DIFESA (4ª)

GIOVEDÌ 24 GENNAIO 2002
24ª Seduta

Presidenza del Presidente
CONTESTABILE

        Interviene, ai sensi dell’articolo 47 del Regolamento, il segretario generale della difesa, direttore generale degli armamenti, ammiraglio Giampaolo Di Paola, accompagnato dal capo ufficio generale del Segretario generale della difesa, contrammiraglio Onofrio Flagiello.

        La seduta inizia alle ore 14,10.


IN SEDE REFERENTE
(1001) Conversione in legge del decreto-legge 28 dicembre 2001, n. 451, recante disposizioni urgenti per la proroga della partecipazione italiana ad operazioni militari internazionali
(Seguito e conclusione dell’esame)
        Riprende l’esame, rinviato nella seduta di ieri.

        Non essendovi iscritti a parlare il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.


        Il senatore NIEDDU ritira l’emendamento 6.1, dichiarando di volerlo ripresentare in vista dell’esame in Assemblea del provvedimento in titolo.


        Il senatore MELELEO fa propri e ritira gli emendamenti 1.1 e 7.1, presentati del senatore Cirami, anch’egli dichiarando di volerli ripresentare in relazione all’esame in Assemblea.
        Nessuno chiedendo di intervenire si passa, quindi, al conferimento del mandato al relatore Kappler. Senza discussione, accertata la presenza del prescritto numero di senatori, la Commissione conferisce mandato al relatore a riferire favorevolmente sul provvedimento in titolo, autorizzandolo a richiedere lo svolgimento della relazione orale.


        Il presidente CONTESTABILE sospende quindi la seduta.


        
La seduta, sospesa alle ore 14,15 viene ripresa alle ore 15.

PROCEDURE INFORMATIVE
Audizione del Segretario generale della difesa, Direttore nazionale degli armamenti

