AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)

MERCOLEDÌ 20 LUGLIO 2005
537ª Seduta

Presidenza del Presidente
PASTORE
Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno D'Ali'.

La seduta inizia alle ore 15,10.

IN SEDE CONSULTIVA

(Doc. LVII, n. 5) Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2006-2009
(Parere alla 5ª Commissione. Seguito e conclusione dell'esame. Parere favorevole con osservazioni)

Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 19 luglio.

Il sottosegretario D'ALI' sottolinea come il Documento di programmazione economico-finanziaria nell'ambito di riduzioni di spesa non generalizzate, bensì mirate, intende salvaguardare il comparto sicurezza, in considerazione del rilievo che esso ha assunto anche alla luce dei recenti attentati terroristici e auspica che anche il Parlamento si esprima in tal senso. Auspica, in particolare, che la Commissione affari costituzionali segnali l'esigenza che il comparto sicurezza non solo non registri una contrazione di risorse bensì che ad esso siano riservati nuovi e più ampi finanziamenti destinati alla lotta al terrorismo, al miglioramento del controllo del territorio attraverso il rafforzamento del poliziotto di quartiere, al contrasto dell'immigrazione clandestina, nonché alla diffusione di strumenti tecnologicamente avanzati per l'accertamento dell'identità. Quanto agli aspetti concernenti la finanza pubblica locale è già in atto il confronto con le autonomie territoriali, con le quali si prevede di poter realizzare interventi idonei a realizzare sinergie tra i diversi livelli istituzionali, quali la lotta all'evasione, destinando alle autonomie locali una quota delle maggiori entrate che ne deriverebbero, o l'introduzione di tasse di scopo.

Interviene il senatore VILLONE (DS-U) chiedendo chiarimenti a quest'ultimo riguardo.

Il sottosegretario D'ALI' precisa che le associazioni degli enti locali hanno da tempo avanzato tale richiesta, sulla quale il Governo si è riservato di svolgere una riflessione: si tratterebbe di tasse finalizzate a finanziare determinati investimenti da parte degli enti locali. In tema di patto di stabilità interno ritiene necessario prevedere tetti distinti per la spesa corrente e per quella in conto capitale, incentivando gli investimenti pubblici locali; favorire le unioni di comuni e la produzione di servizi in forma integrata; accentuare il sistema di premi e sanzioni previsto dal patto al fine di migliorare la qualità della spesa, sottolineando peraltro che la gran parte degli enti territoriali ha rispettato i parametri del patto stesso. Il tema dei controlli sulla finanza locale non è oggetto del Documento di programmazione economico-finanziaria: ricorda peraltro che la legge n. 131 del 2003 contiene una disciplina allo scopo. Conclude segnalando che anche sulle modifiche al patto di stabilità interno è stato attivato il confronto con le autonomie territoriali, allo scopo di approdare a una manovra di finanza pubblica il più possibile condivisa.

Interviene quindi il presidente PASTORE il quale condivide l'opportunità di segnalare nel parere l'esigenza che il comparto sicurezza sia escluso da eventuali contrazioni di risorse e di indicare le finalità già individuate dal precedente intervento cui destinare prioritariamente le risorse del comparto stesso; chiede poi se il riferimento, contenuto nel Documento all'esame, alla particolare considerazione prevista per le aree a minoranza linguistica derivi dalla presunzione che esse siano aree svantaggiate.

Il sottosegretario D'ALI' ribadisce la necessità di una particolare considerazione di alcune peculiarità territoriali o sociali, precisando tuttavia che si prevede di intervenire a sostegno di tali peculiarità solo in presenza di effettive situazioni di svantaggio, quali ad esempio sono - a suo avviso - certamente le aree montane e le piccole isole.

Ha quindi la parola il senatore SCARABOSIO (FI), il quale, in merito alle cosiddette tasse di scopo, ritiene preferibile il ricorso all'aumento delle aliquote ICI in connessione al perseguimento di determinate finalità degli enti locali, anziché l'istituzione di nuovi tributi.

