FINANZE E TESORO (6a)

GIOVEDI' 11 OTTOBRE 2001
22a Seduta

Presidenza del Presidente
PEDRIZZI


Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Vegas.

La seduta inizia alle ore 10,10.


IN SEDE CONSULTIVA

(700) Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio 2002-2004.
- (Tab. 1) Stato di previsione dell'entrata per l'anno finanziario 2002.
- (Tab. 2) Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno finanziario 2002.
(699) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2002).
(Rapporti alla 5a Commissione. Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Si riprende l'esame sospeso nella seduta pomeridiana di ieri.

Proseguendo nella discussione generale, interviene il senatore TURCI il quale solleva preliminarmente una questione metodologica circa la validità dell'analisi della manovra complessiva per il 2002 e la sostenibilità dei saldi finanziari, atteso che contribuiscono alla loro definizione le stime di entrata derivante da alcuni provvedimenti inseriti nella manovra dei cento giorni, i cui effetti finanziari sono ancora tutti da quantificare.
La incertezza e la aleatorietà delle stime ha avuto inizio con la campagna di stampa orchestrata in prima persona dal Ministro dell'economia e delle finanze, allorquando ha parlato di un extra deficit per il 2001 di dimensioni tali da costringere il Governo a rivedere il proprio programma di politica economica e finanziaria. L'esistenza dell'extra deficit è chiaramente smentita dalle cifre contenute nella relazione al disegno di legge finanziaria, poiché dal ventilato indebitamento netto della pubblica amministrazione al 3 per cento del PIL si è passati, attraverso l'adozione di semplici misure di carattere amministrativo, ad una stima di rapporto deficit/PIL pari allo 0,8 per cento, addirittura migliorativo rispetto alle ultime stime compiute dal Governo Amato. È bastato quindi attuare quelle misure che qualsiasi Governo, in un arco temporale di 12 mesi, avrebbe potuto compiere per riportare il rapporto deficit/PIL completamente sotto controllo.
Un ulteriore elemento di confusione è generato dalla complicata e sfuggente quantificazione degli effetti finanziari della riedizione della "legge Tremonti", ovvero da quelli delle misure sul "sommerso". Le entrate derivanti dall'adesione delle imprese al contratto di emersione sono incerte e, ciò nonostante, il Governo le utilizza per coprire gli oneri derivanti da disposizioni contenute nella legge finanziaria. Acquista invece un tono surreale l'appostazione incrementativa derivante dalla adozione della "Tremonti bis", mentre le analisi tecniche compiute, anche in sede parlamentare, individuano maggiori oneri per qualche migliaio di miliardi nel prossimo biennio. Più realisticamente il ministro Tremonti in seguito ha convenuto sulla opportunità di utilizzare le risorse rivenienti dalla sanatoria per il rientro dei capitali illecitamente esportati a copertura degli oneri della "Tremonti bis". Il giudizio estremamente negativo che deriva dall'analisi fin qui esposta, prosegue l'oratore, si inasprisce nella ricerca della motivazione di tanta disinvoltura contabile: appare indubbio che il Governo nel denunciare un extra deficit inesistente, dopo aver coperto scorrettamente oneri futuri, intende precostituire le argomentazioni per giustificare il peggioramento dei conti che si verificherà certamente nel prossimo esercizio.
L'oratore passa poi ad esaminare alcune proposte del Governo in tema di fisco e Stato sociale che egli valuta in maniera fortemente critica. L'incremento fino a un milione di lire dei trattamenti pensionistici integrati al minimo è sostanzialmente sottoposto alla condizione di stabilire, con un decreto ministeriale, la sussistenza o meno di requisiti per godere del beneficio: ferma restando la piena condivisione di una misura a sostegno dei pensionati più poveri, rivendica come prerogativa parlamentare innegabile la necessità di valutare nel merito le scelte che il Governo intende compiere per distribuire le risorse preordinate per incrementare le pensioni.