        L’ammiraglio DI PAOLA illustra la complessità e la molteplicità delle tematiche che ricadono sotto la sua responsabilità, ovviamente nell’ambito delle linee di indirizzo e di policy fornite dal Ministro della Difesa, ed in stretto raccordo con l’azione e gli orientamenti del Capo di Stato Maggiore della Difesa, evidenziando le problematiche a suo giudizio più critiche, le soluzioni possibili e le linee d’azione che guidano la sua attività.
        La legge n. 25 del 1997 ha cambiato profondamente la struttura della Difesa, definendo il perimetro e la sfera d’azione di due grandi aree: l’area tecnico-operativa, sotto la responsabilità del Capo di Stato Maggiore della Difesa, e l’area tecnico-amministrativa, al cui vertice si trova il Segretario generale – che è anche il direttore nazionale degli armamenti – e che ha alle sue dipendenze – esercitando un’azione di indirizzo, coordinamento e controllo – le direzioni generali del Ministero, che rappresentano il braccio esecutivo dell’azione amministrativa del dicastero Difesa, sia per quanto riguarda la gestione del personale militare e civile, sia per ciò che concerne l’acquisizione di beni e servizi. Passa, quindi, a descrivere dettagliatamente le funzioni da lui svolte nel nuovo quadro organizzativo e le modalità di coordinamento con gli altri soggetti interessati.
        Evidenzia come il direttore nazionale degli armamenti non porti in alcun modo avanti una propria politica autonoma nel settore degli armamenti; al contrario, la sua azione si sviluppa in piena coerenza con le indicazioni del fabbisogno tecnico-operativo espresso dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, e con le direttive e le decisioni sui programmi di armamento assunte dal Ministro della Difesa, sentite le competenti Commissioni parlamentari, secondo quanto previsto dalla cosiddetta «legge Giacchè».
        In sintesi, in base alla recente normativa, in qualità di segretario generale della Difesa ha responsabilità del funzionamento della macchina amministrativa del Ministero, ed in tale quadro assicura il controllo delle direzioni generali; come direttore nazionale degli armamenti è responsabile dell’indirizzo delle attività di ricerca e sviluppo e dell’acquisizione dei sistemi d’arma, sulla base degli orientamenti di
policy e dei programmi definiti dal Ministro e delle esigenze operative e delle priorità indicate dal Capo di Stato Maggiore della Difesa.
        Quale direttore nazionale degli armamenti, inoltre, è anche responsabile della gestione della politica di cooperazione nel settore degli armamenti partecipando, come rappresentante nazionale, nei fori internazionali che trattano della politica degli armamenti, nel contesto delle organizzazioni di sicurezza di cui l’Italia è parte: l’Alleanza Atlantica, l’Unione Europea e altri fori costituiti su questo tema, oltre a seguire le relazioni
internazionali – per la parte relativa agli armamenti – nell’ambito dei numerosi rapporti bilaterali e multilaterali intrattenuti dall’Italia in questo settore.
        Nell’esercizio di queste sue attribuzioni si avvale di uno staff – il segretariato generale della Difesa direzione nazionale degli armamenti – che al termine del processo di ristrutturazione in atto si attesterà su circa 500 persone tra militari e civili. Collaborano con lui, inoltre, due vice segretari generali, uno civile e uno militare; il primo segue specificamente il settore del segretariato generale, il secondo l’area della direzione nazionale degli armamenti.
        Per ciò che riguarda le direzioni generali e gli uffici centrali, nota che essi rappresentano il braccio operativo dell’area amministrativa e sono il frutto dell’ultima riforma attuata nel settore; prima del 1997 vi erano diciannove direzioni generali, ora sono ridotte a dieci. Prosegue poi evidenziando che vi sono due uffici centrali – l’ufficio centrale bilancio e l’ufficio per le ispezioni amministrative – coordinati dal segretario generale della Difesa ma alle dirette dipendenze del Ministro.
        Dato quindi conto delle caratteristiche e delle competenze delle direzioni generali, sottolinea che LEVADIFE si avvia a svolgere una funzione molto significativa, che consiste nell’aiutare il ricollocamento di quei volontari che non transiteranno nel servizio permanente. È una problematica di sicuro rilievo che ha già riguardato molti paesi che prima del nostro hanno dovuto provvedere alla riconversione dello strumento militare, basato sulla leva, in uno interamente professionale. Considerando che si sta parlando di una significativa aliquota di giovani volontari che dopo cinque anni di ferma non transiteranno nel servizio permanente, è importante favorire, attraverso azioni mirate di formazione e mediante opportuni collegamenti con il mondo del lavoro, il loro inserimento nel mondo del lavoro civile.
        Sono in atto iniziative al riguardo: fra l’altro, un progetto di comune interesse che vede coinvolti Confindustria, Confcommercio e la Difesa.
        Nel complesso, l’area delle direzioni generali – egli aggiunge – impiega ora circa 6 mila unità: il 60 per cento circa è costituito da personale civile ed il restante 40 per cento da personale militare.
        Per quanto attiene alle problematiche dell’area tecnico-amministrativa, egli si sofferma in primo luogo sugli aspetti relativi alle risorse umane, notando che, con l’istituzione del servizio militare interamente professionale, è evidente la necessità di tener conto di questa nuova realtà dimensionale e strutturale della Difesa, avviando una ulteriore fase di razionalizzazione della struttura dell’area tecnico-operativa e tecnico-amministrativa, centrale e periferica, per adeguarsi a queste nuove disponibilità oggettive.
        L’attuale struttura, frutto della riforma di quattro anni fa, prima dell’entrata in vigore della riforma interamente professionale, non appare coerente e sostenibile con il livello delle risorse umane ora previste a regime dalla legge n. 331 del 2000. Il recente disegno di «legge delega» proposto dal Governo in materia, già approvato dalla Camera dei Deputati ed ora all’esame del Senato (A.S. n. 905), intende affrontare in maniera organica una seconda fase di riorganizzazione della struttura complessiva della Difesa che tenga anche conto di questa nuova realtà.
        Per quanto concerne la componente civile della Difesa, il cui tetto organico odierno è fissato a 43 mila unità, essa presenta una situazione di seria carenza quantitativa e qualitativa, tenendo conto che la consistenza effettiva attuale è dell’ordine delle 40 mila unità, in un contesto accentuato di sensibili carenze nelle qualifiche più alte dei quadri, in quei settori, cioè, dove sono richieste le maggiori professionalità. In questo contesto – egli osserva – acquisisce crescente importanza l’esigenza dell’
