IGIENE E SANITA' (12ª)

MERCOLEDI' 12 LUGLIO 2000

337ª Seduta

Presidenza del Presidente
CARELLA

Interviene il sottosegretario di Stato per la sanità Fumagalli Carulli.

La seduta inizia alle ore 15,20.


IN SEDE CONSULTIVA

(Doc. LVII, n. 5) Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2001-2004.
(Parere alla 5a Commissione, ai sensi dell’articolo 125-bis del Regolamento. Seguito e conclusione dell'esame: parere favorevole con osservazioni).

Riprende l'esame sospeso nella seduta di martedì 11 luglio 2000.

Il presidente CARELLA ricorda che nella seduta precedente la senatrice Bettoni Brandani aveva illustrato il Documento di programmazione economico-finanziaria.

Si apre la discussione.

Il senatore TOMASSINI rileva che il documento in esame conclude una legislatura caratterizzata da politiche economiche e di bilancio che hanno determinato sacrifici assai rilevanti per i cittadini, sia come contribuenti sia come destinatari di prestazioni pubbliche, senza che a ciò seguissero risultati apprezzabili.
In particolare, se è vero che il prodotto interno lordo appare in crescita, ciò avviene in misura senz'altro insufficiente a ridurre il ritardo dell'Italia rispetto al dinamismo produttivo degli altri Paesi industrializzati. La stessa crescita dell'occupazione si è verificata soprattutto attraverso la crescita del lavoro precario e nei settori assistiti dall'intervento pubblico, mentre l'Italia continua a perdere, a favore di altri Paesi, posti di lavoro nei settori più pregiati e innovativi. Permane inoltre un consistente differenziale fra il tasso d'inflazione italiano e quello degli altri Paesi industrializzati, mentre lo stesso DPEF riconosce che le dimensioni del debito pubblico restano preoccupanti.
In questo quadro il Documento di programmazione economico-finanziaria, appare viziato da una prospettiva esclusivamente elettoralistica, in quanto si configura come una manovra assolutamente inconsistente, che rinuncia, tanto sul piano delle entrate quanto su quello della spesa, a qualsiasi intervento che possa in qualche modo provocare malcontento, ed è del tutto incapace di quelle scelte coraggiose che dovrebbero essere adottate per consentire, attraverso una riduzione strutturale della spesa, una drastica riduzione della pressione fiscale, solo strumento per un effettivo rilancio dello sviluppo economico.
Al carattere inconsistente e rinunciatario delle linee programmatiche esposte dal documento, corrisponde una sostanziale incapacità di programmare il futuro della sanità italiana. La relatrice ha certamente ragione quando afferma che l'aumento della spesa sanitaria non è servito a coprire il deficit del Servizio sanitario nazionale, che aumenta anzi in maniera incontrollata. Le cause di tale dissesto, però, non possono certamente essere addebitate alle Regioni; in particolare l'accusa che viene rivolta alla regione Lombardia di aver determinato, con l'adozione di un modello sanitario difforme da quello preferito dal Governo, un grave sfondamento della spesa sanitaria, appare quanto meno ingenerosa, laddove si tenga conto che analoghi deficit nel bilancio sanitario si sono verificati in regioni come la Toscana e l'Emilia Romagna.
Evidentemente è altrove che vanno ricercate le cause dell'incapacità di porre sotto controllo la spesa, e cioè nell'incongruità delle previsioni del Governo e nell'inapplicabilità del sistema costruito con il decreto legislativo n. 229 del 1999, a suo tempo denunciata dall'opposizione le cui previsioni si sono poi puntualmente verificate - come dimostrano gli affannosi interventi correttivi che si sono succeduti - non diversamente del resto da quanto è avvenuto con la fallimentare introduzione del cosiddetto sanitometro.
Per quanto riguarda poi la razionalizzazione delle procedure per l'acquisto di beni e servizi da parte del sistema sanitario, non vi è dubbio che le proposte del Governo presentano un indubbio interesse e vanno in direzione di una modernizzazione del sistema; tuttavia è legittimo chiedersi se ha senso prefigurare interventi di questo tipo in un quadro normativo in cui vigono disposizioni farraginose e burocratiche in materia di appalti e senza porsi seriamente il problema dell'idoneità del personale del Servizio sanitario nazionale a gestire nuove tecnologie e nuove metodologie.
In conclusione il senatore Tomassini presenta la seguente proposta di parere, sottoscritta dai Gruppi aderenti alla Casa delle Libertà:
"La Commissione igiene e sanità del Senato, dopo aver preso conoscenza ed ampiamente dibattuto i contenuti del Documento di programmazione economico-finanziaria, pur rilevando che in esso sono diminuiti i criteri rigidi ed oppressivi degli anni precedenti della legislatura, esprime preoccupazione per l'inconsistenza e la vacuità degli elementi programmatori presentati.
Motivo di preoccupazione principale è che a fronte dei vantati migliorati dati economici, persiste un grave debito pubblico, un aumento dell'inflazione ed una esagerata pressione fiscale che suggerirebbero interventi strutturali di ben altra portata.
In questo senso condivide pienamente i dubbi e le critiche espresse al proposito dal relatore, soprattutto per quanto concerne l'aspetto del Servizio sanitario nazionale in cui appare evidente che l'aumento della spesa sanitaria non è servito a coprire il deficit prodotto, che anzi continua ad aumentare in maniera incontrollata.
L'ormai totale disattesa realizzazione degli obiettivi previsti dal Piano sanitario nazionale, la mancata applicazione del decreto legislativo n. 229 del 1999, in cui molte deleghe sono ormai decadute e molti interventi risultano inapplicabili, lasciano il programma economico-finanziario del Servizio sanitario nazionale nella più ampia incertezza e vacuità, da cui soprattutto avranno riflessi negativi i cittadini più deboli ed indigenti.
Pertanto la Commissione esprime parere negativo nei confronti del documento presentato".
TOMASSINI, MANARA, Carla CASTELLANI, MONTELEONE, BRUNI

