AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3ª)

GIOVEDÌ 23 LUGLIO 2015
83ª Seduta

Presidenza del Presidente
CASINI
Interviene il sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale Della Vedova.

La seduta inizia alle ore 9.

IN SEDE REFERENTE
(1963) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di associazione tra l'Unione europea e la Comunità europea dell'energia atomica e i loro Stati membri, da una parte, e l'Ucraina, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2014, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito e conclusione dell'esame)

Riprende l'esame sospeso nella seduta del 7 luglio.

Il presidente CASINI comunica che la Commissione bilancio e la Commissione affari costituzionali hanno espresso parere non ostativo sul disegno di legge in esame.

Nessuno chiedendo di intervenire, il presidente CASINI, verificata la presenza del numero legale, pone quindi ai voti il mandato al relatore Verducci a riferire favorevolmente all’Assemblea sul disegno di legge in titolo, con la richiesta di essere autorizzato allo svolgimento della relazione orale.

La Commissione approva.

(1972) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro globale di partenariato e cooperazione tra l'Unione europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica socialista del Vietnam, dall'altra, fatto a Bruxelles il 27 giugno 2012
(Esame e rinvio)

Il relatore AMORUSO (FI-PdL XVII) espone il disegno di legge in esame, che è volto a rinnovare l'attuale quadro giuridico di rapporti tra Unione europea e Vietnam, risalente al 1995, al fine di intensificare il dialogo politico e la cooperazione settoriale, puntando in particolare ad un rafforzamento degli scambi e degli investimenti, ma anche ad incrementare la collaborazione in materia di giustizia, sviluppo sostenibile, lotta al crimine organizzato, salute, istruzione e cultura.
L'entrata in vigore del nuovo documento dovrebbe peraltro facilitare la conclusione di un accordo di libero scambio con il Vietnam, i cui negoziati sono stati avviati dalle Parti nel 2012, in linea con l'obiettivo dell'Unione europea di intessere relazioni con tutti i Paesi dell'ASEAN.
L'Accordo è composto di 65 articoli, suddivisi in 8 titoli, e di 4 dichiarazioni allegate.
Da segnalare il Titolo IV, che stabilisce norme per la cooperazione in materia di scambi e investimenti, per intensificare le relazioni commerciali e realizzare migliori condizioni di accesso al mercato, riducendo gli ostacoli non tariffari e le restrizioni al commercio.
Il Titolo V disciplina la cooperazione bilaterale nel settore della giustizia, con particolare riferimento alla lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al narcotraffico.
Il Titolo VI disciplina la collaborazione per lo sviluppo socioeconomico, definendone gli ambiti settoriali interessati, dal tema della migrazione a quello dell'istruzione, dalla sanità all'ambiente, dall'agricoltura alla parità di genere.
Il quadro istituzionale dell'Accordo è affidato ad un comitato misto con il compito di garantire il buon funzionamento dell'intesa e la sua corretta attuazione, nonché di monitorare lo sviluppo delle relazioni bilaterali.
Gli oneri economici sono stimati in circa 10.000 euro a decorrere dall'anno 2015.
L'Accordo non presenta profili di incompatibilità con la normativa nazionale, né con gli altri obblighi internazionali sottoscritti dal nostro Paese.

Il presidente CASINI sottolinea l'importanza per il nostro Paese delle relazioni diplomatiche ed economiche con il Vietnam. In questo senso è opportuno che il nostro Paese continui ad operare per rafforzare tali leggi, sia a livello bilaterale che all'interno dell'Unione europea.

