POLITICHE DELL'UNIONE EUROPEA (14ª)

MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2006
132ª Seduta

Presidenza del Presidente
GRECO

La seduta inizia alle ore 14,40.


PROCEDURE INFORMATIVE

Seguito dell'indagine conoscitiva sull'attuazione degli obiettivi delineati dalla Strategia di Lisbona: approvazione del documento conclusivo

Riprende il seguito dell’indagine conoscitiva sospeso nella seduta del 9 novembre 2005, nella quale era stato concluso il ciclo di audizioni previsto dal programma.

Il presidente GRECO (FI) illustra quindi uno schema di documento conclusivo sul quale si apre il dibattito.

Interviene il senatore BASILE (Mar-DL-U), il quale esprime ampia condivisione sul tenore dello schema di documento testé illustrato dal Presidente, in quanto contiene anche delle osservazioni critiche, soprattutto sul reperimento delle risorse finanziarie. Per quanto riguarda la fiscalità di vantaggio, precisa che anche se personalmente ritiene sia senz'altro un positivo strumento di sviluppo, tuttavia sia in realtà di difficile realizzazione dato che la Commissione europea non si è ancora formalmente espressa al riguardo con un parere positivo. Condivide altresì il passaggio del documento concernente la politica regionale e di coesione, che solo recentemente sono state considerate nel piano per l'innovazione per la crescita e l'occupazione (PICO) presentato dal ministro La Malfa. Pur nella convinzione che l'intero lavoro fin qui svolto debba essere adeguatamente concluso nel suo iter procedurale, ritiene tuttavia di sottoporre all'attenzione del Presidente e della Commissione talune osservazioni. A suo avviso sarebbe importante citare anche l'audizione del sottosegretario Viceconte del 24 febbraio 2005, nella quale è stata richiamata l'attenzione sulla necessità di una migliore articolazione dei finanziamenti per le spese infrastrutturali, in particolare per gli interventi sulle grandi direttrici ferroviarie, sull'intermodalità e sui sistemi portuali ed aeroportuali. Ritiene poi debba essere meglio precisato il concetto che a seguito del Consiglio europeo di giugno 2005 si è passati dai 117 indicatori strutturali del precedente assetto che esprimevano altrettanti obiettivi a 24 aree o meglio linee-guida. Da ultimo, esprime l'auspicio che anche nella prossima legislatura sia mantenuto vivo l'interesse ad approfondire in sede conoscitiva le problematiche per l'attuazione della strategia di Lisbona. Conclude con un sentito ringraziamento al presidente Greco per aver seguito attentamente la materia e a tutti gli altri commissari per il fattivo contributo da loro apportato.

Il senatore MANZELLA (DS-U) ritiene senz'altro condivisibili le osservazioni del senatore Basile, che non inficiano in alcun modo il merito dello schema di documento testé illustrato dal Presidente. Esprime a sua volta l'avviso che il problema del finanziamento della strategia di Lisbona e del piano nazionale per attuarla sia stato ben sottolineato nel documento in esame, che ha d'altro canto ampiamente utilizzato anche gli esiti degli incontri interparlamentari a Bruxelles ai quali ha partecipato una delegazione della Commissione. In tali sedi è stata infatti focalizzata la necessità di meglio delineare i legami istituzionali sia verso l'alto che verso il basso. Coglie infine l'occasione per ringraziare il Presidente e tutta la Commissione per il proficuo e interessante lavoro svolto, preannunciando pertanto il voto favorevole del proprio Gruppo sullo schema di documento in esame.

Nessun altro chiedendo di intervenire, il PRESIDENTE chiude la discussione generale e, in sede di replica, dichiara di accogliere senz'altro i suggerimenti espressi dal senatore Basile nel suo intervento.

Il senatore BEDIN (Mar-DL-U) dichiara quindi il voto favorevole del proprio Gruppo, sottolineando l'importanza del lavoro svolto dalla Commissione su una tematica di particolare pregnanza, non solo per la politica comunitaria, ma in particolare per lo sviluppo economico e sociale del Paese. Esprime quindi l'avviso che alla revisione del patto sulle prospettive finanziarie prevista per il 2008 andrà legata anche la verifica della strategia di Lisbona e a tale proposito osserva che lo schema di documento in esame ben sottolinea la necessità di una più sostanziosa partecipazione al bilancio dell'Unione europea affinché possano essere conseguiti gli obiettivi auspicati.
Nel ringraziare il Presidente e i componenti tutti, rimarca che il proficuo lavoro svolto dalla Commissione ha permesso di far emergere soprattutto al Senato un'apprezzabile coesione interna in materia di politica europea.

