GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee
MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 1998

66a Seduta
Presidenza del Presidente
BEDIN

La seduta inizia alle ore 8,40.

OSSERVAZIONI E PROPOSTE SU ATTI DEL GOVERNO
Schema di decreto legislativo recante norme per l'adeguamento dell'ordinamento nazionale alle disposizioni del Trattato istitutivo della CE in materia di politica monetaria e di Sistema europeo delle banche centrali (n. 196)
(Esame ai sensi dell'articolo 144, comma 3, del Regolamento. Osservazioni favorevoli alla 6a Commissione)
(R144 003, C06a, 0005°)

Il relatore PAPPALARDO riferisce sul provvedimento in titolo ricordando in primo luogo che il Vice Direttore generale della Banca d'Italia, dottor Ciocca, nell'audizione svolta dalla Giunta il 4 giugno 1997, ha illustrato il quadro istituzionale connesso all'introduzione dell'unione economica e monetaria nonchè i compiti affidati agli organismi chiamati a gestire la moneta unica. Le disposizioni del Trattato sulla Comunità europea comprendono, a proposito dell'unione monetaria, l'Istituto monetario europeo (IME), incaricato di pilotare la fase del passaggio al nuovo sistema, e la Banca centrale europea (BCE), che ne costituirà il successore. Questa, con le Banche centrali nazionali, costituirà il Sistema europeo di Banche centrali (SEBC), chiamato a gestire la politica monetaria dopo l'introduzione dell'Euro. In conformità e ad integrazione delle disposizioni del Trattato l'IME ha predisposto il quadro normativo e regolamentare per l'istituzione del SEBC, precisando, in particolare, che entro la primavera del 1998 gli Stati membri dovranno adottare le disposizioni necessarie per assicurare l'indipendenza delle rispettive Banche centrali nazionali. Entro lo stesso termine dovranno essere altresì definite le disposizioni necessarie per l'integrazione delle suddette Banche centrali nel Sistema europeo delle Banche centrali, disposizioni queste che, tuttavia, sono destinate ad entrare in vigore al momento della partecipazione degli Stati membri alla moneta unica. In base all'articolo 108 del Trattato sulla Comunità europea gli Stati membri devono pertanto modificare la rispettiva normativa interna onde abrogare le disposizioni incompatibili con il Trattato e con lo Statuto del SEBC.
L'oratore sottolinea, quindi, come il suddetto processo comporti l'esigenza di affrontare aspetti estremamente delicati quali, da un lato, l'introduzione di norme volte a garantire l'indipendenza della Banca d'Italia - la cui autonomia, peraltro, è già riconosciuta nella nostra Costituzione materiale ed è oggetto di specifiche disposizioni del disegno di legge approvato dalla Commissione bicamerale per le riforme costituzionali - ed a consentire una parziale cessione di sovranità a favore del SEBC e, dall'altro, la soppressione delle disposizioni interne incompatibili con l'unione economica e monetaria. Al riguardo l'oratore rileva come lo schema di decreto legislativo in esame risponda ai suddetti obiettivi recando, tra l'altro, disposizioni volte a rafforzare l'autonomia della Banca centrale, quali, ai sensi dell'articolo 3, l'attribuzione al Governatore del potere, già esercitato dal Ministro del tesoro, di fissare il tasso di interesse sui depositi fruttiferi presso la Banca, l'innalzamento da tre a cinque anni della durata in carica dei membri del Consiglio superiore della Banca d'Italia, in conformità con le indicazioni dell'IME, e la soppressione del potere del Ministro del tesoro di sospendere o annullare le delibere della Banca d'Italia aventi ad oggetto materie rientranti nelle competenze del SEBC. Altri articoli dello stesso provvedimento sono volti a sopprimere disposizioni incompatibili con la normativa comunitaria sul SEBC, a prefigurare il sistema di emissione delle banconote che opererà nel nuovo regime e a definire aspetti di carattere tecnico.
Rilevando come in altri settori si proceda ad un adeguamento dell'ordinamento interno al diritto comunitario con minore solerzia di quanto non avvenga a proposito della moneta unica, il relatore conclude sottolineando la piena compatibilità del provvedimento in titolo con le disposizioni del Trattato sulla Comunità europea e con i successivi atti comunitari che disciplinano il Sistema europeo di banche centrali e propone, quindi, di esprimere su di esso un giudizio favorevole.