Il senatore MAFFIOLI (UDC) ricorda che i Comuni attualmente possono ricorrere a tali aumenti dell'ICI per reperire nuove risorse; tuttavia questa possibilità è preclusa ai Comuni che abbiano già deliberato l'aliquota massima. Segnala, piuttosto l'esigenza di modificare le disposizioni sul patto di stabilità interno che impediscono di utilizzare eventuali avanzi di bilancio. In tema di sicurezza segnala come siano crescenti i compiti di sicurezza affidati alla polizia locale, ritenendo opportuno incentivare tali fenomeni che consentono sinergie tra polizia locale e forze di polizia.

Il senatore VILLONE (DS-U) interviene per chiedere alcuni chiarimenti: tra gli interventi di semplificazione previsti dal Documento di programmazione economico-finanziaria, si prevede l'estensione del principio del silenzio-assenso, in merito al quale occorrerebbe comprendere se si tratti di un'estensione mirata a determinate fattispecie, ovvero prevista in via generale, paventando in quest'ultimo caso i rischi insiti in un'indiscriminata generalizzazione concernente procedimenti particolarmente sensibili, quali quelli - ad esempio - in materia di tutela dell'ambiente. La previsione di tasse di scopo è una richiesta frequentemente avanzata da parte degli enti locali, ma che costituisce, a suo avviso, uno strumento territorialmente regressivo, ossia suscettibile di differenziare fortemente gli enti territoriali a seconda della loro dislocazione sul territorio nazionale, e suscettibile di provocare effetti regressivi sul sistema fiscale, danneggiando i meccanismi di perequazione. Il consenso che può registrarsi su tali proposte deriva dal favore che su di esse manifestano gli enti locali con maggiore base imponibile: invita pertanto il Governo a un'attenta ponderazione degli effetti che simili strumenti potrebbero causare. Osserva come nel DPEF venga previsto il superamento dell'IRAP, senza indicare con quali risorse si intenda compensare il minor gettito, ritenendo assolutamente non soddisfacente il richiamo, a tal fine, alla lotta all'evasione e alla contraffazione. Dichiara inoltre di condividere la valutazione di assoluta inadeguatezza dei meccanismi perequativi previsti dal decreto legislativo n. 56 del 2000 contenuta nel Documento all'esame: dopo aver sottolineato come tali meccanismi sfavoriscano il Mezzogiorno, chiede di conoscere quali siano gli specifici profili di inadeguatezza sui quali il Governo intende intervenire e quali siano le soluzioni prefigurate. Infine, ritiene del tutto inadeguate le attuali risorse destinate al comparto sicurezza e che tale sottodimensionamento sia tra i motivi che provocano lo spostamento anche sulla polizia locale di funzioni di sicurezza, come sottolineato dall'intervento del senatore Maffioli, con il rischio di ingenerare situazioni di pericolo; rileva peraltro come dal DPEF non sembra emergere chiaramente l'impegno a un incremento delle risorse destinate a tale comparto, che egli ritiene invece indispensabile.

Il sottosegretario D'ALI', dopo aver ricordato che il Documento di programmazione economico-finanziaria detta solo le linee generali della manovra di finanza pubblica, sottolinea come nel Documento stesso sia esplicitato l'intendimento del Governo di assicurare adeguate risorse alle funzioni di sicurezza e auspica che nel disegno di legge finanziaria si preveda un loro incremento. Prende atto con soddisfazione che molti componenti della Commissione si sono espressi nel senso di condividere l'esigenza di garantire politiche della sicurezza sempre più efficaci.

Il presidente PASTORE segnala l'opportunità di avviare una riflessione sul sistema dei controlli sulla finanza locale, superando il pregiudizio secondo il quale dall'abrogazione dell'articolo 130 della Costituzione, operata dalla riforma del titolo V, discenderebbe l'impossibilità di prevedere qualunque forma di controllo. Ricorda l'inadeguatezza degli attuali strumenti, rimessi al giudice penale in caso di commissione di reati o alla Corte dei Conti nelle ipotesi di danno erariale, che costituiscono rimedi destinati a operare in un numero assai ridotto di casi e con tempi assai lunghi. Ritiene che il disegno di legge finanziaria potrebbe individuare alcuni principi fondamentali in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici, di cui all'articolo 117, comma terzo, della Costituzione, al fine di garantire l'omogeneità dei bilanci e dunque di agevolare i controlli.

