatico nazionale delle opere pubbliche, nonché il sistema di monitoraggio dinamico per la sicurezza delle infrastrutture. Adesso sì che miglioreremo la sicurezza delle infrastrutture nel nostro Paese. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Altri Paesi, Signor Presidente, vantano già da anni questo tipo di strumenti e risulta paradossale che un Paese come il nostro, leader mondiale nella costruzione di infrastrutture, non avesse il minimo controllo delle proprie infrastrutture. Completerà la nostra strategia l'assunzione di 300 ingegneri e tecnici, che lavoreranno per la nostra sicurezza.

Signor Presidente, quelli che ci hanno preceduto, sempre i famosi "competenti", sembrano aver scoperto solo ora la piaga dell'abusivismo edilizio. Se ne sono accorti adesso, con Ischia. (Commenti del Gruppo PD).

VOCE DAL GRUPPO PD. L'avete scoperto voi.

VOCE DAL GRUPPO PD. Condono!

SANTILLO (M5S). Il MoVimento 5 Stelle lo dice da sempre: non intervenire con decisione per contrastare il fenomeno dell'abusivismo edilizio provoca tragedie, deturpa il paesaggio... (Commenti della senatrice Bellanova che mostra il testo del provvedimento).

PRESIDENTE. Senatrice, metta giù il cartello. La smetta. Lo metta giù, ho detto, e si sieda. Basta. Senta, l'intolleranza è un brutto segnale della democrazia parlamentare (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). Metta giù il cartello. (Ripetuti commenti della senatrice Bellanova).

Continui, senatore Santillo. (Commenti dal Gruppo PD. (Commenti della senatrice Malpezzi).

Smettetela, non abbiamo bisogno di dimostrazioni. Ognuno conosce benissimo il testo. Smettetela di interrompere. Senatrice Malpezzi, si sieda.

Continui, senatore Santillo.

SANTILLO (M5S). Il 27 agosto 2017 una scossa di terremoto di una magnitudo che in altri Paesi non avrebbe fatto grandi danni, metteva in ginocchio una delle più belle isole d'Italia, e precisamente i tre Comuni di Casamicciola Terme, Lacco Ameno e Forio d'Ischia. Un'isola che ha fatto dell'abusivismo edilizio il proprio marchio di fabbrica, ma i cui cittadini hanno bisogno di non essere abbandonati dallo Stato. (Proteste dai Gruppi PD e FI-BP).

Ora, l'assurda strumentalizzazione di quanto contenuto in questo provvedimento riguardante l'isola di Ischia finalmente trovala parola «fine». Ad Ischia non c'è alcun nuovo condono edilizio! (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Commenti dai Gruppi PD e FI-BP).Il MoVimento da 5 Stelle è da sempre contro i condoni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).Ma il signor Giuseppe, che ha una pratica da venticinque anni di richieste ed ha un edificio danneggiato, ha il diritto di sapere se avrà il contributo della ricostruzione. Perché, se non ne avrà diritto, vedrà abbattuto l'abuso, cosa che i precedenti Governi non hanno fatto. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

MALPEZZI (PD). Condono!

SANTILLO (M5S). Ribadiamo ancora che l'erogazione dei contributi sarà subordinata all'accoglimento delle istanze e interesserà soltanto i volumi non condonati, cioè la parte già esistente ed assentita, e ovviamente nel rispetto dei vincoli paesaggistici, sismici e idrogeologici.

Pensiamo che questa sia una cosa giusta, onorevoli colleghi. Per il MoVimento 5 Stelle le problematiche dell'abusivismo edilizio e della mitigazione del rischio idrogeologico si risolvono con dispositivi ad hoc e non con emergenze. (Proteste dal Gruppo PD. Proteste dal Gruppo M5S verso il Gruppo PD).

PRESIDENTE. Smettetela di protestare. Smettetela. Ho detto che non è un bel segnale. Smettetela. La smetta, senatrice Malpezzi, si sieda e la smetta.

SANTILLO (M5S). Ad Ischia non c'è stato un terremoto di serie B, ricordiamolo a tutti. Quelli che ci hanno preceduto, signor Presidente, hanno lasciato i cittadini del Centro Italia, in attesa di poter ripartire dopo la distruzione causata dalle scosse del terremoto 2016 e 2017. Un'emergenza nell'emergenza e ancora una volta per un'approssimazione e una superficialità che un Paese come il nostro, ad altissimo rischio sismico, non si può permettere. (Commenti della senatrice Bellanova).

Interverremo con questo provvedimento per disciplinare le piccole difformità edilizie al fine di accelerare le attività di riparazione e ricostruzione degli edifici privati presenti nei Comuni colpiti dagli eventi sismici, così finalmente anche il Centro Italia potrà ripartire.

Gli esempi di come sono state gestite le emergenze in questo Paese da parte di chi ci ha preceduto, devono farci riflettere su quanto sia importante il lavoro di prevenzione, nonché la necessità di trovarsi sempre pronti ad affrontarle, con tutti gli strumenti che un Governo deve mettere in campo per dare risposte tempestive ed efficaci ai cittadini.

Il territorio italiano, per propria conformazione naturale, è molto vulnerabile sismicamente e fragile idrogeologicamente. Se fortunatamente possiamo contare su squadre di soccorso di eccellenza mondiale, sempre pronte a fare il proprio dovere in condizioni spesso non facili, non è secondario pensare di essere sempre pronti, come Stato, ad intervenire quando è necessario.

Con questo provvedimento implementiamo il concetto di cabina di regia presieduta dal Presidente del Consiglio dei ministri, con i Ministri dell'economia e delle finanze, delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente, nonché i più alti rappresentanti delle Regioni e dei Comuni.

Per quanto riguarda, infine, il controverso argomento dei fanghi di depurazione, i "competenti" che ci hanno preceduto sono stati addirittura in grado di trasformare in emergenza una vicenda del tutto ordinaria.

Bisogna fare i conti con la realtà. I fanghi di depurazione esistono; i fanghi di depurazione delle acque reflue ci sono e sono in un quantitativo enorme. Ovviamente, signor Presidente, stiamo parlando di fanghi di provenienza urbana, non industriale, quindi contenenti idrocarburi di origine naturale, oli e grassi vegetali ed animali derivanti dagli scarti di cucine e mense, ma anche dalla trasformazione di prodotti alimentari. Invece i limiti per le sostanze pericolose contenute nei fanghi diventeranno molto stringenti, a tutela dell'ambiente e della salute pubblica.

VERDUCCI (PD). Ci avvelenate per decreto! È un condono!

SANTILLO (M5S). Signor Presidente, concludo il mio intervento esprimendo il voto favorevole del Gruppo MoVimento 5 Stelle sul provvedimento in esame, il decreto-legge che non avrebbe mai dovuto venire alla luce in quest'Aula ma che in realtà, facendo i conti con i fatti, siamo stati costretti a redigere per trovare le risposte urgenti che uno Stato deve garantire ai propri cittadini, specialmente a quelli in difficoltà. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Congratulazioni).

VOCI DAL GRUPPO PD. Vergogna! Vergogna! Vergogna! Onestà! Onestà! Onestà!

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale... (Alcuni senatori del Gruppo FI-BP fanno cenno di voler intervenire. Vivaci proteste dal Gruppo PD).

Basta! Prima votiamo, poi parliamo sull'ordine dei lavori. (Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

MARCUCCI (PD). Hai paura, Toninelli? (Il ministro Toninelli fa cenno di voler intervenire dopo la votazione).

PRESIDENTE. In replica a cosa, signor Ministro?

Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge, composto del solo articolo 1.

(Segue la votazione).

(Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

Proclamo il risultato della votazione nominale con scrutinio simultaneo:

Senatori presenti

270

Senatori votanti

269

Maggioranza

109

Favorevoli

167

Contrari

49

Astenuti

53

Il Senato approva. (v. Allegato B).

(Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az e dai banchi del Governo. Molte congratulazioni. Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD. Il ministro Toninelli esulta con il pugno alzato).

VOCI DAL GRUPPO PD. Vergogna! Vergogna! Vergogna!

PRESIDENTE. La seduta è sospesa.

(La seduta, sospesa alle ore 10,52, è ripresa alle ore 10,55).

Riprendiamo i lavori. (Ripetuti commenti dai Gruppi FI-BP e PD).

FARAONE (PD). Deve andare via!

PRESIDENTE. Ministro Toninelli, dal mio scranno non riesco a vedere l'atteggiamento che lei ha, perché c'è un banco alto che mi impedisce di farlo. Mi risulta che lei abbia gesticolato in maniera non troppo commendevole per un Ministro. (Commenti dai Gruppi FI-BP e PD. Vivaci proteste dal Gruppo M5S).

Devo necessariamente riprendere alcuni atteggiamenti che non sono commendevoli e non possono essere riprodotti in quest'Aula. Quindi, invito tutti a un atteggiamento corretto, nel rispetto delle istituzioni. In questa sede deve essere permesso a tutti dire esattamente quello che si vuole, ma non è permesso a nessuno - ripeto, a nessuno - avere atteggiamenti poco commendevoli e irrispettosi della dignità di quest'Assemblea. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Aveva chiesto di parlare la senatrice Bernini. Ne ha facoltà.

BERNINI (FI-BP). Signor Presidente, condivido in pieno la sua affermazione secondo cui tutti debbono parlare quando hanno qualcosa da dire. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Ancora non ho compreso per quale motivo non mi sia stata data la parola quando l'ho chiesta e sia stata fatta una vergognosa manifestazione di inciviltà da parte del ministro Toninelli, che ha alzato il pugno durante la votazione. (Applausi dai Gruppi FI-BP, PD e FdI). Il Ministro ha avuto un comportamento che quest'Assemblea non merita di vedere. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

Signor Presidente, mi perdoni, ma noi abbiamo chiesto ripetutamente, durante le nostre dichiarazioni di voto, libera manifestazione democratica di un pensiero politico proprio della minoranza, che il Governo ci ascoltasse, ma ciò non è avvenuto. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD).

VOCI DAI GRUPPI FI-BP E PD. Dimissioni, dimissioni, dimissioni!

PRESIDENTE. Colleghi, così facendo mi costringete a sospendere la seduta. Questa prova di indisciplina non vi fa onore.

BERNINI (FI-BP). L'indisciplina è lì!

PRESIDENTE. Colleghi, la dovete smettere con queste manifestazioni. Non vi fanno onore. Ognuno ha diritto di parlare e non è giusto che gli altri interrompano. Lo trovo francamente intollerabile. Senatrice Bernini, concluda il suo intervento.

BERNINI (FI-BP). Signor Presidente, mentre si parlava di morti, disperazione e ricostruzione, il ministro Toninelli digitava sul suo telefonino! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Abbiamo chiesto più volte la sua attenzione, ma non l'abbiamo ottenuta. L'abbiamo visto masticare gomma americana e sbeffeggiarci! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Non gli chiediamo di condividere o comprendere quello che stiamo dicendo; gli chiediamo di ascoltare e dare un esempio al Paese e alle scolaresche che stavano assistendo ai nostri lavori dalle tribune. (Brusio). Presidente, mi ascolti almeno lei.

PRESIDENTE. Io sto cercando di ascoltare, se lo permettete, tenendo un'Assemblea disciplinata. Senatrice Bernini, c'è chi urla da una parte e chi dall'altra e così anche le sue parole si perdono nel vento, perché non si sente assolutamente niente da qui.

Prego, senatrice Bernini, prosegua il suo intervento.

BERNINI (FI-BP). Non accettiamo che il MoVimento 5 Stelle impartisca lezioni al Gruppo Forza Italia, che ha sempre manifestato tolleranza e correttezza nei confronti delle argomentazioni altrui. (Commenti dal Gruppo M5S).

Ministro Toninelli, non venga mai più in quest'Aula ad alzare i pugni. Non glielo permetteremo! (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). (Il ministro Lezzi fa cenni di fare silenzio e di andare a casa all'indirizzo del Gruppo FI-BP. Vivaci proteste dai Gruppi FI-BP e PD all'indirizzo del Governo).

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, non sento niente. C'è talmente tanta confusione che, anche qualora ci fosse la possibilità di accogliere le vostre istanze, non potrei farlo perché fate talmente tanto chiasso che non capisco.

TAVERNA (M5S). Sospenda la seduta, Presidente.

MOLES (FI-BP). Di' al Ministro di stare zitta. (Vivaci proteste del senatore Battistoni).

MIRABELLI (PD). Presidente, guardi cosa fa.

