GIUNTA
per gli affari delle Comunità europee

GIOVEDÌ 5 GIUGNO 1997


37a Seduta

Presidenza del Presidente
BEDIN

Interviene, a norma dell'articolo 48 del Regolamento, il Vice Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, avv. Vito D'Ambrosio

La seduta inizia alle ore 8,40.

PROCEDURE INFORMATIVE
Indagine conoscitiva sull'attuazione del trattato di Maastricht e le prospettive di sviluppo dell'Unione europea: audizione del Vice Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome
(Seguito dell'indagine e rinvio)
(R048 000, C23a, 0001°)

Riprende l'indagine sospesa nella seduta del 4 giugno.
Il presidente BEDIN saluta l'avvocato Vito D'Ambrosio, Vice Presidente della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, che interviene in sostituzione del presidente Formigoni impossibilitato a partecipare per sopravvenuti impegni legati alla sua carica istituzionale.

L'avvocato D'AMBROSIO ringraziati, anche a nome del presidente Formigoni i componenti la Giunta, per la loro sensibilità verso le problematiche regionali, mette in evidenza come, al riguardo, nei tempi più recenti, si siano verificati cambiamenti di ampia portata quanto al rapporto tra lo Stato centrale e le sue articolazioni locali.
Innanzitutto, a livello più propriamente comunitario, è divenuto operativo, a partire dal 1994, il Comitato delle Regioni e delle Autonomie locali istituito con il Trattato di Maastricht; si tratta di un organismo che, pur avendo funzione eminentemente consultiva, ha svolto e sta svolgendo un importante lavoro, inserendosi in modo appropriato nei meccanismi legislativi comunitari.
In secondo luogo, a livello nazionale, vi è da registrare il superamento della concezione secondo la quale le Regioni dovrebbero essere mere destinazioni terminali di inputs provenienti dallo Stato centrale o, comunque, dalle istanze comunitarie, nonchè dell'approccio, proprio tradizionalmente del Ministero degli affari esteri, per il quale in materia di politica estera esisterebbe una sorta di «riserva nazionale».
Ciò ha condotto, in termini concreti, alla realizzazione di tutta una serie di importanti risultati, quali: l'accoglimento, nella legge comunitaria 1995-1996, di emendamenti presentati ed elaborati dalle Regioni; l'accordo, siglato dal sottosegretario Fassino in occasione di una riunione del gennaio scorso della Conferenza Stato-Regioni, che prevede la creazione di quattro rappresentanti di tutte le Regioni italiane presso la nostra Rappresentanza permanente all'Unione europea; la possibilità, prevista dalla legge finanziaria 1996, di creare, a Bruxelles, uffici di rappresentanza di tutte le Regioni italiane, tendenzialmente sul modello dei Lnder tedeschi.
Relativamente, poi, alla politica europea messa in cantiere dal nostro Governo, l'oratore mette in rilievo una serie di punti critici e anche qualche dato positivo.
Uno degli aspetti che più negativamente condiziona la partecipazione del nostro Paese alle politiche comunitarie è rappresentano dalla carenza di un unico punto di riferimento nella negoziazione, presso le sedi comunitarie, delle politiche in questione.
In effetti, occorre prendere atto dell'inesistenza, prevalentemente nella fase ascendente di formazione degli atti comunitari, di un unico interlocutore del sistema-Paese, essendo le varie materie divise tra più esponenti della complessiva macchina amministrativa: inutile dire come tale situazione penalizzi l'Italia rispetto ad altri Paesi, quali la Francia e la Spagna ad esempio, che hanno dimostrato una maggiore capacità di influire nelle varie fasi della contrattazione comunitaria, proprio perchè capaci di agire con maggior compattezza nei vari tavoli del negoziato.
A parere dell'avvocato D'Ambrosio, inoltre, questa mancanza di interfaccia governativo rappresenta una delle cause per le quali le Regioni italiane non riescono ad utilizzare al meglio i finanziamenti dei vari Fondi strutturali.
In positivo, è d'uopo prendere atto, però, del mutamento di prospettiva operato recentemente dal Ministero degli affari esteri, il quale, rispetto al passato, ha inteso che un dialogo proficuo con le Regioni costituisce una condizione indispensabile per una maggiore rappresentatività degli interessi nazionali nelle sedi dell'Unione europea; in tale direzione, ad esempio, va interpretato l'incontro che i rappresentanti regionali hanno avuto recentemente con il sottosegretario Fassino mirante a concordare la futura negoziazione di alcuni Fondi strutturali di carattere strategico.

