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Commissione parlamentare di inchiesta sull'esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all'uso dell'uranio impoverito

Martedì 7 dicembre 2010
12a Seduta

Presidenza del Presidente
COSTA

Intervengono il Prof. Franco Nobile ed il Capitano Paride Minervini.

La seduta inizia alle ore 8,45.

SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI
Il PRESIDENTE avverte che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta odierna. Dispone altresì, ai sensi dell'art. 13, comma 3 del Regolamento interno, l'attivazione del circuito audiovisivo.

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Il PRESIDENTE avverte preliminarmente che, d'intesa con l'Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi politici, ha fissato per mercoledì 19 gennaio 2011, alle ore 14, l'audizione del prof. Amadori coordinatore del Comitato scientifico del Progetto Signum. Ricorda di avere accolto una richiesta del prof. Amadori, pervenuta alla fine del mese di novembre, di rinvio dell'audizione già concordata per il 15 dicembre, al fine di assicurare al Comitato scientifico il tempo necessario per mettere ulteriormente a punto le proprie conclusioni. Al tempo stesso, per il tramite dell'ufficio di segreteria, ho segnalato al prof. Amadori l'opportunità di non rinviare ulteriormente tale audizione, certo di interpretare il pensiero della Commissione, interessata a conoscere non solo le conclusioni del Progetto, ma anche i motivi di ordine tecnico e scientifico che lo hanno portato a protrarsi per sei anni.

Audizione di consulenti: capitano Paride Minervini, esperto balistico, prof. Franco Nobile, oncologo, presidente della sezione provinciale di Siena della Lega italiana per la lotta contro i tumori

Il PRESIDENTE dà il benvenuto al capitano Minervini ed al prof. Nobile, che illustreranno oggi le memorie già inviate alla Commmissione, relativamente al contributo che intendono dare al lavoro di inchiesta in qualità di consulenti. Dà quindi la parola al capitano Minervini, consulente balistico, già consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'uranio impoverito nel corso della XV Legislatura