Il senatore MANARA ritiene che il Documento di programmazione economico-finanziaria non rappresenti nulla di più che un testo propagandistico e autocelebrativo, le cui valutazioni non sono in grado di reggere ad un serio esame.
Si veda ad esempio l'affermazione secondo la quale il risanamento della finanza pubblica sarebbe stato perseguito senza ridurre il ruolo dello stato sociale e senza comprimere il livello di vita dei ceti meno abbienti ed in particolare degli anziani, valutazione puntualmente smentita dai dati dell'ISTAT sull'aumento della povertà.
Analoghe considerazioni possono valere per la lotta contro la disoccupazione, dal momento che i dati sbandierati dal Governo a dimostrazione dei risultati ottenuti non valgono a modificare la sostanziale incapacità dell'Italia di raggiungere un tasso di occupazione di livello europeo, mentre permane irrisolto, specialmente nel Mezzogiorno, il fenomeno del lavoro nero.
Appare altresì risibile la pretesa del Governo di aver avviato una seria devoluzione delle funzioni e delle risorse dello Stato a favore delle Regioni e degli enti locali e un processo di federalismo fiscale; in realtà va affermato che non è accettabile parlare di federalismo fiscale laddove alle entità federate non sia attribuito il controllo almeno del 70 per cento delle risorse tributarie recuperate nel loro territorio, ed è in proposito illuminante l'esempio della Svizzera, dove lo Stato, i Cantoni e i Comuni sono titolari ciascuno di proprie entrate con le quali finanziano le spese relative alle materie di loro competenza.
L'inconsistenza dei dati forniti dal Governo, ovviamente, si riflette anche sulle parti relative alla spesa sanitaria, e non possono pertanto essere in alcun modo condivise le osservazioni della relatrice circa le responsabilità regionali in uno sfondamento della spesa sanitaria, che dipende invece unicamente dall'inattendibilità delle previsioni del Governo.