Per quanto riguarda invece l'incremento delle detrazioni fiscali per figli a carico, il dato fondamentale è costituito dal fatto che il Governo ha semplicemente ridistribuito una parte delle risorse necessarie per attuare la riduzione delle aliquote dell'IRPEF già prevista per il 2002, in base alla legge finanziaria dello scorso anno. Pur non rilevando alcuna contrarietà rispetto all'incremento delle detrazioni, è di tutta evidenza l'arretramento per tutti i contribuenti rispetto alla legislazione vigente (ancorché in vigore per il prossimo esercizio finanziario) e la sperequazione nei confronti delle famiglie senza figli anche con redditi inferiori ai 70 milioni. Al di là della valutazione critica, egli sollecita comunque il Governo a modificare la disposizione, per evitare che in condizioni di incapienza di imposta la misura sia sostanzialmente inefficace: si tratta ciò di trasformare, ove necessario, la detrazione in imposta negativa.
Per valutare la reale portata innovativa dello sgravio proposto dal Governo, e dimensionare quindi realmente la portata delle risorse finanziarie utilizzate, occorre considerare che dei 3.100 miliardi di lire previsti per l'incremento delle detrazioni, 2.400 miliardi derivano semplicemente dalla sospensione della riduzione delle aliquote IRPEF; se a ciò si aggiunge l'erosione di tale somma derivante dall'assenza di un meccanismo di recupero del drenaggio fiscale, si comprende la limitatezza e la modestia in termini di sostegno della domanda interna.
Dal lato delle imprese, le misure proposte sono transitorie e coinvolgono solo quelle che hanno deciso di reinvestire gli utili.
L'oratore quindi elenca i principali provvedimenti contenuti complessivamente nella manovra di bilancio per il 2002 (soppressione dell'imposta sulle donazioni e successioni, detassazione degli utili reinvestiti, sanatoria fiscale per i capitali illecitamente esportati) e li qualifica come espressione della volontà della maggioranza di premiare solo alcuni particolari settori dell'elettorato che sostiene il Centro - destra.
Un ulteriore profilo di critica investe le misure concernenti la finanza degli enti decentrati: le effettive risorse finanziarie assegnate agli enti locali sono drasticamente ridotte ed è facile prevedere una immediata rivalsa degli enti locali su tariffe e costi di servizi al fine di riequilibrare i bilanci, con conseguente danno per il contribuente-utente.
Da quanto sostenuto, prosegue l'oratore, emerge con chiarezza anche la inefficacia delle misure proposte in termini di politica economica, poiché, in una congiuntura caratterizzata da una incipiente recessione, il Governo sostiene in maniera debole ed incoerente la domanda interna, senza alcuna innovazione rispetto alle tendenze in atto. Egli quindi illustra gli obiettivi alternativi che il Centro - sinistra si pone per il 2002: ripristinare la riduzione delle aliquote per tutti gli scaglioni di reddito, ripristinare la compartecipazione IRPEF del 4,5 per cento del riscosso ai comuni, prorogare per tutto il 2002 il beneficio fiscale per le ristrutturazioni edilizie e realizzare misure straordinarie ed urgenti a sostegno del settore turistico. Tutto ciò potrà essere realizzato recuperando risorse attraverso la reintroduzione, con la franchigia vigente, dell'imposta sulle successioni e donazioni, elevando l'aliquota dell'imposta sostitutiva da versare per il rientro dei capitali illecitamente esportati (trattandosi della sanatoria fiscale a più basso costo mai introdotta in Italia) ed ampliando la portata finanziaria della rivalutazione dei beni e dei cespiti di impresa.

