DIFESA (4a)

MERCOLEDI' 19 SETTEMBRE 2001
8a Seduta

Presidenza del Vice Presidente
PALOMBO


Interviene il sottosegretario di Stato per la difesa Bosi.

La seduta inizia alle ore 15,10.

PROCEDURE INFORMATIVE
Interrogazione
Il sottosegretario BOSI risponde all'interrogazione n. 3-00100 del senatore Nieddu, sulle cause della morte dei due alpini nel corso di una missione in Kosovo, a bordo di un elicottero della Marina militare italiana. Al riguardo, ricorda che il Ministro della difesa aveva già riferito alle competenti Commissioni di Camera e Senato, riunitesi in seduta congiunta il 21 agosto a Montecitorio.
Rileva che la missione nel corso della quale si verificò l'incidente avrebbe dovuto svolgersi in due fasi distinte: la prima, finalizzata al mantenimento del livello addestrativo dell'equipaggio di volo, per la quale era previsto il decollo e l'atterraggio sull'aereoporto Amiko di Dakovica; la seconda, volta ad addestrare all'elimbarco il personale appartenente a quattro squadre. La squadra imbarcata era formata dal caporale maggiore scelto Matrone, comandante di squadra, dal caporale maggiore scelto Fioretti, dal caporale maggiore Rey, dal caporale maggiore Cavalieri, dal caporale maggiore Bovio e dal caporale maggiore Nigro. L'equipaggio di volo dell'elicottero SH-3D era invece composto dal capitano di corvetta Guglielmino con mansioni di capo equipaggio; dal sottotenente di vascello Viola in qualità di secondo pilota; dal capo 2a classe Camporeale nella veste di operatore di volo stazione prodiera; dal sergente Perrone in funzione di operatore di volo stazione prodiera; dal capo 2a classe Bianco, con mansioni di operatore di volo in fase di familiarizzazione. Precisa inoltre che sul velivolo era imbarcato, senza compiti operativi, anche il colonnello Bormetti, comandante del reggimento cui gli alpini erano in forza, al fine di verificare il livello addestrativo dei propri militari anche nella fase successiva all'elisbarco.
Il Sottosegretario rileva che l'equipaggio era idoneo al volo ed in possesso delle qualifiche necessarie per l'assolvimento della missione. Precisa poi di aver acquisito notizie direttamente dal procuratore militare della Repubblica di Roma, Antonino Intelisano, e dalle autorità militari che seguono la vicenda, dalle quali emerge che il mezzo era perfettamente funzionante in tutte le sue parti compreso l'altimetro. Al riguardo l'autorità giudiziaria ha peraltro consentito il dissequestro del velivolo ai soli fini della manutenzione, come richiesto dalla Marina militare per non pregiudicare l'operatività del mezzo. Quanto alle condizioni di volo, è stato appurato che non si presentavano problemi a livello atmosferico. Fa inoltre presente che durante il volo le comunicazioni verbali non sono possibili, dato il rumore provocato dal mezzo ed è conseguentemente possibile comunicare solo tramite interfono interno, di cui è stata accertata la regolare funzionalità.
Secondo quanto è stato possibile ricostruire, giunti sulla località ove era previsto lo sbarco, il comandante del velivolo riportava all'operatore al portellone di poppa la frase "Un minuto". Tale informazione veniva passata dal sergente Perrone, a voce e mediante segnale - indice della mano destra alzata - al caporale Fioretti, il quale, con "passaparola" la ritrasmetteva agli altri commilitoni. Poco dopo, il comandante del velivolo impartiva lo specifico ordine, "transizione", a seguito del quale, il sergente Perrone, dopo aver risposto a sua volta "transizione", apriva il portellone. Precisa che il termine transizione indica la fase di volo preparatoria all'atterraggio. In tale fase lo specialista, dopo l'apertura del portellone, deve informare il pilota di eventuali ostacoli presenti che possano ostacolare l'atterraggio stesso. Il sergente Perrone si accovacciava per controllare la situazione all'esterno, mediante visore notturno, il cui utilizzo riduce il campo visivo a 40 gradi, mantenendosi con la mano destra al supporto della mitragliera. La sua attenzione rimaneva concentrata all'esterno per vigilare sulla presenza di eventuali ostacoli.
Dopo pochissimi istanti - quando l'elicottero era ancora nella fase di volo traslato - ad un'altezza compresa tra 150 e 200 piedi - il caporale Fioretti balzava fuori dal portellone del velivolo, seguito, in rapida successione, dal caporale Nigro.
Il caporale Bovi, giunto in prossimità del portellone, esitava nel lanciarsi e contestualmente veniva bloccato dal capo Bianco e dal sergente Perrone. Il sergente Perrone contemporaneamente chiudeva il portellone, urlava di fermarsi ai restanti membri della squadra, chiedendo chi li avesse autorizzati ad alzarsi e informando dell'accaduto il comandante dell'elicottero, che immediatamente memorizzava la posizione dell'evento sul navigatore di bordo.
Dopo una prima ricerca dei militari, risoltasi con esito negativo, l'elicottero rientrava in aeroporto e sbarcava i restanti componenti della squadra ed il colonnello Bormetti. Successivamente tornava sul luogo dell'incidente e continuava le ricerche fino al termine dell'autonomia. Le operazioni di ricerca e soccorso, iniziate immediatamente, continuavano anche mediante l'impiego di due elicotteri AB412, decollati dall'aeroporto Amiko, alle ore 23,15 e 23,44. Le ricerche portavano alla scoperta alle ore 23,50 e al recupero dei corpi dei due Alpini.
Rileva che allo stato attuale è possibile solamente affermare che l'incidente in questione è stato provocato da un errore umano. Tali comportamenti costituiscono proprio l'oggetto principale dell'inchiesta della magistratura, finalizzata appunto a chiarire le singole responsabilità.
Il Sottosegretario, in particolare, rileva che l'elicottero, prima dell'attività, era stato sottoposto ai previsti controlli tecnici ed era risultato efficiente e quindi idoneo ad espletare la missione pianificata. Precisa inoltre che nessun componente dell'equipaggio o membro del personale imbarcato ha riportato di aver udito nel corso della missione rumori o vibrazioni anomale ovvero percepito brusche o inusuali variazioni di assetto del velivolo.
Al momento l'autorità giudiziaria investita delle indagini è in attesa che sia risolto il conflitto di competenza poiché, trattandosi di episodio svoltosi in territorio estero, potrebbe essere chiamata a procedere la procura del tribunale di residenza dei militari sottoposti ad inchiesta.
Tale situazione potrebbe ritardare l'accertamento delle responsabilità sulla cui celerità il Governo invece confida, ritenendo importante un rapido accertamento della verità che rappresenta un diritto irrinunciabile dei familiari delle vittime ed al contempo un dovere inderogabile delle istituzioni.
Dichiara infine che il Governo non mancherà pertanto di rendere disponibile in sede parlamentare ogni utile e concreta ulteriore informazione sull'episodio.

