FINANZE E TESORO (6a)

MERCOLEDI' 3 APRILE 2002
71a Seduta (antimeridiana)

Presidenza del Presidente
PEDRIZZI


Intervengono, ai sensi dell'articolo 48 del Regolamento, l'onorevole Vincenzo Scotti, presidente dell'Associazione concessionari Bingo e i dottori Luciano Consoli, Stefano Voltan, Alfredo Medici e Ramon Monros, membri del direttivo della medesima Associazione.

La seduta inizia alle ore 8,35.


SULLA PUBBLICITA' DEI LAVORI

Il presidente PEDRIZZI fa presente che è pervenuta la richiesta, ai sensi dell'articolo 33, comma 4, del Regolamento, di attivazione dell'impianto audiovisivo, in modo da consentire la speciale forma di pubblicità della seduta ivi prevista e avverte che, ove la Commissione convenga nell'utilizzazione di tale forma di pubblicità dei lavori, il Presidente del Senato ha già preannunciato il proprio assenso.

Non facendosi osservazioni, la forma di pubblicità di cui all'articolo 33, comma 4, del Regolamento, viene adottata per il prosieguo dei lavori.


PROCEDURE INFORMATIVE
Seguito dell'indagine conoscitiva sul settore dei giochi e delle scommesse: audizione dell'Associazione concessionari Bingo (Ascob).

Il presidente PEDRIZZI, dopo aver riepilogato i temi oggetto dell'indagine ed in particolare le specifiche problematiche connesse all'apertura delle sale Bingo in Italia, dà la parola al presidente dell'Associazione concessionari Bingo, onorevole Vincenzo Scotti.

L'onorevole SCOTTI fa presente che l'Associazione rappresenta la maggioranza dei concessionari delle sale Bingo, un settore di attività del tutto innovativo per l'Italia, caratterizzato da grandi innovazioni tecnologiche, elevate capacità manageriali e un elevato livello di occupazione qualificata. Preliminarmente, egli fa presente che il mercato dei giochi, in generale, per poter funzionare correttamente e assicurare un'effettiva competizione richiede regole chiare ed efficaci e controlli adeguati. Per tale motivo, l'Associazione apprezza la decisione di procedere ad un riordino delle regole e dei controlli dell'intero comparto a partire dalla creazione di un unico centro di responsabilità tecnico-amministrativa. Al contempo, l'Associazione esprime apprezzamento per l'iniziativa conoscitiva posta in essere dalla Commissione al fine di valutare tutte le problematiche connesse sia al settore dei giochi che all'introduzione delle sale Bingo in particolare.
Passando ad illustrare le caratteristiche proprie del Bingo, egli fa presente che tale gioco, con forti somiglianze con la tombola, si gioca in una sala opportunamente attrezzata con sofisticati macchinari informatici, resa accogliente dalla presenza di molti servizi per la famiglia e tali da renderla un centro di incontro e di socializzazione. Tali allestimenti comportano per l'operatore consistenti investimenti iniziali, con un'occupazione diretta che va dalle 30 alle 40 unità, che rendono molto differente l'attività di gestione delle sale dalla gestione di altri giochi. Inoltre, il regime di concessione, con un collegamento in rete tra la singola sala e l'organo statale di controllo, porta ad un'assoluta trasparenza nella gestione stessa.
L'oratore si sofferma poi ad illustrare analiticamente l'iter per l'attribuzione delle prime 420 concessioni previste nel bando e l'apertura delle sale Bingo, dando partitamente conto delle difficoltà e dei ritardi accumulati nell'apertura delle singole sale, tali da non consentire il rispetto dei termini previsti dal bando di gara. I ritardi sono stati determinati da una pluralità di fattori, riconducibili all'elevato numero di domande di concessione, alle procedure di autorizzazione di competenza degli enti locali, alla oggettiva difficoltà di completare i lavori di allestimento, nonché a causa della presentazione di numerosi ricorsi al tribunale amministrativo. In alcuni casi, l'apertura delle sale Bingo ha incontrato difficoltà e ritardi anche a causa di un'errata percezione di tale attività da parte di comitati di cittadini o di abitanti di particolari quartieri. Egli però esprime la convinzione che in molti casi all'origine delle difficoltà nell'apertura delle sale vadano individuati precisi interessi a non far decollare le nuove sale. Pur sottolineando le disfunzioni e le cause dei ritardi esterne agli operatori, l'oratore non nasconde la circostanza che, in alcuni casi, siano gli stessi concessionari ad essere causa di tali ritardi. Esistono alcuni operatori che, pur concessionari, non hanno alcuna intenzione di investire per realizzare le sale, puntando invece sulla vendita a terzi del diritto in graduatoria. In tali casi, la direzione dei Monopoli di Stato ha provveduto ad effettuare i sopralluoghi e ad accertare che i lavori di allestimento non erano ancora iniziati: esistono quindi i presupposti per perseguire e revocare la concessione.
Dopo aver ricordato le misure recate dalla legge finanziaria per il 2002 in tema di apertura delle sale Bingo, l'oratore fa quindi presente che il 13 marzo è scaduto il termine per l'apertura delle sale: per circa 214 aggiudicatari di concessione tale data risulta fondamentale, poiché solo il 60 per cento di questi è in grado di affrontare il collaudo. Alcune decine di casi andranno invece attentamente analizzate per l'esistenza di motivi di forza maggiore o di sospensione dei termini per provvedimento amministrativo, mentre per i rimanenti casi, circa 40 - 50, non esiste alcune intenzione di aprire o sussistono le condizioni per la revoca. Dopo aver dato conto del numero delle sale aperte, egli dichiara che l'obiettivo è quello di aprire entro il mese di maggio circa 260 sale. In tale condizione, è stata opportuna la proroga del termine del 13 marzo disposta in sede di esame del disegno di legge n. 1182, ma le condizioni poste per usufruire di tale proroga non appaiono condivisibili, poiché rischiano di dare origine a ulteriori difficoltà. Per quanto riguarda quindi il completamento delle procedure per l'apertura delle sale, il suggerimento dell'Associazione è di attivare una forte azione di controllo e accertamento delle diverse situazioni da effettuarsi in tempi ristretti per concludere tutti i collaudi ancora pendenti: si potrà autorizzare così l'apertura, nei casi di completamento dei lavori, accordare limitate proroghe per completare i lavori, nei casi giustificati, e segnalare ai Monopoli eventuali casi di richiesta di giusta causa; infine, si procederà alla revoca della concessione in tutti gli altri casi. In tale contesto, l'Associazione ritiene doveroso esprimere seria preoccupazione per l'ipotesi di allargare da subito il mercato a 800 sale, prima che si completi l'apertura delle 420 sale previste. Dai dati in possesso dell'Associazione, emergono infatti difficoltà delle 149 sale già in attività, soprattutto per gli alti costi di investimento e di gestione imposti dal modello utilizzato di sale Bingo: dovendosi allestire sale finalizzate all'intrattenimento e alla socializzazione, senza poter contare su ulteriori elementi trainanti - quali il premio accumulato, la possibilità di svolgere partite multiple nazionali, la attivazione di apparecchi automatici e semiautomatici nelle sale stesse - molte sale non sono in grado di produrre utili come previsto. Per contrastare le difficoltà di avvio e comprimere i costi, l'Associazione ritiene essenziale richiamare l'attenzione su una serie di misure urgenti, prima di espandere ulteriormente l'offerta, per consolidare e sostenere l'espansione della domanda. Innanzitutto, un'efficace azione di contrasto alle attività di gioco non assoggettate alle leggi e ai prelievi erariali, il riesame dei limiti posti allo spostamento del sito delle sale già aperte, l'assunzione della scelta territoriale specifica per evitare la presenza di più sale in un limitato ambito territoriale, l'effettuazione di una campagna di informazione sul Bingo e l'ampliamento dell'offerta nelle singole sale secondo le caratteristiche precedentemente illustrate.
L'oratore si sofferma poi ad illustrare le misure e le attività previste al fine di contrastare ed arginare il fenomeno della ludopatia, sottolineando, inoltre, il raccordo tra l'Associazione e gli organi di pubblica sicurezza per evitare infiltrazioni criminali nella gestione delle sale.
Nella consapevolezza che le attività di gioco soffrono o hanno sofferto di un certo discredito sociale e delle preoccupazioni connesse alle infiltrazioni della criminalità, egli esprime la convinzione che non si possa differenziare tra giochi "buoni" e "cattivi", ma che tutte le attività di gioco presentino risvolti positivi, se legali e regolamentate. La prima battaglia da condurre è quindi quella per sconfiggere i giochi illegali, come parte integrante della lotta alla malattia dell'azzardo. Egli ritiene infatti che anche la regolamentazione di attività oggi in qualche modo associate a settori della criminalità organizzata o ad attività illecite, come i videopoker o le slot machines, possa costituire un importante passo avanti per la lotta alla criminalità. Da tale punto di vista, egli esprime apprezzamento per l'ipotesi di istituire un nucleo specializzato della Polizia di Stato come una vera e propria "Polizia dei giochi". In generale, è opportuno eliminare le barriere di ingresso al mercato dei giochi, semplificare la filiera produttiva e distributiva, separando nettamente i ruoli di chi gestisce e di chi distribuisce. Passando a commentare le ipotesi di riordino del settore, egli dà conto delle esperienze compiute in vari Paesi dell'Unione europea e negli Stati Uniti, insistendo sulla necessità di valutare globalmente il mercato, esposto alla concorrenza internazionale e alla introduzione di nuove modalità di gioco attraverso la rete informatica. Anche da tali considerazioni, emerge la necessità di procedere ad una liberalizzazione controllata del mercato, abbinata ad un'azione precisa di repressione e controllo, riducendo pertanto la competitività relativa del gioco illegale e inasprendo le pene, al fine di ridurre l'interesse del giocatore per l'offerta illecita.