Il sottosegretario DELLA VEDOVA concorda con il presidente Casini.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

(1986) Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di difesa tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Senegal, fatto a Roma il 17 settembre 2012
(Esame e rinvio)

Il relatore AMORUSO (FI-PdL XVII) illustra il provvedimento in titolo.
Ricorda che il Senegal, Paese di 12,5 milioni di abitanti, occupa un'area di interesse strategico in Africa occidentale, e costituisce un'isola di relativa stabilità politica in un quadro regionale segnato dai disordini, dalla crescita del fenomeno dell'integralismo islamico e dal dilagare dei traffici illegali di migranti e di armi. Repubblica semipresidenziale, laica e multipartitica, il Senegal vede coesistere da anni una maggioranza di musulmani sunniti con minoranze di cristiani (6 per cento circa della popolazione) e di animisti (2 per cento). Nonostante prevalga una versione moderata dell’Islam, nel Paese sono presenti anche gruppi ispirati alla Fratellanza musulmana in grado di esercitare un certo peso anche sugli equilibri politici, soprattutto nelle aree rurali. Le Forze armate senegalesi, a differenza di altri Paesi africani, non hanno mai esercitato una particolare ingerenza nella vita politica interna. Sul piano internazionale, i due partner più importanti in termini di difesa e sicurezza sono la Francia e gli Stati Uniti, che forniscono anche la maggior parte degli equipaggiamenti dell’esercito. La Francia, in particolare, nel 2014 ha scelto Dakar come sede di una delle sue basi militari operative avanzate in Africa.
L'Accordo in esame, composto da un preambolo e da 33 articoli suddivisi in 11 capitoli, è finalizzato ad incrementare la cooperazione tra le Forze armate italiane e senegalesi, consolidando le rispettive capacità difensive e migliorando la comprensione reciproca sulle questioni della sicurezza. Esso è volto anche ad indurre positivi effetti indiretti in alcuni settori produttivi e commerciali dei due Paesi e ad esercitare un'azione stabilizzatrice per l'intera regione dell'Africa occidentale.
Il testo, omogeneo per contenuti ad altre intese della medesima materia, dopo aver enunciato i principi a cui si ispira (Capitolo I), disciplina gli aspetti generali della cooperazione, prevedendo che essa si sviluppi sulla base di piani annuali e pluriennali elaborati dalle Parti. Gli articoli 3 e 4, in particolare, individuano rispettivamente i settori e le modalità della cooperazione, tra cui ricerca e sviluppo, supporto logistico, formazione e addestramento, sanità, scambio di esperienze, incontri fra rappresentanti delle istituzioni della difesa ed esercitazioni militari.
I successivi capitoli regolano gli aspetti finanziari dell'Accordo (Capitolo III), le questioni attinenti la giurisdizione (Capitolo IV) e le modalità per il risarcimento dei danni provocati dal personale delle Parti in relazione all'esercizio reso (Capitolo V).
Di rilievo anche il Capitolo VI, che disciplina la cooperazione nel settore dei materiali per la difesa (navi, aeromobili, carri e veicoli militari, ecc.) con l'obiettivo di razionalizzare controlli e di garantire la protezione della proprietà intellettuale, inclusi i brevetti.
Il disegno di legge di ratifica si compone di 5 articoli che dispongono, rispettivamente, in merito all'autorizzazione alla ratifica (articolo 1), all'ordine di esecuzione (articolo 2), alla copertura finanziaria (articolo 3), alla clausola di invarianza di finanziaria (articolo 4) ed all'entrata in vigore (articolo 5).
Con riferimento agli oneri economici, il disegno di legge li quantifica in circa 5000 euro ad anni alterni a decorrere dal 2015, imputabili alle sole spese di missione.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo (n. 187)
(Parere al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125. Esame. Parere favorevole)