MARCUCCI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, ormai è da qualche mese... (Forte brusio in Aula).

PRESIDENTE. Colleghi, se continuate così sospendo la seduta. (Applausi dal Gruppo M5S).

LUPO (M5S). Sarebbe ora!

PRESIDENTE. Ognuno torni al proprio posto.

Abbia pazienza, senatore Marcucci. Vorrei vedere ognuno al proprio posto. Prego.

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, sono mesi ormai che le chiediamo con molta forza di gestire - mi permetta - in modo diverso questa Assemblea. Continuamente, soprattutto quando vi è la presenza del Governo, e in particolare dei Ministri, assistiamo ad atti provocatori e offensivi nei confronti del Parlamento. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Si sono manifestati con il ministro Di Maio; furono molto palesi ed espressivi con il ministro Salvini, che chiaramente sfidò e prese in giro il Senato della Repubblica. (Applausi dal Gruppo PD).

Questi atti offensivi ci sono stati oggi, da parte del ministro Toninelli, prima, e da parte del ministro Lezzi qualche secondo fa, sotto di lei, nonostante i suoi richiami.

Questo è il modo con il quale il Governo di Lega e MoVimento 5 Stelle considera il Senato della Repubblica. (Applausi dai Gruppi FI-BP e PD). Lei, signor Presidente, non lo ha mai richiamato, neanche una volta, nonostante questi comportamenti.

Non è accettabile che il primo a delegittimare il Parlamento sia l'Esecutivo di questo Paese, un Esecutivo pericoloso.

RENZI (PD). Smettila con quel telefonino. (All'indirizzo del ministro Lezzi).

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, le chiedo: chiudiamo con dignità la seduta di oggi. (Ilarità dal Gruppo M5S). Certo, voi ridete perché il vostro atteggiamento è stato questo.

Purtroppo, un decreto che avrebbe dovuto sanare, per ciò che è possibile, una enorme...

MALPEZZI (PD). Ministro, lasci quel telefonino e ascolti. (Proteste dal Gruppo PD).

MARCUCCI (PD). Signor Presidente, le chiedo di chiudere con dignità questa seduta.

Questo decreto, su un tema così delicato, su una ferita umana così profonda...

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Avete votato contro!

MARCUCCI (PD). …ha trasformato sotto il nome della vicenda di Genova molte vergogne di questo Paese.

Le chiedo di concludere con dignità, Presidente. Chiuda la seduta, per favore, con un minuto di silenzio per i morti di Genova. Riacquistiamo la dignità del Parlamento. (Applausi dai Gruppi PD e FI-BP).

RIPAMONTI (L-SP-PSd'Az). Lo abbiamo già fatto, fenomeno! Lo abbiamo fatto il giorno dopo. Piantala.

PATUANELLI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PATUANELLI (M5S). Signor Presidente, mi sembra evidente che i Gruppi di maggioranza, sia il MoVimento 5 Stelle che la Lega, oggi hanno dimostrato grande responsabilità ascoltando in silenzio tutti interventi delle forze di opposizione, senza interrompere mai una volta, compresi gli interventi che contestiamo nel merito. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Questo è il senso di appartenenza a quest'Assemblea che le forze di maggioranza stanno dimostrando: ascoltare le cose che dicono le opposizioni, anche quando non si comprendono o si contestano. (Commenti dal Gruppo FI-BP). Perché il sale della democrazia è proprio questo.

GIRO (FI-BP). Non c'entra un tubo.

PATUANELLI (M5S). Questa è la dimostrazione che evidentemente non per tutti è così. (Commenti dai Gruppi PD e FI-BP. Richiami del Presidente).

Oggi il Governo è stato presente in quest'Aula ad ascoltare il contributo di tutti, perché si ascolta con le orecchie e non si ascolta con le mani, né con gli occhi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

MALPEZZI (PD). Stando al cellulare, ascoltava.

PATUANELLI (M5S). Credo che un piccolo gesto di giubilo da parte di un Ministro che ha impegnato tanta parte della sua estate per i problemi del crollo del ponte Morandi... (Commenti della senatrice Gallone).

PRESIDENTE. Senatrice Gallone, la smetta. La richiamo!

PATUANELLI (M5S). Un piccolo gesto di giubilo, dopo l'approvazione di un decreto‑legge così importante, questo sì dà dignità alla città di Genova. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Proteste dai Gruppi FI-BP e PD).

FERRARI (PD). Sì, tre mesi dopo.

PATUANELLI (M5S). un gesto da parte del Ministro, che ci ha messo grande impegno per un lungo periodo dell'estate, per portare in quest'Aula un provvedimento che dà 800 milioni di euro alle zone che in questo Paese sono colpite da emergenza, credo che sia più che tollerabile. Non ha fatto gesti volgari o inopportuni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Commenti dal Gruppo PD).

MARCUCCI (PD). Signor Presidente!

PRESIDENTE. Lei ha parlato e nessuno l'ha interrotta. (Commenti del senatore Marcucci). La smetta, perché non si può chiedere rispetto e non darlo. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

Continui, senatore Patuanelli.

PATUANELLI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che oggi si sia forse manifestata una delle pagine più brutte da quando è iniziata la XVIII legislatura. (Applausi ironici dal Gruppo FI-BP. Commenti dal Gruppo PD).

Non è certamente per colpa dell'atteggiamento delle forze di maggioranza o del ministro Toninelli. (Commenti dai Gruppi FI-BP e PD).

Io credo che il presidente Marcucci abbia ragione su una cosa: cerchiamo di chiudere con dignità questa seduta. Posso anche associarmi alla richiesta di un minuto di silenzio per le vittime del crollo del ponte Morandi, con la consapevolezza...

GIRO (FI-BP). Non si fa con il pugno chiuso! (Richiami del Presidente).

PRESIDENTE. I commenti oggi sono davvero inopportuni. Avrei immaginato che oggi fosse davvero una giornata diversa, perché pesano su tutti i 43 morti, su tutte le nostre coscienze. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az e dai banchi del Governo. Applausi ironici del senatore Giro).

Avrei immaginato davvero un'Assemblea diversa. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az e dai banchi del Governo. Commenti dal Gruppo PD).

PATUANELLI (M5S). Concludo, signor Presidente, dicendo semplicemente che oggi certamente non si restituiranno i morti di Genova alle loro famiglie, ma l'impegno del Governo dimostra che si può stare vicino a quelle famiglie, al tessuto produttivo e industriale e ai cittadini. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il ministro Toninelli. (Commenti dal Gruppo PD. Alcuni senatori del Gruppo FI-BP mostrano i telefoni cellulari).

Adesso il Ministro parla nel silenzio dell'Assemblea.

MARCUCCI (PD). E noi telefoniamo.

MALPEZZI (PD). A che titolo parla?

PRESIDENTE. Lo avete contestato? Ora parla il ministro Toninelli. Fatelo parlare. (Commenti dal Gruppo PD).

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, vorrei ringraziare tutti i deputati, i senatori e i membri del Governo per aver lavorato giorno e notte in queste settimane... (Proteste dal Gruppo PD).

VOCI DAL GRUPPO PD. Non lo può fare!

PRESIDENTE. Non sento niente. Ministro Toninelli, continui.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Il mio intervento è per portare il ringraziamento del sottoscritto a tutti i deputati e i senatori che in queste settimane, lavorando giorno e notte, hanno permesso a questa Assemblea di approvare un provvedimento che stanzia circa 300 milioni di euro per Genova e per i genovesi. (Proteste dal Gruppo PD).

Chi oggi ha gioito, ha gioito per i cittadini di Genova.

MARCUCCI (PD). Presidente, non può farlo adesso, perché è già stato approvato!

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Per le 266 famiglie che hanno perso la casa e che nei prossimi giorni avranno, grazie a questa approvazione, soldi stanziati per comprare finalmente una nuova abitazione. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Proteste dei senatori Malpezzi, Marcucci e Verducci).

PRESIDENTE. Ministro, è meglio che termini.

FERRARI (PD). Deve parlare sull'ordine dei lavori. Doveva parlare prima dell'approvazione: non può parlare sul provvedimento, il provvedimento è chiuso.

PRESIDENTE. Il Ministro ha diritto, secondo il Regolamento, d'intervenire quando vuole; voi, che siete senatori di lunga data, questa regola la conoscete bene, e quindi non ve la devo ricordare. (Ripetuti commenti dei senatori Bellanova, Ferrari, Malpezzi e Marcucci).

VERDUCCI (PD). Non lo può fare, Presidente. Lo doveva fare prima!

MALPEZZI (PD). Vergogna!

TONINELLI,ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, non voglio neanche concludere un discorso, dico solo una cosa: ricordiamo nelle tante tragedie capitate in Italia, ovviamente diverse, quanti anni hanno aspettato per avere una nuova casa quei cittadini che avevano perso un'abitazione; ebbene, grazie all'approvazione di questo decreto-legge, domani 266 famiglie, per la prima volta nella storia, dopo un evento tragico e unico, come quello di Genova, a soli quarantasette o quarantotto giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e a novanta giorni da tale accadimento, avranno una casa e i soldi. (Ripetuti commenti dal Gruppo PD).

D'ARIENZO (PD). Buffone!

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Questa è una gioia straordinaria, che penso nessuno di voi, neanche quelli che oggi stanno alzando la voce... (Vivaci, reiterate proteste dei senatori Bellanova, Verducci, e Malpezzi. Il senatore D'Arienzo emette un fischio).

PRESIDENTE. Devo leggere il Regolamento? Ve lo deve rileggere? «I Ministri hanno diritto di intervenire quando vogliono e quando lo richiedono».

MARCUCCI (PD). No, Presidente, no non può finire, non lo può dire!

PRESIDENTE. (All'indirizzo del senatore Marcucci). Si rilegga la Costituzione, oltre che il Regolamento, mi faccia il piacere. Prego, signor Ministro, continui. (Prolungate proteste dei senatori Malpezzi, Valente e Verducci).

MARCUCCI (PD). La devono leggere loro, la Costituzione!

MALPEZZI (PD). Lo rileggano loro, il Regolamento!

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, considerata l'impossibilità di parlare a quest'Assemblea e, soprattutto, ai cittadini genovesi e ai tutti gli italiani fuori, concludo dicendo non solo che questo Governo è stato vicino, fin dal primo istante, a Genova, a tutta la città e a tutti i genovesi, con questo decreto-legge che abbiamo approvato velocemente, ma che, come sapete, nella manovra di bilancio Genova avrà destinati altri 500 milioni. (Generali proteste dal Gruppo PD).

La gioia e l'esultanza - perché di questo parliamo - sono dovute al fatto che la meravigliosa città di Genova si rialzerà, perché è stata in ginocchio per un evento che avrebbe dovuto e potuto essere evitato e del quale magari c'è qualche responsabile in quest'Aula (Applausi dal Gruppo M5S), che ha permesso a società autostradali di ingrassare enormemente le proprie finanze con regole a vantaggio esclusivo dei privati. (Vivissime proteste dei senatori Marcucci, Valente e Verducci).

PRESIDENTE. Basta, signor Ministro, grazie; va bene così.

BELLANOVA (PD). Presidente, ci faccia ascoltare, non alzi la voce solo con noi!

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Mi permetta di concludere, per favore, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prego, signor Ministro.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Ringrazio ancora quest'Assemblea, perché qui c'è gente che ha messo veramente grande impegno e non replicherò a coloro che mi hanno attaccato personalmente, perché uno è già stato mandato a casa dagli italiani e l'altro in Liguria ha lasciato semplicemente un rinvio a giudizio per spese pazze e peculato. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az. Vibrate proteste dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Visto che Genova costituisce per tutti noi una ferita ancora aperta, vorrei accogliere l'invito del senatore Marcucci a rispettare un minuto di silenzio in onore delle vittime del crollo del Ponte Morandi. (Il Presidente e l'Assemblea si levano in piedi e osservano un minuto di raccoglimento, cui seguono generali applausi).

Svolgimento di interrogazioni (ore 11,14)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

Saranno svolte per prime le interrogazioni 3-00010 e 3-00369 sulla carenza di personale della Polizia di Stato in provincia di Trento.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere congiuntamente a tali interrogazioni.

MOLTENI, sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, signori senatori, rispondo congiuntamente alle interrogazioni presentate dai senatori Steger e Durnwalder e dalla senatrice Conzatti.