outsourcing.
        Un’altra tematica complessa riguarda le dismissioni: da un lato vi è da dismettere una considerevole parte del patrimonio, che non serve più alle esigenze della Difesa, alla luce della riforma in atto; dall’altro vi è la possibilità di rendere disponibili risorse infrastrutturali che possono essere utilizzate dalla società civile. La razionalizzazione del patrimonio infrastrutturale della Difesa consentirà, inoltre, di risparmiare significativi oneri di gestione.
        Per quanto attiene all’area tecnico-industriale e all’agenzia industrie per la Difesa, è avvenuta una profonda trasformazione dei trentacinque enti iniziali; a seguito di successivi processi di dismissione e di riassegnazione solo i restanti nove sono stati inseriti nell’agenzia industrie per la Difesa. L’intero processo di transizione si avvia perciò al termine, nel giro dei prossimi due anni. A conclusione di questo processo, il Segretariato generale non avrà più una competenza diretta su enti dell’area tecnico-industriale, in quanto gli stabilimenti conferiti all’agenzia industrie per la Difesa sono gestiti autonomamente da questa struttura con norme di tipo privatistico.
        L’Agenzia industrie per la Difesa costituisce certamente un’innovazione; il suo direttore, l’ingegner Scherch, è un civile che viene dal mondo delle aziende e dipende direttamente dal Ministro. La sfida dell’Agenzia è di riorganizzare gli stabilimenti che le sono stati affidati e, attraverso un meccanismo privatistico, gestirli con criteri di economicità ed efficacia, come previsto dall’impianto legislativo che l’ha istituita. Recentemente, sono stati conferiti all’Agenzia anche gli arsenali della Maddalena e di Messina, ed il poligrafico di Gaeta.
        In merito all’area della direzione nazionale degli armamenti, per quanto attiene alla cooperazione internazionale, egli fa parte di numerosi tavoli internazionali e descrivendo, poi, le competenze della direzione nazionale degli armamenti, nota come uno dei compiti principali del DNA sia quello di rappresentare l’Italia e di attuare, sulla base degli indirizzi governativi, la gestione della cooperazione internazionale in materia di armamenti, sia nel quadro bilaterale che nel contesto multinazionale di cui il nostro Paese fa parte. Sul piano bilaterale, infatti, l’Italia collabora nel campo degli armamenti con circa sessanta paesi in tutto il mondo. Naturalmente, si cerca di promuovere con questi Paesi una cooperazione di tipo industriale, che sia vantaggiosa per le nostre industrie e per la nostra tecnologia, attraverso uno sforzo sinergico con l’azione della diplomazia e del ministero delle attività produttive.
        A livello multinazionale, le due istituzioni principali per la cooperazione nel campo degli armamenti sono la NATO – nell’ambito della quale egli partecipa quale componente del comitato dei direttori nazionali degli armamenti, competente per la cooperazione nei vari settori degli armamenti – ed il quadro europeo della
Western European Armaments Group (WEAG).
        Sulla base degli indirizzi forniti dal Ministro, si sta infatti intrattenendo un dialogo intenso con l’industria per la Difesa, allo di scopo di valorizzare la sua partecipazione nei grandi programmi internazionali e per favorire una penetrazione tecnologica dell’industria italiana in paesi terzi, ovviamente seguendo le linee di politica estera del nostro Paese ed il quadro legislativo che regola l’esportazione dei materiali di armamento. Con un riconoscimento del ruolo leader dell’Italia nel programma
Eurotrainer, la direzione generale degli armamenti aeronautici si è visto assegnato il ruolo di agenzia esecutiva del programma di fattibilità.
        L’organizzazione congiunta per la cooperazione nel settore degli armamenti (OCCAR), è una agenzia di
procurement multinazionale costituita da quattro paesi: Francia, Germania, Italia e Regno Unito.
        Per ciò che riguarda i programmi di armamento
, l’Italia è impegnata in numerosi programmi di sviluppo e produzione di equipaggiamenti e sistemi d’arma e sarebbe quindi impossibile poter dare il quadro completo di tutti i programmi di ricerca, sviluppo ed acquisizione che vedono coinvolto il nostro Paese.
        Nel settore terrestre – egli nota – si sta rinnovando – tra l’altro – tutta la famiglia dei sistemi corazzati e blindati: Programmi Ariete, Dardo e VBL, e tutto il parco artiglieria.
        Nel settore navale, l’Italia sta portando avanti, insieme alla Francia, il programma
HORIZON che riguarda la costruzione di una fregata antiaerea; insieme alla Germania sta invece sviluppando il programma U212A, un sommergibile di nuova generazione. Inoltre è in cantiere il programma per la costruzione della nuova unità maggiore portaeromobili, mentre è in fase di avvio l’iter programmatico per soddisfare l’esigenza della costruzione di nuove fregate multi-ruolo destinate a sostituire la classe Maestrale. È un programma molto importante, dato che molti paesi europei hanno un fabbisogno similare. In via di principio vi sono potenzialità di cooperazione che andrebbero esplorate, in particolare con la Francia.
        Nel settore aeronautico, oltre al programma quadrinazionale
Eurofighter si segnala – tra l’altro – il programma ETAP che risponde all’esigenza di ricercare aree di cooperazione con i partner europei, nel settore dei futuri sistemi aeronautici da combattimento.
        Altro settore particolarmente importante è quello elicotteristico, dove l’
Agusta-Westland svolge un ruolo centrale; è questo forse il settore in cui l’Italia sta più rimodernando la sua flotta.
        Vi è, infine, il settore spaziale dove egli crede l’Italia si stia ritagliando uno spazio significativo, sia a livello militare che industriale, nel campo del telerilevamento, cioè nell’osservazione della terra dallo spazio per fini informativi. Il nostro Paese partecipa oggi al programma HELIOS con la Francia e si sta lavorando, dopo un accordo governativo tra Italia e Francia dello scorso anno, ad un programma per una costellazione di nuova generazione di «mini-satelliti», il
Cosmo-Skymed- Pleiades, in cui l’Italia è responsabile della componente dei satelliti radar mentre la Francia di quella dei satelliti ottici.
        Da ultimo, ricorda uno dei punti di forza della presenza italiana nello spazio: il programma di comunicazioni satellitari SICRAL: si tratta di un programma sviluppato dall’Italia, interamente finanziato dalla Difesa e composto da un satellite per comunicazioni militari protette, che ha consentito al nostro Paese di entrare nella élite dei quei pochi che dispongono di queste capacità, sia come utilizzatori sia come produttori.
        Mette, quindi, a disposizione della Commissione il testo scritto della sua esposizione.

