AFFARI ESTERI, EMIGRAZIONE (3ª)

MARTEDÌ 30 GENNAIO 2001
341ª Seduta

Presidenza del Vice Presidente
SERVELLO

        Intervengono il sottosegretario di Stato per gli affari esteri Serri e il sottosegretario di Stato per il tesoro, il bilancio e la programmazione economica Pagano.

        La seduta inizia alle ore 15,10.


PROCEDURE INFORMATIVE

Interrogazioni

        Il sottosegretario SERRI risponde all’interrogazione 3-04046, presentata dalla senatrice Salvato e da altri senatori, concernente le iniziative dirette a sostenere una adeguata presenza femminile nei vari gradi della carriera diplomatica, ricordando preliminarmente come la quota delle donne che al 31 dicembre dello scorso anno risultava inserita in tale carriera è pari al 10, 7 per cento del totale. Dei 102 funzionari di sesso femminile così censiti, 8 hanno il grado di ministro plenipotenziario, 20 di consigliere di ambasciata, 20 di consigliere di legazione, 44 di segretario di legazione e 10 di segretario di legazione in prova.
        La presenza femminile risulta già oggi assai significativa, sia sotto il profilo numerico che in termini di contributo all’azione amministrativa, nell’ambito dei gradi centrali della carriera diplomatica. Nel contempo, si registra una progressiva tendenza all’aumento della quota femminile per i gradi iniziali della carriera, il che, oltre a denotare un aumentato interesse dei laureati di sesso femminile ad intraprendere la carriera diplomatica, lascia prevedere per gli anni a venire un consolidamento della presenza delle donne anche nei gradi più elevati della carriera stessa. Tale evoluzione trova riscontro anche nel progressivo aumento del numero degli incarichi conferiti a funzionari di sesso femminile presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari all’estero, nel contesto del più generale impegno dell’Amministrazione per la valorizzazione dell’apporto di tale componente del personale. Attualmente, quattro posti di capo missione sono affidati a funzionarie, e tale numero è destinato ad incrementarsi a breve termine di un’ulteriore unità.
        Infine, va ricordato come il Ministero degli affari esteri abbia in corso una serie di iniziative dirette a garantire la più piena e puntuale applicazione ai funzionari di sesso femminile delle normative di sostegno alle esigenze di ordine familiare, con riguardo, in particolare, alle disposizioni in materia di maternità di cui alla legge n. 53 del 2000 e al collocamento in aspettativa di cui alla legge n. 26 del 1980.
        In conclusione, rileva come il quadro delineato evidenzi, rispetto alle problematiche oggetto delle interrogazioni, l’esistenza di progressi incoraggianti, ed assicura che il Governo è intenzionato ad intensificare ulteriormente l’impegno per una più adeguata valorizzazione dell’apporto delle donne nella carriera diplomatica.

        La senatrice SALVATO, nel dare atto al Sottosegretario dell’analiticità della sua risposta, si dichiara nondimeno insoddisfatta, rilevando come i dati forniti evidenzino una tendenza all’incremento numerico della presenza femminile in diplomazia, analogo a quello che si registra nelle altre categorie del pubblico impiego, accompagnato però dal persistere della tendenza ad una sottorappresentazione delle donne ai gradi intermedi ed elevati della carriera. Emblematica a tale riguardo è la vicenda dell’ultima tornata di promozioni al grado di ministro plenipotenziario, scrutinio che ha avuto esito positivo per due sole candidate di sesso femminile, sulle 15 che avevano i requisiti di idoneità, a fronte di 47 colleghi di sesso maschile risultati promossi.
        Appare inoltre significativo che nessuna delle direzioni generali del Ministero degli affari esteri sia attualmente affidata a funzionarie e che il numero di queste che ricoprono l’incarico di capo missione sia ancora estremamente esiguo.
        Tutto ciò giustifica ampiamente il dubbio che le donne nella carriera diplomatica continuino ad essere penalizzate, sia per effetto del persistere di pregiudizi maschilisti che, soprattutto, per la loro maggiore riluttanza a seguire logiche «di cordata».

