Premesso che:
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, nell'ambito delle proprie attività e prerogative, nonché in ossequio a quanto previsto dal decreto ministeriale n. 547 del 7 dicembre 1999, avvertendo l'esigenza di verificare i dati riguardanti la spesa complessiva richiesta per la dotazione libraria per le classi delle scuole e volendo adottare tutte le iniziative necessarie per il contenimento della spesa per i libri di testo, nell'aprile 2009 ha sottoscritto un protocollo d'intesa con l'AIE (Associazione italiana degli editori) per la rilevazione dei dati connessi con le adozioni dei libri di testo delle scuole ed istituti di istruzione primaria e secondaria;
l'AIE è l'associazione di categoria, aderente a Confindustria, degli editori italiani, e di quelli stranieri attivi in Italia, di libri, riviste periodiche, di prodotti e contenuti, dell'editoria digitale. AIE rappresenta cioè, sul piano nazionale e internazionale, le imprese che producono contenuti editoriali indipendentemente dal formato (carta o digitale), in cui vengono realizzati e distribuiti. Costituisce, inoltre, un osservatorio aggiornato sul panorama della lettura, dei consumi culturali e educativi indispensabili alla crescita del Paese;
tra i suoi obiettivi, l'associazione si prefigge di rappresentare e tutelare gli editori, di favorirne la crescita professionale, rimuovere gli ostacoli allo sviluppo di un moderno mercato editoriale, nonché contrastare i fenomeni di illegalità e mancato rispetto del diritto d'autore. Come pure di promuovere e favorire tutte quelle iniziative che siano di reale e concreto contributo alla diffusione della lettura e del libro, all'allargamento del mercato domestico e a favorire tutti i processi di internazionalizzazione delle imprese e della cultura italiana nel mondo;
nell'accordo si legge che l'AIE ha realizzato una banca dati dei libri di testo adottati dalle scuole attraverso un sistema (software) di inserimento dati ed il conseguente invio on line da parte delle istituzioni scolastiche dei dati adozionali; in altre parole, l'AIE raccoglie dati forniti, cioè immessi gratuitamente dai dipendenti pubblici delle scuole italiane nel portale dell'AIE;
il fine di tale operazione, per il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, è implementare la banca dati delle adozioni (BDA), per la verifica dei dati riguardanti la spesa complessiva richiesta per la dotazione libraria, per le classi nelle scuole ed istituti di istruzione primaria e secondaria;
d'altro canto, l'AIE nell'accordo si impegnava a utilizzare la BDA per i soli fini istituzionali, come trasmettere, comunicare in o al pubblico i relativi dati, con esclusione di ogni uso commerciale;
tuttavia, sembrerebbe che i dati raccolti dall'AIE siano commercializzati attraverso siti on line, software house, librerie, cartolibrerie, agli operatori della filiera, contrariamente a quanto previsto dall'accordo sottoscritto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca;
peraltro parrebbe che i prezzi di acquisto dei file siano variabili in base alla quantità dei dati acquisiti: da 50.000 euro per siti e software house a 350.000 euro per i dati di una sola provincia ceduti alla singola libreria o cartolibreria nel territorio. Considerato che il numero dei possibili fruitori supera le 13.000 unità, il mercato, cui si rivolge l'AIE, ha un potenziale giro d'affari stimabile in oltre 3 milioni di euro;
l'AIE precisa che tutti possono scaricare i dati adozionali gratuitamente dal loro portale, ma nella forma, in cui sono ora fruibili si realizza invece il contrario, perché per un operatore sarebbe impossibile fruire gratuitamente dei dati, in quanto scaricabili per singola sezione e per non più di 4 sezioni al giorno;
considerato che:
gli istituti scolastici in Italia sono oltre 8.600, per un totale di 366.000 sezioni (fonte dati del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca 2014); all'operatore professionale sarebbero necessari, per poter scaricare tutte le adozioni dal portale AIE, oltre 91.500 giorni, a conti fatti, quasi 250 anni; tale forzatura del sistema sembrerebbe segnatamente voluta, per costringere gli operatori del settore all'acquisto delle informazioni;
