AFFARI COSTITUZIONALI (1ª)

MERCOLEDÌ 2 FEBBRAIO 2005
480ª Seduta (notturna)

Presidenza del Presidente
PASTORE
Intervengono il ministro per le riforme istituzionali e la devoluzione Calderoli e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Brancher.


La seduta inizia alle ore 20,40.


IN SEDE REFERENTE

(2544-B) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - Modifiche alla Parte II della Costituzione, approvato in prima deliberazione, dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(1941) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA - Disposizioni concernenti la forma di governo regionale
(2025) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA - Modifiche ed integrazioni degli articoli 122 e 126 della Costituzione
(2556) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - VIZZINI ed altri. - Modifica degli articoli 121 e 126 della Costituzione
(2651) DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE. - CONSIGLIO REGIONALE DELLE MARCHE - Modifica all' articolo 126 della Costituzione
(Seguito dell'esame congiunto e rinvio)

Prosegue l'esame, sospeso nella seduta del 1° febbraio con l'esame degli emendamenti riferiti al disegno di legge n. 2544-B e pubblicati in allegato al resoconto del 21 dicembre 2004.

Interviene il senatore BASSANINI (DS-U) per dichiarare preliminarmente la disponibilità del proprio Gruppo a ridurre il numero di proposte emendative presentate, concordando con il relatore nel ritenere che il loro ingente numero possa ostacolare un confronto serio e un esame della riforma nei tempi che la maggioranza comprensibilmente intende contenere. Non è tuttavia in grado di indicare sin d'ora gli emendamenti da ritirare, anche per gli impegni connessi all'imminente inizio del Congresso dei Democratici di Sinistra, ritenendo di poterlo fare nel corso della prossima settimana; tale razionalizzazione delle proposte di modifica è naturalmente condizionata alla sussistenza di una disponibilità da parte della maggioranza a modificare il testo approvato dalla Camera dei deputati in alcuni punti rilevanti, preannunciando in caso contrario la ferma opposizione del proprio Gruppo al progetto di riforma nelle successive fasi dell'esame, fino all'eventuale referendum. L'esigenza di procedere a una revisione complessiva delle proposte emendative del suo Gruppo non impedisce, tuttavia, l'inizio dell'esame degli emendamenti, riservandosi di valutare se ritirare gli emendamenti che saranno esaminati nella seduta in corso.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U) dichiara la disponibilità anche del Gruppo della Margherita a ridurre il numero di emendamenti presentati, individuando quelli irrinunciabili e ritirando i restanti, al fine di favorire la dialettica tra maggioranza e opposizione nel seguito dell'esame del progetto di riforma. Anche al suo Gruppo occorre un breve periodo di tempo per individuare le proposte emendative da ritirare.

Il PRESIDENTE, preso atto della disponibilità a iniziare le votazioni sugli emendamenti riferiti ai primi articoli, ricorda che gli emendamenti all'articolo 1 sono stati dichiarati inammissibili. Invita quindi il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il proprio parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Il relatore D'ONOFRIO (UDC) sottolinea come l'articolo 2 nel testo approvato dall'altro ramo del Parlamento rappresenti un punto di equilibrio conclusivo sulla composizione della Camera dei deputati; pur non concordando pienamente con la disposizione concernente i parlamentari eletti nella circoscrizione estero, ritiene quindi inopportuno procedere a qualunque modifica concernente il numero dei deputati ed esprime pertanto parere contrario agli emendamenti da 2.4 a 2.7, nonché sui restanti emendamenti all'articolo.

Interviene il senatore VILLONE (DS-U) per sottolineare come le modifiche approvate dalla Camera dei deputati facciano registrare una sproporzione tra il numero degli eletti nella circoscrizione estero e quello complessivo dei deputati, con possibili conseguenze sugli equilibri di Governo. Preannuncia pertanto il proprio voto favorevole all'emendamento 2.12.

Il relatore D'ONOFRIO (UDC) ritiene che l'eventuale incidenza sugli equilibri di governo possa trovare soluzione nella disciplina elettorale.

Anche il presidente PASTORE considera superabile la perplessità espressa dal senatore Villone ritenendo che la legge elettorale potrà richiedere che anche i deputati eletti all'estero debbano far parte di una coalizione; si potrebbe, in alternativa, prevedere che tali deputati non concorrano a determinare la "maggioranza espressa dalle elezioni" che occorre avere a riferimento per verificare il permanere del rapporto fiduciario con il Governo.