Il capitano MINERVINI, dopo avere ringraziato la Commissione per la fiducia accordatagli, fornisce preliminarmente la definizione di balistica quale ramo della fisica che studia il moto dei proiettili, e delle varie articolazioni di tale disciplina, facendo presente, in particolare, che, mentre la balistica interna studia i fenomeni che accadono all'interno della bocca da fuoco, la balistica esterna e quella terminale, che interessano in maggiore misura l'oggetto dell'inchiesta svolta dalla Commissione, si occupano, rispettivamente, del calcolo di gittata di ogni genere di proiettile e del comportamento del proiettile sul bersaglio.
Dopo avere richiamato le applicazioni della balistica in ambito forense, il capitano Minervini ricorda che l'uranio impoverito è sostanzialmente una scoria del processo di raffinazione dell'uranio volto ad ottenere l'isotopo U235 per scopi militari o civili dall'isotopo naturale U238 e che le difficoltà derivanti dalla conservazione e dallo stoccaggio di tale scarto hanno posto il problema di individuare un uso alternativo dello stesso. Considerate le principali caratteristiche dell'uranio impoverito, consistenti nella elevata densità - 1,7 volte quella del piombo - e nella proprietà piroforica, tale materiale è stato utilizzato sia in ambito civile - ad esempio nell'industria aerospaziale e negli impianti estrattivi petroliferi - sia nell'industria bellica, dove, negli anni '60-'70 ha trovato la sua destinazione principale come perforatore cinetico in munizioni di vario tipo. Occorre inoltre considerare che la densità dell'uranio impoverito lo rende molto efficace contro i mezzi corazzati e decisamente più conveniente del tungsteno monocristallino, di prestazioni analoghe, ma molto più costoso. Attualmente la quantità di uranio impoverito stoccata sarebbe superiore a 6 milioni di tonnellate, di cui cinque milioni nei paesi dell'ex Unione Sovietica ed in paesi con la stessa industria bellica, come, ad esempio, Cina, Iran e Pakistan. Si tratta comunque di dati meramente indicativi, poiché molti paesi non rendono noti i dati relativi al possesso ed alle quantità disponibili di uranio impoverito.
Passando a descrivere il funzionamento del munizionamento all'uranio impoverito, il capitano Minervini fa presente che quando il proiettile colpisce il bersaglio, il penetratore impatta sulla corazza provocando un effetto di perforazione e nel contempo si polverizza trasformandosi in una miriade di particelle incandescenti a contatto dell'ossigeno atmosferico, che si spargono nel raggio di circa cento metri e aumentano massivamente l'effetto distruttivo. Ovviamente, il raggio di cento metri è riferito a condizioni meteorologiche neutre - mancanza di vento o di pioggia - ma la presenza di tali fattori atmosferici può produrre spostamenti delle nanoparticelle, di cui occorre tenere conto.
Per quanto riguarda l'utilizzazione del munizionamento, nei Balcani sono stati sparati dagli aerei A10 31.000 proiettili all'uranio impoverito, per un totale di circa 10 tonnellate. Il 90-95 per cento di questi proiettili non ha colpito bersagli corazzati ed è penetrato nel terreno, senza incendiarsi né rilasciare particelle.
Dopo avere dato conto dei materiali e del munizionamento in uso presso eserciti di varie nazioni, il capitano Minervini passa ad esaminare gli aspetti relativi alla morfologia delle tracce e dei segni prodotti dall'uso di proiettili all''uranio impoverito, sottolineando in particolare l'utilità dell'analisi degli indizi, visibili e non, reperibili sul terreno, in particolare per quel che riguarda l'analisi delle nanoparticelle, visibili solo al microscopio, e dei rottami che si trovano sui campi di battaglia, per i quali è peraltro necessario prescrivere tecniche di smaltimento corrette, idonee ad evitare un ulteriore peggioramento dell'inquinamento ambientale. In particolare, per l'area nazionale, nei poligoni militari vanno recuperati indizi e frammenti di munizioni atti a condurre un'indagine morfologica idonea ad arrivare all'individuazione di origini contenenti uranio impoverito o di aree eventualmente non bonificate contenenti nanoparticelle di minerali pesanti provenienti da scoppio o da ossidazione di parti rilasciate dal munizionamento. Possono altresì essere studiati i materiali d'armamento recuperati nei terreni di operazione, o anche nei poligoni internazionali, al fine di conoscere le aree a rischio, i materiali e i mezzi in uso ad alto rischio nonché le modalità del loro smaltimento. Ai fini dell'inchiesta svolta dalla Commissione, è altresì utile disporre dei fogli matricolari dei militari, per l'individuazione degli incarichi ricoperti e dei luoghi frequentati durante il servizio, nonché della durata della permanenza; anche dai libretti personali possono venire utili informazioni per i lavori della Commissione. A conclusione della sua esposizione, il capitano Minervini dà conto degli ambiti di ricerca nei quali ritiene opportuno operare, per quanto di sua competenza, in relazione alle finalità dell'inchiesta, come indicate dall'articolo 1 della Deliberazione istitutiva 10 marzo 2010.

Poiché non vi sono domande o richieste di chiarimenti, il PRESIDENTE osserva che l'esposizione del capitano Minervini dovrebbe tradursi in un programma di lavoro, comprensivo anche di proposte di sopralluoghi, che a suo avviso dovrà essere presentato alla Commissione, d'intesa con gli uffici, entro il 19 gennaio 2011, affinché possano essere tempestivamente predisposte le iniziative del caso. Dà quindi la parola al professor Nobile.

