SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVII LEGISLATURA --------------------


13a Commissione permanente
(TERRITORIO, AMBIENTE, BENI AMBIENTALI)


**162ª seduta: martedì 21 luglio 2015, ore 15,30
*163ª seduta: mercoledì 22 luglio 2015, ore 15
*164ª seduta: giovedì 23 luglio 2015, ore 8,15


ORDINE DEL GIORNO


IN SEDE REFERENTE
I. Seguito dell'esame dei disegni di legge:
1. CUOMO. - Misure urgenti in materia di gestione e prevenzione del rischio idrogeologico - Relatrice alla Commissione PUPPATO
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 6ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1101)
2. Istituzione del Sistema nazionale a rete per la protezione dell'ambiente e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Approvato dalla Camera dei deputati in un testo risultante dall'unificazione dei disegni di legge d'iniziativa dei deputati Realacci ed altri; Bratti ed altri; De Rosa ed altri) - Relatrice alla Commissione MANASSERO
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 10ª, della 12ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
Seguito esame e rinvio
(1458)
3. Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economye per il contenimento dell'uso eccessivo di risorse naturali (Approvato dalla Camera dei deputati)- Relatore alla Commissione VACCARI
(Pareri della 1a, della 2a, della 3ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
Seguito esame e rinvio
(1676)
4. DI GIACOMO ed altri. - Istituzione del Parco nazionale del Matese - Relatore alla Commissione MANCUSO
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1776)
II. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:
1. D'ALI'. - Disposizioni per lo sviluppo sostenibile delle piccole isole
(Pareri della 1ª, della 3ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(117)
2. DE POLI. - Disposizioni per favorire la valorizzazione e lo sviluppo sostenibile delle isole minori
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(512)
3. Pamela Giacoma Giovanna ORRU' ed altri. - Misure per la crescita nelle isole minori. Laboratorio Isole
(Pareri della 1ª, della 2a, della 3ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(828)
4. RANUCCI ed altri. - Misure a sostegno delle isole minori finalizzate ad uno sviluppo sostenibile
(Pareri della 1ª, della 2a, della 4ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 11ª, della 12ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(962)
5. SANTANGELO ed altri. - Legge quadro per lo sviluppo delle isole minori
(Pareri della 1a, della 2a, della 5a, della 6ª, della 7ª, della 8a, della 10ª, della 11ª, della 12ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1650)
- Relatore alla Commissione MANCUSO

III. Seguito dell'esame congiunto dei disegni di legge:
1. D'ALI'. - Nuove disposizioni in materia di aree protette
(Pareri della 1ª, della 3ª, della 4ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(119)
2. Loredana DE PETRIS. - Nuove disposizioni in materia di aree naturali protette
(Pareri della 1ª, della 2ª, della 3ª, della 4ª, della 5ª, della 6ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª, della 10ª, della 11ª, della 14ª Commissione e della Commissione parlamentare per le questioni regionali)
(1004)
3. CALEO. - Nuove norme in materia di parchi e aree protette
(Pareri della 1ª, della 5ª, della 7ª, della 8ª, della 9ª e della 10ª Commissione)
(1034)
- Relatore alla Commissione CALEO

IN SEDE CONSULTIVA SU ATTI DEL GOVERNO

Esame, ai sensi dell'articolo 139-bis del Regolamento, dell'atto:
Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2013/39/UE che modifica le direttive 2000/60/CE e 2008/105/CE per quanto riguarda le sostanze prioritarie nel settore della politica delle acque - Relatrice alla Commissione PUPPATO
(Previe osservazioni della 1a, della 5a e della 14a Commissione)
(Parere al Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, ai sensi dell'articolo 1 della legge 7 ottobre 2014, n. 154)
Esame e rinvio
(n. 190)


IN SEDE CONSULTIVA

Esame dell'atto comunitario:
Relazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico sociale europeo e al Comitato delle regioni "Relazione sui progressi compiuti nel campo delle energie rinnovabili" (COM (2015) 293 definitivo) - Relatore alla Commissione MARINELLO
(Parere alla 10a Commissione)
(n. 76)

PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni
INTERROGAZIONI ALL’ORDINE DEL GIORNO