Interviene quindi il senatore BOREA, a giudizio del quale l'elevato costo dell'investimento iniziale per l'apertura delle sale Bingo può, in alcuni casi, favorire l'infiltrazione di gruppi criminali, ai fini del riciclaggio di proventi illeciti. Alle proposte illustrate dal presidente Scotti, egli ritiene opportuno aggiungere la valutazione dei requisiti morali dei richiedenti le concessioni, nonché il divieto di cessione delle concessioni già ottenute.

Interviene il senatore COSTA il quale, riportando alcune osservazioni critiche del vescovo di Lecce, si sofferma sugli aspetti di pericolosità sociale collegati alle patologie del gioco. D'altro canto, egli condivide la sottolineatura dell'onorevole Sotti sulla necessità di contrastare i fenomeni di devianze e di patologie, nonché di reprimere le attività illecite. Tutto ciò considerato, egli ritiene opportuno, riducendo anche le previsioni di entrata per l'erario, porre dei limiti, sia temporali che quantitativi, al gioco del Bingo e inasprire i controlli.

Il senatore LABELLARTE condivide l'impostazione della Associazione per quanto riguarda l'equilibrio tra liberalizzazione del settore e consolidamento dell'attività di controllo. Egli chiede informazioni sul numero di persone occupate attualmente e dichiara di condividere le preoccupazioni circa il possibile ampliamento del numero delle concessioni.

Il senatore EUFEMI apprezza le osservazioni svolte dall'onorevole Scotti, in particolare per quanto riguarda le ipotesi di devoluzione agli enti locali di una parte dei proventi erariali derivanti dal Bingo, l'ipotesi di istituire la polizia dei giochi, e l'ipotesi di separare nettamente la proprietà della rete dalla gestione della stessa.

L'onorevole SCOTTI risponde ai quesiti facendo presente che le preoccupazioni espresse per i risvolti sociali non possono investire esclusivamente le sale Bingo, ma riguardano l'intero settore dei giochi e che, per tali motivi, gli strumenti di sostegno a favore dei ludopati e di prevenzione contro le infiltrazioni criminali riguardano l'intero comparto. La vera emergenza riguarda invece la lotta al gioco illegale e clandestino, nonché la riduzione di quella zona grigia del comparto caratterizzata dall'assenza di regole. Per quanto riguarda la gestione dei giochi e scommesse, egli ribadisce la necessità di separare la proprietà della rete dalla gestione, introducendo elementi di effettiva competitività.

Il presidente PEDRIZZI esprime qualche perplessità sull'ipotesi di istituire la "Polizia dei giochi", sottolineando il rischio che essa si sovrapponga alle competenza già esistenti e alle funzioni svolte attualmente dalla Guardia di finanza.

A giudizio dell'onorevole SCOTTI, la specializzazione di un nucleo della Polizia di Stato nel contrasto del gioco clandestino appare quanto mai significativo, pur nella consapevolezza che solo il coordinamento tra le forze di polizia può garantire il raggiungimento di effettivi risultati.

Interviene quindi il dottor CONSOLI, il quale, rifacendosi alla documentazione consegnata alla Presidenza, dà conto analiticamente del numero delle sale in attività e delle persone impiegate, nonché dei tipi di contratto di lavoro utilizzati in tale settore. Egli illustra quindi i risultati di un'indagine di mercato sul tipo di pubblico che frequenta le sale Bingo, dai quali si evince che il carattere prevalente è quello di luogo di socializzazione e di relazione sociale. Per quanto riguarda le preoccupazioni sulle patologie legate al gioco, egli ritiene possibile devolvere una parte delle entrate a favore di coloro che si occupano di tali patologie.
Da ultimo, ritiene essenziale, per sostenere l'equilibrio economico delle singole sale, ampliare l'offerta con l'introduzione di partite multiple o con la distribuzione del jackpot, lasciando peraltro liberi gli imprenditori di offrire o meno tali prodotti.

Il presidente PEDRIZZI congeda gli intervenuti e dichiara conclusa l'audizione.


DIFFERIMENTO DELL'ORARIO DI INIZIO DELLA SEDUTA POMERIDIANA

Il presidente PEDRIZZI avverte che la seduta pomeridiana di oggi, già convocata per le ore 14,30, avrà inizio alle ore 15.

La seduta termina alle ore 9,30.

INDAGINE CONOSCITIVA,
SUL SETTORE DEI GIOCHI E DELLE SCOMMESSE

8º  Resoconto  stenografico

SEDUTA DI MERCOLEDÌ 3 aprile 2002

 

Presidenza del presidente PEDRIZZI

INDICE

Audizione dell’Associazione concessionari Bingo (Ascob)

    * PRESIDENTE
 
Pag. 3, 13, 17  e  passim

    * BOREA (UDC:CCD-CDU-DE)
 
13

    COSTA (FI)
 
14

    * EUFEMI (CCD-CDU:BF)
 
15

    LABELLARTE (Misto-SDI)
 
14

    CONSOLI
 
Pag. 17

    * SCOTTI
 
3, 16, 17


 

        N.B.: L’asterisco indica che il testo del discorso è stato rivisto dall’oratore.

        Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Nazionale: AN; Unione Democristiana e di Centro: UDC: CCD-CDU-DE; Forza Italia: FI; Lega Padana: LP; Democratici di Sinistra-l’Ulivo: DS-U; Margherita-DL-l’Ulivo: Mar-DL-U; Verdi-l’Ulivo: Verdi-U; Gruppo per le autonomie: Aut; Misto: Misto; Misto-Comunisti italiani: Misto-Com; Misto-Rifondazione Comunista: Misto-RC; Misto-Socialisti Democratici Italiani-SDI: Misto-SDI; Misto-Lega per l’autonomia lombarda: Misto-LAL; Misto-Libertà e giustizia per l’Ulivo: Misto-LGU; Misto-Movimento territorio lombardo: Misto-MTL; Misto-Nuovo PSI: Misto-NPSI; Misto-Partito repubblicano italiano: Misto-PRI; Misto-MSI-Fiamma Tricolore: Misto-MSI-Fiamma.