La problematica relativa alla consistenza degli organici dei commissariati di pubblica sicurezza di Rovereto e Riva del Garda e, più in generale, la situazione degli uffici di polizia della Provincia autonoma di Trento, è da tempo oggetto di approfondimenti e valutazioni da parte delle autorità provinciali di pubblica sicurezza e degli Uffici ministeriali, nell'ottica di assicurare standard operativi idonei ad un efficace servizio di controllo del territorio.

Presidenza del vice presidente TAVERNA (ore 11,14)

(Segue MOLTENI, sottosegretario di Stato per l'interno). In particolare, i due commissariati attualmente dispongono, rispettivamente, di 28 e 27 unità di personale, con una carenza rispetto all'organico previsto di circa il 20 per cento.

Alla luce di tale situazione, il questore, fin dal novembre 2017, aveva pianificato il servizio di controllo del territorio nei due Comuni, distanti tra loro circa 023 chilometri, attraverso moduli di gestione associata tra i due commissariati.

Tale programmazione, tuttavia, anche a causa della distanza intercorrente tra le due località e delle non agevoli condizioni di viabilità, non sempre ha consentito di assicurare il servizio con regolare continuità.

Per tali motivi, si è resa necessaria una nuova riorganizzazione con la quale il questore ha rimodulato il servizio della squadra volante dalle ore sette di mattina all'una di notte, anziché fino alla consueta mezzanotte, con possibilità di effettuazione di straordinario programmato fino alle ore due di notte.

La riorganizzazione così disposta ha consentito di assicurare un adeguato livello di attenzione nelle attività di prevenzione e contrasto dei fenomeni di illegalità.

Nella consapevolezza di dover far fronte al ripianamento di organico dell'intera provincia di Trento, segnalo che il Dipartimento della pubblica sicurezza ha già avviato un piano di distribuzione di nuove unità di personale che prevede l'assegnazione di 19 agenti alla questura di Trento, 11 dei quali già assegnati nello scorso mese di ottobre e di ulteriori 8 a decorrere dal mese di febbraio 2019.

Posso riferire che è già stato predisposto un progetto per la revisione delle dotazioni organiche delle questure in ambito nazionale e per la definizione di un nuovo modello organizzativo delle stesse e dei commissariati di pubblica sicurezza che determinerà, anche per Trento, un miglioramento della capacità operativa degli uffici e un potenziamento delle attività di controllo del territorio. Tale riorganizzazione diverrà operativa a partire dagli inizi del 2019.

Per quanto riguarda, più in particolare, la necessità di incremento degli organici nella Polizia di Stato, faccio presente che sulla base della norma dell'articolo 7 del decreto-legge n. 148 del 2017, è stata già autorizzata l'assunzione straordinaria di 292 allievi agenti, che vanno ad aggiungersi ad altre 758 unità, per le quali vi era già stata analoga autorizzazione in aggiunta alle ordinarie facoltà assunzionali, per un totale di 1.050 unità, già avviate alla frequenza del relativo corso di formazione per essere successivamente assegnate ai diversi uffici fin dai primi mesi del 2019.

Più in generale, con riferimento all'esigenza di un potenziamento straordinario delle Forze di polizia, segnalo che il disegno di legge di bilancio, approvato dal Consiglio dei ministri il 15 ottobre scorso, consentirà l'avvio di un piano straordinario di assunzioni, oltre che di nuovi agenti di polizia anche di magistrati e personale amministrativo, grazie ad uno stanziamento di circa 500 milioni di euro.

Per la Polizia di Stato, si procederà, oltre alle assunzioni che garantiscono il 100 per cento del turnover del personale, anche ad un potenziamento straordinario attraverso un piano quinquennale di assunzioni che consentiranno l'azzeramento delle carenze di organico e il necessario ricambio generazionale. L'obiettivo è quello di avviare, come ha dichiarato lo stesso ministro dell'interno Matteo Salvini, fin dal prossimo anno, la progressiva assunzione di circa 8.000 giovani, uomini e donne, nelle Forze dell'ordine.

È nostra intenzione, inoltre, ampliare le piante organiche della Polizia di Stato che erano state ridotte a 106.000 unità, rispetto alle 317.000 previste, dalla legge Madia ed in tal senso è stata prevista, in sede di conversione parlamentare del decreto-legge sicurezza e immigrazione, una delega al Governo per l'adozione di decreti legislativi correttivi per la revisione dei ruoli del personale delle Forze di Polizia, con la rideterminazione delle dotazioni organiche in ragione delle aggiornate esigenze di funzionalità.

Inoltre, non abbiamo dato seguito al progetto di riduzione dei presidi di sicurezza in tutto il Paese, che era stato proposto dal Governo precedente, perché siamo convinti che occorra piuttosto salvaguardare le specificità della Polizia, potenziandone gli assetti e non riducendoli.

Il Governo ritiene che le misure che ha messo in atto e quelle che si realizzeranno nei prossimi mesi consentiranno di innalzare ulteriormente gli standard di operatività e di efficacia di tutte le componenti dei sistema sicurezza, nella consapevolezza che si tratta di elemento essenziale e precondizione per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese.

Sottolineo, infine, che il tema della certezza della pena è uno degli obiettivi del contratto per il Governo del cambiamento.

Intendiamo, infatti, invertire la direzione che era stata assunta nel corso della passata legislatura e che mirava a conseguire effetti deflattivi sia in termini processuali che carcerari, a totale discapito della sicurezza della collettività. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

STEGER (Aut (SVP-PATT, UV)). Signor Presidente, prendiamo atto della volontà di rimuovere queste carenze da parte del Governo. Spero che il signor Sottosegretario ed il Governo siano veramente in grado di sopperire entro breve tempo, il Sottosegretario ha detto entro l'inizio del 2019 ed io spero che sia così perché i Comuni interessati, soprattutto quelli citati nella mia interrogazione, hanno veramente bisogno di non subire più in futuro queste carenze. La sicurezza del territorio è una garanzia per la popolazione ed io prendo per buono quello che lei ha detto, cioè che volete integrare le Forze di polizia non solo in questi, ma anche in altri Comuni d'Italia. Spero che al più presto questo accada, perché l'Alto Garda ne ha veramente bisogno. (Applausi dal Gruppo Aut (SVP-PATT, UV) e PD).

CONZATTI (FI-BP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CONZATTI (FI-BP). Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Molteni, naturalmente apprezziamo la sua risposta. Eravamo a conoscenza di questi nuovi arrivi di organico, ma dobbiamo fare presente che sono richieste che risalgono a molto tempo fa e quindi questi nuovi arrivi, che vanno a sopperire ad una carenza di organico dovuta ai prepensionamenti e alla mancanza di turnover, colmano solo parzialmente una carenza che era pregressa. Facciamo presente che c'è un aggravarsi della situazione della sicurezza anche nella Provincia di Trento. Non solo, ma la Provincia di Trento ospita manifestazioni su scala nazionale, dal Festival dell'economia all'adunata degli Alpini, e purtroppo ha dei nuclei estremisti ancora piuttosto attivi (il Ministro degli interni ha avuto diretta esperienza dei gruppi anarchici del Comune di Rovereto in particolare) e quindi c'è assoluto bisogno di avere un organico all'altezza della situazione. Non solo questo, la situazione sta infatti degradando anche per via delle difficili condizioni economiche che rendono necessaria una osservazione maggiore della giurisdizione attualmente presente rispetto alla certezza della pena: tutti i cittadini italiani e non che risiedono nel nostro Paese chiedono di poter vivere in un Paese sicuro, in cui le condizioni economiche permettano a tutti di vivere bene e naturalmente con una sensazione di sicurezza all'altezza di un Paese democratico, di uno dei Paesi fondatori dell'Europa.

PRESIDENTE. Segue l'interrogazione 3-00017 sull'insegnamento della religione cattolica nella scuola.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

GIULIANO, sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, senatrice Granato, i docenti che svolgono l'insegnamento di religione cattolica, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo n. 62 del 2017, partecipano, per gli alunni che si avvalgono di detto insegnamento, alle attività di valutazione periodica e finale nei consigli di classe e, in sede di scrutinio finale, alla deliberazione sull'ammissione ovvero sulla non ammissione di tali alunni alla classe successiva o all'esame di Stato. In tale deliberazione, la manifestazione di volontà del docente di religione cattolica, se determinante, diviene un giudizio motivato iscritto a verbale.

In tal senso, nulla è stato innovato dal citato decreto legislativo; difatti tale procedura è stata prevista già dal punto 2.7 dell'intesa di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 751 del 16 dicembre 1985.

Dal dettato normativo si evince, peraltro, che fanno parte del consiglio di classe tutti i docenti cui è affidato l'insegnamento delle discipline indicate nel decreto del Presidente della Repubblica n. 89 del 2009, all'articolo 5 (commi 5 e 8), ove è specificamente indicata, come disciplina di insegnamento, anche la religione cattolica.

Ne deriva che, con riferimento alla presenza del docente di religione cattolica nelle commissioni d'esame, come precisato ai sensi dell'articolo 8, comma 2, del menzionato decreto legislativo, presso ciascuna istituzione scolastica è costituita una commissione per lo svolgimento dell'esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione. Di tale commissione fanno parte tutti i docenti del consiglio di classe, ovverosia tutti i docenti delle classi terze che svolgono insegnamenti curricolari, ivi compresi, pertanto, i docenti incaricati dell'insegnamento della religione cattolica e di attività alternative a tale insegnamento, eventuali insegnanti di sostegno e insegnanti di strumento musicale. Al contrario, non fanno parte della commissione d'esame i docenti che svolgono attività nell'ambito del potenziamento e dell'arricchimento dell'offerta formativa.

Per completezza, preciso che commi 1, 2, 3 e 4 dell'articolo 185 del testo unico in materia di istruzione, che individuavano specificatamente i docenti componenti delle commissioni di esame, nonché le materie oggetto di esame, sono stati abrogati in due momenti successivi. Il decreto del Presidente della Repubblica n. 275 del 1999 ha abrogato i primi due commi, relativi alle materie di esame, mentre il decreto legislativo n. 62 del 2017 ha abrogato esplicitamente anche il successivo comma 3, riguardante la composizione della commissione.

Quanto all'inserimento della religione cattolica tra le materie d'esame, si rappresenta che tale disciplina non rientra tra le prove scritte, previste all'articolo 8, comma 4, lettera c), del decreto legislativo n. 62 del 2017, e non costituisce oggetto del colloquio, atteso che lo stesso, ai sensi dell'articolo 8, comma 5, del citato decreto, è diretto a valutare le conoscenze descritte nel profilo finale dello studente, secondo le vigenti indicazioni nazionali per il curricolo per la scuola dell'infanzia e del primo ciclo di istruzione, emanate con decreto ministeriale n. 254 del 2012. Al profilo finale dello studente definito nelle citate indicazioni, difatti, non afferisce l'insegnamento della religione cattolica.

In tal senso, si colloca la previsione dell'articolo 309 del testo unico in materia di istruzione, in base alla quale «in luogo di voti e di esami» la valutazione dell'insegnamento della religione cattolica non è espressa in voti e non è oggetto di specifica prova e valutazione in sede di esame.

Si rappresenta infine che, proprio nell'ottica indicata dalla senatrice interrogante, il decreto legislativo n. 62 del 2017 ha equiparato il ruolo del docente di attività alternative a quello del docente di religione cattolica, sia nell'ambito delle competenze valutative all'interno del consiglio di classe, sia nelle modalità di partecipazione alle commissioni dell'esame conclusivo del primo ciclo di istruzione.

GRANATO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GRANATO (M5S). Signor Presidente, nel ringraziare il Sottosegretario per l'esaustività della risposta, che mi pare fughi ogni dubbio interpretativo, devo tuttavia osservare che l'attuazione del decreto legislativo n. 62 del 2017 del Governo Gentiloni ha aperto una pista che può creare disparità di trattamento tra gli esaminandi nei vari istituti. Abbiamo appurato che i docenti di religione cattolica sono presenti nelle commissioni d'esame e hanno un ruolo specifico nella valutazione degli alunni che si avvalgono di tale insegnamento, seppur con modalità di espressione differente rispetto ad altri docenti. Ma, se non si adotteranno urgentemente disposizioni inequivocabili e concretamente attuabili sull'insegnamento alternativo all'ora di religione cattolica, i ragazzi che non si avvalgono dell'ora di religione rischieranno di essere valutati negli esami di primo ciclo da un consiglio di classe con un membro in meno e questo certamente va a cozzare con il principio di pari opportunità declinato all'articolo 3 della Costituzione.

