SENATO DELLA REPUBBLICA
-------------------- XVII LEGISLATURA --------------------


11a Commissione permanente
(LAVORO, PREVIDENZA SOCIALE)


13ª seduta: mercoledì 26 giugno 2013, ore 16
14ª seduta: giovedì 27 giugno 2013, ore 9


ORDINE DEL GIORNO


PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni.

IN SEDE CONSULTIVA

Seguito dell'esame congiunto dei documenti:

1. Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea, per l'anno 2013.
(Parere alla 14ª Commisione)
(Doc. LXXXVII-bis, n. 1)
2. Relazione consuntiva sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2012.
(Parere alla 14ª Commisione)
Seguito e conclusione dell'esame congiunto con esiti distinti. Parere favorevole con osservazioni sul Doc. LXXXVII-bis,n. 1. Parere favorevole sul Doc.LXXXVII, n. 1(Doc. LXXXVII, n. 1)
- Relatore alla Commissione SACCONI.

INTERROGAZIONI ALL'ORDINE DEL GIORNO


CATALFO, BENCINI, PAGLINI, PUGLIA- Ai Ministri del lavoro e delle politiche sociali e dello sviluppo economico. -
Premesso che:
il gruppo Berco SpA opera nel settore metalmeccanico ed è specializzato nella fabbricazione di componenti e sistemi sottocarro per macchine per il movimento terra cingolate e attrezzature per la revisione e la manutenzione del sottocarro. È inoltre produttore di macchine utensili per la ricondizionatura dei motori a combustione interna;
il gruppo Berco dal 1999 è di proprietà di ThyssenKrupp ed opera sul territorio nazionale, con 4 stabilimenti, a Sasso Morelli (Bologna), Castelfranco veneto (Treviso), Busano canavese (Torino) e Copparo (Ferrara), per un totale di 2.630 lavoratori, di cui 2.000 nel sito ferrarese;
attualmente il gruppo Berco sta utilizzando il terzo anno di cassa integrazione guadagni straordinaria per alta e complessa ristrutturazione, a fronte di un piano industriale discusso fra le parti ad aprile 2010;
il 30 aprile 2013 è scaduto il piano industriale per ristrutturazione e con esso anche l'utilizzo della cassa integrazione;
ThyssenKrupp da giugno 2012 ha avviato la vendita del gruppo Berco, ma ad oggi non si hanno notizie in merito allo stato della vendita ed anche a causa di queste incertezze il gruppo sta perdendo significative quote di mercato;
nonostante gli impegni presi nel 2010 con la presentazione del piano industriale triennale, il gruppo non ha attuato strategie adeguate ad aumentare i volumi produttivi così come in esso individuati e, al momento attuale, non fa fronte neppure al perdurante calo degli stessi: il budget della produzione 2013 è a 158.000 tonnellate, ossia meno 15 per cento rispetto al 2012;
in corso di attuazione del piano industriale il personale è già stato ridotto di circa 470 unità, di cui 270 nel solo stabilimento di Copparo;
l'amministratore delegato Lucia Morselli e il vice presidente Franco Tatò negli incontri in ambito sindacale ed istituzionale, anziché presentare un piano industriale per il rilancio produttivo degli stabilimenti, hanno comunicato un ulteriore programma di ristrutturazione che prevede 611 esuberi, la chiusura dello stabilimento di Busano canavese, l'esternalizzazione di attività e la cancellazione degli attuali accordi aziendali;
pertanto in data 19 aprile 2013 la dirigenza ha comunicato alle organizzazioni sindacali l'avvio formale della procedura di mobilità per 611 lavoratori del gruppo, di cui la maggior parte nello stabilimento di Copparo;
l'assenza di un piano industriale base indispensabile per il confronto fra le parti evidenzia che i licenziamenti sono funzionali esclusivamente alla riduzione dei costi fissi, al fine di rendere maggiormente appetibile sul mercato la vendita dell'azienda;
nella provincia di Ferrara è in atto un pesante processo di deindustrializzazione che ha visto, nell'ultimo quinquennio, la cessazione di importanti aziende metalmeccaniche quali Oerlickon, Alcoa, Bbs, Metallurgica Lux, Decotrain, Tmqs, Barbi, e la crisi di altre: Ferrara promozioni industriali, Tecopress, Tfc Galileo, Lamborghini Calor; mentre aziende chimiche quali Basell hanno deciso di tagliare 105 posti di lavoro al centro ricerche Giulio Natta;
la cosiddetta riforma Fornero di cui all'articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, aumentando l'età e gli anni contributivi per il diritto alla pensione, ha ulteriormente peggiorato la situazione dei lavoratori delle aziende cessate e/o in crisi, lasciando senza stipendio e pensione decine di migliaia lavoratori, oggi definiti esodati;
le organizzazioni sindacali hanno richiesto una disponibilità al confronto che parta dalla discussione di un piano industriale serio, finalizzato al recupero delle quote di mercato perse, all'aumento dei volumi produttivi e all'attivazione di ammortizzatori sociali a medio termine a partire dai contratti di solidarietà, invece dei licenziamenti;
in data 8 e 23 aprile 2013 sono state effettuate due giornate di sciopero a sostegno della vertenza, con presidi davanti alla sede di Copparo e davanti al Comune, scioperi e manifestazioni a cui ha aderito la totalità dei dipendenti;
la comunicazione dell'avvio della procedura di mobilità ha ulteriormente accentuato una già gravissima tensione sociale;
considerato che risulta agli interroganti che i vertici del gruppo Berco non abbiano ancora presentato il piano industriale richiesto e abbiano peraltro disertato molti degli incontri finora organizzati presso il Ministero dello sviluppo economico per la risoluzione della vertenza;
considerata la attuale situazione di totale incertezza circa i futuri assetti proprietari del gruppo Berco,
si chiede di sapere:
quali siano i risultati finora ottenuti dal Governo con il tavolo di confronto tuttora in corso presso il Ministero dello sviluppo economico ed in particolare quale sia stato l'esito dell'incontro tenutosi in data 28 maggio 2013 a cui hanno partecipato il sottosegretario De Vincenti, i rappresentanti delle organizzazioni sindacali nazionali e i dirigenti del Ministero del lavoro e politiche sociali;
quali azioni concrete il Governo intenda porre in essere al fine di evitare che venga dato corso alla procedura di mobilità e di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali attraverso l'utilizzo di ammortizzatori sociali a partire dai contratti di solidarietà.
(3-00109)