Il senatore CHIRILLI (FI) dichiara il voto favorevole del suo Gruppo, a nome del quale esprime altresì ampia soddisfazione per l'intensa attività svolta dalla Commissione, sempre in un clima di aperto e ampio confronto politico. Quanto allo schema di documento, ne apprezza l'articolazione completa ed esaustiva delle complesse tematiche in esame. In particolare è ben sottolineato il problema della scarsità delle risorse per l'attuazione degli interventi strategici ed è pertanto auspicabile che nella prossima legislatura il Governo, quale esso sia, possa proseguire proficuamente il lavoro qui intrapreso.

La Commissione, con la presenza del numero legale, ai sensi dell'articolo 30, comma 2, del Regolamento, approva quindi lo schema di documento conclusivo dell'indagine conoscitiva in titolo, nel testo illustrato dal Presidente (pubblicato in allegato al presente resoconto) con le integrazioni suggerite dal senatore Basile e concernenti il riferimento ai contenuti dell'audizione del sottosegretario Viceconte del 24 febbraio 2005, una maggiore chiarezza sul concetto di riduzione degli indicatori strutturali, nonché infine l'auspicio finale che nella prossima legislatura la Commissione Politiche dell'Unione europea continui ad approfondire la tematica della strategia di Lisbona.

La Commissione delibera altresì di procedere alla pubblicazione integrale degli atti dell'indagine conoscitiva.


SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE

Il presidente GRECO, in considerazione dell’imminente scioglimento delle Camere, desidera rivolgere ai componenti della Commissione il personale, sentito ringraziamento per il contributo sempre fattivo da tutti apportato indipendentemente dalle appartenenze politiche, nel corso dell’attività finora svolta.
Proprio a tale proposito, coglie l’occasione per ripercorrere molto brevemente i dati significativi del lavoro condotto da questo organismo a partire dalla data del suo insediamento come Commissione permanente, a seguito della modifica al Regolamento del Senato del 6 febbraio 2003.
Dalla prima seduta, tenuta l’8 ottobre 2003, la Commissione ha svolto principalmente attività consultiva, con riferimento alla verifica della compatibilità con la normativa comunitaria, esprimendo il proprio parere su disegni di legge, nonché le proprie osservazioni su schemi di decreto legislativo per l’attuazione di norme comunitarie sottoposti dal Governo al parere parlamentare.
Va dato atto che ampia parte di tale attività consultiva è stata svolta anche nella sede ristretta della Sottocommissione per i pareri.
Ricorda poi che la peculiare competenza della Commissione si è espressa nell’esame - ai sensi dell’articolo 144-bis del Regolamento - dei disegni di legge comunitaria, rispettivamente per l’anno 2004 e poi per il 2005.
Un capitolo di notevole importanza - che è auspicabile venga in futuro incrementato - riguarda l’attività di esame degli atti preparatori della legislazione comunitaria (articolo 144 del Regolamento), all’esito della quale sono state approvate risoluzioni quali atti di indirizzo per il Governo.
Con riferimento alle indagini conoscitive (articolo 48 del Regolamento), il Presidente ricorda quella sul futuro dell’Unione europea (svolta congiuntamente alla Commissione Affari esteri e alle omologhe Commissioni della Camera dei deputati), quella sui progressi della Strategia di Lisbona - conclusa nell'odierna seduta - nonché infine, quella sulle problematiche connesse alla proposta di direttiva sulla liberalizzazione del mercato interno (unitamente alla Commissione Industria del Senato).
Di particolare rilievo sono state poi le audizioni di rappresentanti del Governo ai sensi del comma 4 dell’articolo 3 della legge 4 febbraio 2005, n. 11 (sulla partecipazione del Parlamento al processo di formazione delle decisioni comunitarie e dell’Unione europea).
Un altro importante ambito di attività ha riguardato i numerosi incontri sia nelle sedi comunitarie che in quelle bilaterali con rappresentanti istituzionali degli altri Stati membri dell’Unione europea.
Da ultimo, esprime l’auspicio di una maggiore attivazione anche delle procedure informative mediante atti di sindacato ispettivo.
Il Presidente informa infine che il 27 febbraio prossimo si terrà presso il Senato una riunione della Commissione cultura dell'Assemblea parlamentare euromediterranea (APEM), da lui presieduta, alla quale parteciperà il Vicepresidente della Commissione europea Frattini, e con l'occasione estende l'invito a partecipare ai componenti della Commissione.

La seduta termina alle ore 15,50.