È un bene, dunque, che si sia fatta chiarezza al riguardo, sia per quanto concerne il merito sia per quanto riguarda la vigenza o l'avvenuta abrogazione di disposizioni normative. Non altrettanto posso dire sull'accentuazione del gap creato dal precedente Governo a guida PD concernente l'ora alternativa all'insegnamento della religione cattolica; gap che ormai va colmato al più presto poiché, alla luce dell'attuazione del decreto Fedeli e della persistenza dello stesso, rischia di generare disparità di trattamento all'interno delle scuole.

Mi preme sottolineare, al riguardo, come la complessità dell'attuale società civile imponga al decisore politico di avere cognizione dell'esistente. Ci troviamo a dover affrontare un'ardua sfida, quella della modernità, per affrontare la quale è indispensabile strutturare un modello di scuola pubblica che sia democratica, laica, inclusiva e pluralista. Disciplinare più efficacemente l'ora alternativa significa compiere un passo avanti non più differibile in questa direzione, facendo sentire non esclusi dal gruppo classe quelli che non si avvalgono dell'insegnamento della religione cattolica, ma diversamente coinvolti in attività formative cui si conferiscono pari opportunità attuative. È dalle modalità di declinazione di tali diritti che passa il futuro della nostra società. La scuola pubblica può svolgere compiti formativi se la persona dell'alunno, con le sue peculiarità, viene posta al centro della sua azione, senza disparità di trattamento. È solo perseguendo tale direttrice che la scuola potrà definirsi inclusiva, laica e democratica e, quindi, in grado di rispondere alle sfide del presente e del futuro. (Applausi della senatrice Lupo).

PRESIDENTE. Avverto che, su richiesta dell'interrogante, la risposta all'interrogazione 3-00141, presentata dal senatore De Bonis, è rinviata ad una prossima seduta. Ci scusiamo con il rappresentante del Governo.

Segue l'interrogazione 3-00370 sulle limitazioni alla circolazione dei veicoli nelle regioni del Nord Italia.

Il rappresentante del Governo ha facoltà di rispondere a tale interrogazione.

GAVA, sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, con riferimento alle questioni poste sulla base degli elementi acquisiti, si rappresenta in via preliminare che il nuovo accordo del bacino padano, sottoscritto nel 2017 tra il Ministero dell'ambiente e le Regioni maggiormente interessate dalle problematiche connesse alla qualità dell'aria - ossia Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto - prevede una serie di misure di mitigazione dell'inquinamento atmosferico a cui si è pervenuti a seguito di un serrato confronto tra il Ministero e gli enti territoriali competenti.

Occorre, inoltre, evidenziare che tutte le misure contenute nell'accordo sono state individuate sulla base di approfondite analisi e valutazioni tecniche condotte dalle Regioni, per individuare gli elementi comuni da valorizzare e rilanciare nel settore trasporti, riscaldamento civile a biomassa e agricoltura, maggiormente responsabili delle emissioni inquinanti.

Nell'ambito dell'accordo di bacino padano 2017, le Regioni firmatarie hanno stabilito di avviare un percorso di condivisione delle misure strutturali di limitazione della circolazione, adottando modalità e tempi omogenei già vigenti in Emilia-Romagna prima ancora della sottoscrizione dell'accordo e prevedendo di allinearsi alle misure strutturali sui diesel Euro 4 al più tardi dal 2020.

Infine, con riferimento alla prospettata disomogeneità tra le normative regionali, si osserva che le misure adottate tengono conto delle specifiche condizioni ambientali presenti in ciascuna Regione. In ogni caso vi è un divieto comune per i veicoli più vecchi e inquinanti, benzina fino a euro 2 e diesel fino a euro 3, che si estende a volte ai veicoli di produzione successiva, con possibilità di deroghe. Alla luce delle informazioni esposte, si fa presente comunque che il Ministero per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare manterrà alto il livello di attenzione sulla questione, monitorando costantemente l'impatto regolatorio delle normative di settore, anche al fine di superare le criticità operative che dovessero emergere e valutare possibili revisioni della disciplina. (Applausi dal Gruppo L-SP-PSd'Az).

MAFFONI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAFFONI (FdI). Signor Presidente, ritengo di essere parzialmente soddisfatto della risposta del Sottosegretario di Stato, anche perché l'interrogazione verte sul fatto che il nuovo accordo sulle misure antismog, cha ha portato all'accordo sulla qualità dell'aria nel bacino padano, crea divergenze tra le varie Regioni. Ogni Regione applica una propria modalità, una certa fascia oraria, nonché una diversa individuazione delle categorie di veicoli. Ciò non crea una situazione omogenea e nemmeno una condivisione del provvedimento e porta le persone abituate per motivi di lavoro a frequentare le varie Regioni, magari anche nell'arco della stessa giornata, a non essere in grado di capire le differenze che tra esse esistono.

La nostra interrogazione è dunque finalizzata a capire se il Governo può in qualche modo favorire un maggiore coordinamento tra le Regioni, delle quali capisco le proprie prerogative e il proprio modo di intervenire. Mi sarei però aspettato - e mi aspetto ancora - che il Governo aiuti a realizzare un maggiore coordinamento affinché le Regioni adottino sistemi uguali o simili.

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno è così esaurito.

Saluto ad una rappresentanza di studenti

PRESIDENTE. Saluto a nome dell'Assemblea il secondo gruppo di studenti del Liceo scientifico statale «Galileo Ferraris» di Torino, che stanno assistendo ai nostri lavori. (Applausi).

La seduta è sospesa.

Riprenderà alle ore 15 con il question time.

(La seduta, sospesa alle ore 11,38, è ripresa alle ore 15).

Presidenza del vice presidente ROSSOMANDO

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento (ore 15)

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (cosiddetto question time), ai sensi dell'articolo 151-bis del Regolamento, alle quali risponderà il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, considerata la diretta televisiva in corso.

Il senatore Zaffini ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00371 sull'interruzione del processo di integrazione tra ANAS e Ferrovie dello Stato italiane, per tre minuti.

ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, signor Ministro, eccoci di nuovo. Il riferimento all'argomento, come annunciato dal Presidente, è quello della intervenuta fusione di ANAS e Ferrovie dello Stato. Lei, signor Ministro, si è espresso in modo assolutamente inequivocabile su questo percorso: a luglio, nel corso di sue dichiarazioni alla Camera, ha testualmente riferito che è certamente sbagliata la fusione, perché è stata fatta senza capire il perché. Successivamente, nella illustrazione delle linee programmatiche del suo Dicastero, ha giudicato la fusione una mossa meramente finanziaria, dettata apparentemente da motivi di tornaconto personale per tutti quei manager che si sono visti moltiplicare lo stipendio. Ha altresì annunciato che Ferrovie dello Stato. e ANAS non staranno più insieme (non c'è motivazione di sinergie) e che all'epoca si stava valutando se la scissione potesse essere effettuata internamente al gruppo ferroviario o se serviva un decreto apposito.

Nei giorni scorsi, come lei sa, l'amministratore delegato di ANAS, Vittorio Armani, ha comunicato al Ministro, cioè a lei, e al gruppo Ferrovie dello Stato le proprie dimissioni con argomentazioni che, tra l'altro, prendevano in considerazione il mutato orientamento del Governo sull'integrazione tra Ferrovie dello Stato e ANAS.

La domanda è molto banale e semplice: quali sono gli intendimenti del Governo riguardo alla preannunciata scissione tra Ferrovie e ANAS e attraverso quali atti e procedure sarà portata a compimento? In particolare, signor Ministro, vorremmo conoscere quali sono le iniziative di sua competenza che intende adottare per favorire il ripristino dell'autonoma governance di ANAS e, evidentemente, per sostituire Armani, che si è dimesso qualche giorno fa.

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Toninelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, ringraziando i senatori Zaffini e Ciriani, ribadisco ancora che ANAS deve tornare ad occuparsi di progettazione, gestione, costruzione, manutenzione e messa in sicurezza di strade, ponti e viadotti; deve lavorare per la sicurezza dei cittadini, con l'unico obiettivo dell'interesse nazionale.

In questi mesi abbiamo valutato le criticità della fusione FS-ANAS, sulle quali il mio Dicastero ha svolto gli approfondimenti necessari anche attraverso la consultazione di esperti e degli operatori interessati, i quali hanno evidenziato dal punto di vista tecnico tutti gli elementi di debolezza dell'integrazione, anzitutto sul piano industriale, oltre alla totale mancanza di sinergie e pertanto ovviamente confermo quanto esposto nelle dichiarazioni programmatiche.

Con riguardo ad ANAS, nella fase attuale le nostre azioni si sviluppano su tre assi principali: in primo luogo, la vigilanza sull'attività gestionale di ANAS per la manutenzione e lo sviluppo delle strade, che sono patrimonio pubblico statale; in secondo luogo, promuovendo il potenziamento delle funzioni tecniche di ANAS, particolarmente la progettazione e la realizzazione degli interventi; in terzo luogo, promuovendo la manutenzione e conservazione delle infrastrutture esistenti, oggi più che mai una priorità.

L'assetto societario futuro di ANAS sarà deciso tenendo presente le prospettive di ANAS di rispondere a questi orientamenti. Naturalmente, si tratterà di un'iniziativa su cui il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti interverrà nell'ambito delle sue competenze. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Zaffini, per due minuti.

ZAFFINI (FdI). Signor Presidente, abbiamo qualche secondo in più, perché lo abbiamo rubato, tra me e il Ministro, ai tempi precedentemente previsti.

PRESIDENTE. Questo lo lasci dire a me.

ZAFFINI (FdI). Il mio era un auspicio, ci mancherebbe.

PRESIDENTE. L'auspicio è sempre bene accolto.

ZAFFINI (FdI). Signor Ministro, quanto alla vigilanza, nei giorni scorsi i sindaci dei territori interessati dalla infrastruttura autostradale A24 e A25 le hanno chiesto un incontro e non sono riusciti a incontrarla, sono rimasti nell'anticamera.

Questa fusione è stata portata a termine, come lei ha accennato garbatamente, avendo come unico fatto conosciuto ai terzi l'aumento (la triplicazione in qualche caso) del compenso per i manager di ANAS, compenso che purtroppo sarà preso a parametro per le future liquidazioni.

In questa fase, ANAS sta producendo morti: mi riferisco non a morti veri, ma alle imprese con cui opera, che continuano a saltare, a scapito - faccio l'esempio di Astaldi con la Perugia-Ancona - dei subfornitori. C'è un mondo intero che intorno ad ANAS continua a portare libri in tribunale.

Ministro, è veramente urgente ristabilire una governance corretta in ANAS e ci aspettiamo che ciò avvenga in tempi rapidissimi, scegliendo la persona che dovrà sostituire il dimissionario Armani. (Applausi dal Gruppo FdI).

PRESIDENTE. Il senatore D'Arienzo ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00372 sulle valutazioni del Governo rispetto alle principali opere infrastrutturali in via di realizzazione, per tre minuti.

D'ARIENZO (PD). Signor Ministro dal pugno chiuso con la mano destra, spero si sia ripreso dall'esultanza di stamattina per aver portato a casa un bel condono edilizio. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Senatore D'Arienzo, la invito a entrare nel merito dell'interrogazione.

D'ARIENZO (PD). Sì, signor Presidente.

Noi non vogliamo la decrescita felice, noi non vogliamo che il Paese torni al Medioevo. Abbiamo lasciato un'eredità importante, con l'allora ministro Delrio. Attraverso la cura del ferro e il progetto Connettere l'Italia, abbiamo lasciato 130 miliardi di euro, di cui almeno 90 per la mobilità e le grandi opere infrastrutturali, in particolare quelle ferroviarie. Abbiamo disegnato un Paese moderno e competitivo, che, attraverso le opere pubbliche, quelle importanti, potesse crescere nel prodotto interno lordo.

Lei, al contrario, aiutato anche dalla Lega Nord, che sul territorio dice altro, sta bloccando tutto, con la sua ideologia dei costi e dei benefici. Lei ha nominato una Commissione che deve occuparsi di queste opere (non faccio l'elenco, perché sono quasi tutte), una Commissione che farà solo perdere tempo, in particolare perché su alcune opere c'è già stata la valutazione costi-benefici e poi perché, come lei sa, non saranno rispettati gli accordi internazionali che il Paese ha sottoscritto negli anni scorsi.