Interviene quindi il senatore D'AMICO, a giudizio del quale la frammentarietà dei provvedimenti che compongono la manovra di bilancio per il 2002 e l'incertezza sugli andamenti macroeconomici per il prossimo esercizio rendono quanto mai disagevole, se non addirittura incompleta, l'analisi dei documenti proposti dal Governo. Dopo che l'Esecutivo avrà chiarito quali sono le effettive stime per l'economia nazionale nel prossimo anno, sarà opportuno prendere atto ufficialmente del radicale cambiamento verificatosi nell'economia internazionale e nazionale e aggiornare il Documento di programmazione economico e finanziaria. Naturalmente, tale sollecitazione assume significato e valore, anche in termini di chiarezza e trasparenza dei rapporti tra maggioranza e opposizione , solo nel caso in cui tale nota di aggiornamento al DPEF venga presentata al Senato: in caso contrario, all'incertezza dell'analisi esposta in precedenza si aggiungerebbe la sostanziale inutilità dell'esame dei documenti di bilancio in Senato.
Per un'ovvia esigenza di trasparenza e chiarezza del processo decisionale governativo, egli sollecita la maggioranza ad non utilizzare più l'argomento dell'extra deficit, invitando altresì la Presidenza della Commissione a farsi interprete affinchè i dati circa le entrate tributarie di settembre siano quanto prima forniti al Parlamento.
L'oratore osserva poi che alla incerta quantificazione della manovra di bilancio occorre affiancare un giudizio fortemente negativo sulla qualità e correttezza contabile delle misure proposte: a fronte di spese certe e permanenti, la manovra è coperta con entrate aleatorie "una tantum", con una violazione palese dei princìpi di contabilità. Tale giudizio investe in particolare l'utilizzo delle maggiori entrate stimate dalla dismissione del patrimonio immobiliare pubblico - che dovrebbero essere, tra l'altro, integralmente utilizzate per ridurre il debito pubblico - così come i risparmi di spesa corrente nel settore della pubblica amministrazione.
L'oratore formula poi osservazioni fortemente critiche in relazione agli obiettivi di privatizzazione dei servizi pubblici locali, dichiarando che le misure proposte dal Governo, in contraddizione palese dei princìpi del liberismo economico che dovrebbero ispirare l'azione della maggioranza, non liberalizzano il mercato dei servizi pubblici, ma privatizzano esclusivamente i monopoli già esistenti.
Ed è sempre in riferimento ad una genuina cultura di stampo liberista che l'oratore denuncia i rischi connessi all'attribuzione alla Cassa Depositi e Prestiti di una funzione di sostegno finanziario per la realizzazione di investimenti pubblici infrastrutturali: tralasciando di considerare la specialità dell'istituto in parola per quanto riguarda le modalità di reperimento delle risorse finanziarie (la raccolta del risparmio pubblico attraverso le Poste) appare quanto mai gravido di conseguenze negative sugli assetti dell'economia nazionale prefigurare un nuovo centro di potere politico e finanziario per distribuire risorse pubbliche. La preoccupazione di non creare una nuova IRI dovrebbe stare a cuore a tutti gli spiriti genuinamente liberali.
Ulteriori elementi di perplessità e di contrarietà derivano poi dall'analisi delle proposte in tema di finanza decentrata, che realizzano, attraverso un indirizzo nettamente centralistico, una inversione di tendenza rispetto ai programmi della campagna elettorale, eliminando ogni elemento di responsabilizzazione delle scelte degli amministratori locali.
Da un punto di vista squisitamente tributario, è di tutta evidenza l'incremento della pressione fiscale a danno dei percettori di reddito complessivo superiore ai 70 milioni: si tratta di una precisa scelta redistributiva che però contraddice apertamente i programmi e le promesse fatte in campagna elettorale. Analoga considerazione vale per l'incremento dei trattamenti pensionistici integrati al minimo: l'articolo 26 assegna al Ministro del lavoro un ampio potere discrezionale nella definizione dei requisiti soggettivi e oggettivi per fruire del beneficio, stante il limite dei circa 4200 miliardi stabilito dallo stesso Governo: anche in tal caso, prosegue l'oratore, il Governo contraddice in maniera evidente i programmi elettorali. La mancanza di equilibrio e di equità fiscale finora commentata investe anche, egli conclude, la detassazione degli utili reinvestiti, poiché con essa si penalizzano proprio le imprese che negli anni scorsi hanno realizzato maggiori investimenti.