        Seguono domande e richieste di chiarimenti.

        Il senatore PALOMBO, sottolineando la particolare rilevanza degli argomenti affrontati nella seduta odierna, dopo aver posto l’accento sulla significativa inversione di rotta registratasi rispetto alla politica del reclutamento militare, essendosi passati da una filosofia che prevedeva un esercito professionale di circa 250 mila uomini per poi attestarsi, anche per la ferma opposizione di alcuni Gruppi dell’attuale opposizione a circa 190 mila unità, ritiene necessario sapere che cosa è stato fatto per riqualificare gli uomini e quali effetti tale diminuzione di unità abbia determinato in termini di riorganizzazione delle strutture, chiedendo documentazione sul settore che viene gestito da una professionalità esterna all’amministrazione in regime privatistico. Chiede, poi, di sapere a chi fa capo la responsabilità di definire i programmi di investimento delle Forze armate: gli sembra, infatti, che talvolta non vi sia sufficiente coordinamento fra la struttura del Segretariato e i diversi Stati maggiori interessati. Questo aspetto deve essere chiarito per comprendere fino a che punto la legge n. 25 del 1997 sia riuscita nell’intento propostosi di creare i necessari raccordi tra i vertici delle Forze armate. Proseguendo nella propria richiesta di informazioni, il senatore Palombo chiede inoltre se vi siano e quali, eventualmente, gli ostacoli o le difficoltà per ottimizzare il processo di dismissione delle infrastrutture e, dopo aver richiamato l’attenzione della Commissione su recenti notizie di stampa estera in merito alla questione dell’alleanza fra AEDS e Finmeccanica, conclude sottolineando l’esigenza di contrastare il processo di marginalizzazione dell’Italia anche avuto riguardo alla difficile situazione di Finmeccanica.


        Il senatore NIEDDU ringrazia l’ammiraglio Di Paola per l’esauriente esposizione svolta e ritiene che l’occasione presente costituisca una preziosa possibilità al fine di sapere se - nella prospettiva di una nuova delega al Governo per eventuali ulteriori modificazioni da apportare nell’area tecnico-amministrativa – possano venire dall’Ammiraglio indicazioni circa i settori su cui sia più opportuno intervenire, ciò anche avuto riguardo alle problematiche poste dall’applicazione del decreto legge sulla «cartolarizzazione», convertito dalla legge n. 410 del 2001.