        Il sottosegretario SERRI risponde quindi all’interrogazione 3-04164, presentata dal senatore Vedovato e da altri senatori, concernente gli indirizzi del Governo in ordine alla ipotizzata attribuzione della franchigia doganale al riso proveniente dai paesi meno avanzati (PAM).
         A tale riguardo, fa presente che, in sede comunitaria, il Consiglio affari generali dello scorso 9 ottobre si è effettivamente pronunciato a favore della proposta della Commissione di concedere un’esenzione doganale per i prodotti «sensibili», fra cui il riso, provenienti da 48 paesi meno avanzati.
        In prosieguo di tempo, si sono manifestate tuttavia rilevanti difficoltà di ordine tecnico ed attuativo ad opera di una larga maggioranza degli Stati membri, e non sono mancate le riserve, anche improntate a forte preoccupazione, da parte di alcuni tra i paesi in via di sviluppo.
        Il timore è di ingenerare pesanti distorsioni negli scambi, che potrebbero oltretutto avvantaggiare non tanto i PAM ma gli intermediari commerciali.
        Resta peraltro intatta la validità delle motivazioni a suo tempo sottese alla proposta della Commissione, ed in particolare quella di dare un segnale dell’Unione europea a favore dei paesi più poveri, di introdurre un elemento di dinamismo nei lavori preparatori della nuova tornata negoziale in corso a Ginevra nell’ambito dell’Organizzazione mondiale del commercio e, infine, di agevolare l’inserimento dei PAM nei circuiti economici mondiali.
        In tale contesto, da parte italiana, tenuto conto del ruolo svolto dal paese di maggior produttore di riso nell’ambito dell’Unione europea, sono state richiamate in occasione del menzionato Consiglio dei ministri due esigenze concomitanti, nel senso di garantire, per un verso, l’inserimento delle misure di apertura nei confronti dei PAM nel contesto della riforma dell’organizzazione comune di mercato nell’Unione europea, e di introdurre, per l’altro, un meccanismo efficace e tempestivo di salvaguardia che consente di evitare triangolazioni, e soprattutto impedisca che un afflusso eccessivo dei cosiddetti prodotti sensibili provochi gravi squilibri sul mercato nazionale.
        Alla stregua delle discussioni sviluppatesi in ambito comunitario dopo il menzionato Consiglio affari generali del 9 ottobre scorso, è emersa l’ipotesi di introdurre un
plafond per le importazioni dai PAM dei tre prodotti sensibili – banane, riso e zucchero – pari ai quantitativi massimi registrati nell’ultimo decennio, aumentati del 15 per cento annuo, al superamento del quale verrebbero immediatamente ripristinati i dazi.
        Da parte dell’Italia, tale meccanismo è stato giudicato in termini parzialmente positivi, anche se è stato messo in luce che, qualora il
plafond fosse calcolato in base alle correnti attuali di importazione dai PAM, si tratterebbe di poche migliaia di tonnellate, il che rappresenterebbe una quota insignificante rispetto alla produzione nazionale ed europea.
        La Commissione, dopo aver ripetutamente annunciato la presentazione di una nuova proposta emendata, ha deciso di tener conto delle numerose obiezioni emerse e di negoziare un differimento del calendario di liberalizzazione, per i tre prodotti sensibili in precedenza menzionati, al 2006/2008.
        Da parte italiana è stato manifestato un orientamento favorevole alla nuova impostazione della Commissione, e ciò non soltanto per considerazioni di principio di carattere più generale, ma anche perché essa è ritenuta idonea a prevenire possibili distorsioni nel funzionamento del mercato e perché le quantità che in tal modo verrebbero in considerazione – per quanto riguarda il riso si tratterebbe di 2813 tonnellate all’anno – non sono tali da recare pregiudizio al buon andamento degli scambi.

        Il senatore VEDOVATO si dichiara soddisfatto della risposta del rappresentante del Governo, dalla quale si desume come il Governo, nel definire la linea negoziale in ordine all’iniziativa tariffaria oggetto dell’interrogazione, ha sostanzialmente condiviso le preoccupazioni in essa richiamate. Prende comunque atto dell’affermarsi in ambito comunitario di un orientamento che, almeno in assunto, dovrebbe impedire, attraverso un meccanismo di plafond e con il ricorso a una tempistica meno affrettata, il manifestarsi di gravi distorsioni nel funzionamento del mercato risicolo.
        Il sottosegretario SERRI risponde quindi all’interrogazione 3-04238, presentata dal senatore Manzi, e da altri senatori, concernente le difficoltà che i prigionieri di guerra italiani deportati in Austria durante la seconda guerra mondiale risultano sperimentare per il risarcimento del lavoro coatto a suo tempo svolto.