Il prof. Franco NOBILE ricorda preliminarmente che la sua esposizione riprenderà il filo di un discorso rimasto in sospeso al termine dei lavori delle due precedenti Commissioni parlamentari di inchiesta sul medesimo argomento, e che a Siena, in qualità di direttore del Centro Prevenzione della Lega contro i tumori, conduce, in regime di convenzione, una continuativa attività di monitoraggio delle condizioni sanitarie di oltre 600 paracadutisti della “Folgore” inquadrati nel 186° Reggimento, reduci da missioni nei Balcani, in Iraq, in Afghanistan e in Libano. Tale monitoraggio contempla esami clinici, di laboratorio ed ecografici, compresa la ricerca dell’uranio impoverito nei liquidi organici con lo spettrometro di massa. L’impostazione, lo svolgimento e le conclusioni di tali indagini sono contenute nel volume “La prevenzione oncologica nei reduci dai Balcani” di cui ha già fatto pervenire alcune copie alla Commissione. Da tali indagini è stata esclusa la presenza di danni attualmente evidenziabili con le tecniche usate e riconducibili a tossicità chimica e/o a contaminazione radioattiva da uranio impoverito in tutti i soggetti esaminati. Tale constatazione ha indotto ad ampliare il raggio dei controlli sui paracadutisti della “Folgore” per cercare di spiegare l’eccesso significativo di linfomi di Hodgkin riscontrato a suo tempo nei reduci dalla Commissione Mandelli.
Peraltro - prosegue il professor Nobile - anche le Commissioni di inchiesta costituite nella XIV e nella XV Legislatura, non avendo ritenuto provata scientificamente la responsabilità dell’uranio impoverito nell'insorgere di patologie tumorali, hanno invitato ad esperire ulteriori indagini per individuare le responsabilità di altre cause o concause, come ad esempio le vaccinazioni, sulle quali esiste una vastissima letteratura scientifica e giurisprudenziale. Infatti, qualche sistema immunitario, stimolato in maniera innaturale o errata con l’iniezione di un vaccino, potrebbe reagire in maniera anomala o, quanto meno, imprevedibile, anche a medio e a lungo termine: ciò può verificarsi, ad esempio, nel caso delle cosiddette “malattie autoimmuni” (come certe tiroiditi, la sclerosi multipla, l’eritema nodoso il lupus, l’artrite reumatoide, il diabete, la neurite ottica ecc.) nonché, probabilmente, di certi tipi di tumore, come i linfomi e le leucemie. Sono sempre più numerosi i ricercatori che attribuiscono a queste immunodeficienze, provocate dalle estese campagne vaccinali, non solo l’aumento delle allergie ma anche delle malattie autoimmuni, riconducibili alla disorganizzazione del sistema immunitario disturbato dei vaccini.
Le indagini sono quindi proseguite, sulla scorta delle più aggiornate acquisizioni scientifiche circa i rapporti tra situazione immunitaria e insorgenza di certe patologie, per verificare se eventuali modificazioni dei poteri immunitari di difesa nei militari potessero predisporli a contrarre certe patologie autoimmuni sia infiammatorie, come le tiroiditi, sia, forse, tumorali, come linfomi e leucemie.
Alcuni test pilota, condotti su un campione molto ristretto di militari mai andati in missione, e su un gruppo di pari consistenza di reduci da più missioni, pur nella loro ridotta rilevanza statistica, hanno evidenziato una frequente alterazione immunologica, fortemente suggestiva di immunodepressione. Se tali risultati preliminari venissero confermati su ampia scala, significherebbe che senza opportune misure preventive il personale militare in condizioni di immunodepressione potrebbe essere esposto al rischio di contrarre vari tipi di malattie.