        In tale scenario gli sembra importante avere chiari gli obiettivi da perseguire; vorrebbe poi sapere quali sono le proposte in itinere e quali – in particolare – quelle riguardanti l’area industriale. Occorrerebbe, poi, sapere in che modo l’Agenzia industriale per la difesa, guidata dal suo direttore – un civile che viene dal mondo delle aziende – sta portando avanti i sui compiti istituzionali e se eventualmente sia già stato predisposto un programma al riguardo. Considerato gli aspetti di ricaduta socio economica che le dismissioni comportano occorrerebbero avere assicurazioni in argomento.
        Il senatore Nieddu prosegue mettendo in luce l’esigenza di attenta considerazione che merita il problema dell’accesso al mondo del lavoro dei militari che tornano al mondo civile. È consapevole che tale tematica è all’attenzione dei vertici, come desumibile anche da un recente intervento in Commissione del Capo di Stato maggiore della difesa, tuttavia occorre anche che a questa consapevolezza si accompagni l’acquisizione di strumenti che rendano appetibile l’arruolamento, proprio nella prospettiva dell’ingresso nel mondo del lavoro e tale aspetto dovrebbe rappresentare il punto centrale di ogni campagna che promuova l’arruolamento. Venendo, poi, alla questione della comunicazione satellitare, il senatore Nieddu chiede se il progetto SICRAL 2 rivesta ancora attualità, anche perché – egli ricorda – ha presentato in argomento diversi strumenti di sindacato ispettivo senza ricevere risposta dal Governo. La questione della possibile vendita della società Marconi dovrebbe altresì essere chiarita, informando la Commissione in merito alle notizie di possibili smembramenti. Anche in questo caso la questione rileva dal punto di vista degli interessi generale del Paese, in considerazione del considerevole patrimonio tecnologico della società in questione.
        Dopo aver, poi, ricordato che prossimamente la Commissione effettuerà una visita in Sardegna, al poligono di Perdasdefogu, esprime preoccupazione per alcune, prefigurate, iniziative di delocalizzazione a favore della località di Capo San Lorenzo che vengono vissute con viva inquietudine dalla popolazione locale.