        Al riguardo, ricorda che, analogamente alla Germania, l’Austria ha approvato, nello scorso mese di luglio, una legge che istituisce un «Fondo di riconciliazione» per le vittime dei lavori forzati durante il regime nazista, al fine di far fronte all’erogazione di un risarcimento forfettario a favore delle persone che, deportate nel territorio di quel paese, furono costrette a prestare la loro opera, senza retribuzione e in condizioni inumane, all’interno dei campi di concentramento all’uopo allestiti.
        Alla stregua dell’articolo 2, capoverso 3, di tale legge, è in effetti contemplata l’esclusione dei prigionieri di guerra dall’ambito dei destinatari delle misure di compensazione.
        Il Governo italiano ha peraltro provveduto a fare presente alle competenti autorità, per il tramite dell’ambasciata d’Italia a Vienna nonché attraverso contatti diretti con l’ambasciata d’Austria in Italia, che i militari italiani deportati in Germania dopo l’8 settembre 1943 dal comando militare tedesco e successivamente impiegati come lavoratori coatti in campi di concentramento e imprese industriali ed agricole in Austria rientrano a pieno titolo nella categoria degli aventi diritto alle compensazioni. Ciò, in quanto ad essi non è mai stata applicata la Convenzione di Ginevra del 1929, che regolava il trattamento dei prigionieri di guerra ed in considerazione del fatto che essi si trovarono a subire misure punitive e di limitazione della libertà personale nonché lavoro forzato, non retribuito, in condizioni inumane.
        Da ultimo, l’ambasciatore d’Italia a Vienna ha direttamente rappresentato alla rappresentante speciale del governo austriaco per i negoziati per le compensazioni delle vittime dei lavori coatti, signora Schaumeyer, come tale interpretazione – che appare coerente con le stesse finalità della nuova legge austriaca – sia stata recepita anche ai fini dell’applicazione dell’analogo intervento legislativo realizzato in Germania.
        Da parte austriaca è stato assicurato che i cittadini italiani interessati al riconoscimento del diritto al risarcimento potranno rivolgersi direttamente all’ambasciata d’Austria a Roma, la quale provvederà ad inoltrare le richieste di indennizzo, per le quali non è stato predisposto peraltro alcun modulo specifico. Gli ex lavoratori coatti avranno a disposizione due anni per la presentazione delle domande, che dovranno essere corredate da idonea documentazione.
        Il Ministero degli affari esteri continuerà ad attenersi nei contatti con le autorità austriache ad una linea di fermezza, al fine di assicurare ai lavoratori italiani deportati il riconoscimento di un giusto indennizzo.

        Il senatore MANZI si dichiara solo parzialmente soddisfatto per la risposta del Sottosegretario, rilevando come la scelta del Governo austriaco di affidare all’ambasciata a Roma il compito di raccogliere le domande di compensazione non appaia certo la più idonea ad agevolare i cittadini italiani interessati nell’espletamento delle prescritte pratiche amministrative. Va infatti tenuto presente che si tratta di persone generalmente di età piuttosto avanzata, che risiedono anche in luoghi molto distanti dalla capitale e che si troveranno verosimilmente in grande difficoltà nel redigere la domanda di rimborso, anche a causa della mancata predisposizione di specifici moduli.
        In tale contesto, appare opportuno che il Governo si attivi nelle sedi opportune affinché le autorità austriache si attengano, ai fini dell’attribuzione dei rimborsi, a criteri interpretativi più conformi alle finalità della legge, in linea con l’orientamento adottato a tale riguardo dalle autorità della Germania.