Dichiarano di condividere i contenuti dell'intervento del presidente Pastore il sottosegretario D'ALI' e il senatore VILLONE (DS-U); anche il senatore AGONI (LP) concorda con l'intervento del Presidente, ritenendo che la semplificazione dei bilanci degli enti locali garantisca anche una loro maggiore trasparenza, consentendo così una maggiore comprensione da parte dei cittadini del federalismo fiscale.

Il relatore MALAN (FI), anche alla luce del dibattito svoltosi, propone di esprimere un parere del seguente tenore: " La Commissione, esaminato il documento in titolo, esprime, per quanto di competenza, parere favorevole, manifestando apprezzamento per l’attenzione riservata al federalismo fiscale, alla qualità della finanza pubblica a livello sia statale sia locale. A tal proposito ribadisce l’auspicio che si attui un’incentivazione ad una convergenza virtuosa in termini di rapporto residenti/dipendenti, nonché residenti/spesa corrente e in termini di servizi erogati. In particolare, segnala l’opportunità di inserire nella Legge Finanziaria, avvalendosi delle disposizioni del terzo comma dell’articolo 117 della Costituzione in materia di armonizzazione dei bilanci pubblici e di coordinamento della finanzia pubblica, disposizioni dirette a tali fini.

Considera favorevolmente le cinque linee di intervento in politica economica e le priorità finanziarie enunciate. In particolare, prende atto con soddisfazione del fatto che non verranno ridotte le risorse destinate alla sicurezza ed auspica anzi che esse vengano incrementate in modo tale da consentire il potenziamento del contrasto al terrorismo, del controllo del territorio, della lotta all’immigrazione clandestina e della diffusione del documento di identità elettronico.

Infine, quanto al federalismo fiscale, nelle more della sua attuazione, occorre assicurare che i trasferimenti di funzioni amministrative e delle risorse correlate siano comunque predisposti e realizzati, con criteri di gradualità e tenuto conto delle compatibilità generali di bilancio, secondo le procedure previste dall’articolo 7 della legge n. 131 del 2003.".

Il senatore VILLONE (DS-U) dichiara il voto contrario del suo Gruppo alla proposta di parere formulata dal relatore: dopo aver sottolineato come, in generale, il DPEF si caratterizzi sempre più come una raffigurazione fantastica della situazione in atto e delle prospettive future, rileva come il tentativo di configurare il documento all'esame come innovativo sia contraddetto dai suoi contenuti, i quali sono in continuità con i provvedimenti degli anni passati, in particolare mutuandone l'impostazione fondata su tagli alle risorse degli enti locali. Stigmatizza nuovamente la mancanza di ogni indicazione concreta degli strumenti per il reperimento delle risorse finanziarie, come anche di quelli destinati a compensare il mancato gettito derivante dalla riduzione dell'IRAP. Anche in tema di interventi per il Mezzogiorno il documento fornisce solo l'indicazione di obiettivi da perseguire senza individuare strumenti concreti, risultando pertanto inattendibile. Ribadisce di concordare con l'auspicio che alle funzioni di sicurezza siano destinate maggiori risorse. Osserva infine che le linee di intervento cui si fa riferimento nel Documento di programmazione economica e finanziaria e nella proposta di parere del relatore non possono essere richiamate senza una graduazione delle priorità, ricordando che la scelta politica di governo consiste proprio nell'individuazione delle priorità da perseguire.

Il senatore SCARABOSIO (FI) dichiara il voto favorevole del Gruppo di Forza Italia al parere predisposto dal relatore, condividendo in particolare il rilievo dato alle esigenze del comparto sicurezza.

Anche il senatore BONGIORNO (AN) dichiara il voto favorevole del proprio Gruppo, condividendo l'esigenza di assicurare un maggiore sostegno alle politiche di sicurezza, una maggiore attenzione ai problemi del Mezzogiorno e ai problemi del controllo della finanza locale.

Il senatore MAFFIOLI (UDC) dichiara il voto favorevole del suo Gruppo al parere del relatore.

Anche il senatore AGONI (LP) dichiara il voto favorevole del proprio Gruppo, sottolineando l'importanza di un rafforzamento delle politiche di sicurezza, che sono funzionali anche a garantire un settore trainante per l'economia italiana quale quello del turismo.

Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sulle misure da predisporre per lo svolgimento delle campagne elettorali e l'esercizio del diritto di voto nella circoscrizione Estero: comunicazioni del Presidente sul sopralluogo effettuato in Argentina e in Brasile.