Il relatore CORSINI (PD) illustra il provvedimento in esame, previsto dalla nuova legge sulla cooperazione e riguardante la programmazione e l'indirizzo di queste politiche per il triennio 2015-2017.
Il testo, approvato dal Comitato interministeriale per la cooperazione allo sviluppo, rappresenta il quadro di riferimento per tutte le amministrazioni dello Stato e per gli altri soggetti coinvolti a vario titolo nel sistema italiano di cooperazione. L'innovazione, rispetto alle linee guida triennali previste dalla precedente normativa, risiede nel fatto il documento non risulta vincolante solo per l'amministrazione della Farnesina, ma intende coinvolgere tutti gli attori interessati e fissare obiettivi e priorità per tutte le amministrazioni pubbliche.
Il documento è articolato in 5 capitoli dedicati rispettivamente: agli obiettivi del triennio 2015-2017, alla cooperazione italiana fra passato e futuro, alle priorità italiane, all'impegno nel canale multilaterale e all'agenda post 2015. Il testo giustamente intende enfatizzare il ruolo della cooperazione allo sviluppo quale investimento strategico per la crescita globale e la sicurezza internazionale.
Nel primo capitolo sono ricordati i quattro appuntamenti più significativi del 2015 per l'agenda planetaria dello sviluppo - Expo Milano 2015, la Conferenza di Addis Abeba, l'approvazione della nuova Agenda dello sviluppo post 2015 (prevista per settembre 2015 a New York) e la Conferenza mondiale sul clima prevista in autunno a Parigi.
Il capitolo 2 ripercorre la storia degli ultimi venti anni di impegno italiano nella cooperazione internazionale
Nel terzo capitolo sono invece affrontate le nuove priorità per questo decisivo settore della politica estera nazionale.
L'obiettivo di fondo è operare un progressivo riallineamento della contribuzione italiana agli impegni internazionali assunti in materia, aumentando il volume complessivo di risorse disponibili attestatosi nel 2014 ad un livello di 0,17 per cento del PIL nazionale, ancora lontano da quello 0,7 per cento che costituisce il parametro di riferimento per la comunità internazionale. Le scelte strategiche di fondo sono improntate alla necessità di una razionalizzazione degli interventi, in particolare puntando a: ridurre il numero dei Paesi prioritari e selezionare non più di tre settori di intervento per Paese; concentrare le linee prioritarie su lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali, tutela dell'ambiente, promozione dello sviluppo sostenibile, sostegno ai processi di pace; sperimentare iniziative di coinvolgimento dei migranti e assicurare omogeneità e coerenza tra le politiche di cooperazione allo sviluppo e le altre politiche pubbliche.
Il capitolo dedicato alle priorità della cooperazione italiana sottolinea le vocazioni e i settori di intervento principali, che sono i diritti umani e la parità di genere in particolare, lo sviluppo umano e rurale (con un'agricoltura sostenibile ed inclusiva e progetti di sicurezza alimentare, temi sviluppati da Expo Milano 2015) - il sostegno ai temi della salute e dell'istruzione (anche attraverso il supporto ad iniziative multilaterali nell'ambito delle attività dell'UNESCO).
Il paragrafo dedicato al tema dell'impegno nell'aiuto umanitario e nell'emergenza, evidenzia la volontà italiana di continuare a fornire assistenza alle popolazioni vittime di crisi umanitarie e l'impegno a fornire una risposta rapida, efficace ed efficiente, anche attraverso il sostegno ad iniziative multilaterali. Anche in questo caso, l'aiuto umanitario italiano continuerà ad essere prioritariamente indirizzato verso i Paesi dell'area mediterranea, del Sahel e dell'Africa orientale.
