LAVORI PUBBLICI, COMUNICAZIONI (8ª)


GIOVEDI' 17 OTTOBRE 2002
133ª Seduta

Presidenza del Presidente
GRILLO




La seduta inizia alle ore 9,10.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sulla sicurezza della circolazione stradale e autostradale: relazione del Presidente sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a L'Aquila in relazione alla costruzione del terzo traforo del Gran Sasso


Riprende la procedura informativa sospesa nella seduta del 15 maggio scorso.

Il PRESIDENTE riferisce sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a L'Aquila ai Laboratori nazionali di fisica nucleare del Gran Sasso per acquisire elementi informativi sulla costruzione del terzo traforo. Durante il sopralluogo la delegazione ha effettuato anzitutto una visita ai laboratori nazionali del Gran Sasso ed ha potuto verificare i temi connessi sia alla sicurezza dei lavoratori che a quelli della sicurezza stradale relativi alla costruzione di un terzo tunnel. Nel pomeriggio, presso la prefettura dell'Aquila, la delegazione ha poi incontrato i responsabili degli enti territoriali coinvolti nella costruzione di quest'opera e le rappresentanze delle parti sociali (sindacati e associazioni ambientaliste). Da tutti questi incontri la delegazione si è formata un'idea abbastanza precisa e priva di pregiudizi sulla questione relativa alla costruzione del terzo tunnel registrando peraltro, soprattutto a livello degli enti territoriali, una divisione tra coloro che sono favorevoli alla realizzazione dell'opera rispetto a coloro che invece temono che essa possa comportare dei danni irreversibili all'approvvigionamento idrico di intere province e segnatamente alla provincia di Teramo. L'opinione maturata è che l'opera dovrebbe essere senz'altro costruita anche in relazione alla sicurezza degli scienziati che lavorano all'interno del laboratorio del Gran Sasso, costruito nel cuore della montagna. Tuttavia, poiché essa è stata inserita nella delibera CIPE del 21 dicembre 2001 e dunque annoverata tra le opere strategiche, dovrebbe essere seguita interamente la procedura prevista per queste opere dalla legge obiettivo compresa la ripetizione della valutazione dell'impatto ambientale. Una nuova valutazione sarebbe infatti necessaria a tranquillizzare quelle province che temono un danno relativo all'approvvigionamento idrico e potrebbe mettere tutti d'accordo sulla costruzione dell'opera stessa dal momento che nessuno dei soggetti ascoltati ha messo in dubbio i problemi di sicurezza che con il terzo tunnel sarebbero risolti. Ricorda infine che qualche giorno fa il TAR Abruzzo ha emesso una sentenza della quale non si conoscono ancora le motivazioni che impedirebbe la costruzione dell'opera secondo le vecchie procedure che erano quelle impugnate dalla Provincia di Teramo riguardo alla regolarità della Conferenza dei servizi conclusasi a maggioranza.

Sulla relazione del Presidente interviene il senatore VISERTA che riterrebbe necessario, sul piano metodologico, mettere a conoscenza il Ministro delle convinzioni maturate dalla Commissione dopo il sopralluogo sulla scorta delle linee illustrate dal Presidente. Infatti il problema è sorto sul timore della provincia di Teramo di essere danneggiata nell'approvvigionamento dell'acqua che serve alla sua popolazione. D'altra parte vi sono saggi nella roccia operati da una grande e accreditata società che mostrerebbero l'insussistenza di questi rischi e prese di posizione di altri soggetti che invece sostengono il contrario. Il punto di equilibrio individuato dal Presidente appare pertanto ragionevole ovvero quello di procedere ad una nuova valutazione d'impatto ambientale, del resto prevista dalle procedure della legge obiettivo per le opere strategiche, all'interno delle quali la costruzione del terzo tunnel è stata annoverata. In recenti dichiarazioni anche il ministro Lunardi ha sostenuto la necessità di procedere alla costruzione dell'opera secondo la nuova normativa sulle opere strategiche. La richiesta da fare con forza al Ministro è, pertanto, quella di procedere anche ad una nuova valutazione dell'impatto ambientale che certamente fornirà un responso scientifico su cui tutti potranno convenire.