Replica il senatore NIEDDU, per dichiarare sufficienti le delucidazioni fornite dal Governo - fatte salve le successive verifiche espletate dalla magistratura in merito - e si ritiene pertanto soddisfatto delle stesse.

IN SEDE REFERENTE
(342) BONATESTA ed altri. – Equiparazione ai cimiteri di guerra dei monumenti sacrari di Leonessa (Rieti) e Medea (Gorizia)
(Seguito e conclusione dell'esame)

Riprende l'esame sospeso nella seduta del 12 settembre scorso.

Non essendo stati presentati emendamenti, si passa al conferimento del mandato al relatore.

Dopo che il presidente PALOMBO ha verificato la presenza del numero legale, senza discussione la Commisisone conferisce mandato al relatore Peruzzotti di riferire favorevolmente in Assemblea sull'articolo unico del disegno di legge in titolo.

Sulla proposta del presidente PALOMBO di chiedere al Presidente del Senato, ai sensi dell'articolo 37 del Regolamento, il trasferimento alla sede deliberante del disegno di legge n. 342 convengono i RAPPRESENTANTI dei Gruppi presenti in seduta. Il Presidente si riserva di acquisire il consenso anche dei restanti Gruppi componenti la Commissione, ma al momento non presenti.

SCONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE

Il presidente PALOMBO, d'intesa con il Presidente della Commissione -impegnato a Bruxelles in una riunione straordinaria dei Presidenti delle Commissioni Esteri e Difesa dei Paesi europei - rende noto che la seduta della Commissione, prevista per domani alle ore 15, non avrà più luogo.

La seduta termina alle ore 15,25.
INTERROGAZIONI
2º  Resoconto  stenografico
SEDUTA DI MERCOLEDÌ 19 settembre 2001
 
Presidenza del vice presidente PALOMBO
I N D I C E
INTERROGAZIONI

    Presidente
 
Pag. 3
    Bosi, sottosegretario di Stato per la difesa
 
3
    Nieddu (DS-U)
 
5
    ALLEGATO (contiene i testi di seduta)
 
7

        N.B. L’asterisco indica che il testo del discorso è stato rivisto dall’oratore.

 
N.B. I testi di seduta sono riportati in allegato al Resoconto stenografico.

N.B. Sigle dei Gruppi parlamentari: Alleanza Nazionale: AN; CCD-CDU:Biancofiore: CCD-CDU:BF; Forza Italia: FI; Lega Nord Padania: LNP; Democratici di Sinistra-l’Ulivo: DS-U; Margherita-DL-l’Ulivo: Mar-DL-U; Verdi-l’Ulivo: Verdi-U; Gruppo per le autonomie: Aut; Misto: Misto; Misto-Comunisti italiani: Misto-Com; Misto-Rifondazione Comunista: Misto-RC; Misto-Socialisti Democratici Italiani-SDI: Misto-SDI; Misto-Lega per l’autonomia lombarda: Misto-LAL; Misto-Libertà e giustizia per l’Ulivo: Misto-LGU; Misto-Movimento territorio lombardo: Misto-MTL; Misto-Nuovo PSI: Misto-NPSI; Misto-Partito repubblicano italiano: Misto-PRI; Misto-MSI-Fiamma Tricolore: Misto-MSI-Fiamma.


I lavori hanno inizio alle ore 15,10.

INTERROGAZIONI

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento dell’interrogazione 3-00100, presentata dal senatore Nieddu.