MORONESE, MORRA, DONNO, MONTEVECCHI, NUGNES, BERTOROTTA, SANTANGELO, BUCCARELLA, CASTALDI, PAGLINI, PUGLIA, BOTTICI, MARTON, BULGARELLI, GIROTTO, PETROCELLI, GAETTI, CIOFFI, CIAMPOLILLO, SCIBONA, LEZZI, COTTI, CAPPELLETTI, AIROLA, FUCKSIA- Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Premesso che:

la direttiva n. 79/409/CEE "Uccelli", concernente la conservazione degli uccelli selvatici, è rimasta in vigore ed è stata integrata all'interno delle disposizioni della cosiddetta direttiva Habitat;

la direttiva n. 92/43/CEE del Consiglio del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, cosiddetta direttiva Habitat, recepita in Italia nel 1997, con regolamento decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357, modificato ed integrato dal decreto del Presidente della Repubblica 12 marzo 2003, n. 120, ha come obiettivo quello di "salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione degli habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri al quale si applica il trattato" (art. 2); per il raggiungimento di tale obiettivo sono individuate le misure volte ad assicurare il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente, degli habitat e delle specie di interesse comunitario elencati nei suoi allegati;

in particolare, l'articolo 6, comma 2, della direttiva precisa che gli Stati membri adottino "le opportune misure per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state designate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi della presente direttiva";

considerato che:

il 9 luglio 2014 i servizi della Commissione europea hanno richiesto dei chiarimenti all'Italia in merito all'applicazione della direttiva Habitat. Sulla base delle informazioni ricevute tramite diverse denunce, la Commissione è giunta alla conclusione che l'Italia ha dei problemi applicativi della direttiva ed in particolare dell'articolo 6, commi 2, 3, 4;

dal luglio 2014 numerose sono state le comunicazioni intercorse tra l'Italia e la Commissione europea, che, per le anomalie riscontrate ha deciso di aprire un'inchiesta sul mancato rispetto delle aree protette;

la relativa procedura di indagine EU Pilot 6730/14/ENVI è, infatti, "diretta ad accertare se esista in Italia una prassi di sistematica violazione dell'articolo 6 della direttiva Habitat";

da quanto si apprende da recenti notizie stampa, come "L'Espresso" del 4 maggio 2015, l'Unione europea, in una nota di 12 pagine, riepiloga le contestazioni ed elenca alcune delle principali violazioni commesse dall'Italia, individuando 21 prescrizioni da seguire, con la precisazione che nel caso in cui non venissero rispettate sarà aperta l'ennesima procedura di infrazione;

tra le prescrizioni dettate dalla Commissione europea ce n'è una (la n. 14, a pagina 6 del documento) che recita testualmente: "Il rafforzamento del ruolo del Corpo forestale dello Stato dovrebbe essere accompagnato da corsi di Formazione per gli agenti incaricati dei controlli. Inoltre, dovrebbero essere razionalizzate le forze in campo in materia di vigilanza ambientale (ex guardiacaccia delle Province, Corpo forestale dello Stato, Corpi forestali provinciali e regionali)";

considerato, inoltre, che:

la Commissione europea il 20 maggio 2015 ha pubblicato il report sullo "Stato della natura nell'UE" che rileva un notevole peggioramento della salute degli habitat in Italia;

dal report emerge che nel complesso oltre il 60 per cento delle aree protette dalla direttiva Habitat nel 2013 non godeva di buona salute, il doppio rispetto al 2007. In particolare, il 90 per cento delle dune risulta in condizioni di conservazione cattive o inadeguate, così come oltre l'80 per cento delle aree paludose e il 79 per cento delle foreste, seguiti da oltre il 60 per cento di ambienti di acqua dolce, aree costiere e praterie. A ciò si aggiunga, che oltre la metà delle specie di flora e fauna non gode di buona salute, per quanto riguarda gli uccelli circa il 17 per cento delle specie risulta minacciato mentre un altro 15 per cento è in declino, per un totale di 32 per cento,

si chiede di sapere:

quali misure il Ministro in indirizzo intenda adottare per evitare che l'Italia venga sottoposta ad una nuova procedura di infrazione;

quali iniziative intenda mettere in atto al fine di salvaguardare la biodiversità degli habitat, nonché della flora e della fauna;

se non ritenga opportuno intervenire immediatamente, e con quali azioni, per arginare i danni causati dall'omissione degli atti di controllo prescritti a tutela della biodiversità, predisponendo verifiche più stringenti su uccelli e habitat.