        Intervengono l’onorevole Vincenzo Scotti, presidente dell’Associazione concessionari Bingo, e i dottori Luciano Consoli, Stefano Voltan, Alfredo Medici e Ramon Monros, membri del direttivo della medesima Associazione.
        I lavori hanno inizio alle ore 8,35.
PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione dell’Associazione concessionari Bingo (Ascob)
        PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito dell’indagine conoscitiva sul settore dei giochi e delle scommesse.
        Comunico che, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento, è stata chiesta l’attivazione dell’impianto audiovisivo e che la Presidenza del Senato ha già preventivamente fatto conoscere il proprio assenso. Se non ci sono osservazioni, tale forma di pubblicità è dunque adottata per il prosieguo dei lavori.
        Ringrazio l’onorevole Vincenzo Scotti, presidente dell’Associazione concessionari Bingo (Ascob) per la sua presenza odierna.
        Com’è noto, l’articolo 12 della legge Tremonti-
bis prevede un riordino del settore dei giochi e la costituzione della cosiddetta Agenzia dei giochi. Zone d’ombra, sovrapposizioni, duplicazioni, flop di qualche lotteria, ci hanno indotto a svolgere questa indagine conoscitiva per conoscere come stanno effettivamente le cose in questo settore che, oltretutto, fino a poco tempo fa è stato amministrato in «condominio» dall’Agenzia delle entrate e dai Monopoli di Stato, con concessioni, attivazioni di reti informatiche differenziate (e quindi aggravi di costi) e il lancio, ad esempio, delle sale Bingo accompagnato da centinaia di ricorsi al TAR per quanto riguarda le graduatorie.
        La vostra associazione è stata convocata proprio per conoscere il vostro giudizio, essendo voi concessionari delle sale Bingo, sui punti di forza e di debolezza di questo nuovo settore dei giochi che è balzato, tra l’altro, agli onori delle cronache anche per problemi strettamente di ordine pubblico, ad esempio per la difficoltà di accedere alle sale giochi. Una delle motivazioni alla base del lancio del Bingo era la «familiarizzazione», la socializzazione dei partecipanti al gioco medesimo: mi si riferisce che, ad esempio, la velocità delle giocate sia invece un fattore che non consente affatto la socializzazione, in particolare da parte degli anziani.

        SCOTTI. Ringrazio la Commissione per la convocazione, che abbiamo apprezzato in modo particolare.
        La nostra associazione rappresenta la maggioranza degli operatori dell’ultimo arrivato nel mercato dei giochi. In questo mercato operano, anche nel nostro Paese, imprese che si misurano con le grandi innovazioni tecnologiche, particolarmente informatiche, che richiedono elevate capacità manageriali, assicurano un elevato livello di occupazione qualificata e contribuiscono in modo consistente alle entrate fiscali dello Stato.
        Il mercato dei giochi, per poter funzionare correttamente e assicurare una effettiva competizione, richiede regole chiare ed efficaci e controlli adeguati. Per questo la nostra associazione ha apprezzato la decisione del Governo e del Parlamento di procedere a un riordino delle regole e dei controlli, a partire dalla creazione di un unico centro di responsabilità tecnico-amministrativa, con il fine di mettere ordine in una legislazione cresciuta sotto la spinta delle necessità di regolamentazione del singolo gioco senza un riferimento all’insieme del mercato e alla necessità di una omogenea disciplina per giochi differenti.
        In questo contesto ci è sembrato estremamente saggio l’avvio dell’indagine conoscitiva della vostra Commissione, quale premessa a ogni innovazione seppur necessaria ed urgente. Siamo perciò ad esporvi alcune problematiche del segmento del mercato dei giochi rappresentato dal Bingo, ma senza mai perdere di vista l’insieme del mercato e il modo con cui viene disciplinato nei Paesi a noi più simili, a partire da quelli che fanno parte dell’Unione europea.
        Il gioco del Bingo, pur avendo nell’antica tombola il suo progenitore, costituisce una grande novità per le sue caratteristiche e modalità di svolgimento. Il Bingo, come ben sapete, si gioca in una sala opportunamente attrezzata con sofisticati macchinari informatici, resa accogliente dalla presenza di molti servizi per la famiglia e tali da renderla un centro di incontro e di socializzazione. Questo comporta per l’operatore un consistente investimento che si può quantificare in media intorno ad 1,5-2 milioni di euro e dà luogo ad una occupazione diretta che va dalle 30 alle 40 unità, con elevati livelli retributivi mensili che sono stati stabiliti per contratto di lavoro, già oggi stipulato dalle parti. Siamo dinanzi ad aziende di piccola-media dimensione che richiedono la presenza di
manager e tecnici qualificati.
        Il regime di concessione, con un collegamento in rete tra la singola sala e l’organo statale di controllo, porta ad una assoluta trasparenza nella gestione e al massimo di garanzia per tutti coloro che vi lavorano. Queste caratteristiche rendono il Bingo diverso da quasi tutti gli altri giochi, che sono basati su una semplice rete, senza grandi investimenti, e sulla distanza fisica e temporale tra giocatore e risultato. Per meglio esplicitare queste telegrafiche notazioni vi consegneremo i risultati di una indagine commissionata da una delle nostre società associate all’Istituto IPR Marketing tra il febbraio e il marzo di quest’anno per analizzare le caratteristiche assunte dal primo impatto del Bingo con gli italiani.
        Fatta questa premessa, vorremmo rapidamente soffermarci sulla strada percorsa fino ad oggi per evidenziare luci ed ombre e sottolineare come, nonostante tutte le difficoltà incontrate, siamo di fronte comunque a un risultato positivo.
        Alla data del 22 gennaio 2001 1.348 società di persone fisiche presentavano domanda per la gara di assegnazione delle 420 concessioni iniziali di sale Bingo e delle restanti 380 in graduatoria. Essendo prevista dal bando la disponibilità dei locali presentati in gara, le 1.348 società cominciavano a pagare affitti di decine di milioni di lire al mese solo per tenere aperta la disponibilità del locale. Per l’elevato numero dei partecipanti e per un ricorso presentato la valutazione di tutti i progetti ha richiesto 6 mesi; il 16 luglio 2001 veniva pubblicato il decreto con la graduatoria ufficiale dei primi 420 e dei secondi 380 assegnatari, ai quali veniva poi richiesto di riconfermare gli impegni assunti in fase di presentazione della domanda, e cioè la disponibilità dei locali e l’impegno a realizzare effettivamente il progetto ed approntare la sala in 150 giorni, ovvero in cinque mesi, agosto incluso. In quella circostanza facemmo subito presente che assegnare solo cinque mesi per la conclusione dei lavori, quando ce ne erano voluti sei per valutare i progetti, avrebbe creato qualche problema, anche perché la graduatoria era stata pubblicata a fine luglio ed era probabile che fino a metà settembre si sarebbero scontati i ritardi dovuti alle ferie estive, riducendo in tal modo a tre mesi i cinque assegnati.
        Non volendo mettere in discussione il termine dei 150 giorni, chiedemmo allora che si concordasse con l’Associazione dei comuni italiani una «corsia preferenziale» per l’esame, da parte dei comuni, delle diverse domande di autorizzazione, in modo da poter sostenere lo sforzo degli imprenditori per il rispetto del termine dei 150 giorni e nell’interesse generale sia di chi investe che dello Stato: entrambi, infatti, avevano fretta di avviare il gioco. Purtroppo nessuna comunicazione è stata inviata all’Associazione delle autonomie locali, né sono state predisposte informative per agevolare la definizione degli orientamenti in presenza di un’attività nuova. Ogni comune, in assenza di una specifica informazione preventiva della gara, della graduatoria e delle caratteristiche delle sale Bingo, si è regolato in modo differente, creando difformità tra comune e comune nel trattamento dei singoli assegnatari. D’altra parte i comuni, non esistendo una specifica categoria nella quale ricomprendere le attività delle sale Bingo, in alcuni casi hanno autorizzato i lavori in regime di semplice dichiarazione di inizio di attività, in altri hanno richiesto l’esame della commissione urbanistica per una vera e propria concessione edilizia,
iter questo che richiede di solito tempi che vanno dai 2 ai 12 mesi a seconda dei comuni.
        In presenza di tali ritardi, non dovuti certo alla volontà dell’imprenditore, che avrebbe avuto tutto l’interesse ad aprire la sala Bingo al più presto, si è arrivati alla scadenza dei termini dei 150 giorni, ovvero al 13 dicembre 2001, con solo 4 sale aperte e 31 assegnatari ritirati: cioè poco meno del 10 per cento degli assegnatari; di fronte alle difficoltà subentrate ed allo stesso ritardo dei tempi di assegnazione e dovendo pagare gli affitti senza avere alcuna certezza, questi o avevano perduto la disponibilità dei locali o si erano arresi, rendendosi conto dell’impossibilità di rispettare i termini.
        Il Parlamento, in sede di legge finanziaria, ha recepito l’oggettiva difficoltà del rispetto dei tempi ed ha autorizzato un prolungamento degli stessi fino a un massimo di 90 giorni per permettere il completamento dei lavori, imponendo però il pagamento di una penale di 1.000 euro al giorno.
        Gli imprenditori aggiudicatari delle concessioni, pur non essendo responsabili dei ritardi, hanno accettato tale condizione, anche se si riservano di rivalersi nei confronti di chi ha generato i ritardi.
        Nel corso di questi 90 giorni di proroga, sono state collaudate ed aperte circa 130 altre sale, e per la metà di esse è stata comminata una penale media di 40.000 euro, che si è andata ad aggiungere alla spesa di più di un anno di affitto dei locali – in media 100.000 euro – ed al valore dell’investimento, mediamente di 1.500.000 euro.
        In presenza della dilatazione dei costi un ulteriore 10 per cento di assegnatari si è arreso e ha rinunciato al proprio posto in graduatoria.
        Il 13 marzo 2002 è scaduta la proroga dei 90 giorni che imponeva comunque a tutti gli assegnatari di presentare domanda di collaudo. I Monopoli di Stato, nella qualità di affidatari del controllo del buon andamento del gioco, hanno predisposto numerose commissioni di collaudo per concludere entro il mese di marzo tutti i collaudi richiesti. Alla data del 13 marzo 2002 la situazione era la seguente: le sale collaudate ed operative erano 133, i ritiri e le revoche erano 67 mentre non vi erano notizie per le rimanenti 200 sale. Anche se è auspicabile che tutti abbiano ricevuto le autorizzazioni e le concessioni comunali per tempo e che abbiano quindi completato i lavori nei termini del 13 marzo, non è così per tutti. Anzi, alcuni operatori in questi mesi si sono dibattuti in ulteriori difficoltà: cantieri sequestrati, richieste di sottoporre le concessioni ad altre commissioni (come quelle provinciali urbanistiche), esposti alle procure da parte dei vicini o addirittura di comitati costituiti appositamente da cittadini scontenti dell’apertura della sala Bingo vicino ai loro appartamenti o negozi. In molti casi tutto ciò è frutto di disinformazione o cattiva informazione da parte delle autorità locali e degli stessi cittadini che temono qualcosa che non conoscono. Questi casi il più delle volte si risolvono con qualche incontro e tanto buon senso da parte di tutti. Ma non sempre è così, e molti sono i casi dove è legittimo pensare, facendo peccato ma non sbagliando, che altri interessi siano all’origine delle difficoltà. Interessi politici, come uno scarso gradimento dell’imprenditore che ha vinto e magari l’invidia di uno che ha perduto. Interessi economici, magari nascosti dietro circoli, comitati o associazioni, che vedono insidiate voci di entrate di tombole e simili dall’apertura della sala Bingo. Interessi assolutamente privatistici di chi, magari potente locale, non gradisce una sala nelle vicinanze della sua residenza. Sono anche queste le ragioni e gli interessi che determinano i ritardi, come anche i circa 172 ricorsi al TAR ricordati dal Presidente.