Di fronte a quest'attesa di crescita e sviluppo, l'Italia sta maturando una grande preoccupazione. Pochi giorni fa, a Torino, migliaia di persone sono scese in piazza con le categorie economiche. Tra pochi giorni, il prossimo 15 dicembre, si svolgerà qualcosa del genere anche nella città di Verona. Sono preoccupate le imprese e i lavoratori. Mettete in difficoltà un gran numero di imprese e lavoratori a causa del blocco delle grandi opere infrastrutturali.

Signor Ministro della decrescita felice, ciò accade perché hanno capito che il vostro fare procurerà non pochi danni. Noi chiediamo di non bloccare il Paese e di andare avanti sulle grandi opere, perché sono la ragione stessa del futuro del nostro Paese. Pensate che sull'asse Torino-Milano-Trieste si produce il 70 per cento del prodotto interno lordo. È questo che volete bloccare?

Chiediamo che si vada avanti e, se volete bloccare le opere, dovete vincere nelle amministrazioni che hanno da sempre votato a loro favore - ripeto, da sempre - ivi compresa la Lega Nord, che ne governa parecchie. Credo che questa sia la ragione per cui nel Nord del Paese voi non raggiungete la doppia cifra: vi conoscono e vi evitano e hanno capito che questo pericolo non lo vogliono correre. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Toninelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, colleghi, come ho riferito nel corso dello svolgimento di precedenti interrogazioni relative alle stesse questioni poste oggi dagli interroganti, devo ribadire la posizione del Ministero rispetto alle opere che impiegano la maggior quantità di risorse pubbliche.

Negli ultimi anni è stato decretato e certificato il fallimento di un modo di intendere queste opere, rispetto al quale per molto tempo è parso non ci fosse alcuna alternativa. Questo approccio era stato letteralmente codificato nel 2001 nella cosiddetta legge obiettivo, un programma di pianificazione di opere pubbliche che è stato al centro dell'agenda, anche del Governo precedente, fino a quando le ennesime evidenze ne hanno impietosamente mostrato i limiti, conducendo alla completa abrogazione della legge e alla ridefinizione delle opere da considerare prioritarie. Rispetto a quell'epilogo non vi fu nessuna levata di scudi da parte di chi ritiene oggi necessario procedere nel senso indicato dagli interroganti. Stupisce quindi l'insistenza con cui si cerca di contrapporre l'azione di questo Governo all'interesse del Paese.

Come ha affermato anche il Ministro dell'economia e delle finanze francese, gli interrogativi del Governo italiano sulla TAV Torino-Lione sono legittimi e vanno rispettati: «È un progetto che costa diversi miliardi di euro ha affermato di cui bisogna garantire la redditività davanti ai contribuenti». Parole del Ministro dell'economia e delle finanze francese.

Rispondo quindi, ancora una volta, che la verifica in corso da parte degli esperti, incaricati dal Ministero di effettuare l'analisi costi-benefici sulle grandi opere, ha proprio lo scopo di garantire il corretto utilizzo delle risorse pubbliche.

Rispetto alle questioni specificamente poste possiamo confermare che tale analisi si fonda sui criteri scientifici e i parametri oggettivi propri della «analisi costi-benefici» in senso tecnico, nonché sulle Linee guida per la valutazione delle opere pubbliche adottate dallo stesso Ministero con decreto del 30 di giugno 2017.

Proseguo nel dissipare i dubbi ricordando che siamo del tutto consapevoli che il blocco delle opere può comportare costi derivanti dagli impegni assunti dai Governi precedenti. Questi costi non rientrano nell'analisi costi-benefici in senso proprio, ma la struttura tecnica di missione è ugualmente incaricata di valutarli e rappresentarli attraverso una ulteriore e distinta analisi tecnico-giuridica, di cui il Governo terrà conto nelle sue decisioni.

Ribadisco quindi ancora una volta che sia l'analisi costi-benefici in senso tecnico, sia la parallela analisi degli oneri a carico del bilancio pubblico in caso di blocco delle opere infrastrutturali, comprese quelle su cui esistono accordi internazionali, saranno rese pubbliche.

Il tempo che si sta impiegando per queste complesse valutazioni risulterà comunque minimo rispetto ai tempi di realizzazione complessivi delle grandi opere in esame e sarà tale da non produrre conseguenze dannose per l'interesse del Paese.

È noto e certificato che il costo delle opere pubbliche programmate dai Governi precedenti a partire dalla famigerata legge obiettivo è aumentato in modo esponenziale. Chiedo un attimo di attenzione: la TAV Milano-Bologna-Firenze, che secondo la stima iniziale doveva costare 1,3 miliardi di euro, al suo completamento è costata circa 13 miliardi di euro, con un aumento del 917 per cento; mi pare che questi dati portino a capire come un'analisi costi-benefici sera, terza e indipendente sia più che mai necessaria. (Applausi dal Gruppo M5S).

La statale n. 38 in Valtellina, che doveva costare 481 milioni di euro, dopo tredici anni, è arrivata a costare 2,5 miliardi di euro, ossia il 401 per cento in più rispetto al progetto iniziale.

Ricordo che le stesse opere sono state - nel corso dei decenni passati - oggetto di sistematiche rivalutazioni, non solo da parte dei diversi rappresentanti politici che si sono succeduti, ma anche da parte di istituzioni tecniche, nonostante fossero già state analizzate a monte con un'ottica di costi-benefici. È stata la stessa Corte dei conti europea a definire, poco dopo la formazione di questo Governo, la rete ferroviaria del corridoio TEN-T «un sistema disomogeneo e inefficace di linee senza un piano realistico a lungo termine». Non è il MoVimento 5 Stelle, ma la Corte europea.

Ricordo inoltre che in Francia, il Governo insediatosi a maggio 2017 ha incaricato la Commissione tecnica di individuare le priorità del Paese a livello infrastrutturale, anche con riguardo alle opere in corso di realizzazione, come quelle del corridoio TEN-T, e i risultati sono stati prodotti nel febbraio successivo, dopo circa nove mesi.

L'attenzione che il Governo sta ponendo sull'utilizzo delle risorse pubbliche investite in opere ereditate dal passato e particolarmente onerose è in linea con quanto fatto da altri Governi europei e sta tenendo conto di tutti gli interessi in gioco. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Margiotta, per due minuti.

MARGIOTTA (PD). Ministro, siamo ovviamente assolutamente insoddisfatti delle sue risposte. Comprendo, d'altra parte, le difficoltà che deve affrontare: in tutto il mondo i Ministri delle infrastrutture sono chiamati a realizzare le opere, grandi e piccole; lei è l'unico Ministro che si sta adoperando per bloccare le opere. (Applausi dal Gruppo PD).

Vi siete affidati all'analisi costi-benefici, uno strumento antico per non dire la verità: volete prendere tempo, un tempo che il Paese non ha. Rischiamo di entrare in recessione e voi che fate? Tirate il freno a mano del settore che più di altri consentirebbe al nostro Paese di crescere sulla via dello sviluppo e del lavoro. Siamo appesi alle decisioni di una Commissione che di fatto non è stata ancora insediata, una Commissione fantasma.

Il Paese è appeso ai vostri tempi, quelli della peggior politica degli ultimi vent'anni, ossia la vostra, quella delle fake news e dei condoni, della decrescita e del rancore, della disoccupazione e dei debiti. (Applausi dal Gruppo PD). Lei ha avuto l'ardire di dire anche oggi che entro novembre la Commissione avrebbe terminato i propri lavori di valutazione. Abbia il buon gusto di dire agli italiani che i lavori non sono neppure iniziati, dati i rilievi della Corte dei conti.

Ma richiamarla al buon gusto, dopo le manifestazioni di oggi, è veramente superfluo, altrimenti avrebbe evitato di venire, poche ore fa, in quest'Aula, a parlare soddisfatto e tronfio del decreto Genova e ad attaccare in maniera scomposta, sguaiata, imbarazzante e indegna l'opposizione quando ha detto: «per colpa vostra», facendo segno da quella parte e dalla nostra, «è crollato il ponte». In proposito le dico: come si permette? Quale sarebbe la colpa nostra sul ponte di Genova? (Applausi dal Gruppo PD).

Ministro, non c'è nulla di cui lei possa essere fiero, con il ponte di Genova ancora da demolire, con una città ferma a causa della vostra inettitudine, un ponte che non sapete dire chi demolirà e chi ricostruirà, un decreto arrivato nelle Aule parlamentari più di due mesi dopo il crollo del ponte Morandi, con il suo sabotaggio del terzo valico e della Gronda, confermati anche dalle cose che ha detto. Avrei molto da dire, ma chiudo.

Ministro, a Torino sono scese in piazza, come ha ricordato il collega che mi ha preceduto, 50.000 persone (Commenti dal Gruppo M5S), che non possono essere liquidate come madamine e borghesucci. C'è una grande preoccupazione nel Paese, per quel che siete e per quel che state facendo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

MARGIOTTA (PD). State sacrificando sull'altare di un effimero consenso il futuro del Paese. (Applausi dal Gruppo PD. Commenti dal Gruppo M5S). Per fortuna, lei è un Ministro a tempo, ma i danni che è riuscito a fare in questi pochi mesi porteranno il suo nome a lungo e lei di questo dovrà assumersi la responsabilità, ma temo che non abbia la capacità di capire, altrimenti avrebbe già fatto un passo indietro. (Proteste dal Gruppo M5S).

VOCI DAL GRUPPO M5S. Tempo! Tempo!

PATUANELLI (M5S). Il tempo, signor Presidente!

PRESIDENTE. Colleghi, silenzio, per cortesia!

MARGIOTTA (PD). In realtà, questo Paese non merita quello che state facendo e il modo in cui lo state e ci state sfregiando. (Applausi dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Prima di passare alla successiva interrogazione, per chiarezza di tutti i colleghi, preciso che abbiamo dato anche un margine di tempo in più al Ministro per illustrare una situazione abbastanza complessa.

LUPI (M5S). Ma è il Ministro!

PRESIDENTE.Tutti i colleghi hanno facoltà di concludere l'intervento e sul tempo è responsabile la Presidenza, con molta attenzione.

Il senatore Berutti ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00373 sulle determinazioni del Governo rispetto alla costruzione, al completamento e alla gestione di grandi opere infrastrutturali, per tre minuti.

BERUTTI (FI-BP). Signor Presidente, negli ultimi mesi si sono susseguite, a mezzo stampa, dichiarazioni e smentite da parte di membri del Governo in relazione al futuro di infrastrutture e grandi opere, molte delle quali già avviate, tra cui la linea ferroviaria Torino-Lione, l'autostrada Asti-Cuneo e il tunnel del Brennero (o meglio, la galleria di base).

Il tragico crollo del cosiddetto ponte Morandi di Genova, avvenuto il 14 agosto 2018, è stato seguito da una serie ulteriore di dichiarazioni, talvolta contraddittorie, da parte del Ministro in indirizzo e di altri autorevoli rappresentanti del Governo, circa il futuro della gestione di infrastrutture di grande importanza per imprese e cittadini, quali sono le autostrade. L'eventuale ritrattazione degli accordi già assunti da parte del Governo su opere quali la linea ferroviaria Torino-Lione, l'autostrada Asti-Cuneo e il tunnel del Brennero, così come la revoca delle concessioni autostradali, comporterebbero, nel primo caso, costi ulteriori a carico di cittadini e imprese e, nel secondo, conseguenze la cui qualificazione e quantificazione è di grande rilevanza per compiere scelte oculate e coerenti, che non vadano a scapito di imprese e cittadini.

Il Ministro dei trasporti francese, Elisabeth Borne, intervenuto il 13 novembre nel corso di un question time al Senato francese, ha dichiarato: "L'Alta velocità Torino-Lione è stata oggetto di un trattato franco-italiano ratificato nel febbraio del 2017. Il Presidente della Repubblica francese ha confermato questo impegno al summit franco-italiano del settembre 2017. Il 12 novembre mi sono intrattenuta con il mio omologo italiano. Il Governo italiano confida in un'analisi costi-benefici per il proseguimento dell'opera. Ho indicato che la coerenza del progetto dev'essere perseguita e ricordo che l'Unione europea si era impegnata a finanziare la metà dei lavori. Noi abbiamo previsto, nella programmazione degli investimenti, progetti connessi all'opera che riguardano il trasporto quotidiano e le infrastrutture intermodali. I nostri impegni saranno sviluppati da un'apposita legge sui trasporti, che include sia i trasporti ordinari che l'Alta velocità».