Il senatore VERTONE GRIMALDI esprime vivo rammarico per l'insufficiente attenzione prestata in Italia nei confronti di un processo che vede un accrescimento dell'indipendenza delle Banche centrali nazionali contestualmente alla loro perdita di sovranità, tema che invece in altri paesi è stato profondamente dibattuto. Al riguardo l'oratore chiede chiarimenti sulle modalità di controllo della Banca centrale europea atteso che il Trattato prevede una cessione di sovranità da parte delle Banche centrali nazionali nei confronti del SEBC la cui gestione, tuttavia, sarà totalmente indipendente rispetto ai Governi dei paesi membri.

Il relatore PAPPALARDO, sottolineando come l'ordinamento vigente già preveda una ampia autonomia della Banca d'Italia, precisa che le Banche centrali nazionali non dipenderanno dalla Banca centrale europea bensì, assieme a questa, parteciperanno alla composizione del Sistema europeo di Banche centrali. Nel corso del periodo di transizione verso la moneta unica le Banche centrali nazionali conserveranno taluni margini di autonomia nella gestione della moneta che scompariranno al termine del regime di circolazione parallela dell'Euro e delle valute nazionali.

Il presidente BEDIN puntualizza che sarebbe più opportuno parlare di trasferimento della sede di esercizio della sovranità nazionale piuttosto che di mera cessione di tale sovranità, impostazione che costituisce una limitazione di prospettiva. L'Italia, infatti, attraverso la partecipazione della sua Banca centrale al SEBC, se, da un lato, perderà l'autonomia di gestione della propria politica monetaria, dall'altro, concorrerà a determinare la politica monetaria di tutti gli Stati membri. L'oratore sottolinea altresì la puntualità con cui l'Italia si sta adeguando alla prospettiva dell'Euro, nei termini che il Governo aveva già anticipato alla Giunta nel corso dell'indagine. Tale indirizzo trova conferma nelle disposizioni dello schema di decreto legislativo in esame, quali, ad esempio, quelle recate dall'articolo 9, comma 2, che consentono alla Banca d'Italia di svolgere operazioni anche in difformità con il proprio Statuto al fine di partecipare come protagonista alla realizzazione del SEBC.

Il senatore VERTONE GRIMALDI, tenendo conto che il Comitato esecutivo della Banca centrale europea sarà composto da non più di cinque persone oltre al presidente, che si prospetta sia l'olandese Duisenberg, chiede in base a quali criteri verrebbe affrontata una situazione concreta che vedesse, per ipotesi, un conflitto di interessi tra un paese membro, caratterizzato da una forte espansione economica e pertanto orientato verso una politica monetaria restrittiva con un innalzamento dei tassi di interesse, ed un altro, caratterizzato da una situazione opposta. L'oratore sottolinea al riguardo come il declino del ruolo degli Stati comporti un pericolo per la stessa democrazia.

Il senatore BETTAMIO sottolinea l'esigenza di considerare il salto culturale in atto che si aggiunge ad altri fenomeni, quali la globalizzazione, che limitano la sfera di autonomia della dimensione nazionale. Già nelle attuali circostanze, infatti, una eccessiva pressione fiscale da parte di uno Stato determina una delocalizzazione delle imprese in favore di altri Stati. Nell'ambito comunitario, pertanto, come è stato anche rilevato in occasione dell'audizione del Vice Presidente del Parlamento europeo, Imbeni, si verifica una delega di alcuni poteri, quali l'esercizio della politica monetaria, che si aggiunge ai poteri già ceduti. Al riguardo l'oratore cita l'esempio delle quote latte, problematica che non ha potuto essere affrontata senza tener conto dell'adozione di misure compatibili con la normativa comunitaria, e prefigura una situazione analoga per quanto concerne il settore del vino.
Il senatore Bettamio rileva inoltre un doppio processo di spossessamento di poteri da parte degli Stati nazionali in base al principio di sussidiarietà, l'uno in favore della dimensione europea e l'altro verso le Regioni. Tale processo, tuttavia, può comportare anche degli effetti preoccupanti in termini di controllo democratico poichè, ad esempio, le decisioni che saranno assunte da un organo burocratico quale la Banca centrale europea saranno probabilmente improntate a valutazioni di carattere tecnico a prescindere dagli eventuali riflessi sociali. Il problema da affrontare pragmaticamente nel prossimo futuro, rispetto al quale le istituzioni europee non sono ancora in grado di fornire una risposta, sarà dunque quello di stabilire dove debba intervenire una forma di controllo politico.