Per il senatore BONAVITA le cifre contenute nella relazione svolta dal senatore Eufemi confermano l'analisi fin qui compiuta circa una sostanziale crescita della pressione fiscale per il 2002, contrariamente a quanto sostenuto dal Governo. L'aleatorietà e la dimensione irrealistica delle stime sulle quali il Governo ha costruito la manovra correttiva per il 2002 si evidenziano, in particolare, se si considera la drastica riduzione della stima della crescita rispetto alle cifre contenute nel Documento di programmazione economico e finanziaria.
In tale quadro di incertezza, egli esprime viva preoccupazione per le ipotesi circa i contenuti del disegno di legge di riforma del welfare state e del sistema pensionistico.
Egli motiva poi il giudizio fortemente critico sui contenuti del disegno di legge finanziaria, rilevando come la manovra rischia di approfondire il ciclo economico recessivo operando in maniera poco incisiva sul lato della domanda. Da un punto di vista squisitamente politico, invece, appare chiara che la maggioranza ha deciso di restituire in termini di risorse pubbliche quanto ricevuto da alcuni settori sociali, in termini di consenso elettorale. Altri provvedimenti toccano invece aspetti delicati dell'architettura economica, consentendo in ambiti più o meno vasti, una sostanziale impunità rispetto a comportamenti scorretti se non illeciti.
Dal punto di vista della finanza decentrata, il Governo ricorre a tagli indiscriminati delle risorse attualmente assegnate agli enti locali, lasciando gli enti decentrati nella condizione di dover inasprire prezzi e tariffe dei servizi per riequilibrare i bilanci. In conclusione, egli rileva polemicamente che l'indirizzo spiccatamente centralistico delle disposizioni in parola conforta quanti temono che il Governo assecondi una deriva di stampo estremistico e secessionistico.

Interviene per la replica il senatore EUFEMI, a giudizio del quale appaiono infondate le richieste di aggiornamento dei documenti di bilancio, poiché già il disegno di legge finanziario ha tenuto conto del mutamento degli scenari successivi all'11 settembre: d'altro canto appare quanto mai arduo pervenire oggi a stime certe e incontrovertibili per i prossimi mesi. Egli ribadisce il pieno sostegno per le misure a favore delle famiglie, soprattutto quelle con figli, non disconoscendo l'esigenza di graduare l'applicazione delle detrazioni, in modo da tener conto anche delle famiglie con più figli con reddito superiore ai 70 milioni.
Su questo particolare aspetto della manovra finanziaria, egli auspica poi un approfondimento complessivo, nella prospettiva di modificare l'ordinamento tributario in vista di qualificare la famiglia come soggetto autonomo di imposta; potrebbe contribuire ad avviare tale processo una misura marginale, ma significativa quale la previsione della dichiarazione congiunta da parte dei coniugi anche nel caso di reddito da lavoro autonomo.
Per quanto riguarda le Agenzie fiscali, egli ritiene infondata l'ipotesi di un'ulteriore modifica in senso privatistico di tali organismi la cui funzione pubblica (soprattutto in tema di accertamento) richiede un inquadramento giuridico di tipo pubblicistico.
Per quanto concerne l'abolizione della imposta sulle insegne, ritiene opportuno verificare con attenzione le conseguenze di tale intervento, sicuramente condivisibile, evitando possibili degenerazioni. A quanti hanno insistito sulla presenza di una normativa di delega nel disegno di legge finanziaria in tema di trattamenti pensionistici, ricorda polemicamente le misure contenute, in passato, nei disegni di legge collegati presentati dal Centro sinistra in sessione di bilancio.