Si chiede di sapere quanto segue: quale sia la ratio delle scelte governative in materia di infrastrutture e grandi opere e quali siano i motivi delle apparenti incertezze sul proseguimento dei lavori di completamento delle infrastrutture e delle grandi opere già avviate, quali la linea ferroviaria Torino-Lione, l'autostrada Asti-Cuneo e il tunnel del Brennero; quali siano gli intendimenti del Ministro in indirizzo rispetto alla gestione di infrastrutture e grandi opere, i cui lavori sono già stati avviati, nonché alla gestione della rete autostradale, anche relativamente alle opzioni di affidamento ai privati o di nazionalizzazione. Si chiede inoltre di sapere a quanto ammontino i costi diretti e indiretti nel caso di rinuncia o modifica degli accordi già in essere e in relazione alle opere avviate e, con riferimento alla questione della rete autostradale, a quanto ammontino i costi per le eventuali revoche delle concessioni annunciate nelle scorse settimane. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Toninelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, colleghi, per rispondere a domande così complesse e organiche ci vorrebbero ben più dei tre minuti che mi spettano; cercherò comunque di dare risposte compiute ai suoi quesiti.

Come più volte detto, torno a ribadire che la cifra distintiva delle scelte governative in materia di infrastrutture e opere particolarmente costose è la massimizzazione dei benefici a fronte di una minimizzazione dei costi. Questo può apparire incomprensibile, purtroppo, solo a chi ha utilizzato le cosiddette grandi opere infrastrutturali come un business per arricchirsi a spese dei contribuenti. Questo modo di utilizzare i soldi pubblici si è verificato purtroppo per troppi anni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). Grandi opere per spendere, non soldi ben spesi per opere utili. Noi stiamo ribaltando questo paradigma.

La situazione relativa alle opere in corso di realizzazione di cui mi state chiedendo andrebbe valutata caso per caso. Oltre all'analisi relativa ai costi e ai benefici delle opere in corso, gli esperti della struttura tecnica di missione si stanno parallelamente occupando anche di valutare le conseguenze delle scelte che potranno essere adottate dal Governo e la cui qualificazione e quantificazione è di assoluta rilevanza affinché queste scelte siano oculate e coerenti e non vadano a discapito di imprese e cittadini, diversamente da quanto fatto dai Governi sostenuti da Forza Italia, ad esempio, relativamente ad opere come il ponte sullo Stretto di Messina, per il quale non si può non ricordare che la Corte dei conti ha calcolato che sono stati spesi, al 2013, 958 milioni di euro.

Quanto alla gestione delle autostrade, il Governo è ispirato dagli stessi principi: massimi benefici per i cittadini, in questo caso attraverso il riequilibrio degli interessi pubblici e privati. Equilibrio che oggi mi pare evidente, dai dati matematici, sia totalmente a favore dei concessionari privati, che poi non manutenevano come avrebbero dovuto a norma di legge e di convenzione.

I casi delle singole concessioni autostradali, così come per le grandi opere, andrebbero analizzati singolarmente poiché sono oggetto di valutazioni complesse e problematiche differenti, provocate dalle convenzioni capestro e dalle leggi approvate dai Governi e ratificate dai Parlamenti precedenti. In questo ambito il Governo è però già passato dagli annunci ai fatti concreti, non ne abbiamo sufficientemente parlato, ma proviamo a farlo adesso. Questo Senato ha infatti appena convertito in legge il cosiddetto decreto Genova. In questa legge sono state ridisegnate le competenze dell'Autorità di regolazione dei trasporti, una vera e propria rivoluzione - diciamolo -nella definizione dei pedaggi autostradali: per la prima volta, infatti, le tariffe non verranno più parametrate ai costi operativi dei concessionari, che quindi erano portati ad aumentare i costi, tanto i lavori li facevano loro, e con l'aumento delle tariffe guadagnavano due volte - lo dico per coloro che hanno permesso questo e che sono sempre da una parte e dall'altra - e al prezzo di investimenti solo previsti, ma terranno conto - e ciò è fondamentale - degli investimenti effettivamente realizzati e dei ricavi che i concessionari saranno in grado di produrre. (Commenti della senatrice Bellanova). Stiamo cioè dicendo che i cittadini che prenderanno un'autostrada avranno dei pedaggi non più parametrati ai costi - maggiori costi, maggiore convenienza per i concessionari, maggiori pedaggi - ma saranno parametrati ai ricavi, cioè a un complesso molto più ampio cui i concessionari dovranno stare attenti, perché se no i pedaggi non aumenteranno e non aumenteranno nemmeno i guadagni. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). È una rivoluzione strutturale nella gestione delle concessioni autostradali e l'abbiamo fatta noi!

Si tratta di una norma tutta a vantaggio degli utenti delle autostrade, che pagheranno di meno (diminuiranno i pedaggi), e dei concessionari onesti che sapranno investire nell'interesse pubblico, offrendo un servizio davvero efficiente.

PRESIDENTE. La invito a concludere, Ministro.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Vado a concludere, Presidente, la ringrazio.

Per i concessionari che non effettuano investimenti o tardano a farlo si andranno a ridurre direttamente i pedaggi che rappresentano i loro ricavi. (Applausi dai Gruppi M5S e L-SP-PSd'Az). Diminuiranno le entrate dei concessionari se non faranno investimenti. Se ci fosse stata questa norma, la tragedia di Genova non sarebbe mai capitata.

Lo Stato sta tornando a fare lo Stato. Gli investimenti sulle infrastrutture devono garantire una ricaduta positiva sull'economia ed essere volano di crescita e sviluppo per il Paese.

Oggi abbiamo iniziato a smontare il regime delle concessioni messo in piedi per dieci anni e in dieci anni dal Governo Berlusconi e da tutti i Governi precedenti. (Applausi dal Gruppo M5S. Commenti dal Gruppo PD).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica il senatore Berutti, per due minuti.

BERUTTI (FI-BP). Signor Ministro, rispetto alla domanda che ho posto, non ho ricevuto sostanzialmente risposta: il suo intervento è stato un manifesto legato al decreto Genova, approvato questa mattina. Non avendo ricevuto risposta, comunque porremo le domande anche in un altro contesto e le daremo tempo per dirci più dettagliatamente cosa intende fare per queste opere.

Io non sono contro situazioni di controllo e di attenzione, perché bisogna anche essere coerenti e onesti, ma credo che quello che chiede il Paese sia che lei, prima o poi, faccia partire un'opera, piccola o grande che sia, invece di bloccarle tutte. Alla luce di questo, naturalmente, riporremo in altri contesti le domande pertinenti. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. La senatrice Ricciardi ha facoltà di illustrare l'interrogazione 3-00374 sulla salvaguardia dell'attuale regime giuridico pubblicistico delle Autorità portuali, per tre minuti.

RICCIARDI (M5S). Signor Presidente, onorevole Ministro, ci risulta che la Commissione europea abbia adottato una decisione riguardante i presunti aiuti di Stato versati all'Autorità portuale di Napoli. Parliamo di 44 milioni di euro utilizzati per la ristrutturazione di beni demaniali. Nella decisione viene infatti ipotizzato che tali Autorità portuali siano imprese e che dunque i trasferimenti che ricevono dallo Stato siano notificati come aiuti di Stato, in quanto esse mettono a disposizione di terzi beni demaniali portuali. Inoltre, la decisione riporta censure sia sulle modalità di rilascio delle concessioni demaniali, sia sulla non legittimità della normativa derivata con la quale vengono calcolati i canoni demaniali attualmente fissati con decreti ministeriali validi in tutti i porti italiani.

La decisione dà luogo a tre gravi incertezze. La prima è il regime relativo alle concessioni demaniali in essere, la seconda è sugli stessi titoli mediante i quali la sostanziale totalità dei concessionari demaniali nei porti italiani oggi occupa i porti e offre servizi agli utenti portuali, infine, in terzo luogo, nascono dubbi sui rapporti tra Autorità di sistema portuale e tra queste e le imprese concessionarie o autorizzate operanti nei porti italiani.

L'acquiescenza rispetto a tale atto della Commissione europea potrebbe anche pregiudicare qualsiasi futura rivalutazione della disciplina portuale in essere, essendo la decisione condizionata da un approccio che potrebbe ledere sia principi alla base della normativa vigente del nostro ordinamento, perché è caratterizzato da una natura pubblica dei porti e dei beni appartenenti al demanio portuale, sia della riserva di sovranità e delle competenze in esclusiva su tali beni riconosciuti a favore della normativa nazionale prevista al riguardo dalle stesse fonti dell'Unione europea.

Pertanto, chiediamo al Ministro se sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, intenda assumere per salvaguardare l'attuale regime vigente nei porti italiani e la loro natura pubblica, oltre alla riserva prevista al riguardo alle sovranità nazionali, garantendo certezza del diritto e continuità di azione per le Autorità di sistema portuale, nonché per tutte le imprese e i lavoratori che operano nei nostri porti. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Il ministro delle infrastrutture e dei trasporti, senatore Toninelli, ha facoltà di rispondere all'interrogazione testé illustrata, per tre minuti.

TONINELLI, ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, colleghi, lo sviluppo dell'economia portuale è una delle più importanti e promettenti opportunità di crescita economica dell'Italia. In questo scenario è fermo convincimento del Governo che un ruolo centrale debba spettare alle Autorità di sistema portuale in regime pubblico, perché a nostro giudizio la natura pubblica consente di contemperare in modo più efficace le istanze di tutti i soggetti che operano nei porti italiani.

Per quanto riguarda i timori e le incertezze manifestate dai colleghi, voglio precisare che la richiesta di informazioni giunta dalla Commissione europea, a cui il Ministero ha già dato riscontro formale da ultimo il 10 settembre, attiene al limitato profilo della tassazione, ma non pregiudica in nessun modo ogni scelta politica circa la natura giuridica delle Autorità portuali. Colgo quindi l'occasione per rassicurare che il mio indirizzo è fermamente contrario alla privatizzazione. (Applausi dal Gruppo M5S).

Per avviare la complessiva valutazione dei problemi delle Autorità portuali in vista degli interventi necessari alla loro soluzione, abbiamo avviato la procedura per la convocazione, per la prima volta dalla sua istituzione, della Conferenza nazionale di coordinamento delle Autorità di sistema portuale. Ai lavori sono invitati i rappresentanti delle associazioni datoriali e sindacali delle categorie operanti nel settore marittimo-portuale. Con questo strumento intendiamo quindi affrontare tutte le problematiche di questo essenziale settore. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire in replica la senatrice Ricciardi, per due minuti.

RICCIARDI (M5S). Signor Presidente, ringrazio il Ministro e mi ritengo soddisfatta, anche a nome di tutti i firmatari dell'interrogazione. Grazie, perché a questo punto salvaguardiamo il regime vigente e la sua natura pubblicistica nei porti. Grazie mille. (Applausi dal Gruppo M5S).

PRESIDENTE. Lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (question time) all'ordine del giorno è così esaurito.

Interventi su argomenti non iscritti all'ordine del giorno

MISIANI (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MISIANI (PD). Signor Presidente, due giorni fa ci ha lasciati Giancarlo Zilio, senatore della XIII legislatura. Zilio è stato parlamentare della Repubblica, ma è stato innanzitutto un grande giornalista. Caporedattore, vice direttore ed editorialista tra i più prestigiosi dell'«Eco di Bergamo», lo storico quotidiano cattolico bergamasco, Zilio è stato un giornalista politico nel vero senso del termine, un editorialista con la schiena dritta, autorevole, capace di raccontare, con il suo stile asciutto, le curve e le dinamiche della vita politica.

Zilio aveva un'identità ben definita: era un cattolico democratico, orgoglioso delle proprie radici, e con i politici, a prescindere dallo schieramento di appartenenza, aveva costruito relazioni di reciproco rispetto. Una civiltà dei rapporti che dovremmo prendere ad esempio, in una pessima fase di scontro tra politica e media come quella che stiamo vivendo.

Negli anni Novanta, terminata la stagione della Democrazia Cristiana, Zilio aderì al Partito Popolare Italiano e a metà del decennio scelse con convinzione il progetto politico dell'Ulivo. Erano anni di grandi cambiamenti, anni complicati, ma anche entusiasmanti, perché attorno alla leadership e al progetto politico di Romano Prodi si andavano raccogliendo cattolici democratici, laici, democratici di sinistra, partiti e realtà associative, singole persone che per molto tempo erano state lontane e che ora, insieme, davano il via a un progetto politico che sarebbe sfociato, undici anni dopo, nel Partito Democratico.