Il ministro CALDEROLI ricorda che il rapporto tra il numero degli eletti nella circoscrizione estero e il plenum della Camera dei deputati è rimasto sostanzialmente invariato, passando da 12 su 412 deputati a 18 su 518; ricorda inoltre che la norma transitoria prevede che la legge elettorale della Camera dei deputati assicuri la stabilità di Governo e che si richiede che gli eletti nella circoscrizione estero appartengano a una coalizione, non prefigurandosi quindi alcun rischio in termini di governabilità. Esprime parere conforme a quello del relatore sugli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U) ritiene che il testo approvato dalla Camera dei deputati riconosca un'eccessiva rappresentanza degli italiani all'estero nel plenum della Camera dei deputati e che la presenza di deputati eletti all'estero sostanzialmente svincolati dalle dinamiche di maggioranza ponga un serio problema di funzionalità. Osserva peraltro che ove venisse confermata la scelta per una "contestualità forte" delle elezioni dei senatori con quelle regionali si dovrebbe concordare con l'esclusione degli eletti all'estero dal Senato, non potendo rinvenirsi alcun collegamento tra le elezioni nella circoscrizione estero e quelle regionali. Conclude preannunciando il proprio voto favorevole agli emendamenti 2.4 e 2.11.

Il senatore BASSANINI (DS-U) sottolinea come la questione fondamentale sottesa all'articolo in esame sia quella del numero complessivo di parlamentari: la sua riduzione sarebbe a suo avviso più necessaria per la Camera dei deputati che per il Senato, essendo quello il ramo del Parlamento che può essere considerato anche attualmente pletorico e spesso ingovernabile, come dimostrano i frequenti incidenti che il Senato è poi chiamato a correggere, soluzione che peraltro potrebbe non essere più possibile con la riforma del bicameralismo proposta dal progetto in esame. Considera improvvida la decisione di portare a 518 il numero dei deputati: invita la maggioranza a valutare la reazione dell'opinione pubblica, nella quale è forte l'attesa di una significativa riduzione del numero di parlamentari, che tra l'altro si porrebbe in sinergia con l'aumento dei consiglieri regionali cui si va assistendo e che invece trova la sua giustificazione nel rilevante trasferimento di competenze legislative alle Regioni. Conclude dichiarando che voterà a favore degli emendamenti che propongono la riduzione del numero di deputati, dichiarando il suo favore a fissarlo in 400 ovvero in un numero anche inferiore.

Il senatore PETRINI (Mar-DL-U) ricorda di avere già evidenziato in precedenti occasioni gli effetti negativi sugli equilibri di Governo derivanti dalla presenza nella Camera dei deputati di un numero di parlamentari eletti all'estero la cui incidenza percentuale sul numero complessivo di deputati è andato aumentando nel corso dell'esame, giungendo all'attuale 3,5 per cento. Si tratta di un numero di deputati verosimilmente capaci di incidere sulle decisioni della Camera politica; peraltro, prevedere per tali deputati un vincolo di maggioranza contraddirebbe a suo avviso il divieto di vincolo di mandato, dovendosi allora più coerentemente avere il coraggio di sopprimere l'articolo 67 della Costituzione. Sottolinea come in ogni caso questi eletti sfuggiranno alle dinamiche politiche nazionali; difficilmente potranno garantire la loro presenza con continuità e per essi non saranno efficaci i deterrenti alla sfiducia al Governo previsti dalla riforma su questioni qualificanti per il loro elettorato, portatore di specifiche esigenze. I gravi difetti dell'attuale disciplina del voto nella circoscrizione estero, dei quali si è avuta conferma anche attraverso l'indagine conoscitiva che la Commissione sta svolgendo e nel corso della quale si è registrata una convergenza critica, sono aggravati dal progetto all'esame; risulta tra l'altro incomprensibile la scelta di lasciare immodificato rispetto alla Costituzione vigente il numero di eletti all'estero, nel quadro di una riduzione del numero di parlamentari. Dichiara pertanto il proprio voto favorevole all'emendamento 2.12.

Il senatore MANZELLA (DS-U) si unisce all'invito a riconsiderare la collocazione degli eletti all'estero, ritenendo preferibile che questi siano componenti di un Senato in cui trovi espressione unitaria una rappresentanza nazionale che dia voce sia alle peculiarità territoriali regionali, sia agli italiani residenti all'estero, sia a quella peculiare rappresentanza di coloro che hanno illustrato la Patria, costituita dai tre parlamentari nominati a vita. Dichiara quindi il proprio voto favorevole all'emendamento 2.8.

