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Commissione parlamentare di inchiesta sull'esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all'uso dell'uranio impoverito

Mercoledì 25 maggio 2011
32a Seduta

Presidenza del Presidente
COSTA


Interviene il dott. Armando Benedetti, esperto qualificato in radioprotezione del Centro interforze studi per le applicazioni militari (CISAM).


La seduta inizia alle ore 8,40.


SULLA PUBBLICITÀ DEI LAVORI

Il PRESIDENTE avverte che verrà redatto e pubblicato il resoconto stenografico della seduta odierna. Dispone altresì, ai sensi dell'art. 13, comma 3 del Regolamento interno, l'attivazione del circuito audiovisivo.


Audizione del dott. Armando Benedetti, esperto qualificato in radioprotezione del Centro interforze studi per le applicazioni militari (CISAM)

Il PRESIDENTE ringrazia il dott. Benedetti per la cortese sollecitudine con cui ha accolto l'invito a riferire in Commissione, nella sua qualità di consulente, su profili di particolare interesse per l'inchiesta in corso. Ricorda quindi che il dott. Benedetti, esperto qualificato in radioprotezione del Centro interforze studi per le applicazioni militari (CISAM), è stato consulente anche delle Commissioni istituite nella XIV e nella XV Legislatura, e in tale veste ha fornito un importante contributo alla trattazione dei temi cui fa riferimento attualmente la lettera a) dell'articolo 1, comma 1 della Deliberazione istitutiva 16 marzo 2010, che dà mandato alla Commissione di indagare sui casi di morte e malattia grave che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui vengono stoccati munizionamenti. La presenza del dott. Benedetti consente inoltre alla Commissione di colmare una lacuna, poiché fino ad oggi non è stato possibile approfondire modo adeguato le problematiche connesse alla radioprotezione, e al tempo stesso di disporre di un quadro dei compiti del CISAM, con particolare riferimento alle materie oggetto dell'inchiesta. Il dott. Benedetti, nell'audizione svolta nel corso della XIV Legislatura, il 1° giugno 2005, fornì dettagliate informazioni riguardanti l'attività del CISAM, che già nel novembre 1999, in relazione allo svolgimento della missione militare nei Balcani, sottopose allo Stato Maggiore della Difesa le norme di comportamento per i soldati che si fossero avvicinati a carri armati o zone colpite, effettuando successivamente vari sopralluoghi nel territorio del Kosovo, per verificare, in particolare, le problematiche attinenti alla presenza di proiettili a uranio impoverito. Sempre nella stessa occasione, il dott. Benedetti illustrò il contenuto dell'intervento effettuato dal CISAM nei Poligoni operanti in Sardegna, su richiesta della Procura della Repubblica presso il Tribunale militare di Cagliari. Gli stessi temi sono stati ripresi in forma anche più ampia, soprattutto con riferimento alla situazione del Poligono di Salto di Quirra (PISQ), nell'audizione tenuta il 13 dicembre 2007, nel corso della XV Legislatura.
Il Presidente ricorda infine che nella XIV Legislatura, il dott. Benedetti firmò insieme alla dott.ssa Gatti e al dott. Chinelli lo studio commissionato dalla Commissione su "Caratterizzazione di micro/nano particelle presenti in campioni di siero umano di alcuni militari e tentativo di rintracciabilità dello stesso tipo di di particelle in campioni di particolato prelevati in Kosovo e in Iraq", pubblicato come parte della Relazione conclusiva dell'inchiesta.