La senatrice DONATI ringrazia il Presidente di questa nuova opportunità data alla Commissione di discutere un tema caldo come quello della costruzione del terzo tunnel del Gran Sasso, opera questa che mette in allarme molta della popolazione circostante anche se non quella che risiede propriamente in quel territorio, dato il favore manifestato nei confronti dell'opera dalla provincia e dal comune dell'Aquila. Ricorda quindi che la legge che prevedeva la costruzione del terzo tunnel e l'ampliamento del laboratorio nazionale di fisica nucleare risale ai primi anni novanta e che il Ministero dell'ambiente ha espresso qualche tempo fa un parere negativo sull'ampliamento del laboratorio, che certamente potrebbe comportare un impatto molto negativo sull'acquedotto che porta alla provincia di Teramo le necessarie risorse idriche, mentre ha dato un parere favorevole alla costruzione del terzo traforo. Tuttavia, anche su questo punto il dibattito scientifico è del tutto aperto e se da un lato vi sono i saggi nella montagna operati dalla società ricordata dal senatore Viserta, dall'altro vi sono prese di posizione di alcune società di geologia sui possibili danni idrici del progetto stesso. D'altronde la cautela appare del tutto condivisibile anche in considerazione dello sprofondamento della falda acquifera che la costruzione dei due tunnel viari ha comportato a suo tempo. Dichiara pertanto di apprezzare la posizione del Presidente sulla necessità di una nuova valutazione di impatto ambientale ma non può essere sottaciuta la novità che comporta la sentenza del TAR cui è stato fatto riferimento e che comunque va acquisita e attentamente valutata. In ogni caso ritiene che se la vocazione del Governo è comunque quella di costruire l'opera ritiene tuttavia che il problema a monte sia quello di rifare un progetto, ormai troppo datato, e solo in relazione alla sicurezza dei lavoratori posto che non si parla più di ingrandire il laboratorio. Auspica infine che sull'eventuale nuovo progetto vi sia un coinvolgimento sostanziale di tutti gli abitanti della zona che temono per le risorse idriche.

Il senatore CICOLANI sottolinea che certamente l'opera è stata prevista ormai da oltre un decennio e che l'ipotesi iniziale era legata non alla sicurezza viaria o dei lavoratori, ma alle esigenze di funzionalità del laboratorio di fisica nucleare, tuttavia ritiene che non stia al Parlamento decidere se sia necessario progettare nuovamente l'opera perché questa valutazione dovrebbe essere la risultante della valutazione di impatto ambientale alla quale si deve nuovamente accedere secondo le procedure previste dalla legge obiettivo, posto che l'opera in questione è stata inserita tra quelle strategiche dalla delibera CIPE del dicembre 2001. Tuttavia, una volta che la valutazione di impatto ambientale sia stata nuovamente eseguita ad essa deve essere dato universalmente credito perché opinioni contrastanti possono sorgere in ogni momento e il dibattito scientifico di questo si nutre. Ciò, però, non deve portare ad un atteggiamento mentale che non trova mai un punto fermo e che dunque impedisce la costruzione di qualsiasi opera perché contrario a qualunque cambiamento. Sarà poi importante acquisire la sentenza del TAR che tuttavia ritiene non possa essere intervenuta su scelte discrezionali del Governo circa la strategicità dell'opera.

Il senatore PEDRAZZINI dichiara di condividere le linee illustrate dal Presidente in relazione sia alla costruzione dell'opera e alla nuova procedura di impatto ambientale sia riguardo alla sicurezza dei lavoratori affinché si arrivi ad una soluzione concordata e priva di ombre.

Il presidente GRILLO dichiara che si farà carico di acquisire non appena possibile le motivazioni della sentenza del TAR Abruzzo per poi eventualmente far presente al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti la necessità di una procedura di costruzione dell'opera che contempli tutte le fasi previste dalla legge obiettivo compresa quella della valutazione di impatto ambientale.

Il seguito della procedura informativa è rinviato.

La seduta termina alle ore 9,55.
INDAGINE CONOSCITIVA


SULLA SICUREZZA DELLA CIRCOLAZIONE STRADALE ED AUTOSTRADALE

7º  Resoconto  stenografico

SEDUTA DI GIOVEDÌ 17 ottobre 2002

 

Presidenza del presidente GRILLO

INDICE

Relazione del Presidente sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a L’Aquila in relazione alla costruzione del terzo traforo del Gran Sasso

    * PRESIDENTE
 
 Pag. 3, 9, 10

    BRUTTI Paolo (DS-U)
 
4, 10

    CICOLANI (FI)
 
8

    DONATI (Verdi-U)
 
Pag. 5

    PEDRAZZINI (LP)
 
10

    VISERTA COSTANTINI (DS-U)
 
4


 

        N.B. L’asterisco indica che il testo del discorso è stato rivisto dall’oratore.

        Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Nazionale: AN; Democratici di Sinistra-l’Ulivo: DS-U; Forza Italia: FI; Lega Padana: LP; Margherita-DL-l’Ulivo: Mar-DL-U; Per le Autonomie: Aut; Unione Democristiana e di Centro: UDC: CCD-CDU-DE; Verdi-l’Ulivo: Verdi-U; Misto: Misto; Misto-Comunisti italiani: Misto-Com; Misto-Lega per l’Autonomia lombarda: Misto-LAL; Misto-Libertà e giustizia per l’Ulivo: Misto-LGU; Misto-Movimento territorio lombardo: Misto-MTL; Misto-MSI-Fiamma Tricolore: Misto-MSI-Fiamma; Misto-Nuovo PSI: Misto-NPSI; Misto-Partito repubblicano italiano: Misto-PRI; Misto-Rifondazione Comunista: Misto-RC; Misto-Socialisti democratici italiani-SDI: Misto-SDI; Misto Udeur-Popolari per l’Europa: Misto-Udeur-PE.

        I lavori hanno inizio alle ore 9,10.

PROCEDURE INFORMATIVE
Relazione del Presidente sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a L’Aquila in relazione alla costruzione del terzo traforo del Gran Sasso

        PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’indagine conoscitiva sulla sicurezza della circolazione stradale e autostradale, sospesa nella seduta del 15 maggio scorso.

        Abbiamo oggi in programma una mia relazione sul sopralluogo effettuato da una delegazione della Commissione a L’Aquila in relazione alla costruzione del terzo traforo del Gran Sasso.
        Il 4 ottobre scorso, la delegazione ha innanzitutto visitato l’Istituto nazionale di fisica nucleare, che rappresenta l’unico laboratorio di astrofisica costruito nel cuore di una montagna, nel quale lavorano scienziati e tecnici italiani, americani, tedeschi, giapponesi e russi. Abbiamo avuto l’opportunità di ottenere dal professor Bettini, direttore del laboratorio, chiarimenti in ordine sia alla storia del laboratorio stesso sia ai problemi della sicurezza, che ai partecipanti al sopralluogo sono risultati fin troppo evidenti. Vi è, pertanto, la necessità di trovare una soluzione, individuata nella realizzazione del terzo traforo, non più legata a un’ipotesi di ampliamento del laboratorio, quanto piuttosto alla necessità di fornire margini di sicurezza in caso di incidente alle persone che operano all’interno della struttura.
        Ovviamente la realizzazione del terzo traforo suscita perplessità e nuovi problemi, che nel pomeriggio ci sono stati rappresentati con evidenza dagli amministratori locali. La delegazione ha, infatti, incontrato il presidente della Giunta regionale della regione Abruzzo, i presidenti delle province de L’Aquila, di Pescara e di Teramo, il sindaco de L’Aquila e il direttore generale del Parco nazionale del Gran Sasso.
        Le loro posizioni, come ben sanno coloro che hanno partecipato all’incontro, sono assolutamente divergenti, in quanto anche tra gli amministratori locali ci sono opinioni contrapposte tra chi immagina che questo terzo traforo non alteri gli equilibri idrogeologici e chi, viceversa, denuncia il fatto che la realizzazione del terzo traforo metterebbe a rischio l’approvvigionamento delle risorse idriche. A tale riguardo ci è stato ricordato che la costruzione dell’autostrada, e quindi delle due canne che già passano sotto il Gran Sasso, ha fatto abbassare di molto la falda acquifera.
        Da ultimo la delegazione ha incontrato le associazioni ambientaliste che operano nella Regione e le parti sociali (CGIL, CISL e UIL).
        La relazione sul sopralluogo è aperta al vostro contributo e, a tale riguardo, vorrei svolgere un’ultima valutazione. Come sapete, il progetto relativo alla costruzione del terzo
tunnel è stato inserito dal Governo tra le opere strategiche di cui alla delibera CIPE del 21 dicembre 2001; il TAR dell’Abruzzo ha accolto il ricorso amministrativo della provincia di Teramo e del Parco nazionale del Gran Sasso contro tale costruzione. Si tratta ora di acquisire la motivazione della sentenza del TAR, di cui ancora non siamo a conoscenza.
        In coda alla giornata del sopralluogo ho già accennato la mia opinione. Ritengo che l’opera debba essere costruita per garantire la sicurezza degli scienziati e dei tecnici che lavorano all’interno del laboratorio, costruito nel cuore della montagna. Tuttavia, poiché è considerata un’opera strategica, dovrebbe essere seguita interamente la procedura prevista per queste opere dalla legge obiettivo, compresa la ripetizione della valutazione di impatto ambientale, in cui si verificherà l’effettiva esistenza dei problemi denunciati dai rappresentanti delle associazioni ambientaliste e da alcuni amministratori, soprattutto della provincia di Teramo, nonché dal direttore del Parco nazionale del Gran Sasso.
        Sono tendenzialmente perplesso in ordine all’ipotesi di recuperare l’idea che prevedeva l’ampliamento del laboratorio, che non mi sembra più appoggiata neppure dai dirigenti dell’Istituto di fisica nucleare, mentre – ripeto – sono convinto che dovremmo verificare tutte le condizioni possibili affinché sia realizzato il terzo traforo. Si tratta di un’opera che va realizzata, ma considerando tutti rischi che oggettivamente esistono e che sono stati denunciati soprattutto da coloro che manifestano perplessità circa la realizzazione del
tunnel.