        Sottolineando queste disfunzioni e cause dei ritardi non possiamo né vogliamo far apparire tutti gli assegnatari immuni da colpe. Faremmo un cattivo servizio a coloro che contro tutto e tutti, e sono la maggioranza, insistono e vogliono aprire le sale Bingo. Sappiamo, e lo abbiamo denunciato, che ci sono alcuni che non avendo nessuna intenzione di investire e realizzare le sale, hanno tentato di vendere a terzi il diritto in graduatoria, e che ancora oggi a tempo ampiamente scaduto, tentano di fare mercimonio di un titolo. Questi assegnatari, oltre a gettare discredito sulla categoria dei concessionari con i loro tentativi, hanno generato sospetto nel sistema bancario, rendendolo più prudente anche nei confronti di coloro che avevano ottime intenzioni, ma ancor più hanno creato danno a quegli imprenditori in graduatoria che dal loro ritiro tempestivo sarebbero potuti partire per realizzare la sala. Senza contare ovviamente il danno all’erario.
        In questi ultimi mesi, da fine gennaio ad oggi, la direzione dei Monopoli di Stato ha provveduto ad effettuare decine di sopralluoghi nei siti in cui si devono aprire le sale. In molti casi si è accertato che i lavori non erano neanche iniziati. Esistono quindi i presupposti per perseguire e revocare la concessione a tutti coloro che non avendo iniziato i lavori non abbiano neanche informato la direzione dei Monopoli delle oggettive difficoltà incontrate a livello locale.
        Torniamo ora alla scadenza del 13 marzo 2002. Abbiamo detto che questa data è stata fondamentale per 214 aggiudicatari di concessione. Secondo le nostre informazioni circa il 60 per cento di questi è in grado di affrontare il collaudo, anche se non tutti hanno terminato i lavori. Alcune decine di casi andranno invece attentamente analizzati per l’esistenza di motivi di forza maggiore o di sospensione dei termini per provvedimento amministrativo (Napoli e Catania). Mentre per i rimanenti casi, che secondo le nostre informazioni sono circa 40-50, o non esiste alcuna intenzione di aprire, ma non è stata comunicata la rinuncia, o sussistono le condizioni per la revoca. In altri termini i 214 aggiudicatari in scadenza possono essere così classificati: 130 lavori completati o in completamento, 40 giusta causa o graduatoria sospesa, 44 soggetti a revoca.
        Considerando l’interesse dell’Erario ad aprire il prima possibile il numero maggiore di sale e preservando anche l’interesse di quegli imprenditori che hanno investito ingenti capitali, nonostante i ritardi loro imposti dagli
iter burocratici, l’obiettivo finale potrebbe essere quello di concludere entro il mese di maggio la prima fase con 260 sale aperte, 40 sale in ritardo per giusta causa, 114 ritiri o revoche, per un totale di 414 sale.
        Considerando tutto quanto sopra esposto, aver portato ad apertura il 72 per cento delle sale sarebbe senz’altro un successo per la nostra categoria, ma soprattutto per l’Erario e per i Monopoli di Stato che hanno gestito l’intera operazione.
        La recente proroga di 60 giorni, approvata da questo ramo del Parlamento, ha posto la condizione dell’accertamento relativo al completamento del 75 per cento dei lavori al prossimo 30 aprile, cioè a 13 giorni dalla scadenza del termine di proroga. Tale condizione, se giusta in linea di principio, appare assolutamente inutile e soprattutto inapplicabile in concreto e quindi rischia soltanto di dar origine a numerosi ricorsi per obiettive difficoltà nell’applicazione della norma.
        In definitiva il suggerimento che questa associazione si sente di dare alla direzione dei Monopoli di Stato è quello di esercitare una forte azione di controllo e di accertamento delle diverse situazioni, da effettuarsi in un tempo ristretto tramite commissioni qualificate che svolgano tutti i 214 collaudi rimasti: autorizzando l’apertura nei casi di completamento dei lavori; accordando limitate proroghe per completare i lavori per giustificati e comprovati motivi; segnalando ai Monopoli eventuali casi di richiesta di giusta causa; revocando la concessione in tutti gli altri casi.
        Un concreto segnale per tutta la categoria potrebbe essere la costituzione di una commissione consultiva (direzione dei Monopoli e Ascob) per esaminare i casi più delicati e per predisporre eventuali protocolli operativi anche per gli aspetti gestionali.
        E’ comunque opinione di questa associazione che, tranne i casi di giusta causa o sospensione di graduatoria, la prima fase dovrà concludersi non oltre il mese di maggio per poter poi procedere ai subentri degli aventi diritto in graduatoria e, nelle province sprovviste di tale graduatoria, alla pubblicazione di un bando di gara per reintegrare le prime 420 assegnazioni. Riteniamo fin d’ora doveroso esprimere la nostra seria preoccupazione nell’ipotesi che si voglia allargare subito il mercato a 800 sale, prima che si completino le 420 sale, e che queste abbiano trovato un discreto equilibrio. I dati sull’attività delle prime 149 sale, trasmessi in tempo reale all’organo di controllo, mostrano, nonostante la novità del gioco, delle serie preoccupazioni sui conti economici dei gestori delle sale. Bisogna infatti ricordare che la nostra legge istitutiva del «Bingo» ha assunto come modello quella spagnola che, per le caratteristiche del gioco e della sala (socializzazione), ha come conseguenza un più elevato costo di gestione rispetto ad altri modelli come, ad esempio, quello inglese. Nonostante ciò, la legge italiana non ha previsto, ad esempio, la possibilità di elementi trainanti per il gioco quali il
jackpot (o premio accumulato) che permette ai giocatori in certe circostanze di vincere premi più elevati di quelli normali, la possibilità di partite multiple nazionali, regionali o locali, con sistemi di interconnessione e, infine, la possibilità di prevedere la presenza nelle sale Bingo anche di apparecchi automatici, semiautomatici ed elettronici di abilità o di intrattenimento.
        Onorevoli Senatori, noi pensiamo che se alcune sale dovessero chiudere prima ancora della fine del primo esercizio sarebbe un grave colpo per tutto il settore. Per questa ragione la nostra associazione, ritenendo che la prevenzione sia la migliore delle terapie, vuole richiamare la vostra attenzione su una serie di misure urgenti che abbiamo così sintetizzato: prima di espandere l’offerta dobbiamo fare tutto quanto è necessario per consolidare l’esistente e sostenere l’espansione della domanda con le seguenti misure: azioni di contrasto alle attività di gioco non assoggettate alle leggi ed ai prelievi erariali, come quella di S. Marino, che nel nostro Paese, soprattutto in alcune regioni, raggiungono dimensioni rilevanti e che in alcuni casi già oggi impediscono il decollo di alcune sale Bingo; riesame dei limiti posti allo spostamento di una sala da un sito rilevatosi per un complesso di ragioni inidoneo ad un altro più opportuno; assunzione della scelta territoriale specifica per la concessione di eventuali altre concessioni, onde evitare la presenza di più sale in un limitato ambito territoriale con la conseguente diseconomicità delle sale; autorizzazione a chi lo richieda a destinare una percentuale del montepremi come
jackpot locale, con uno specifico regolamento e l’emissione di un apposito provvedimento di autorizzazione; autorizzazione di possibili «partite multiple» nazionali, regionali o locali con sistemi di interconnessione; autorizzazione all’orario flessibile di 48 ore settimanali; effettuazione di una campagna nazionale di informazione sul Bingo per superare anche i molti pregiudizi e le disinformazioni che stanno caratterizzando l’avvio del gioco in Italia; una attività di informazione e raccordo con gli enti locali per la soluzione dei problemi all’origine dei ricordati ritardi e all’avvio dell’attività delle sale. La nostra associazione ritiene che forse la devoluzione agli enti locali interessati di una piccola aliquota del gettito tributario potrebbe essere un segnale positivo per una maggiore attenzione degli amministratori locali alle nostre problematiche, che non si esauriscono certamente con l’avvio delle attività delle sale.
        Da alcuni cittadini e da alcune autorevoli personalità sono stati posti alla nostra attenzione problemi che riguardano figure patologiche di giocatori. Siamo perfettamente consapevoli, per la piccola parte che ci riguarda rispetto al numero complessivo dei giocatori, dell’importanza del problema sollevato, di cui ci siamo fatti carico fin dal primo momento, assecondando la scelta di «sale di intrattenimento e di socializzazione» che il nostro Paese ha fatto per le sale Bingo. Stiamo cercando di fare molto di più, consapevoli che per l’affermarsi del gioco del Bingo in Italia è determinante mantenere quel carattere sano di «luogo di intrattenimento», intervenendo tempestivamente quando qualche frequentatore della sala dovesse mostrare segni di «ludopatia». A questi fini, d’intesa con alcune associazioni che si dedicano alla cura di queste persone, abbiamo previsto un codice etico e un’informativa costante su come comportarsi di fronte a casi sospetti. Noi siamo come una buona «cantina» che considera un alcolista un pericolo per sé stesso ma anche per l’attività della medesima cantina.
        Analogo discorso abbiamo fatto con le autorità di polizia, sia per garantire la sicurezza nelle sale, sia per evitare infiltrazioni criminali di ogni tipo. La nostra associazione e alcuni nostri associati sono stati all’origine di un proficuo rapporto tra l’Amministrazione dei Monopoli e il dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’interno. Di conseguenza, abbiamo visto con favore l’iniziativa della Polizia di Stato di dar vita a una «polizia dei giochi», che deve operare in simbiosi con la Guardia di finanza per le sue specifiche competenze.
        Sulle questione più specifiche del trattamento fiscale delle sale Bingo vi consegniamo un breve appunto su quanto è stato finora fatto e su un aspetto particolare che deve essere ancora regolamentato.
        Onorevoli senatori, consentiteci a questo punto di rappresentarvi il nostro punto di vista sul problema più generale del riordino del settore dei giochi, partendo da una classificazione degli stessi. Una prima suddivisione da fare è senz’altro quella tra giochi del caso e giochi di abilità. La differenza è ovvia e risiede nel diverso coinvolgimento del giocatore e di quanta abilità sia richiesta. I giochi casuali non richiedono abilità o conoscenza particolare e dipendono da estrazioni, come il Lotto il Superenalotto, le lotterie o il Bingo. I giochi di abilità invece richiedono un impegno mentale e un pronostico più o meno ragionato; sono di questo tipo le scommesse sportive e ippiche, il Totocalcio e affini, le
slot machine. In realtà, questa prima suddivisione non sempre corrisponde totalmente ai comportamenti dei giocatori; abbiamo infatti abilità sul giocare numeri ritardatari del Lotto e ci affidiamo al caso in molti pronostici sportivi. Possiamo quindi avvalerci di una seconda categoria che ci aiuti a classificare meglio i diversi giochi, cioè quella del livello di coinvolgimento emotivo. Esistono infatti giochi «caldi», come il Bingo, le slot e alcune scommesse ippiche, e giochi «freddi», come tutti gli altri nei quali esiste un differimento temporale tra il pronostico, l’evento-estrazione e la vincita. I primi di solito vengono vissuti in compagnia ed in luoghi pubblici e l’immediatezza ne facilita l’emozione e la curiosità socializzante anche nei non giocatori. Una terza ed ultima categoria la possiamo rintracciare nelle motivazioni profonde che spingono al gioco. Vi sono giochi risolutivi ai quali si chiede di cambiarci la vita con la vincita decisiva, come il Superenalotto e la lotteria, e altri giochi di intrattenimento dai quali non ci aspettiamo grandi vincite ma emozione, adrenalina, divertimento e un po’ di soddisfazione in se stessi per l’abilità mostrata. Volendo incrociare le tre diverse categorie potremmo definire un profilo specifico per ogni gioco.
        Pur avendo superato da tempo la scomunica sociale del gioco, sembra ancora riemergere un tentativo di classificare i giochi in buoni e cattivi: il Lotto è buono, le
slot machine sono cattive. La verità è che tutti i giochi sono buoni se legali e cattivi se illegali, e non solo perché lo Stato e gli operatori del settore avranno cura di regolamentare e prevenire gli eccessi, ma soprattutto perché l’illegalità stimola la patologia, aggiunge emozione all’emozione.
        La prima battaglia da condurre è quindi quella per battere i giochi illegali, togliergli i vantaggi ottenuti dalla passività o dall’assenza dello Stato. La lotta al gioco illegale è parte integrante della lotta alla «malattia dell’azzardo». Il cosiddetto giocatore compulsivo non ama essere visto, preferisce la discrezione e la riservatezza e cerca la complicità offertagli dal gioco clandestino.
        Non ci sfugge la coincidenza tra l’apertura delle prime sale Bingo, la chiusura di alcune sale clandestine e una campagna di criminalizzazione del Bingo. Nascosti dietro le rispettabili opinioni di cittadini scontenti dall’apertura delle sale Bingo nel loro quartiere, si coprono anche e soffiano sul fuoco gli interessi di centrali malavitose e dell’usura che vedono i loro fiorenti traffici insidiati dalle sale legali del Bingo. D’altra parte, la criminalizzazione dei
videopoker e i ritardi nella loro regolamentazione altro non rischiano di essere che un regalo alla criminalità organizzata. Se si vuole combattere la criminalità nel settore dei giochi si faccia subito una legge che autorizzi le slot machine, con i limiti e i controlli che riterrete più opportuni, e si reprima con decisione ogni attività illecita.
        Rispettare le leggi e le regole, anche quando possono essere lacunose, è un merito e un dovere; ad ogni dovere deve però corrispondere un diritto. In queste settimane i nostri associati, di fronte a qualche campagna di stampa contro i pericoli del gioco legale, si chiedono perché la lotta contro il gioco clandestino non viene inasprita, perché i
bookmaker clandestini, i Bingo clandestini, mascherati da circoli ricreativi, non si fanno chiudere.
        Noi siamo lieti – l’ho già affermato – dell’istituzione di quella che viene chiamata comunemente Agenzia dei giochi e salutiamo con piacere, accanto alla Guardia di finanza e ai Carabinieri, la formazione di un nucleo specializzato della Polizia di Stato. Ma non è sufficiente: occorre che si addivenga rapidamente ad un riordino generale del settore che liberalizzi, semplifichi e controlli.
        A nostro avviso è preliminare liberalizzare il settore da quelle barriere poste per anni all’ingresso di nuovi operatori, semplificare la filiera produttiva e distributiva separando nettamente i ruoli di chi gestisce e distribuisce e controllare con tutti gli strumenti le attività lecite e reprimere quelle illecite. Il coinvolgimento della rete distributiva è fattore indispensabile alla buona riuscita del riordino, come dimostra il fallimento del Lotto telefonico, osteggiato e fatto fallire perché in contrasto con gli interessi della rete tradizionale di vendita.
        Come vorremmo che fosse questo riordino? Questa indagine conoscitiva, propedeutica al riordino, deve rispondere a questa domanda nell’interesse dello Stato, dei cittadini utenti e di tutti gli operatori economici impegnati.
        La nostra organizzazione è l’ultima arrivata, anche se molti dei nostri associati hanno precedenti esperienze nelle scommesse e nelle ricevitorie. L’essere neofiti ci consiglierebbe il silenzio, ma siamo convinti che proprio questa nostra particolarità ci permetta una visione più unitaria del problema. Del resto siamo stati i primi a promuovere e ad invitare tutti i protagonisti del settore a riunirsi in una unica confederazione che possa interloquire adeguatamente con il Parlamento, il Governo e, soprattutto, con la direzione dei Monopoli.
        In estrema sintesi vi esporrò, onorevoli Senatori, alcune riflessioni generali, frutto anche di esperienze internazionali di alcuni dei nostri associati e di uno studio sulle legislazioni degli altri Paesi che stiamo svolgendo. Limitandoci alla sola Europa, andiamo da un sistema completamente statalista in Francia ad uno semplicemente autorizzativo nei Paesi Bassi. Qualunque sia il sistema prescelto, tutti gli Stati considerano il settore dei giochi come una voce rilevante del prelievo cosiddetto «volontario» e di conseguenza si sono posti il problema di come difendere tali voci di entrate dalla concorrenza di paradisi fiscali
off-shore che, attraverso Internet, offrono giochi, scommesse e casinò on-line con montepremi favolosi ovviamente non gravati da prelievi, tasse e aggi di nessun genere. Qualcuno ha calcolato in 1,5 milioni di euro al giorno la spesa degli italiani in giochi su Internet.
        Questo della sovranazionalità della rete è un problema comune non solo all’Europa ma valica l’oceano. Anche Canada e Stati Uniti lo hanno affrontato con scarsi risultati, ma certamente con molta più decisione di quanto si sia finora fatto in Europa. Le varie agenzie federali americane esercitano un rigido controllo sui siti dei giochi off-shore ma, ad esempio, non hanno scelto la strada della repressione dell’offerta (cosa invero assai complicata); si sono invece concentrati nel perseguire la domanda, ponendo severe pene ai cittadini americani che accedono o utilizzino tali siti. Questa opera di controllo comincia a dare positivi risultati, ma occorre considerare che l’offerta legale negli USA è assai vasta e quindi i montepremi off-shore hanno un minor appeal nel pubblico americano di quanto lo abbiano in Europa e soprattutto in Italia. Del resto ogni tentativo «autarchico» e di difesa da ingerenze telematiche è destinato a fallire, come si stanno rendendo conto anche nel Regno Unito dove, con un recente «Libro bianco», hanno radicalmente invertito la rotta, dal proibizionismo alla liberalizzazione controllata, come hanno scritto molti commentatori dopo la notizia del varo della nuova legge sui casinò e sul gioco.
        Oltre a questo «fronte esterno» dell’offerta telematica
off-shore, gli Stati europei stanno in vario modo affrontando anche il «fronte interno» del gioco illegale.
        A questi due fronti l’Italia ne aggiunge un terzo, del tutto caratteristico e peculiare, quello dell’area grigia del non regolamentato, che quindi non contribuisce alle entrate dello Stato non per attività illecita ma più semplicemente perché lo Stato non è ancora riuscito ed assoggettarlo a prelievo. Stiamo parlando ovviamente del settore dell’automatico sul quale tanto si è detto anche nelle precedenti audizioni e tante proposte si affollano e si contrastano. Anche su questo argomento, come su quello dei giochi illegali come il totonero, le scommesse clandestine e i Bingo clandestini, ci può essere di conforto l’esperienza di chi ha già affrontato il problema.
        In questo caso siamo andati in Spagna, patria del Bingo, ma anche tra i maggiori produttori di
slot machine e per molti aspetti simile all’Italia. Dopo un lungo periodo di illegalità, con la fine del franchismo, nella seconda metà degli anni ’70, la Spagna regolarizza molte attività, tra cui il Bingo, ma costituisce parallelamente due organi centrali di controllo: la comisiòn del juego e la brigada del juego, esattamente corrispondenti alla nostra Agenzia e al corpo speciale di Polizia dei giochi.
        Pur tuttavia la vera vittoria sul gioco illegale la Spagna la ottiene quando autorizza e regolamenta le attività legali come il Bingo e le
slot-machine con forme tali da renderle competitive con quelle illegali in termini di montepremi. Per il Bingo autorizza premi aggiuntivi ai classici linea (cinquina) e Bingo e anche forme di gioco interconnesso tra più sale che aiutano la crescita e la distribuzione dei montepremi. Queste misure le abbiamo indicate come urgenti nei paragrafi precedenti. Per le slot machine istituiscono la percentuale minima di vincite (oltre l’85 per cento) che le macchine debbono distribuire. Ancora una volta la vittoria sull’illegalità viene raggiunta dal combinato disposto dei due fattori decisivi. Liberalizzazione controllata e azione di repressione e controllo.
        In una tabella successiva abbiamo riportato anche il confronto della regolamentazione delle
slot machine in alcuni Stati americani.
        In altre parole, riducendo la competitività del gioco illegale e inasprendo le pene si riduce l’interesse dello stesso giocatore per l’offerta illecita. L’una azione senza l’altra risulta inefficace.
        Onorevole Presidente e onorevoli senatori, a nostro avviso l’occasione del riordino non deve essere perduta. Gli errori commessi in altri Paesi prima di noi possono aiutarci a fare una regolamentazione avanzata e moderna.

        PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Scotti per questi nuovi spunti di riflessione che certamente offriranno un contributo per il lavoro della Commissione e per aver affrontato l’argomento da una prospettiva che fino ad oggi non si era evidenziata in nessuna delle precedenti audizioni.
        BOREA
(UDC:CCD-CDU-DE). Signor Presidente devo esprimere ammirazione per la puntuale relazione svolta dall’onorevole Scotti, il quale effettivamente ha dato anche a me, che sono digiuno di questo nuovo settore specifico del Ministero dell’economia e delle finanze, connesso in particolare alle autorizzazioni inerenti al gioco del Bingo, la possibilità di comprendere meglio talune questioni.
        Ho annotato due o tre considerazioni che intendo svolgere non solo per arricchire il dibattito, ma anche per avere ulteriori elementi da cui far scaturire magari dei suggerimenti per la stessa Associazione concessionaria del gioco del Bingo.
        Mi ponevo il problema della esosità del costo iniziale delle sale Bingo perché, soprattutto in alcune zone del Sud, spesso agli interessi economici sono legate possibili infiltrazioni di organizzazioni camorristiche o mafiose che hanno interesse a mettere le mani su questa florida attività di gioco che consentirebbe loro di riciclare denaro sporco, ma anche di dotarsi di un paravento di un’attività legale dietro la quale continuare, sotto l’egida di un’autorizzazione dello Stato, a svolgere traffici illegali di varia natura.
        Questa riflessione nasce anche dalla notizia che un illustre e serio avvocato penalista della zona di Lamezia Terme, l’avvocato Torquato Ciriaco, il mese scorso è stato barbaramente ucciso perché sembrerebbe che si fosse interessato di un ricorso connesso ad un’autorizzazione relativa alle concessioni.
        Alle riflessioni puntuali legate alle proposte e agli spunti contenuti nella relazione del presidente Scotti aggiungerei la valutazione dei requisiti di carattere morale dei richiedenti delle aggiudicazioni delle concessioni e un rigore formale, quasi un’inibizione, delle cessioni degli assegnatari in graduatoria a favore di altri soggetti, in modo da non favorire le organizzazioni criminali.