Il senatore TURRONI (Verdi-U) ricorda di avere sempre espresso la propria contrarietà a proposte di riduzione del numero di parlamentari: esse originano da una censurabile adesione alla spinta antiparlamentare che si registra nella pubblica opinione a partire dagli anni '90 e che si traduce in ripetute iniziative di delegittimazione del Parlamento e della democrazia parlamentare. Di questo segno è l'indirizzo del Governo attualmente in carica, che considera il Parlamento un intralcio al libero dispiegarsi dell'azione di governo, come dimostra l'uso della decretazione d'urgenza o il massiccio ricorso alla delegazione legislativa, affidando poi a estranei al circuito Parlamento-Governo l'elaborazione di testi di grande rilievo, ad esempio in materia ambientale. Tale atteggiamento antiparlamentare è peraltro contraddittorio rispetto al favore manifestato per il ripristino del regime di insindacabilità previsto dal previgente articolo 68 della Costituzione. Quanto ai deputati assegnati alla circoscrizione estero, concorda nel ritenere, anche alla luce dei sopralluoghi compiuti negli scorsi mesi, che la loro presenza nella Camera dei deputati possa alterare il quadro politico, non avendo tali deputati alcun sostanziale collegamento con la vita del Paese; le scelte inerenti alla politica fiscale e alla gestione delle risorse, alle quali gli italiani residenti all'estero non sono chiamati a contribuire, rendono palese tale incongruenza. Esprime sorpresa per l'atteggiamento del Ministro, la cui parte politica ha sempre censurato la dislocazione dei poteri decisori sulle risorse rispetto alle comunità che ad esse maggiormente contribuiscono. Conclude dichiarando che voterà a favore dell'emendamento 2.4.

Ha quindi la parola il senatore VILLONE (DS-U) il quale manifesta la propria adesione agli argomenti già svolti negli interventi che lo hanno preceduto sulla questione degli eletti all'estero; ritiene che la maggioranza stia sottovalutando l'incidenza di una percentuale di deputati che è superiore a quella in cui trovano rappresentanza attualmente alcuni piccoli partiti. A suo avviso questo gruppo di deputati si strutturerà fatalmente come gruppo di pressione, capace in momenti qualificanti della vita parlamentare - quale l'approvazione del disegno di legge finanziaria - di costituire un elemento di instabilità nella dialettica parlamentare.

Si passa quindi alle votazioni degli emendamenti riferiti all'articolo 2.

Accertata la presenza del prescritto numero di senatori, l'emendamento 2.4, fatto proprio dal senatore Marini in assenza del proponente, è posto in votazione e viene respinto.

Il senatore TURRONI (Verdi-U) interviene per dichiarare il proprio voto favorevole sull'emendamento 2.11 per le motivazioni già esposte; ritiene inoltre che la soppressione dell'articolo consentirebbe di rimediare a un errore commesso dalla Camera dei deputati nel fissare l'età minima per l'elezione a deputato in 21 anni, essendo tale età incompatibile con quei requisiti di maturità ed esperienza che lo status di parlamentare richiede, tanto più in un quadro di complessivo azzeramento del cursus honorum prima garantito dai partiti politici.

Con successive, distinte votazioni sono quindi respinti gli emendamenti da 2.11 agli identici 2.9 e 2.13.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U) dichiara di aggiungere la propria firma all'emendamento 3.2a.

Il senatore BASSANINI (DS-U), anche in considerazione dell'esigenza segnalata all'inizio della seduta di procedere a una complessiva analisi delle proposte emendative presentate, propone di accantonare gli emendamenti riferiti all'articolo 3.

Il relatore D'ONOFRIO (UDC) ritiene invece utile acquisire le valutazioni dei Gruppi di opposizione sull'articolo 3, il cui contenuto informa di sé il complessivo disegno di riforma costituzionale; in particolare, l'opposizione dovrebbe indicare quale modello di senato federale, tra quelli delineati dagli emendamenti, intenda proporre.

Il senatore VILLONE (DS-U) concorda nel ritenere che si tratta di un punto cruciale del progetto di riforma; ribadisce la propria contrarietà alla "contestualità forte" nelle elezioni dei senatori e dei Consigli regionali, che ha trovato ulteriori motivi di conferma in recenti vicende in cui si è evidenziato il rischio concreto che, in prospettiva, l'elezione del Senato sia influenzata dalla presenza di partiti dei governatori.

Interviene il ministro CALDEROLI, concordando con la proposta di accantonare gli emendamenti all'articolo 3, anche in vista della preannunciata individuazione di una posizione più definita dell'opposizione.