DOCUMENTO CONCLUSIVO DELL’INDAGINE CONOSCITIVA SULLA STRATEGIA DI LISBONA APPROVATO DALLA COMMISSIONE
(Doc. XVII, n. 27)


1. Finalità e presupposti dell’indagine

La strategia di Lisbona prende il nome dal Consiglio europeo di Lisbona del 23 e 24 marzo 2000, ove è stata approvata, ed è definibile come il tentativo più ampio e serio di rinnovare il modello socio-economico europeo nel quadro della globalizzazione, attraverso uno sforzo per coordinare ed integrare tra loro le politiche comunitarie e nazionali. Il presupposto della strategia va individuato nella proposizione di una società della “conoscenza”, in cui l’informazione, la comunicazione e la cultura svolgono un ruolo strumentale ad una maggiore competitività del sistema, allo scopo della creazione di ricchezza e di benessere.
La Commissione politiche dell’Unione europea del Senato ha deliberato all’unanimità nella seduta del 29 settembre 2004, in posizione di avanguardia rispetto agli altri parlamenti dell’Unione, un’indagine conoscitiva sulla posizione italiana rispetto agli obiettivi delineati dalla strategia di Lisbona. Il programma dell’indagine era stato elaborato in vista della revisione di medio termine, prevista per il Consiglio europeo di primavera del 22 e 23 marzo 2005. Successivamente al Consiglio europeo di marzo 2005 - in cui la strategia di Lisbona è stata profondamente rinnovata -, l’indagine conoscitiva è proseguita anche alla luce di questo rinnovamento, che ha comportato per tutti gli Stati membri dell’Unione l’obbligo di adottare “programmi nazionali” di riforma. Il programma italiano è stato presentato nella prima metà del mese di ottobre 2005 dal Ministro per le politiche comunitarie e di esso si darà conto, poiché costituisce ora la base per l’azione italiana nella direzione della crescita e dell’occupazione (il Ministro per le politiche comunitarie proprio nel corso dello svolgimento dell’indagine è stato incaricato di seguire i negoziati in seno al Consiglio competitività dell’Unione, divenendo, per l’Italia, il c.d. Mister Lisbona)
L’indagine conoscitiva - la prima svolta autonomamente dalla Commissione politiche dell’Unione europea sin dalla sua istituzione, che risale all’ottobre 2003 - ha avuto inizio nella seduta del 15 dicembre 2004 e si è articolata in 10 sedute, in cui sono state svolte le audizioni dei ministri competenti per le materie rientranti nella strategia di Lisbona.
Nel corso dell’indagine conoscitiva si è esaminata la strategia nel suo complesso, a partire dal vertice di Lisbona del 2000 in cui è stata approvata, proseguendo con l’analisi del Rapporto Kok dell’autunno 2004 - fortemente critico nei confronti dell’impostazione allora operante per la strategia -, sino ad arrivare alla revisione intermedia del marzo 2005, da cui ha preso l’avvio un’impostazione completamente differente rispetto al passato, e tutta incentrata sulla procedimentalizzazione della strategia che può ora ben dirsi essere strutturata, utilizzando una metafora, con “testa europea e gambe nazionali”. Con il nuovo meccanismo di articolazione, ogni attore sarà obbligato a compiere determinati passi verso il raggiungimento degli obiettivi. E uno di questi passi, che riguarda direttamente ciascuno degli Stati membri, è costituito dall’approvazione di “programmi nazionali di riforma”, la cui presentazione alla Commissione europea era fissata al 15 ottobre 2005.