Seguono gli interventi del presidente BEDIN, che chiede quale sia il giudizio delle Regioni in merito ai lavori della Conferenza intergovernativa per la revisione del Trattato di Maastricht e del senatore VERTONE GRIMALDI il quale pone alcuni quesiti per quanto concerne la competenza delle Regioni in materia di politica estera e sui criteri utilizzati nella scelta dei quattro rappresentanti regionali presso la Rappresentanza italiana a Bruxelles.

In risposta alla domanda del presidente Bedin, l'avvocato D'AMBROSIO comunica che, in occasione dell'apposito Vertice dei Poteri locali europei tenutosi ad Amsterdam a metà maggio, è stato approvato un documento finale, quale contributo delle Regioni europee per la citata Conferenza intergovernativa, nel quale sono affermate, in estrema sintesi, le due fondamentali guidelines che, secondo i rappresentanti locali, dovrebbero informare la complessiva revisione del Trattato di Maastricht: il principio di sussidiarietà deve essere applicato non solo nelle relazioni tra l'Unione europea e gli Stati nazionali, bensì anche all'interno dei singoli Stati, diventando così un principio generale; nella predisposizione delle misure di politica economica la dimensione subnazionale deve essere considerata come dimensione ottimale.
Rispondendo, quindi, alla domanda del senatore Vertone Grimaldi, l'oratore precisa che i quattro rappresentanti regionali, pur provenendo, rispettivamente, dalle Regioni Sardegna, Marche, Lombardia e Campania, svolgono la loro attività presso la nostra Rappresentanza permanente non in quanto rappresentanti di queste quattro Regioni, ma in quanto rappresentanti di tutte le Regioni italiane, attraverso un meccanismo interno di turnazione che prevede un loro ricambio biennale.

Segue un intervento del senatore VERTONE GRIMALDI il quale ritiene poco funzionale o quantomeno inopportuno tale sistema di rappresentanza, poichè risulta evidente come il rappresentante delle Regioni nel loro complesso , a livello internazionale, possa essere solo lo Stato.

A parere dell'avvocato D'AMBROSIO, il criterio in parola è stato escogitato anche alla luce della prospettiva di riforma del sistema costituzionale italiano, che sembra preludere ad assetti tendenti, in ogni caso, a valorizzare maggiormente il ruolo delle Regioni.

Il senatore BETTAMIO, dopo aver premesso, che, a suo modo di vedere, in Italia si sta attuando una sorta di federalismo di fatto senza prevedere, però, una struttura formalmente federalistica e pur mostrandosi d'accordo sulle osservazioni afferenti alla carenza di un interlocutore unico nel negoziato comunitario, esprime perplessità relativamente a due punti del problema.
In primo luogo, i costituendi uffici di rappresentanza delle Regioni presso l'Unione europea debbono fungere da effettivo canale di comunicazione delle istanze regionali presso gli organi comunitari e non ridursi al ruolo di collocamento delle pratiche particolaristiche dei vari Enti locali.
Secondariamente, per quanto attiene alla capacità di utilizzo da parte delle Regioni dei fondi strutturali comunitari, egli rileva che, ormai, la gestione di questi ultimi risulta essere, in media, per il 70 per cento nelle mani delle Regioni e per il restante 30 per cento di competenza della Commissione europea e dei Governi nazionali. Ciò dovrebbe rappresentare una indubbia facilitazione, per le Regioni italiane, nell'approntamento di idonei meccanismi che consentano un rapido impiego di tali ingenti somme messe a disposizione dalla Comunità; in ogni caso, sarebbe opportuno organizzare appositi corsi di aggiornamento per i funzionari regionali, tali da incrementare la loro conoscenza nel campo.