Il dott. BENEDETTI, dopo aver ringraziato la Commissione per l'invito rivoltogli, fa presente preliminarmente che dal 2005 ad oggi non si registrano novità rilevanti nel campo della radioprotezione e, in particolare, per questo aspetto, anche nei poligoni di tiro vi è una situazione ancora in evoluzione, come si può evincere dalla vicenda del Poligono di Salto di Quirra. Fa quindi presente che il Centro Interforze Studi Applicazioni Militari (CISAM) ha ereditato l'impegno nel campo della protezione dalle radiazioni ionizzanti e dei controlli ambientali dal Centro Ricerche Esperienze e Studi per le Applicazioni Militari (CRESAM) che, già come Centro Applicazioni Militari Energia Nucleare (CAMEN) - sorto nei primi anni '60 per consentire alle Forze Armate di effettuare sperimentazioni e ricerche, anche in preparazione della progettazione di una nave a propulsione nucleare - rappresentò un importante punto di riferimento per l'Università e per l'industria.
Negli ultimi anni, il CISAM ha svolto diverse attività, tra le quali occorre ricordare le consulenza in materia di radioprotezione, l'assunzione delle funzioni di Centro SIT anche per il settore civile, gli interventi di bonifica e radioprotezione ambientale e gli interventi in Kosovo, Iraq e Bosnia, dei quali il Presidente ha fatto menzione nella sua introduzione. Nel 1976 è stato inoltre costituito il primo battaglione per la difesa nucleare, biologia e chimica (NBC), al quale ha fatto seguito, nel 1994, la creazione della Scuola Interforze per la difesa nucleare biologica e chimica; nel marzo 1999, in riferimento a quanto già realizzato in altre nazioni, viene infine decretata la nascita del Polo di Difesa NBCR, con sede a Rieti, presso il quale vengono sviluppati anche poligoni specifici per l'istruzione del personale delle Forze Armate e di altri enti civili. Il 7° Reggimento "Cremona" Difesa NBC, creato nel dicembre del 1998, e attrezzato con mezzi e strumentazione campale, idonei a rilevamenti e controlli, è intervenuto nel 1999 in Kosovo e attualmente partecipa a vari livelli a tutte le spedizioni fuori area.
Dal punto di vista normativo - prosegue il dott. Benedetti -, le prime circolari "riservate" sulle norme di protezione radiologica per i dipendenti del Ministero della Difesa risalgono a metà degli anni '50 e riguardano principalmente l'offesa termonucleare. Nel 1967 fu emanato, a titolo sperimentale, il Regolamento militare per l'utilizzo delle materie nucleari in tempo di pace, che prese come riferimento l'omologa normativa civile di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 185 del 1964. Attualmente, in base all'aggiornamento della legislazione civile, lo Stato Maggiore della Difesa ha adottato le istruzioni tecniche attuative del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 183 del 1985, recante il Regolamento di sicurezza nucleare e protezione sanitaria per l'amministrazione della difesa dall'impiego delle radiazioni ionizzanti in tempo di pace. Esiste anche una direttiva del Ministro della Difesa sulle misure di protezione contro le emergenze radiologiche.
E' in corso un'attività di revisione e aggiornamento di tutta la regolamentazione protezionistica e radio protezionistica e sono già operanti alcuni regolamenti interni ed ordini operativi: in particolare, il citato Regolamento di sicurezza nucleare segue le stesse disposizioni della corrispondente legislazione civile, individuando organi similari all'interno del Ministero della Difesa. La direttiva ministeriale sulle misure di protezione definisce invece le procedure e le misure interne all'amministrazione della Difesa per salvaguardare il proprio personale, i propri reparti e le proprie strutture dalle conseguenze di un incidente radiologico, anche di origine esterna. Sono inoltre previste "Modalità Attuative" per strutture tecnico-organizzative: in tale ambito, il CISAM è tenuto ad effettuare controlli ambientali per indicare le misure necessarie al fine di assicurare la protezione radiologica del personale, trasmettendo le relative informazioni al Centro Operativo Interforze della Difesa.
Dopo avere sottolineato l'importanza di assicurare con continuità le attività di addestramento ed esercitazione del personale degli organi tecnici specialistici, il dott. Benedetti passa ad esaminare alcuni scenari di intervento, soffermandosi in particolare sui profili che riguardano la competenza della Commissione.
Nelle aree di conflitto è possibile individuare diversi fattori di inquinamento, tra i quali l'uranio impoverito non è il più grave e pericoloso. Anche in Italia, peraltro, non sono mancati problemi: nel 2004-2005 sono state rilevate problematiche ambientali e radioprotezionistiche a seguito dell'utilizzo del missile anticarro Milan - contenente componenti radioattive - nei poligoni di tiro; i dubbi sorti sulla tossicità delle vernici radioluminescenti contenute in alcune strumentazioni hanno dato spunto, circa 4 anni fa, ad una campagna per l'eliminazione di tali materiali; nel 2001, le attività effettuate su richiesta della procura militare riguardanti l'accertamento della eventuale presenza di uranio impoverito nell'area del Poligono di Salto di Quirra, hanno indotto il CISAM a precisare le proprie modalità operative adattandole alle finalità della ricerca. Un lavoro analogo a quello svolto è stato presso il PISQ è stato realizzato successivamente per tutti i poligoni della Sardegna, con il campionamento massivo effettuato nelle aree di interesse. Altri ambiti di intervento del CISAM riguardano le attività di individuazione e bonifica di rifiuti radioattivi: in particolare, il riutilizzo di rottami radioattivi ha indotto a svolgere un'attività di controllo sistematico, in assenza della quale tali materiali potrebbero essere rifusi e messi sul mercato.