Le aree geografiche e i Paesi prioritari della nostra azione di cooperazione sono: Africa sub-sahariana (con 9 Paesi prioritari, Burkina Faso, Senegal, Etiopia, Sud Sudan, Somalia, Kenia, Niger, Sudan e Mozambico); Mediterraneo (Egitto e Tunisia); Medio Oriente (Libano e Palestina); Balcani (Albania); America Latina (Bolivia, Cuba e El Salvador); Asia (Afghanistan, Myanmar e Pakistan).
Assolutamente prioritaria, nonché direttrice fondamentale della nostra politica estera, è l'area del Mediterraneo e del Medio Oriente, regione su cui si stanno concentrando da tempo anche gli sforzi della nostra Commissione.
Ci sono poi due focus tematici dedicati, rispettivamente al rapporto con l'Africa, nella prospettiva di una partnership da rilanciare e delle grandi opportunità che attendono il continente, e al sistema di cooperazione allo sviluppo dell'Unione europea, cui l'Italia continuerà a contribuire sia in fase ascendente (di definizione) che in fase discendente (di attuazione).
Il quarto capitolo del documento è dedicato ai principi dell'azione italiana in ambito multilaterale in particolare nel sistema delle Nazioni Unite, che assorbe circa il 75 per cento delle risorse disponibili. Una parte rilevante di tali risorse (circa il 45 per cento) è riferibile agli aiuti in ambito Unione Europea. L'impegno italiano in questo comparto proseguirà sia nella fase ascendente, partecipando alla fase di definizione delle policies di sviluppo nelle sedi preposte, sia in quella discendente, attraverso tutti gli attori del sistema Italia. Obiettivi di fondo, anche sul piano degli impegni multilaterali, saranno quelli di concentrare le risorse su un numero più limitato di organismi internazionali, nel miglioramento del coordinamento fra donatori e Agenzie multilaterali e nel sostegno privilegiato ai poli internazionali presenti in Italia.
Un intero capitolo è infine dedicato al contributo italiano al dibattito sull'agenda dello sviluppo post 2015 - che dovrà essere unica e universale, adattabile ai diversi contesti geografici, finalizzata a individuare obiettivi globali e orientata all'equità, ai diritti universali, alla partecipazione ed alla responsabilità - e al focus sui cambiamenti climatici.
Espone quindi uno schema di parere favorevole.
Segnala poi che, allegata all'Atto del Governo n. 187 in esame, c'è anche la Relazione annuale sull'attuazione della politica di cooperazione allo sviluppo per l'anno 2014. In questo testo si evidenzia come l'ammontare complessivo dell'aiuto italiano allo sviluppo sia stato pari ad oltre 2.518 milioni di euro, ovvero allo 0,16 per cento del PIL, in lieve aumento rispetto agli impegni del 2013. I principali settori di intervento dell'aiuto bilaterale a dono hanno riguardato il sostegno ai rifugiati, l'aiuto umanitario, il supporto ai Governi e alla società civile, la protezione ambientale, l'ambito sanitario. La principale area beneficiaria dell'aiuto bilaterale a dono è stata l'Africa subsahariana, seguita dal Mediterraneo e dal Medio Oriente. Relativamente al piano multilaterale, nel 2014 sono stati stanziati oltre 45 milioni di euro di contributi obbligatori (principalmente destinati alle Agenzie aventi sede in Italia), cui si sono aggiunti ulteriori 66,5 milioni di euro di contributi volontari, di cui hanno beneficiato principalmente, tra gli altri, FAO, UNRWA (Agenzia per i rifugiati palestinesi), UNDP (Agenzia per lo sviluppo), UNICEF e PAM (Programma alimentare mondiale).
Nella relazione - che offre anche un quadro dettagliato delle attività di cooperazione suddiviso per aree geografiche - si menziona l'attività di cooperazione allo sviluppo alla luce dei cambiamenti legislativi del 2014 e si cita il rapporto Peer Review 2014 dell'OCSE-DAC che ha tratteggiato un quadro complessivamente positivo del nostro modello. Nella relazione sono altresì indicate le retribuzioni di tutti i funzionari delle amministrazioni pubbliche coinvolti in attività di cooperazione nel 2014.