        BRUTTI Paolo (DS-U). Avete trovato qualcuno che fosse d’accordo?
        PRESIDENTE. Certo, l’ho detto prima: il sindaco de L’Aquila, il presidente della provincia de L’Aquila, la Giunta regionale, la CISL e la UIL. C’è una spaccatura netta: la provincia de L’Aquila è favorevole, quella di Teramo è contraria; CISL e UIL sono favorevoli, la CGIL è contraria; i tecnici del laboratorio sono favorevoli, gli ambientalisti sono contrari.

        Nessuno mette in discussione il fatto che, così com’è, il laboratorio è a rischio, nel senso che realmente non esistono vie di fuga al di là del tunnel che conduce alle canne autostradali. La necessità di una terza canna è indicata da tutti come una soluzione razionale. Chi mostra perplessità lo fa perché, a suo parere, realizzare, sia pure poco distante dalle attuali gallerie, una terza canna provocherebbe squilibri idrogeologici tali da mettere in crisi l’intero sistema idrico delle aree interessate. Pertanto, si vogliono garantire l’incolumità e la sicurezza dei tecnici e degli scienziati che lavorano nel laboratorio, ma non mettendo a rischio le condizioni di vita degli abitanti della zona.

        VISERTA COSTANTINI (DS-U). Vorrei avanzare una questione di metodo, dato che non appare possibile approvare un ordine del giorno rispetto al sopralluogo e rispetto alla discussione in corso.