Si è posto pertanto il problema di individuare le cause o concause che hanno potuto provocare la caduta dei poteri immunitari nei militari esaminati, e le ricerche sulle possibili cause di tali anomalie si sono rivolte prioritariamente verso i vaccini, pur nella piena consapevolezza degli innegabili ed enormi progressi compiuti contro le malattie infettive dopo la scoperta di un tale rimedio, il cui fine ultimo è l’eradicazione di malattie devastanti come il vaiolo e la polio, mentre quello intermedio è la loro prevenzione, individuale e/o di intere popolazioni. Come oncologo, il prof. Nobile ricorda altresì che proprio grazie ai vaccini dell’ultima generazione - quelli curativi - si vanno profilando successi insperati nella terapia personalizzata di certi tumori, come il melanoma.
Occorre dunque preliminarmente distinguere i vaccini come tali dalle modalità con cui vengono somministrati. Pur dando per acquisita l’innocuità dei costituenti dei vaccini, sussistono alcuni sospetti sugli effetti dei vari componenti elencati nel foglietto di accompagnamento e che variano secondo le aziende: dagli antigeni vivi, attenuati o uccisi, agli agenti coniugati, dai conservanti e stabilizzanti, agli adiuvanti, tra i quali ultimi si annoverano metalli pesanti come il mercurio - il cui uso è consentito solo in Italia - e l’alluminio, pericolosi per la salute dei vaccinati e noti più in generale per la loro tossicità. Peraltro, eventuali danni da vaccini rappresentano un problema comune a tutta la popolazione, sia civile che militare: in Italia, però, le competenti Autorità sanitarie militari non sembrano sufficientemente orientate a ricercare, raccogliere e quantificare tali danni in base all’obbligo della loro denuncia, come avviene per i civili, ai sensi della legge n. 210 del 1992, né a catalogarli in appropriati database, soprattutto per prevenirli. Tutta la seconda parte del Piano Nazionale Vaccini aggiornato al 2005 è dedicata alla problematica dei possibili eventi avversi a seguito di vaccinazioni, ed all'esame delle modalità per l’attuazione di una corretta sorveglianza che non si limiti alla notifica, peraltro obbligatoria per legge, ma assicuri un adeguato follow-up dei casi di reazione avversa, anche ai fini del giusto indennizzo da corrispondere a quei casi, per quanto rarissimi, di complicanze gravi ed irreversibili a seguito di vaccinazioni.
Probabilmente, proprio in relazione al possibile verificarsi di tali eventi avversi, le stesse aziende produttrici di vaccini dichiarano nei loro foglietti illustrativi di non aver provveduto a testare e a valutare la potenziale cancerogenicità dei vaccini commercializzati. Proseguendo nella sua esposizione, il professor Nobile osserva che le modalità pratiche con cui si effettuano le vaccinazioni per il personale militare possono differire secondo la sede, il personale addetto, l’osservanza delle norme prescritte per la conservazione dei vaccini alle temperature raccomandate, per la loro inoculazione, singola e/o contemporanea e per tanti altri fattori, come, ad esempioficativo, il rispetto sia degli intervalli obbligatori di tempo intercorrenti con le dosi di richiamo, sia delle date di scadenza. Poiché in nessuna delle tante Schede personali vaccinali volontariamente esibite a Legatumori dai militari controllati è stata compilata la doverosa anamnesi vaccinale, potrebbe capitare talvolta che, per urgenti esigenze di servizio, diverse dosi vaccinali vengano somministrate ad intervalli di tempo inferiori a quelli prescritti. A tale proposito giova ricordare che le prescrizioni circa le dosi di vaccino, le loro vie, le loro tecniche ed il loro calendario di somministrazione devono essere osservate rigorosamente perché si raggiunga un effetto prevedibile e valido.
Dal 2001 in avanti, i molti vaccini disponibili in Europa vengono licenziati sul mercato europeo seguendo una procedura centralizzata tramite l'European Agency for Evaluation of Medical products, ma i vari Paesi spesso adottano calendari vaccinali diversi, somministrano contemporaneamente vaccini diversi, misurano la copertura vaccinale con metodi differenti o su diversi gruppi di età e usano differenti sistemi per monitorare gli eventi avversi al vaccino.