La senatrice BERNASCONI dissente in primo luogo dalle affermazioni dei senatori che l'hanno preceduta circa il carattere elettoralistico della manovra a costo zero preannunciata dal Governo, che è invece il risultato dell'opera di risanamento felicemente realizzata nel corso di questa legislatura.
La senatrice osserva poi che il fondo sanitario nazionale, a differenza di quanto è avvenuto negli anni precedenti, è stato in questa legislatura costantemente rivalutato anche tenendo conto delle risorse effettivamente impegnate negli anni precedenti; non è pertanto peregrino chiedere una valutazione sul comportamento anche delle Regioni e sull'influenza che questo ha avuto sull'incremento della spesa sanitaria; del resto le Regioni stesse non possono rivendicare l'autonomia nelle decisioni di politica sanitaria senza poi assumersi anche la responsabilità degli effetti economici delle loro scelte.
In questa prospettiva appare del tutto incongruo valutare alla stessa stregua, come ha fatto il senatore Tomassini, il deficit di spesa sanitaria della Lombardia e quello dell'Emilia-Romagna o della Toscana: mentre queste ultime due regioni, infatti, avevano una spesa storica pro capite particolarmente elevata - del resto a fronte di elevate prestazioni - e sono riuscite nell'ultimo quadriennio a recuperare buona parte del deficit consolidato, la Lombardia al contrario, partendo da una situazione di sostanziale equilibrio ha accumulato in soli cinque anni un deficit nella spesa sanitaria che sfiora ormai i 5 mila miliardi.
Appare quindi indispensabile una seria assunzione di responsabilità non solo da parte dello Stato, ma da parte di tutti i soggetti coinvolti nel patto di stabilità interno per riportare sotto controllo una spesa sanitaria che comunque resta piuttosto bassa in rapporto al prodotto interno lordo rispetto ad altri Paesi, ma che è destinata a crescere in relazione alle dinamiche demografiche. Ad esempio non può essere considerata vessatoria la richiesta all'industria farmaceutica e alla distribuzione di contribuire al contenimento della spesa farmaceutica, quando ciò è frutto di precisi accordi, che dal canto suo il Governo deve onorare così come ha fatto l'anno scorso decurtando lo sfondamento della spesa farmaceutica - al cui ripiano dovevano contribuire l'industria ed i farmacisti - della parte determinata dall'incremento dell'IVA.
La senatrice Bernasconi condivide poi le osservazioni della relatrice circa la necessità di valutare accuratamente il programma di ottimizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi prefigurato dal Documento di programmazione economico-finanziaria; in ogni caso, ferma restando la necessità di ricercare gli strumenti più idonei per razionalizzare questa voce di spesa, ella ritiene che non debba essere eccessivamente enfatizzato il dato secondo il quale la sanità assorbe circa metà della spesa pubblica in beni e servizi, dal momento che essa rappresenta l'unico settore pubblico che eroga materialmente ai cittadini prestazioni che sono spesso ad alta intensità di capitale.

Il senatore MONTELEONE esprime una valutazione fortemente negativa sul Documento di programmazione economico-finanziaria nel suo complesso nel quale, in un quadro di sostanziale rinuncia ad intervenire significativamente sui meccanismi della spesa pubblica, manca qualsiasi adeguato approfondimento sulla congruità dei risultati finora raggiunti rispetto ai sacrifici che sono stati imposti negli scorsi anni ai cittadini e sul perché molti degli obiettivi che si erano proposti i Governi di questa legislatura non siano stati conseguiti.
Questa mancanza di coraggio e di capacità di autoanalisi appare tanto più grave in materia sanitaria; tra le righe del Documento di programmazione economico-finanziaria e nella stessa relazione della senatrice Bettoni Brandani, infatti, si possono leggere a chiare lettere i fallimenti delle politiche sanitarie e di contenimento della spesa adottate in questi anni, senza però che vi sia la capacità di prenderne atto esplicitamente e di chiarirne le cause.
Si pensi per esempio al fatto che le recenti proposte del Governo relative ai tempi di attuazione della disciplina della libera professione intramuraria dimostrano la fondatezza delle valutazioni dell'opposizione in ordine ad una carenza di strutture per il nuovo regime, che per quattro anni il Governo si era ostinatamente rifiutato di ammettere.
Il senatore Monteleone ritiene quindi condivisibili le considerazioni espresse nello schema di parere proposto dal senatore Tomassini e da lui sottoscritto, osservando anche come sia futile la pretesa, rilevabile nell'intervento della senatrice Bernasconi, di stilare graduatorie fra le Regioni in relazione alla capacità di controllo della spesa sanitaria, laddove è il sistema nel suo complesso ad essersi dimostrato fallimentare.