        Penso che una strada che tenga insieme le obiezioni di carattere formale, ma anche la necessità di dare un senso a questo nostro lavoro di approfondimento, sia quella di trasmettere al Ministro non soltanto la descrizione del sopralluogo, ma anche la relazione del Presidente, sulla quale spero si manifesti l’unanimità dei colleghi.
        Se siamo d’accordo su questo, posso aggiungere soltanto che in Abruzzo la contrapposizione avviene tra coloro i quali ritengono che un ulteriore intervento sul Gran Sasso, con la costruzione della terza canna, può produrre effetti sull’approvvigionamento idrico, soprattutto della parte teramana e chi, viceversa, ritiene che i dati scientifici a disposizione attualmente possono far considerare nullo questo pericolo. Dall’altra parte, si dice che malgrado queste assicurazioni e il progetto formulato da questa prestigiosa società di progettazione il rischio permane.
        Come diceva il Presidente, nessuno in Abruzzo nega l’opportunità di creare condizioni di maggiore sicurezza per gli scienziati che lavorano nel laboratorio di fisica nucleare, soltanto si vorrebbe avere la certezza che, qualora si intervenisse con la costruzione della terza canna, non ci sarebbero pericoli per l’approvvigionamento idrico.
        Certo non possiamo affermare che abbia ragione l’uno o l’altro, però, come dicevamo anche nel corso del sopralluogo, la procedura prevista dalla legge obiettivo di per se stessa è in grado di sciogliere questo nodo, nel senso che prevede una nuova valutazione di impatto ambientale. Paradossalmente, l’intervento del TAR secondo me aiuta, perché il giorno successivo alla pubblicazione della sentenza il ministro Lunardi, intervistato, ha risposto che, al di là della sentenza, avrebbe utilizzato la nuova normativa della legge obiettivo, che avrebbe inserito l’opera tra quelle strategiche da individuare alla fine dell’anno e, quindi, si potrà realizzare lo stesso a prescindere dalla sentenza del TAR, dato che questa poggerebbe su una normativa ormai non più vigente, sostituita da quella della legge obiettivo.
        Tuttavia, essa prevede non solo l’accelerazione della procedura, ma anche una valutazione di impatto ambientale, che noi dobbiamo richiedere con particolare forza al Ministro, per evitare il rischio che lo stesso possa utilizzare la procedura abbreviata prevista dalla legge obiettivo senza ripetere la valutazione di impatto ambientale, perché già effettuata in precedenza, agli inizi degli anni ’90.
        Una scelta di questo genere non risolverebbe alcun problema e, anzi, acuirebbe i contrasti nella Regione. Viceversa, una strada saggia sarebbe quella di applicare integralmente la nuova normativa e quindi ripetere la valutazione di impatto ambientale, il cui responso può essere favorevole alla tesi degli aquilani o a quella dei teramani, ma sarà comunque uno strumento scientifico rispetto al quale non credo saranno possibili ulteriori discussioni.

        DONATI (Verdi-U). Signor Presidente, la ringrazio per questa nuova opportunità di discutere di un tema «caldo», che richiede anche l’espressione del nostro punto di vista.

        Ho molto apprezzato sia per il sopralluogo sia il fatto che la Commissione ha compiuto questo sopralluogo libera da pregiudizi, verificando direttamente come esistano, da un lato, sicuramente esigenze di sicurezza dell’intero laboratorio e, dall’altro, forti e fondate preoccupazioni di chi sostiene che la costruzione di un terzo traforo metterebbe a rischio le risorse idriche di intere provincie. Questo è il primo elemento importante che intendo sottolineare.
        Il secondo elemento riguarda quanto abbiamo appreso, cioè che una legge del 1990 autorizzava il raddoppio dei laboratori e delle gallerie di servizio, tra cui questa; ma nel corso degli anni la valutazione di impatto ambientale, superata nel 1992 con prescrizioni e poi conclusa di fatto definitivamente nel 2000, quando è stata convocata la Conferenza dei servizi, ha stabilito che il raddoppio dei laboratori non si fa più, perché il mondo scientifico ha stabilito che quello avrebbe sicuramente messo a rischio le risorse idriche, ragion per cui il Ministro dell’ambiente ha espresso parere negativo. Invece, pur con una serie di prescrizioni e preoccupazioni, il Ministero dell’ambiente ha dato il via libera alla costruzione di una terza canna.
        Come è noto, la scienza è un processo molto complesso e serio di ricerca e di approfondimento. Su questo parere esistono avvisi diversi di geologi, di scienziati, di società di geologia (come la SIGEA), che sostengono che le caratteristiche di un terzo traforo, così come progettato, metterebbero a rischio, almeno nella parte terminale, in cui si innesta sui laboratori, le risorse idriche del Gran Sasso.
        Quindi, a parte i dati formali, è in corso un dibattito scientifico molto acceso sulle soluzioni per coniugare, da un lato, la sicurezza dei laboratori e dei lavoratori e, dall’altro, per assicurare l’approvvigionamento delle risorse idriche. Quanto è accaduto in passato incide profondamente e, quindi, la cautela, la diffidenza e la preoccupazione sono assolutamente comprensibili e condivisibili.
        Ho molto apprezzato che il Presidente, anche in quella occasione, abbia valutato con una certa immediatezza che, essendo stata inserita tra le opere della delibera del CIPE, quindi essendo soggetta ad una nuova procedura decisionale, fosse opportuna una nuova valutazione di impatto ambientale. Ribadisco che anch’io ero e sono d’accordo almeno con quella valutazione.