a questo stato di cose si sono opposti, nel tempo, i diversi sindacati di categoria del settore librario italiano e le associazioni di categoria dei commercianti del settore, che rappresentano la quasi totalità dei librai e cartolibrari italiani, nel corso degli incontri con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dai quali sarebbe emerso che la vendita dei dati da parte di AIE sia illegittima,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;
se non intenda far valere gli impegni sottoscritti nell'accordo con l'AIE, al fine di rendere fruibile e dare massima pubblicità ai dati raccolti dall'AIE con un sistema più efficiente, gratuito, rapido e veloce;
se non intenda accertare le responsabilità dei soggetti, che avrebbero dovuto vigilare sul rispetto dell'accordo e, nel caso lo ritenga opportuno, provvedere all'irrogazione della sanzione disciplinare più idonea;
se non intenda opportuno agire per valutare un eventuale risarcimento del danno, determinato dall'omesso rispetto delle condizioni contrattuali e, dunque, procedere con un'azione di rivalsa nei confronti dell'AIE, nonché, nelle more delle diverse azioni di accertamento e richiesta di risarcimento del danno, provvedere affinché l'AIE, in adempimento dell'accordo, metta a disposizione della collettività, gratuitamente, i dati relativi al 2016, senza ulteriori indugi, attesa l'imminenza dell'inizio dell'anno scolastico.
si apprende da diversi articoli di stampa ("la Repubblica", edizione di Milano, del 15 gennaio 2017, "Milano, condizionatori in tilt: i capolavori di Brera finiscono in restauro"; "Corriere della Sera", edizione della stessa città, del giorno 16, "Cerotti sui quadri della Pinacoteca di Brera, la direzione: Le sale del museo non sono mai state al freddo") che l'impianto di condizionamento della pinacoteca di Brera non avrebbe retto alle temperature rigide degli ultimi giorni;
il livello di umidità nelle sale sarebbe sceso abbondantemente sotto il livello di guardia creando condizioni minacciose per i dipinti, specie per quelli su tavola, in quanto se la temperatura e l'umidità variano troppo repentinamente, il supporto si dilata e la pellicola di colore rischia di sollevarsi e poi staccarsi;
quanto detto si sarebbe verificato al "Cristo alla colonna" del Bramante, uno dei capolavori del museo, icona del Rinascimento, e all'opera le "Storie di San Gerolamo", dipinta dal veneziano Lazzaro Bastiani, trasferiti nel laboratorio di restauro;
numerosi dipinti invece sarebbero stati velinati, ovvero ricoperti con fogli di carta velina giapponese, per fermare l'eventuale distacco del colore in attesa di verifiche;
tra i quadri sottoposti a questa "misura cautelare" vi sarebbero "la Pala Montefeltro di Piero della Francesca, la Madonna con il bambino di Giulio Campi, il San Gerolamo di Bartolomeo Montagna, una Madonna del Sampietrino, una Vergine con la crocifissione dell'Ortolano", come si legge su "la Repubblica";
considerato, inoltre, che:
come si apprende dall'articolo del "Corriere della Sera", la pinacoteca di Brera ha diffuso una nota ufficiale su quanto accaduto, nella quale ha precisato che "le sale del museo non sono state al freddo per sette giorni ma hanno registrato un abbassamento repentino dell'umidità relativa. (...) Per questo motivo (...) sono stati noleggiati cinque umidificatori";
il direttore manager al vertice della pinacoteca di Brera, James Bradburne, avrebbe minimizzato il problema, dichiarando di avere la situazione sotto controllo;
considerato, altresì, che, a giudizio degli interroganti:
come più volte denunciato dagli operatori e dagli amanti della cultura, la tendenza dell'ultimo decennio nella gestione dei beni culturali è quella di ricavare profitto dall'arte, sotto le mentite spoglie della valorizzazione, più che mirare alla tutela del patrimonio artistico;
il caso dimostra ancora una volta la carenza di interesse, anche dei plurititolati direttori manager, alla salvaguardia delle opere, che porta ad ignorare anche le minime precauzioni,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti e se ritenga opportuno effettuare le necessarie verifiche sulle condizioni del museo e sulle opere danneggiate, valutandone gli eventuali danni e, nel caso, accertarne le responsabilità.