Il senatore MAGNALBÒ conviene con le considerazioni del senatore Bettamio sottolineando come l'ordinamento comunitario, in assenza di istituzioni politiche più forti, assomigli ad una sorta di assetto societario in cui l'Italia ha un ruolo più debole e le scelte vengono operate da chi rappresenta gli interessi prevalenti.

Il senatore TAPPARO rileva come talune importanti decisioni siano già state trasferite dalle istituzioni democratiche a strutture tecniche autonome quali la Banca centrale. Il problema è ancora più grave a livello europeo dove la Commissione - che, a differenza del Consiglio, non è composta da Governi legittimati dai rispettivi Parlamenti - esercita importanti attribuzioni, quali la gestione e la riforma dei fondi strutturali, rispetto alle quali l'intervento del Parlamento europeo è ancora marginale. L'attuale passaggio costituisce la conferma di una Europa che si va strutturando sulla base di considerazioni prevalentemente economiche. La stessa politica monetaria europea si baserà su indici di media, come già avviene a livello nazionale, dove la politica monetaria tiene conto di valutazioni di insieme e non già del livello di sviluppo economico di specifiche aree geografiche. In tale prospettiva è presumibile una crescita delle differenziazioni interne rispetto alle quali assumeranno una crescente importanza i fondi strutturali, destinati peraltro a risentire dell'impatto dell'adesione di nuovi Stati membri a partire dal 2004.
L'oratore rileva infine l'inadeguata incidenza dei Governi sulle scelte operate da una struttura tecnica quale la Commissione europea, che pure risente di un certo grado di ideologizzazione ma che non risponde, in caso di errore, ad alcuna istanza.

Il senatore NAVA rileva come il dibattito in corso sulle implicazioni connesse al Trattato di Maastricht induca a ritenere ineluttabili fenomeni quali la cessione di sovranità e il deficit democratico. Al riguardo l'oratore sottolinea l'esigenza di riaffermare il primato della politica rispetto ad un processo, quale l'introduzione dell'Euro, che sembra privilegiare la dimensione economica e finanziaria e marginalizzare il ruolo del Parlamento europeo. Si avverte nei confronti di tale modello di costruzione europea un crescente disagio anche presso l'opinione pubblica di quei paesi, quali la Germania, che sembrerebbero posti nella condizione di svolgere un ruolo primario. Di fronte a tale disagio la risposta della politica, condivisa sia da settori del centro-destra che del centro-sinistra, potrebbe essere quella di riproporre una Costituente europea, tematica rispetto alla quale la Giunta potrebbe farsi promotrice di una specifica iniziativa nei confronti dell'Assemblea del Senato.
Sottolineando come le suddette considerazioni potrebbero essere oggetto di approfondimento anche in altre sedi, quale la Conferenza degli organismi specializzati negli affari comunitari (COSAC), l'oratore rileva infine che la stessa Commissione bicamerale per le riforme costituzionali non ha tenuto adeguatamente in conto il fatto che l'Italia si caratterizzerà sempre più come una delle regioni di una più ampia entità europea.

Riferendosi alle considerazioni espresse dal senatore Nava il presidente BEDIN sottolinea come il dibattito sulle riforme costituzionali in corso offra l'occasione per approfondire anche il tema della partecipazione dell'Italia ad un'Europa che sia caratterizzata da istituzioni più democratiche. A tale proposito l'oratore conviene sull'opportunità di assumere delle iniziative su tale materia ricordando, tra le altre, le proposte presentate dal senatore Magnalbò nel senso della trasformazione del Senato nella Camera specializzata per le questioni europee.

Il relatore PAPPALARDO concorda con le considerazioni del senatore Nava in merito alla disattenzione della Commissione bicamerale nei confronti dei rapporti con l'Unione europea, aspetto che, se si prescinde dalle forzature polemiche, costituisce la principale lacuna del testo licenziato da tale organismo.
Con riferimento agli interventi sulla moneta unica l'oratore conviene sull'esigenza di definire un problema squisitamente politico quale la fisionomia che dovrà assumere l'Unione europea, se essa debba cioè corrispondere a un mero allargamento dell'area del marco egemonizzato dalla Germania ovvero se debba costituire qualcosa di diverso. Le stesse obiezioni che più recentemente sono state mosse all'Italia sembrerebbero più connesse ad un ripensamento sulla fattibilità della moneta unica che non ad un giudizio tecnico sulla capacità dell'Italia di parteciparvi.