        Nell’ultima settimana però è accaduto un fatto nuovo, di cui dobbiamo tenere conto. Una sentenza del TAR (di merito, non più una sospensiva che poteva avere uno spazio d’azione più limitato) ha azzerato la decisione della Conferenza dei servizi e, quindi, l’intero iter della decisione adottata a maggioranza, mettendo in minoranza l’Ente parco.
        Ho letto il ricorso, mentre purtroppo nessuno ha visto la sentenza, che non è stata ancora depositata. Secondo tale ricorso, nel 1995 è stato istituito con legge il Parco nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga e quella legislazione ha la stessa cogenza di una Conferenza dei servizi e di un’opera strategica; pertanto una decisione a maggioranza non tutela l’ambiente a fronte dell’evento nuovo dell’approvazione della legge n. 366 del 1990. C’è quindi un contrasto tra normative altrettanto vigenti e cogenti relative ai soggetti che hanno il diritto di esprimersi su un progetto di tale delicatezza.
        Ritengo sarà cura del Presidente della Commissione acquisire la sentenza, appena verrà depositata, con le sue motivazioni; ciò sarà fondamentale anche per il nostro lavoro. Pare comunque – dico «pare» perché, ripeto, nessuno ha letto le motivazioni della sentenza – che l’opera in questione non avrebbe caratteristiche di strategicità e di urgenza tali da inserirla tra le opere di cui alla delibera del CIPE del 21 dicembre 2001.
        Se tutto questo è vero, in questo momento il terzo traforo del Gran Sasso non si può fare. Lasciamo stare il ministro Lunardi, che ha dichiarato che «se ne frega», che non ricorrerà al Consiglio di Stato e che farà lo stesso l’opera, il che sul piano legale è inaccettabile. Sabato scorso in una trasmissione sul Gran Sasso il vice ministro Martinat – che evidentemente ha un po’ più la cognizione del quadro giuridico del nostro Paese – ha detto che verrà presentato ricorso al Consiglio di Stato e, se accolto, si procederà nella realizzazione dell’opera, perché la volontà dell’Esecutivo è fare il terzo traforo. Non condivido l’atteggiamento, ma è corretto sul piano giuridico.
        Pongo il seguente problema alla Commissione, e in tal modo voglio soltanto integrare quello che ha detto prima il collega Viserta Costantini. Ammesso che il Governo vinca presso il Consiglio di Stato, che l’opera sia confermata tra quelle strategiche e che quindi si debba realizzare, perché il Governo la ritiene fondamentale, non credo basti dire che sta all’interno della delibera CIPE e dunque si attua la procedura all’interno della quale è compresa la valutazione di impatto ambientale.
        Ho seguito l’
iter del progetto (c’è stata una valutazione piuttosto attenta, con pareri, verifiche, sopralluoghi) e posso affermare che l’ex commissione di VIA si è mossa sulla base di una valutazione tecnico-scientifica.
        Credo che a monte ci sia un problema diverso: bisogna rifare il progetto. Sono state presentate alternative: trafori più corti, luoghi diversi, l’utilizzo parziale di cunicoli già esistenti. Il Governo - ma mi rendo conto che è un punto di vista di parte – farebbe meglio a predisporre un nuovo progetto in cui vengano prese in seria considerazione le alternative. Preso atto che non si raddoppiano i laboratori, cambia anche lo scenario del progetto presentato nel 1990: si deve pensare davvero alla sicurezza dei lavoratori che – voglio ricordarlo – non era un tema presente nella legge del 1990, perché l’obiettivo era il raddoppio dei laboratori, a cui era legata la costruzione del terzo traforo.
        Pertanto, se la realizzazione del terzo traforo del Gran Sasso tornerà a far parte delle opere strategiche, dovrà essere sottoposta a una nuova valutazione di impatto ambientale (questo è scontato, anche perché la Conferenza dei servizi è stata azzerata); tuttavia credo che dovremmo invitare il Ministro, il Governo, l’ANAS a predisporre un progetto completamente differente, in cui scenari, studi e proposte alternative vengano valutati con la stessa dignità con cui è stato formulato l’attuale progetto. Se si agirà in tal modo, si farà un servizio ai lavoratori e forse si andrà verso la soluzione del problema. Naturalmente andranno coinvolti gli enti locali, a cominciare dai comuni e dalle province contrari. So che l’opera non ricade in termini materiali sul territorio della provincia di Teramo, però questa subisce l’effetto concreto sulle risorse idriche e quindi deve essere coinvolta. Non parlo di dati formali, ma di un coinvolgimento sostanziale affinché si ascoltino le parti al fine di addivenire ad un progetto completamente differente, che abbia come obiettivo la tutela delle risorse idriche e la sicurezza dei tecnici e degli scienziati che lavorano nel laboratorio.
        Credo che questo sia un
iter nuovo e interessante, che prende atto di un braccio di ferro durato più di dieci anni e che adesso vede uno stop netto a quel progetto, che rischia di valere per altri dieci anni. O si acquisiscono elementi e scenari nuovi oppure non ritengo che una semplice valutazione di impatto ambientale sulla terza canna, sempre quella, possa portare a sciogliere il nodo, la situazione di scontro, le diversità di opinioni nel mondo scientifico e politico, che attraversano in modo trasversale destra e sinistra.
        Raccolgo – ed è anche mia – una forte preoccupazione su un progetto assai discutibile, legato al raddoppio di un laboratorio che ormai non si farà più. C’è una sentenza del TAR che ha fermato tutto e, quindi, siamo nelle migliori condizioni per ripartire su basi completamente diverse, rifacendo dall’origine il progetto, cercando di capire che cosa si può fare di alternativo che coniughi le due fondamentali esigenze di sicurezza dei lavoratori e di tutela delle risorse idrogeologiche. È quanto auspico a conclusione dei lavori della nostra Commissione.