(3-01983)

MORONESE, GIROTTO, CAPPELLETTI, CASTALDI, SCIBONA, SANTANGELO, MORRA, NUGNES, LEZZI, PUGLIA, BERTOROTTA, GAETTI, PAGLINI, BULGARELLI, LUCIDI, MONTEVECCHI, SERRA, BLUNDO, CIAMPOLILLO, DONNO- Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute.
Premesso che:

la legge 27 marzo 1992, n. 257, riconosciuta la pericolosità dell'amianto e in attuazione di specifiche direttive comunitarie, ha dettato norme per la cessazione dell'impiego dell'amianto e per il suo smaltimento controllato, stabilendo il divieto di estrazione, importazione, esportazione, commercializzazione e produzione di amianto;

i rifiuti di amianto o contenenti amianto sono definiti dall'art. 2, comma 1, lett. c), della legge n. 257 del 1992 come "i materiali di scarto delle attività estrattive di amianto, i detriti e le scorie delle lavorazioni che utilizzano amianto, anche provenienti dalle operazioni di decoibentazione nonché qualsiasi sostanza o qualsiasi oggetto contenente amianto che abbia perso la sua destinazione d'uso e che possa disperdere fibre di amianto nell'ambiente in concentrazioni superiori a quelle ammesse";

in attuazione della citata legge sono stati emanati numerosi provvedimenti volti, tra l'altro, a definire le modalità di predisposizione dei "Piani regionali amianto" (previsti dall'art. 10 della legge), di valutazione del rischio amianto, di gestione dei manufatti contenenti amianto nonché le tipologie di interventi per la bonifica;

la legge n. 426 del 1998 ed il decreto ministeriale n. 468 del 2001, e successive modifiche ed integrazioni, hanno individuato numerosi siti da bonificare di interesse nazionale in cui l'amianto è presente sia come fonte di contaminazione principale che come fonte secondaria;

con la legge n. 93 del 2001 e il relativo decreto ministeriale n. 101 del 2003, è stata posta in capo al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare la realizzazione, di concerto con le Regioni, della mappatura completa della presenza di amianto sul territorio nazionale, il cosiddetto Piano nazionale amianto;

con il successivo decreto legislativo n. 36 del 2003 sono state emanate inoltre nuove norme per lo smaltimento dell'amianto, nell'ambito della nuova disciplina delle discariche di rifiuti, nonché le regole per la mappatura e gli interventi di bonifica urgenti (decreto ministeriale n. 101 del 18 marzo 2003); è stato altresì introdotto l'obbligo di iscrizione all'albo nazionale dei gestori dei rifiuti (ora albo nazionale gestori ambientali) per le imprese di bonifica da amianto, obbligo oggi contemplato dall'art. 212, comma 5, del decreto legislativo n. 152 del 2006;

in materia di amianto e precisamente "sulle minacce per la salute sul luogo di lavoro legate all'amianto e le prospettive di eliminazione di tutto l'amianto esistente" è intervenuta più volte l'Unione europea, tra l'altro con la risoluzione del Parlamento europeo del 14 marzo 2013, 2012/2065(INI), esortando gli Stati membri a cooperare per un'attuazione efficace e incontrastata della normativa europea in materia di amianto e a intensificare le ispezioni ufficiali, invitando gli Stati membri a portare avanti la progressiva eliminazione dell'amianto nel minor tempo possibile;

considerato che:

ai fini della mappatura, di cui alla legge n. 93 del 2001 e successive integrazioni e modifiche, le Regioni e le Province autonome hanno obbligo di trasmettere al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare i dati relativi alla presenza di amianto entro il 30 giugno di ogni anno, ed inoltre è stata predisposta dall'Istituto nazionale assicurazione infortuni sul lavoro (INAIL), su apposita convenzione con il Ministero, una banca dati amianto;