Prosegue l'indagine conoscitiva, sospesa nella seduta pomeridiana del 2 febbraio.

Il presidente PASTORE presenta una relazione, pubblicata in allegato al resoconto, in cui si dà conto degli incontri svolti durante il sopralluogo che una delegazione della Commissione ha compiuto in Argentina e Brasile dal 21 al 30 giugno. Nella relazione sono indicati gli interlocutori della delegazione e le principali problematiche emerse nel corso degli incontri, nonché le soluzioni che in tali occasioni sono state prefigurate; in particolare la relazione dà conto delle tematiche afferenti alla gestione dell’anagrafe degli elettori, al voto per corrispondenza, alle intese con i due paesi sudamericani, nonché all’informazione e alla campagna elettorale.
La Commissione prende atto. Il seguito dell’indagine è quindi rinviato. SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI

Il presidente PASTORE comunica che la seduta di domani, già convocata alle ore 14,30 non avrà più luogo.

La Commissione prende atto.

La seduta termina alle ore 16,20.



INDAGINE CONOSCITIVA SULLE MISURE DA PREDISPORRE PER LO SVOLGIMENTO DELLE CAMPAGNE ELETTORALI E L'ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VOTO NELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERO

Relazione sul sopralluogo effettuato in Argentina e in Brasile


Una delegazione della commissione si è recata in Argentina e in Brasile, nello scorso mese di giugno, per incontrare gli esponenti di alcune tra le più importanti comunità italiane, gli eletti nei locali Comites e nel Consiglio generale degli italiani all'estero nonché gli Ambasciatori d'Italia in quei paesi e i Consoli delle più importanti circoscrizioni argentine e delle città di Rio de Janeiro e San Paolo del Brasile.
Si sono riproposte, negli incontri con gli interlocutori della delegazione, alcune tra le questioni più rilevanti già considerate in altre, analoghe occasioni, in riferimento a diverse comunità all'estero: anzitutto quella dell'aggiornamento e della unificazione delle anagrafi, quindi quella delle intese previste dalla legge con i governi dei paesi nei quali vivono i cittadini italiani, le richieste di cittadinanza e, più in generale, le aspettative e le preoccupazioni che animano le comunità italiane riguardo all'esercizio del diritto di voto nelle prossime elezioni politiche.