        COSTA (FI). È una garanzia che presidente dell’Associazione sia l’onorevole Scotti, che per esperienza e sensibilità non ha trascurato l’aspetto dell’eventuale devianza che può correlarsi alle sale Bingo.
        Il vescovo del capoluogo della mia provincia, invero attento osservatore, ha già rilevato la presenza di aspetti legati all’usura e alla malavita in connessione con la recente apertura di alcune sale. È vero che è difficile rimanere sordi alle richieste di un mercato sovranazionale, anche se personalmente non avrei mai aperto le sale Bingo, tuttavia, laddove accade, non bisogna trascurare un problema legato agli orari. È vero che il Bingo ha un genitore nella Tombola, che però veniva praticata per un periodo limitato dell’anno, ma in generale qualsiasi gioco, quando diventa abitudinario e ripetitivo, può andare incontro a devianze. Gli orari di apertura delle sale dovrebbero essere oggetto di massima attenzione, oltre ad essere garantita una continua opera di «lavaggio».
        Sono convinto che gli assegnatari siano persone perbene. D’altra parte, la verifica fatta dalla pubblica amministrazione è tale che ci garantisce da questo punto di vista. In ogni caso, le tentazioni correlate al gioco ripetitivo, che a momenti può anche perdere la caratteristiche di gioco, sono tali che anche la persona più oculata e perbene può subire condizionamenti.
        A mio parere, perché il gioco rimanga tale, è necessario anzitutto che lo Stato non si affezioni troppo a questa contribuzione volontaria (mi è piaciuta l’espressione usata nella relazione, che non è esattamente quella che io sto enunciando), che non gioisca troppo di queste entrate, perché potrebbe anche essere portato a comportamenti che non assecondano più il gioco ma la devianza che dietro il gioco si può nascondere. Quindi, stiamo attenti a non determinare cointeressenze di sorta (è così che si determinano i problemi di località come Campione, sempre oggetto della nostra attenzione) e facciamo il possibile perché rimanga un gioco, nessuno abbia troppi interessi al riguardo e non si impongano eccessivi oneri ai gestori. In quest’ultimo caso si potrebbe porre il problema di come recuperare questi grossi oneri. Ricapitolando: poche pretese da parte dello Stato e limitazione nell’esercizio di queste sale che per la socializzazione certamente attirano l’attenzione anche di chi, come me, non crede molto al gioco oneroso a fini di socializzazione. Porre dei limiti è sempre utile: fare in modo che gli orari non coincidano con quelli scolastici e di lavoro abituali ed esercitare un’azione di «lavaggio» continuo. Nonostante che le sale abbiano aperto da poco, credo che se questo vescovo molto accorto e attento grida ogni giorno contro l’usura che assale e attanaglia il pensionato, condizionandolo e determinandolo psicologicamente fino al punto da determinargli una caduta nella salute, credo abbia buoni motivi per farlo.