Il presidente CARELLA dichiara chiusa la discussione generale.

La relatrice BETTONI BRANDANI, intervenendo in sede di replica, precisa di non aver affermato, come pure sembrerebbe da taluni interventi svolti in discussione generale, che vi sia stato uno sfondamento della spesa sanitaria che in realtà, allo stato attuale, non può essere ancora valutato; è vero invece che, come rilevato dal Documento di programmazione economico-finanziaria, vi è stata una parziale disapplicazione delle indicazioni del patto di stabilità interno le cui cause devono essere attentamente valutate, e che in gran parte va riportata alle scelte di politica sanitaria effettuate da numerose Regioni.
Non è invece giustificato attribuire le difficoltà del sistema alla sottostima degli oneri da parte del Governo, dal momento che al contrario negli ultimi anni ogni manovra di bilancio ha adeguatamente rivalutato il Fondo sanitario nazionale in relazione ad un andamento complessivo della spesa sanitaria che non solo è tuttora fra le più basse d'Europa in rapporto al prodotto interno lordo, ma che sarebbe demagogico pretendere di comprimere in presenza di un costante invecchiamento della popolazione.
La relatrice propone quindi di esprimere il seguente parere:
"La Commissione, esaminato il Documento di Programmazione Economico-Finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2001-2004, esprime, per quanto di competenza, parere favorevole.
La Commissione peraltro, mentre esprime apprezzamento per la valutazione realistica del fabbisogno del Fondo sanitario nazionale prefigurata dal documento, sottolinea l'esigenza di un maggiore impegno da parte delle Regioni e del Governo per rendere effettivi gli strumenti di controllo delle dinamiche della spesa sanitaria introdotti con il patto di stabilità interno previsto per la prima volta dall'articolo 28 della legge n. 448 del 1998 e successivamente dall'articolo 30 della legge n. 488 del 1999. A tale proposito sarebbe auspicabile l'introduzione di un meccanismo di penalizzazioni per le Regioni inadempienti, che risulterebbe sicuramente più equo dell'attuale sistema di ripiano a posteriori degli sfondamenti di spesa. La Commissione peraltro rileva che l'incidenza della spesa italiana sul prodotto interno lordo continua ad essere tra le più basse d'Europa, anche se non va dimenticato che essa è comunque destinata a crescere in relazione all'invecchiamento della popolazione.
La Commissione sottolinea inoltre la necessità di valutare attentamente le modalità attuative del piano di ottimizzazione delle procedure per acquisti di beni e servizi illustrato nel paragrafo 7 del capitolo IV, al fine di evitare la configurazione di un sistema non coerente con i princìpi di regionalizzazione e di aziendalizzazione del Servizio sanitario nazionale sanciti dal decreto legislativo n. 229 del 19 giugno 1999, escludendo comunque il ricorso ad una procedura d'acquisto centralizzata".

Il sottosegretario FUMAGALLI CARULLI rileva in primo luogo come le critiche dell'opposizione al Documento di programmazione economico-finanziaria nel suo complesso non possano essere condivise. In realtà la manovra finanziaria leggera prefigurata dal Documento, lungi dal rappresentare un espediente elettoralistico, prende atto dei notevolissimi risultati conseguiti nel corso della legislatura sul piano del risanamento finanziario e anche dello sviluppo dell'occupazione, che si è tradotto in 900 mila nuovi posti di lavoro in quattro anni e che in prospettiva dovrebbe consentire di portare nel 2004 il tasso di disoccupazione al 7 per cento.
Nel condividere complessivamente le valutazioni espresse nel parere proposto dalla relatrice, fa presente come il programma di ottimizzazione della spesa per l'acquisto di beni e servizi prefigurato dal Documento non intenda certamente istituire un organo centrale che effettui le procedure di acquisto; in ogni caso in sede di redazione del disegno di legge finanziaria il Governo terrà adeguatamente conto delle indicazioni della Commissione in materia.

Si passa alla votazione.

Previa verifica del numero legale, il parere proposto dalla relatrice Bettoni Brandani, posto ai voti, è approvato.

E' pertanto preclusa la votazione del parere illustrato dal senatore Tomassini.

La seduta termina alle ore 16,30.