2. Risultati preliminari dell’indagine conoscitiva

Va subito detto come l’indagine conoscitiva ha avuto un primo esito di natura sostanziale in connessione con lo svolgimento al Parlamento europeo, nelle giornate del 16 e 17 marzo 2005, di un incontro sulla strategia di Lisbona, cui hanno partecipato delegazioni dei parlamenti nazionali. Alcuni componenti della Commissione politiche dell’Unione europea, e in particolare il presidente Greco e il vicepresidente Manzella, proprio in considerazione dello svolgimento dell’indagine conoscitiva, sono stati chiamati a rappresentare il Senato in quel contesto e sono stati chiamati altresì a produrre un documento di sintesi che esponesse la propria posizione.
Sono stati pertanto individuati, anche sulla base delle indicazioni ricevute dai ministri già auditi, alcuni punti rilevanti ai fini di un’azione maggiormente incisiva per il raggiungimento degli obiettivi della strategia, sia dal punto di vista sostanziale, sia soprattutto procedurale e di metodo; tutti punti portati all’attenzione del consesso parlamentare di Bruxelles, e che si riportano appresso, anche in considerazione della loro persistente attualità.
Nell’indagine conoscitiva, è stata richiamata anzitutto l’attenzione sulla necessità di un maggiore finanziamento per le spese infrastrutturali, così come sulla possibilità di scomputare dal limite del 3 percento, valevole ai fini del rispetto del Patto di stabilità e crescita, le spese nazionali “cofinanziate” dall’Unione europea (cfr. audizione del ministro Marzano del 15 dicembre 2004). È stata poi sottolineata l’esigenza di procedere al più presto ad una consistente opera di semplificazione della legislazione e di riduzione della regolamentazione nel settore commerciale-industriale, al fine di agevolare realmente la crescita europea (cfr. audizione del ministro Marzano del 15 dicembre 2004). La pesante presenza di oneri amministrativi costituisce infatti un evidente handicap per le piccole e medie imprese che soffrono in tal modo l’agile competitività degli attori mondiali, meno gravati da vincoli burocratici, fiscali, socio-ambientali e, in alcuni casi, valutari.
È stata prospettata inoltre una maggiore attenzione per il finanziamento della ricerca in generale (cfr. audizione del ministro Buttiglione del 2 marzo 2005) e in particolare per la ricerca precompetitiva. È stata valutata positivamente la nascita di distretti industriali, soprattutto nelle regioni meno prospere, evidenziandone lo stretto collegamento con il tema della formazione professionale, che va garantita in modo permanente (cfr. audizione del ministro Moratti del 23 febbraio 2005).
Per quanto riguarda la tutela dell’ambiente, si è detto che essa va considerata, piuttosto che come un limite allo sviluppo, come un’opportunità economica che apre dei nuovi scenari all’iniziativa economica privata e che si inquadra pienamente nel concetto di sviluppo sostenibile (cfr. audizione del ministro Matteoli del 2 marzo 2005).
Sotto un diverso profilo, è risultata ricorrente nelle audizioni la richiesta di un collegamento tra gli obiettivi di Lisbona e il Patto di stabilità e crescita, nel senso di un diverso peso da assegnare alle spese, a seconda della loro natura e destinazione, secondo requisiti qualitativi. Inoltre, con riferimento al Patto di stabilità e crescita è emersa la posizione secondo cui le sue regole devono essere interpretate in modo flessibile per renderle uno stimolo alla crescita anziché un freno allo sviluppo (cfr. audizione del ministro Buttiglione del 2 marzo 2005).
In riferimento alla competitività delle regioni, è stata sottolineata la necessità che le prossime prospettive finanziarie per il periodo 2007-2013 debbano prevedere adeguati stanziamenti per fornire sostegni efficaci alle regioni non sufficientemente sviluppate (cfr. audizione del ministro La Loggia del 9 marzo 2005).
Per quanto riguarda il coordinamento, è emersa una sostanziale convergenza sulla necessità di rafforzarlo, per rendere l’azione degli Stati in vista degli obiettivi di Lisbona maggiormente efficace e coerente, attraverso l’istituzione di un figura unica a livello nazionale che si faccia carico delle esigenze connesse all’attuazione della strategia, o direttamente o indirettamente in qualità di coordinatore. In sostanza, quest’ultimo rilievo, da ritenersi centrale nell’analisi dei risultati della strategia, è servito a porre con forza l’accento sulla necessità che gli obiettivi, le azioni e le misure siano non solo concertate tra i diversi attori coinvolti nella fase di ideazione, ma siano anche concretamente controllate nella fase di esecuzione. Si è voluto in altri termini porre l’accento sulla necessarietà del concetto di responsabilità nell’esecuzione delle misure, che serva di stimolo all’azione e a cui associare notazioni di rilievo in caso di inazione. Questo punto, come si è detto, è stato ampiamente ripreso dalla rinnovata strutturazione della strategia nel Consiglio europeo del marzo 2005, tutta incentrata sulla corretta individuazione e suddivisione dei compiti, cui si associa indefettibilmente un controllo esercitato da terzi, e tra essi in primo luogo i parlamenti, sull’attività svolta.
È stata rilevata anche una carenza di coordinamento in sede europea. Mentre i problemi relativi alla stabilità sono affrontati dalla Banca centrale europea e dall’Ecofin, non è chiaro in quale sede europea siano coordinate le iniziative volte allo sviluppo. Il tema è quindi affrontato in modo frammentato e suddiviso tra diverse responsabilità, mentre sarebbe auspicabile che venga individuata, anche in ambito europeo, una sede in cui attuare il coordinamento delle politiche in materia di sviluppo.