Passando ad esaminare più dettagliatamente le problematiche relative all'uranio impoverito, il dott. Benedetti ricorda preliminarmente che nell'ambiente scientifico il problema relativo all'aerosol prodotto da tale materiale - che peraltro nei proiettili si presenta in una particolare lega - era già stato indagato; in particolare, le Forze Armate statunitensi hanno prodotto studi sul pulviscolo derivante dall'impatto dei proiettili sul bersaglio e sulla esposizione degli equipaggi alle radiazioni ionizzanti. Da tali studi è risultato in particolare che in caso di impatto del proiettile su blindature metalliche, circa il 60 per cento dell'uranio si disperde in particelle respirabili, con elevata probabilità di contaminazione interna, se inalate. Al contrario, nel caso dell'impatto su rocce e cemento, il proiettile si frantuma o penetra per pochi centimetri nel terreno, e meno dello 0,5 per cento si trasforma in particelle respirabili.
I primi documenti statunitensi sulle leghe con l'uranio impoverito risalgono al progetto dell'aereo caccia-carri A-10 e successivamente altri paesi hanno utilizzato e continuano ad utilizzare l'uranio impoverito per varie tipologie di armamenti. Il primo utilizzo massivo di armi all'uranio impoverito si è avuto durante la prima guerra del Golfo; successivamente è stato adoperato in Bosnia, Kosovo e Iraq, mentre sull'utilizzo in altre aree operative non si dispone di informazioni certe.
I problemi relativi all'utilizzo dell'uranio impoverito erano stati evidenziati dal personale del CRESAM che organizzò anche una conferenza sulle problematiche derivanti dal suo utilizzo; il laboratorio di "Tecnologia dei Materiali", che si interessava di nuove leghe con l'uranio, fornì il necessario supporto tecnologico. Nella predetta conferenza si giunse alla conclusione di suggerire l'interruzione degli studi riguardanti la possibilità di usare corazze all'uranio impoverito per i carri.
Per quel che riguarda l'attività operativa, il 7° Reggimento NBC effettuò il suo primo intervento in Kosovo, nel 1999, e una parte della strumentazione ad alta sensibilità fu fornita dal CISAM, il cui personale intervenne nell'ottobre dello stesso anno per verificare la presenza di munizionamento cinetico all'uranio impoverito nella regione. Tale attività non fu portata a termine in Bosnia per vari motivi, ma a fine novembre venne emessa una specifica direttiva di sicurezza. Nel dare conto più dettagliatamente delle attività di accertamento svolte nel territorio balcanico, il dott. Benedetti si sofferma in particolare sul confronto tra i valori riscontrati, tra la primavera e l'estate del 2000, nel particolato atmosferico e in quelli rilevati sul terreno: mentre nel primo caso le misure non hanno superato i valori di sensibilità, nel secondo caso sono stati rilevati dati particolarmente preoccupanti e in Kosovo ancora oggi molti siti risultano contaminati. Avvalendosi anche dell'esperienza acquisita all'estero, per quel che riguarda il piano di caratterizzazione ambientale dell'area del Poligono di Salto di Quirra - le cui conclusioni sono state recentemente sottoposte alla verifica della Commissione di esperti istituita presso il Comitato misto di indirizzo territoriale -, il CISAM ha affidato ad alcune ditte il compito di rilevare la presenza di uranio impoverito, fornendo dei valori di riferimento. Tale ricerca, peraltro, ha prodotto un risultato negativo.
I rilevamenti sono resi più difficili dal fatto che nell'area dove si espandono i fumi prodotti dall'impatto dei proiettili sul bersaglio, l'uranio si distribuisce in modo diseguale sul terreno. Sugli effetti derivanti dall'utilizzazione dei proiettili all'uranio impoverito sono tuttora in corso studi negli Stati Uniti che, tra l'altro, hanno predisposto a tal fine un poligono al coperto.
In generale - prosegue il dott. Benedetti - le ricerche continuano soprattutto al fine di approfondire lo studio delle conseguenze dell'inalazione o ingestione delle nanoparticelle di metalli pesanti sulle cellule dei tessuti umani e, per quel che riguarda lo specifico ambito della radioprotezione, sugli effetti delle basse radiazioni. Sempre dal punto di vista della radioprotezione, il tema dell'uranio impoverito è oggetto di un'attenzione decrescente da parte degli specialisti, fermo restando che una particolare cura deve essere dedicata a tutte le azioni preventive e all'organizzazione della radioprotezione nell'ambito dell'amministrazione della Difesa. E' altresì importante - come è stato messo in evidenza anche da parte di studiosi non inclini ad atteggiamenti accondiscendenti verso le Forze Armate - studiare quali effetti sanitari si riscontrano nelle popolazioni civili residenti nelle aree dove è stato fatto uso di proiettili all'uranio impoverito. In questo caso, è stato detto, se nelle popolazioni civili non emergono le patologie in eccesso riscontrate nei militari, si deve parlare di sindrome italiana piuttosto che balcanica.