1. Le anagrafi dei cittadini italiani e i riconoscimenti di cittadinanza
Negli incontri con l'Ambasciatore d'Italia in Argentina e con i responsabili dei più importanti uffici consolari in quel paese è stato affrontato, con notevole grado di approfondimento, il tema dell'adeguamento anagrafico: nelle anagrafi consolari argentine risultano inseriti complessivamente 640.418 cittadini italiani; a questi si aggiungono 425 mila italo-argentini che, anche in seguito alla grave crisi economica del paese, hanno chiesto la cittadinanza italiana. Per l'enorme numero di richieste, nel marzo 2003 la rete consolare ha dovuto sospendere la presentazione di nuove istanze. Prima del 2002 la rete consolare certificava in media la cittadinanza iure sanguinis di circa 20-25 mila persone l'anno. Nel 2002 vi sono stati 43 mila nuovi riconoscimenti, nel 2003 75 mila, nel 2004 oltre 44 mila. L'ambasciata italiana stima che, ove gli uffici consolari potessero mantenere tali ritmi di istruzione delle domande, nel volgere di 15 anni la popolazione di cittadinanza italiana in Argentina potrebbe superare il milione di persone.
Vi è stato, negli ultimi anni, anche un limitato fenomeno di emigrazione inversa, limitato a un numero variabile tra le 50 mila e le 70 mila persone che hanno lasciato l'Argentina munite di passaporto italiano, senza però essere necessariamente dirette in Italia. In definitiva, si può desumere che la grande maggioranza delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana, sia motivata da una ricerca di sicurezza per le incertezze economiche oltre che dalla possibilità di accedere liberamente negli Stati Uniti d'America e in altri paesi senza visto d'ingresso. Invece , non è significativa una motivazione connessa all'esercizio del diritto di voto nelle elezioni in Italia, né una reale aspettativa di emigrazione.
La mancata coincidenza tra i nominativi contenuti negli elenchi elettorali redatti dal Ministero dell'interno in occasione delle elezioni (o di referendum) e le risultanze delle iscrizioni negli schedari consolari, di fatto impedisce la partecipazione al voto di una quota consistente della collettività italiana in Argentina. Anche se gli elenchi elettorali più recenti hanno dimostrato notevoli progressi, resta comunque rilevante il numero degli iscritti negli schedari consolari che non sono inclusi negli elenchi elettorali.
Nel rapporto tra schedari consolari ed elenchi elettorali, il grado di allineamento è stato inferiore al 30 per cento per i referendum abrogativi del 2003, del 48 per cento nel marzo del 2004 in occasione delle elezioni dei Comites, ed è salito al 58,2% per i referendum abrogativi del 2005. Nel contempo, è cresciuto il grado di attendibilità degli elenchi elettorali, perché mentre nel 2003 ben il 40 per cento dei nominativi inclusi negli elenchi elettorali rappresentava errori o dati incompleti, tale quota di casi critici è scesa al 13,4 per cento nel 2004 e al 12,2 per cento nel 2005.
Nondimeno, a fronte di 568.572 cittadini potenziali secondo gli schedari consolari, nei referendum del 2005 solo 366.431 cittadini risultavano iscritti nell'elenco elettorale del Ministero dell'interno, con 45.037 nomi inesatti o incompleti: cosicché sono stati inviati, nell'occasione, 360.460 plichi elettorali, con un recapito reale di 274.667 plichi e 112.119 voti espressi.
Un ulteriore aspetto critico è costituito dal fatto che il calendario delle operazioni elettorali, fissato in termini molto serrati dalla legge 459 del 2001, non permette di poter raggiungere in tempo utile tutti gli elettori iscritti negli elenchi.
Dall'incontro con l'Ambasciatore d'Italia in Argentina e i titolari dei nove più importanti uffici consolari in quel paese, sono emersi altri elementi di valutazione: una difficoltà intrinseca di comprensione, da parte dei nostri connazionali, del sistema politico italiano, dei suoi attori e delle sue dinamiche. Ad esempio, la denominazione dei partiti e dei movimenti politici risulta di difficile interpretazione, dopo le rilevanti novità accadute nell'ultimo decennio.
Vi è, inoltre, una difficoltà di collegamento con i comuni italiani, per l'aggiornamento dei dati anagrafici: spesso alle richieste inviate via fax non seguono risposte o vi sono risposte molto tardive o parziali. In tale contesto, si segnala la particolare situazione del Comune di Roma, competente per i numerosi casi residuali non imputabili a un Comune specifico e in forte ritardo nell'aggiornamento dei dati. Inoltre, si è registrata una comune opinione circa l'impossibilità concreta di colmare il divario tra anagrafi consolari ed elenchi degli elettori, in tempo utile per le elezioni politiche del 2006. Come in altre occasioni, ad esempio nei casi di Melbourne e Sydney, è stata rappresentata la peculiare, intrinseca difficoltà di assicurare un aggiornamento tempestivo e attendibile dei dati anagrafici per i residenti all'estero, considerato che per definizione in quel contesto non vi sono gli strumenti normativi, amministrativi e operativi che invece si utilizzano in patria. L'anagrafe è una realtà in continua mutazione, la registrazione formale delle novità è invece affidata a fattori non sempre controllabili, come ad esempio la collaborazione o l'iniziativa degli interessati.
E' stata invocata, in proposito, la possibilità di organizzare e finanziare una campagna informativa per le notificazioni dei cambi di domicilio e comunque per la comunicazione di quello attuale. Inoltre, è stata manifestata l'opinione che a tali forme di collaborazione molti elettori potranno essere indotti, nel 2006, per l'azione che sarà svolta in tal senso, nel proprio stesso interesse, dai candidati alle elezioni.
Quanto alle autorità argentine, queste generalmente collaborano e non invocano impedimenti alla comunicazione di dati personali, connessi ad esempio alla tutela della riservatezza. Tuttavia neppure le autorità argentine sono in grado di seguire tempestivamente e con sufficiente grado di completezza i mutamenti anagrafici. Inoltre, con l'Argentina vige un accordo nello scambio degli atti dello stato civile, che in parte dà buoni risultati. Ma, in mancanza di un vero e proprio registro anagrafico, si ricorre a un istituto denominato domicilio elettorale.
Si è posto l'accento, quindi, sul fatto che il servizio elettorale assorbe notevoli risorse di tempo e di personale negli uffici consolari, a scapito degli altri servizi. D'altra parte, è stato segnalato da tutti i Consoli italiani il forte interesse al voto da parte dei concittadini. Secondo la gran parte degli eletti in Comites e nel CGIE incontrati a Buenos Aires, le difficoltà ben note relative alle anagrafi elettorali non sono tali da giustificare alcuna forma di ripensamento sul voto per corrispondenza e comunque si tratta di questioni in via di graduale, progressiva risoluzione.
Negli incontri svolti in Brasile con l'Ambasciatore d'Italia, con i Consoli generali di Rio de Janeiro e di San Paolo e con i rappresentanti delle comunità italiane, compresi gli eletti nei Comites e nel Consiglio generale degli italiani all'estero, sono stati trattati gli stessi argomenti: si segnalano, ancora, il mancato allineamento dei dati anagrafici e il vischioso flusso di informazioni tra Consolati, Ministero dell'interno e Comuni. Inoltre, si rileva un "potenziale di cittadinanza" molto elevato, che potrebbe mettere in crisi la rete consolare in caso di richieste generalizzate o anche solamente molto estese e alterare sensibilmente le proporzioni del corpo elettorale.
A Rio de Janeiro, gli iscritti agli elenchi degli elettori sono 21 mila su 36 mila cittadini iscritti negli schedari consolari, mentre vi sono 4.000 casi pendenti di richiesta di riconoscimento della cittadinanza. A San Paolo, meno della metà (76 mila) degli elettori (159 mila in totale) nel 2005 ha ricevuto il plico elettorale perché non iscritta all'AIRE. Inoltre, a San Paolo vi sono circa 160 mila persone in lista d'attesa per il riconoscimento della cittadinanza italiana. E' stato segnalato anche il fatto che l'elenco degli elettori viene reso noto ai Consolati, dal Ministero dell'interno, solo alla vigilia del voto, tanto che per le elezioni dei Comites a San Paolo vi sono stati gravi inconvenienti anche per la proposizione delle candidature, nell'incertezza, rimasta tale sino all'estremo limite, sul titolo (iscrizione nell'elenco degli elettori) presupposto sia per la candidatura, sia per le sottoscrizioni richieste per la presentazione delle liste.
Secondo alcuni, uno dei maggiori inconvenienti è in parte da attribuire alla mancanza di obblighi e sanzioni, a carico dei Comuni, quando questi non rispondono alle richieste di adeguamento anagrafico inoltrate dai Consolati.
Quindi, viene confermata la difficoltà, anche per i Consolati, di seguire le vicende anagrafiche degli italiani, poiché questi normalmente non si adoperano per far risultare i propri cambiamenti di status e di condizione, né vi sono quegli interessi che inducono, in pratica, a segnalare i cambiamenti poiché ciò, ad esempio, è necessario per accedere ai servizi erogati dalle amministrazioni pubbliche. Inoltre, mancano i mezzi coercitivi e operativi per apprendere e per registrare i dati, anche indipendentemente dalla volontà o dalla collaborazione degli interessati.
Quanto all'interesse dimostrato per l'istituto elettorale, sia dai rappresentanti nei Comites e nel CGIE eletti in Brasile, sia dagli esponenti delle associazioni incontrati a Rio e a San Paolo, emerge un orientamento univoco che richiama la piena e integrale applicazione della legge 459 del 2001, già dalle elezioni del 2006.

