GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee



Mercoledì 10 Marzo 1999

137a Seduta

Presidenza del Presidente

BEDIN








La seduta inizia alle ore 8,40.






SULLE MODIFICHE AL REGOLAMENTO (A008 000, C23a, 0014°)



Il presidente BEDIN comunica che, essendo entrate in vigore, la scorsa settimana, le modifiche apportate al Regolamento del Senato, il foglio firme non sarà più esposto salvo che per le sedute in cui è richiesta la presenza della maggioranza dei componenti della Giunta. In occasione della prima votazione successiva alla chiusura della discussione generale su ciascun atto all'ordine del giorno sarà comunque accertata d'ufficio la presenza del numero legale.



IN SEDE CONSULTIVA



(3693) DE LUCA Athos e PIERONI - Certificazione di conformità sociale dei prodotti realizzati senza l'utilizzo di manodopera minorile
(Parere alla 10a Commissione: favorevole con osservazioni)

Sul provvedimento in titolo riferisce alla Giunta il relatore LO CURZIO che si sofferma anche sull'attività svolta dalla Commissione speciale sull'infanzia in materia di tutela dei minori e su talune iniziative audiovisive sullo stesso argomento promosse dalla RAI su sollecitazione dell'8a Commissione. La questione dell'eliminazione dello sfruttamento minorile in settori quali l'industria tessile e dell'abbigliamento è stata oggetto, in particolare, di importanti iniziative assunte da organizzazioni non governative, quali la Fondazione Rugmark, con campagne condotte in paesi come l'India e il Nepal nei quali è ravvisabile la presenza di tale grave violazione dei diritti dell'uomo.
Il suddetto provvedimento, all'esame della 10a Commissione permanente, analogamente al disegno di legge n. 3406 esaminato dalla Giunta lo scorso settembre, è volto ad istituire un sistema di certificazione dei prodotti ottenuti senza l'intervento di manodopera infantile, ad adesione volontaria e da realizzarsi mediante istituzione di un albo nazionale e la concessione di un marchio di conformità sociale. Gli obiettivi da esso perseguiti trovano corrispondenza negli orientamenti espressi dal Parlamento europeo nella risoluzione del 15 maggio 1997 la quale, oltre ad esprimere apprezzamento e sostegno per le suddette campagne condotte dalle organizzazioni non governative, invitava la Commissione europea ad elaborare una direttiva sull'etichettatura sociale dei prodotti tessili. L'oratore osserva, tuttavia, come al riguardo non sia stata assunta alcuna iniziativa legislativa dall'Esecutivo comunitario.
Illustrando la normativa comunitaria sui marchi il relatore rileva che né la direttiva 89/104/CEE, né il regolamento (CEE) n. 40/94 recano disposizioni su marchio ed etichettatura sociale disciplinando il settore dei marchi solo per quanto attiene la circolazione del prodotto oggetto di marcatura in ambito comunitario e ferme restando le competenze degli Stati membri in materia.
La direttiva 98/34/CE e le altre direttive sulle regolamentazioni tecniche prevedono tuttavia l'obbligo, da parte degli Stati membri, di attivare una procedura d'informazione alla Commissione europea in caso di adozione di regolamentazioni tecniche tra le quali rientrano anche, ai sensi dell'articolo 1, punto 2, della direttiva, la marcatura e l'etichettatura dei prodotti. Benché l'etichettatura sociale non possa essere ricompresa, in senso letterale, nel novero delle specificazioni e regolamentazioni tecniche soggette all'obbligo di notifica, considerando la giurisprudenza particolarmente rigorosa della Corte di giustizia sarebbe opportuno chiedere alla Commissione di merito di verificare se le disposizioni del provvedimento in titolo debbano essere comunicate alla Commissione europea.
Esprimendo quindi un giudizio complessivamente favorevole sul provvedimento in titolo, e con le osservazioni suddette, il relatore Lo Curzio sottolinea infine l'esigenza che la Giunta assuma un'iniziativa nella sede appropriata per sostenere la proposta del Parlamento europeo volta all'adozione di una direttiva che disciplini il marchio sociale a livello europeo.