Seguono domande e richieste di chiarimenti.

La senatrice GRANAIOLA (PD) chiede chiarimenti sull'attività del CISAM relativa alla gestione dei siti di stoccaggio di eventuali rifiuti radioattivi, osservando che da parte di alcune organizzazioni ambientaliste si ritiene che in questo campo siano seguite procedure non sicure. Su questo aspetto, peraltro, ricorda di avere sollecitato più volte un sopralluogo della Commissione presso l'area del CISAM di San Piero a Grado, in provincia di Pisa.

Il dott. BENEDETTI ritiene senz'altro opportuno un sopralluogo nel sito indicato dalla senatrice Granaiola. In effetti, il CISAM provvede al deposito temporaneo dei rifiuti radioattivi per conto del Ministero della Difesa. Ad esempio, le tre o quattro scatole di valvole contenenti componenti radioattive ritrovate nel Poligono di Salto di Quirra avrebbero dovuto essere consegnate al CISAM. Occorre altresì precisare che per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi vi è una filiera di attività nella quale la messa in sicurezza per il trasporto si differenzia da quella per la conservazione; a quest'ultima provvedono i laboratori del CISAM.

Rispondendo quindi ad un quesito del senatore COMPAGNA (PdL), il dott. Benedetti precisa che il deposito per le scorie nucleari è stato creato contestualmente alla sperimentazione di un reattore nucleare da parte dell'amministrazione della Difesa.

Il PRESIDENTE chiede se i proiettili all'uranio impoverito siano ancora in uso e quali implicazioni può avere l'utilizzo dell'uranio impoverito sulla salute della popolazione.

Il dott. BENEDETTI precisa che i proiettili all'uranio impoverito non sono in possesso delle Forze Armate italiane, né lo sono mai stati. Non si può escludere peraltro che, all'insaputa delle stesse Forze Armate, nei poligoni siano stati esplosi proiettili all'uranio impoverito. Per quel che riguarda in particolare il Poligono di Salto di Quirra, se tali proiettili fossero stati esplosi, se ne sarebbero trovati di certo i residui sui bersagli. Ma, come già accennato, gli accertamenti in tal senso hanno dato esito negativo, anche per quel che riguarda le analoghe rilevazioni condotte per il Poligono di Capo Frasca. Sulla seconda domanda del Presidente, il dott. Benedetti rinvia ad un rapporto reso dal CISAM alla Direzione Generale della Sanità Militare.

Il PRESIDENTE prospetta alla Commissione l'acquisizione di tale documento.

La senatrice FONTANA (PD) chiede al dott. Benedetti di precisare quali sono le attività di revisione ed aggiornamento della regolamentazione in materia di radioprotezione attualmente in corso.

Il dott. BENEDETTI fa presente che è attualmente attivo un Comitato interforze per l'aggiornamento della regolamentazione in materia di radioprotezione, mentre un altro Comitato, istituito presso la Direzione Generale della sanità militare, si occupa più specificamente della prevenzione, da intendersi anche come informazione.

Il PRESIDENTE, anche con riferimento alle osservazioni del dott. Benedetti sulle ricerche svolte negli Stati Uniti, ricorda che la Commissione aveva a suo tempo deciso di valutare la possibilità di ascoltare su tali materie un esperto, e a tal fine ritiene opportuno riprendere i contatti già a suo tempo avviati con l'Ambasciata degli Stati Uniti. Poichè è imminente l'inizio dei lavori dell'Assemblea, propone di proseguire l'audizione del dott. Benedetti, che ringrazia, in una successiva audizione.

La Commissione conviene con le proposte del Presidente.

Il seguito dell'audizione è quindi rinviato.


La seduta termina alle ore 9,20.