        CICOLANI (FI). Signor Presidente, condivido l’impostazione della relazione. Vorrei soltanto aggiungere qualche considerazione a quelle della senatrice Donati.

        La cosa che più colpisce è che siamo in presenza di un’opera prevista più di dodici anni fa. Non solo non si è attuata una legge (quindi la volontà del Parlamento, che era non soltanto quella di mettere in sicurezza la vita dei lavoratori, ma soprattutto quella di ampliare il laboratorio), ma dopo dodici anni esaminiamo un progetto che ha perso forse la parte più pregiata per ripiegare su un obiettivo importante – perché riguarda comunque la sicurezza di 40 o 50 persone – ma certamente meno strategico nell’interesse generale della collettività.
        Senatrice Donati, la prima parte del suo ragionamento è condivisibile, mentre non lo è affatto la seconda parte, perché è proprio un atteggiamento mentale come il suo che porta a situazioni di stallo. Non sta a noi dire se bisogna rifare il progetto oppure no; una volta che si compie una procedura di impatto ambientale, essa ha intrinsecamente la necessità di valutare diverse soluzioni, e lei lo sa benissimo. È obbligatorio fare lo studio di impatto ambientale mettendo a confronto le varie soluzioni e chiarire perché dal punto di vista ambientale se ne scelga una piuttosto che altre. Quindi, ripeto che non spetta a noi dire se occorre rifare il progetto oppure no: si tratta del risultato della procedura.
        Inoltre, una volta adottata tale procedura, dobbiamo credere in essa. Anche se è comprensibile, si rischia di cadere in una situazione di eccesso di tutela, che può diventare un elemento negativo. Se la commissione che valuta l’impatto ambientale ha un livello scientifico inadeguato, allora cambiamola, ma una volta formulata la valutazione, se c’è uno scienziato nel mondo che non è d’accordo, non possiamo metterla in dubbio, altrimenti non si combina niente. Soprattutto, sotto il profilo politico, diventiamo altoparlanti di persone che non sono legittimate, a scapito delle istituzioni che poniamo in essere.
        Per questo, non condivido la conclusione della senatrice Donati di rifare il progetto. Lasciamolo dire a chi ha la competenza per poterlo asserire.
        Mi ha colpito molto la sentenza del TAR, quasi che compisse un’attività che non gli compete. In realtà, dopo l’approvazione del collegato sulle infrastrutture, intervenuta a valle della decisione del TAR (infatti la pubblicazione sulla
Gazzetta ufficiale è avvenuta ad agosto), l’atto amministrativo costituito dalla delibera del CIPE ha assunto il valore di un atto legislativo, perché con l’articolo 13 noi gli attribuiamo dignità di legge. Se le motivazioni, in ipotesi, dato che non conosciamo la sentenza, fossero quelle accennate dalla senatrice Donati, cioè la capacità del TAR di entrare addirittura nel merito «politico» se un’opera è di interesse nazionale oppure no, oggi, per effetto del collegato infrastrutturale, il TAR non sarebbe più in grado di compiere una valutazione di questo genere. Quindi, se qualcuno pensa di ricorrere al TAR per delegittimare la delibera del CIPE del 21 dicembre 2001 credo sbagli, perché oggi tale delibera è praticamente legge dello Stato e non un provvedimento amministrativo.