3. Il quadro comunitario di riferimento - La revisione della strategia di Lisbona del marzo - giugno 2005

Al di là di questi primi risultati già agli atti dell’incontro di Bruxelles del marzo 2005, e prima di soffermarsi sul programma italiano, è opportuno riportare le conclusioni dei Consigli europei di marzo e giugno 2005 che hanno proceduto a una vera e propria “ristrutturazione” della strategia di Lisbona.
Il Consiglio europeo di Bruxelles del 22 e 23 marzo 2005 ha proceduto alla revisione intermedia della strategia di Lisbona, a distanza di cinque anni dalla sua adozione, riorientando le priorità verso la crescita e l’occupazione.
Gli assi essenziali della revisione individuati dal Consiglio europeo di primavera 2005 sono stati i seguenti.
A) Conoscenza e innovazione - motori di una crescita sostenibile. Lo spazio europeo della conoscenza deve consentire alle imprese di creare nuovi fattori di competitività, ai consumatori di beneficiare di nuovi beni e servizi e ai lavoratori di acquisire nuove competenze.
B) Uno spazio attraente per investire e lavorare. Per incoraggiare gli investimenti e creare un contesto attraente per le imprese e i lavoratori, l’Unione europea deve completare il mercato interno e dotarsi di un quadro normativo più favorevole alle imprese che, da parte loro, devono sviluppare la responsabilità sociale.
C) Crescita e occupazione al servizio della coesione sociale. Il Consiglio intende incentivare i tassi di occupazione e prolungare la durata della vita lavorativa, congiuntamente a una riforma dei sistemi di protezione sociale.
Al di là dei contenuti sostanziali, pur rilevanti in un’ottica complessiva, è soprattutto da sottolineare il nuovo assetto procedimentale prefigurato dal Consiglio.
Affinché le azioni intraprese dall’Unione contribuiscano maggiormente e più concretamente alla crescita e all’occupazione, il Consiglio europeo ha infatti deciso la creazione di un dispositivo semplificato, con un triplice obiettivo: identificare più chiaramente le priorità rispettando l’equilibrio della strategia e le sinergie interne; migliorare la messa in atto delle priorità sul campo con un più forte coinvolgimento degli Stati membri; razionalizzare le procedure di follow-up e l’applicazione della strategia a livello nazionale.
Il nuovo approccio si estende su tre anni e dovrà essere rinnovato nel 2008. Comprende le seguenti fasi: 1) documento di sintesi della Commissione (“relazione strategica”), che dovrà essere esaminato nell’ambito delle pertinenti formazioni del Consiglio e discusso dal Consiglio europeo di primavera al fine di stabilire gli orientamenti politici per le dimensioni economica, sociale e ambientale della strategia; 2) le “linee direttrici integrate” che saranno adottate dal Consiglio (conformemente alle procedure previste negli articoli 99 e 128 del Trattato CE e sulla base delle conclusioni del Consiglio europeo), composte di due elementi: gli indirizzi di massima per le politiche economiche (GOPE) e gli orientamenti in materia di occupazione (LDE) che garantiranno la coerenza economica generale delle tre dimensioni della strategia; 3) sulla base delle “linee direttrici integrate”, gli Stati membri dovranno definire sotto la loro responsabilità “programmi nazionali di riforma” (che saranno oggetto di consultazione con tutte le parti interessate a livello regionale e nazionale, compresi gli organi parlamentari, secondo le procedure proprie di ciascuno Stato membro) e dovranno rafforzare il loro coordinamento interno (eventualmente attraverso la nomina di un “coordinatore nazionale Lisbona”); mentre la Commissione dovrà presentare un suo “programma comunitario di Lisbona” sulle azioni da intraprendere a livello comunitario; 4) le relazioni sul follow-up della strategia di Lisbona, trasmesse dagli Stati membri alla Commissione europea (compresa l’applicazione dei metodi di coordinamento aperto), dovranno essere riunite in un documento unico, il primo dei quali dovrà essere presentato nell’autunno 2006; 5) analisi annuale della Commissione sull’attuazione della strategia, su cui si pronuncerà il Consiglio europeo di primavera al fine di adeguare, se necessario, le “linee direttrici integrate”.
Al termine del terzo anno di ciascun ciclo, le “linee direttrici integrate”, i “programmi nazionali di riforma”, così come “il programma comunitario di Lisbona” sono prorogati con la medesima procedura, prendendo come punto di partenza una relazione strategica della Commissione, basata su una valutazione globale dei progressi realizzati nel corso dei tre anni precedenti.
Questo ciclo ha avuto inizio il 12 aprile 2005 con la presentazione da parte della Commissione delle linee direttrici integrate sulla base delle Conclusioni del Consiglio europeo del 22 e 23 marzo.
Il Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 giugno 2005, in ossequio al nuovo approccio definito nella riunione di marzo, ha articolato le politiche macroeconomiche, quelle microeconomiche e quelle a favore dell’occupazione su ventiquattro orientamenti integrati per la crescita e l’occupazione (2005-2008), che figurano nell’allegato II delle Conclusioni. Per dar seguito al nuovo ciclo triennale di governance, gli orientamenti integrati devono tradursi in programmi nazionali di riforma ambiziosi, mentre la Commissione deve presentare un programma comunitario di Lisbona che abbracci tutte le azioni da avviare a livello comunitario.
Il 12 luglio 2005 il Consiglio ha approvato due documenti: la decisione 2005/600/CE, con la quale sono stati adottati gli orientamenti integrati per le politiche degli Stati membri in materia di occupazione, e la raccomandazione relativa agli indirizzi di massima per le politiche economiche degli Stati membri e della Comunità per il periodo 2005-2008. I due documenti danno, dunque, attuazione alla nuova procedimentalizzazione della strategia di Lisbona, formalizzata al Consiglio europeo di marzo 2005, e si pongono quale ulteriore spunto per i governi nell’elaborazione dei programmi nazionali di riforma.
Sempre in attuazione della nuova procedimentalizzazione della strategia, la Commissione europea ha presentato il 20 luglio 2005 il Programma comunitario di Lisbona 2005-2008, che riguarda i settori in cui un’azione puramente nazionale è insufficiente e che va ad affiancarsi ai programmi nazionali di riforma dell’ottobre 2005.
Entrambi questi documenti formeranno oggetto di un quadro complessivo di misure, di cui i programmi nazionali di riforma costituiscono l’altro pilastro, con le quali l’Unione europea e i singoli Stati membri devono necessariamente cercare di migliorare il proprio potenziale competitivo nei confronti dei nuovi attori economici apparsi sulla scena internazionale, in seguito alla globalizzazione dei mercati. Con queste misure l’Europa prova a organizzare una gestione politica secondo nuovi schemi dei meccanismi della competitività, cercando di massimizzare gli effetti positivi derivanti dall’apertura dei mercati.
Infine, il 25 gennaio 2006 la Commissione europea ha presentato il primo documento basato sulla nuova strategia in cui ha provveduto ad analizzare separatamente i vari programmi di riforma presentati dagli Stati.