GATTI , D'ADDA , GHEDINI Rita , MATTESINI , FAVERO , PARENTE , ANGIONI , SPILABOTTE- Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. -
Premesso che:
l'interrogante, in qualità di deputata, nel corso degli ultimi 3 anni, ha più volte sollecitato il Governo a fornire i dati a sua disposizione relativamente alla situazione delle donne costrette alle dimissioni a seguito della maternità, per evidenziare il fenomeno delle cosiddette dimissioni in bianco;
il 31 marzo 2010 il Sottosegretario Pasquale Viespoli rispondeva, presso la XI Commissione permanente (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei deputati, all'interrogazione 5-02473, rendendo noto il numero delle dimissioni per maternità presentate nel corso dell'anno 2009, che risultava ammontare a 17.676 unità; il rappresentante del Governo dichiarava, inoltre, che l'attività di vigilanza degli ispettori del lavoro aveva fatto registrare, nel corso del medesimo anno, un significativo aumento del controllo delle violazioni amministrative in ordine alla tutela economica (incremento del 67 per cento rispetto all'anno 2008) e delle ipotesi di reato in ordine alla tutela fisica (incremento del 155 per cento rispetto al 2008) delle lavoratrici madri;
il 18 ottobre 2011 il Sottosegretario Luca Bellotti interveniva presso la Commissione lavoro della Camera per rispondere all'interrogazione 5-05199, con la quale si chiedevano i dati relativi all'anno 2010; l'esponente governativo dichiarava che nell'anno 2010 i provvedimenti di convalida di dimissioni erano stati 19.017, aggiungendo, tra le altre cose, che le violazioni amministrative accertate in ordine alla tutela economica delle lavoratrici madri erano state 1.280, a fronte delle 406 rilevate nel 2009, con un incremento percentuale pari al 215 per cento, mentre le infrazioni riguardanti la tutela fisica ammontavano a 973, con un incremento del 45 per cento rispetto all'anno 2009, nel quale erano state 661;
il 17 gennaio 2012 il Vice Ministro Martone ha dato risposta all'interrogazione 5-05624, fornendo i dati, relativi agli anni 2009-2010, suddivisi per regioni e per settore produttivo;
si ritiene necessario conoscere i dati riguardanti gli anni 2011 e 2012 al fine di valutare se il fenomeno delle dimissioni di donne lavoratrici a seguito della maternità nel corso degli ultimi 2 anni sia in aumento o abbia, invece, segnato una contrazione,
si chiede di sapere:
quali siano i dati in possesso del Ministro in indirizzo riguardo al numero delle donne che si sono dimesse volontariamente a distanza di un anno dalla maternità, nel corso del 2011 e del 2012, segnalando, per questo ultimo anno, i casi avvenuti prima e dopo l'entrata in vigore del provvedimento di riforma del mercato del lavoro, legge 28 giugno 2012, n. 92, e offrendo i dati sia in termini assoluti che attraverso la distinzione per fasce di età, anzianità di servizio, settore produttivo e motivazione delle dimissioni;
quali siano i dati a disposizione per gli anni 2011 e 2012, differenziando, per questo ultimo anno, i casi avvenuti prima e dopo l'entrata in vigore della legge 28 giugno 2012, n.92, in termini assoluti e percentuali e suddivisi per regioni, riguardanti le violazioni amministrative in ordine alla tutela economica e le infrazioni della tutela fisica delle lavoratrici madri.
(3-00130)