nonostante siano trascorsi più di vent'anni dall'entrata in vigore della legge n. 257 del 27 marzo 1992 sulla "cessazione dell'impiego dell'amianto", sul territorio nazionale sono ancora presenti complessivamente diversi milioni di tonnellate di materiali e beni contenenti amianto; in particolare molte tonnellate di amianto friabile sono localizzate in siti a destinazione industriale e residenziale, pubblici e privati, come si evince dal Piano nazionale amianto, Linee di intervento per un'azione coordinata delle amministrazioni statali e territoriali del marzo 2013;

nel marzo 2013 il Governo, approvando il citato piano nazionale amianto, elaborato dai Ministeri della salute, dell'ambiente e del lavoro, ha effettuato un'analisi che si muove in 3 direzioni: tutela della salute, tutela dell'ambiente e aspetti di sicurezza sul lavoro e previdenziali. Dal punto di vista ambientale, nel definire gli obiettivi e le azioni contro l'amianto da intraprendere a tutti i livelli, sia nazionale che locale, il piano individua tra le priorità la mappatura dei materiali contenenti amianto, l'accelerazione dei processi di bonifica, l'individuazione dei siti di smaltimento e la razionalizzare della normativa di settore;

dai dati in possesso degli interroganti sembrerebbe che il piano nazionale amianto predisposto all'inizio del 2013 sia stato successivamente sospeso per mancanza di copertura finanziaria;

dai dati resi noti dal sito del Ministero, nella sezione dedicata al piano nazionale amianto, aggiornato a novembre 2014, risulterebbe che i siti di amianto in Italia attualmente censiti sono 38.000. Il numero non comprende i siti attualmente esistenti nelle regioni Calabria e Sicilia, perché le suddette Regioni non hanno trasmesso alcun dato in merito; di questi 38.000 siti solo 1.957 sono stati bonificati, 571 parzialmente bonificati, ed oltre 35.000 sono i siti da bonificare;

tra l'altro, dal dossier elaborato dall'associazione Legambiente (Liberi dall'amianto, Roma, 28 marzo 2015) si evince che non tutte le Regioni hanno approvato il piano regionale amianto, a distanza di 23 anni dalla legge n. 257 del 1992 che lo prevedeva entro 180 giorni dalla sua entrata in vigore: mancano ancora all'appello l'Abruzzo, la Calabria, il Lazio, il Molise, la Puglia e la Sardegna;

"Il numero totale delle discariche operative, nel 2010, che hanno smaltito rifiuti di materiali da costruzione contenenti amianto, sono 22 (10 al Nord, 4 al Centro e 8 al Sud). Delle 90 mila tonnellate (90,2 per cento del totale) di questi rifiuti smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi (secondo l'Ispra) circa 60 mila vanno nel Nord del Paese, poco più di 23 mila al Centro e 7 mila al Sud. La regione che smaltisce la quantità maggiore è il Piemonte, con oltre 39 mila tonnellate (39,3 per cento). In questi ultimi tempi, a causa dell'esaurimento di queste discariche e la mancata costruzione di nuove, spiega l'Ispra, molti rifiuti sono stati esportati in paesi comunitari, come Germania e Austria (agenzia ANSA del 20 novembre 2014);

da recentissime, allarmanti ad avviso degli interroganti, notizie di stampa ("il Fatto Quotidiano", del 16 febbraio 2015) sembrerebbe tra l'altro che l'amianto nonostante sia fuori legge da oltre 20 anni, sia importato dall'India. Secondo 3 riviste internazionali l'Italia ha importato ingenti quantità di amianto tra il 2011 e il 2012 e sarebbe tra i primi acquirenti di asbesto indiano al mondo: 1040 tonnellate di fibre d'amianto importato, tra il 2011 e il 2012, per un importo di circa 26.000 euro; a ciò si aggiunga che l'Italia importa l'asbesto anche dagli Stati Uniti: tra il 2011 e il 2012 l'Italia ha importato dagli Stati Uniti d'America anche 342 manufatti contenenti asbesto;