4. Il Piano italiano per la crescita e lo sviluppo (PICO)

Il programma nazionale di riforma dell’Italia (PICO), ufficialmente presentato alla Commissione europea il 14 ottobre 2005, tra i primi rispetto agli altri Paesi europei, è stato illustrato dal Ministro per le politiche comunitarie e dal Professor Savona nell’audizione che è stata svolta il 9 novembre 2005.
Il PICO sceglie all’interno delle 24 linee guida indicate dal Consiglio europeo di giugno 2005 cinque aree di intervento che si caratterizzano per la loro priorità in un quadro di stabilità monetaria e fiscale. Si tratta dell’ampliamento dell’area di libera scelta dei cittadini e delle imprese; dell’incentivazione della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica; del rafforzamento dell’istruzione e della formazione del capitale umano; dell’adeguamento delle infrastrutture materiali e immateriali e della tutela ambientale.
Si tratta nel complesso di una serie di interventi, tra cui una più ampia liberalizzazione dell’offerta nel settore dei servizi in linea con gli orientamenti e le decisioni che sono in via di definizione in sede europea; un miglioramento delle prestazioni della pubblica amministrazione e un contenimento dei suoi costi; una significativa riduzione della quantità di legislazione esistente ed un miglioramento della sua qualità; una migliore normativa concernente la vita delle piccole imprese e dei distretti produttivi; la formazione continua nell’intero ciclo di vita dei cittadini; la creazione o il completamento di reti infrastrutturali per i collegamenti interni, intraeuropei e internazionali; un’incisiva attuazione della “politica di coesione europea” volta a ridurre le disparità economiche tra aree interne all’Unione, con particolare attenzione al Mezzogiorno d’Italia; una più efficace incorporazione nei processi produttivi e nell’attività di consumo della domanda di protezione ambientale.
Per quanto riguarda le risorse messe a disposizione di questi interventi, il PICO fa riferimento agli stanziamenti di cassa previsti in bilancio fino al 2005 e in quelli di competenza previsti per il triennio 2006-2008, nonché nelle dotazioni aggiuntive per la politica di coesione comunitaria e, per la parte aggiuntiva, da fondi provenienti dalla cessione di attività reali dello Stato stimati nell’ordine dell’1 per cento del PIL per il triennio di Piano (equivalenti a 13 miliardi di euro), di cui 3 miliardi nel 2006 (questi ultimi peraltro subordinatamente alla verifica con la Commissione europea della compatibilità con gli obiettivi indicati nell’aggiornamento del programma di stabilità e crescita presentato all’Unione europea). Complessivamente, nel triennio 2005-2008, il bilancio statale italiano mette a disposizione, per il rilancio della Strategia di Lisbona, complessivi 46 miliardi di euro.
Si tratta di finanziamenti che, come è stato chiarito anche in sede europea, non potranno far venir meno il pieno rispetto da parte dell’Italia degli obiettivi fissati a Maastricht.