Replicando ad un breve intervento del senatore VERTONE GRIMALDI, che ritiene che il problema centrale sia quello della volontà dell'area mitteleuropea di tener fuori le turbolenze dei paesi membri mediterranei, il relatore PAPPALARDO ribadisce come la questione non sia appunto l'Italia ma l'idea stessa dell'Europa che si vuole costruire, rispetto alla quale devono essere valutati gli stessi obblighi che l'Italia si accinge ad adempiere quando sarà esaminata la legge comunitaria. In tale prospettiva, benchè sia stata accettata un'Europa a più velocità e nonostante l'impatto sociale delle decisioni assunte da un organo tecnico quale la Banca centrale europea, si deve ritenere che la politica monetaria comune opererà in un mercato integrato, che reagirà in modo analogo rispetto alle fasi cicliche ed in cui le differenze esistenti oggi assumeranno in futuro una minore rilevanza. L'oratore sottolinea tuttavia l'esigenza di affiancare alle forti istituzioni economiche esistenti delle istituzioni politiche meno fragili di quelle attuali, al fine di realizzare un sistema pienamente democratico.

La Giunta, pertanto, conferisce mandato al relatore ad esprimere alla Commissione di merito l'opinione favorevole della Giunta sullo schema di decreto legislativo in titolo.

IN SEDE CONSULTIVA
(2439) DIANA Lino ed altri. - Riconoscimento del plusvalore sociale nei servizi svolti dalle cooperative di inserimento al lavoro di persone svantaggiate
(Parere alla 11a Commissione. Esame e rinvio)

La relatrice DANIELE GALDI rileva come il disegno di legge in titolo, sulla cui presentazione si è realizzata una larga convergenza delle forze politiche, sia volto a sostenere le cooperative sociali le quali, disciplinate con legge 8 novembre 1991, n. 381, costituiscono l'unica occasione di inserimento nel lavoro di persone - quali handicappati, ex detenuti e tossicodipendenti - che altrimenti non ne avrebbero possibilità e che sarebbero pertanto costrette a vivere di contributi assistenzialistici. La tutela di tali figure a livello comunitario si rende tuttavia problematica in quanto non esistono esperienze analoghe negli altri paesi dell'Unione europea.
Con la citata legge del 1991 veniva prevista la stipula di convenzioni con le cooperative sociali anche in deroga alla disciplina in materia di contratti della Pubblica Amministrazione. Tali disposizioni sono entrate in conflitto con la direttiva 92/50/CEE, sugli appalti pubblici di servizi, il recepimento della quale ha comportato la soppressione delle deroghe previste dalla legge del 1991 per gli appalti di importo uguale o superiore alla soglia prevista dalla normativa comunitaria. La relatrice rileva tuttavia che la direttiva 92/50/CEE ammetteva talune eccezioni, proprio con riferimento, tra l'altro, a servizi di carattere sociale, eccezioni che sembrerebbero invece venire soppresse dalla nuova direttiva 97/52/CE, la cui interpretazione non risulta, peraltro, del tutto chiara.
Rilevando come il disegno di legge in titolo sia essenzialmente volto al ripristino delle suddette deroghe in favore delle cooperative sociali, la senatrice Daniele Galdi propone di chiedere chiarimenti al Governo con riferimento alle opportunità offerte dall'interpretazione delle citate direttive in termini di ammissibilità delle deroghe alla normativa sugli appalti pubblici. Con l'occasione si potrebbero altresì chiedere al Governo informazioni su possibili interventi in sede comunitaria volti a tutelare le cooperative sociali, attesa la loro grande rilevanza e considerando che la normativa vigente esclude già l'applicazione delle deroghe a settori particolari quali i servizi socio-sanitari ed educativi.
Il presidente BEDIN conviene con la relatrice che in una materia di tale rilevanza sociale come quella affrontata dal disegno di legge in esame non possano essere applicati solamente criteri improntati al principio della concorrenza. L'oratore concorda pertanto con la proposta di ascoltare il Governo al fine di approfondire anche le possibili iniziative da assumere presso l'Unione europea affinchè venga riconosciuto il valore sociale delle suddette cooperative.

La Giunta conviene sulla proposta del presidente Bedin e della relatrice Daniele Galdi. Il seguito dell'esame è pertanto rinviato.

La seduta termina alle ore 9,25.