da una recente inchiesta (trasmissione "Report" del 7 giugno 2015) risulterebbe, inoltre, che dal 2013 la Guardia di finanza ha scoperto che sugli elicotteri AB412, A109 e NH500, prodotti da Agusta Westland, società interamente partecipata dalla holding statale Finmeccanica, c'è la presenza di materiale contenente amianto. La Guardia di finanza ha dichiarato che su una flotta di 80 elicotteri, 50 sono fermi perché contaminati. In merito, il Ministro dell'ambiente, Gian Luca Galletti, intervistato dal dottor Giorgio Mottola (autore dell'inchiesta di "Report"), ha dichiarato di non essere a conoscenza di queste vicende;

considerato che:

da notizie rese note dalla stampa, risulterebbe che attualmente sia in corso una mobilitazione di associazioni e comitati che ha lanciato una petizione on line, per dire "Addio all'amianto", la quale ad oggi ha raccolto l'adesione di più di 60.000 sostenitori;

ogni anno in Italia muoiono circa 4.000 persone per malattie asbesto correlate, con oltre 15.000 casi di mesotelioma maligno diagnosticato dal 1993 al 2008 secondo i dati del Registro nazionale mesotelioma di Inail;

agli interroganti risulterebbe, da numerose segnalazioni ricevute, che in diverse Regioni italiane, lungo le strade periferiche e di campagna, sia possibile rinvenire facilmente lastre di amianto abbandonate e frantumate, a causa del fenomeno dell'abbandono incontrollato dei rifiuti speciali. Sul punto, va segnalato che molto spesso i cittadini che si ritrovano al cospetto di questi materiali in amianto, non sono in grado di riconoscerne la pericolosità e conseguentemente di prendere le dovute precauzioni. Occorrerebbe, ad avviso degli interroganti, che i cittadini, previa una corretta informazione, siano messi in condizioni anche di poter denunciare la presenza di amianto con una procedura semplice ed efficace, gestita a livello centralizzato, considerato, tra l'altro, che molto spesso i Comuni non riescono ad intervenire tempestivamente,

si chiede di sapere:

se i Ministri in indirizzo ritengano opportuno e necessario fornire chiarimenti in merito ai dati resi noti dalla stampa che farebbero dell'Italia il primo Paese importatore di asbesto dall'India;

se non considerino, nell'ambito delle proprie competenze, di dover avviare un'indagine al fine di individuare le aziende interessate alla compravendita e all'utilizzo di amianto nel periodo compreso dall'entrata in vigore del divieto di lavorazione, importazione, commercializzazione ad oggi;

se intendano attivarsi per sollecitare le Regioni ad adottare al più presto i piani regionali amianto, nonché a sollecitare le Regioni inadempienti a trasmettere i dati necessari per il completamento del piano nazionale amianto, in modo da poter avere una completa catalogazione e gestione delle informazioni sulle reali situazioni di rischio amianto presenti su tutto il territorio nazionale, come richiesto anche dalla Ue in materia di censimento;

se reputino opportuno predisporre un'area web dedicata ai cittadini, al fine di offrire loro strumenti adeguati, ad esempio attraverso procedure informative semplificate e frequently asked questions (FAQ) con moduli per la raccolta delle segnalazioni, per permettere agli stessi di riconoscere e denunciare la presenza sul territorio di prodotti contenenti amianto, e conseguentemente intervenire nel modo più efficiente possibile rimuovendo e bonificando le zone dei ritrovamenti;

se non ritengano utile, nei limiti delle rispettive attribuzioni, procedere alla pubblicazione in open data, sul proprio sito ufficiale, della mappa dettagliata di tutti i siti a rischio censiti dalle Regioni anche se incompleta, insieme a una precisa e scadenzata road map per il completamento della mappatura nazionale;

se non reputino opportuno sollecitare le Regioni alla pubblicazione in open data dei dati aggiornati di mortalità e insorgenza di nuovi casi di malattie asbesto-correlate con dettaglio per comune e azienda sanitaria locale;

quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano intraprendere per garantire l'avvio delle bonifiche dei siti industriali e la rimozione dell'amianto dagli edifici, attraverso l'attuazione di quanto previsto nel piano nazionale, con priorità per le aree ad alta frequentazione pubblica (scuole, impianti sportivi e infrastrutture) con la più alta priorità di rischio (classe di priorità del rischio 1);

quali iniziative intendano adottare per impedire il protrarsi della prassi di lavorazione, importazione e commercializzazione di amianto.

(3-01998)