La senatrice DE PIETRO (Misto) sottolinea la necessità di assicurare la coerenza tra le politiche di cooperazione e le politiche commerciali dei diversi Paesi. Rileva infatti criticamente che alcuni accordi commerciali, anche stipulati dall'Unione europea, se apparentemente hanno lo scopo di favorire l'inclusione dei Paesi in via di sviluppo nei circuiti commerciali mondiali, si traducono invece spesso in un peggioramento delle condizioni di quei Paesi, a causa di una serie di clausole, tra cui in particolare quelle sugli arbitrati, che in realtà favoriscono le società multinazionali.

Il senatore TREMONTI (GAL (GS, MpA, NPSI, PpI, IdV, VGF, FV)), in relazione all'ammontare complessivo delle risorse destinate alla cooperazione, evidenzia il fatto che alcuni Paesi operano degli accorgimenti contabili per valorizzare tutte le forme di contribuzione. Sottolinea che nel nostro Paese, al contrario, alcune risorse che pure vengono destinate alla cooperazione allo sviluppo, come ad esempio le quote dell'8 per mille che la Chiesa cattolica utilizza a tali fini, non sono computate ai fini dell'ammontare generale del contributo italiano.

Il senatore TONINI (PD), concordando con l'osservazione del senatore Tremonti, sottolinea che la legge di riforma della cooperazione ha proprio l'obiettivo di mettere a sistema i diversi soggetti che, a vario titolo, operano nel settore. Rileva che l'Italia dovrebbe valorizzare, anche in termini politici, il proprio contributo alla cooperazione, sia in sede europea che in ambito multilaterale nel sistema delle Nazioni Unite. Auspica che il Governo prosegua nell'opera di graduale aumento delle risorse destinate alla cooperazione, che sono peraltro essenziali anche ai fini di una riduzione dei flussi migratori.

Il relatore CORSINI (PD) condivide le osservazioni espresse dai colleghi Tremonti e Tonini. Concorda in particolare sulla necessità che le risorse non vengano disperse in interventi non coordinati tra loro.

Non essendovi ulteriori richieste di intervento, verificata la presenza del prescritto numero legale, la Commissione approva lo schema di parere favorevole sul provvedimento in esame proposto dal relatore, pubblicato in allegato.

La seduta termina alle ore 9,30.



PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE
SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 187

La Commissione affari esteri, emigrazione,

esaminato lo schema di documento triennale di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo (Atto del Governo n. 187), ai sensi degli articoli 12 e 13, comma 1, della legge 11 agosto 2014, n. 125;

premesso che

esso costituisce il primo documento di programmazione e di indirizzo della politica di cooperazione allo sviluppo elaborato ai sensi della legge 11 agosto 2014, n. 125;

apprezzata l'intenzione di valorizzare il ruolo della cooperazione allo sviluppo come investimento strategico per la crescita globale e la sicurezza internazionale;

apprezzato l'impegno a voler operare nei prossimi anni un incremento delle risorse disponibili per il comparto e quindi un progressivo riallineamento della contribuzione italiana ai parametri indicati dalla comunità internazionale e in particolare dall'OCSE;

valutate con favore le scelte strategiche di fondo che guideranno la cooperazione italiana nel prossimo triennio, improntate alla razionalizzazione degli interventi, e alla definizione di linee prioritarie su lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali, tutela dell'ambiente, promozione dello sviluppo sostenibile, sostegno ai processi di pace;

apprezzato altresì l'impegno a voler sperimentare iniziative di coinvolgimento dei migranti nelle iniziative di cooperazione allo sviluppo, ad adeguare gli strumenti economici e finanziari disponibili alle realtà in cui si opera e ad assicurare omogeneità e coerenza tra le politiche di cooperazione allo sviluppo e le altre politiche pubbliche;

salutata con favore la scelta di circostanziare le aree geografiche e i Paesi prioritari della nostra azione di cooperazione, con particolare riferimento all'Africa sub-sahariana ma soprattutto alla regione mediterranea e al Medio Oriente;

preso atto della necessità di un rafforzamento del rapporto con l'Africa, in vista della costruzione di una vera e propria partnership privilegiata;

espresso l'auspicio che in futuro lo schema di documento triennale possa anche indicare in modo puntuale i singoli obiettivi da conseguire e le necessarie sinergie fra le Amministrazioni pubbliche coinvolte

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PARERE FAVOREVOLE