BOSI, sottosegretario di Stato per la difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, rispondo all’interrogazione 3-00100, presentata dal senatore Nieddu, sulle cause della morte dei due alpini nel corso di una missione in Kosovo, a bordo di un elicottero della Marina militare italiana.
Sul tragico incidente, che avvenne il 9 agosto 2001, presso la città di Ponosovac, in Kosovo, che costò la vita a due valorosi militari del nostro esercito, l’onorevole Ministro della difesa ha già riferito alle competenti Commissioni di Camera e Senato, riunitesi in seduta congiunta il 21 agosto a Montecitorio. Ritengo più che opportuno, anche a nome del Governo, cogliere questa circostanza per fornire ulteriori notizie sulla vicenda.
La missione nel corso della quale si verificò l’incidente era stata regolarmente disposta e programmata. Essa avrebbe dovuto svolgersi in due fasi distinte: la prima, finalizzata al mantenimento del livello addestrativo dell’equipaggio di volo, per la quale era previsto il decollo e l’atterraggio sull’aereoporto Amiko di Dakovica, con decollo alle 21,30 e atterraggio alle 22,20; la seconda, volta ad addestrare all’elimbarco e all’elisbarco il personale appartenente a quattro squadre.
La prima squadra imbarcata era formata dal seguente personale: dal caporale maggiore scelto Matrone, comandante di squadra; dal caporale maggiore scelto Fioretti; dal caporale maggiore Rey; dal caporale maggiore Cavalieri; dal caporale maggiore Bovio e dal caporale maggiore Nigro.
L’equipaggio di volo dell’elicottero SH-3D era invece composto dal capitano di corvetta Guglielmino Pietro, con mansioni di capo equipaggio; dal sottotenente di vascello Viola Raffaele, in qualità di secondo pilota; dal capo 2ª classe Camporeale Antonio, nella veste di operatore di volo stazione prodiera; dal sergente Perrone Luca, in funzione di operatore di volo stazione prodiera; dal capo 2ª classe Bianco Antonio, con mansioni di operatore di volo in fase di familiarizzazione.
Preciso inoltre che sul velivolo era imbarcato, senza compiti operativi, anche il colonnello Bormetti, comandante del reggimento cui gli alpini erano in forza, al fine di verificare il livello addestrativo dei propri militari anche nella fase successiva all’elisbarco.
L’equipaggio era idoneo al volo ed in possesso delle qualifiche necessarie per l’assolvimento della missione.
Oltre a quanto già riferito dall’onorevole Ministro, ritengo opportuno soffermarmi su alcuni determinati aspetti, avendo al riguardo acquisito notizie direttamente dal procuratore militare della Repubblica di Roma, Antonino Intelisano, e dalle autorità militari che seguono la vicenda.
È stato accertato che il mezzo era perfettamente funzionante in tutte le sue parti, compreso l’altimetro. Al riguardo, l’autorità giudiziaria ha peraltro consentito il dissequestro del velivolo ai soli fini della manutenzione, come richiesto dalla Marina militare, per non pregiudicare l’operatività del mezzo.
Quanto alle condizioni di volo, è stato appurato che non si presentavano problemi a livello atmosferico. Giova riferire che durante il volo le comunicazioni verbali non sono possibili, dato il rumore provocato dal mezzo. È possibile comunicare solo tramite interfono interno, di cui anche è stata accertata la regolare funzionalità.
Secondo quanto è stato possibile finora ricostruire, giunti sulla località ove era previsto lo sbarco, il comandante del velivolo riportava all’operatore al portellone di poppa la frase: «Un minuto». Tale informazione veniva passata dal sergente Perrone, a voce e mediante segnale – indice della mano destra alzata – al caporale maggiore scelto Fioretti, il quale, con «passaparola» la ritrasmetteva agli altri commilitoni. Poco dopo, presumibilmente con elicottero in accostata per ingresso in finale, il comandante del velivolo ordinava: «transizione». Il sergente Perrone rispondeva: «transizione», e apriva il portellone.