5. Considerazioni conclusive

Il 31 gennaio e il 1° febbraio 2006 si è svolto a Bruxelles il secondo incontro interparlamentare dedicato alla strategia di Lisbona, cui ha partecipato una delegazione della Commissione politiche dell’Unione europea, composta dal presidente Greco, dal vicepresidente Manzella e dal senatore Bedin, i quali hanno anticipato in quella sede i contenuti delle riflessioni conclusive condotte dell’ambito dell’indagine conoscitiva e che qui di seguito si evidenziano.
In riferimento alla nuova impostazione della strategia di Lisbona, basata su una governance più adeguata alle esigenze delle mondializzazione, il nuovo meccanismo va senz’altro condiviso. E ciò per un triplice ordine di motivi.
In primo luogo, per la riduzione degli obiettivi previsti e per una loro maggiore focalizzazione. In effetti si è passati dai 117 indicatori strutturali del precedente assetto ai 24 del Consiglio europeo di giugno 2005. Alcuni ministri hanno fatto notare come anche 24 indicatori siano eccessivi (cfr. audizione del ministro La Malfa del 22 giugno 2005 e del ministro Siniscalco del 28 giugno 2005) e che sarebbe più opportuno limitare l’impegno dei governi a cinque o sei misure. Conseguentemente, il programma italiano ha sintetizzato gli obiettivi prioritari a cinque, con scelta che va sostanzialmente condivisa.
In secondo luogo, per l’avvenuta procedimentalizzazione della strategia che ha attribuito a ciascun soggetto istituzionale un ruolo preciso. In tal modo, ne conseguirà una divisione dei compiti tra i vari attori, una maggiore efficacia dell’azione complessiva, ora suddivisa, e in ultima analisi una maggiore responsabilizzazione dei soggetti, anche per la previsione espressa di controlli sull’operato. Si tratta di un nuovo approccio, che dovrebbe far sì che venga eliminato il principale difetto della strategia, evidenziato da più parti, ossia la mancanza nei governi degli Stati di stimoli all’effettuazione degli interventi previsti. Ora, la presenza di un controllore esterno, la Commissione europea (come si è detto, è stato pubblicato il 25 gennaio 2006 un documento con cui la Commissione europea ha dato le sue valutazioni sui programmi nazionali), insieme alla necessità di elaborare programmi nazionali di riforma, dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) costituire la base per un maggiore impegno degli Stati nell’effettiva implementazione delle riforme per il rilancio competitivo dell’Europa.
In sostanza, quello che si è voluto perseguire è una maggiore vincolatività della strategia. E a tale proposito un ulteriore passo in avanti sarà compiuto allorché verranno stabilite delle soglie di oscillazione per i vari indicatori della strategia che servano da guida per gli Stati membri, nella cornice di un vincolo di risultato, non di mezzi, analogamente a quanto è avvenuto nelle prime fasi dell’Unione monetaria.
Anche per quanto riguarda il nostro Paese risulta positiva la nomina di un “Mister Lisbona”, nella persona del Ministro per le politiche comunitarie, che eserciterà le attribuzioni relative alle riunioni del Consiglio competitività, rappresentando l’Italia con riferimento agli argomenti relativi al mercato interno. In questo modo, il coordinamento in capo ad un unico soggetto delle politiche che investono le competenze di più ministeri favorirà il miglior perseguimento degli obiettivi e una maggiore incisività dell’azione in ambito comunitario.
In terzo luogo, va nel senso di contrastare il deficit democratico delle procedure comunitarie la espressa previsione che i parlamenti nazionali siano pienamente associati nella strategia attraverso il controllo sui programmi nazionali di riforma e sulla loro rispondenza alle esigenze europee e nazionali. La circostanza istituzionalizza un controllo parlamentare che già, di fatto, è avvenuto costantemente nell’ultimo anno, sia a livello europeo, come dimostrato dall’incontro di Bruxelles del 16 e 17 marzo 2005 e dal seguito del 31 gennaio e 1° febbraio 2006 (nonché dalle COSAC di novembre 2004 e maggio 2005), sia a livello nazionale italiano, con la presente indagine conoscitiva. Il controllo parlamentare deve esercitare una pressione continua sugli esecutivi affinché la strategia di Lisbona si trasformi definitivamente nel motore dell’Europa dei prossimi anni.