A Bergamo Zilio fu protagonista di quella fase. Il 21 aprile 1996 venne eletto senatore della Repubblica nelle file del Partito Popolare Italiano. In Senato fece parte della Commissione industria, della Commissione sanità, della Commissione d'inchiesta sul Sistema sanitario nazionale e della Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI. Si deve innanzitutto alla sua caparbietà e al suo lavoro in Parlamento se alla città di Bergamo vennero assegnate le risorse, per decisione dell'allora ministro della sanità Rosy Bindi, per finanziare la realizzazione del nuovo ospedale, che oggi è tra le strutture di eccellenza a livello nazionale.

Il suo stile e il suo tratto umano sono stati una lezione importante per tanti di noi che iniziavano in quegli anni a impegnarsi in politica. Erano lo stile e il tratto di un uomo che aveva le sue convinzioni e le difendeva a viso aperto, ma mai denigrando gli avversari, senza mai ricorrere all'insulto, senza mai utilizzare l'odio e le fake news come strumenti di lotta politica. Un modo di essere che, in questa stagione di politica degradata a tweet e a post verità, può sembrare desueto e appartenere a un mondo lontano. Non è così. La lezione degli uomini come Zilio è assolutamente attuale, signor Presidente.

Un'altra politica è possibile, anche nell'Italia del 2018. Spetta alla nuova generazione, spetta a chi oggi siede in quest'Aula riscoprirne il valore e la bellezza. (Applausi dal Gruppo PD).

RAUTI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RAUTI (FdI). Signor Presidente, domenica 25 novembre ricorre la Giornata internazionale per l'eliminazione delle violenze contro le donne, istituita dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999.

Noi di Fratelli d'Italia vogliamo dedicare quella giornata a tutte le vittime e in particolare la vogliamo dedicare alla povera Desirée Mariottini che proprio ieri il tribunale del riesame ha voluto vittimizzare una seconda volta, uccidere una seconda volta, derubricando il reato ad omicidio non volontario e l'atto di stupro di gruppo ad abuso sessuale con l'unica aggravante relativa alla minore età della vittima nonché allo spaccio.

Riteniamo che tale decisione, oltre che rappresentare una vittimizzazione secondaria, ancora una volta riproponga un problema che si era già a posto - e purtroppo i casi sono anche molti - quando con Pamela Mastropietro a Macerata si verificò una storia purtroppo analoga. È come se certe vittime e certe morti contassero meno di altre. È come se a queste vittime, qualora fossero sopravvissute, si richiedesse quasi l'onere della prova. Noi riteniamo che questa decisione sia offensiva della memoria, che allontani la giustizia, che non difenda le vittime e non punisca gli assassini.

Sul tema relativo alle violenze contro le donne - che non è un tema, mi correggo, ma una questione immensa - ieri abbiamo anche presentato la mozione 1-00049, che mi auguro verrà calendarizzata a breve che oltre a ricostruire doverosamente il perimetro internazionale di riferimento di norme e indicazioni, ricostruisce anche il corpus giuridico italiano ma soprattutto chiede al Governo impegni precisi e stringenti in relazione all'attuazione del piano d'azione nazionale straordinario contro la violenza sessuale, in relazione alla distribuzione di risorse alle Regioni che sono stabilite in Conferenza Stato-Regioni ma che non arrivano ai centri nei tempi dovuti, nonché alla messa in pratica di programmi di educazione ai sentimenti, anche nelle scuole, improntati al rispetto delle differenze di genere e alla prevenzione e al contrasto delle violenze sulle donne e sulle bambine. Ancora: chiediamo nella mozione che non vengano previsti nella legge di bilancio 2019 tagli e riduzioni per il Fondo per le politiche relative alle pari opportunità e per tutte le politiche di prevenzione e contrasto contro ogni forma di violenza sulle donne.

Ci auguriamo che in sede di discussione di tale mozione si trovi in quest'Aula un ampio consenso per impegnare il Governo, che sul fronte delle pari opportunità e sul fronte del contrasto purtroppo non è stato fin qui incisivo e non ha introdotto significativi cambiamenti. (Applausi dal Gruppo FdI).

MODENA (FI-BP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MODENA (FI-BP). Signor Presidente, il mio è un intervento che riguarda la questione della ricostruzione e, in modo particolare, la situazione di un Comune della Regione ove sono stata eletta, cioè il Comune di Spoleto. Domani, 16 novembre, ci sarà una grande manifestazione di carattere istituzionale a Bastia Umbra, che è un ridente centro dell'Umbria, organizzata proprio dalla Regione con riferimento alla ricostruzione. È importante perché verrà il commissario neonominato Farabollini e nonostante il Comune di Spoleto sia quello più peculiare, essendo il più grande dell'intero cratere, la presenza del livello istituzionale del Comune non è stata assolutamente presa in considerazione.

Noi non ne conosciamo il motivo. La Regione Umbria ha sempre avuto momenti bianchi, diciamo così, e momenti neri, però riteniamo che questa situazione vada denunciata con forza perché l'approccio che nei confronti della ricostruzione, soprattutto quando è presente il commissario neonominato Farabollini per ragionare di ricostruzione e Protezione civile, deve essere di carattere istituzionale e non deve escludere alcuna amministrazione, a maggior ragione se direttamente interessata. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

CORRADO (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CORRADO (M5S). Signor Presidente, il 7 novembre scorso la Corte di cassazione ha assolto il medico veterinario dell'azienda sanitaria provinciale (ASP) di Crotone Giuseppe Gallucci, che aveva rinunciato ad avvalersi della prescrizione, a differenza del coimputato, dottor Saverio Ferraro, che ne ha usufruito in sede di appello, per reati legati ad una vicenda giudiziaria posta anche all'attenzione dalla commissione contro la 'ndrangheta della Regione Calabria.

Il tutto inizia con la denuncia proposta nel 2006 contro l'ASL di Crotone dal signor Nicola Arena, nipote dell'omonimo boss di Isola Capo Rizzuto, proprietario di un'azienda di bovini da latte che, in occasione di una macellazione, venivano riscontrati affetti da tubercolosi. A seguito di ciò veniva predisposto l'abbattimento di 102 capi d'allevamento. Il signor Arena avanzava all'ASP una richiesta di risarcimento di 1 milione di euro per il danno causatogli dal dottor Saverio Ferraro, che, contravvenendo ad ogni logica sanitaria e deontologica, aveva invece certificato ufficialmente indenne da tubercolosi la stalla di cui trattasi, licenziando alla libera vendita il latte infetto ad uso alimentare.

Nel settembre 2012 i due imputati vengono condannati in primo grado: Ferraro a tre mesi di reclusione per falso ideologico e interruzione di pubblico servizio e Gallucci ad un mese di reclusione per interruzione di pubblico servizio. Nonostante la condanna, dal 2012 ad oggi il dottor Ferraro ha ricoperto e ricopre il ruolo di direttore facente funzioni dell'area A del servizio veterinario dell'ASP di Crotone. Addirittura, nell'aprile 2014, lo stesso ha prodotto una dichiarazione sostitutiva di certificazione in cui attesta di non incorrere in alcuna delle cause di inconferibilità e incompatibilità di incarichi presso le pubbliche amministrazioni e presso gli enti privati in controllo pubblico, il tutto mentre ancora il processo a suo carico pendeva in Corte d'appello. Solo a fine 2017, infatti, la Corte d'appello di Catanzaro dichiarava non doversi procedere a carico del Ferraro per intervenuta prescrizione.

A marzo 2018 è stato bandito un concorso interno per dirigente nell'area A del servizio veterinario, il cui esito è ancora tenuto sospeso, nonostante siano state concluse già ad aprile tutte le relative procedure e che quasi certamente lo vedrà vincitore per il punteggio acquisito con l'incarico di direttore facente funzione indebitamente ricoperto in questi anni. Auspico, pertanto, che venga bloccata la nomina a dirigente di tale soggetto. Egli ha agito in danno del servizio pubblico veterinario per ragioni che i vertici aziendali non hanno ancora chiarito neppure durante l'audizione effettuata a giugno scorso dalla commissione regionale contro la 'ndrangheta. Di tutto ciò e di altre gravi anomalie della gestione di questa unità operativa è stata anche fatta segnalazione all'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC), ancora senza riscontro.

Credo anche che sia arrivato il momento che i direttori generali si assumano le proprie responsabilità pure nelle scelte dei dirigenti ad essi subordinati, che non devono essere più condizionate, come troppo spesso è accaduto, da pressioni e logiche di potere e di lobby, ma solo dalla tutela del diritto dei cittadini alla salute. (Applausi dal Gruppo M5S).

FAZZOLARI (FdI). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FAZZOLARI (FdI). Signor Presidente, pochi giorni fa è stata pronunciata una sentenza scioccante: un antagonista dei centri sociali, processato per aver sputato in faccia ad un agente di polizia mentre stava svolgendo il proprio lavoro, è stato assolto per particolare tenuità del fatto. In breve, da ora, secondo questa sentenza sputare addosso alle nostre Forze dell'ordine non è reato, in particolare se a farlo sono i teppisti dei centri sociali, che in Italia da sempre godono di una particolare immunità. In compenso, se fosse stato un agente a permettersi di sputare in faccia a un delinquente, secondo il reato di tortura inserito nel nostro ordinamento dalla sinistra, lo stesso rischierebbe fino a dodici anni di carcere per aver causato un trauma psichico al poveretto. Allo stesso modo ci chiediamo tutti cosa sarebbe successo se fosse stato l'imputato o il poliziotto a sputare in faccia al magistrato che ha pronunciato questa sentenza.

PRESIDENTE. Senatore, si tratta di interventi di fine seduta, ma la prego di mantenere un linguaggio rispettoso.

FAZZOLARI (FdI). Il linguaggio è rispettoso, perché è quanto accaduto.

PRESIDENTE. Credo che lei abbia capito perfettamente. Concluda il suo intervento.

FAZZOLARI (FdI). Ho capito perfettamente e continuo a chiedermi che cosa sarebbe successo a parti invertite, se fosse stato il poliziotto a compiere quell'atto nei confronti del magistrato o anche l'imputato nei confronti del magistrato.

Fratelli d'Italia dice basta a questa vergognosa deriva nella quale lo Stato si schiera sempre con i delinquenti e contro le nostre Forze dell'ordine. Continuiamo a chiedere delle cose semplici, come l'inasprimento delle pene per offesa e violenza a pubblico ufficiale e la revisione di questa follia del reato di tortura: sono oggetto di due emendamenti che Fratelli d'Italia ha più volte presentato e che ha ripresentato anche nell'ultimo decreto-legge sicurezza e che ci sono stati bocciati da questo Parlamento, certo dalla sinistra, certo dal Movimento 5 Stelle, ma anche dalla Lega.

Noi non ci arrendiamo e continueremo a fare questa battaglia in ogni sede. (Applausi dal Gruppo FdI).

LAUS (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAUS (PD). Signor Presidente, la vicenda dell'arbitro di Ciampino picchiato selvaggiamente per un'espulsione al termine di una partita è solamente l'ultimo capitolo di un corposo dossier di violenze che pesa sulla storia più recente del nostro calcio e che ne umilia il valore sportivo. Di fronte a una ferita che si riapre con drammatica frequenza, oltre all'umana vicinanza alla giovane vittima dell'aggressione, si sente forte l'esigenza di una reazione ferma, ma altrettanto coerente e concreta, per contrastare fenomeni di questo genere, ancor più in un contesto che dovrebbe essere tra i più fertili nella coltivazione di principi assoluti, come il riconoscimento dell'altro.

Nelle dichiarazioni a caldo dopo l'episodio, il vice premier Salvini ha parlato di emergenza educativa, e sono certamente d'accordo con lui. Ma la promessa o la minaccia di nuove e più pesanti sanzioni a carico dei violenti non è che una parte del lavoro che, io credo, abbiamo il dovere di svolgere. Non si può infatti credere di reagire con successo a una emergenza educativa senza curarsi proprio dell'educazione. A medio-lungo termine, l'educazione al rispetto, al rispetto dell'avversario, delle regole, di chi le regole è chiamato farle rispettare, è una promessa di cambiamento che pagherà più di ogni minaccia.