        LABELLARTE (Misto-SDI). Sono d’accordo con il taglio dato all’audizione che punta all’allargamento dell’area della legalità attraverso un’azione combinata di produzione di regole giuste e di attività di controllo puntuali.
        Rispetto alla relazione volevo porre alcune domande, anche se forse qualche risposta è contenuta nell’indagine commissionata e che viene allegata.
        Una prima questione riguarda il personale. Come è noto, c’erano grandi aspettative per la creazione di numerosi posti di lavoro nel settore. L’attuale situazione del mercato sta rispondendo a queste enormi aspettative? Qualche informazione, anche superficiale, può esserci data sulla tipologia di rapporto di lavoro più diffusa in questo ambito?
        Un problema analogo riguarda la tipologia dei frequentatori. Un paio di visite personali mi pare confermino superficialmente l’impressione che le sale si stiano rivelando un luogo di socializzazione, che ci siano cioè delle persone normali, di una certa età, che ivi si recano per giocare in compagnia. Vorrei sapere se c’è qualche riscontro statistico.
        Condivido totalmente la tesi che ci ha esposto l’onorevole Scotti, cioè di sistemare prima queste 420 sale evitando di procedere in tempi rapidi all’apertura delle altre, cioè all’allargamento della graduatoria. Mi pare che l’orientamento iniziale dei Monopoli fosse differente; probabilmente si sarà modificato alla luce di quanto sta succedendo recentemente. Sono dunque favorevole a questa limitazione a 420 sale, almeno finché il mercato non esprimerà orientamenti più chiari rispetto alla possibilità di ampliare il numero delle licenze.
        Infine, qualche informazione sulla famosa questione del
jackpot e del gioco combinato in più sale. Con l’eliminazione del tetto al Superenalotto abbiamo visto che creare la prospettiva della grande vincita che cambia la vita modifica profondamente il fascino del gioco. La previsione di un jackpot può dipendere da una regolamentazione in sede di Monopoli oppure c’è necessità di un intervento legislativo?
        EUFEMI (UDC:CCD-CDU-DE). Ringrazio il presidente Scotti per l’ampia ed esaustiva relazione, certamente anche propositiva rispetto ai problemi che abbiamo sul tappeto. È stata posta la questione della sovranazionalità; trovo interessante l’ipotesi di devolvere una parte del gettito ai comuni, l’istituzione di un Corpo di polizia specializzato, di contrasto alla illegalità, come pure le problematiche connesse al cosiddetto mercimonio del titolo, aspetto questo che poteva essere sottovalutato; abbiamo avuto oggi anche l’indicazione di una terapia preventiva.
        Desidererei, ora, conoscere le valutazioni del presidente Scotti sul reale processo di liberalizzazione del mercato rispetto alle barriere all’entrata determinate dal possesso della rete. In secondo luogo, vorrei sapere se l’ultima modifica legislativa inserita nel decreto-legge relativo agli enti locali, che interveniva sulle autorizzazioni delle sale Bingo concedendo una proroga al 30 aprile, laddove fosse stato realizzato il 75 per cento dei lavori con una attestazione fatta con perizia giurata, potrebbe determinare una complicazione nell’intera vicenda. Infine, se rispetto ad una azione preventiva di controllo non si debba stringere la «griglia» e determinare una maggiore serenità nelle autorizzazioni.
        SCOTTI. Il dottor Consoli potrà successivamente rispondere ad alcune questioni specifiche relative all’indagine che è stata svolta.
        In primo luogo ringrazio per quanto è stato detto dai senatori intervenuti. Mi auguro che quanto ho avuto modo di riferirvi possa essere utile ai lavori della Commissione, soprattutto nella fase di riordino.
        Mi limito solo a due osservazioni rispetto a quanto è emerso dal dibattito. In primo luogo, vorrei far riferimento ad una preoccupazione generale che è emersa in vari interventi. Mi sembra utile sottolineare che questa preoccupazione deve riguardare l’intero sistema dei giochi, tenuto conto che il Bingo rappresenta solo una piccola parte dell’ammontare complessivo. Mi preoccupo quando mi accorgo che rispetto ai problemi oggi esistenti, come nel caso dell’usura o della ludopatia, che riguardano invece tutti i giochi e tutte le forme in cui essi si esprimono, si tende a circoscrivere la questione. Dobbiamo trovare strumenti di intervento, di sostegno, di prevenzione nell’ambito dell’intero sistema dei giochi per evitare fenomeni di ludopatia e, soprattutto, rimanere vicini a coloro che soffrono di tendenze di questo genere.
        Dai numeri relativi alle indagini svolte, sarà più facile accorgersi delle caratteristiche dei giocatori che frequentano le sale. Vorrei che su questo aspetto ci aiutaste a fornire un’informazione corretta. Noi ci siamo proposti di raggiungere questo obiettivo, motivo per cui abbiamo chiesto ai Monopoli di intraprendere una campagna di informazione corretta sul Bingo, nel quadro generale dei giochi. Questo è il motivo per cui abbiamo chiesto un rapporto più proficuo con gli enti locali.
        In secondo luogo, mi sembra importante soffermarmi sulla questione dei rapporti con la criminalità, un problema che anche in questo caso attiene a tutto il settore. Noi ci siamo preoccupati fin dal primo momento di coinvolgere la direzione dei Monopoli e il dipartimento di pubblica sicurezza nella questione. Siamo andati a sollecitare il dipartimento perché trovasse un’intesa con il Ministero delle finanze e con la direzione generale dei Monopoli per un’azione congiunta su questo terreno, sia di prevenzione che di repressione. Poniamo alla vostra attenzione l’urgenza di affrontare il gioco illegale, quella zona grigia di non intervento dello Stato che è molto ampia e diffusa e quella di avere una politica di liberalizzazione che aiuti il formarsi di una situazione in cui la repressione si aggiunga ad una regolamentazione del mercato che faciliti il contrasto all’illegalità. Le dimensioni del gioco illegale in Italia sono notevolissime. Si tratta di un fenomeno molto preoccupante che richiede certamente un’azione di prevenzione. Questo è il motivo per cui ci siamo soffermati nella relazione su tante proposte relative alle
slot machines, un settore che richiede un’urgente decisione da parte del Parlamento con norme legislative e da parte dell’Amministratore dei Monopoli per la parte che, in base all’articolo 12 della finanziaria, è stato delegificato.
        Un’ultima osservazione relativa all’intervento del senatore Eufemi. È essenziale il superamento delle barriere all’ingresso, cioè la distinzione tra proprietà della rete e gestione dei giochi. È un problema che riguarda tutti i sistemi di rete in Italia, sia per il settore telefonico che per quello elettrico. Bisogna arrivare ad un riordino in questa direzione, creando una vera e propria competizione oggi assolutamente inesistente per il settore dei giochi. Ciò avviene perché il controllo della rete e la responsabilità dell’organizzazione del gioco creano all’ingresso una barriera che fa nascere una situazione di mercato oligopolistico, se non monopolistico, con gravi conseguenze per l’Erario e per l’efficienza del gioco.
        PRESIDENTE. Presidente Scotti, la sua associazione ha dato un giudizio positivo sulla costituzione della polizia dei giochi. Lei è stato Ministro dell’interno e dunque ha una grande esperienza nel settore. Non sarebbe stato sufficiente incentivare, incrementare e ristrutturare nonché adeguare qualche sezione o dipartimento interno alla Guardia di finanza che già si occupa di tale settore piuttosto che creare un’ennesima polizia diversificata dai carabinieri, dalla Polizia di Stato o dalla Guardia di finanza?
        