Replica poi il senatore DEGENNARO, il quale commenta alcune osservazioni critiche rivolte con riferimento alle disposizioni relative ai rapporti finanziari tra Stato ed enti territoriali. In particolare, si è parlato di una presunta impronta centralista che caratterizzerebbe l'impianto degli interventi.
Tali critiche – a suo parere - non sono fondate. Per quanto riguarda il rafforzamento del patto di stabilità interno, esso non deriva da ingerenze dello Stato centrale, ma costituisce espressione di una funzione di coordinamento della finanza pubblica che caratterizza i livelli centrali di Governo anche negli ordinamenti federali più spinti, e trae origine dalla necessità di responsabilizzare gli enti decentrati in ordine a vincoli che non sono "inventati" dallo Stato centrale ma derivano dall'appartenenza all'Unione monetaria.
Si tratta, cioè, di vincoli che operano a cascata: quando gli enti locali avvertono come imposizioni una serie di obblighi ai quali vengono sottoposti ai fini del mantenimento di equilibri di finanza pubblica, dovrebbero considerare che eguali se non più rilevanti ed incisivi vincoli vengono posti, giustamente, dalle autorità comunitarie a carico dei livelli centrali di governo.
Quanto alla riduzione della compartecipazione IRPEF per i comuni, il Ministero dell'Economia e delle Finanze ha già chiarito, in un comunicato, che la Legge Finanziaria per l’anno 2001, nell'introdurre a partire dall’anno 2002 una compartecipazione IRPEF del 4,5 per cento del riscosso, aveva previsto che la stessa compartecipazione venisse compensata con la riduzione di pari importo dei trasferimenti statali spettanti ai Comuni stessi. Pertanto, nessun incremento di risorse era previsto per il 2002 per effetto dell’attribuzione della compartecipazione IRPEF.
L’attuale manovra finanziaria riduce per il solo anno 2002 tale compartecipazione all’1,5 per cento del riscosso, sempre trovando la compensazione nella riduzione di pari importo dei trasferimenti statali spettanti ai Comuni; qualora la compartecipazione spettante ai singoli Comuni non possa essere compensata, per incapienza, dalla riduzione dei trasferimenti statali, continuano ad essere corrisposti i trasferimenti statali spettanti ai sensi della legislazione vigente. Il ricorso a tale meccanismo si è reso necessario al fine di non far sopportare all’Erario l’onere derivante dall’eventuale impossibilità di recuperare il gettito della compartecipazione all’IRPEF con la riduzione di pari importo dei trasferimenti statali.
In ogni caso, nessun pregiudizio finanziario deriva ai Comuni per l’anno 2002 da tali disposizioni.
Con riferimento, infine, alle norme contenute nell'articolo 28 del disegno di legge finanziaria, che assicurano agli enti decentrati maggiori spazi di manovra in termini di ricorso al mercato dei capitali, rileva che si tratta della riproposizione di norme elaborate in sede di Ministero del tesoro fin dall'autunno del 1998 e, inspiegabilmente, mai formalizzate in disegni di legge dai Governi che si sono succeduti nella scorsa legislatura.
Ritiene infine di poter convenire con il senatore Turci per quanto riguarda la sollecitazione ad inserire il settore turistico tra quelli meritevoli di uno specifico intervento al fine di contenere gli effetti negativi generati dagli eventi dell'11 settembre.