Il termine transizione indica la fase di volo preparatoria all’atterraggio, di cui è antecedente. In tale fase lo specialista, dopo l’apertura del portellone, deve informare il pilota di eventuali ostacoli presenti che possano ostacolare l’atterraggio stesso. Il sergente Perrone si accovacciava per controllare la situazione all’esterno, mediante visore notturno, il cui utilizzo riduce il campo visivo a 40 gradi, mantenendosi con la mano destra al supporto della mitragliera. La sua attenzione rimaneva concentrata all’esterno per vigilare sulla presenza di eventuali ostacoli.
Dopo pochissimi istanti – quando l’elicottero era ancora nella fase di volo traslato, ad un’altezza compresa tra 150 e 200 piedi – il caporale maggiore scelto Fioretti balzava fuori dal portellone del velivolo, seguito, in rapida successione, dal caporale maggiore Nigro. Il caporale maggiore Bovi, giunto in prossimità del portellone, esitava nel lanciarsi e contestualmente veniva bloccato dal capo Bianco e dal sergente Perrone. Il sergente Perrone contemporaneamente chiudeva il portellone, urlava di fermarsi ai restanti membri della squadra, chiedendo chi li avesse autorizzati ad alzarsi, notificando l’accaduto al comandante dell’elicottero, che immediatamente memorizzava la posizione dell’evento sul navigatore di bordo.
Dopo una prima ricerca dei militari, risoltasi con esito negativo, l’elicottero rientrava in aeroporto e sbarcava i restanti componenti della squadra ed il colonnello Bormetti. Successivamente, tornava sul luogo dell’incidente e continuava le ricerche fino al termine dell’autonomia. Le operazioni di ricerca e soccorso, iniziate immediatamente, continuavano anche mediante l’impiego di due elicotteri AB412, decollati dall’aeroporto Amiko, alle ore 23,15 e 23,44. Le ricerche portavano alla scoperta alle ore 23,50 e al recupero dei corpi dei due alpini.
Sulle cause che hanno condotto ai comportamenti ora illustrati non si può al momento dire di più, se non che l’incidente sia la conseguenza di un errore umano. Tali comportamenti costituiscono proprio l’oggetto principale dell’inchiesta della magistratura, finalizzata appunto a chiarire le singole responsabilità.
Ci sono altri aspetti tecnici cui si può accennare. L’elicottero, prima dell’attività, era stato sottoposto ai previsti controlli tecnici prevolo ed era risultato efficiente e quindi idoneo ad espletare la missione pianificata. Nel corso della missione nessun componente dell’equipaggio o membro del personale imbarcato ha riportato di aver udito rumori o vibrazioni anomale ovvero percepito brusche o inusuali variazioni di assetto del velivolo.
La vicenda è, come è noto, al vaglio dell’autorità giudiziaria che, anche di recente, ha disposto alcuni esami tecnici sul velivolo, a mezzo di periti aeronautici, che sono stati effettuati recentemente con voli sia diurni sia notturni.
Purtroppo, al momento, l’autorità giudiziaria investita delle indagini è in attesa che sia risolto il conflitto di competenza poiché, trattandosi di episodio svoltosi in territorio estero, potrebbe essere chiamata a procedere la procura del tribunale di residenza dei militari sottoposti ad inchiesta, ovvero quella di Lecce.
Tale situazione potrebbe ritardare l’accertamento delle responsabilità sulla cui celerità il Governo invece confida, ritenendo importante un rapido accertamento della verità che rappresenta un diritto inalienabile dei familiari delle vittime ed al contempo un dovere inderogabile delle istituzioni.
Il Governo non mancherà pertanto di rendere disponibile in sede parlamentare ogni utile e concreta ulteriore informazione sull’episodio.