Ciò che oggi sto cercando di esprimervi a parole, colleghe e colleghi, l'ho toccato con mano nella città da cui provengo, Torino, dove l'associazione degli arbitri da tre anni promuove incontri con le società sportive (incontri con i dirigenti e i capitani delle squadre), per entrare nel merito del regolamento e, attraverso una sua più profonda conoscenza, costringere i giocatori per primi a un corretto approccio con la figura del direttore di gara. Sono occasioni preziose, soprattutto nelle categorie minori; occasioni che andrebbero allargate alle famiglie e che si sono rivelate vincenti per portare alla ribalta quella passione, oggi pagata a caro prezzo, che il presidente della FIGC Gravina richiamava con amarezza nel condannare lo stato d'assedio in cui si sente la categoria delle maglie nere.

È questo agire sull'educazione che gli stessi arbitri mi hanno trasmesso e che metto a disposizione dell'Assemblea: agire sul riconoscimento reciproco tra ragazzi (ma anche tante ragazze) accomunati dalla «voglia di stare in campo», ciascuno con il proprio ruolo, e accomunati dalla voglia di «dare un contributo al mondo del calcio», per usare le parole del presidente Gravina. Io spero che anche il presidente della FIGC voglia raccogliere come virtuoso l'esempio che ho portato e nell'interlocuzione con il Governo cercare alleanze non soltanto per ottenere certezza e severità della pena, ma anche progettualità formativa per i nostri giovani. I risultati dell'esperimento torinese risultano incoraggianti, e incoraggiante è vedere che c'è voglia di metterci la faccia per togliere lo sport dalle mani dei violenti. (Applausi dal Gruppo PD).

BERUTTI (FI-BP). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BERUTTI (FI-BP). Signor Presidente, ho chiesto di intervenire per portare all'attenzione dell'Assemblea la vicenda della Pernigotti, un marchio famoso a livello nazionale e internazionale per gianduiotti ed altri prodotti dolciari, storicamente espressione del migliore made in Italy e made in Piemonte, nato a Novi Ligure, in provincia di Alessandria, nel 1860, addirittura prima dell'Italia unita.

È della settimana scorsa la notizia che la proprietà turca ha deciso la chiusura dello stabilimento novese con la conseguente previsione della cassa integrazione guadagni straordinaria e per le maestranze, per le quali in un primo momento si è profilata da parte dell'azienda la sola possibilità del licenziamento. L'orgoglio del territorio per una produzione di eccellenza e l'attenzione di diversi soggetti istituzionali che lo presidiano hanno consentito da subito di puntare su questa vicenda la massima attenzione, che ha spinto sin qui la proprietà a dirsi disponibile ad un affidamento della produzione a partner italiani, ad un impegno affinché il personale possa essere ricollocato presso aziende operanti nel settore e presso terzisti. Questo però non basta, perché il rischio che si tratti di promesse assai poco concrete è alto. In ossequio al principio di sussidiarietà, è necessario che l'impegno fondamentale del territorio, che da solo però non può bastare, trovi un supporto a livello istituzionale superiore.

Mi avvio alla conclusione, signor Presidente, dicendo che mentre auspico che quest'Assemblea desideri esprimere solidarietà alla realtà produttiva di Novi Ligure, spero altresì che tutti i soggetti istituzionali chiamati in causa da questa vicenda traggano le debite conseguenze sulla necessità di strategie industriali per il Paese, dal tema delle cessioni aziendali a quello della registrazione di denominazioni di origine protette (DOP), indicazioni geografiche protette (IGP) e marchi storici, tutte questioni sulle quali ogni decisore pubblico dovrebbe riflettere attentamente.

Vorrei fare, infine, una brevissima digressione. Questa mattina sono stato al Ministero dello sviluppo economico (MISE) per esprimere la mia vicinanza alle maestranze, convinto di poter assistere al tavolo dopo gli accordi assunti nei giorni scorsi. La mia segreteria aveva sentito quella del Ministro, però non era stata segnalata la necessità di iscriversi a una piattaforma. Non so quanti in quest'Aula sappiano che ci si debba iscrivere a una piattaforma, tra l'altro regolata da un algoritmo: inserendo una serie di elementi quest'ultimo arriverebbe ad identificare quattro soggetti, due di maggioranza e di due di opposizione, che avrebbero la possibilità di partecipare al tavolo. Mi chiedo se questa sia la libertà dei parlamentari di partecipare a dei tavoli di crisi; io credo piuttosto che questa sia una follia. Alle ore 10 era convocato il tavolo presso il MISE; alle ore 10,44 mi ha scritto la segreteria - naturalmente, come potete immaginare, dopo uno scambio abbastanza accesso - dicendo: «Come anticipato telefonicamente, l'accredito per l'accesso alle riunioni plenarie ai tavoli di crisi deve avvenire tramite registrazione all'apposito portale, di cui si fornisce il link (…)». Ritengo che questo andasse quantomeno segnalato a tutti i parlamentari in termini di regolamento, perché non so quanti lo sanno, magari a qualcuno può essere capitato.

In conclusione, mi auguro che questo non avvenga più, ma soprattutto che venga segnalato questo come anche altri elementi. Credo infatti che andremo avanti su questa vicenda, perché considero una follia precludere a dei parlamentari la possibilità di sedersi a dei tavoli di crisi. (Applausi dal Gruppo FI-BP).

PRESIDENTE. Senatore Berutti, prendiamo atto della segnalazione e di tali modalità, fermo restando che la possibilità di iscriversi era in effetti conosciuta.

RUFA (L-SP-PSd'Az). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RUFA (L-SP-PSd'Az). Signor Presidente, spero che questo intervento sia condiviso perché è volto a esprimere consenso, riconoscenza, sostegno e solidarietà a quei giornalisti e a tutti gli operatori del settore che, nella loro lealtà deontologica, onorano il proprio lavoro; a quei giornalisti che compiono scelte di coraggio quando indagano su realtà scottanti. La mia vicinanza va quindi a Federico Ruffo, un giornalista della Rai, autore di un'inchiesta difficile, su un tema rispetto al quale nella XVII legislatura avete istituito un'apposita Commissione parlamentare, su presunti rapporti tra squadre di calcio, dirigenti sportivi, ultrà e 'ndrangheta. Tre giorni fa infatti ha trovato una croce con vernice rossa e del liquido infiammabile in più parti del pianerottolo di casa sua (una casa non sempre abitata).

Condanno tale atto vigliacco, deplorevole e intimidatorio. Credo e spero che questo avvertimento non fermi la voglia e l'onestà intellettuale del giornalista Ruffo e del suo staff e spero che egli trovi in noi e in quello che rappresentiamo vicinanza e fiducia per andare avanti. (Applausi).

LANNUTTI (M5S). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LANNUTTI (M5S). Signor Presidente, il 7 novembre scorso si è dimesso l'amministratore delegato di ANAS, Gianni Armani, mentre restano al loro posto alcuni dirigenti assunti all'interno di ANAS, nel contesto di cambio di governance, quali Rocco Girlanda, Emanuela Poli, Stefania Lombardi e altri.

La gestione ANAS italiana ed estera, piena di conflitti di interesse, vede alcune situazioni critiche, specie su Anas international enterprise, il cui amministratore delegato, Bernardo Magrì, ricopre anche la carica di direttore generale di una holding quotata in borsa (Astm, Sitaf, Tecnositaf, Sina sono tutte società del gruppo Gavio), secondo me in palese conflitto di interesse. Addirittura questi incarichi non risultano neanche nel sito istituzionale dell'ANAS.

Proprio ieri su un quotidiano è apparso un articolo di un'intera pagina firmato da Francesco Bonazzi, titolato: «Sul tavolo del successore di Armani la grana delle consulenze russe ANAS» in cui si legge che il comparto internazionale dell'impresa ha ottenuto in sei anni commesse in mercati difficili e particolari e che sollevano dubbi due bonifici da oltre 20 milioni di rubli a una società sconosciuta, poi girati a un altro gruppo.

Signor Presidente, pongo all'attenzione dell'Assemblea tali questioni e anche alcuni tentativi all'interno dell'ANAS - sotto la gestione Armani - di intimidazione da parte del responsabile della Direzione tutela aziendale, generale Roberto Massi, che ha preso servizio il 1° ottobre 2016, in piena era Armani. Secondo informazioni assunte, egli cerca di intimorire i lavoratori dell'ANAS su presunte fughe di notizie riguardanti la legalità all'interno dell'azienda, con veri e propri interrogatori verbalizzati dalla sua collaboratrice, signora Scuderi, come accaduto pochi giorni fa con un'avvocatessa che si chiama Sara Apolloni. A mio giudizio, questi interrogatori sono illegittimi.

Signor Presidente, la ringrazio dell'attenzione e pongo all'Assemblea questi problemi. (Applausi dal Gruppo M5S).

TARICCO (PD). Domando di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TARICCO (PD). Signor Presidente, desidero approfittare dei pochi minuti a disposizione per sollecitare, tramite lei, il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Toninelli a rispondere all'atto di sindacato ispettivo 3-00116, nel quale, insieme a molti colleghi, interroghiamo in merito al completamento dell'autostrada Asti-Cuneo, che è partita nel 1998 e che, da oltre vent'anni, vede impegnati i vari Governi che si sono susseguiti a fare promesse di completamento.

Nella passata legislatura, con l'approvazione della legge 12 settembre 2014, n. 133, in materia di concessioni autostradali, veniva definita la procedura per modificare le concessioni autostradali vigenti, al fine di assicurare le risorse necessarie per gli investimenti aspettati dal Paese e fondamentali per lo sviluppo dei territori. Tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018 il ministro pro tempore Graziano Delrio comunicava che, in accordo con la società concessionaria, si stava valutando l'operazione di una proroga della concessione autostradale subordinata al finanziamento degli investimenti necessari (cross-financing) per il completamento del tratto Asti-Cuneo, con una revisione progettuale che, superando la vecchia ipotesi dei tunnel a due canne inizialmente prevista, prevedeva una soluzione superficiale esterna che riduceva i costi e accelerava la possibilità di ottenere in tempi brevi la realizzazione dell'opera.

Il 27 aprile 2018 la Commissione europea, con decisione positiva circa lo State Aid SA.49335, tra le altre misure, autorizzava la proroga della concessione per il tratto Torino-Milano per consentire di finanziare, attraverso questa, anche il completamento dell'Asti-Cuneo, valutandosi un costo di circa 350 milioni di euro.

Nell'interrogazione chiedevamo al Ministro di accelerare al massimo gli atti necessari per poterli trasferire al CIPE e iniziare. Nei giorni seguenti quell'interrogazione, a inizio settembre, durante un incontro al Ministero, il Ministro ha confermato di voler completare le opere e che si sarebbe trattato di un intervento autostradale (anche perché nei giorni precedenti erano girate voci strane) e ha detto che, quanto prima, avrebbe provveduto a rivalutare il costo dell'opera per procedere in avanti.

Ora, noi chiediamo sicuramente la risposta all'interrogazione, ma soprattutto, dopo che sono passati sostanzialmente due mesi da quell'incontro con il Ministro, di capire che fine ha fatto quella valutazione, perché i dati economici valutati dalla camera di commercio dimostrano che la mancanza di quel collegamento autostradale costa al territorio 100 milioni di euro l'anno. Non vorremmo che, per ridurre magari di 20-25 milioni di euro il costo dei 350 milioni previsti per il completamento dell'autostrada, perdessimo 100 milioni ogni anno che passa; mi sembra un ragionamento che non sta né in cielo, né in terra. Chiediamo al Ministro di risponderci urgentemente, ma soprattutto urgentemente di mettere in pista i cantieri. (Applausi dal Gruppo PD).

Commissione parlamentare per la semplificazione, composizione

PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato e il Presidente della Camera dei deputati hanno proceduto alla nomina dei componenti della Commissione parlamentare per la semplificazione.

L'elenco dei componenti della predetta Commissione sarà pubblicato in allegato al Resoconto della seduta odierna.

Atti e documenti, annunzio

PRESIDENTE. Le mozioni, le interpellanze e le interrogazioni pervenute alla Presidenza, nonché gli atti e i documenti trasmessi alle Commissioni permanenti ai sensi dell'articolo 34, comma 1, secondo periodo, del Regolamento sono pubblicati nell'allegato B al Resoconto della seduta odierna.

Ordine del giorno
per la seduta di martedì 20 novembre 2018

PRESIDENTE. Il Senato tornerà a riunirsi in seduta pubblica martedì 20 novembre, alle ore 16,30, con il seguente ordine del giorno:

(Vedi ordine del giorno)

La seduta è tolta (ore 16,03).