        PRESIDENTE. Fermo restando che acquisiremo al più presto la sentenza del TAR, come adesso osservava il senatore Cicolani, non sono d’accordo che i tribunali, sia pure amministrativi, si possano sostituire al Parlamento per entrare nel merito delle scelte di volta in volta compiute. Invece il TAR ha il diritto di giudicare gli aspetti di legittimità e, quindi, in una procedura potrebbe rilevare delle violazioni rispetto a quanto previsto dalle norme approvate dal Parlamento.

        Nel merito, a nome della Commissione, se siamo d’accordo, siccome siamo al di fuori di una prassi consolidata, che rientra nell’ambito di una iniziativa politica che si è concretizzata anche nel sopralluogo, potrei scrivere al Ministro rendendo noto che la Commissione ha effettuato un sopralluogo, ha acquisito alcuni elementi e, alla luce delle normative prodotte e delle dispute esistenti sul territorio rispetto all’esigenza di costruire questo terzo traforo, suggerisce al Ministro l’opportunità che egli si avvalga delle procedure previste dalla legge obiettivo.
        Infatti, non credo che il TAR sia in condizione di giudicare se un’opera può essere inserita o meno nell’elenco delle opere strategiche: questo lo decidono il Governo e il Parlamento. Tuttavia, una volta inserita tra le opere strategiche, il Governo è obbligato a seguire le procedure previste – secondo me – ripartendo da capo, nel senso che una volta individuato il progetto, quale esso sia, si procede ad una nuova valutazione di impatto ambientale e si utilizza la procedura prevista dalla legge n. 443 del 2001 e dalla conferenza dei servizi.
        Questa è l’opinione prevalsa nella Commissione, anche a seguito del sopralluogo effettuato, che potremmo sottoporre al Ministro. In questa maniera, potrebbe dare disposizioni all’ANAS di individuare il progetto da sottoporre a valutazione di impatto ambientale, alla luce delle questioni sollevate; poi potrebbe convocare la conferenza dei servizi prevista dalla legge obiettivo.

        PEDRAZZINI (LP). Sono d’accordo con quanto ha detto il Presidente.

        Una volta stabilito che i laboratori non devono essere ampliati, se gli interventi riguardanti la sicurezza devono interessare solo le persone forse quanto previsto è sovradimensionato, basterebbe qualsiasi opera a scavalco di collegamento con il secondo traforo; se invece la sicurezza deve riguardare anche le attrezzature, allora l’opera può avere una sua giustificazione. Si è sempre parlato di sicurezza in senso lato.
        Quanto chiesto dal Presidente mi trova perfettamente d’accordo, perché potrebbe essere anche l’occasione per valutare quale opera si voglia realizzare realmente. Il progetto del 1990, a mio avviso, è oramai superato ed è inutile riprenderlo in esame.

        PRESIDENTE. Non sono disposto ad accettare che i TAR possano giudicare nel merito le decisioni politiche del Parlamento, mentre li rispetto quando intervengono con giudizi di legittimità.
        BRUTTI Paolo
(DS-U). Il TAR è intervenuto sulla base di un ricorso. In ogni caso, sarebbe il caso di esaminare la sentenza.
        PRESIDENTE. Se non si fanno osservazioni, resta stabilito che acquisirò non appena possibile le motivazioni della sentenza del TAR per poi, eventualmente, far presente al ministro Lunardi la necessità di una procedura di costruzione dell’opera che contempli tutte le fasi previste dalla legge obiettivo, compresa la valutazione di impatto ambientale.

        Dichiaro concluso lo svolgimento della relazione sul sopralluogo e rinvio il seguito dell’indagine conoscitiva ad altra seduta.

        I lavori terminano alle ore 9,55.


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