2. L'esercizio del diritto di voto
Le collettività italiane in Argentina e Brasile hanno testimoniato, negli ultimi anni, una concreta volontà di partecipare alle consultazioni alle quali sono chiamate.
La percentuale di partecipazione al voto referendario del giugno 2005 è stata, in Argentina, del 33,87% sul totale degli aventi diritto. Secondo quanto riferito nel corso degli incontri, oltre all'interesse a partecipare alla vita politica italiana, sul dato influisce probabilmente anche un fattore "locale", ossia la natura obbligatoria del voto nell'ordinamento argentino.
Anche la comunità italiana in Brasile ha dimostrato la tendenza a un'elevata partecipazione al voto, pari a circa il 30% degli aventi diritto; tale percentuale sconta peraltro una quota di schede pervenute oltre il termine fissato dalla legge per la validità del voto stesso: nel territorio del Consolato generale di S. Paolo, ad esempio, la percentuale di schede utilmente pervenute è pari al 27,16% degli elettori, mentre se ad esse si aggiungessero le schede pervenute oltre il termine di legge, la percentuale di partecipazione al voto salirebbe al 30,5%.
La consegna tardiva delle schede deriva sia dalla non chiara percezione da parte degli elettori dell'urgenza di esprimere il voto, considerando i tempi del servizio postale, sia dallo stesso dato oggettivo insito nella estensione della ripartizione, e dunque nelle enormi distanze che i plichi in molti casi devono percorrere.
Il problema di garantire la segretezza e la personalità del voto, in primo luogo assicurando un efficace invio dei plichi, è stato oggetto di approfondimento, in particolare durante il sopralluogo in Argentina, dove si erano registrate segnalazioni di casi di intercettazione dei plichi prima del loro arrivo ai legittimi destinatari in occasione delle elezioni dei Comites del 2004. Il recapito dei plichi per il referendum del 2005, affidato a un diverso ente, si è dimostrato efficace - con una percentuale di consegna dell'80,7% dei plichi - e affidabile, prevedendosi la consegna a una qualsiasi persona maggiorenne che si trovi nel domicilio del destinatario, che firma per ricevuta; sono previsti tre tentativi di consegna.