Il senatore BASSANINI (DS-U) pur comprendendo l'esigenza manifestata dal relatore, sottolinea che sulla composizione del Senato federale si registrano posizioni assai differenziate all'interno dei Gruppi di opposizione, a differenza di altre questioni - come quella del sistema delle garanzie - in cui la pluralità di proposte emendative deriva dalla compresenza di scelte precise e unitarie, e di proposte avanzate in via subordinata. L'accantonamento degli emendamenti all'articolo 3 è appunto funzionale al chiarimento e alla definizione di una posizione unica dei Gruppi dell'opposizione che possa condurre anche al ritiro di numerosi emendamenti.

Alla richiesta del senatore VILLONE (DS-U) di conoscere l'opinione del relatore in merito alla composizione del Senato federale, il senatore D'ONOFRIO (UDC) dichiara che, pur riconoscendo come la contestualità delle elezioni non rappresenti in astratto la soluzione migliore, la ritiene comunque preferibile all'ipotesi di una composizione mista del Senato, alla quale si dichiara contrario. Concorda, infine, con la proposta avanzata dal senatore Bassanini.

La Commissione conviene, quindi, di accantonare l'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 3.

Si passa, quindi, all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 4, sui quali il RELATORE e il ministro CALDEROLI esprimono parere contrario.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U) dichiara di aggiungere la propria firma all'emendamento 4.2a, preannunciando il proprio voto favorevole, non ritenendo vi sia motivo per modificare la scelta maturata in Senato nel corso della prima lettura, di confermare in 40 anni il requisito dell'età minima per essere eletti in Senato; ribadendo la propria preferenza per un Senato a composizione mista, ritiene opportuno mantenere una differenziazione delle due Camere anche in termini di requisiti di eleggibilità inerenti l'età minima, nonché evitare che la carica di Presidente del Senato possa essere eletto un venticinquenne, il quale potrebbe essere chiamato a svolgere le funzioni di supplenza del Presidente della Repubblica.

Ha quindi la parola il senatore MARINI (Misto-SDI), che dichiara il proprio voto favorevole agli emendamenti soppressivi dell'articolo, che a suo avviso introduce nella vita politica il "ceto dei mandarini", quello degli amministratori regionali e locali, cui vengono delegate importanti funzioni politico-costituzionali, in contrasto con il principio di eguaglianza. Si dichiara inoltre fortemente contrario a inserire tra i requisiti per l'elettorato passivo quello della residenza, che solo si giustificherebbe in presenza di un vincolo di mandato.

Il senatore TURRONI (Verdi-U) dichiara il proprio voto favorevole all'emendamento 4.2 e a quelli soppressivi dell'articolo, ritenendo inaccettabile la definizione dei requisiti per l'eleggibilità in Senato risultante dal testo in esame, sia in termini di età minima, sia soprattutto con riferimento a quello della residenza nella Regione.

Interviene quindi il senatore PETRINI (Mar-DL-U) per dichiarare il proprio favore alla reintroduzione del requisito dell'età minima di 40 anni per l'elezione al Senato federale e comunque all'affermazione di un più ampio diritto di elettorato passivo, prevedendo il solo limite dell'età minima, che garantisce un grado di maturità sociale e personale dell'eletto. I requisiti introdotti con il progetto all'esame, e particolarmente quello relativo alla residenza, sono invece a suo avviso contraddittori e non condivisibili.

Intervenendo sul requisito dell'età minima, il senatore VILLONE (DS-U) sottolinea che si tratta di una questione solo apparentemente secondaria: l'eventuale indisponibilità della maggioranza a ripristinare il limite dei 40 anni di età, stabilito in prima lettura dal Senato e sul quale il Governo è stato battuto durante l'esame del disegno di legge alla Camera dei deputati, farebbe emergere inequivocabilmente la volontà di considerare il testo approvato dall'altro ramo del Parlamento ormai immodificabile. I requisiti indicati dall'articolo 4 non sono condivisibili poiché da un lato non configurano un legame con il territorio particolarmente convincente; dall'altro, la differenziazione dell'età minima richiesta per l'elezione a ciascuna delle Camere rappresenta una scelta che trova conferma anche nell'esperienza comparata e in particolare negli stati federali. Conclude dichiarando il proprio voto favorevole agli emendamenti volti a fissare nuovamente in 40 anni l'età minima per l'elezione a senatore, ricordando al relatore e al rappresentante del Governo che su tale votazione si misurerà, a suo avviso, la reale disponibilità della maggioranza a considerare non immodificabile il testo approvato dalla Camera dei deputati.

L'emendamento 4.2, fatto proprio dal senatore Marini in assenza del proponente, viene posto in votazione e respinto. Con successive distinte votazioni sono quindi respinti gli emendamenti dagli identici 4.1, 4.3, 4.4 e 4.12 agli identici 4.7, 4.8 e 4.10.