Il presidente BEDIN rileva come le considerazioni espresse sul disegno di legge in titolo possano valere anche per altri provvedimenti analoghi, all'esame della 10a Commissione e non assegnati alla Giunta, ed apre il dibattito.

Il senatore BORTOLOTTO ringrazia il relatore per l'interessante e partecipata esposizione e sottolinea il proprio apprezzamento per il disegno di legge in esame, necessario nonostante il fatto che una convenzione dell'Organizzazione internazionale del lavoro del 1973 vieti lo sfruttamento della manodopera minorile. L'oratore si chiede al riguardo se sia legittimo che intese di carattere economico e commerciale - che non consentono l'introduzione di disposizioni più restrittive sulla circolazione di beni prodotti con lavoro minorile - prevalgano sulla salvaguardia dei diritti umani. In merito alla proposta di elaborare una direttiva comunitaria sulla materia sarebbe pertanto opportuno non limitarsi alla questione del marchio sociale bensì prevedere un divieto alla circolazione dei suddetti prodotti, divieto peraltro conforme con talune convenzioni internazionali vigenti.

Il senatore MUNGARI, rilevando che nella Commissione industria è stato elaborato un testo unificato, condivide il giudizio che lo sfruttamento del lavoro minorile, peraltro vietato in Italia, leda la moralità e la dignità umana, ma esprime le proprie perplessità sull'idoneità del provvedimento in esame ad impedire una pratica così deplorevole. Tale legge, infatti, introduce una sorta di moral suasion priva di efficacia sanzionatoria. Viene prevista infatti la facoltà di iscrizione all'albo per i prodotti fabbricati senza ricorso allo sfruttamento minorile senza precisare alcun obbligo o effetto sanzionatorio - caratteristica che inficia l'impostazione tecnico-giuridica del provvedimento - pregiudicando nel contempo le condizioni di competizione per quelle imprese per le quali sia difficile accertare se nel ciclo produttivo sia intervenuto o meno l'impiego di manodopera minorile. Al riguardo occorre verificare se gli effetti prodotti sul mercato dalle suddette disposizioni - che assumono peraltro un carattere impreciso in quanto non vincolante - non contrastino con le norme sulla concorrenza del Trattato sulla Comunità europea. Nell'ambito della Commissione di merito, peraltro, il rappresentante del Ministero per il commercio estero ha precisato che la normativa internazionale non contempla, a tale proposito, alcuna restrizione in materia commerciale.
L'oratore condivide infine l'opportunità di una direttiva europea su tale materia, iniziativa oggetto di un suo specifico intervento in occasione dell'ultima Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari (COSAC).

La senatrice DANIELE GALDI sottolinea l'esigenza di tener conto dei vari aspetti della problematica in esame. I paesi in via di sviluppo, in particolare, non sono disposti a rinunciare al lavoro minorile per essere più competitivi sui mercati internazionali. In occasione della Conferenza interparlamentare di Mosca del settembre 1998, infatti, la sua proposta volta ad inserire lo sfruttamento dei minori fra i crimini contro l'umanità perseguiti dal Tribunale internazionale per i diritti umani è stata apprezzata dagli Stati europei occidentali ma non da quelli in cui viene utilizzato il lavoro minorile.
Tenendo conto, pertanto, che le misure recate dal disegno di legge in esame non sono risolutive ma possono produrre un effetto deterrente, è necessario prendere atto dell'esigenza di promuovere anche uno sviluppo culturale. Provvedimenti come quello in titolo sono condivisibili, quindi, unitamente ad altri strumenti, quali la presenza di un'articolata rete di servizi sociali sul territorio, volta a verificare il rispetto del divieto di sfruttamento del lavoro minorile vigente in Italia. Illustrando l'attività svolta in tale ambito dalla Commissione speciale sull'infanzia, l'oratore sottolinea infine l'importanza del monitoraggio della scolarizzazione e dell'apprendimento, i cui problemi possono costituire degli indici di ben più gravi fenomeni di degrado quali la tossicodipendenza, la prostituzione e il lavoro minorile.