Interviene per la replica il sottosegretario VEGAS, il quale sottolinea le condizioni di oggettiva difficoltà che hanno costretto il Governo a modificare, parzialmente, i programmi e gli obiettivi per il 2002. A quanti richiedono una nota di aggiornamento del Documento di programmazione economico e finanziaria, egli fa presente che il disegno di legge 699 è stato già impostato in parte alla luce degli scenari di crisi apertisi dopo l'11 settembre. Egli ammette che il panorama internazionale potrà, forse, essere più chiaro fra qualche settimana, senza peraltro escludere un'inversione in senso positivo.
Rivendica poi come merito del Governo la proposta di una legge finanziaria "ordinaria", anche per dare un segnale di stabilità e di equilibrio, segnalando altresì la previsione di risorse aggiuntive per settori particolarmente strategici nell'attuale congiuntura, quali difesa, sicurezza , scuola e investimenti. Le dimensioni della manovra di bilancio originano, e non poteva essere diversamente, dall'extra deficit registrato nei conti del 2001 che, lungi dall'essere un espediente di comunicazione politica, si è presentato come l'ostacolo più pesante rispetto all'obiettivo di realizzare, già nel 2002, gli impegni assunti in termini di riduzione drastica della pressione fiscale. Inoltre pesano pesantemente sui programmi del Governo le scelte compiute dal passato Esecutivo, soprattutto per aver attivato linee di spesa con copertura finanziaria non oltre il 31 dicembre 2001: purtuttavia il Governo in carica tiene fermi gli impegni presi utilizzando le scarse risorse anche per proseguire tali programmi. Al senatore D'Amico, egli fa presente che la manovra è costruita su una simmetria perfetta tra spese permanenti e entrate permanenti e che le uniche entrate a carattere contingente ed una tantum servono proprio a coprire l'extra deficit.
Egli respinge poi l'accusa che il Governo si appresta a penalizzare pesantemente i pensionati e le fasce più deboli, ricordando come la recente riforma del sistema sanitario consenta di portare il livello di spesa pubblica nel settore a quello medio degli altri Paesi europei.
Egli contesta poi le stime del senatore Turci circa il costo della soppressione dell'imposta sulle successioni e donazioni, giudicando più corrette le previsioni contenute nel prospetto di copertura.
A quanti hanno dato una coloritura eticamente negativa delle misure sul sommerso o sul rientro dei capitali all'estero, il Sottosegretario risponde sottolineando il valore anche morale di una scelta economica volta a ricostruire le condizioni più favorevoli affinchè gli imprenditori abbandonino comportamenti non leciti.
Sulle polemiche relative alla sospensione della riduzione delle aliquote IRPEF, egli fa presente che non si tratta di un aggravio di imposta, ma solo di aspettative non realizzatesi e che comunque tali misure consentono una redistribuzione importante e significativa dal punto di vista sociale verso i ceti più deboli. Sull'incremento delle pensioni integrate al minimo, puntualizza che la normativa secondaria di attuazione non prevede alcuna discrezionalità nella definizione dei criteri per utilizzare i 4200 miliardi che il Governo ha destinato a tale misura. Anche in tal caso, peraltro, il Governo ha tenuto fermo ad un impegno preciso preso con il proprio elettorato, anche dopo la crisi apertasi con l'11 settembre. Da ultimo, il Sottosegretario puntualizza il carattere e gli effetti delle misure concernenti la finanza derivata degli enti locali, assicurando che i comuni non riceveranno alcuna decurtazione effettiva delle attuali dotazioni finanziarie, fermo restando il loro diretto coinvolgimento nell'opera di contenimento delle spese correnti e di concreta partecipazione al patto di stabilità interno.

Il presidente PEDRIZZI comunica che nella giornata di martedì la Commissione sarà chiamata ad esaminare e votare i rapporti alla 5a Commissione permanente.

Su sollecitazione del senatore D'AMICO, il PRESIDENTE assicura che si farà interprete presso il Ministro dell'economia affinchè la Commissione riceva, quanto prima, i dati circa l'andamento delle entrate tributarie.

Il seguito dell'esame è quindi rinviato.


SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA

Il presidente PEDRIZZI comunica che la seduta già convocata per le ore 16 di oggi non avrà più luogo.

La seduta termina alle ore 12,10.