IN SEDE DELIBERANTE

(4027-B) Partecipazione italiana alla XII ricostituzione dell’IDA (International Development Association) e alla VIII ricostituzione del Fondo africano di sviluppo, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati
(Discussione e rinvio)

        Introduce la discussione il senatore BOCO, rilevando preliminarmente come, rispetto al testo a suo tempo approvato in sede deliberante dalla Commissione esteri del Senato, la Camera dei deputati abbia introdotto alcune modifiche di carattere formale, dirette a spostare in avanti di un anno il triennio nel corso del quale avranno luogo le erogazioni finanziarie dell’Italia nel quadro delle iniziative internazionali contemplate dal disegno di legge.
        Richiamati brevemente i compiti istituzionali dell’IDA (International Development Association) e del Fondo africano di sviluppo, sottolinea l’opportunità di pervenire in tempi ravvicinati alla definitiva approvazione del provvedimento.
        Al riguardo, ricorda che la quota italiana alle periodiche ricostituzioni dell’IDA sia andata progressivamente riducendosi, fino all’attuale 3,8 per cento del totale dei conferimenti, rilevando inoltre che il notevole ritardo nell’erogazione, pari a più di un anno, influisce negativamente sul potere negoziale del Governo italiano in seno alla Banca mondiale.
        Purtroppo bisogna registrare, in aggiunta a ciò, che l’Italia, nonostante si fosse impegnata già nel 1999 a finanziare con 70 milioni di dollari il Fondo fiduciario per l’iniziativa HIPC (Paesi poveri maggiormente indebitati) per la riduzione del debito estero dei 41 paesi più poveri del pianeta, non ha ancora erogato la parte principale di tali fondi, in quanto il relativo disegno di legge, il n. 4790, non è stato ancora approvato dall’Assemblea del Senato.
        Vi è quindi un forte ritardo nel predisporre le risorse necessarie per contribuire nei termini previsti all’iniziativa HIPC, a fronte degli impegni presi dal Governo a livello bilaterale proprio per la riduzione del debito dei paesi debitori nei confronti dell’Italia.
        Passa quindi ad illustrare gli articoli del disegno di legge, come modificati dall’altro ramo del Parlamento, ricordando come i primi due riguardino la partecipazione dell’Italia alla XII ricostituzione delle risorse dell’IDA, autorizzando a tal fine l’erogazione di un contributo di lire 780 miliardi, equivalente ad una quota di partecipazione del 3,8 per cento del totale dei conferimenti, da versare in tre rate. Tele quota risulta ridotta, come già ricordato, rispetto alla precedente ricostituzione, nel quadro dei nuovi indirizzi relativi alla partecipazione italiana a banche e fondi di sviluppo, che tendono a privilegiare altri organismi, come il Fondo africano di sviluppo contemplato dai successivi articoli del disegno di legge.
        Gli articoli 3 e 4 autorizzano la partecipazione dell’Italia all’VIII ricostituzione delle risorse del Fondo africano di sviluppo, stabilendo a tal fine l’erogazione di un contributo di lire oltre 220 miliardi, da versare in tre rate annuali. In questo caso si registra un incremento dello 0,3 per cento rispetto al precedente rifinanziamento, incremento dovuto alla maggior fiducia nei confronti dell’amministrazione del Fondo e del processo di riforme istituzionali intrapreso dalla Banca africana di sviluppo.
        Una linea di condotta del Governo e dei rappresentanti italiani nelle istituzioni finanziarie internazionali dovrebbe riguardare, in particolare, la qualità e la sostenibilità dei progetti, considerato che nella Banca mondiale esistono diverse linee guida che riguardano l’ambiente e lo sviluppo sociale e che sono state costituite istituzioni come l’
Inspection Panel, volto a tutelare i diritti delle comunità locali danneggiate dalle omissioni del management. Pertanto, il Governo dovrebbe operare per introdurre un sistema di incentivi per assicurare il rispetto delle norme interne alla Banca mondiale e per sostenere le attività dell’Inspection Panel della Banca mondiale e la sua funzione di controllo del rispetto del personale, ed infine affinché sia garantita l’effettiva consultazione delle ONG nella elaborazione dei piani strategici per i vari paesi beneficiari.
        Sotto un diverso profilo, si deve purtroppo registrare che l’Italia continua nella tendenza di riduzione dei fondi destinati all’aiuto pubblico multilaterale allo sviluppo, rinunciando sempre più a giocare un ruolo determinante in quelle linee di finanziamento delle istituzioni finanziarie internazionali che sono state create per favorire un accesso agevolato al credito da parte dei paesi più poveri e per combattere con maggiore efficacia la povertà e proteggere l’ambiente globale.
        Tale tendenza contrasta sorprendentemente con le quote dell’aiuto commerciale in via bilaterale dell’Italia, in forte crescita negli ultimi anni, forse nell’erroneo presupposto di una sostanziale fungibilità delle due tipologie d’intervento in questione.
        La prospettiva che la corrente legislatura si concluda senza che sia stata approvata la nuova legge quadro sulla cooperazione allo sviluppo rischia, in tale contesto, di perpetuare il problema della mancanza di indirizzi coerenti in ordine al ruolo dell’Italia nel sostegno allo sviluppo.
        Come sottolineato dal Presidente del Consiglio in occasione del
Millennium Summit di New York, nel settembre 2000, l’obiettivo del dimezzamento della povertà a livello globale entro il 2015 richiede sforzi radicali. L’Italia può giocare un ruolo di primo piano nel processo che porterà al Vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi del G8 di Genova soltanto se saprà adottare scelte coerenti con gli impegni assunti.
        Il sottosegretario PAGANO concorda con le considerazioni svolte dal Relatore circa l’urgenza dell’approvazione del disegno di legge, sottolineando come l’Italia sia in grave ritardo nel dar corso agli impegni internazionali assunti in ordine alla partecipazione ai due rifinanziamenti ivi contemplati.