Il senatore MANZI, condividendo le considerazioni della senatrice Daniele Galdi e di altri oratori, sottolinea l'esigenza di porre una distinzione tra la verifica del rispetto degli obblighi di legge in Italia e la questione, ben più complessa, dei rapporti con i paesi in via di sviluppo, che si oppongono ai tentativi di bloccare il lavoro minorile in quanto lo ritengono necessario per le loro economie. Da tale punto di vista un provvedimento come quello in esame potrebbe essere utile per produrre, attraverso un orientamento dei consumatori, un più indiretto effetto di persuasione sui paesi produttori che utilizzano il lavoro minorile. A tale riguardo è necessario svolgere un'azione culturale anche nell'ambito delle relazioni internazionali.

Il senatore TAPPARO, rilevando come l'evoluzione tecnologica dei prodotti e dei cicli di produzione comporti la frammentazione dell'attività delle imprese - che tendono a dislocare all'estero le varie fasi della produzione, alcune delle quali, per le mansioni più povere, possono comportare l'impiego di manodopera minorile - sottolinea come la realizzazione di controlli più efficaci possa determinare nel contempo la repressione dello sfruttamento del lavoro minorile ed un proficuo impulso alle imprese a rendersi competitive attraverso l'innovazione tecnologica. Nella moderna realtà industriale, infatti, la competitività può essere assicurata solamente dall'innovazione e dall'aumento della qualità dei prodotti laddove, talune aziende, permangono in settori tradizionali dove i margini di competizione con le aree di produzione a basso costo, quali i paesi del Sud-Est asiatico, sono sempre più ridotti.
Osservando come gli ispettori del Ministero del lavoro dovrebbero pertanto svolgere dei controlli più rigorosi l'oratore ritiene utili anche provvedimenti come quelli in titolo, che producono una sorta di sanzione morale. Un'azione di tipo culturale, peraltro, sarebbe utile anche in altri campi: una maggiore attenzione dei consumatori sull'acquisto di prodotti di dubbia provenienza, infatti, potrebbe determinare degli effetti benefici in termini di riduzione della cosiddetta microcriminalità.
Rilevando come le sanzioni morali non siano tuttavia decisive il senatore Tapparo osserva che ulteriori adempimenti su tale materia potranno conseguire all'imminente elevazione dell'obbligo formativo a diciotto anni.

Il senatore VERTONE GRIMALDI, rilevando come il senatore Tapparo abbia colto i tratti essenziali del processo di globalizzazione, osserva che è necessario evitare che la campagna contro il lavoro minorile si trasformi in una forma ipocrita di colonialismo, volto sostanzialmente a frenare la crescita economica dei paesi in via di sviluppo. Il problema non può che essere affrontato facendo corrispondere a ciascun aiuto l'eliminazione di talune forme di sfruttamento e rinunciando invece all'assunzione di retorici atteggiamenti pedagogici e moralisti.

Il relatore LO CURZIO sottolinea come l'adozione di un'iniziativa che riguarda aspetti morali e la tutela dei diritti umani costituisca un problema più difficile che non la soluzione di difficoltà economiche e occupazionali e ribadisce l'esigenza di tener conto dei vari livelli della questione: nazionale, con il parere sul provvedimento all'esame della decima Commissione, europeo ed internazionale.

Il presidente BEDIN, ricordando le procedure di infrazione avviate dalla Commissione europea a proposito di altre materie per il mancato rispetto della normativa comunitaria sull'etichettatura, sottolinea l'importanza, sotto il profilo delle competenze della Giunta, di segnalare alla Commissione di merito l'esigenza di verificare con il Governo se il provvedimento in titolo non rientri nel campo di applicazione degli obblighi di notifica, onde assicurarne un'applicazione al riparo da eventuali procedure contenziose. In occasione dell'esame della relazione semestrale sul procedimento normativo comunitario la Giunta potrà chiedere inoltre al Governo di intervenire in sede comunitaria per sostenere l'elaborazione di una specifica direttiva nonché, come proposto dal senatore Vertone Grimaldi, affinché siano assunte opportune iniziative nell'ambito della politica europea di cooperazione allo sviluppo.

Essendo stato verificato il numero legale prescritto, la Giunta conferisce quindi mandato al relatore a redigere un parere favorevole con le osservazioni emerse.



La seduta termina ore 9,25.