Sotto un profilo più marcatamente contenutistico, va riaffermato che nel mondo globalizzato le sfide che attendono i singoli Paesi dell’Unione europea vanno affrontate congiuntamente e in un’ottica sinergica tra dimensioni nazionali e dimensione comunitaria. Dall’intreccio delle competenze e delle risorse deve essere sospinto il rilancio dell’economia europea, in difficoltà rispetto non solo ai tradizionali competitori sulla scena internazionale, quali Stati Uniti, Giappone, Canada, ma anche rispetto a realtà quali la Cina, l’India e altri Paesi asiatici, venuti prepotentemente alla ribalta negli ultimi anni, grazie alla liberalizzazione degli scambi nei loro confronti.
E a tal riguardo, va senz’altro apprezzato che il Consiglio europeo del mese di dicembre 2005 abbia trovato un accordo sulla nuova disciplina delle prospettive finanziarie 2007-2013, ma va anche detto che le dotazioni complessive prefigurate nella rubrica 1a) del documento, appositamente dedicata agli obiettivi di Lisbona, ammontano a soli 72,12 miliardi di euro in sette anni. Ora, se si pone mente al fatto che la dotazione complessiva per le prospettive finanziarie è stata fissata in circa 862 miliardi di euro in sette anni, che corrisponde all’1,045 del reddito nazionale lordo dell’Unione, si ha che gli stanziamenti per la strategia di Lisbona costituiscono lo 0,09 per cento del reddito nazionale lordo dell’Unione, somma che appare largamente insufficiente.
La notazione appare particolarmente ricca di significato ove si consideri che gli Stati membri hanno devoluto alle istituzioni comunitarie sia la politica monetaria sia larghi margini di manovra per quanto riguarda le politiche economiche, in connessione con i vincoli imposti dal Patto di stabilità e crescita, relativamente al quale, peraltro, va detto che occorre collegare i suoi parametri con i programmi di attuazione della strategia di Lisbona, con particolare riferimento agli stanziamenti per la ricerca e l’innovazione.
Se così è, allora sembra doveroso chiedere all’Europa un impegno finanziario sugli obiettivi di Lisbona che sia coerente, da un lato, con l’avocazione della politica monetaria ed economica, dall’altro, con l’impegno che l’Europa chiede agli Stati membri.
Inoltre, come evidenziato anche nel programma nazionale di riforma italiano, è necessario che le misure previste in attuazione della strategia di Lisbona siano orientate in funzione dello sviluppo regionale in modo da essere destinate alla riduzione dei dualismi territoriali e all’aumento della competitività. La fiscalità di vantaggio per le zone svantaggiate o caratterizzate da deficit di crescita o di occupazione è un tema che si inserisce a pieno titolo nella strategia di Lisbona, perché mette le economie regionali e locali nelle migliori condizioni possibili per potersi sviluppare. Se la nuova strategia di Lisbona può essere definita come una procedura con “testa europea e gambe nazionali”, ecco che le gambe appunto, id est anche le realtà territoriali, hanno la necessità di fruire di forme di flessibilità fiscale che possano determinare lo sviluppo, o un maggiore sviluppo, della loro base industriale, con particolare riferimento alle piccole e medie imprese. I vantaggi per il nostro Mezzogiorno potranno essere consistenti.
Infine, e conclusivamente, non può non essere sottolineato che sin dal 2000 la strategia di Lisbona ha cercato di trovare quel difficile equilibrio tra la dimensione liberale e la dimensione regolatrice che costituisce il punto di maggiore specificità del modello europeo e che anche con la nuova strategia va comunque mantenuto e sostenuto, avendo assicurato ai Paesi dell’Unione una ricchezza e un benessere collettivo che, almeno sinora, ha rari eguali nel mondo. La nuova impostazione, basata sulla strutturazione della strategia, da un punto di vista istituzionale, legale e politico, e sulla concertazione tra gli attori coinvolti, ha tutte le caratteristiche per assicurare la riuscita del progetto, purché sia supportata da adeguati finanziamenti, che, allo stato, si ribadisce essere insufficienti, e purché sia resa maggiormente vincolante per gli Stati membri, ciò che si sta tentando di realizzare.