Il VICE PRESIDENTE della Conferenza dei Presidenti delle Regioni e delle Province autonome, dopo aver ricordato come il ministro Ciampi, in particolare nella sua veste di Ministro del bilancio, si sia ultimamente impegnato con la commissaria Wulf-Mathies, responsabile delle politiche regionali della Comunità, per modificare le modalità di impiego dei Fondi, ottenendo altresì una proroga per l'Italia del loro utilizzo, dichiara di concordare con l'osservazione del senatore Bettamio sull'esigenza che gli uffici di rappresentanza delle Regioni addestrino in modo adeguato il loro personale e svolgano, a Bruxelles, un'opera di lobbying non in senso riduttivo e particolaristico, ma attraverso una intelligente sensibilizzazione dei bisogni regionali.

Il senatore MAGNALBÒ chiede ulteriori delucidazioni circa le modalità di raccordo degli interessi nazionali e regionali con lo snodo decisionale comunitario, esprimendo, al contempo, il suo consenso sulla necessità di interpretare il lobbying regionale presso gli organismi comunitari come serio lavoro di divulgazione delle varie realtà regionali.

L'avvocato D'AMBROSIO precisa che la sua personale opinione, avuto riguardo al problema del raccordo, è che le Regioni e lo Stato debbano cooperare insieme all'interno del sistema-Paese in una prospettiva di federalismo solidale e cooperativo.
Secondo la sua personale esperienza, inoltre, l'interfaccia ottimale tra, da un lato, lo Stato nazionale e le Regioni e, dall'altro, la Comunità, dovrebbe essere individuato nella Presidenza del Consiglio dei Ministri, che, per svolgere al meglio questo compito di coordinamento, potrebbe dotarsi di un'apposita struttura guidata da una decina di dirigenti aventi una competenza specifica.
Le Regioni italiane, da parte loro, stanno cercando di attrezzarsi organizzando dei corsi di aggiornamento per i propri funzionari, nonchè allestendo delle reti informatiche che contengano praticamente tutto il bagaglio di cognizioni e dati accumulati negli ultimi anni.

Il senatore MANZI si domanda, dal momento che l'utilizzo dei Fondi strutturali avviene con diversi gradi di efficienza da parte delle Regioni, a seconda che esse siano a Nord o a Sud del Paese, se nella scelta dei rappresentanti regionali presso la Rappresentanza permanente a Bruxelles non fosse stato opportuno prediligere prevalentemente le Regioni meridionali, che, appunto, mostrano maggiori difficoltà nell'espletamento delle procedure amministrative di impiego delle risorse.

Replicando a tale intervento, l'avvocato D'AMBROSIO fa notare come, in realtà, il sistema di rotazione biennale dei quattro dirigenti regionali consenta una congrua rappresentanza di tutte le entità locali italiane: in ogni caso, l'attuale assegnazione risulta essere del tutto appropriata se si considera il fatto che, ad esempio, sia la Campania che la Sardegna sono aree comprese nell'obiettivo 1 dei Fondi comunitari e che tale linea di finanziamento costituisce una fonte di risorse esclusiva per tali aree.

Per ultimo, il presidente BEDIN pone un quesito relativo all'eventuale strutturazione degli assessorati regionali che tenga conto anche della trattazione degli affari europei.

Il Rappresentante delle Regioni risponde a tale domanda facendo presente, in generale, come l'interesse delle Regioni al riguardo, concretandosi nella possibilità di meglio utilizzare queste notevoli risorse a disposizione, coincida del tutto con quello nazionale e informando, in particolare, i Commissari che tra i piani delle Regioni rientra anche quello di inviare propri funzionari presso le varie Direzioni generali della Commissione europea, al fine di seguire degli stages formativi sul campo.

Il presidente BEDIN ringrazia l'oratore per la sua disponibilità e per la precisione delle risposte fornite e dichiara conclusa l'audizione.

Il seguito dell'indagine è quindi rinviato.

La seduta termina alle ore 9,30.