Attualmente non esiste alcun monitoraggio comune dei programmi di vaccinazione in Europa volto a valutare l’efficacia e la sicurezza: nel gennaio 2006 è nato il progetto VENICE (Vaccine European New Integrated Collaboration Effort) per costituire una rete di esperti in programmi di vaccinazioni nazionali finalizzata a stabilire quale calendario potrebbe essere più appropriato, se l’efficacia di un vaccino viene influenzata dalla contemporanea somministrazione di altri, quali sono per ogni vaccino gli eventi avversi più frequenti.
Il professor Nobile propone quindi di acquisire, presso le competenti sedi, l'elenco dei vaccini somministrati ai militari; i calendari e/o protocolli vaccinali sia per i militari che per i civili, sia in vigore che adottati nell’ultimo decennio; le notizie sulle vaccinazioni per i militari in missione, in rapporto all’area geografica, all’anamnesi vaccinale del soggetto e al tempo di soggiorno previsto; i dati sugli intervalli minimi di tempo da osservare tra le dosi di richiamo secondo i vaccini, con riferimento alle prescrizioni adottate dal Ministero della Salute. Occorre altresì accertare se è previsto il recupero dei militari ritardatari ed inadempiamenti e in base a quali meccanismi di controllo, e verificare se e con quali modalità si attui il monitoraggio delle attività vaccinali nei militari, anche se mai inviati in missione, mediante raccolta ed analisi dei loro libretti vaccinali. Occorre altresì disporre di un quadro della distribuzione territoriale delle sedi per le vaccinazioni dei militari con censimento quantitativo e qualitativo del personale sanitario addetto e verificare l'osservanza dei compiti assegnati alla sanità militare ai diversi livelli territoriali in tema di vaccinazioni.
Tutti questi dati dovrebbero essere finalizzati alla messa a punto di una Anagrafe vaccinale informatizzata per i militari e di un sistema di sorveglianza, attraverso un Osservatorio permanente ed informatizzato degli eventi avversi degli eventi post-vaccinali, che dovrebbe servire a consentire le cure ad ogni singolo caso; ad accertare se un dato evento avverso possa essere attribuibile ad un reale rapporto di causa-effetto con un vaccino oppure ad un semplice rapporto temporale; ad aggiornare le informazioni disponibili sulla sicurezza dei vaccini, sui rischi-benefici e sulle controindicazioni; a modificare eventualmente i criteri di utilizzo dei vaccini; a fornire ai militari una corrette informazione sulla frequenza e sulla gravità degli effetti indesiderati dovuti alla vaccinazioni.
Altre misure da adottare riguardano la creazione di un Registro dei tumori e delle malattie autoimmuni nei militari secondo i criteri in uso per i civili e la definizione di criteri di qualità per effettuare le vaccinazioni, omogenei per le diverse realtà territoriali esistenti nella Sanità militare.
Al termine della sua esposizione il prof. Nobile chiede che le Tabelle e gli allegati, che rinuncia ad illustrare, ed alcune parti della sua relazione, la cui esposizione richiederebbe troppo tempo, siano comunque inclusi nel resoconto stenografico.

Il PRESIDENTE, nell'aderire alla richiesta del prof. Nobile, osserva che la problematica dei vaccini rappresenta uno dei filoni più rilevanti ed innovativi dell'inchiesta che la Commissione sta svolgendo. A tal fine, propone che la senatrice Granaiola ed il senatore Amato seguano specificamente l'argomento, per pervenire, con l'ausilio dei consulenti e degli uffici, alla predisposizione di una relazione specifica sull'argomento, che ponga la Commissione nelle condizioni più idonee per adottare le proprie deliberazioni in merito.

Avendo la senatrice GRANAIOLA (PD) ed il senatore AMATO (PdL) aderito all'invito del Presidente, così rimane stabilito.

Il PRESIDENTE ringrazia quindi il capitano Minervini e il professor Nobili e dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle ore 9,30.