SCOTTI. Signor Presidente, nel testo ho sottolineato la necessità di una sinergia tra Guardia di finanza, Arma dei carabinieri e Polizia di Stato in questo settore. È proprio il coordinamento il vero problema delle Forze di polizia del nostro Paese. Non mi sembra una scoperta dell’ultima ora. Specializzare alcuni uomini, all’interno della Polizia di Stato, nel contrasto all’infiltrazione criminosa nei giochi è importantissimo. I risultati saranno efficaci se l’azione di questa polizia sarà coordinata con quella degli altri corpi. Certamente la sua preoccupazione è data dal fatto che questo corpo di polizia potrebbe – cosa che non credo – agire autonomamente e prescindendo dalla presenza delle altre realtà.
        
CONSOLI. Mi limito ad alcune brevi risposte con riferimento ai quesiti posti dai senatori. Innanzitutto, oggi sono aperte 149 sale in Italia. Con riferimento al personale sono state assunte circa 5.300 persone. Siamo in regola con le indicazioni previste in fase di gara che indicavano una media di 30-35 persone per sala. A questi 5.309 occupati viene applicato un contratto nazionale del turismo con un addendum firmato dalla nostra associazione prima ancora dell’apertura delle sale specificatamente per questa categoria, in cui sono stabiliti i minimi contrattuali e una percentuale di start-up di 18 mesi con la possibilità – per il 25 per cento il contratto è a tempo indeterminato – di una flessibilità del 75 per cento a livello interinale. Vi è però un impegno a riesaminare la questione al termine di tale periodo per stabilire l’andamento del mercato e ridurre la parte di flessibilità integrandola con quella a tempo indeterminato.
        Dobbiamo qui constatare che vi è un notevole turn-over in questa prima fase. Il lavoro è molto duro per cui un buon 25-30 per cento di lavoratori, dopo soltanto qualche mese, tende ad abbandonare il lavoro. È un elemento di riflessione che va valutato attentamente. Bisognerà aspettare che venga meno questa fase legata alla novità per capire se a regime questo fenomeno continuerà a manifestarsi.
        Il pubblico che frequenta queste sale – è soltanto un dato che comunque fa riferimento alla ricerca che abbiamo lasciato agli atti – può essere così suddiviso. Il 12 per cento è un frequentatore singolo, il 32 per cento entra insieme al
partner, il 17 per cento con la famiglia e il 38 per cento con uno o più amici. Mi sembra un dato importante che sta a significare che la sala non è un luogo per solitari. In questo senso mi ricollego anche alle preoccupazioni di trasformare le sale Bingo in realtà in cui non vi sia socializzazione. Tenete conto che, come diceva il Presidente, per l’imprenditore il ludopate, cioè la persona malata, arreca un danno soprattutto per l’immagine della sala. Stiamo cercando dei collegamenti con volontari ed altre associazioni in grado di dare assistenza a questo tipo di fenomeni. Molto spesso questo tipo di problematiche viene segnalato dagli stessi concessionari o dai dipendenti, che l’altro hanno avuto una formazione anche in tale ottica.
        Forse dovremmo anche riflettere, come è avvenuto per la seconda estrazione del Lotto, sul fatto che alcuni fondi relativi ai giochi potrebbero essere destinati anche alla cura della malattia.
        In merito all’interconnessione o ad altre proposte che abbiamo presentato, il presidente Scotti affermava che in realtà in Italia abbiamo istituito il gioco del Bingo sul modello spagnolo, ma lo abbiamo realizzato solo per metà, cioè prevedendo la possibilità all’interno della sala non solo di giocare ma di avere anche l’
Internet cafè, l’angolo per i bambini, la ristorazione e quant’altro; non abbiamo invece ancora autorizzato altre forme di offerta, dal jackpot, all’accumulato, al pozzo e così via. Esistono decine di giochi aggiuntivi che ovviamente nulla tolgono, ma anzi rendono più variegata e divertente l’offerta di gioco. Con l’ultima legge delega basterebbe una autorizzazione dei Monopoli. Alle aziende che entrano in un mercato così competitivo, la nostra indicazione è di non imporre o obbligare, ma di dare spazio a queste possibilità. Ciò non toglie che alcune sale possano in una determinata zona assumere, ad esempio, una interconnessione locale rispetto ad altre che invece non lo ritengono opportuno. È una possibilità di articolazione che va lasciata, ovviamente con delle regole, sia agli imprenditori locali che alle organizzazioni nazionali.
        PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti intervenuti e dichiaro conclusa l’audizione.
        Rinvio il seguito dell’indagine conoscitiva ad altra seduta.
        I lavori terminano alle ore 9,30.

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