        L’ammiraglio DI PAOLA replica ai quesiti e alle richieste di chiarimento.
        Per quanto riguarda la scelta di un nuovo modello di esercito professionale, l’ammiraglio Di Paola sottolinea che questo passaggio è stato reso inevitabile sia dall’esigenza di acquisire maggiore conformità ad un modello di organizzazione già fatto proprio dagli altri partner europei, sia dalla sempre più frequente esigenza di interventi militari fuori area, sia infine all’esito di un dibattito nel Paese civile verso tale forma di reclutamento: di tale processo il legislatore ha preso atto predisponendo la legge n. 331 del 2000. Per quanto attiene, poi, alla ristrutturazione dell’area tecnico amministrativa, non si può mettere in dubbio, anche tenuto conto della scontata mancanza di fluidità di ogni operazione di ristrutturazione, che essa abbia raggiunto risultati ragguardevoli e, nonostante non sia stata un’operazione indolore, il numero delle direzioni generali è stato consistentemente diminuito mentre, ovviamente, occorrerà un ripensamento in considerazione del diminuito numero delle unità militari. Espressioni di concreto apprezzamento l’ammiraglio Di Paola esprime quindi nei confronti dell’attività dell’ingegner Scherch, direttore dell’Agenzia industrie per la difesa, ritenendo che il medesimo abbia quelle caratteristiche di professionalità che permetteranno di riconvertire in maniera redditizia i settori dell’area tecnico industriale degli arsenali e degli stabilimento di lavoro, gestendoli con criteri di economicità ed efficacia.
        Venendo a trattare della situazione degli arsenali della Maddalena e di Messina, l’ammiraglio Di Paola ricorda che un decreto del ministro dell’ottobre 2001 li ha fatti confluire nel patrimonio gestito dall’Agenzia, considerandole afferenti ad una medesima unità operativa: tale operazione corrisponde a precise esigenze di gestione economica, che dovrebbero dare i risultati sperati in una prospettiva di riequilibrio tra la situazione dell’uno e dell’altro arsenale. Aggiunge, poi, che sia per Messina che per il poligrafico di Gaeta, vi è l’intenzione di creare un mercato anche di carattere esterno all’Italia. Nell’ambito di questa nuova politica industriale, la riqualificazione del personale rappresenta un punto nodale ed è anzi uno degli elementi portanti della gestione dell’Agenzia. Circa la titolarità decisionale sui programmi di investimento, non si può non riconoscere che si tratta di un argomento particolarmente sensibile, ma la linea è già tracciata dalla legge n. 25 del 1997, la quale rappresenta un elemento fondante che, tuttavia, deve avere il tempo di entrare a regime. Dunque, ad avviso dell’ammiraglio Di Paola, non vi è dubbio che il ruolo svolto dal Segretariato generale, pur essendo centrale, non può prescindere dalla previa definizione delle esigenze dei rispettivi livelli operativi, che, quindi, vengono sottoposte al Ministro competente. È a quel momento che il Segretariato sviluppa le indicazioni dal punto di vista delle strategie e sempre – egli sottolinea – in stretto collegamento con gli altri settori. Dopo aver, quindi, dato indicazioni in ordine allo stato in cui si trova il programma di dismissione, anche avuto riguardo alle aspettative degli enti locali, ritiene che occorrerà approfondire gli aspetti dell’applicazione del decreto legge sulla cartolarizzazione e chiarire anche quale sia la normativa applicabile, avuto riguardo sia al quadro normativo specifico costituito dalla legge n. 692 del 1996 nonché dalle leggi nn. 448 del 1998, 300 del 2000 e 136 del 2001, che al sopravvenire della già citata legge n. 410 del 2001. Si tratta, peraltro, di materia la cui valutazione è tutta politica. Venendo alla questione EMAC l’ammiraglio Di Paola rileva che nel contesto dello sviluppo industriale globale l’Europa non poteva non dare una risposta in termini di aggregazione delle realtà produttive per acquisire la capacità di essere controparte rispetto ai giganti del settore: l’operazione è riuscita in maniera estremamente soddisfacente nel settore elicotteristico e l’Italia si è qualificata come il secondo gruppo mondiale.
        La questione del fallito progetto di
joint venture tra EADS e Finmeccanica rappresenta – a giudizio dell’Ammiraglio – un elemento da valutare nella prospettiva – a suo avviso irrinunciabile – di una scelta, che non potrà che essere politica, ma dovrebbe comunque dare solidità al management di Finmeccanica, qualunque esso sia.
L’ammiraglio Di Paola – rispondendo anche ad una richiesta di chiarimento del PRESIDENTE Contestabile – informa quindi circa i motivi per cui l’azienda Marconi CLC ha deciso di dismettere la Marconi Mobile spa e fornisce, poi, ulteriori chiarimenti a richieste di informazioni dei senatori PALOMBO e NIEDDU. Avviandosi alla conclusione, dichiara che la questione del SICRAL 2 è costantemente monitorata dalla sua struttura e egli si augura che gli sviluppi potranno essere promettenti, anche grazie al supporto che viene fornito dal canale diplomatico. Infine tranquillizza il senatore Nieddu per quanto riguarda la questione dell’arsenale di Perdasdefogu, considerato che vi è in atto un interessante programma che potrebbe coinvolgere sia questa località per i lanci sul territorio che la località di Capo San Lorenzo per i lanci in mare, con ragguardevoli possibilità di riuscita, anche internazionale, e di potenziamento dell’attività svolta dall’arsenale.

        Il presidente CONTESTABILE dichiara conclusa l’audizione.

        
La seduta termina alle ore 16,30.
 
EMENDAMENTI AL DISEGNO DI LEGGE N. 1001

Art. 1.
1.1
Cirami
        All’articolo 1, comma 3, eliminare le parole: «e ai connessi interventi in base a risoluzioni dell’ONU».
 
Art. 6.
6.1
Nieddu, Pascarella, Stanisci, Angius
        Sopprimere il comma 2.
 
Art. 7.
7.1
Cirami
        All’articolo 7 aggiungere in fine il seguente periodo: «Resta ferma la competenza dell’autorità giudiziaria ordinaria secondo le norme del codice di procedura penale per i reati commessi da persone non appartenenti alle Forze armate».