3. Le intese
In merito al requisito delle intese, mentre con il Brasile l'intesa risulta raggiunta, in un testo che appare conforme a quanto prescritto dalla legge n. 459/2001, più complessa si presenta la situazione in Argentina. Con scambio di note verbali è stato concordato che l'esercizio del voto per corrispondenza possa svolgersi in condizioni di eguaglianza, libertà e segretezza ed è stato altresì garantito che nessun pregiudizio per il posto di lavoro e per i diritti individuali dell'elettore derivi ai cittadini italiani in conseguenza della loro partecipazione alla attività di cui alla legge 459/2001. Tuttavia, quest'ultimo aspetto è sottoposto alla riserva delle previsioni in materia elettorale derivanti dall'accordo con l'Argentina in materia di cittadinanza del 29 ottobre 1971: tale accordo - tuttora in vigore - prevede che i cittadini italiani che avessero acquistato la cittadinanza argentina potessero conservare o riacquistare anche la cittadinanza italiana; il permanere della doppia cittadinanza è peraltro subordinato, dall'ordinamento argentino, alla sospensione dell'esercizio dei diritti politici inerenti la cittadinanza d'origine: l'accordo del 1971, infatti, prevede che ove il cittadino italiano eserciti il diritto di voto per il proprio paese d'origine, questi perda la cittadinanza argentina. Per superare tale situazione è stato predisposto un protocollo aggiuntivo all'accordo di cittadinanza del 1971, già negoziato e pronto per la firma, nel quale si prevede che i doppi cittadini possano esercitare i diritti politici attribuiti dai rispettivi ordinamenti, sancendo l'incompatibilità tra incarichi pubblici ed elettivi in Italia e Argentina.
Quanto allo svolgimento della campagna elettorale, dallo scambio di note verbali non risultano impedimenti legali al suo svolgimento tramite invio di materiale per posta, affissione, svolgimento di comizi o raduni in luoghi privati o pubblici, l'utilizzo di media locali, nel rispetto della normativa in materia di ordine pubblico e di giurisdizione.

4. I media e la campagna elettorale
In Argentina si è registrata l'assenza di campagna elettorale in occasione dei referendum del 2003, mentre per quelli dello scorso giugno è stata realizzata soltanto una campagna da parte di coloro che invitavano all'astensione.
La propaganda elettorale in Brasile si è svolta utilizzando l'invio postale di materiale, la radio, anche su emittenti nazionali in occasione delle elezioni dei Comites, nonché, in alcuni casi, mediante inserzioni a pagamento su quotidiani.
In entrambi i paesi è stato posto l'accento sull'esigenza di assicurare alla comunicazione istituzionale maggiori spazi, temporalmente più estesi, e di sottolineare nei messaggi trasmessi o pubblicati i diversi termini perentori per l'espressione del voto da parte dei cittadini residenti all'estero, rispetto a quelli per il voto in Italia.