NIEDDU (DS-U). Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare il sottosegretario Bosi che, a nome del Governo, ha testè informato la Commissione, aggiornandola rispetto all’informativa che già il ministro Martino aveva fornito in occasione della seduta congiunta delle competenti Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato, svoltasi nel mese d’agosto alla Camera dei deputati.
Le delucidazioni fornite dal Governo sono da me allo stato considerate sufficienti, fatte salve le successive verifiche che in merito saranno espletate, come lo stesso Sottosegretario ha indicato, dall’autorità giudiziaria.
Mi ritengo quindi soddisfatto della risposta fornita alla mia interrogazione.

PRESIDENTE. Lo svolgimento dell’interrogazione all’ordine del giorno è così esaurito.

I lavori terminano alle ore 15,20.
 

Allegato
INTERROGAZIONI

NIEDDU. – Al Ministro della difesa. – Premesso:
che venerdì 10 agosto 2001, come riportato da tutti gli organi di stampa, nella zona del valico di Morines, in Kosovo, sono morti due alpini nel corso di una missione di un elicottero SH3D della Marina Militare italiana;
che le dinamiche dell’incidente, che ha visto i due soldati precipitare inspiegabilmente fuori dal velivolo, presentano diversi interrogativi, in quanto i due militari non dovevano essere impegnati direttamente nelle manovre di atterraggio;
che, secondo lo stesso parere di esperti dell’Esercito intervistati da vari quotidiani, vi sono molti aspetti non convincenti nelle prime versioni fornite dai vertici militari;
che non è stata fornita dal Ministero della difesa e dallo Stato Maggiore alcuna versione ufficiale dell’accaduto,
l’interrogante chiede di conoscere se non si ritenga necessario:
che venga accertata la composizione della squadra che operava sull’elicottero con l’indicazione dei relativi ufficiali;
che si accerti l’esatto svolgersi degli avvenimenti e le ragioni che hanno portato alla morte dei due militari italiani;
che il Ministro della difesa venga al più presto in Commissione per informare dettagliatamente sulla dinamica degli avvenimenti.
(3-00100)
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