        Il seguito della discussione è quindi rinviato.


(4934) Ulteriore finanziamento per la prima Conferenza degli italiani nel mondo, approvato dalla Camera dei deputati
(Discussione e approvazione)

        Introduce la discussione il presidente SERVELLO, rilevando preliminarmente come il disegno di legge risponda all’esigenza di autorizzare il finanziamento di un ulteriore importo, pari a 2.400 milioni di lire, per far fronte ai maggiori oneri registratisi, rispetto alle originarie previsioni di spesa, in occasione dell’iniziativa in titolo.
        A tale riguardo, sottolinea come la Conferenza degli italiani nel mondo abbia largamente conseguito gli obiettivi prefigurati al momento della sua indizione, dando occasione ad un ampio coinvolgimento delle comunità all’estero nella fase preparatoria, in esito alla quale sono stati elaborati articolati documenti per ognuna delle aree tematiche affrontate, dall’integrazione e promozione sociale, all’esercizio dei diritti politici, alla valorizzazione del patrimonio socio-culturale d’origine.
        I lavori svoltisi a Roma presso la sede della FAO hanno assicurato l’opportunità di un’articolata verifica sulla situazione delle comunità italiane all’estero, offrendo nel documento finale preziose indicazioni per un nuovo approccio a tali tematiche.
        Certamente apprezzabile è stata inoltre la scelta di far precedere i lavori della Conferenza degli italiani nel mondo dalla prima Conferenza dei parlamentari di origine italiana. La larga adesione e partecipazione ai lavori, svoltisi nel Palazzo di Montecitorio il 20 e il 21 novembre scorsi, nonché i contenuti della dichiarazione finale adottata dai parlamentari di origine italiana, sono un elemento di grande importanza ai fini di una ripresa d’iniziativa nei confronti delle comunità italiane nel mondo. È augurabile che tali incoraggianti premesse trovino un coerente svolgimento sul piano dell’iniziativa politica.
        In conclusione, raccomanda l’approvazione del provvedimento.


        Il sottosegretario SERRI fa presente che lo scostamento rispetto alle previsioni di spesa registratosi nel quadro dell’organizzazione della Conferenza va in massima parte attribuito alla scelta di protrarre di un giorno i lavori, alla negativa evoluzione del corso dei cambi e alla promozione di una conferenza preparatoria originariamente non prevista per ciò che attiene il continente africano.

        Dopo che il senatore ANDREOTTI ha manifestato perplessità in merito al titolo del provvedimento, rilevando come sarebbe a suo avviso stato più corretto, considerate le due assise svoltesi in precedenza, fare riferimento alla «terza» Conferenza degli italiani nel mondo, i senatori MAGGIORE e LAURICELLA annunziano a nome dei rispettivi Gruppi il loro voto favorevole.


        Dopo che è stata verificata la presenza del numero legale, la Commissione approva quindi il disegno di legge, nel suo articolo unico.


        
La seduta termina alle ore 16.