Si passa, quindi, all'esame degli emendamenti riferiti all'articolo 5, sui quali il RELATORE e il ministro CALDEROLI esprimono parere contrario.

Il senatore MARINI (Misto-SDI), in assenza del proponente, fa proprio l'emendamento 5.1 e dichiara di aggiungere la propria firma agli emendamenti soppressivi dell'articolo, ritenendo preferibile che i parlamentari a vita siano chiamati a far parte del Senato: tali parlamentari, infatti, dovrebbero caratterizzarsi per essere portatori di una visione alta degli interessi nazionali, svincolata dalle dinamiche e dagli interessi di natura politica. E' dunque coerente con la loro stessa natura la loro nomina in quella Camera che, nel progetto di riforma, è estranea allo scontro politico e che costituisce il luogo deputato a contemperare le istanze statali e quelle regionali in una visione unitaria, nonché a dirimere le questioni attinenti all'unità della nazione.

Anche il senatore MANCINO (Mar-DL-U) dichiara la propria netta contrarietà alla scelta operata dall'altro ramo del Parlamento, ritenendo preferibile che gli eletti per avere illustrato la Patria facciano parte della Camera estranea al rapporto fiduciario e allo scontro politico. Dichiara il proprio voto favorevole all'emendamento 5.2.

Il senatore BASSANINI (DS-U) ritiene molto opinabile e discutibile la modifica approvata dalla Camera dei deputati, non solo per le motivazioni addotte dagli interventi che lo hanno preceduto, ma anche perché nella Camera dei deputati si esprimerà una scelta maggioritaria del Paese e si esplicherà la dinamica politica maggioranza-governo. Ritiene preferibile che i parlamentari a vita facciano parte del Senato federale, evitando così anche il rischio che anche tale componente - insieme a quella dei deputati eletti all'estero - possa incidere sugli equilibri politici. Dichiara pertanto che voterà a favore dell'emendamento 5.3.

Il senatore VILLONE (DS-U), che preannuncia il proprio voto favorevole all'emendamento 5.8, invita a considerare che la componente di deputati sostanzialmente svincolati dalle logiche di maggioranza ammonterebbe, considerando i deputati eletti nella circoscrizione estero unitamente a quelli nominati a vita, a circa il 4% della Camera dei deputati.

Anche il senatore TURRONI (Verdi-U) ritiene preferibile confermare la scelta operata dal Senato in prima lettura; paventa inoltre il rischio che il Presidente della Repubblica, potenzialmente espressione della maggioranza politica secondo il disegno di riforma costituzionale in esame, possa nominare parlamentari a vita al solo scopo di rafforzare la maggioranza politica nella Camera dei deputati. Conclude dichiarando il proprio voto favorevole agli emendamenti soppressivi dell'articolo e agli identici emendamenti 5.3 e 5.8.

Interviene quindi il senatore PETRINI (Mar-DL-U) che concorda con la preoccupazione espressa dal senatore Villone circa il numero di deputati svincolati dalla dinamica di maggioranza.

Il senatore BISCARDINI (Misto-SDI) dichiara il proprio voto favorevole agli emendamenti soppressivi dell'articolo e agli identici emendamenti 5.3 e 5.8, sottolineando come l'indisponibilità della maggioranza a modificare disposizioni quali gli articoli 4 e 5 del disegno di legge in esame fa temere una chiusura a qualunque ipotesi di modifica.

Con successive, distinte votazioni sono quindi respinti gli emendamenti da 5.1 a 5.5.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U), pur non ritrattando la disponibilità del proprio Gruppo a riconsiderare gli emendamenti presentati al fine di consentire un confronto su punti qualificanti della riforma, ritiene che l'indisponibilità manifestata dalla maggioranza a modificare disposizioni a suo avviso abnormi, su cui il Governo è stato battuto nell'altro ramo del Parlamento, testimoni la sostanziale impossibilità di una convergenza tra le proposte dell'opposizione e quelle della maggioranza.

Il ministro CALDEROLI ribadisce la richiesta già formulata ai Gruppi di opposizione di individuare posizioni unitarie, ricordando ancora una volta che i Gruppi parlamentari di opposizione alla Camera dei deputati hanno sostenuto posizioni diametralmente opposte a quelle dei Gruppi parlamentari di opposizione del Senato.

Il senatore MANCINO (Mar-DL-U) replica che ciò è espressione fisiologica della dialettica tra le due Camere e che nemmeno nei Gruppi parlamentari di maggioranza presenti nei due rami del Parlamento si è registrata una perfetta concordia.


Il seguito dell'esame è quindi rinviato.


La seduta termina alle ore 22,50.